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Autore: heliodor    15/12/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La fine di un ciclo

 
Adler sembrò spazientirsi a quelle parole. "Credevo che condividere la sapienza fosse uno dei cardini dell'accademia" disse con tono provocatorio.
"Non tutta la sapienza andrebbe condivisa con gli altri" disse Talita. "Alcune cose richiedono responsabilità. E voi non ne state mostrando affatto."
Thavaz, il secondo erudito, prese la parola. "Non vedo la mia utilità in tutto questo. Non posso certo affermare che questa spada sia vera o meno."
"Il luogo in cui è stata trovata" disse Adler. "L'ultimo rifugio noto di Malag, era un avamposto della maga suprema Imurra."
Nella sala si levò di nuovo il brusio. Tutti discutevano con quelli che stavano accanto.
Joyce era così presa da quello che stava accadendo che si era dimenticata di Tamarys. La donna si era alzata e con passo veloce si stava avvicinando al palco. Vi salì con un gesto agile e cercò di afferrare la spada.
Solo la prontezza di Adler glielo impedì. "Che fai?"
"Ti dimostro che quella spada è un falso" disse Tamarys.
"È pazza" urlò Adler. "Fermatela."
Due guardie scattarono in avanti e dopo aver afferrato Tamarys per le ascelle la trascinarono via.
Joyce valutò se fosse il caso di intervenire, ma rinunciò. Erano in troppi in quella sala e non era certa di chi avesse i poteri o meno.
Aveva contato una dozzina di mantelli, ma almeno un paio di tiranni potevano essere degli stregoni.
Frant cercò di mettersi in mezzo. "Non fatele del male" disse rivolto ad Adler.
Le guardie riportarono Tamarys alle panche e la costrinsero a sedersi. La donna si divincolò con violenza ma non si oppose più di tanto.
"Venerabile Thavaz" disse Adler. "Questa spada può essere appartenuta a Imurra?"
Thavaz si umettò le labbra grassocce. "Ovviamente no. I maghi supremi si sono estinti migliaia di anni fa. È impossibile che questa spada si sia conservata in maniera così eccellente. Non è vero, venerabile Kubo?"
L'erudito annuì deciso. "È come ho detto io prima. Non può avere più di cento anni."
"Quindi è stata forgiata ai tempi di Bellir" disse Adler. "Ed è stata ritrovata nel luogo preciso dove Malag affrontò l'eroe e venne sconfitto, è esatto?"
Kubo annuì deciso.
"E la venerabile Talita ha confermato che quel luogo era il nascondiglio di Malag, dico bene?"
Talita annuì grave.
Adler prese la spada e la sollevò in modo che tutti la vedessero. "Questa è l'arma che appartenne al grande eroe che sconfisse Malag."
"A me non sembra che abbia qualcosa di speciale" disse Rossmaz. "Non è nemmeno incantata."
"È un'arma magica" disse Adler. "I suoi poteri vanno ben oltre la comune concezione della stregoneria." Guardò Talita. "Non è così?"
L'anziana annuì a fatica, fissando negli occhi il tiranno.
Nella sala ci fi un'altra esplosione di urla, più alte di prima se possibile.
"Non può essere" disse Tamarys. "C'è qualcosa di strano. Devo parlare con mia nonna." Si alzò e si diresse al palco.
Joyce la seguì.
Adler nel frattempo sembrava godersi lo spettacolo osservando con sguardo soddisfatto eruditi e tiranni che discutevano tra loro. Quando vide Tamarys sotto al palco richiamò l'attenzione delle sue guardie del corpo.
"Bloccatela" ordinò ai soldati.
Quattro uomini in armatura pesante scattarono verso la ragazza.
Joyce temette il peggio quando vide Tamarys circondata.
Talita si piazzò davanti ad Adler. "Hai avuto quello che volevi. Rispetta l'accordo" disse a voce alta.
Adler la fissò con disprezzo. "Taci. Il tuo silenzio fa parte dell'accordo."
"Allora lascia stare mia nipote."
Il tirano fece un cenno ai soldati e questi si ritirarono.
Talita andò dalla nipote.
"Nonna" esclamò.
"Zitta e andiamo via di qui."
"Dimmi che sta succedendo."
