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Autore: Scarlet Jaeger    27/12/2018    3 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18
 
 
 
«Devo dire che ti sei ambientato bene!» disse Galatea, una volta entrata nella piccola casetta in cui Kanon si era stabilizzato dopo essere stato costretto a lasciare il Grande Tempio. Un tempo era la baracca di un boscaiolo, posta nei pressi del Santuario, dove egli teneva gli attrezzi con cui lavorava. Ma l’uomo venne a mancare e il ragazzo si appropriò della struttura, lavorandoci giorno per giorno per renderla vivibile.
Erano passati circa due mesi da quando la ragazza gli aveva fatto visita, e dall’ultima vota l’arredo era notevolmente migliorato. Kanon si era costruito tutto da solo, con la legna che andava a prendere e spaccare insieme ad un gruppo di boscaioli. Per lo meno si teneva in allenamento. Oltre alla paga per poter mangiare, riusciva a guadagnarsi anche il mobilio.
«Più che bene direi…», gli fece una smorfia l’ex Saint di Athena, prendendola per un fianco e attirandola a sé in un bacio appassionato.
«Sei in ritardo!», la rimbeccò una volta staccatosi dalle sue labbra.
«Solo di circa un mese e mezzo…» gli rispose lei, con una vocina ironica. «Mi dispiace, ero in missione con il novizio Gold Saint dell’Acquario». Gli rese noto, ma Kanon fece solo una piccola smorfia.
«Cos’è, sei geloso?» Ridacchiò lei, punzecchiandogli la guancia con il polpastrello.
«Tzè…figuriamoci. A proposito, notizie sulla prossima investitura a Grande Sacerdote? Il vecchio Shion non si è ancora messo da parte?»
Il sorriso sardonico del ragazzo indispettì non poco la Saint, che cercò di sospirare cercando di darsi una calmata. Conosceva i dissapori di Kanon con tutti gli abitanti del Tempio, compreso il suo gemello. E, a proposito di lui…
«E quel burattino di mio fratello? Sempre ligio al dovere per farsi notare?» Chiese, sprezzante come solo lui sapeva essere.
«Sai che non dovresti parlare così…»
Lui fece spallucce, come se la cosa non gli riguardasse. Si mise seduto comodo sul divano, ricavato da alcuni mattoni e un vecchio materasso, e la osservò di sottecchi.
«Perché proprio col Saint dell’Acquario?» le chiese infine, sorridendo sarcasticamente. Lei sbuffò appena, alzando gli occhi al cielo.
«Beh, siamo andati nei freddi regni di Asgard…chi meglio del Saint dell’Acquario e della Corona Boreale potevano svolger quella missione?
Lui storse le labbra.
«Già, non penso mai al fatto che ti sei guadagnata quella Cloth quasi per caso. Non concorrevi per un’altra? In fondo sei stata addestrata al Tempio»
«Sì. La Cloth mi è apparsa in difesa nel combattimento, come ti dissi…», fece spallucce, quasi fosse una cosa normalissima, «potrebbe essere una Cloth speciale, o leggendaria!». Si entusiasmò, ma Kanon non amava parlare di investiture a cavalieri o di armature, non dopo che non era riuscito a vincere la sua. La Gold Cloth dei Gemelli era in possesso del suo perfetto fratello.
«Già…ma non ho voglia di parlare di ciò!»
Fece così cadere il discorso, attirandola di nuovo a sé in un bacio appassionato.

