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Autore: Mel_deluxe    18/12/2018    2 recensioni
Martin le fa un veloce sorriso, poi si prende qualche secondo per andare verso la macchinetta di fianco a lei e schiacciare il numero 08 per il suo caffé.
Decaffeinato, riconosce Wendy. Che schifo, poi ovvio che non sono amici.
«Senti, ho bisogno che tu mi faccia un favore questo weekend» dice lui all’improvviso, portandosi il bicchierino di plastica alla bocca non appena la macchinetta gli annuncia che è pronto.
Wendy alza lo sguardo, leggermente sorpresa. Si conoscono da quasi dieci anni ed è la prima volta che Martin viene da lei per un favore.
«Oh, okay, dimmi pure».
«Ho bisogno che tu venga a Brighton con me per tre giorni e faccia finta di essere la mia fidanzata davanti alla mia famiglia».
Wendy fissa il suo collega in silenzio.
Il suo caffé è pronto, glielo conferma il biiiip prolungato della macchinetta, ma non riesce a fare a meno di guardare Martin senza nemmeno sbattere le palpebre. Mantiene un’espressione apatica per quasi dieci secondi, prima di riprendersi dallo shock e riuscire a formulare una risposta sensata. Ma tutto quello che riesce a dire è un confuso:
«Ehm… no…?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A
Sono tornata e innanzitutto grazie mille a tutte le persone che mi stanno seguendo/preferendo la storia! Siete già un sacco e davvero non me l'aspettavo, quindi grazie<3<3<3<3. Per seconda cosa, scusate il capitolo lunghissimo, ma lo scorso era molto corto, quindi dovevo compensare in qualche modo :3.
Infine, ci tengo ad avvisare che durante le vacanze di Natale non avrò la possibilità di scrivere/pubblicare per vari motivi. Proverò a fare del mio meglio ma molto probabilmente il prossimo capitolo arriverà a fine dicembre, scusatemi tantissimissimo :c
Detto questo, godetevi il capitolo e lasciatemi pure qualche recensione se vi va ;)
Buone vacanze e buon (quasi) Natale a tutti/e!
Mel.
 
 
 
La serata di gala è forse l’evento più posh a cui Wendy abbia mai partecipato in vita sua, ma non è sicura che sia un male, perché il cibo al buffet è fin troppo buono per essere vero e i camerieri passano letteralmente ogni dieci secondi per chiederle se vorrebbe altro champagne nel suo bicchiere.
Al momento Wendy ha perso Martin di vista ed è in compagnia dei suoi genitori e di un altro gruppo di invitati che, a quanto pare sono cari amici dei Forres, ma anche in questo contesto, i genitori di Martin non abbandonano il loro atteggiamento da adulatori seriali e continuano imperterriti a farle complimenti su quanto è bella questa sera.
«Sei davvero una bella ragazza» le dice la signora Forres, mettendole una mano sulla spalla. «E questo vestito ti dona molto. Sei proprio graziosa, Wendy».
«Mhf, gra’ie».
Wendy non sa quanto possa essere considerabile vero quell’apprezzamento, in quanto al momento è impegnata a cercare di non versare lo champagne nel suo calice con una mano, mentre con l’altra è intenta a strafogarsi di tartine al caviale.
Wendy si sente leggermente a disagio a quella festa.
Quasi tutte le donne lì presenti sono alte più di un metro e settanta e quasi tutte hanno delle autentiche forme da modelle, (tanto che inizia a chiedersi se non siano per davvero tutte modelle) rese ancora più evidenti da quei vestiti lunghi stracolmi di paiette che quasi tutte indossano.
Nonostante i numerosi commenti dei genitori di Martin, Wendy è convinta che, molto probabilmente, lei è la ragazza più brutta di tutta la serata.
