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Autore: heliodor    21/12/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Non da sola

 
Roge gettò via la scodella con un gesto stizzito, facendola volare contro il muro. La scodella rimbalzò spargendo il suo contenuto sul pavimento, una brodaglia incolore e insapore che gli dava il voltastomaco.
Malbeth, rannicchiato in un angolo della stanza, lo fissò stupito. "Che cosa c'è amico Roge?" chiese con il solito tono dimesso.
Roge si trattenne a stento dal saltargli addosso. "E me lo chiedi, Mal? Sono venti giorni che ci tengono qui dentro senza alcun motivo. Tu non sei stanco?"
"Almeno il cibo è buono. E fuori fa troppo freddo."
"Per te forse" rispose lui. "E il freddo non mi spaventa. Basta coprirsi."
"Se fossi in te" disse una voce proveniente dall'ingresso. "Non sottovaluterei l'inverno qui a nord."
La strega era vestita di nero e indossava un mantello scuro.
"Ho visto gente morire congelata in pieno giorno a causa di una bufera che li aveva sorpresi" proseguì. Raccolse la scodella lanciata da Roge e la mise sul tavolo. "Ti è caduta questa."
Roge afferrò la scodella e la lanciò verso il muro opposto.
La strega lo fissò senza parlare. "Che problema hai, Roge di Valonde?"
"Sei tu il mio problema, Deliza di Nergathel" rispose con aria di sfida.
Lei annuì. "Non gradisci la nostra ospitalità?"
"No, anzi" disse Roge con tono ironico. "Sono contento di starmene chiuso in questo buco, mentre lì fuori si combatte una guerra."
"Dovresti essere felice di stare qui, al sicuro" disse Deliza sedendosi sull'unica sedia.
Malbeth le lanciò un'occhiata intimorita ed evitò lo sguardo della strega.
Roge non riusciva a capire che cosa gli prendesse, ma in presenza di Deliza diventava silenzioso e timoroso. Più del solito, in effetti.
"Non sono felice di stare qui e non mi sento molto al sicuro. Non sapendo che lì fuori potrebbero esserci altre di quelle cose."
"Ti ho già spiegato che non sono cose, ma rianimati" disse Deliza con tono paziente.
"Chiamale come vuoi, ma per me sono delle cose." Scosse la testa. "Morti che camminano. E che corrono. Tu come li definiresti?"
Il ricordo dell'aggressione subita era ancora vivo.
"Rianimati" disse Deliza con tono ostinato.
Roge si trattenne a stento dal metterle le mani al collo. Su quel punto lei era stata chiara fin dal primo giorno in cui si erano incontrati.
"Se provi a toccarmi" aveva detto la strega. "Ti spezzerò le braccia. Se ci riprovi, passerò alle gambe. E se proprio sei così stupido da provaci ancora..." Aveva scosso la testa. "Spero che tu non sia così stupido, dopotutto."
Insieme a lei c'erano altre quattro persone. Tre stregoni e una strega, ed erano tutti più anziani, anche se prendevano ordini da Deliza.
Prag era il più anziano del gruppo. Sembrava malmesso anche per la sua età e zoppicava. Era il consigliere di Deliza, anche se lei quasi mai lo ascoltava.
Ramenev era il più giovane dopo Deliza stessa. Non parlava molto ed era abile con i pugnali, tanto che si divertiva a lanciarli contro gli animali per catturarli.
Zamky era un chiacchierone e Roge lo trovava insopportabile. Si diceva che avesse studiato per qualche tempo in un'accademia ma che l'avesse lasciata per dei dissidi con gli eruditi. Qualunque fosse la verità non la smetteva mai di parlare e questo innervosiva Roge.
Brieva era l'altra strega del gruppo. Agile e silenziosa, parlava solo con Deliza e sembrava esprimersi con poche e semplici parole. Gli altri sembravano detestarla per qualche motivo che lui ignorava, ma era l'unica a ignorarlo e tanto gli bastava.
E infine c'era Deliza stessa. Roge non la sopportava a causa del suo atteggiamento.
"Non è importante come si chiamano" disse con tono rassegnato. "Ma quello che fanno. Si sono mangiati un cavallo."
"Solo perché era più grosso di voi due" disse Deliza pacata. "Altrimenti vi avrebbe aggrediti."
"Perché?"
Lei scosse le spalle. "I rianimati hanno sempre fame. Non fanno altro che camminare e mangiare."
"Tu ne hai visti altri?"
"Due o tre."
