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Autore: ElisabethPrime    27/12/2018    0 recensioni
Quarta Era.
Skyrim regione fredda e piena di insidie patria dei Nord gente indomita e temprata che da importanza a onore e abilità in combattimento è scenario del ritorno dei draghi rettili alati che sputano fuoco comandati da Alduin il Divoratore del Mondo che vuole schiavizzare tutta Tamriel.
Una donna Nord dai capelli come il fuoco e occhi color smeraldo dal passato doloroso e tormentato dalla morte di una persona a lei cara sì ritroverà catapultata nella battaglia contro i draghi perché nel posto e nel momento sbagliato e sarà lei a dover fermare l'ascesa di Alduin perché lei è il Sangue di Drago.
Riuscirà a fermarlo?A tornare se stessa e a trovare l'amore?
Lo scoprirete viaggiando per Skyrim.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aela, Dovahkiin, Un po' tutti, Vilkas
Note: Lime, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passò una settimana dal mio colloquio con Kodlak dove avevo rivelato la mia metà di vita e mi sentivo più leggera ad essermi liberata con lui di un peso che mi pesava nel cuore rendendomi la vita tra i Compagni più serena come non mi sentivo da tempo ormai, troppo convinta di non potermi più sentire felice dopo la morte di papà e di tutto quello che ne consegui dopo. Il rapporto con i miei amici migliorò sempre di più: con Kodlak faccio dei colloqui di un ora dove parliamo delle tradizioni dei Compagni per mettermi in pari; Skjor cercava di istruirmi ad usare spadoni e asce da guerra ma era difficile stare in equilibrio per una abituata ad usare spada e scudo; Aela era diventata una delle confidenti a cui mi rivolgevo di più per consigli e mi aiutò a migliorare a tirare con l’arco; con Vikas le cose migliorarono leggermente ma aveva sempre quella nota da “rompi scatole” nei miei confronti; con Farkas le cose erano migliorate e passavamo molto tempo insieme tanto da definirlo il mio migliore amico però restavano quei sentimenti inspiegabili che provavo per lui; con Torvar parlavo quando era lucido ma era raro perché ho notato che innervosiva Farkas quindi gli stavo alla larga; Athis ha offerto la sua disponibilità quando volevo allenarmi con la spada, essendo che abbiamo più o meno lo stesso stile di combattimento; con Njada le cose non migliorarono, anzi ogni momento era buono per schernirmi e provocarmi in qualunque modo possibile; con Ria andavo d’accordo perché era l’ultima arrivata prima del mio arrivo così comprendeva come mi sentivo e mi dava consigli utili per sopravvivere in questa banda di fratelli; con Eorlund creai un legame di rispetto reciproco e un giorno mi fece conoscere sua moglie Fralia e i suoi figli Avulstein e Olfina presentandomi come sua Sorella di Scudo e mi invitarono a cena; Brill mi raccontò la sua vita e mi confidò che voleva diventare uno scrivano e con Vignar le cose andarono bene per me perché ci parlavamo di rado e quando succedeva non faceva altro che screditare i Guerrieri Nati quindi ero felice di stargli alla larga il più possibile per non esplodere in un attacco d’ira. In quella settimana mantenni la promessa fatta a Idolaf quindi andai a trovare i Guerrieri Nati e fu felice della visita così mi presento tutto il clan: suo padre Olfrid, sua madre Bergritte, suo fratello Joh, sua sorella Alfhild e suo nipote Lars che mi presentò come un nuovo membro del clan così mi invitarono a cena e dissi a Idolaf che mi ero decisa ad entrare nei Compagni e mi affrettai ad aggiungere che avevo fatto conoscenza di Vignar ed Eorlund ma che gli stavo alla larga, di certo non posso dirgli che Eorlund era mio amico, lui ne fu felice e quando me ne andai promisi che sarei tornata per un’altra visita. Sempre in quella settimana finalmente il Circolo mi affidò una missione, dovevo salvare Carlotta Valentia la proprietaria della bancarella di verdura da una banda di banditi che traevano profitto di schiavi in una caverna vicino a Rorikstead così mi misi in viaggio di prima mattina e raggiunsi la grotta il pomeriggio seguente, i banditi non erano più di sette ed erano mal addestrati ed equipaggiati perché non richiedettero un grande sforzo così riportai Carlotta a Whiterun portando a termine la missione e prendendomi 120 Septim di ricompensa oltre hai 300 Septim che Jamie aveva portato il giorno dopo la discussione quindi ora in tasca ho 420 Septim, ma per me l’importante è stato poter portare a termine la mia prima missione senza incidenti e aver quella fiducia che aveva parlato Aela e più ci ripenso più non mi prendo pentita della decisione che ho preso quel giorno. Erano le 09:15 e come sempre ero a colloquio con Kodlak, anzi stavamo per finire, e avevo deciso di rivelargli la mia appartenenza al clan che avevo scelto per non creare incomprensioni –Kodlak posso dirle una cosa?