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Autore: Amily Ross    23/12/2018    4 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 24: Amici e nemici… anche fuori dal campo

 

Gli ottavi di finale procedono, le partite si susseguono giorno dopo giorno, dimostrando la bravura dei vari campioni, mentre inevitabilmente la cerchia si stringe: la Grecia batte la Danimarca per 3-0; l’Italia passa per 2-0 contro l’Uruguay; il Giappone vince 2-0 sulla Nigeria; il Brasile batte l’Argentina per 2-1; mentre l’America vince 2-0 conto la Serbia e il Belgio segna un goal alla Svizzera, dimostrandosi una sorpresa; dunque la rosa dei quarti è pronta.

Mosca: mercoledì 4 luglio, 2018 Paulaner Bräuhaus Olympic,[1] h. 20:00

Come di consueto, ogni quattro anni, il Kaiser festeggia il suo compleanno nel bel mezzo dei mondiali e quest’anno festeggia in Russia il suo ventunesimo; quest’anno non sarà solo il compleanno a essere festeggiato, ma anche la sua più grande vittoria: la sconfitta della malattia che ha stravolto la vita a lui e ai suoi cari. Non sarà una grande festa, ma una semplice serata in bella compagnia: con tutta la famiglia, Grace, Benji, Hermann, Fanny e Derek ed Eva.

Karl guarda l’insegna del locale e sorride leggendone il nome e si volta a guardare i suoi genitori. «Avete scelto un locale a caso?» chiede ancora con un sorriso, sua madre ricambia il sorriso e lo guarda con occhi che brillano di gioia: dopo lo spavento che si è presa alla partita contro la Francia è felice di vedere suo figlio di nuovo in piedi e in forma – sebbene dovrà stare fuori dai campi una settimana – sta bene, e per lei è questa la cosa più importante; Thomas alza le spalle e ride. «Volevamo mangiare qualcosa di tedesco, così abbiamo cercato su internet dei locali…» risponde guardando la cognata, che ricambia lo sguardo e stringe il nipote. «Appena ho letto il nome mi è venuto in mente il nostro Paulaner’s, che per noi è come se fosse casa, quindi non ci ho pensato due volte.» risponde Marika, stringendolo più forte. «Buon compleanno, tesoro mio.» gli sussurra all’orecchio, baciandolo dolcemente sulla guancia. «Grazie, zia. Non potevi scegliere posto migliore, non sarà il nostro, ma sarà un po’ come sentirsi a casa.» risponde Karl ricambiando la stretta e il bacio.

«Mi piace!» esulta Derek, guardando il locale con un sorriso. «Anche a me, sarà un po’ come essere al nostro, però questa volta non saremo noi a stare dietro al bancone a spillare birre o servire ai tavoli.» sorride Eva, stringendo il fidanzato e baciandolo in guancia. «Entriamo?» propone nonno Joseph, che – assieme alla moglie Angelika – non entra in un pub da secoli. «Entriamo!» conferma il gruppo, avviandosi allegramente all’interno. «Posso prendere una birra anche io?» chiede Marie Käte, che non è mai stata in un pub in vita sua, saltellando felice, facendo ridere tutti quanti. «Vedremo, signorina.» le risponde la madre, dandole un buffetto sulla guancia.

«Dai, Bea, lascia che la prenda ormai è una signorina.» sorride Thomas, che per la sua Prinzessin farebbe di tutto – nei limiti del possibile – per renderla felice. «Veramente è ancora una zwerg,[2] quindi al massimo prenderà l’analcolica, che non è detto abbiano, quindi dovrà accontentarsi della Coca-Cola.» la prende in giro Karl, facendo ridere gli amici; la ragazzina gonfia le guance e lo guarda male. «Tu alla mia età già bevevi birra, uscivi la sera e so anche quello che combinavi… quindi stai zitto, Karl Heinz, non ti conviene metterti contro di me e poi io ho papà dalla mia.» risponde Marie Käte, sapendo di aver vinto, approfittando del fatto che i genitori si sono allontanati per chiedere del tavolo prenotato.

Karl sbarra gli occhi e la guarda allibito. «Beh… non penso sia affar tuo quello che facevo alla tua età, in ogni caso io uscivo perché mamma e papà sapevano che andavo al Paulaner’s e uscivo anche già prima dei sedici anni perché c’erano lo zio Bernd e Marika con noi.» le risponde gelido. «Allora portami con te quando uscirai, così mamma e papà non avranno nulla da ridere sul fatto che sono piccola. Altrimenti dirò loro quello che hai combinato alla visita d’istruzione del terzo anno di liceo…[3]» risponde la piccola Schneider, con un angelico sorriso, al quale sa benissimo, suo fratello non sa resistere. «Sei una peste, Marie Käte, va bene la prossima volta ti porterò con me.» capitola Karl sospirando e raggiungendo il tavolo, in cui gli altri hanno già preso posto.

«Grazie, fratellone, ti voglio bene.» dice lei, stringendosi al suo fianco, lui la guarda ridendo e ricambia. «Anche io te ne voglio, lo sai, però se me l’avresti chiesto ti avrei portata con me anche prima, senza bisogno di ricorrere a mezzi litigi. E poi se è quello che penso, è meglio non si sappia in giro, avevo sedici anni ed è stata una cazzata adolescenziale…» dice baciandola sulla fronte. Marie Käte ride, annuendo e, uscendogli la lingua, corre a sedersi accanto al padre. Karl ride e si siede accanto a Grace, mentre un cameriere arriva per prendere le ordinazioni.