 
°°°°°
 
Kanon era fuori dalla caverna, seduto su un masso e guardava un punto indefinito dell’orizzonte oramai oscuro. Non c’era un granché di paesaggio da ammirare, a parte rocce e desolazione. Nei pressi del vulcano non c’era popolazione, erano gli unici due pazzi ad avventurarsi così vicino al calore. Eppure sembrava non preoccuparsene. Era perso nei suoi pensieri, chissà quanto profondi, quando Elena lo trovò, sedendosi accanto a lui per non rimanere sola all’interno.
«Ciao», lo salutò lei, pensando fosse un gesto di rispetto verso un suo superiore. Non voleva essere tanto reverenziale, ma per lo meno rispettosa sì. Non era forse questo che le aveva insegnato il suo vecchio maestro?
Lui girò leggermente il volto verso di lei, osservandola di sottecchi prima di riposare la sua attenzione all’orizzonte, senza degnarla di una parola.
«Siamo loquaci eh?», sbottò sarcasticamente, beccandosi un’occhiataccia da parte del Saint.
«Non ho nulla da dirti», disse semplicemente lui, senza ovviamente degnarla di un’occhiata.
«Beh, un semplice “ciao” poteva essere un inizio…», sbuffò.
«Non dobbiamo per forza fare conversazione. Come non dobbiamo per forza stare insieme…»
«Non voglio stare sola. Se ho altro da fare o di cui parlare riesco a tenere lontani i pensieri. Non è quello che stai cercando di insegnarmi?»
Mantenne lo sguardo sul profilo dell’uomo, che nella semi oscurità del luogo, rotta solo da un focolare acceso alle porte della caverna, sembrava incredibilmente malinconico. Inoltre sospirò appena.
«Per lo meno l’udito ce l’hai a posto…» disse infine lui, spostandosi leggermente dalla sua posizione per averla nel suo campo visivo.
«Posso farti una domanda?», gli chiese invece lei, dopo qualche secondo di silenzio. Aveva preso coraggio e audacia per affrontare quel discorso. In fondo era curiosa di sapere, anche se non era sicura che lui le avrebbe risposto. Probabilmente sarebbe stato intransigente, esattamente come lo era stato Camus.
«Farla puoi farla, bisogna vedere se ho voglia di risponderti» le rispose, scorbutico come il suo solito.
«D’accordo», gracchiò acidamente, ma non si dette per vinta. Era pronta a giocare tutte le sue carte. In fondo Kanon aveva anche un lato umano, lo aveva visto non molte ore prima.
«Cos’è successo tra te e Camus?»
L’espressione di Kanon si fece da annoiata a incredula. Aveva leggermente sgranato gli occhi, anche se nella semi oscurità del posto, Elena non potette notarlo. In più il suo cuore, generalmente calmo, iniziò a battere all’impazzata.
«Cosa ti fa pensare che tra noi sia successo qualcosa?», gli rispose secco, cercando di far così cadere il discorso. Ma la ragazza era troppo risoluta per lasciar perdere.
«Ho visto come vi guardate, l’astio nei vostri occhi, il tono di voce che usate per parlarvi…Camus non ha voluto parlarne e…»
«E ha fatto bene», concluse seccamente. «Sono cose personali, non hai il diritto di intrometterti»
«Invece ho l’impressione che lo sappia tutto il Tempio…», lo rimbeccò lei, ma lui grugnì di rabbia.
«Non ti serve a nulla saperlo!»
«INVECE Sì!» sbottò infine la novizia, alzandosi di scatto in piedi e parandosi di fronte a lui, sovrastandolo. «Capisci che è la chiave? Devo liberarmi del mio passato, Camus fa parte di questo, il suo essere scontroso con me, il motivo per il quale non può ricamb…» si ritrovò a gridare, ma nel frattempo anche Kanon si era alzato, sovrastando lei con la sua stazza ed osservandola con lo sguardo di fuoco.
