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Autore: NyxTNeko    24/12/2018    1 recensioni
Roma, 37 d.C.
Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo...fino a quando il potere non entrerà dalla porta della sua piccola bottega di filtri e veleni e le stravolgerà l'esistenza risucchiandola inevitabilmente nel suo vorticoso buco nero.
Locusta, la prima serial killer della storia, fu un personaggio enigmatico, quasi leggendario, di cui si sapeva davvero poco anche ai suoi tempi, una cosa, però, era assolutamente certa: la strega di Nerone non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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"Nec mortem effugere quisquam nec amorem potest"
Sentenze, Publilio Siro

9 gennaio 69 d.C.

Meno di un anno dopo dalla cremazione di quello che verrà considerato come un mostro da porre nel dimenticatoio, il generale Galba salì al trono e, subito, diede l'ordine di giustiziare tutti coloro che avevano collaborato con il precedente imperatore.

Locusta sapeva di avere i giorni contati, perciò, con l’angoscia nel cuore, abbandonò la sua casa sul Palatino, in modo da poter allungare le ricerche su di lei e di rifugiarsi da quella del marito, non molto lontano dal centro cittadino.

Cominciò a cercare Gaudenzio fra le stanze della domus. Guardò di stanza in stanza, finchè non lo vide affacciato ad una finestra, che dava sul lago di fronte alla, assorto nei suoi pensieri - Gaudenzio - disse lei con il fiatone.

- Che ti è successo? Perché sei affaticata?

- Battezzami - rispose lei in preda alla paura - Battezzami - ripeté scuotendolo.

- Ma...ma io no..non ne ho l’autorità, e poi non mi avevi detto di aver perso la fiducia nei tuoi dei? Cosa ti è accaduto?

- Portami da uno dei tuoi sacerdoti, ti prego - le rispose solamente Locusta. Si mise quasi in ginocchio per persuaderlo - Ti prego...

Gaudenzio si inginocchiò e le chiese, per cercare di calmarla e conoscere le sue reali intenzioni - Dimmi prima perché, parlami...

- Perché non ho più molto tempo, Gaudenzio - ammise lei quasi piangendo - E voglio morire senza più rimpianti - aggiunse a testa bassa, trattenendo a stento le altre lacrime che volevano scendere.

- Se hai paura di Galba, non preoccuparti, avremo la protezione di Vespasiano...

- No, nemmeno Vespasiano può salvare me, Gaudenzio - controbattè Locusta a gran voce - Lui non può nulla contro un ordine dell'imperatore...

- Ma potrebbe farlo ragionare e salvarci - poi si girò verso il lago per puntarvi l’indice - Proprio li c’è la nostra ancora di salvezza

- Quella sarà la tua gloria, non la mia Gaudenzio - fece lei sospirando e guardando con ammirazione infinita - Io sono solo un pericolo per Galba, perché so troppe cose che potrebbero danneggiarlo, oltre ad essere un’avvelenatrice

- Sono convinto di quel che dico, perché lì vi sorgerà l’opera più grande che il mondo conoscerà e contribuirà all’immortalità del nome di Roma e dell’impero - prese fiato e continuò - Ed essendo io il suo genitore, se dovrà essere messa al mondo, ci sarà bisogno del mio contributo obbligato. E fra le condizioni, dovrà esserci la tua salvezza. Non morirai...farò di tutto affinché tu non muoia!

La moglie voleva essere gioiosa ed ottimista come lui, ma aveva quel sentore di paura, mista ad angoscia che le diceva che il suo tempo era finito - Questa sarà l'ultima giornata che vivrò, Gaudenzio - emise lapidaria.

Vedendo gli occhi della sua Locusta, rimase a fissarla per poi interrompere il suo silenzio - Allora fuggiremo stanotte stessa da Roma

- No - lo fermò Locusta con uno sguardo glaciale - Per troppo tempo sono scappata dalla morte, ora non posso più, devo affrontare il mio destino, Gaudenzio, il tuo Signore ha affrontato la croce con coraggio ed umiltà, pur essendo un innocente, ora devo sacrificarmi anch'io

- Andremo lontano, anche oltre ai confini dell’impero, preferisco spaccarmi la schiena lavorando la terra e pescando tra i fiumi pur di stare assieme a te, ho già contribuito a rendere grande il nome di Roma, la sola cosa che voglio è poter invecchiare insieme a te, anche nella più umile delle case, che sia anche una casupola in legno, tutto pur di non perderti...

Locusta sentendo quelle parole ebbe un sussulto, il suo pianto silenzioso venne rotto da quel discorso meraviglioso, colmo di amore e pace - Gaudenzio, ti prego - parlò lei tra i singhiozzi - La morte è l'unica cosa che può rendermi libera, ti prego, non puoi forzare il destino - continuò la donna in preda ad un pianto irrefrenabile - Anche io vorrei scappare con te e vivere il resto della mia vita al tuo fianco, ma la morte mi sta già chiamando, perciò se non vuoi battezzarmi tu, lo chiederò direttamente al tuo capo - aggiunse infine tentando di mostrare durezza in quella voce e tono tremolanti.