Grace sorride felice, bacia le labbra del fidanzato, che prontamente ricambia, poi beve un sorso di birra e inizia a ridere e scherzare con Marika, Fanny e Marie Käte – che ha ottenuto la sua birra – mentre nonno Joseph osserva la distilleria situata nella parte superiore del locale, sorridendo e pensando che tra due mesi per lui sarà tempo di vendemmia;[4] anche Derek ed Eva osservano il locale affascinati, il loro non ha la distilleria all’interno, ma è bello egualmente; Thomas e Beatrix mangiano e osservano i loro meravigliosi figli con un sorriso. «Ce l’hai qui?» sussurra Benji all’orecchio di Karl che posa il boccale e annuisce, sfiorandosi la tasca dei jeans. «Potresti darglielo adesso…» aggiunge Hermann guardando i due amici. «No, lo farò dopo la finale, a prescindere se sarà una vittoria o una sconfitta, sarà comunque una nuova pagina della mia vita.» risponde il Kaiser deciso, riprendendo a mangiare.

La serata continua in allegria, e anche se non è stata una grandissima festa, senza regali, Karl è felice di aver potuto festeggiare il suo compleanno assieme alle persone che ama – e che lo amano – in fondo non è importante organizzare una festa memorabile, ma anche una semplice serata, purché sia con le persone giuste e, nessuno è meglio della propria famiglia, della fidanzata e degli amici fraterni – compagni di vita.

***

Il venerdì 6 e il sabato 7  luglio riprendono le partite, dando inizio ai quarti di finale: il Giappone stravince sulla Grecia per 3-0, autori dei goal Lenders, Callaghan ed Everett; l’Italia riesce a battere l’Inghilterra per 1-0, grazie a un goal del suo capitano Salvatore Gentile; la Germania – priva Schneider e Kaltz – riesce con grande fatica a battere il Brasile di Santana per 2-1 con il goal partita all’ultimo secondo del recupero; mentre l’America perde 1-2 contro il Belgio.

Mosca: lunedì 9 luglio, Vatutinki Hotel and Health Complex, piscina, h. 10:30

«Sei sicura di non voler andare a vedere l’allenamento della Germania? Più tardi Freddy ci vuole tutte in campo, quindi non potrai andar a vedere Karl in palestra.» dice Fanny a Grace, mentre camminano per raggiungere la piscina. «No, voglio rilassarmi un po’, ho bisogno di staccare un po’ la spina dal calcio. Lo so che il mister più tardi ci vuole tutte a bordo campo, ma penso mi darà il permesso di fare un salto in palestra se glielo chiederò.» risponde Grace con un sorriso. «Va bene.» sorride Fanny, svoltando un angolo, per poi trovarsi di fronte l’edificio della piscina coperta, ma fermandosi. «Chi sono quei due?» chiede all’amica, notando due ragazzi, seduti al bar esterno, che le fissano.

Grace alza lo sguardo ambra sui due e li fissa con la bocca aperta. «Il capitano e il portiere dell’Italia: Salvatore Gentile e Dario Belli.[5]» risponde deglutendo a vuoto, mentre i due le raggiungono a grandi falcate. «Buongiorno, belle signorine.» le saluta Salvatore con un sorriso irriverente e antipatico. «Non mi sembra di avervi mai viste… siete qui in vacanza? O forse siete nuove managers della Germania o del Giappone?» esordisce Dario, dando manforte al compagno. “Ma farvi un pacco di cazzi vostri, no? Non vi conosco, ma mi state già antipatici a pelle.” pensa Fanny sbuffando, guardando l’amica, che è rimasta in silenzio a fissare i due ragazzi. «Non credo siano affari vostri, ma sono un persona educata, quindi vi risponderò comunque.» risponde Fanny, guardando entrambi dritti negli occhi.

«Siamo entrambe managers del Giappone, ma allo stesso tempo anche dell’Amburgo, dato che viviamo in Germania. Contenti?» continua, senza abbassare lo sguardo. «Adesso se volete scusarci, stavamo andando in piscina, non siamo interessate a nessun belloccio.» risponde ancora, tirando Grace, che trema lievemente – non sa perché, ma non le sono mai piaciuti questi due. «Ma quanta fretta…» ride Salvatore sbarrando loro la strada, mentre Dario ripassa mentalmente le managers nipponiche, ricordando Amy, Jenny e Patty, poi quelle due bruttine con degli orribili codini e una sesta con degli occhiali – anch’essa bruttina. «Dunque siete nuove nello staff, ricordo tutte le ragazze di ogni nazionale, ma non ricordo di voi…» dice parandosi accanto al compagno. «Dunque ci sono le tre fidanzate, poi altre due con delle orride codine… e ne ricorda un’altra con degli occhiali degni di mia nonna, ma non ricordo affatto di due belle ragazze come voi.» continua, fissando intensamente entrambe.

Grace deglutisce ancora e fa un passo indietro. «Ero io quella con gli occhiali, adesso non li metto più…» sussurra con la voce che trema, offesa, da come il ragazzo l’abbia descritta. Belli la guarda con un ghigno divertito, annuendo e sorridendo, poi si volta verso l’altra. «E tu?» le chiede. «Non credo ti riguardi, ti ho già detto di non essere interessata a bellocci e nemmeno la mia amica lo è. Adesso sparite e lasciateci in pace.» risponde Fanny, ricambiando lo sguardo del ragazzo senza timori. «Che caratterino…» sussurra Dario con voce suadente, facendo schioccare la lingua sul palato. «Oh… adesso mi ricordo di te, tu sei Grace, la seconda manager della squadra di Philip Callaghan. Stai decisamente molto meglio senza quegli occhiali…» sorride Salvatore, avvicinandosi a carezzando la guancia a una imbambolata Grace. «E tu non vuoi dirmi come ti chiami, bambolina?» chiede Dario a Fanny.

