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Autore: BlueButterfly93    22/12/2018    1 recensioni
(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
-
Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaca d'amore, ti odio!'
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Capitolo 33

Resta con me






🎶 Sam Smith - Stay with me (cover by Ed Sheeran) 🎶

Credo sia vero, le storie di una notte non fanno per me.

Ma ho ancora bisogno d'amore perché sono solo un uomo.

Queste notti non vanno mai secondo i piani,

Non voglio che tu vada via

puoi stringere la mia mano?

Oh, vorresti restare con me?

Perché sei tutto ciò di cui ho bisogno.

Questo non è amore, è chiaro

Ma tesoro, resta con me!

 

***

MIKI

«Sei bellissima!» ripeté mentre io pensai di star morendo da un momento all'altro. "Addio amici, è stato bello conoscervi!".

La terra mancò da sotto i piedi, mi sembrava di avere le ali. Castiel Black aveva sussurrato quel complimento -dopo una serie d'insulti affettuosi- come se fosse normale. Ma non era normale. Non per lui, non per noi. Non mi aveva mai detto una parola carina, mai. E farlo proprio in quel momento così delicato per il nostro rapporto, fu davvero scorretto. 

Ciò che la testa di rapa rossa non sapeva era che per quella sua piccola affermazione sarei stata capace di crearmi un intero film mentale, di due ore e mezzo di durata, con tanto di titoli di coda finali. Perché voleva uccidermi? Non gli era bastato ferirmi, pugnalarmi e lasciarmi atterrita al suolo con un cuore neanche più mio? No, perché Castiel Black voleva tutto. Voleva rubare anche la mia anima. Non gli bastava più essere a metà, non gli bastava più il grigio.. Voleva prendersi anche il nero e il bianco. Tutti i colori, le sfaccettature del mio essere. 

«Tu non puoi farmi questo..» finii per pensare ad alta voce e sospirai. Non lo dissi con ira, ma più che altro con un tono di voce sconfitto.

Mi aveva risucchiato tutte le energie, non avevo abbastanza forza per combattere ancora contro di lui. Ormai ero consapevole di esser entrata in un circolo vizioso senza fine, e sapevo anche di essere talmente masochista da voler permanere dentro quel vortice dal nome Castiel Black per tutta la vita. Potevo essere delusa quanto volevo, potevo tenerlo lontano per giorni, addirittura mesi ma tanto sapevo già come sarebbe andata a finire quella storia. 

Io sarei tornata sempre da lui. Sebbene mi dicesse a parole di non volermi, sebbene mi facesse capire che per noi non ci sarebbe stato futuro, che lui non fosse il ragazzo giusto per me.. Io sapevo che infondo neanche lui credeva a ciò che diceva. Perché anch'io vedevo quella luce nei suoi occhi, la stessa luce che m'implorava di restare al suo fianco, di non abbandonarlo, la stessa luce riflessa nei miei di occhi

«Sono solo stato sincero per una delle poche volte nella mia vita», rispose con nonchalance come se stesse confermando di aver appena pranzato con pasta e sugo. 

Poggiò la sua mano sulla mia, eravamo seduti l'uno affianco all'altra e gli risultò facile raggiungerla. Maledetta me che non mi ero spostata precedentemente. 

Una scossa di chissà quale sensazione percorse tutto il mio corpo, e quando giunse alla testa a causa della sua potenza per poco non caddi per terra, lì su quel pavimento d'ospedale. Dopotutto avrei preferito rompermi la testa piuttosto che dovermi allontanare dal suo tocco. 

Ero combattuta e indecisa sul da farsi. Alzarmi e allontanarmi da quella minaccia dolce o restare e morire in battaglia una volta che Castiel mi avrebbe nuovamente pugnalata alle spalle? Non lo avevo ancora perdonato per aver invaso il mio passato, nonostante lo ringraziassi per essersi avvicinato a me a causa di quello. Urlai mentalmente per la confusione provata mentre lui continuava a tenere la mano sopra la mia senza guardarmi. Era seduto dritto, volto a fissare la parete bianca e a pensare chissà cosa. 

«Capisci che io non posso continuare a venirti dietro ogni volta che ne combini una delle tue? Non ne posso più. Cosa potrei scoprire domani? Che ti prostituivi, che hai dei figli? Tu non puoi uscirtene così facendomi per la prima volta un complimento in un momento come questo», vinse la parte insicura di me e mi alzai bruscamente dalla sedia blu di quella sala d'aspetto posizionandomi di fronte a lui. Fui sincera nel rivelargli tutti i miei dubbi, tutte le mie paure, ma ancora non avevo finito. «Non hai risposto neanche una volta alle mie domande, quando ti ho chiesto se ti piacessi o meno, ed ora mi dici che sono bellissima? E lo dici proprio quando la tua ex ragazza mi ricatta, quando scopro altre tue bugie? Stai giocando sporco Castiel!» mi squadrò dal basso allibito come se non credesse che avevo avuto il coraggio di tirare fuori tutti quegli argomenti in contemporanea. 

Entrambi sapevamo che Debrah ci avesse ricattati, ma non avevamo mai osato dircelo ad alta voce. Evidentemente però dovevo avere più attributi di lui se quel discorso non mi risultò difficile tirarlo fuori. Non avevo neanche più il timore di ricevere l'ennesimo suo rifiuto, ne avevo avuti a migliaia, uno in più o uno in meno non avrebbe fatto la differenza. 

Ero diventata immune alle sue offese, avevo fortificato le mie difese. Ma neanche quel giorno sembrò importarsene. 

Neanche lui ebbe più paura di far sapere la sua verità per la prima volta dopo sei mesi. Si sollevò dalla sedia, si posizionò di fronte a me e controbatté l'attacco appena scagliato dalla sottoscritta in quella battaglia senza fine. 

«Cosa vuoi che ti dica, Miki?» avanzò verso di me, mentre io indietreggiai improvvisamente insicura, indifesa «Vuoi che io ammetta che mi piaci?!» andai ad urtare contro un muro e lui poggiò entrambe le mani ai lati della mia testa. Era sempre così che andava a finire «è questo che vuoi, eh Miki? Vuoi una fottuta dichiarazione scontata?» mi canzonò con tutta la serietà del mondo. 