«Non mi interessa se ti sei innamorata del Saint dell’Acquario, come non mi interessa di sapere i convenevoli del tuo passato! Devi guardarti avanti accidenti, qualunque fatto increscioso ti sia successo! Un Saint non deve piangersi addosso se vuole diventare un guerriero a difesa del Tempio! Deve lasciarsi scivolare tutto addosso!»
«Scommetto che tu non ti sei pianto addosso quando hai perso il tuo incontro con tuo fratello, quando hai miseramente fallito contro un tuo pari e quando hai perso la Cloth che tanto bramavi, vero?». La voce della ragazza risultò incredibilmente sarcastica e accusatoria, tanto da fare tremare Kanon di rabbia. Si ritrovò a digrignare i denti,stringendo tra i denti il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
«Io ho ritirato il mio colpo per amore. Sono ancora in grado di provare sentimenti. Tu invece? Cosa prova l’uomo che ha cercato di sterminare il mondo intero per i suoi miserabili scopi, solo perché il fratellino gli ha soffiato il posto?», gli rispose lei, con la stessa acidità che aveva ostentato lui. Era come un lupo ferito, che cercava di ferire a sua volta. Ma Kanon non riuscì a trattenersi questa volta; la sua compostezza, la sua superiorità e la sua buona volontà spazzate via dalle parole di una ragazzina.
Si ritrovò a colpirla in volto, così forte che Elena si trovò distesa supina a terra, con il sangue che le colava dal naso ad imbrattarle i vestiti. Invece il Saint era ancora in piedi di fronte a lei, con il braccio levato, il respiro irregolare e gli occhi verdi, di solito quasi inespressivi, adesso iniettati di sangue. Ma lei riuscì a restituirgli lo sguardo, osservandolo con astio. Passarono così altri istanti di silenzio, mentre si scrutavano l’un con l’altra, fino a quando, oltre ogni previsione della ragazza, fu proprio lui a riprendere parola.
«Mi ha portavo via la donna che amavo!» fece, sprezzante.
«E tu hai stampato tutti questi casini solo perché lui ti ha “fregato” la fidanzata? E ti incazzi con lui e il mondo intero perché lei ha scelto lui? Non te la sei presa con lei?» sputò a terra la quantità di sangue che le era finita in bocca, cercando di rialzarsi, ma lui inavvertitamente le tirò un calcio nelle costole che la fece ricadere a terra, dove finì sdraiata a prenderle di santa ragione dal Saint forse più forte di tutto il Tempio.
Ma lei non era una sprovveduta, né una novizia alle prime armi.
«Tu non sai niente, non ti permetto di giudicare!» Gridò lui, sferrando un altro fendente. Incurante del dolore lancinante al volto e al fianco, dove Kanon l’aveva colpita con un calcio, Elena balzò in piedi e si avventò su di lui, colpendolo al petto e cogliendolo di sorpresa. Indietreggiò, finendo con la schiena contro le rocce appuntite, graffiandosi e lacerando tutta la maglia. Ma anche lui non si lasciò cogliere ancora di sorpresa e la attaccò di nuovo in viso, ma lei essendo più bassa e agile riuscì a schivarlo e colpire anche lei sul naso perfetto dell’uomo, finendo per farlo sanguinare.
«Siamo pari adesso, nobile “maestro”» ruggì sarcastica, scandendo sprezzantemente l’ultima parola per colpirlo nell’orgoglio.
Andarono avanti così per tutta la notte, a colpirsi in posti più disparati, cadendo a terra e rialzandosi a fatica, mossi dalla rabbia che ognuno di loro provava per l’altro e mossi da vecchi dissapori purtroppo venuti bruscamente alla luce. E continuarono fino a che all’alba, sporchi, insanguinati e stremati, non crollarono definitivamente a terra privi di forze.
 