Prende un sorso del suo champagne, mentre guarda invidiosa e sognante tutte le favolose ragazze intorno a lei, pensando amaramente a quanto le basterebbe essere solo un po’ più alta di così…
«Allora, Wendy» la chiama improvvisamente il signor Forres, risvegliandola di colpo dalla sua trance. «Martin mi ha detto che sei una correttrice di bozze, giusto?»
Wendy quasi soffoca sul suo champagne. Inizia a tossire ripetutamente, cercando di riprendere un normale ritmo respiratorio, mentre il cerchio di persone davanti a lei la osservano confusi.
«Ehm… no…» si affretta a riferire Wendy, con ancora una leggera tosse tra le parole. «Sono un’editor. È – è  molto simile, in effetti,come cosa, perciò molte persone si confondono. Diciamo che io ho il compito di curare un romanzo per renderlo adatto alla pubblicazione, discutendone con l’autore, modificando o anche aggiungendo parti… Il correttore di bozze deve semplicemente valutare che non ci siano errori o refusi nel testo».
Un generale e comprensivo ‘ah’ si sparge nella stanza.
«Quindi sei una sorta un revisionatore di libri?» domanda un uomo sulla cinquantina del gruppo.
«Sì, beh, una cosa del genere…»
Per qualche motivo sembrano tutti delusi dalla sua risposta, quasi avesse appena detto di essere uno spazzino dopo avergli rivelato di lavorare alla NASA.
«Ed è simile al lavoro di Martin, giusto?» domanda invece la signora Forres e Wendy si ritrova a guardarla in totale smarrimento. 
«Ehm, no. Martin è un agente letterario, è una cosa un tantino diversa» le fa notare Wendy. Prova a spiegarlo nel modo più gentile possibile, ma capisce come sia possibile che una madre non conosca il lavoro del proprio figlio. «Lui, insomma, deve poter rappresentare l’autore nei suoi rapporti con la casa editrice, discutere su diritti, guadagni, eccetera».
«Ah, capisco».
«Certo che questo mondo dell’editoria è proprio complicato, eh!» dice qualcun altro, generando leggere risate di tutto il gruppo.
Due secondi dopo il discorso cambia completamente, vertendo ora sui nuovi costosissimi gioielli in oro di tale Mrs. Smith da York.
Ancora una volta la reazione che ne esce è di totale disinteressamento. Sembra quasi che le stiano facendo domande per pura noia, piuttosto che perché gli interessa veramente quello che ha da dire.
Wendy si ritrova a sentirsi di nuovo a disagio, questa volta però la sensazione è raddoppiata.
Per fortuna pochi secondi dopo sente una mano spostarsi sulla sua schiena e stringerle la vita. Quasi sospira di sollievo, quando vede che è Martin, che con gentilezza si rivolge ai suoi genitori:
«Scusate, ho bisogno di rubarvela solo per un attimo. Wendy, vieni, devo farti conoscere la padrona di casa».
I suoi genitori nemmeno gli rivolgono uno sguardo, troppo presi animatamente dalla conversazione che stanno avendo con gli altri invitati, così Wendy e Martin sono liberi di slittare via dal gruppo e di allontanarsi senza che nessuno se ne accorga.
«Senti, ma tu non ci parli mai con i tuoi genitori?» bisbiglia a Martin, una volta che hanno distanziato di abbastanza il gruppo. «Quelli non sanno nemmeno che lavoro fai».
«Avventato da parte tua credere che a loro importi veramente di quello che faccio».
Martin continua a camminare, trascinandosi nel frattempo anche Wendy dietro. La ragazza non si è nemmeno accorta che l’uomo ha ancora il braccio stretto intorno alla sua vita.
Si blocca di colpo, costringendo Martin a fare lo stesso.
«D’accordo te lo devo chiedere, perché mi stai confondendo sempre di più ogni minuto che passa» inizia a dirgli, mantenendo sempre un tono di voce assai basso. «Continui a dare degli stronzi ai tuoi genitori, ma quando sono con me sembra che siano fatti di miele. A quale delle due versioni devo credere?»