«Figurati... Ormai non ci spero più; è tutto chiaro, anzi chiaris-» non riuscii a terminare che lui sovrappose la sua voce alla mia..

«Sì Miki, mi piaci.. Cazzo se mi piaci. Non riesco a levarti dalla mente e tutto questo è irritante, non abbiamo neanche mai scopato e te ne stai ugualmente lì, nel mio cervello, ventiquattro ore su ventiquattro a farti beffa di me, che dico perennemente di volerti allontanare ma non ci riesco mai.» Il suo fiato caldo sulla mia bocca miscelato a quelle parole furono una botta potente di adrenalina. Era quello l'effetto di trovarsi in paradiso una volta passati a miglior vita?

Io piacevo a Castiel Black, lo aveva appena ammesso. E lo aveva fatto con il suo tipico modo scorbutico, in una clinica oncologica mentre sua madre era sotto operazione a lottare tra la vita e la morte, tempismo perfetto come sempre. 

I suoi occhi erano ardenti, più scuri del solito. Esprimevano sicurezza, nessun dubbio, neanche piccolo. Gli piacevo davvero. La mia bocca si spalancò per la sorpresa, cercai di parlare, di trovare le parole adatte ma non c'erano sillabe appropriate per esprimere la felicità interiore che mi colpì sino all'anima. Maledetto, aveva appena vinto anche quella guerra.

E fu inevitabile sorridere. Sorrisi con gli occhi, sorrisi con il cuore, sorrisi per davvero come forse non avevo mai fatto mai in sedici anni di vita.

«Ti sembro un pagliaccio per caso?!» corrugò le sopracciglia davanti a quella mia reazione mentre quel mio sorriso finì per sfociare in una vera e propria risata.

E lo abbracciai. Fino a quel momento ero riuscita a mantenere le distanze, mostrando la mia vicinanza solo con le parole per quella giornata così delicata per lui e sua madre, ma non potevo più proseguire con quella tattica. Il mio orgoglio era stato sconfitto ancora una volta da quella testa di pomodoro che quando voleva era capace persino di sorprendermi. 

Ricambiò quella mia dimostrazione d'affetto improvvisa e mi strinse forte a sé.

«Sei uno stupido pomodoro brontolone» pronunciai malamente perché la mia testa era affondata nel suo petto, tra le sue braccia.

«E tu sei una stupida ragazzina alla ricerca perenne di certezze», replicò affettuosamente.

«Ed è una cosa brutta volere delle certezze?» gli chiesi quasi con timore, mentre ancora i nostri corpi erano incollati. 

«Io non posso darti certezze Miki, lo sai... Non farmi ripetere sempre la stessa pappardella» emise un sospiro alla fine.

«Me l'hai appena data una certezza in realtà!» mi ostinai. Non volevo ripetesse ciò che già immaginavo stesse vorticando nella sua mente.

Ma lui non colse la mia preghiera, sciolse quell'abbraccio lasciandomi congelare.

«Quello che ho ammesso non cambierà le cose tra noi, Miki. Io non sono il ragazzo giusto per te. Sai di cosa è capace Debrah, poco fa tu stessa hai accennato ai suoi ricatti e a come la situazione sia diventata insostenibile. E poi io, io stesso anche nel caso in cui la situazione si sistemasse, non sarei in grado di darti altro.. Nessuna stabilità, nessuna storiella sul ragazzo che cambia grazie alla persona giusta». Eravamo ancora estremamente vicini sebbene non sentissi più il calore delle sue braccia addosso. Ad un passo di labbra, alla distanza di un bacio ce ne stavamo lì a fissarci con l'odore di disinfettante che faceva da cornice a quell'insolita conversazione.

E provai a entrare nella sua mente, ci provai sul serio ma risultò essere davvero complicato peggio di un problema di matematica. Se non era il ragazzo giusto per me, allora perché mi aveva appena ammesso di piacergli? Non ebbi abbastanza audacia da chiederglielo, tuttavia tentai la fortuna cambiando le carte in tavola.. 

«E se io preferissi stare con il ragazzo sbagliato, se non volessi nessuna stabilità o redenzione cosa mi diresti? Se ti dicessi che ho voglia di bruciarmi, che sono abbastanza grande per decidere per me stessa faresti ancora il testardo?» lo guardai dritta negli occhi con una tale intensità da portarlo a distogliere lo sguardo.

Lo avevo spiazzato, lo avevo sorpreso, di nuovo allo stesso modo della mia dichiarazione nella stanza d'hotel a Roma; solo una cosa mutò da quel giorno: da quell'ospedale non sarebbe potuto fuggire.

«Fa' come ti pare, tanto.. Prima o poi ti stancherai», si mostrò arrendevole e già sicuro di come sarebbero andate le cose.

«Staremo a vedere!» ostentai un sorriso sincero. Anch'io ero serena, sapevo già che non avrei mai potuto dimenticarlo o allontanarlo totalmente da me. 

Dietro quella piccola frase, durante quella mattinata in ospedale, celai mille promesse. La prima e la più importante fu quella di non lasciarlo mai cadere, tentare di salvarlo stringendogli la mano, provando a sconfiggere i suoi demoni insieme. Probabilmente gli sarei stata accanto come più che amica, conoscente o chissà quale altro aggettivo, probabilmente mai come sua ragazza perché quel posto spettava ad un'altra, ma io ci sarei stata ugualmente. Infondo a cosa serviva etichettare un rapporto? Agli occhi degli altri saremmo potuti essere classificati come due estranei in eterno, non m'interessava, bastava solo che lui restasse al mio fianco, che mi guardasse per sempre con quella luce negli occhi, che mi sussurrasse piccoli complimenti, che mi stringesse e mi rendesse sua. Mi bastava quello, averlo per sempre affianco. 

Avremmo bisticciato un'infinità di volte, avremmo avuto una miriade di problemi, gli avrei detto ancora illimitate volte addio, ma non l'avrei mai fatto per davvero. Perché l'ultimo tentativo con lui sarebbe sempre stato il penultimo. 