«No! Sai, mamma e papà quando ero piccola mi hanno insegnato a non parlare con gli sconosciuti e a non accettare caramelle, diventando grande ho imparato che quegli sconosciuti erano persone sgradite e le caramelle complimenti non graditi. Potrai essere un bel ragazzo, con gli occhi azzurri e i capelli biondi, ma non hai nessun effetto su di me. Non sei affatto il mio tipo, non mi interessi.» risponde acidamente Fanny, guardando Grace con la coda dell’occhio, che fissa Salvatore pietrificata. «Io… anche tu non mi interessi.» gli dice guardandolo spaventata, mentre lui le sorride e le afferra una ciocca di capelli, girandosela sull’indice.

Dario non le risponde, ma sorride, invaghito da questa bella ragazza e dal suo caratterino, mentre ella guarda l’amica rossa di rabbia. «Ti dispiacerebbe togliere quella zampa dai capelli della mia amica? Non ho affatto paura di voi, so benissimo difendermi da sola e ti conviene farlo immediatamente se non vuoi che ti trinci la mano.» dice a Salvatore, mentre nota Dario avvicinarsi e gli serra il polso. «Che caratterino, hai proprio ragione, Dario.» ghigna Gentile, togliendo la mano dai capelli di Grace, che si nasconde dietro  Fanny. Belli ghigna ancora, ignorando il suo polso sinistro serrato dalla mano della ragazza, la guarda negli occhi, leccandosi le labbra e, bloccandole la testa con la mano destra, la costringe a un bacio.

«Lasciala stare!» urla Grace, mentre Salvatore le va alle spalle e la stringe, mettendole le mani sul seno e baciandole il collo. «Ma che fai? Lasciami, stronzo!» si dimena Grace, dandogli una gomitata nello stomaco, ottenendo l’effetto contrario, Salvatore la guarda e sorride ancora di più, divertito inizia a leccargli il collo e la spalla. Fanny, che di certo non sta a quel bacio, pesta il piede del portiere con tutta la sua forza e gli morde la lingua, costringendolo a lasciarla immediatamente, per portarsi la mano alla bocca dolorante con la lingua sanguinate. «Dario?» lo chiama Gentile, lasciando Grace, che subito si allontana. «Sto bene.» risponde il portiere, sputando per terra il sangue. «Andiamo, ma voglio provarci ancora con queste due puttanelle.» aggiunge guardando le ragazze, tirando via il compagno.

«Puttanelle lo dici a tua madre e tua sorella, stronzo, questa volta ci hai rimesso solo la lingua, la prossima non mi limiterò a questo: ti farò assaggiare le mie arti marziali.» gli urla dietro Fanny, mentre i due ragazzi si girano a guardarle mandando loro un bacio volante, Fanny li guarda malissimo e gli alza il dito medio, facendoli sorridere. «Andiamo!» dice poi volgendo lo sguardo verde – ora dardeggiante – verso l’amica. Grace annuisce e la segue in piscina. «Sapevo non fossero dei tipi simpatici, Karl e Benji non li hanno mai sopportati, ma non pensavo arrivassero a fare una cosa del genere…» sussurra, entrando in piscina, ancora sotto shock. «Io è la prima volta che li vedo, ma già a pelle ancora prima che iniziassero a provarci, non mi sono piaciuti.» risponde Fanny, varcando la soglia dello spogliatoio per posare le loro cose e cambiarsi.

«Dobbiamo dirlo ai ragazzi o non ci lasceranno in pace. Io li ho minacciati di usare le arti marziali, ma sono un po’ arrugginita, non le pratico più dal terzo anno del liceo.» dice ancora Fanny, mettendosi l’accappatoio sopra il costume. «Lo so, però non voglio coinvolgere Karl… so che appena lo saprà diventerà un pazzo e che non ci penserà due volte a scagliarsi contro Salvatore, ma ho paura che possa farsi male.» risponde Grace, legando l’accappatoio alla vita, iniziando a piangere. «Lo so, nemmeno io voglio che Karl si metta in mezzo e rischi di farsi male, però devi dirglielo, troveremo un modo per non farlo andare contro quello stronzo.» risponde Fanny stringendola a sé. «Anche Benji appena lo saprà andrà su tutte le furie e non ci penserà due volte, e io di certo non lo fermerò… se vedessi una gallina fare la scema con lui anche io le andrei addosso.» continua Fanny, tenendo l’amica tra le braccia, che annuisce concordante. «Però Karl… ha già avuto l’incidente con Napoleon, ho paura che possa farsi ancora male.» piange Grace.

«E noi non lo diremo solo a Benji e Karl, lo diremo anche a Hermann e Philip, sono certa che anche lui ti difenderà con le unghia e con i denti, sei sempre la sua miglior amica.» sorride Fanny asciugandole le lacrime. «Nemmeno io voglio che Karl si metta in mezzo per le tue stesse ragioni, così come non voglio che anche mio cugino lo faccia… se dovesse beccarsi un pugno al petto sarebbe un casino.» continua, facendo annuire ancora l’altra. «Allora tu lo dirai a Benji che le darà a Belli, io a Phil, che se la vedrà con Gentile.» risponde Grace. «Adesso andiamo in piscina, voglio rilassarmi e cancellare le mani di quello sul mio seno.» aggiunge tirando la compagna.

***

Mosca: lunedì 9 luglio, 2018 Vatutinki Hotel and Health Complex, campo di calcio, h. 11:00

Nell’albergo in cui alloggiano la nazionale tedesca, giapponese e italiana la routine trascorre ordinariamente, dopo i quarti di finale sono stati indetti due giorni di pausa prima delle semifinali – e tra un allenamento e un altro – i calciatori possono anche rilassarsi.