- L’impero è grande, vivremo in piena campagna dove nessuno potrà trovarci…- concluse accarezzando le sue gracili spalle. Nonostante l'età quasi avanzata per l'epoca, la sua pelle era rimasta dolce e delicata come i petali di un fiore.

Lei si staccò dal suo adorato marito bruscamente e lo guardò con rabbia - Perché non vuoi capire? Perché? - Lo amava tantissimo, ma doveva lasciarlo e questo la faceva star male, tuttavia era pronta ad accettarlo, poiché era l'ultimo grande atto che avrebbe compiuto.

- Perché il Signore ci ha lasciato la possibilità di scegliere, di poter decidere da soli il nostro destino! Se vuoi veramente essere battezzata e credere in lui...allora credi nell’opportunità di poter plasmare da sola le nostre esistenze...

- Ognuno di noi nasce con il destino scritto tra le stelle, Gaudenzio - le disse lei con il tipico tono di chi ormai non aveva più voglia di vivere - La morte di Nerone mi ha dato la conferma, lui era destinato a morire in quel modo, da un pugnale, glielo avevano predetto alla sua nascita

- Se credi a delle assurdità di chi ha fede negli dei, allora non ti serve a nulla essere battezzata… - concluse girandosi nuovamente verso il lago.

Ma Locusta era determinata a fare ciò che si era prefissata e decise di recarsi dalla piccola comunità cristiana, che lui fosse d'accordo o meno. Approfittò della sua distrazione per uscire di casa.

Gaudenzio sospirava triste e affranto. Si girò nuovamente verso l’interno della stanza. Prese dal tavolo una pergamena, la aprì piano piano, i raggi del sole illuminarono i disegni dei progetti di quella che sarebbe divenuta l’arena più grande della storia, sia antica che moderna. Guardava i suoi progetti, spostando poi lo sguardo verso il lago.

Lei invece, cercando di non farsi vedere dalle guardie, si dirigeva verso la periferia della capitale, dove vi erano delle catacombe cristiane, frequentati da quei pochi fedeli che erano sopravvissuti alla persecuzione neroniana. Per loro la sua morte fu una benedizione del Signore: l'Anticristo era stato sconfitto.

A lei, però, tutte quelle loro ideologie, che andavano contro i suoi principi, sembravano importare poco, ciò che le premeva era di poter morire in pace con se stessa, il mondo, oramai, non le interessava più, era stanca di vivere.

Mentre camminava fra le strade, finì con imbattersi, nella sua vecchia bottega, le quattro mura che l’avevano fatta diventare una cittadina romana a tutti gli effetti.

Si fermò a guardarla, con la sua mente pervasa da ricordi che sopraggiunsero, quegli anni che non sembrarono molto lontani - Aulus, Tiberia - sussurrò tra le lacrime - Fra non molto vi raggiungerò, sperando che ci sia anche il mio Nerone con voi - continuò piangendo con il viso nascosto - E staremo insieme, finalmente in pace

Il suo pianto venne interrotto da una voce che conoseva bene e la riconobbe subito - Locusta...cosa ti porta qui?

Lei si asciugò le lacrime con il braccio e si buttò fra le sue braccia - Canius, sei vivo, almeno tu - emise toccando il suo volto quasi incredula.

- Certo, vivo in pace nella mia dignitosa povertà, come ci ha insegnato il Signore…

Nel sentire quelle parole Locusta rimase sorpresa, anche Canius sembrava essersi convertito al Cristianesimo - Anche tu sei un cristiano? - gli chiese un po’ perplessa, poi lo guardò con gli occhi brillanti ed esclamò - Allora puoi aiutarmi!

- Si, lo specchio della mia vita è in Cristo, non in questi miserabili guerrafondai…- fece una piccola pausa per poi domandarle - In che modo?

- Portami dal sacerdote o dal capo delle catacombe, Canius, per favore - le disse quasi in ginocchio - Non ho più molto tempo…

- Cos’è accaduto? E Gaudenzio?

- Non è il momento per spiegarti tutto, Canius, portami da lui e basta - rispose con tono ed aria cupa.

L’uomo la fissò senza capirne le ragioni, infine dopo un forte sospiro - D’accordo, ti ci porterò…

Non appena ricevette il consenso, Locusta si sentì sollevata e si rialzò. Canius riprese dicendo - Su forza andiamo

Quando si accinsero ad incamminarsi, dietro di loro sentirono - Fermatevi - i due si girarono vedendo Gaudenzio alle loro spalle.

- Gaudenzio - sussurrò la moglie

L’uomo si avvicinò a passo lento andando prima ad abbracciare Canius come un fratello, poi si voltò verso la moglie per dirle - Ti porterò io...dall’uomo giusto…anzi...ci andremo tutti e tre insieme, se Canius vorrà…

- Certo che sì - rispose ammiccando Canius - Allora andiamo? - domandò poi. L’architetto si mise in testa al trio per dirigersi verso la periferia della città.