***

Avevamo pranzato con dei panini comprati e offerti gentilmente da Castiel al bar affianco all'ospedale, mentre ancora nessuno si attentava a comunicarci qualcosa in più sulle condizioni di Adelaide. Furono strazianti quelle ore di attesa. Tentammo di occuparle con i nostri bisticci, con vari discorsi ma il pensiero di entrambi -sebbene non lo dicessimo apertamente- era rivolto a quella povera donna sventurata. Erano passate quattro ore dal suo ultimo sorriso, dal nostro ultimo saluto e pregai, pregai veramente tanto, come non avevo mai fatto in vita mia, affinché Adelaide si salvasse. Sarebbe potuto accadere di tutto e di più in un intervento così lungo ma cercai di essere positiva. 


Da: Teresa

Verrò presto a trovarti, tesoro. Non vedo l'ora di abbracciarti!


Fu la risposta di mia madre e sorrisi appena lessi. L'avevo ricevuta qualche ora prima, ma con tutto il trambusto accaduto avevo dimenticato di controllare il cellulare dopo averlo sentito vibrare un paio di volte. C'era un altro messaggio sullo schermo, ma da parte di Rosalya.


Da: RosalHulk 

Fammi sapere appena hai novità di Adelaide. Non sono preoccupata per Castiel, che sia chiaro. Solo per te e Ady. E... a proposito: NON AZZARDARTI A CEDERE AL FASCINO DI MR. POMODORO SCADUTO, NON MERITA IL TUO PERDONO!!!

Miki:

Ancora non abbiamo novità, ti farò sapere. 

E... Per quanto riguarda l'altra faccenda è troppo tardi. 

RosalHulk:

COSA DIAMINE VUOL DIRE è TROPPO TARDI?!?

Ho sequestrato il cane della preside per farti cambiare di banco, NON GETTARE I MIEI SFORZI NEL CESSO! MICAELA ROSSI alias MISS CAROTINA BALLO DI NATALE, non cedere a lui. E' in un momento delicato, quando passeranno questi giorni tornerà a farti soffrire. 

Miki:

Smettila di usare le lettere maiuscole per mettermi paura. Non funziona con me. 

Cos'è questa storia di Kiki, il cane della preside? Perché io non ne sapevo niente?!

RosalHulk:

Non provare a cambiare discorso. NON FUNZIONA CON ME!

Miki:

Ne riparleremo, ora devo scappare. Bacini

RosalHulk:

MICAELA MISS CAROTINA BALLO DI NATALE ROSSI, TORNA SUBITO QUI, NON ABBIAMO FINITO DI PARLARE!

Se non rispondi subito sarò costretta a prendere a padellate anche te!

Ti conviene iniziare a scappare già da ora!!!

 

Sapevo volesse farmi ridere, sollevandomi il morale, ovviamente aveva detto tutto affettuosamente. Sebbene Castiel non gli stesse realmente simpatico ero al corrente che tifasse per lui, ma preferiva non ammetterlo. Non sapevo nulla sulla storia del rapimento di Kiki, avrei chiesto spiegazioni dopo esser rientrata a scuola. Quella ragazza era incredibile.

Fui distolta dai miei pensieri da un medico che si diresse verso di noi, era lo stesso dottore che qualche ora prima ci aveva informati di come stesse proseguendo l'intervento di Adelaide. 

«Signor Black, sono lieto d'informarla che l'intervento è riuscito perfettamente. Abbiamo avuto delle complicanze per via della grandezza del tumore, ma Adelaide starà bene..»

«Dov'è, posso vederla?» chiese Castiel impazientemente ma tirando un sospiro di sollievo per quella notizia. Sospirai insieme a lui.

«Purtroppo dovrà esser tenuta sotto osservazione per qualche giorno, adesso è stata spostata nella camera di terapia intensiva e non può in alcun modo ricevere visite. Le conviene rientrare a casa e tornare domani per avere nuove informazioni relative al trattamento post-operatorio che dovrà affrontare. In caso di necessità durante la notte la contatteremo noi stessi, stia tranquillo. Adelaide è in buone mani, ci saranno un'infermiera ed un medico anestesista completamente a sua disposizione per tutta la durata della sua permanenza qui. Ha solo bisogno di riposo e tranquillità».

«Lo spero per voi..» mormorò pensieroso e per nulla convinto della risposta del dottore. Anche in quei casi fuoriuscì la sua mancanza di fiducia nei confronti di chiunque.

Jean Richard, il dottore che ci aveva tenuti aggiornati per tutte quelle ore, lasciò cadere il discorso, non rispose a quella provocazione di Castiel; se ne andò lasciandoci qualche dubbio ma nello stesso tempo sollevati per quel responso. 

Adelaide si era salvata. Aveva superato l'operazione di asportazione del tumore. Avrei tanto voluto saltare dalla gioia, ma per non esser considerata pazza o una bambina evitai di farlo. Le mie preghiere erano state accolte, fortunatamente. Certo, avendo avuto un tumore sarebbe dovuta restare costantemente sotto osservazione, ma era viva e quel particolare era sufficiente per essere felici. 

Nonostante mi fossi trattenuta dal saltellare per tutta la clinica, non potei evitare di correre -letteralmente- verso Castiel e stringerlo forte tra le braccia. In quella stretta racchiusi tutte le emozioni provate in quella giornata così intensa. Sollievo, forza, stanchezza, amore, affetto, gratitudine. 

E tremai... Morii e rinacqui. Lo strinsi a me come se fosse l'ultima volta, come se potesse sfuggirmi da un momento all'altro.

Forse lo avevo già perdonato per esser stato così indiscreto a leggere il mio diario, forse... Come sempre non esisteva nessuna certezza tra noi. 

«Be' hai sentito i medici, no? Possiamo andare a casa» parlò pianissimo mentre sciolse l'abbraccio. Perché?! Sarei potuta restare anche una vita intera tra le sue braccia.