Joachim Löw e Thomas Schneider hanno deciso di far svolgere alla squadra una doppia sessione di allenamento, per permettere ai due assenti dei quarti di riprendersi dallo stop forzato; la nazionale tedesca, divisa tra riserve e titolari, si trova ora sul campo da calcio a fare una partita d’allenamento, nessuna delle due formazioni è ancora riuscita a passare in vantaggio, ma gli allenatori notano con piacere quanto tutta la rosa sia in forma e questo è un buon punto a loro vantaggio. Sugli spalti del campo una piccola calca di giornalisti aspetta la pausa per strappare qualche intervista, mentre i fotografi scattano quante più foto possono; e un gruppetto di ragazzi fa il suo ingresso per osservare l’allenamento.

«Se rompono giuro che spacco la faccia a tutti.» sbuffa Benji, notando gli sciacalli, sedendosi con i suoi compagni a osservare la Germania in campo, proprio in quel momento Karl segna il primo goal e un attimo dopo si ritrova i compagni addosso – felici di riavere il proprio capitano in campo. «Non ci pensare nemmeno, Benji, se ti squalificano non potrai giocare.» lo rimprovera bonariamente Holly, sedendosi al suo fianco, mentre Patty gli si siede accanto dalla parte opposta. «Beh… non posso certo biasimarlo, Holly, i giornalisti rompono sempre e immagino che durante la malattia di Schneider, Benji ne ha avuti anche fin troppi da tener a bada.» si unisce Julian, sedendosi con Amy sul gradino sopra il loro. «Proprio così.» conferma il portiere, ricordando quello a cui spaccò il naso in un impeto di rabbia, sorridendo poi al Kaiser che intercetta il suo sguardo.

«Gran bel goal, fratello, ma tanto in finale non riuscirai a segnarmi.» sorride Benji, sceso in campo alla fine del primo tempo, salutando i due allenatori. «Lo vedremo, Price, intanto cerca di non prendere troppi goal da Gentile, perché oltre a non sopportarlo voglio giocare la finale contro di te.» risponde Karl ridendo e punzecchiandolo, ma ammettendo tutta la bravura dell’amico. «Anche io voglio che la finale sia tra noi, Kaiser, e stai certo che non ti regalerò nulla.» sorride Benji, stringendo l’amico, che sorride e poi beve. «Ma le nostre ragazze?» chiede, alzando lo sguardo sugli spalti, vedendo gli altri calciatori del Giappone e solo Amy, Jenny e Patty con loro.

«Sono in giro, le ho incontrate prima di venire, mi hanno detto che andavano in piscina.» risponde Benji, facendo annuire Karl. «Poi di pomeriggio saremo qui per allenarci.» aggiunge. «Capisco. Noi di pomeriggio saremo in palestra, il mister ha deciso di metterci sotto con l’allenamento.» risponde il Kaiser, salutando con la mano il gruppo nipponico sugli spalti, salutando anche il portiere, per poi tornare dai compagni e rientrare in campo per il secondo tempo, mentre Benji ritorna dai compagni a osservare la partita.

***

Mosca: lunedì 9 luglio, 2018 Vatutinki Hotel and Health Complex, hall dell’albergo, h. 15:45

I ragazzi, che hanno saputo quanto accaduto a pranzo, non ci hanno pensato due volte a organizzare una spedizione punitiva: Karl è diventato una iena e ha subito deciso di far nuovo Gentile. «Tu non andrai contro nessuno, penserò io a entrambi.» lo ammonisce Benji, con occhi fiammeggianti. Nessuno deve osare tanto con la sua ragazza e la sua miglior amica. «Benji non me lo puoi impedire. Anche a me hanno toccato la ragazza e la migliore amica.» risponde il Kaiser deciso. «Karl ragiona, Benji la pensa come te, ma non vuole che ti fai male.» tenta Kaltz cercando di farlo ragionare, mentre lui sbuffa e si siede sulla poltroncina della hall. «Allora io me ne starò buono a guardare mentre entrambi gli date la lezione che si meritano.» risponde.

«Ragazzi eccomi!» dice Philip raggiungendoli di corsa con Julian alle costole, che vorrebbe risolvere tutto con diplomazia. «Avete deciso cosa fare?» chiede sedendosi sulla poltroncina accanto a Schneider. «Ci penseremo io ed Hermann.» risponde Benji, mentre si ferma a osservare Julian sedersi e sbuffare. «Anche io vorrei ammazzarli, in fondo si tratta di mia cugina, ma penso che non valga la pena abbassarsi ai loro livelli, penso sia meglio risolvere tutto in modo diplomatico.» dice esponendo il proprio pensiero, mentre anche dai suoi occhi si capisce quanto gli abbia dato fastidio. Se fosse successo alla sua Amy come avrebbe reagito?

Karl incrocia le braccia al petto e osserva i compagni, lui per quanto costretto a non intervenire, non la pensa come Ross. «Anche io sono con voi, Grace è sempre la mia migliore amica.» esordisce Philip. «Non volevo che Julian si unisse alla spedizione, ma Fanny è sua cugina e non ho potuto impedirglielo… tuttavia non condivido il suo discorso diplomatico, sappiamo benissimo che con quei due non servirebbe a nulla.» dice guardando prima il suo migliore amico, che sbuffa e scuote la testa, poi gli altri. «Mi dispiace, Julian, ma sono d’accordo con Philip.» dice Benji. «Anche io.» concorda Hermann. Julian sbuffa ancora, a quanto pare non c’è modo di farli ragionare. «Karl?» lo interpella, sperando che almeno uno possa ragionare e far ragionare gli altri.