Martin le fa uno strano sorriso.
«Ancora non l’hai capito?» dice, spostando lo sguardo sui suoi genitori a qualche metro di distanza. «Stanno facendo finta, è tutta una grande, gigantesca finta. Si comportano in questo modo perché vogliono fare bella figura con le altre persone, perché vogliono sembrare gente di classe. Non ti fanno quei complimenti perché lo pensano veramente, lo fanno perché pensano che sia ciò che tu vuoi sentirti dire da loro».
Wendy inizia pian piano a comprendere.
Tutti quei complimenti erano fin troppo esagerati perfino per lei. Era tutto quanto molto sospetto, e la rivelazione di Martin inizia a rendere subito più chiare le cose.
«Quindi tutti i complimenti che mi hanno fatto…»
Martin alza le sopracciglia in segno di sorpresa.
«Oh, credevi davvero che fossero tutti complimenti sinceri
Wendy non sa che cosa credeva o che cosa si aspettasse da questo viaggio, ma se se le cose stanno così allora perché diamine lei si trova ancora lì a Brighton?
«Scusa, ma se sapevi che non sarei piaciuta ai tuoi genitori in qualunque caso, perché mi hai chiesto di venire qui in primo luogo-?»
«Ma guarda, guarda, il piccolo Martin di ritorno a Brighton!»
Wendy viene interrotta all’improvviso e si gira di scatto verso quella voce squillante.
Davanti a lei appare una ragazza, che dovrà avere più o meno la sua stessa età. Indossa un vestito accuratamente ricamato, mentre i suoi capelli sono un ammasso di riccioli scuri e voluminosi, simili alla criniera di un leone.
“E adesso questa chi è?” pensa, mentre la nuova arrivata le lancia uno sguardo tutt’altro che simpatico.
Wendy nota soprattutto le sopracciglia della donna, così folte e curate, che le ricordando qualcuno.
«Malindi» dice Martin, in tono quasi sprezzante. Dopodichè, senza mai staccare i suoi occhi dalla nuova arrivata, si decide a presentare le due ragazze:
«Malindi, questa è Wendy, la mia fidanzata»
Wendy stringe la mano a Malindi, sperando in una reazione quantomeno gradevole, ma tutto ciò che riceve in cambio è il suo sguardo irritato e giudicatorio.
«E Wendy, questa è Malindi…» continua Martin, tenendo lo sguardo fisso su di lei. «Mia sorella».
“Oh” pensa Wendy.
Ecco perché quelle sopracciglia erano così familiari. Diamine, allora è proprio un pregio di famiglia.
«Tanto piacere» le dice Malindi, in un tono che lascia intendere che non lo pensa affatto. «Devo ammetterlo, credevo che non fossi reale. Martin non ha una ragazza da quando è al liceo, eravamo tutti convinti che si fosse inventato di averne una giusto per fare bella figura con noi».
«AH AH, ma che divertente che sei, Malindi!» esclama di colpo Martin, con un sorriso tirato.
Wendy riesce a rimanere molto più composta di lui, per fortuna, e in tutta risposta riesce ad alzare le spalle e a farle un leggero sorriso.
«Beh, sono reale invece».
«Carini i tuoi stivali, Wendy» continua Malindi, con il suo solito tono secco e privo di simpatia. «Se non fosse che il beige è andato fuori moda tre mesi fa. Peccato, nuova fidanzata di Martin, ci eri quasi».
Martin a questo punto ha già percepito la catastrofe in arrivo. Perciò inizia a camminare avanti e indietro, passandosi ripetutamente le mani tra i capelli, mentre le due ragazze sono intente a scambiarsi sguardi di ghiaccio in silenzio.
Wendy riesce, con enorme sforzo da parte sua, a mantenere la calma. Fa un altro sorriso a Malindi, e riesce a ribattere allegramente:
«Beh, mi dispiace di non aver accordato i tuoi gusti, Malindi. Ma in mia difesa anche io ho sempre pensato che i capelli da afroamericana su una ragazza bianca facessero davvero pena».