«Sì certo, giusto.. Allora a domani. Ciao Castiel!» mi voltai incamminandomi impacciatamente verso l'uscita senza attendere un suo saluto, ero un po' risentita di come mi avesse liquidata. Non sapevo mai come comportarmi in quei momenti con lui, non sapevo se fosse azzardato un bacio sulla guancia, una pacca sulla spalla; non sapevo se fosse insufficiente un cenno di saluto con la mano. 

«Aspetta Miki...» mi corse incontro e quando mi raggiunse parlò «Ti va di restare con me?»

«C-come?! In che senso?» balbettai voltandomi per fissare lo sguardo sul suo volto e poi gettai le parole a raffica una dietro l'altra. Non mi aspettavo quel cambio di rotta, pensavo non ne potesse più di avermi intorno, che si fosse stancato di me. 

«Stanotte. Da me, da te.. non fa differenza», lo scrutai sbigottita come se avesse tre teste. E quella richiesta da dove usciva fuori? Tutte quelle dimostrazioni da parte sua in un giorno nuocevano gravemente alla salute. Ero incredula. 

«Oh... B-be', e-ecco io.. N-non credo sia il caso p-per..» non fui capace neanche di terminare la frase, m'impappinai. Maledizione. Sembrava mi mancasse qualche rotella; un attimo prima ero stata una leonessa e l'attimo dopo mi ero trasformata in una misera pecorella smarrita. Patetica!

«Questo non doveva essere il momento in cui la protagonista accetta e i due piccioncini tornano a casa e scopano come conigli?!» sollevò un angolo di bocca fiero della battuta appena fatta, mentre io mi limitai a fissarlo sbigottita. «Nei libri o nei film è sempre così!» sollevò le spalle, grazie alla sua ultima affermazione capii finalmente cosa intendeva. Leggeva o guardava film d'amore? Avrei volentieri dovuto indagare su quel particolare.

«Nei libri e nei film da quattro soldi probabilmente sì... Ma io non accetterò nessun invito da parte tua, non faremo niente che abbia a che fare con i conigli. Tornerò a casa mia ed io e te ci vedremo domani. Buonanot-» ovviamente non mi permise di concludere il discorso ché da grande scostumato qual era m'interruppe..

«Non per forza bisogna scopare come conigli. Si può anche fare come i cani o i gatti, come preferisci», era palese il suo burlare. Mi fece addirittura ridere quel suo essere così disinibitamente scherzoso. 

«Castiel, smettila. Adesso scappo per davvero.. Buon-» fermò nuovamente il mio saluto. Alzai gli occhi al cielo per l'irritazione. Di quel passo avremmo finito per trascorrere la notte sulla soglia di quella porta d'ospedale.

«Ok, ok» sollevò le mani in alto come per farmi capire di aver terminato con le battute. Oh finalmente! «Non ruberò la tua purezza, Ariel. Stavo solo scherzando, non te l'ho chiesto con secondi fini ma solo perché mi andava di chiedertelo. Sì, ecco... mi farebbe piacere, insomma..» si portò una mano dietro la nuca. Non potevo credere ai miei occhi. Castiel Black era in difficoltà, imbarazzato. Quella scena non l'avrei più dimenticata per il resto dei miei giorni.

«Resta con me, Miki!» persi un battito.. Okay forse più di uno, ma dettagli. 

Con quell'esclamazione non mi stava chiedendo di passare del tempo con lui, mi stava chiedendo di più. Lo capii io, lo sapeva lui. Mi sarei dovuta fidare? O avrebbe continuato a lasciarmi precipitare al suolo dopo avermi procurato le ali per volare?

«E Debrah? I tuoi discorsi di prima sulla redenzione e sulla tua instabilità cerebrale, dove li metti?», incredibile ma vero. Castiel Black mi stava praticamente implorando di passare la notte con lui ed io tentennavo come l'imbecille che ero. Ma la sua ambiguità andava chiarita una volta ogni tanto ed io ero stufa di assecondarlo senza comprendere prima le sue motivazioni.

«Ma perché tutti questi dilemmi mentali? Quando sei con me devi dimenticarti di ogni logica. Viviamo l'attimo, Miki. La vita è una, e fin quando cercherai di dare risposta a tutti i tuoi dubbi, sarà già finita.» lo fissai imbambolata per quanto fu affascinante sentirgli pronunciare quelle frasi degne di un filosofo. 

E quelle parole da dove uscivano fuori? Pareva essere due persone contemporaneamente quando si mostrava a me così profondamente. Negli ultimi giorni aveva tirato fuori parti di lui mai viste prima e di cui nessuno reputai conoscesse; in realtà neanche immaginavo potesse ragionare così bene. Mi stava dimostrando di non essere superficiale o spocchioso come dava a vedere al mondo. Castiel Black era anche capace d'indurre a riflettere, di stupire per il suo modo di pensare. Quante sfaccettature nascondeva ancora quel ragazzo incasinato?

 

***

Dopo mezz'ora dalla nostra disputa mi trovavo sul divano del salotto di casa Black ad ammirare il braccio teso e muscoloso di Castiel mentre reggeva il telefono in mano accanto all'orecchio e ordinava due pizze. Era ora di cena e nessuno dei due aveva intenzione di cucinare dopo quella giornata così intensa. A nessuno dei due era balenata prima l'idea di acquistare qualcosa lungo il tragitto dall'ospedale a casa Black, così aveva rimediato lui appena arrivati. 

"In caso ve lo foste chieste: sì aveva vinto lui. Avevo ceduto al suo fascino e a quella sua insolita voglia di chiacchierare apertamente."

Era insolita per noi quella situazione, come d'altronde ogni cosa accaduta nell'ultimo periodo, ma sembrava quasi che dopo la vacanza a Roma nessuno dei due riuscisse più a stare lontano dall'altro per più di dodici ore di seguito, forse passava anche meno tempo e in un modo o nell'altro uno di noi ricercava la scusante per stare insieme. Non che mi lamentassi, ma dovevo ancora abituarmici. 