Schneider sbuffa e chiude gli occhi. «Mi dispiace, Julian, anche io sono con loro. Conosco quei due meglio di voi, e fidati, la diplomazia non servirebbe a nulla. Fosse per me sarei il primo a riempirli di pugni… e vorrei farlo, dio solo sa quanto mi prudono le mani, ma non posso rischiare di farmi male ancora una volta.» dice sospirando e riaprendo gli occhi. «Va bene, mi arrendo, siete quattro contro uno.» sospira il Principe del Calcio. «Quando andiamo?» chiede volendo metter fine in fretta alla faccenda. «Adesso!» rispondono gli altri quattro in coro, senza pensarci due volte, infischiandosene bellamente che tra dieci minuti hanno allenamento con le rispettive squadre.

«Forse sarebbe meglio dopo gli allenamenti, se dovessimo ritardare...» tenta ancora Julian poco convinto. «No, adesso, se dovessimo ritardare ci inventeremo qualcosa.» risponde Benji, che ormai ha deciso e si alza. «Ma…» tenta ancora Ross. «Ha ragione, ci inventeremo qualcosa, dopo gli allenamenti potremo non avere tempo.» concorda Karl alzandosi, Julian sbuffa e si arrende definitivamente, alzandosi a sua volta, mentre il gruppetto inizia a girare per l’albergo alla ricerca dei due. «Avete idea di dove trovarli?» chiede Julian, che non è d’accordo, ma ormai c’è dentro e non ha intenzione di tirarsi indietro.

«Nessuna!» risponde Benji sconsolato, in fondo potrebbero essere ovunque e l’albergo è grande. «Io stamattina ho sentito per caso che avevano il pomeriggio libero, potrebbero esser usciti, o potrebbero essere in camera.» dice Philip fermandosi in mezzo alla hall. «Allora direi di iniziare dalla loro camera, poi se non ci sono e siamo fortunati e becchiamo qualche loro compagno sapremo dove sono.» aggiunge Karl, guardando tutti con uno scintillio sinistro nello sguardo azzurro, correndo un secondo dopo verso le scale, dritto filato al terzo piano, dove alloggia la squadra italiana.

«Il che significa, che se siamo sfortunati, dobbiamo uscire.» sospira Julian andandogli dietro, seguito dagli altri. «Oh, Ross, piantala! Sembri Holly con le sue paturnie: “non possiamo saltare un allenamento in vista di una partita importante, o se il mister ci becca saranno guai.” Se non vuoi venire va pure al campo, ma una delle due è tua cugina, io al tuo posto sarei incazzato a morte. Cosa avresti fatto se al posto di Grace ci fosse stata Amy?» sbuffa Benji affiancandolo sulle scale a metà del secondo piano. «Beh… non è che tra Fanny o Amy cambi molto, sono lo stesso incazzato, non avrebbero dovuto… oh, ma chi se ne frega dell’allenamento. Andiamo e facciamola finita!» si arrende, facendo sorridere il portiere. «Bravo, cugino, così mi piaci.» sorride Benji, strizzandogli l’occhio, mentre arrivano al piano.

Karl in testa al gruppo, si ferma davanti la camera e bussa, sperando di trovare i due, ma passato qualche secondo nessuno risponde perciò bussa una seconda volta attendendo risposta. «Secondo me non ci sono…» dice Hermann, guardando i compagni. «Che palle! Dovremo cercarli per mezzo albergo.» sbuffa Philip. «Allora diamoci una mossa.» li invita Karl, riprendendo a correre per il corridoio, frenando improvvisamente la sua corsa davanti una porta che si apre. «Tarderri,[6] Marchesi,[7] sapete dove sono Dario e Salvatore?» chiede il Kaiser, riconoscendo un attaccante e un difensore dell’Italia. Manfredi Tarderri lo guarda, osservando anche gli altri e riconoscendo i giapponesi. «Non lo so, avevano detto sarebbero andati a far un giro in città.» risponde. «Perché?» chiede invece il compagno. «Non importa, grazie.» urla Schneider che ha ripreso a correre, seguito dai compari, mentre i due italiani alzano le spalle e scendono in piscina.

***

«Eccoli là i bastardi.» ringhia Benji, frenando la sua corsa, assieme ai compagni, mentre rimangono nascosti a osservare i due che parlano con due ragazze. «Quelle hanno tutta l’aria di essere russe, se dobbiamo farlo non ha senso farlo davanti a quelle povere ragazze.» dice Julian, che non vorrebbe a prescindere, ma ormai non ha altra scelta. «Hai ragione.» sbuffa Philip sfregandosi le mani con rabbia. «Allora aspettiamo qui che le mollano? E se non le mollano?» sbuffa anche Hermann, guardandoli con odio. «Ma anche no, non ho intenzione di aspettare i loro porci comodi.» risponde il Kaiser guardandosi attorno in cerca di idee. «Karl non ci pensare nemmeno, tu non picchierai nessuno.» lo riprende Benji, aspettandosi di tutto. «Io no, ma abbiamo deciso che lo farete tu e Philip, no?» risponde furbescamente il capitano tedesco, prendendo una pietra da terra, dandola a Benji. «Che devo farci?» gli chiede. «Aspetta. Ho bisogno di carta e penna.» risponde infilandosi dentro a un bar.

I quattro, che hanno già capito, aspettano. Karl ritorna con un biglietto in mano e riprende la pietra dalle mani dell’amico, guardandoli un attimo sovrappensiero. «Che ti prende?» chiede Hermann Kaltz guardandolo confuso. «Nulla, mi servirebbe un elastico o qualcosa con cui legare il biglietto.» sbuffa Schneider, ricevendo uno sguardo eloquente dai compagni. Nessuno di loro ha elastici per capelli. «Maledetti italiani.» sbuffa ancora il Kaiser, mettendo sasso e biglietto nella tasca della tuta, staccandosi dal polso una cordicella con i colori del suo paese, che Benji e Kaltz riconoscono all’istante – anche loro ce l’hanno – e per tutti e tre non è solo una semplice cordicella, ma un simbolo della loro amicizia. «Mi pagheranno anche l’averlo dovuto slegare dal polso.» ringhia Karl, legando il biglietto attorno al sasso col braccialetto, tirandolo poi con un preciso calcio colpendo la gamba sinistra di Gentile.