"Dopo" disse l'anziana con tono urgente.
Le due uscirono dalla sala e Joyce le seguì. Passarono per corridoi antichi e monumentali, addobbati con statue che ritraevano uomini e donne dagli sguardi severi e vessilli ormai consumati dal tempo.
Per quanto anziana, Talita si muoveva in fretta. Sembrava volesse allontanarsi il più possibile da quel luogo.
Joyce faticò a restare dietro alle due e solo quando furono all'esterno del palazzo, l'anziana rallentò.
"Vuoi fermarti per un momento ora?" la implorò Tamarys.
"Quando saremo a casa ti dirò tutto" rispose Talita.
Raggiunsero l'abitazione che le due condividevano e si chiusero in casa, la porta sbarrata da un pesante lucchetto.
Talita respirava a fatica e dovette sedersi su di una sedia per riprendere fiato.
"Ecco, lo sapevo" disse Tamarys con tono di rimprovero. "Ti sei affaticata e ora stai male di nuovo."
"Non è niente" disse Talita respirando a fatica.
Tamarys le preparò un infuso di erbe e lo versò in un tazza che mise davanti alla nonna. "Bevilo tutto."
"Dopo" rispose lei allontanando la tazza.
Tamarys sedette di fronte alla nonna. "Perché hai detto che quella spada è autentica? Lo sai meglio di me che non può essere appartenuta a Bellir."
"E tu perché sei andata nell'avamposto di Imurra? Non ti ho rivelato quel segreto perché tu andassi in giro a dirlo a tutti."
"Non ne ho fatto parola con Adler" rispose Tamarys offesa. "Deve essere stato Frant."
"Quell'insulso stregone" disse Talita. "Ti ha giocato un brutto scherzo."
"Non pensavo che fosse capace di tanto. Ma tu perché hai confermato l'autenticità della spada?"
"Non potevo mentire" rispose l'anziana. "E Adler aveva minacciato di prendersela anche con te se non avessi avvalorato la sua tesi."
"Quel maledetto" disse Tamarys. "Dobbiamo denunciare il suo crimine."
"A chi? Berger è dominata dai tiranni e ora che Adler ha la spada, tutti faranno a gara per compiacerlo" disse l'anziana. "Non possiamo far altro che attendere."
"Attendere cosa? Che si stanchi di noi e ordini di imprigionarci?"
"Per ora gli serviamo" disse Talita. "E non ci toccherà. Credo che abbia altri piani."
"Quali?" chiese Joyce.
"Credo che Adler voglia schierarsi nel conflitto contro Malag."
"Pensa davvero di poter affrontare Malag con quella falsa spada?" si chiese Tamarys.
"Quello che pensa è irrilevante" rispose Talita. "Se avrà l'appoggio dei Tiranni, potrà fare la sua guerra. Tu, piuttosto, che cosa cercavi nell'avamposto?" chiese l'anziana. "Ti dissi che avevo già trovato tutte le risposte che cercavamo."
"Avevo un'idea e volevo metterla alla prova."
"Un'idea? Tu?"
"Sì, io" rispose la ragazza indispettita. "Non sei l'unica in grado di ragionare, in questa stanza."
Joyce sperò che avesse incluso anche lei in quella breve lista.
Talita annuì grave. "Parlami della tua idea, allora."
"Mi sono chiesta quale fosse la natura di Malag" rispose Tamarys.
"E a quale conclusione sei giunta?"
"Penso che non fosse un essere umano normale. Forse era una creatura di un remoto passato. Un demone, per la precisione."
Talita rise. "Un demone? In nome dell'Unico e di tutte le divinità di questo mondo, ti rendi conto della sciocchezza che stai dicendo?"
Tamarys la fissò severa. "Un demone, sì. Come spieghi il fatto che sia riuscito a sopravvivere dopo tanti anni? E la sua immensa forza? Non è uno stregone come gli altri."
"Quindi hai dedotto che non appartiene a questo mondo, non è così?"
"Mi hai insegnato tu a vagliare ogni prova e fare conclusioni."
"A volte le conclusioni ci portano a fare dei grossi errori" disse l'anziana. "Soprattutto se non conosciamo tutta la verità."
"Ma i testi..."