«Ed eccoci qui» disse dopo aver chiuso la chiamata e dopo essersi accomodato sul divano sguaiatamente. Si lasciò cadere a peso morto talmente tanto da farmi saltare per qualche millimetro dal tessuto. «Mettiti comoda» m'invitò a levarmi le scarpe, ma io non lo feci. Mi vergognavo profondamente, dovevo assuefarmi a quel gradino in più aggiunto al nostro rapporto e necessitavo di tempo. «Okay, allora faccio io...» lascio la frase in sospeso e si avvicinò a me senza farmi capire le sue intenzioni. 

Si sporse abbassandosi accanto alle caviglie e con due mosse mi tolse le scarpe e poi con una mano trascinò i piedi sul divano, portando a voltarmi anche con il busto. Si sedette nuovamente guidando i miei piedi sulle sue gambe e facendomi immancabilmente avvampare. Quella posizione era davvero troppo intima per due che avrebbero dovuto evitare persino di rivolgersi la parola, per due come noi che si ferivano continuamente, per due come noi che il destino continuava a dividere. Eppure noi sembravamo essere più testardi di lui.. del destino. Più lui ci allontanava e più noi ci avvicinavamo. 

Parve leggermi nel pensiero, mi guardò con un espressione maliziosa e soddisfatta mentre l'angolo della sua bocca si sollevò. 

Più sorrideva in quel modo esclusivo tipico di lui e più m'innamoravo, che bel guaio. 

«Debrah ti ha fatto vedere entrambi i video?» m'irrigidii per quel mutamento brutale di espressione che ebbe e per il discorso spinoso che inevitabilmente prima o poi avremmo dovuto fare. Quel momento era appena giunto.

«Sì» appena appena si udì la mia risposta.

«Okay be'.. Mi spiace, non dev'esser stato un bel vedere. Nonostante ciò credo sia arrivato il momento di spiegarti come sono andate realmente le cose», si leccò il labbro inferiore e guardò dritto davanti a sé come se stesse rievocando quei periodi. Non potei evitare di pensare quando fosse bello, in ogni suo movimento «Io e Debrah ci riprendevamo con la telecamera durante i nostri amplessi, non sempre, ma capitava. Lei ovviamente ne era a conoscenza..» prima di proseguire si voltò un attimo per guardarmi, per vedere la mia reazione. Si accorse del mio irrigidimento, del velo di dolore che meccanicamente poteva esser letto nei miei occhi. 

 L'ansia si fece sentire sin da subito. Mi sentii quasi soffocare. «Lo fai ancora con tutte? Intendo, riprendervi mentre...» deglutii rumorosamente senza avere il coraggio di terminare la frase. 

«No!» quasi urlò come se si fosse appena scottato, «è capitato sempre e solo con lei. Non mi è rimasta la voglia di rifarlo dopo tutto il casino successo. Comunque.. quando lei mi ha lasciato, come ti avranno già riferito, ho litigato anche con il mio ex migliore amico. Pensavo e penso tutt'ora che siano stati a letto insieme. Inoltre lei mi ha mentito per tutto il tempo, stava con tanti uomini e ragazzi mentre la sera veniva a scopare con me. Nathaniel sapeva tutto e me lo ha rivelato solo un mese dopo la sua partenza. Che stronzo che è stato! Mi sono sentito tradito in tutti i sensi, capisci? Lo reputavo un fratello e lei la donna della mia vita. Ho perso entrambi in un colpo solo, a causa delle loro menzogne. Questi fatti ed altri mi hanno spinto ad assumere droghe, prima leggere poi pesanti. La vita mi stava scivolando dalle mani senza che me ne accorgessi..» non riuscii a sbirciare nei suoi occhi perché non mi guardavano, ma dal suo tono di voce notai rassegnazione e solo un briciolo di rabbia nascosta.

Finalmente -dopo cinque mesi- venni a conoscenza del motivo del litigio tra lui e Nathaniel. Avevo sin da sempre immaginato che ci fosse lo zampino di Debrah, ci avrei scommesso. Castiel non era da biasimare, ma nonostante ciò non credetti al fatto che il biondo fosse stato con Debrah in quel senso. Nathaniel non aveva mai avuto un rapporto completo con nessuna donna, o aveva mentito per tutto quel tempo perché una delle sue donne se non l'unica era stata Debrah, magari nello stesso periodo in cui stava insieme a Castiel? Per un attimo tentennai anch'io sulla sua lealtà e compresi a pieno il motivo della fissazione di Castiel -dopo quell'accaduto- sul voler sapere necessariamente la verità in ogni tipo di ambito anche se amara. 

«Salvai quei famosi video sul cellulare e li feci vedere a chiunque conoscesse Debrah. Non lo feci solamente per ripicca, ma anche per giustificarmi.. Per inculcare nella testa degli altri quanto mi ero sentito tradito, quanto fosse troia, ma ovviamente nessuno si è immedesimato in me. Hanno solo pensato di andare a spifferare tutto a Debrah che appena ha saputo, ha subito pensato un modo per vendicarsi, stronza com'è non poteva non farlo ed io ovviamente da rincretinito totale sono caduto nella sua trappola. In quel periodo passavo tutto il tempo a casa, da solo, a bere e drogarmi. Non vado fiero di ciò che ho fatto, ma ormai non si può tornare indietro, no?! Avevo allontanato tutti, solo Lysandre cercava di starmi accanto nonostante tutto, ma io ovviamente non mi feci aiutare neanche da lui. Un giorno mi vennero a suonare dei ragazzini -degli scout mi pare che erano- volevano rifilarmi dei biscotti, me li presi ma al posto dei soldi gli diedi loro un po' di erba da fumare. Gli avevo aperto la porta incazzato e con uno spinello in bocca, dall'odore capirono subito di cosa si trattasse e me ne chiesero un po' perché non avevano abbastanza risparmi per comprarne, credetti fossero dei fumatori assidui.. So che sembra assurda come cosa, ma è andata sul serio in questo modo.. diciamo che io pensavo di aver fatto loro un favore, di aver fatto un'opera di bene. Non mi è mai girato per la testa di diventare uno spacciatore. Quel pomeriggio non sapevo in alcun modo di essere ripreso da uno smartphone nascosto nei vestiti di uno di loro, ma soprattutto non sapevo che quei ragazzini fossero d'accordo con Debrah. Da grande stronza dopo aver avuto altre prove ancora più schiaccianti del video girato insieme a lei, ha aspettato il momento giusto per ricattarmi, per vendicarsi dell'umiliazione arrecatole, e direi che l'ha trovato perfettamente. Il resto della storia lo conosci..» solamente alla fine del racconto riuscì a guardarmi negli occhi. Quanto era bello, Dio! 