«Aih!» dice Salvatore, chinandosi, notando il sasso e osservandolo, mentre le due ragazze approfittano della provvidenziale distrazione e scappano via di filata. «I colori tedeschi?» chiede estraendo il foglietto e aprendolo, facendo leggere anche l’amico. «Invece di fare i cascamorti con ogni gonnella attraversate e girate l’angolo.» legge Dario, guardando il compagno. «Non è firmato, ma quel braccialetto mi fa subito pensare a Schneider e ai suoi soci e conosco solo un modo per scoprirlo.» ghigna. «Concordo.» ride Salvatore. «Sai? Penso che le due ragazze abbiano spifferato tutto, hanno detto di essere giapponesi, ma di abitare in Germania. Quanto ci scommetti che se la fanno con i tedeschi o con Price?» continua, mentre attraversano e svoltano l’angolo, trovandosi davanti a un vicolo, dove li aspettano i cinque. «Infatti, ci avrei giurato.» sussurra Dario all’orecchio del compare. «Schneider cos’è?» chiede Gentile, tirandogli il sasso con attorno la cordicella, che Karl afferra con la mano destra.

«Perché non me lo dici tu cos’è, maledetto stronzo? Per me puoi provarci con tutte le ragazze che ti pare, tu e tuo compare Belli, ma non con la mia ragazza e con la mia migliore amica.» risponde guardandolo negli occhi. «Oh… e così quelle due appartengono a te? Interessante, qual è la tua ragazza?» chiede Salvatore, avvicinandosi, avendo intuito le intenzioni degli altri, per nulla intimidito. «Grace, che è anche la migliore amica di Benji e Philip, mentre Fanny è la mia migliore amica, nonché fidanzata di Benji e cugina di Julian. Ma fidati che questo è l’ultimo dei vostri problemi.» risponde Karl guardandolo male.

«Hai capito, Salvo? Le ragazze sono proprietà privata. Forse non avremo dovute toccarle…» ghigna Dario, scagliandosi contro Schneider con tutta l’intenzione di dargli un pugno. «Non ci pensare nemmeno, maledetto bastardo. Per quanto Karl vorrebbe prenderti a pugni non lo farà, sarò io a dartele, hai commesso l’errore più grande della tua vita baciando Fanny.» interviene Benji, spingendo il Kaiser, evitando il pugno di Belli e rispondendo con un gancio che lo prende in pieno viso. «Cos’è, Price, vuoi sperare di mettermi fuorigioco così da poter vincere facilmente la partita di domani?» lo provoca il portiere italiano, restituendogli il pugno sullo zigomo. «No, non ho bisogno di nulla del genere, perché sono più forte di te, questa non è una sfida tra portieri, sto solo difendendo ciò che mi appartiene.» risponde Benji, dandogli un calcio allo stomaco, che fa piegare Dario, che non è riuscito a evitarlo.

«Dunque immagino che io mi dovrò battere contro di te, caro Kaiser.» ghigna Salvatore sfregandosi le mani. Karl lo guarda con odio e gli dà un pugno in faccia. «Fosse per me ti lascerei morto a terra, ma non posso permettermi di farmi male dopo quello che è successo, ma Grace proprio non me la dovevi toccare, schifoso bastardo.» risponde, mentre Gentile sorride. «Peccato, mi sarebbe piaciuto picchiarti.» ghigna, spingendolo con violenza. «Sei un maledetto bastardo.» ringhia Hermann afferrando l’amico prima che cada a terra. «Grazie. Sto bene.» sorride Karl, poggiandosi a lui per un lieve capogiro. «Forse hai dimenticato che Grace è anche la mia migliore amica.» si intromette Philip, parandosi davanti a Salvatore, assestandogli un poderoso calcio negli stinchi, facendolo cadere, scagliandosi sopra di lui.

La zuffa tra i quattro ragazzi continua, mentre nasi e labbra iniziano a sanguinare. «Ti ha fatto male?» chiede Julian avvicinandosi a Kaltz e Schneider, guardando l’ora nervosamente. «No, sono tutto intero.» risponde Karl stringendo i denti nel momento in cui Benji riceve un pugno in bocca, che gli spacca il labbro, facendo colare il sangue per terra; il portiere nipponico si è rotto, quindi assesta all’altro un pugno che lo lascia per terra piegato dal dolore, asciugandosi poi la bocca con la manica della felpa. Philip e Salvatore le hanno prese e date in egual modo, entrambi hanno un occhio mezzo nero, Callaghan ha un rivolo di sangue che gli cola dal naso, mentre Gentile il labbro spaccato.

«Ragazzi ci hanno beccati. Amy mi ha mandato un messaggio, dice che nessuna delle squadre ha iniziato l’allenamento e i mister ci stanno aspettando furiosi.» risponde Julian col cellulare in mano, mentre in lontananza si sentono delle sirene – qualcuno deve aver visto la lite e chiamato la polizia. «Via a gambe levate, o siamo tutti fottuti.» urla Karl, fermando i due che ancora se le stanno dando, iniziando a correre a tutta velocità seguito dagli altri. Di certo non è stata una bella idea picchiarsi in pieno pomeriggio per strada, per quanto nascosti in un vicolo, qualcuno prima o dopo li avrebbe visti. Dieci minuti dopo, ansanti per la folle corsa si fermano tutti esausti all’ingresso dell’albergo.