Wendy è certa che Malindi le avrebbe tirato un pungo in faccia, se non fosse che pochi secondi dopo un altro degli invitati si unisce alla conversazione.
Questa volta è un uomo sulla trentina, incredibilmente alto, con i capelli e la barba biondi e un elegante completo blu scuro addosso. Al suo fianco, immobile e sorridente, c’è un altro uomo, altrettanto attraente, con i capelli scuri tirati all’indietro e la pelle di un particolare tono olivastro che, Wendy deve ammetterlo, riesce a farla arrossire anche con la sua sola presenza.
Ma sono tutti dei modelli di Vogue in questa città o cosa?
«Martin, Martin, ma che piacere rivederti qui! Come sta andando la tua vita londinese, mh?» dice l’uomo con il completo blu, con un accento così elegante che non può che essere finto. «E tu, Malindi, non iniziare già subito ad importunare la nostra nuova ospite».
Malindi gli fa una smorfia, ma non dice altro, mentre l’uomo dal completo blu allunga la sua mano per stringere quella di Wendy.
«Io sono Geoffrey, piacere, sono l’altro fratello di Martin» si presenta, con un caldo sorriso. «E questo qui è Juan Paul, il mio fidanzato e, a brevissimo, marito».
Juan Paul si inchina improvvisamente per baciare la mano di Wendy, lasciandola di stucco.
«Encantado» dice, con un sorriso.
Wendy arrossisce ancora di più, mentre Juan Paul ritorna al fianco di Geoffrey, quasi meccanicamente, senza dire altro.
Dopo aver messo una mano intorno alla vita del suo fidanzato, Geoffrey allunga lo sguardo per rivolgersi direttamente a Martin, ora praticamente nascosto dietro a Wendy.
«Allora Martin?» gli chiede impaziente. «Non hai intenzione di presentarmi questa bella ragazza?»
«Ehm… sì» risponde Martin balbettando, lasciando che tutto il suo nervosismo si manifesti. Wendy osserva Geoffrey e Malindi e dai loro sorrisetti divertiti, è evidente che provano piacere a vederlo in quello stato. «Geoff, lei è Wendy. È la mia, ehm… la mia…»
Non appena Wendy nota la difficoltà di Martin nel finire la frase, subito afferra nuovamente la mano di Geoffrey e si presenta, con un radiante sorriso.
«Sono la sua ragazza».
Wendy si rende conto che è la prima volta che pronuncia quelle parole ad alta voce. Anche se solo per finta, Wendy si sente felice di essersi appena affermata come ragazza di Martin.
Geoffrey la guarda ammaliato e, a differenza di Malindi, quando le dice «Tanto piacere» sembra intenderlo veramente. «Martin ci ha parlato tanto di te. È stato solo molto generico a riguardo. Lavori anche tu alla casa editrice o sei una delle sue-?»
«Sì! Lavora insieme a me!» si affretta a dire Martin, con una fretta tale che Wendy inizia a domandarsi che cosa stesse per dire Geoffrey.
«Wendy è un’editor» conclude Martin, mettendole le mani sulle spalle.
«Oh, mi fa piacere» dice Geoffrey con un sorriso. «Quindi revisioni libri di altri, giusto?»
«Sì, è un buon lavoro e mi piace molto» ammette Wendy con una leggera risata che spera, rilassi un po’ l’aria così tesa intorno a loro. «Almeno ho la possibilità di leggere molti libri».
«E… hai editato anche il libro di Martin?»
Wendy riesce a sentire la stretta di Martin stringersi e le sue mani irrigidirsi, non appena Geoffrey le fa quella domanda. Wendy cerca di mantenere il suo sorriso innocente con un’enorme sforzo.