Mi aveva appena rivelato una delle sue più grandi sconfitte subite dalla vita, dall'amore. Lo aveva fatto in un momento totalmente inaspettato, ma Castiel era anche quello. Prendere o lasciare. Era una sorpresa continua, e a me piacevano da morire gli eventi imprevedibili. A me piaceva da morire lui. Conservai quel momento come uno dei più importanti in assoluto della nostra storia. 

Gli ingranaggi del cervello andarono a mille dopo aver recepito tutti i dettagli di quella storia. Mi torturai il labbro inferiore con le mani, pensierosa e dopo qualche minuto di silenzio pensai di aver trovato la soluzione almeno per un problema. «Quei ragazzi... Loro sono stati mandati da Debrah?» gli chiesi con fin troppo entusiasmo. Avevo avuto un'idea geniale. 

«Sì e ovviamente li ha pagati, credo.» corrucciò la fronte concentrato intento a capire il motivo di quella mia domanda.

«Potrebbero confermare la tua versione dei fatti? Li riconosceresti se li vedessi nuovamente?» sapevo di aver assunto le sembianze di Peggy, ma dovevo essere sicura prima di proporre il mio piano. Saltai dal divano facendo spaventare anche Castiel, risi per la sua espressione buffa. Mi posizionai all'in piedi di fronte a lui pronta ad iniziare la successiva guerra, ma quella volta avrei avuto il rosso come alleato, non come avversario.

«Credo di sì.. Boh non lo so, forse no. Ero totalmente sballato in quel periodo e conta che adesso saranno cambiati, cresciuti. Sono passati due anni e-» interruppi il flusso delle sue parole con i miei saltelli e battiti di mani. Ero di un'ingegnosità mostruosa, modestia a parte.

«Proviamoci lo stesso. Okay.. Hai detto fossero scout, no? Ci recheremo presso la sede dell'associazione e chiederemo la lista di tutti i nomi dell'anno in cui è accaduto tutto. C'è un gruppo scout per ogni quartiere, non dovrebbe essere difficile trovarli. Se negli archivi non sono presenti le loro foto, li ricercheremo su internet, su Facebook, ovunque. Dopo averli trovati ci recheremo a casa loro e li convinceremo a registrare un video, un audio, comunque una testimonianza da poter usare contro quell'arpia. Quando gliela mostreremo lei dovrà per forza ritirare le sue accuse. Sì, baciami il culo Debrah!» finii con il gettarmi da sola una pacca sul sedere e ridacchiare come una citrulla, Castiel mi seguì. Non mi giudicò, semplicemente rise con me. 

Sapevo di aver cantato vittoria sin troppo presto, che sicuramente ci sarebbero stati degli imprevisti, ma perlomeno grazie alla confessione di Castiel da quella sera avrei avuto una strada da seguire utile per la risoluzione di quel ricatto. Mentre per la pubblicità con Rabanne, be'.. Con lui sarebbe stato più complicato, ma avrei risolto anche quella.

«Calma Sherlock, dimentichi la cosa più importante..» accennò un sorriso ed io mi sciolsi. Accadeva sempre così. «Io non so se ricorderò le loro facce..»

«Ma sì che le ricorderai.. Dopo averli visti, per forza qualcuno di quegli scout ti evocherà inevitabilmente qualche ricordo. Fidati di me!» la risolsi in quel modo. Avevo delle sensazioni positive a riguardo. 

 

***

Dopo aver mangiato la pizza giunta a casa fumante, Castiel mi propose di salire in camera sua, non obiettai lo seguii semplicemente in silenzio. L'energie mi si erano scaricate dopo quella giornata e quell'entusiasmo avuto mezz'ora prima. 

«Tieni» dopo aver aperto un armadio nella sua stanza, mi porse una coperta pesante ed un cuscino, li afferrai guardandolo interdetta. «Puoi usarli per coprirti, al piano di sotto la notte è freddo.» divenne apatico, come se fossi una sua semplice conoscente.

«Dovrei dormire sul divano?» gli chiesi quasi incredula.

«Preferisci dormire per terra? Fa' pure. Se ti piacciono le cose dure..» ghignò per il doppio senso.

Mi ero persa qualche passaggio evidentemente, perché non riuscii a stargli dietro. Apatico e giocoso non erano sinonimi eppure lui in una frase riusciva ad essere in un modo e nell'altra mutava completamente. 

«Castiel, sai cosa volevo dire..» lo ammonii quasi dal tono di voce utilizzato. 

«Cosa?! Vorresti dormire con me forse, ma provi troppa vergogna per chiedermelo esplicitamente?!» sollevò le sopracciglia in contemporanea ad un mezzo sorriso. 

Sbuffai «Lascia perdere Castiel, buonanotte!» mi volsi verso la porta e scesi precipitosamente le scale. Aveva la capacità d'infastidirmi con una sola battuta. 

In realtà non sapevo neanch'io cosa pretendessi da quella nottata. Volevo mantenere le distanze da lui, no? Avevo proposto di aiutarlo ancora una volta per evitare di farlo finire in prigione, avevo accolto con estrema gioia le sue dichiarazioni, ma ciò non voleva dire che lo avessi perdonato. Io ero ancora molto, moltissimo irata con lui per aver sbirciato nel mio passato senza permesso, vero? E allora perché me ne stavo ancora lì infastidita a pretendere che mi stringesse tra le sue braccia per tutta la notte? A volte ero più contraddittoria di lui, mi aveva contagiata. 

