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Autore: la_pazza_di_fantasy    23/12/2018    1 recensioni
La città di Luxor e quella di Ombrax sono sempre state rivali e da molti secoli condividono una specie di pace.. ma cosa accadrebbe se nella città di Luxor si insediassero persone poco propense alla pace? E cosa farebbe Ombrax?
Nove ragazzi, 5 di Luxor e 4 di Ombrax non sanno ancora che toccherà a loro risolvere la situazione e riportare la vera pace.
----prima storia che pubblico, vorrei molto volentieri che chi leggesse questa storia lasciasse anche un commento così che io possa migliorare-----
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gustav cercava di fare il meno rumore possibile mentre raggiungeva la sua camera. Doveva assolutamente prendere altri coltelli visto che i suoi li aveva usati per ammazzare le guardie reali che lo avevano visto arrivare. Sapeva di aver fatto una cazzata a lasciare li i coltelli, ma voleva evitare di incontrare altre guardie. E poi poteva essere stato chiunque degli EDA. Non avrebbero sospettato subito di lui. Era arrivato alla sua camera senza intoppi e aprì la porta con tranquillità, ma suo padre era li dentro e lo guardava con aria truce.
-dov’eri finito?- gli chiese una volta che Gustav chiuse la porta alle sue spalle.
-in giro-
-alle 4 di notte? Sono qui da più di cinque ore. Dov’eri?- chiese di nuovo l’uomo avvicinandosi al ragazzo. -dove sono i tuoi coltelli?- gli chiese poi notando la sacca vuota.
-non li avevo con me- mentì il ragazzo, ma se ne pentì subito.
-certo e io sono il re di Luxor. Che fine hanno fatto i coltelli?- Gustav stava valutando l’idea di uccidere il padre prima di dargli la lettera, ma aveva fatto una promessa ad Elias e aveva intenzione di mantenerla.
-piantati nel corpo delle guardie all’entrata di Luxor- si arrese il ragazzo. Erik lo guardò sgranando gli occhi.
-vieni da Ombrax?-
-probabile-
-che ci facevi li?- Gustav porse la lettere della principessa Annabel al padre che la prese titubante e l’aprì per poi iniziare a leggerla. Passarono cinque minuti nei quali Gustav tremava. Non sarebbe riuscito a raggiungere il comodino, che si trovava dietro l’uomo, e prendere i coltelli prima che Erik stesso lo uccidesse. Era pronto alla sua fine.
-Gustav tu sai cosa c’è scritto in questa lettera?- gli chiese l’uomo una volta finito di leggerla.
-a grandi linee si- disse tremando il ragazzo. Erik se ne accorse.
-che hai?-
-niente, se devi uccidermi fallo!- disse il ragazzo togliendosi la maschera e abbassando il capo sconfitto, la treccia gli ricadde sulla spalla destra.
-perché dovrei ucciderti?- chiese Erik confuso alle parole del figlio, del suo unico figlio.
-perché so cose che non dovrei sapere e sono un potenziale pericolo- Gustav iniziò a tremare. Perché suo padre non lo uccideva subito? Sentì e dei passi e vide l’ombra di suo padre avvicinarsi piano. Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito quando sentì le braccia del padre intorno a se. Lo stava abbracciando? Alzò gli occhi in quelli del padre che erano identici ai suoi. Anche Erik si era tolto la maschera e la cicatrice rossa spiccava molto sulla sua carnagione chiara.
-non mi azzarderei mai ad uccidere il mio unico figlio. Potrei anche non essere un padre presente, sono molto severo con te perché non voglio che qualcuno sappia chi sei, ma mai, mai ti ucciderei. Mettitelo bene in testa.- disse l’uomo stringendo ancora di più Gustav che fece scivolare un’unica lacrima.
-mi dispiace- disse il ragazzo a bassa voce.
-non hai niente di cui scusarti. C’è un solo problema, mi servi qui e non posso mandarti ad Ombrax per dire che accetto, come facciamo?- chiese l’uomo staccandosi dall’abbraccio.