«No, sfortunatamente era stato assegnato ad un altro collega» dice infine, cercando di tralasciare la parte in cui lei stessa si era presentata alla porta dell’ufficio del suo capo Dennis, rifiutandosi categoricamente di leggere una sola parola di quell’ignobile romanzo scritto dalla sua più grande nemesi, al che Dennis non aveva avuto altra scelta se non assegnare il lavoro di editing a qualcun altro.
«Oh, insomma, non parliamo ancora del mio libro, è così noioso!» all’improvviso Martin lascia la stretta dalle spalle di Wendy e si rivolge ai suoi fratelli. «Che mi dite voi, ragazzi? Non ci sentiamo praticamente mai!».
«È più o meno la stessa situazione di sempre, Martin» risponde Malindi, rigirando il suo calice di vino con fare annoiato. «Io sono co-direttore dell’azienda di trucchi di zia Rose, mentre Geoffrey è ancora nella fase di documentazione per ereditare l’azienda di Papà…».
«E Juan Paul fa il modello per Dolce e Gabbana, nel caso te lo stessi chiedendo» aggiunge Geoffrey, rivolgendosi esclusivalmente a Wendy.
No che non me lo stavo chiedendo!” pensa lei, mentre si sente morire dentro ad ogni secondo che passa insieme a quelle persone, che sono molto più realizzate di lei e che continuano a sbatterle in faccia i loro successi e i loro fidanzati-modelli-di-DolceeGabbana con gran fierezza.
«Tu invece, Martin, che ci dici? Ancora alle prese con i firma copie?» domanda Malindi, alzando lo sguardo verso suo fratello.
«No, beh, con quelli ho finito mesi fa… Ora mi sto dedicando maggiormente alle attività di agente» risponde Martin, con un filo di voce.
«Beh, ne sono molto sollevato» dice invece Geoffrey. «Lo sai, il tuo solito lavoro è molto meglio di quella mezza carriera da scribacchino che ti stavi scegliendo, anche Papà lo pensa».
Wendy non fa a meno di aggrottare le sopracciglia confusa, e quando vede Martin abbassare la testa e rimanere in silenzio, si decide a chiarire la cosa per conto suo:
«Uhm… “mezza carriera da scribacchino”?» chiede, incredula, cercando di nascondere la sua irritazione con una risata.
«Oh, insomma, non è così che chiamano gli scrittori al giorno d’oggi?» Geoffrey ridacchia, ricevendo l’appoggio di Malindi e di Juan Paul (il quale tuttavia ride in un modo che lascia intendere che non capisce una parola di quello che sta accadendo intorno a lui).
«Meglio lasciare il lavoro da scrittori a quella massa di egocentrici avari che sostengono che scrivere romanzi sia essenziale al mondo, non trovi?»
Wendy rimane letteralmente a bocca aperta. Ma lo sanno, almeno, che lei e Martin lavorano in una casa editrice? Una CASA EDITRICE.
«Gli scrittori non sono egocentrici avari, è semplicemente gente che vuole farlo per passione!» ribatte Wendy, alzando sempre di più la voce.
Ora ha iniziato a prendere la cosa leggermente sul personale.
«Oh, insomma, ecco che ritorna il discorso “l’ho fatto per passione non per soldi”!» dice Malindi, tra una risata e l’altra. «Tu e Martin siete davvero fatti l’uno per l’altra, dite anche le stesse identiche cose! È esilarante».
Wendy stringe con forza il bicchiere di champagne tra le sue dita.
«E allora, anche se fosse? Non vi siete mai resi conto che lavoro stesso è stato inventato per fare soldi? Che alla gente solitamente nemmeno piace il proprio lavoro, e lo fa solo per lucro? Ogni singolo lavoro su questa terra esiste perché la gente vuole fare soldi, il vostro non è un’eccezione!».
Ormai Wendy ha iniziato ad urlare infuriata, tanto che una grossa quantità di gente intorno a lei inizia a smettere di parlare per rivolgere la sua attenzione alla drammatica scena davanti a loro.