Perché allora in ospedale mi aveva chiesto di restare se poi aveva intenzione di concludere la serata in quel modo? Non si era scomodato neanche a prestarmi qualche maglia o qualche pantaloncino, nei libri che leggevo sempre anche il protagonista più scorbutico si premurava di far dormire la ragazza comodamente. Scostumato di un pomodoro!

Mi picchiai sulla fronte per quanto ero diventata una stupida illusa e mi accoccolai sul divano del salotto tra le coperte. Era capiente, avrebbe potuto benissimo contenere due persone. Dopotutto forse l'indomani non mi sarei svegliata col mal di schiena, almeno un lato positivo ci sarebbe stato. 

«Avrei voluto che mi chiedessi di restare», la sua voce mascolina e sensuale all'orecchio per un attimo mi fece sussultare. Era tornato. Il muscolo cardiaco aumentò di dieci battiti. 

«A cuccia, pomodoro!» mi mostrai infastidita sebbene dentro di me stessi facendo le capriole per quella sua entrata imprevista.

Ma lui non si fece intimorire dal mio tono di voce, anzi superò il divano e si piegò all'altezza del mio viso. Era buio ma la luce lieve del camino ancora emetteva qualche fiamma e mi permise d'intravederlo. Si avvicinò sempre di più, mi diede un piccolo e delicato bacio sulla guancia, all'angolo della bocca. Smisi di respirare. Le farfalle si librarono nel mio stomaco a causa di un semplice suo avvicinamento. 

Si issò da terra, si posizionò su di me -sul divano- con tutto il suo corpo; reggendosi con i gomiti sollevò la coperta e se la portò fin sopra la testa finendo per coprire totalmente entrambi. A quel punto vidi tutto buio. Il suo respiro affannato mi riscaldò il viso e mi travolse col suo profumo inebriante alla menta. Che odore buono. 

Poi poggiò le labbra sulle mie, senza avvertire rischiando di provocarmi un arresto cardiaco. Staccai completamente la spina e mi feci travolgere dalla sua passione. Portai le mani tra i suoi capelli e glieli accarezzai mentre la sua lingua si fece spazio nella mia bocca. Chiusi gli occhi, sognai l'impossibile. E mi baciò mentre il mondo coi suoi mille problemi restò fuori. Nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento. 

Sfregò la parte inferiore del corpo contro la mia intimità, allontanò la bocca dal mio volto e soffrii subito la perdita del contatto, ma prima che potessi mugolare un richiamo percepii quelle labbra perfette posarsi sul collo e poi sulla gola. La sua pelle era calda, i suoi respiri affannosi un mix mortale per me. 

Dopodiché si sdraiò su un fianco, di lato a me e si fece spazio sotto il maglione per sfiorarmi il petto. Scostò il reggiseno e con le dita fredde mi pizzicò i capezzoli provocandomi una scarica lungo tutto il corpo. Istintivamente inarcai la schiena. Cosa stava accadendo? Stavo sognando o era tutto vero? A giudicare dalle sensazioni però valutai che fosse tutto terribilmente reale. 

Lasciò il maglione sollevato tra il collo e il petto e con la punta delle dita scese dal collo, allo spazio tra i due seni fino al bordo degli jeans. Senza attendere ancora, li sbottonò ed io m'issai per aiutarlo a farli calare fin sotto le gambe. Ero come stregata, ammaliata totalmente del suo tocco leggero, in balia dei suoi gesti. Era completamente buio e mi maledii per non aver potuto ammirare l'espressione assunta da Castiel in quel momento così speciale per me.

Per qualche secondo indugiò sull'orlo delle mutandine, mi carezzò tutta la parte che andava da un fianco all'altro, in attesa di ricevere una mia conferma. Apprezzai quell'indecisione, voleva che fossi totalmente convinta di ciò che stava. Di risposta poggiai la mano sulla sua e l'accompagnai sin dentro i miei slip. Le parole non servivano, sarebbero state superflue, un di più. 

Mi avrebbe provocato dolore? Mi sarebbe piaciuto? Tanti dubbi mi assalirono, ma mai come quel momento ero convinta di voler andare oltre.

Incominciò a muovere le dita intorno alla mia intimità ed il mio cervello andò ufficialmente in tilt, il mio corpo in combustione. Avrei avuto bisogno di un estintore. 

«Non hai mai fatto neanche questo con qualcun altro?» inspirò tra i denti. La sua voce risultò essere più roca del solito, ricoperta dal desiderio. Cavolo quanto era sensuale.

«N-no», ansimai. 

«Cazzo questo rende tutto ancora più eccitante, neanche immagini quanto..» e si avventò sulle mie labbra dando inizio ad un bacio passionale, sembrava quasi mi volesse mangiare la bocca. 

In quel bacio racchiuse desiderio, eccitazione, possessione. Non mi aveva mai baciata con così tanta foga. E quella novità, quella voglia percepita mi fece fuoriuscire dei gemiti dovuti anche alla sua mano che non smise di muoversi neanche un attimo sulla mia intimità.  Su e giù. Su e giù. Ero incapace di emettere pensieri connessi tra loro. Era troppo forte il piacere che cresceva ogni istante di più. Ci sapeva fare, come avevo sempre immaginato. 

La sua erezione premeva sulla mia coscia, la sentivo sebbene ci fossero due strati di tessuto a separarci. Quell'aspetto crebbe la mia frenesia. Quando poi mordicchiò il lobo del mio orecchio, scendendo sino al collo e finendo sulla clavicola, decretò la mia fine. Percepii una forte scossa partire dal basso ventre, arrivare alla punta dei piedi e propagarsi per tutta la schiena. Ansimai ed emisi dei gemiti più rumorosi dei precedenti. In quell'istante raggiunsi l'apice del piacere per la prima volta nella mia vita, incredula, frastornata, sorpresa. Quanta potenza racchiusa in un solo attimo.

Provai un po' di vergogna, ma la scacciai sin da subito per il frastornamento di ciò che era appena accaduto. Perché era accaduto realmente, vero? Mi voltai verso Castiel e notai fosse già intento a fissarmi con un sorrisetto malizioso tra i denti. Si stava mordicchiando il labbro tentando di non ridere per la felicità. Era felice, come lo ero io, lo sapevo. Lo percepii nell'aria, nell'elettricità costante tra i nostri corpi.