"I testi dicono solo quello che vogliono. Sono il riflesso dell'ignoranza di chi li ha scritti. Anche io ho scritto molti libri, e con questo? Tra mille o diecimila anni, le conoscenze in essi contenute saranno considerate false, inesatte o il frutto dell'ingenuità dei nostri tempi."
"Quindi tu non pensi che Malag fosse un demone?" le domandò Joyce.
Talita emise un lungo sospiro. "Io penso che Malag sia molte cose, ma non un demone."
"Allora che cos'é?"
"Io credo" disse l'anziana. "Che lui sia il compimento di una profezia."
Tamarys batté il pugno sul tavolo facendola sobbalzare. "E osi definire la mia teoria una sciocchezza? La tua che cosa sarebbe?"
"La mia teoria nasce dalle osservazioni che ho fatto in quasi cinquant'anni" rispose Talita. "Se mi lasci spiegare, ti sarà tutto più chiaro."
Tamarys incrociò le braccia sul petto. "Sentiamo. Ti ascolto."
"Avrete sentito parlare di Harak, vero?"
"Il re stregone" disse Joyce.
Talita annuì. "Ha anche altri nomi. Il primo stregone, il primo re, il ribelle e così via. E saprete anche della profezia che lo riguarda, immagino."
Joyce annuì. Vyncent gliene aveva parlato quando erano ancora a Valonde, un giorno che aveva fatto visita al circolo.
"Bene" disse l'anziana erudita. "Ricordate che cosa dice la profezia? Ne esistono molte versioni in realtà, ma quella più famosa è questa: il regno di Harak è destinato a terminare, non importa quanti sforzi possiamo fare per impedirlo."
"Il regno di Harak non è mai esistito" disse Tamarys. "È solo una leggenda."
"Harak" fece Joyce. "Ne ho sentito parlare, ma non ho mai capito se fosse reale o meno."
"Non è mai esistito" disse Tamarys.
"Ti sbagli" la corresse Talita. "Harak è esistito, così come Ambar il nero e i maghi supremi. E la loro ribellione contro i maghi è reale."
"I maghi supremi si sono uccisi tra di loro" disse Tamarys. "Combatterono numerose guerre e alla fine il loro numero era così ridotto che si estinsero. Solo allora ebbe inizio l'era della stregoneria."
"È questo quello che vogliono farci credere" disse Talita. "Ma io ho scoperto che sotto il velo della menzogna si nasconde una realtà che molti potrebbero non accettare. I maghi sono esistiti. Per qualche motivo perseguitarono streghe e stregoni, costringendoli a vivere nascosti. Un giorno comparve Harak, il quale riunì i suoi confratelli in un circolo e iniziò la ribellione contro i maghi aiutato dal guerriero nero di nome Ambar. Insieme affrontarono i maghi e li uccisero uno per uno, mettendo fine al loro dominio."
Joyce aveva già sentito quella storia, anche se in versioni diverse e mai per intero. Era alla base di tante leggende e racconti mitici che aveva sentito raccontare sia dai suoi fratelli che dai tutori che aveva avuto a Valonde.
"Parlami della profezia."
"La profezia è vera" disse Talita. "E Malag è il suo compimento. L'arcistregone è qui per abbattere la stregoneria così come Harak e Ambar distrussero la magia millenni fa. Il mondo è fatto di cicli lunghi decine di secoli che iniziano e finiscono. L'era della stregoneria non farà eccezione a questa regola. È iniziata, ha prosperato e ora è giunta alla sua naturale fine."
Tamarys scosse la testa con vigore. "Sembra di sentire un monaco del Culto. Davvero pensi che possa credere a una profezia? Non si può prevedere il futuro."
"Non è necessario che sia così" disse Talita. "A volte una profezia si avvera perché noi vogliamo che accada."
Joyce si fece attenta e anche Tamarys cambiò espressione.