«Cazzo, ce le siamo date di sante ragione. Picchi duro, Callaghan.» sussurra Salvatore, riprendendo fiato. «Se toccano qualcuno a cui voglio bene sì, i miei amici e compagni lo sanno.» risponde Philip guardando Jualin con la mano sinistra sul petto, col respiro affannato. «Non pensavamo fossero le vostra ragazze, quindi ce le siamo meritate le mazzate.» inizia Dario, guardando gli avversari, fermandosi poi su Benji. «Sappi che tra noi due la sfida non è finita, ce la vedremo domani in campo.» gli dice puntandogli contro l’indice. «Non vincerai nemmeno domani, stanne certo e non ti azzardare a ronzare ancora attorno alla mia ragazza o ti lascio davvero morto da qualche parte, anche a costo di finire in galera.» risponde Benji, guardando Julian – che ha ripreso a respirare normalmente – e che gli sorride. Le due fazioni si congedano senza salutarsi e ognuno entra in hotel per i fatti propri, Salvatore e Dario corrono immediatamente in camera loro, mentre gli altri si trovano davanti chi attende le loro spiegazioni.

***

La nazionale tedesca è andata in palestra con Löw, e ha lasciato il suo vice a discutersela con i due; Freddy ha mandato i suoi in campo, sotto la supervisione di Holly, perché tanto ha già deciso che oggi il suo pupillo non si allenerà per punizione. Fanny osserva il viso del fidanzato e si morde le labbra, stringendo la mano di Grace al suo fianco, che sorride nel vedere che il suo ragazzo sembra intero. «Allora, cosa avete da dire a vostra discolpa?» chiede Marshall appena si chiude dietro la porta della sala riunioni, affiancato dall’amico Thomas che, a braccia conserte, osserva i ragazzi, senza distinguere i suoi dagli altri, sono tutti colpevoli allo stesso modo. «Spero tu abbia avuto il buon senso di non metterti in mezzo, signorino.» dice al figlio, prima che qualcuno possa rispondere alla domanda di Freddy.

«No, non sono così idiota, papà, ma quel bastardo di Gentile ha toccato Grace e di certo non potevo andare a complimentarmi con lui.» risponde Karl sinceramente, non nascondendo quello che hanno fatto, tanto sa benissimo che le ragazze gli hanno detto tutto quanto. Thomas sospira, non condivide quello che hanno fatto, ma capisce che sono adolescenti e che gli italiani hanno fatto una cosa che non avrebbero dovuto fare. «Freddy che dici chiudiamo un occhio?» chiede all’amico, che osserva i suoi tre ragazzi con cipiglio furioso. «Ovviamente non potevo sperare che il mio caro pupillo non fosse il primo a mettersi in mezzo, non dimentichiamo tutte le volte che ti sei azzuffato con Lenders o con Warner, ma mi meraviglio di te, Callaghan.» dice Marshall, guardando Thomas e scuotendo il capo. «Voglio sperare che almeno tu, Ross, non ti sia unito ai tuoi compagni…» aggiunge guardando l’altro.

«No, mister. Io, Kaltz e Schneider non abbiamo preso parte alla rissa, anche se avremo voluto. A me e a Karl ce l’hanno vietato dati i nostri problemi, Hermann è rimasto con noi dopo…» inizia Julian guardando gli altri senza sapere come continuare. «Dopo che io ho dato un pugno a Gentile e lui mi ha spinto con violenza facendomi girare la testa, Hermann mi ha sorretto ed è rimasto accanto a me per tutto il tempo.» conclude Karl il discorso lasciato in sospeso. «Proprio così.» confermano Benji e Philip, mentre lo zigomo del primo inizia a diventare livido, così come l’occhio del secondo, mentre il sangue colato dal naso di Callaghan e dal labbro di Price è ormai secco.

Freddy Marshall sospira pesantemente e si poggia al tavolo delle conferenze. «Probabilmente alla vostra età avrei reagito anche io così se degli avversari avrebbero fatto una cosa del genere contro le nostre managers – che siano amiche o fidanzate cambia poco – ma adesso sono dall’altra parte e devo punire il vostro gesto.» dice guardando l’amico che ridacchia. «Oddio, in realtà è anche successa una cosa simile… avevamo circa la loro età, Freddy.» dice Thomas non trattenendosi. «Sì, me lo ricordo benissimo. Io, tu e Kirk contro i francesi.» risponde Marshall, facendo ridacchiare sotto i baffi i ragazzi, che si ricompongono appena si schiarisce la voce. «Tornando a voi cinque!» tuona, guardandoli uno per uno, fermando poi lo sguardo sui suoi tre ragazzi.

I calciatori li guardano e non fiatano, sapevano che il loro gesto avrebbe avuto una conseguenza, ma era necessario, ora però sono pronti ad assumersi le loro responsabilità e accetteranno la punizione – sapendo che entrambi non li metterebbero fuori squadra in semifinale. Freddy e Thomas si guardano, nei loro occhi brilla la scintilla di una vecchia complicità, consolidata in anni di amicizia e gioco di squadra. «La punizione più adatta sarebbe non farvi scendere in campo domani e dopodomani, contro l’Italia e contro il Belgio…» inizia Freddy guardando tutti e cinque, mentre inizia a passeggiare loro davanti a braccia conserte. «Tuttavia siamo alle semifinali, quindi abbiamo bisogno che voi siate in campo a dar manforte alle vostre squadre; già ai quarti noi abbiamo dovuto far a meno di Karl ed Hermann… quindi giocherete tutti e cinque, ma oggi rimarrete a guardare i vostri compagni allenarsi.» conclude Thomas riprendendo il discorso dell’amico.