°°°°°°°°°°°

Dall’ultima volta che l’aveva vista, Kanon non aveva più avuto notizie di Galatea, e oramai era passato più di un mese. Un maledetto mese da quella volta, in cui la donna che aveva imparato ad amare gli aveva confessato di amare anche un’altra persona. Ci passava la maggior parte del tempo al Tempio, fuori dagli occhi indiscreti degli altri Saint e da quelli del Grande Sacerdote Shion. Quel certo Camus, con cui una volta gli aveva confessato di esserci andata in missione, aveva fatto breccia nel cuore della sua Galatea, a cui era rimasto fedele anche quando la sua vita era diventata un inferno. Era rimasto solo al mondo, esiliato dal Tempio, mai lei solamente lei gli era rimasta accanto, uscendo furtivamente, trasgredendo alle severe regole solo per lui…per poi sapere che il cuore della sua bella era diviso a metà. Gli aveva detto che doveva fare chiarezza, doveva capire chi dei due amava più dell’altro, ma ogni giorno che passava senza di lei la immaginava tra le braccia di lui.
E colpiva ferocemente ogni oggetto che gli capitasse sotto mano dalla frustrazione. Si era anche deciso a scoprirlo con i suoi occhi, irrompendo nel Tempio contro le volontà del Sacerdote.
Ma i suoi piani vennero sconvolti da una figura vestita di rilucente oro, che si presentò alla sua porta all’alba.
«Tu, Saga?» chiese, leggermente meravigliato da quella visita. In fondo non vedeva suo fratello dal giorno della disputa. Lui era troppo ligio ai suoi doveri per avere tempo da perdere con lui. Era uno dei candidati all’alta carica, non poteva commettere nessun errore…Kanon sperava fosse solo quello, ma era anche sicuro che al suo gemello non importasse nulla di lui.
«Finalmente ti sei ricordato di avere un fratello! Sai, piangerei se avessi lacrime da sprecare per te!» finì sprezzante, dandogli le spalle e facendogli intuire che quella visita non era stata affatto gradita.
Il Saint dei Gemelli sospirò sconfitto, ma non si diede per vinto. Varcò la soglia della piccola dimora nonostante fosse stato rifiutato.
«Non è per me che devi versarle. Pochi minuti fa è tornato il Saint dell’Acquario dalla sua missione…ferito. È giunto da solo, con il corpo inerme del suo compagno di viaggio. Sai chi aveva mandato il Sacerdote in missione con lui?» gli chiese, con un’aria abbattuta sul volto, e forse fu quella che fece sgranare gli occhi a Kanon, colpito dalla consapevolezza che pian piano iniziava a farsi spazio nel suo cuore.
«No…io non…no, non ci credo!» si ritrovò quasi a gridare, col cuore a battergli all’impazzata.
«Galatea!»
La voce di Saga, ferma nonostante tutto, fece uscire di senno il gemello, anche se si aspettava quella risposta. Si aspettava di sentire il suo nome.
«Era sempre stata felice di andare in missione con lui…» continuò il Saint, ma Kanon digrignò i denti in un’espressione feroce.
«Sei felice Saga, non è vero?» chiese, amaramente e con un filo di voce, facendo alzare un sopracciglio al gemello.
«Prego?»
«Non ti sei minimamente scomposto, sempre così maledettamente altolocato e composto. Incurante degli altri e dei propri sentimenti, incurante di quello che può provare la gente. Al perfetto Saga non frega nulla degli altri, finché deve pensare a sé stesso!»
«Ma cosa dici?» sbottò il tirato in causa, anche se, proprio come aveva appena detto l’altro, non si scompose minimamente. Anzi, Kanon fu sicuro di aver visto un’ombra scura nei bellissimi occhi verdi del gemello.
«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…
«Sei impazzito?» sbottò Saga, indignato, indietreggiando fino all’uscio alla risata demoniaca del Gemello. Aveva completamente perso il senno? Pensò.
«Uccidilo!» ridacchiò sardonico, avvicinandosi pericolosamente al suo doppio con gli occhi carichi di odio e speranza. «Uccidi quel maledetto Saint a ostacolare la tua investitura! Uccidi Aiolos, e il Grande Sacerdote ancora prima di lui! Uccidili, e saremo a un passo dalla gloria! Uccidili Saga, e torneremo ad essere uniti come un tempo! Ho visto il demone nel tuo animo fratello, so che lo brami tanto quanto me! Uccidili, e sarai venerato da tutti, sarai a comando del Tempio. Avrai ogni Saint al tuo servizio, pronto a soddisfare ogni tuo capriccio…» vide per un attimo l’espressione bramosa di Saga, ma fu solo un attimo, prima che il suo pugno lo colpì in pieno volto.
«Uccidili fratello e torneremo ad essere una cosa sola!»
Dopo quella discussione, il corpo di Kanon fu lasciato in balia delle onde e della marea, serrato dietro le sbarre della prigione di Capo Sounion, mentre quello di Saga sedeva sul trono dorato del Grande Sacerdote, con indosso le vesti e la maschera che contraddistinguevano l’alta carica del Santuario.
Il corpo di Shion invece, giaceva inerme sulla vetta dello Star Hill.

Fine capitolo 18
 
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Colei che scrive:
Eccoci qua, come promesso non vi ho fatto aspettare troppo (non un anno per lo meno xD). Ero così ispirata che l’ho finito in una giornata, fantastico!
Che dire, abbiamo finalmente scoperto cosa attanagliava il cuore di Kanon, perché ha fatto quello che ha fatto! Ho dato la mia interpretazione U.U mi piace scombussolare le cose! E poi, non dimentichiamoci che abbiamo due cattivoni a piede libero, che ancora dobbiamo scoprire chi sono :P ma, ogni cosa a suo tempo! Intanto dobbiamo scoprire se Kanon ed Elena sono sopravvissuti o se finiranno per sempre a combattere con le stampelle XD
Come sempre ringrazio i miei lettori, i recensori <3 e le persone che sono giunte a leggere fin qua!
Non mi resta che augurarvi ancora buone feste!
Alla prossima!
  
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