"Io credo che Malag l'abbia capito" proseguì Talita. "E che sia solo un caso che sia apparso proprio adesso. Se non fosse stato lui, sarebbe stato qualcun altro. O una catastrofe naturale come un terremoto o un'epidemia. Queste cose sono già successe in passato. Ra-Nossom, la città di ghiaccio del nord, all'apice del suo splendore venne distrutta da un terribile cataclisma, forse un'eruzione. Mar Qwara era una regione lussureggiante fino a che una stella caduta dal cielo non la rese un terribile deserto. E Berger stessa, alla vigilia della caduta dei trenta tiranni, venne colpita da una terribile epidemia che ne decimò la popolazione, rendendola debole e vulnerabile. Malag è la causa che distruggerà la stregoneria. È un demone? Non lo so. Forse lo abbiamo evocato noi, col nostro desiderio di cambiare, perché tutti sentiamo che la fine di questo lungo ciclo è ormai vicina."
"E l'eroe?" domandò Joyce.
Talita si accigliò. "Quale eroe?"
"Quello che è stato profetizzato" disse Joyce. "L'eroe che arriverà alla fine dei tempi per salvare la stregoneria dalla fine."
Talita sorrise. "Se vuoi sapere la verità, io penso che l'eroe sia Malag."
Joyce scattò in piedi. "Come puoi dire una cosa del genere?" gridò.
Talita non mutò espressione. "Un uomo solo che si erge contro un intero mondo e che lotta con poche forze contro i più grandi regni coalizzati contro di lui. Tu come lo definiresti?"
"Malag vuole distruggere il nostro mondo" urlò Joyce. "Ha ucciso molti dei nostri amici e se potesse ucciderebbe anche noi."
"Durante la rivolta, i maghi supremi devono aver pensato proprio questo di Harak e Ambar" disse Talita con tono pacato.
Joyce sedette di nuovo. Sei sentiva fremere in ogni suo muscolo. Malag aveva rovinato la sua vita, aveva cercato di rapirla e aveva ucciso Razyan.
Come poteva essere un eroe?
Talita era pazza o si sbagliava, non c'era altra spiegazione.
L'anziana erudita sospirò. "Sono stanca, vorrei andare a riposare."
"C'è ancora una cosa che devi spiegarmi" disse Tamarys.
La nonna la guardò affranta. "Riguarda la spada di Bellir?"
Tamarys annuì.
"Io credo che sia autentica."
Stavolta fu Tamarys a scattare in piedi. "Come può essere? Tu hai sempre detto che..."
"Qualcuno deve averla portata lì" disse Talita con calma. "E non è stato di certo Imurra. Nessuno sapeva dell'avamposto a parte me e alcuni miei antenati e loro di sicuro non sono stati. E non credo sia stato Malag: l'arcistregone non avrebbe saputo che farsene di una simile arma. Rimane solo Bellir."
"Quindi quella è la spada di Bellir?" domandò Joyce.
"È una spada che potrebbe essere appartenuta a lui" rispose Talita.
Tamarys ricadde sulla sedia. "Questo vuol dire che Adler ha la spada magica dell'eroe."
"Ha una spada" disse Talita. "Ma non credo che sia magica. E non è detto che lo sia mai stata."
"Se non era magica" disse Joyce. "Come ha fatto Bellir a sconfiggere Malag? Lui non aveva poteri."
"Forse sapeva qualcosa dell'arcistregone che noi ignoriamo" disse Talita. "Forse conosceva il suo punto debole."
Nei romanzi d'avventura tutti i cattivi avevano un punto debole, ricordò Joyce. Nell'Arciere Infallibile Gothon l'Impareggiabile poteva essere colpito solo imbevendo la punta della freccia nel nettare degli dei, mentre nella Principessa e il Pirata Kar-Shaemid, la piovra che divorava intere isole, veniva sconfitta ammaliandola prima della battaglia finale con una melodia cantata dalla principessa in persona.
Se anche Malag aveva un punto debole lei lo avrebbe scoperto, decise.
"Voglio scoprire di più su Bellir e la sua spada" disse Joyce.
"Quella spada non è stata forgiata a Berger" disse Talita. "Quando ne abbiamo parlato, Kubo ha stabilito che era stata forgiata altrove."
"Dove?"
"A Malinor" disse Talita. "Ti consiglio di iniziare le tue ricerche da lì."

Note: domani pausa che sfrutterò per rispondere alle recensioni e per scriverne qualcuna :)
Prossimo Capitolo Lunedì 17 Dicembre

 
  
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