-si tratterebbe solo di qualche ora. Posso farlo tranquillamente e poi tornare qui- disse Gustav.
-no, sarebbe troppo rischioso visto che sono state uccise tre guardie. Dobbiamo trovare un altro modo-
-papà starò attento!-
-NON VOGLIO PERDERTI GUSTAV!- gridò Erik in direzione del figlio. Rimasero in silenzio per un po’ mentre Erik faceva avanti e indietro per la stanza cercando una soluzione e Gustav si era seduto sul letto leggendo bene la lettera. Un gatto li distolse dal loro silenzio. Era nero come la pece e li guardava con gli occhi gialli che esprimevano curiosità. Gustav ed Erik si guardarono confusi per poi rivolgere di nuovo lo sguardo al gatto.
-questo gatto mi ha seguito da Ombrax- disse dopo un po’ Gustav ricordandosi del gatto che aveva visto una volta uscito dalla stanza dove si trovavano tutti.
-Dammi un pezzo di carta- disse Erik.
-sei pazzo? E se viene intercettato?- chiese Gustav alzandosi lo stesso e porgendo carta e inchiostro al padre.
-scriverò solo “quando volete voi” così nessuno sospetterà niente- disse l’uomo scrivendo quelle parole per poi arrotolare il fogliettino e chiuderlo con un nastrino verde che poi mise intorno al gatto. Il gatto li guardò ancora un po’ e poi se ne andò dalla finestra come era arrivato.
-funzionerà?-
-spero di si. Ora riposati che fra qualche ora mi dovrai aiutare per preparare tutto- disse Erik baciando Gustav sulla testa per poi uscire dalla stanza lasciando da solo il ragazzo.
 
 
Era passato un mese e tutto era pronto. Gli EDA erano tutti d’accordo sull’attacco alla città ed Erik aveva rivelato la vera identità di Gustav sorprendendo il ragazzo stesso. Molti all’inizio l’avevano guardato male, ma era riuscito a farsi strada lo stesso e adesso era il braccio destro del padre. Non avrebbe mai immaginato qualcosa del genere. Il gatto era ritornato la mattina stessa con un grazie scritto con la stessa scrittura della principessa Annabel che aveva confermato la riuscita dell’idea di Erik. Il gatto però non ei era più mosso ed era rimasto con Gustav. Seguiva il ragazzo biondo come se fosse la sua Ombra e Gustav o adorava. Gli aveva dato anche un nome: Skià.
Nessuno aveva chiesto delle tre guardie uccise all’ingresso e Gustav pensava ci fosse sotto lo zampino di suo padre, ma aveva preferito non chiedere.
Gustav si trovava su uno degli alberi più alti di Luxor. Avevano stabilito dei turni per controllare quando sarebbero arrivati i due eserciti e in quel momento era il turno del biondo che guardava speranzoso l’orizzonte. Caroline era diventata irrequieta e non faceva altro che uccidere chiunque non gli andasse a genio. Non in maniera esplicita, ovvio, ma gli incidenti nei quali erano coinvolte le persone che odiava capitavano sempre quando cercavano di metterle i bastoni fra le ruote. Ormai tutta Luxor non sopportava più Caroline. Solo l’esercito reale le era fedele e fino a quando avrebbe avuto loro dalla sua parte tutta Luxor non poteva fare niente. Non da sola ovviamente.