«Che c'è?» mi venne spontaneo chiedergli nonostante già sapessi.

«Dovrei deluderti più volte se poi questo è il risultato», ghignò riferendosi a quello che avevo scoperto solamente il giorno prima. 

Con lui non c'era il tempo di provare disagio o imbarazzo, si ripartiva subito all'attacco.

«Non azzardarti proprio a deludermi nuovamente, altrimenti non ti rivolgerò mai più la parola!» lo guardai di sbieco imbronciata anche se probabilmente non mi vide.

«Sai tu come so anch'io che non ci riusciresti mai a resistermi.. Sono troppo attraente!» sghignazzò ed io lo seguii. Umile, il ragazzo.

Quella sera ancor prima di baciarmi sapeva che non l'avrei fermato, mi lesse il pensiero attraverso i gesti. E aveva intuito bene. Non seppi perché glielo lasciai fare proprio dopo aver scoperto della sua menzogna, ma l'aspetto affascinante di quel genere di fatti era proprio quello: l'essere inaspettati. Capitavano e basta, senza una motivazione o giustificazione. 

«Ehm, comunque..» finsi un colpo di tosse imbarazzata «Vuoi che io.. ecco sì, vuoi che io ricambia? Hai capito cosa, no?!» avvampai. Non ero per nulla disinibita come facevo credere a scuola e poi.. in quell'ambito ero totalmente inesperta, alle prime armi, una frana in piena regola. 

«Sai di cosa ho voglia ora? Di una bella dormita. Rivestiti Ariel, altrimenti prendi freddo.»

Lo avevano per caso rapito gli alieni un giorno prima senza che io lo sapessi? No, perché proprio non si spiegava cosa fosse scattato nel cervello di Castiel da un giorno a quella parte. Incredibile ma vero, si era preoccupato per me. Sapeva quanto fossi impacciata e che in realtà non ero poi così tanto convinta di ricambiare il favore e aveva trovato una scusa banale per non farmi sentire in colpa. 

Mi rivestii in silenzio senza scoprirmi e quando finii, mi accoccolai al suo petto, lui poggiò una mano dietro la schiena per stringermi meglio. Quella notte provai sulla pelle, per la prima volta, cosa significasse il termine casa. 

Casa, il posto sicuro dove potersi rifugiare.

Casa, il luogo famigliare dove poter essere se stessi senza sentirsi giudicati.

Casa, l'ambiente caldo e confortante.

Casa, Castiel e le sue braccia. 

«Buonanotte Ariel» bisbigliò dolcemente, come non lo credevo capace. 

«Buonanotte Mr. Pomodoro!»


 

CASTIEL

Quando mi assicurai dormisse, quando il suo respiro divenne regolare, ne approfittai per ammirarla al buio. Le accarezzai le guance tonde e poi passai ai capelli ramati. 

Era rilassante, un gesto che non mi ero mai concesso. 

«Stringi le mie mani per stanotte.. per tutte le altre notti». 

L'implorai nel buio della notte mentre lei era incosciente. Sapevo di essere un codardo, ma solo quando non mi osservava con quegli occhi scuri come la pece ero completamente a mio agio. Quando invece mi scrutava con quello sguardo vispo e indagatore, era capace addirittura di perforare la mia anima. Non sapevo come ci riuscisse, ma conosceva più cose di me di quanto le avessi mai rivelato. Era una strega, una sirenaEra Ariel. Incantava anche solo con un gesto, leggeva la mente. Come un veleno mortale entrava sotto pelle e s'infiltrava talmente in profondità da lasciarti senza via di scampo. Ed io ero già senza via di scampo. Poteva apparire come un difetto, ma a me tutti quegli aspetti stavano iniziando a piacere sul serio.

«Potrei anche iniziare a pensare di avere di nuovo un cuore grazie a te.. Potrei anche iniziare ad abituarmi al profumo di vaniglia dei tuoi capelli. Ma fa' attenzione perché in quel caso non ti libereresti più di me.. Buonanotte piccola Miki!»

 

 

 

 

-

 

 




🎄N.A.🎄

(DA LEGGERE OBBLIGATORIAMENTE CANTICCHIANDO)

Jingle bells, jingle bells 

Jingle all the way,

Oh what fun it is to ride

In a one-horse open sleigh, oh!

Bene, bene. Sono abbastanza elettrizzata per questo capitolo, si nota? Sarà la magia del Natale xD 

Ne sono successe davvero tante e direi che nel rapporto dei nostri MikiStiel si è aggiunto finalmente un altro mattone bello grosso. 

Spero che la mia sorpresa sia stata piacevole, volevo lasciarvi con un bel capitolo prima delle feste, senza tristezza o dilemmi per una volta. 

Ed è accaduto qualcosa di piccante ehm ehm😏. Non so neanche come io abbia fatto a descrivere questo momento, erano anni che non scrivevo di questo genere di accadimenti. Spero di non esser stata volgare😎. 

Castiel ha ammesso di provare qualcosa per Miki, ve lo aspettavate? Io no, ecco ahah.

Finalmente abbiamo scoperto cosa è accaduto dietro a quei famosi video che Debrah ha mostrato a Miki, cosa ne pensate a riguardo? Castiel non è mai stato uno spacciatore, almeno una cosa positiva ahah. 

Pensate che l'idea di Miki sugli scout sia sensata e fattibile? Vedremo cosa combinerà. Quando si mette in testa una cosa non la ferma nessuno, eh?!

ADELAIDE è SALVA, PER ORA. Come ben sapete una malattia come il tumore è difficile da mandare via. Nel prossimo capitolo ne scopriremo di più a riguardo.

E niente, è arrivato il momento di salutarvi. 

Vi auguro un Felice e Sereno Natale🎄🎁🎅🏻

Abbuffatevi che alla dieta ci ripensiamo a Gennaio🤰🏼 

Tanta felicità e tanto amore💖

Ci sentiamo per Capodanno💥

BYE, BYE

Da 

Blue🦋 versione Babba Natale🎅🏻!

  
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