Roge scosse la testa. "Come intendete fermarli? Voglio dire, avete un piano, no?"
"Il piano è di restare qui finché non si allontanano. Poi usciamo e ci dirigiamo verso una città."
"E se incontriamo una di quelle cose rianimate per strada?"
"Il freddo li rallenta" disse Zamky con tono saccente. "Per questo stiamo aspettando che cada la neve."
Roge non si era accorto che erano entrati anche gli altri.
Ramenev si era seduto in un angolo e giochicchiava con un pugnale rigirandoselo tra le mani.
Prag aveva zoppicato fino al suo giaciglio e Brieva come al solito non era presente.
Forse è di guardia, pensò Roge. O forse una di quelle cose rianimate se l'è mangiate. Non sarebbe una gran perdita in fondo.
Deliza guardò fuori dall'unica finestra. "Raccontami di nuovo che ci facevate nella foresta."
"Te l'ho già detto" disse Roge esasperato. "Siamo in missione per il priore della Cittadella ad Azgamoor."
Zamky ridacchiò. "La Cittadella no fa entrare gli stregoni tra le sue mura. Lo sanno tutti."
"Per noi hanno fatto una eccezione." Senza volerlo indicò Malbeth, che si rannicchiò ancor di più nel suo angolo.
"Parliamo del tuo amico silente" disse Zamky. "Non ci ha detto da dove viene, ma ha un'aria conosciuta. Scommetto che è del nord, vero?"
"È di Pranica" disse Roge.
Prima di essere catturati, Malbeth e lui avevano concordato quella storia. Non voleva che sapessero che veniva da Krikor. Avrebbero potuto pensare di rispedircelo, dopo tutta la fatica che aveva fatto per salvarlo.
Malbeth era diventato Azan, uno stregone rinnegato che era stato sorpreso a bere dai suoi confratelli ed espulso dal circolo dopo un breve processo.
Uno stregone rinnegato era una brutta cosa, ma spiegava che cosa ci facesse lì e perché stesse lavorando per la Cittadella.
Lo avrebbero trattato con disprezzo, ma almeno no avrebbero cercato di imprigionarlo e di rimandarlo a Krikor.
O almeno così Roge sperava.
Zamky annuì. "Pranica. Giusto. Un posto davvero sperduto e molto vicino al nord. Davvero interessante. Peccato che io non parli il dialetto di quelle parti. Ci saremmo fatti una bella chiacchierata."
Allora ti piace proprio parlare, pensò Roge.
"Che cosa spera di trovare il priore?" chiese Deliza.
"Vecchi tomi" rispose Roge. "Anche questo te l'ho già detto."
Zamky annuì di nuovo. "Ti ha dato qualche titolo in particolare?"
Quello era più difficile. "Mi ha dato una lista, ma l'ho persa. Era nella borsa che tenevo sul cavallo che quel rianimato s'è mangiato."
"Una vera sfortuna" disse Zamky. "Ora il vostro viaggio è inutile e dovrete tornarvene per forza indietro. Il priore non sarà affatto contento, temo."
"E smettila di tormentarli, Zam" disse Prag.
Zamky gli rivolse un'occhiata furente.
Il vecchio stregone faticò a raddrizzarsi. "Come si dice dalle mia parti, dovremmo aiutarci tra di noi visto che siamo tutti nella stessa barca."
In una baracca, vorrai dire, pensò Roge. Che c'entrano le barche adesso? Siamo a centinaia di miglia dal mare, dopotutto.
Zamky annuì ancora. "È vero, ma la storia di questi due non mi convince. Andiamo, arrivano a nord e cominciano a saltare fuori dei rianimati."
"C'erano stati degli avvistamenti anche prima" disse Prag. "È per questo che il lord ci ha mandati di pattuglia nelle sue terre."
"È vero" disse Deliza. "Discorso chiuso, per ora."
Zamky scosse la testa e andò a stendersi sul suo giaciglio.
Roge ne fu grato e si rilassò un poco. Ma non più di tanto. Lasciare la baracca significava non solo esporsi ai pericoli dell'esterno, ma tornare da suo padre.
Deliza lo aveva detto più di una volta. "Ti riporterò da tuo padre."
Dannata donna ostinata, pensò Roge. Perché non mi lascia in pace?
Voleva rivedere suo padre, ma non prima di aver fatto qualcosa di importante per l'alleanza. Era un disertore e aveva rapito sua sorella in un folle piano per attirare Malag in trappola e tutto quello che avrebbe ottenuto se si fosse presentato dal re a mani vuote, sarebbe stato un viaggio verso Krikor.