Gustav chiuse un attimo gli occhi per sentire il vento che in quel momento stava soffiando. Gli piaceva stare li sopra. Si sentiva invincibile. Quando aprì gli occhi per poco non si sorprese di vedere un puntino nero all’orizzonte. SI alzò in piedi sul tronco per vedere meglio. Il piccolo puntino nero si muoveva velocemente verso di loro. Sarebbe stato a Luxor in tre, quattro minuti. Gustav sorrise, si erano mossi. Scese velocemente dall’albero cercando di non cadere nel mentre. Una volta sul ramo più basso iniziò a saltare da un albero all’altro fino a raggiungere la base degli EDA. Suo padre era all’entrata e stava discutendo con una guardia reale che sembrava scocciata. Gustav li guardò preoccupato e si avvicinò con cautela. Erik alzò lo guardò e si accorse di lui e lo guardò curioso. Gustav mosse solo le labbra sperando che il padre lo capisse. Erik sorrise in direzione del figlio e poi puntò di nuovo lo sguardo verso la guardia reale e in un movimento fulmineo lo sgozzò lasciandolo agonizzante a terra.
-cosa voleva?- chiese Gustav entrando dentro insieme al padre per raggiungere la campana da suolare per avvisare gli altri.
-si lamentava del fatto che ci sono troppi EDA in giro per la città- disse l’uomo sorridendo. Gustav sorrise a sua volta.
Fu proprio Gustav a tirare la corda e quindi a suonare la campana. Il suono si propagò in tutta Luxor proprio mentre i guerrieri di Ombrax entravano nella città. Avevano ricevuto l’ordine di uccidere solo le guardie reali, e così fecero. Nessun cittadino fu toccato. Gustav individuò Fred tra la folla e lo raggiunse. Non indossava la divisa degli EDA, ma dei semplici vestiti scuri.
-come mai con armi normali?- gli chiese Gustav alludendo all’arco che aveva in mano il ragazzo.
-perché non ho i poteri come mia sorella e il mio ragazzo- rispose ridendo Fred felice di vedere Gustav ancora vivo. Erano pronti per combattere insieme un’altra volta.  Tutti i ragazzi erano divisi nei diversi gruppi che avevano invaso la città. Ma non c’era solo Ombrax, da est erano arrivati altri guerrieri con scintillanti armature argentate che aiutavano i combattenti. Antlis era arrivato, o meglio ritornato.
 
 
Durante l’infuriare della guerra un gruppo di quattro ragazzi era arrivato senza problemi al castello e ora si trovava nella sala centrale con all’interno solo Caroline. Le guardie erano tutte morte.
-tu eri morto- la voce di Caroline era alta e si propagò in tutta a sala. Le sue parole erano rivolte ad Elias.
-no, non sei mai riuscita ad uccidermi, ne me ne mia sorella.- furono le parole del biondo.
-non vincerete- furono le parole flebili di Caroline.
-invece si. Tutto questo è durato per troppo tempo- disse Ezekiel ghignando e stringendo la mano a Camille che era al suo fianco. Fu proprio il gemello più grande a chiudere gli occhi per primo, seguito da Camille, Ginevra e infine Elias. Non avevano paura di Caroline, era disarmata e non sarebbe riuscita ad ucciderli. Intorno ai quattro ragazzi si creò una barriera di energia che andava a crescere sempre di più. La barriera poi si trasformò in una sfera di piccole dimensioni e, quando i quattro ragazzi aprirono gli occhi contemporaneamente, si scagliò su Caroline facendole morire in gola il grido di paura. La donna si era trasformata in una statua di pietra che non avrebbe fatto più male a nessuno.
-è finita?- chiese Ginevra stanca per tutto quel dispendio di energie.
-si, finalmente e finita- disse Camille con le lacrime agli occhi prima di baciare con passione Ezekiel.
Era tutto finito. La dinastia degli Zoyon che aveva portato solo distruzione era finalmente finita. Elias si avvicinò con passo sicuro alla statua di Caroline con una delle sue spade in mano.
-questo è per il nonno- disse colpendo una parte della statua con la spada. Si sgretolò da una parte. Questo è per la mamma- disse prima di calare di nuovo la spada sulla statua. Anche questa volta si sgretolò solo una parte. -e questo è per Ronald e tutte le persone che avete fatto soffrire- disse il ragazzo roteando la spada e decapitando la statua di pietra. E in quel preciso istante si disintegrò completamente lasciando solo la polvere.
-Adesso è veramente finita-

 
   
 
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