«Andiamo, come se scrivere libri fosse un vero lavoro!» aggiunge Geoffrey, che ancora è deciso a controbattere. «Ti dico come sarebbero dovute andare le cose, visto che ci tieni così tanto a difendere il tuo ragazzo: Martin avrebbe dovuto spendere il suo tempo in modo migliore, piuttosto che sradicare alberi e stamparci sopra parole che non hanno alcun senso di esistere! E tu e lui siete dei grandissimi stolti se credete ancora che scrivere libri serva in questo mondo».
A questo punto Wendy rimane in silenzio, lasciando che tutto il padiglione taccia.
Poco dopo inizia a guardarsi lentamente intorno. Ormai quasi tutti gli invitati alla festa li stanno fissando in silenzio, attendendo chissà quale risposta. Perfino i signori Forres sono tra la folla, che li osservano con occhi curiosi.
Geoffrey e Malindi sono ancora davanti a lei, che le lanciano occhiate di sfida, aspettando il suo responso.
Wendy continua a guardarsi intorno per un attimo. Ci saranno almeno un centinaio di persone lì fermi ad assistere alla scena.
D’accordo Wendy, cerca di mantenere la calma e di ribattere in modo composto e intelligente, per una buona volta. So che detesti quando le persone criticano il lavoro dei tuoi sogni, ma sei comunque in mezzo alle persone più ricche di Brighton, che pretendono un po’ di classe da te. Non lasciarti andare come fai di solito, mi raccomando.
Wendy fa un lungo sospiro, pronta a dare la sua risposta.
Ma quando con la punta dell’occhio scorge Martin, nascosto al suo fianco, con la testa bassa e gli occhi quasi lucidi, si dimentica immediatamente di cosa volesse dire.
Fanculo.
«Sì, beh, almeno non siamo dei grandissimi pezzi di merda come voi due».
Uno sconvolto e generale “OH!” squarcia la grande sala del ricevimento. Tutti gli occhi, compresi quelli di Geoffrey e Malindi, sconvolti ed indignati, ora sono rivolti esclusivamente a Wendy.
Poco le importa.
Wendy finisce il suo bicchiere di champagne in modo teatrale e lo sbatte con violenza sul tavolo dietro di sé.
«Andiamocene via, Martin» gli dice, allungandogli il braccio per potergli prendere la mano. Martin l’afferra senza dire nulla, ma espira profondamente non  appena sente le dita di Wendy allacciarsi intono alle sue. «Tanto questo champagne fa schifo».
Wendy inizia a dirigersi verso l’uscita.
Martin la segue senza protestare, senza nemmeno aprire bocca. L’intera sala rimane nel più tombale silenzio fino al momento in cui escono. 
Una volta liberatisi da quell’infernale luogo, Wendy si gusta immediatamente il gelido clima di dicembre e ha solo una grandissima voglia di imprecare.
«Cazzo!» esclama finalmente, lasciando andare la mano di Martin. «Senza offesa, Martin, ma sei proprio sicuro che quelli siano tuoi fratelli?»
«Perché? Perché sono entrambi molto più belli e molto più realizzati di me?»
La risposta di Martin esce fuori come un sussurro, quasi stesse per scoppiare in lacrime da un momento all’altro.
Wendy lo guarda sconvolta. È la prima volta che sente Martin Forres screditarsi in questo modo, con che razza di clone alieno lo hanno sostituto?
«No, idiota!» continua Wendy, ancora infuriata per ciò che è appena successo. «Perché sono degli stronzi!»
Ora lo vede chiaramente. Capisce come la stronzaggine scorra bene in quella famiglia, e che Martin è probabilmente l’eccezione che conferma la regola.
«Voglio dire, non dico che tu sia un santo, però cazzo, che stronzi!»