Di nuovo.
No, ne ho abbastanza di quel posto, pensò. Non ci tornerò. Dovessi morire.
La porta della baracca si spalancò e una figura umana si riversò all'interno.
Zamky si voltò di scatto, mentre Ramenev balzò in piedi, il pugnale già pronto. Preg estrasse la balestra e la puntò verso la porta mentre Deliza evocò i dardi magici.
Brieva, il viso stravolto e i vestiti macchiati di sangue, barcollò in avanti alla ricerca di un appiglio per non crollare a terra.
A sorpresa fu Malbeth ad aiutarla.
Da quando è così veloce? Si chiese Roge.
Brieva si aggrappò al braccio di Malbeth e lui l'aiutò a trascinarsi verso una sedia libera. Ramenev gli diede una mano, mentre Zamky fece qualche passo indietro.
"È ferita?" chiese con una smorfia di disgusto sul viso. "Voglio dire, è stata ferita da uno dei rianimai?"
"Come facciamo a saperlo?" chiese Deliza avvicinandosi alla ragazza. "Brieva, che cosa è successo?"
La ragazza ansimò. "Stavo tornando dopo un breve giro e mi hanno accerchiata."
"Chi?" chiese Roge.
"I rianimati. Si dirigono qui."
"Quanti sono?" chiese Deliza.
"Ne ho contati almeno venti. Forse di più. Non saprei."
"Non dovevano essere solo due o tre?" chiese Roge sgomento.
"Si vede che se ne sono aggiunti altri" disse Deliza.
"L'odore della carne li attira" disse Zamky. "Noi siamo il loro pranzo."
"Taci" disse Deliza. Guardò la ferita di Brieva.
Roge vie con orrore le ossa del torace esposte. La ferita aveva una forma circolare, come se la carne fosse stata tranciata da un morso.
"Prag, che ne pensi?" fece Deliza facendosi da parte.
Prag si trascinò fino al tavolo e lanciò una rapida occhiata alla ferita. "È brutta, ma non è mortale. Però guarda qui." Indicò i bordi della ferita.
Roge si sporse e vide la carne annerita come se fosse stata cotta sul fuoco. Solo che non c'era nessuna brace ad ardere lì vicino.
"Temo si sia infettata" disse Prag.
"Diventerà come una di quelle cose" si lamentò Zamky. "Si trasformerà in una rianimata."
"Non puoi dirlo" disse Deliza.
Zamky andò alla finestra. "Rianimare un corpo non è diverso dal maledirlo. Lo stregone trasferisce parte della sua forza nel corpo che intende rianimare. È quella forza che li tiene in vita, se così si può dire. E può essere trasferita a un altro corpo con un morso."
"Forse è vero" disse Deliza. "Ma Brieva è viva. La maledizione no dovrebbe avere effetto su di lei."
"Con una ferita come quella non resterà in vita per molto" disse Ramenev.
"Dobbiamo portarla da un guaritore" disse Deliza.
"Il più vicino è a cento miglia almeno" disse Prag. "Non farai mai in tempo."
"Devo provarci lo stesso" disse Deliza. "Prenderò un cavallo e andrò verso Gelna. Se sono fortunata, ci arriverò in tre giorni al massimo." Fece per andare verso la porta, ma Ramenev la fermò.
"Non fare pazzie. Non ne vale la pena."
"Brieva morirà."
"Morirete tutte e due se lasci questa baracca da sola."
Zamky si fece avanti. "Ram ha ragione. Se te ne vai non sopravvivrai al viaggio."
"Non da sola" disse Prag. "Dobbiamo venire tutti."
Deliza scosse la testa. "La neve non è ancora abbastanza alta. I rianimati non saranno lenti."
"Io non voglio restare qui ad aspettare che vengano a mangiarmi" si lamentò Zamky.
Deliza li guardò uno a uno, poi disse: "Voi che volete fare?" chiese rivolta a Roge.
Lui guardò Malbeth. "Uscire dalla baracca è folle. Qui siamo al sicuro e al caldo."
"Dobbiamo andare con loro amico Roge" disse Malbeth con tono lamentoso. "Tra poco i rianimati verranno qui e non sarà più tanto sicuro."
È un incubo, pensò Roge. Che mi resta da fare?
"Mi hai convinto. Verrò con voi."
In quel momento, dall'esterno giunse un profondo lamento, come di un animale ferito.

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