«Ora filate!» ordina Freddy, trascinando i suoi in campo, afferrando la spalla di Benji. «Ringraziate che nessuno vi abbia beccato.» dice tra i denti, ma in modo che tutti e tre possano sentirlo; Benji gli sorride, però schiocca un’occhiata d’intesa con i  compagni. «Per fortuna nessuno di voi si è fatto seriamente male.» sospira Thomas, scortando i suoi due in palestra. «Non oso immaginare come avrebbe reagito tua madre se ti fossi fatto un’altra volta male, Karl.» continua, stringendo suo figlio. «Allora ringrazia loro, io ero partito con tutte le intenzioni di picchiarlo, ma mi hanno impedito di farlo.» risponde il Kaiser, ricambiando la stretta del padre e sorridendo al suo migliore amico, mentre arrivano in palestra, dove la squadra si allena e Löw li raggiunge. «Non voglio sapere quello che avete combinato, ma sono certo che avete avuto la vostra motivazione.» dice guardando il suo vice annuire e sorridere. «Mi fido di Thomas e sono certo che ha risolto tutto, e immagino anche che avrebbe voluto mettervi fuori squadra dopodomani, ma siete entrambi preziosi e non possiamo rischiare, dunque filate a sedervi per oggi non vi allenerete oltre.»

 

***

 

Angolo dell’Autrice: eccomi qua a distanza di un mese con il nuovo capitolo, come avevo preventivato, è venuto fuori quasi tutto di getto, ma tra un impegno e un altro – le feste in avvicinamento con annessa corsa ai regali – ci ho messo più del dovuto a finirlo, ma almeno sono in tempo e posso godermi il natale senza pensare al capitolo. xD Dunque, ormai avrete capito da un secolo che io e i capitoli corti proprio non andiamo d’accordo, ma non posso farci nulla! Ovviamente, come avevo già anticipato, non mi sono dilungata a descrivere ogni singola partita, ma ho fatto solo quelle importanti liquidando in quattro e quattro otto le altre – giungendo alle semifinali – adesso sono ancora un po’ indecisa sul prossimo capitolo (che spero di pubblicare entro capodanno) sappiate che ormai anche questa storia è giunta agli sgoccioli: se deciderò di scrivere delle semifinali ne usciranno fuori tre, altrimenti due, se scriverò solo la finale e un extra che mi è venuto in mente mentre scrivevo questo. Ok, adesso ho finito, come sempre mi dilungo… ma ormai mi conoscete. ;P detto questo pongo ancora le mie scuse su Gentile e Belli, vi ringrazio come sempre per la costanza con cui mi seguite: chi ha la storia tra ricordate, preferite e seguite, chi recensisce e un grazie speciale alla mia meravigliosa Darling che mi aiuta ogni giorno e sopporta i miei scleri; oltre a questo – ma non meno importante – auguro a tutti voi carissimi lettori un Buon Natale e un bacione immenso, al prossimo capitolo, vostra sempre Amy!

 

 

 

[1] Paulaner Bräuhaus Olympic: mi serviva un locale per festeggiare il compleanno del Kaiser, così ho fatto qualche ricerca sul web dei locali di Mosca e mi è venuto fuori questo tra tanti altri, ovviamente il nome è saltato subito all’occhio e collegandolo al loro locale preferito di Amburgo non ci ho pensato due volte. xD

[2] Nanerottola

[3] Cosa avrà mai combinato il Kaiser in questo fantomatico viaggio? E come fa la dolce sorellina a saperlo, sebbene lei fosse alle scuole medie e non nella stessa scuola del fratello? Lo scoprirete in seguito, in un prequel che ho già in programma di scrivere dopo la fine di questa, non vi anticipo nulla: ma ci sarà anche lo zio Bernd ancora vivo

[4] Yes, proprio la vendemmia, ma non venite a chiedermi il perché, ma nel mio immaginario gli Schneider sono originari di Leverkusen e nonno Joseph ha una vigna che gli lasciò suo padre e suo nonno prima di lui – ovviamente i figli e il nipote non hanno seguito le orme partente – vertendo per il calcio, ma vedremo in futuro cosa farà Thomas quando smetterà di allenare. (vabbè, vi ho detto del prequel, vi dico tutto, in programma c’è anche un sequel a questa)

[5] Gino Hernandez, Gino Buffeti,  Dario Belli: chiamatelo pure come vi pare – a me non me ne frega proprio nulla di lui – sappiate solo che ho deciso per “Dario Belli” perché non lo sopporto manco a pagarmi oro, al contrario adoro Gigi Buffon, al quale è stato palesemente ispirato Buffetti, quindi semplicemente per questo la scelta di usare “Belli” come cognome (ora, come avrete notato, io non sopporto i due italiani e li ho dipinti come due mezzi maniaci che ci provano con tutte le ragazze, Fanny e Grace hanno avuto la sfortuna di incappare in essi; partiamo dal presupposto che me li ricordo poco e nulla dall’anime e col cavolo che mi sorbivo le puntate con loro, mi dispiace per chi al contrario piacciono o se sono decisamente OCC, ma questa è la mia storia e gestisco i personaggi a mio piacimento – mezzi stronzi ci sono – questo lo ricordo, quindi io mi sono solo presa la licenza poetica e ho esagerato un po’ – in ogni caso non voglio che questo dia fastidio a nessuno o urti la sensibilità altrui, siamo tutti adulti, vaccinati e ragionevoli e litigar per questo è controproducente – dunque diamo sfoggio alle licenze poetiche. ^^)

[6] È uno dei calciatori della nazionale italiana, l’ho scovato facendo lo sforzo di vedere spezzoni di partite – in preda alla disperazione

[7] Marchesi mi è stato suggerito da un’amica che ricordava solo il cognome, (grazie infinitamente, MaeWakabayashi ♥) ammesso che sto tizio avesse anche un nome, ovviamente il primo non si chiama Manfredi, ma è una mia invenzione – che per mezza apparizione che fanno – non ci frega nemmeno xD

   
 
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