- Sull’Appia vi sono molti ingressi per le catacombe...quello più vicino è a due chilometri da Porta Appia. Li vi è un ingresso, ma dovremo prima sostare vicino ad un magazzino, per salire su uno dei carri destinati al commercio, dovremo nasconderci li per uscire indisturbati

Raggiunto il magazzino, Gaudenzio cercò di capire quale potesse essere uno dei carri pronto alla partenza. Appena lo individuò, fece salire prima Canius, affinchè potesse aiutarlo a sollevare anche la donna.

Subito dopo la partenza del carro, riuscirono a superare senza difficoltà il controllo delle guardie romane che erano alla porta. Non appena Gaudenzio riconobbe in lontananza la zona dell’ingresso, fece un segno silenzioso per scendere. I due obbedirono senza fiatare e fare rumore.

Giunsero finalmente ad un ingresso ben nascosto, lì vi era situata una delle tante sedi del mondo cristiano, dalla quale, la maggior parte dei cittadini romani stava alla larga. Mentre scendevano, udivano le preghiere che i fedeli rivolgevano al loro Signore ed uno di quelli, poi, leggeva dei piccoli brani sulla sua vita.

La donna vedeva le pareti dipinte con sguardo assorto: erano dei bei segni, mosaici ed affreschi, colmi di speranza, ma per lei, sembravano solo una delle tante manifestazioni dell'uomo di voler salvare la propria anima, concedendosi a nuove divinità, deluse dalle precedenti, alle quali avevano creduto fino a poco prima. Il battesimo per lei non era l'inizio di una nuova vita, bensì il suo traguardo.

Mentre camminavano, un giovane si diresse verso il trio - Gaudenzio, sia lodato il Cielo, quanto tempo non ti vedevo - lo abbracciò. 

L’architetto rispose - Anch’io sono felice di vederti Flavio

Locusta li guardò e rimase in silenzio, lo stesso fece Canius.

- Cosa ti porta di nuovo qui fra noi? - domandò curioso

- Son venuto qui...per vedere il nostro ponteficie…voglio...far battezzare mia moglie…

Il ragazzo lo osservò stupito, e in altrettanto modo fece Gaudenzio, mentre la donna si toglieva con delicatezza il velo dalla testa - Sono pronta a ricevere questo dono o sacramento, come lo chiamate voi - effuse lei con un profondo inchino di rispetto.

Qualcuno sentì il dialogo che si stava svolgendo alle loro spalle e cominciò a mormorare con sdegno e disappunto - Quella è la donna pagana che era affianco dell’imperatore!

- E’ Locusta, la dispensatrice di morte!

- Come ha potuto Gaudenzio profanare questo luogo sacro!

Lei si sentì ferita da quelle parole, loro non sapevano quello che aveva vissuto sulla sua pelle e soprattutto l'imperatore, il vero aspetto di Nerone. Ma come aveva sempre fatto, rimase impassibile e rispose - Non era il vostro Signore a dire di accogliere coloro che sono nel peccato?

- Come può una pagana parlare così del nostro Signore - ringhiò uno dei fedeli con odio.

- Mi sono istruita a dovere, anzi è stato mio marito a farmi conoscere il vostro culto - asserì spigliata lei.

- Tacete immediatamente e pentitevi per le parole appena proferite dalle vostre labbra! - Una voce imperiosa ruppe quel momento e non appena venne riconosciuta, tutti quanti s’inchinarono e videro avanzare un uomo vestito in maniera molto semplice: portava una lunga veste fino ai piedi, dalla quale si scorgevano i sandali.

Era piuttosto anziano, dalla lunga barba, ma nonostante l'età, aveva una grande forza d'animo. Locusta si ricordò di quando Nerone le aveva parlato di Pietro “Aveva una volontà di ferro persino mentre stava morendo”. Anch'ella si inchinò con sincera reverenza.

- Lino...costei è una pagana, un avvelenatrice, che fino a poco tempo fa ha seduto accanto a chi ci ha perseguitati, chi ci dice che non sia venuta qui per farci massacrare a tutti - sbraitò furibondo un altro.

Lei guardò quell'uomo e vi lesse tutto il suo immenso dolore; da come parlava sembrava che avesse perso un amico o un'intera famiglia. Restò in silenzio, non avrebbe capito il perché di tale scelta.

- Hai forse dimenticato che Pietro e prima di lui il nostro Signore, ci ha insegnato che dobbiamo amare anche i nostri nemici e far si che il mondo creda? - il fedele abbassò lo sguardo in silenzio senza proferire parola. Si rivolse poi a Gaudenzio per dirgli - Figlio mio...la nostra comunità è pronta ad accogliere la tua sposa

Fu Locusta a prendere la parola - Se ho preso questa scelta, santità, è per essere in pace con me stessa e il mondo - annunciò con la mano sul petto - Ho commesso molti errori in passato ma sono decisa ad espiarli uno ad uno, senza alcun timore, affrontando ogni sofferenza. Ho sempre ritenuto impossibile la pace e l’amore fra tutti gli uomini, ma gli eventi poi mi hanno portato in un’altra strada...

- Vieni sorella...sarai battezzata nel nome di Cristo…

Lei annuì e lo seguì: finalmente avrebbe trovato la forza necessaria per affrontare la sua fine con serenità e pace interiore.

   
 
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