Tra i due trascorre qualche secondo di silenzio, prima che Martin si decida a parlare di nuovo:
«Sono miei fratellastri» la informa lui, stringendosi nel cappotto per via del freddo. «Loro… sono i figli della moglie precedente di mio padre, che è morta quando erano piccoli. Credo sia per questo motivo non gli sono mai andato molto a genio».
Wendy inarca le sopracciglia, non del tutto certa di sapere come reagire a quella nuova informazione.
Non ha mai saputo tutte queste cose su di lui, e all’improvviso si sente in colpa per tutte le volte in cui l’ha giudicato e in cui l’ha trattato con i piedi.
Per fortuna poco dopo Martin decide di aprire di nuovo bocca:
«Non avrei mai dovuto portarti qui, mi dispiace» le dice, e nel farlo tiene lo sguardo fisso in alto, come per costringersi a ricacciare le lacrime in dentro. «Mi dispiace di averti fatto accordare a tutto questo. Non avrei mai dovuto farlo, scusa. È- è stata solo una pessima idea».
«No, non importa» dice automaticamente Wendy e subito dopo è presa da una grandissima voglia di abbracciare Martin quando lo vede asciugarsi violentemente le lacrime con le maniche del suo cappotto. «Davvero, non è-»
«Sono stato davvero così stupido da pensare che se avessi portato loro una ragazza da conoscere allora loro avrebbero iniziato ad accettarmi?». A questo punto Martin è in preda alle lacrime e Wendy si sente morire dentro a vederlo in quello stato. «Ma che cazzo di idiota che sono stato!»
«No, no– hey! Dai, non fare così». Wendy non ha più pallida idea di come gestire la situazione. Non è che lei e Martin abbiano mai avuto delle conversazioni del genere, né si è mai ritrovata nella situazione di doverlo consolare. «I tuoi fratelli sono degli stronzi, te lo dico sinceramente. E, fidati, se lo dico pure io che li conosco da tre minuti allora vuol dire che è la verità».
«Tu mi odi, vero?» le chiede Martin in un sussurro.
«No, non ti odio!». La risposta di Wendy è già pronta molto prima del previsto. «Non mi andavi molto a genio, quello sì, e ti invidiavo perché credevo che tu avessi tutto ciò che io non avevo e che avevo sempre voluto».
Dopo qualche secondo di pausa in cui Martin si è leggermente calmato, Wendy decide di continuare con il suo discorso:
«Ma sto imparando che la tua vita non è poi così perfetta come mi ero immaginata, e che forse sono sempre stata io quella più fortunata tra i due in realtà. Tanto per cominciare, non ti offendere, ma la mia famiglia è decisamente meglio della tua…»
Martin si lascia uscire una risata e Wendy si sente fiera di averlo fatto sorridere di nuovo.
«E poi devi promettermi una cosa, Martin» continua Wendy, guardandolo questa volta negli occhi. «Non devi mai e poi mai pensare che fare lo scrittore sia un lavoro di cui vergognarsi. È chiaro».
Martin aspetta per qualche secondo che le lacrime si esauriscano definitivamente, prima di annuire e rispondere:
«È chiaro»
Wendy sospira felice, poi guarda per un attimo il suo orologio al polso.
«Senti, sono appena le nove. Abbiamo ancora tutta la serata davanti. Possiamo prenderci qualche cibo disgustoso da fast food e poi mangiarlo sulla spiaggia, così facciamo morire di cancro i gabbiani che mangeranno i nostri avanzi. Ti andrebbe?».
Martin improvvisamente ride. Ed è una risata soave, che suona alle orecchie di Wendy come il suono di millemila violini.
«D’accordo» dice semplicemente, e con ciò le concede un bellissimo sorriso.
Una volta che si sono incamminati, Wendy prova a mettere un braccio intorno alla sua spalla, ma Martin è così dannatamente alto che deve accontentarsi di lasciargli una leggera pacca sulla schiena.
«Va bene, Forres» enuncia Wendy, una volta che si ritrovano alla fine della strada. «Andiamo a prenderci una birra».
  
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