-. -Certo mia cara-. -Come le ho detto non voglio creare incomprensioni e disagi quindi vorrei informarla che al mio arrivo a Whiterun sono entrata nel clan dei Guerrieri Nati-. Lui sospirò –Quindi ti sei schiarata-. -Si ma è stato prima che decidessi di entrare nei Compagni, ho ritenuto opportuno metterla al corrente della mia appartenenza hai Guerrieri Nati e spero di non aver creato problemi-. -Niente affatto mia cara, sono felice che tu me l’abbia detto di tua iniziativa, sarebbe stato alquanto disdicevole che lo venissi a sapere da altri-. -Concordo perché non sono fatta così, mi preoccupa Vignar perché prima o poi lo verrà a sapere e mi sentirei in colpa se si scatenasse un pandemonio-. -Gli parlerò io bambina mia, vedrai non succederà niente-. -Grazie Kodlak-, oltre a questo argomento volevo metterlo al corrente del mio “viaggetto” ad Helgen e della presenza di un drago ma ero combattuta se dirlo o no, non voglio che pensi male di me essendo stata una prigioniera anche se per poco tempo ma non voglio nemmeno mentirgli, Kodlak mi risvegliò dai miei pensieri –C’è qualcosa che turba la tua mente bambina mia?-. Era impossibile nascondergli niente –Si una cosa ci sarebbe ma ho paura che pensi male di me-. -Mia cara quante volte ti devo dire che non penserò mai male di te?-. -Questa è l’ultima glielo prometto-. -Lo spero perché ormai non so più come farti entrare in testa che ormai mi fido di te, dimmi cosa ti turba-. -Per caso a sentito di Helgen?-. -E’ una città vicino Riverwood sotto il controllo dell’Impero dove portano i prigionieri, fa parte del feudo di Whiterun-. -Sa anche cosa è successo dodici giorni fa proprio ad Helgen?-. -No, tu lo sai?-. Io annuì –Ero presente in quel preciso istante, avrei voluto essere altrove-. -Non tenermi sulle spine mia cara, racconta-. -Stavo passando un brutto periodo così decisi di rifarmi una vita a Cyrodiil e mentre stavo passando il confine vidi dei Manto della Tempesta con Ulfric in persona legati con le mani dietro la schiena con gli Imperiali che gli puntavano gli archi alla testa quando il Generale Tullius che guidava l’imboscata mi vide e ordinò che mi prendessero perché credeva che fossi con loro e niente era servito dirgli che non appartenevo a quella feccia così ordinò di partire per Helgen per le esecuzioni, tutto quello che volevo era rifarmi una vita e invece stavo per essere giustiziata senza una colpa…-. -Stavi per essere giustiziata senza un motivo valido?-. Io annuì e continuò –Ecco come mai non ci immischiamo in questa maledetta guerra, anche le persone innocenti come te vengono considerati Manto della Tempesta, sta rendendo la gente paranoica e priva di ragione-. -Almeno vedevo l’ esecuzione dell’uomo che odio di più al mondo in diretta-. -Ti saresti lasciata giustiziare ingiustamente pur di vedere Ulfric morto?-. -Se per vendicare mio padre dovevo morire così sarebbe stato, quell’uomo mi aveva portato via tutto ciò che contava per me e non c’era niente che valesse di restare quindi avevo accolto la morte fin dentro alle mie membra come la mia speranza e come unica punizione per le mie colpe, finalmente avrei rivisto papà a Sovngarde nella Sala di Shor e ciò mi bastava per accettare la mia fine-. Lui mi guardò e vidi nei suoi occhi la tristezza e disse –Come puoi pensare alla morte come punizione per le tue colpe e unica via di fuga? Natasha sei una brava persona e non meriti di morire, non voglio più sentirti parlare di morte-. -Quando ero vicino alla morte la sentivo come mia unica amica e via di fuga perché non avevo niente per cui vivere ma ora le cose sono cambiate-. -Cosa ti ha distolto dal desiderare la morte se posso chiedere?-. -Ho trovato qualcosa per cui vivere-. -E cosa?-. -I Compagni, mi avete fatto ricordare chi ero prima del mio baratro emotivo che mi sono creata: una guerriera in grado di fare qualunque cosa solo con la forza della volontà, siete diventati la mia famiglia-. -Fa allora che diventiamo il tuo appoggio quando senti che stai per cadere così da tenerti in piedi e combattere, stavamo parlando di Helgen-. Io annuì –Arrivati ad Helgen vedemmo i Thalmor che presenziavano all’esecuzione, finalmente l’uomo che aveva contrastato il dominio del Regno degli Altmeri sarebbe morto e la felicità gliela si poteva leggere negli occhi, era arrivato il mio turno quando si sentì un ruggito spargersi nell’aria già intrisa di morte che mi fece gelare il sangue e raggelare le ossa una a una in tutto il mio corpo, la tensione era percepibile e tesa come una corda di un liuto quando sul torrione più alto apparve qualcosa che credevo estinto da secoli e ormai divenuto leggenda dei Nord: un drago nero come le tenebre con gli occhi rossi come il sangue che distrusse tutti e tutto senza pietà e rimorso, c’era solo crudeltà e odio in quello che fece, riuscì a salvarmi grazie ad un soldato della legione: Hadvar Campbell che mi condusse in dei cunicoli sotto il paese per poi portarmi al sicuro fuori Helgen dove mi disse di cercare suo zio Alvor Campbell che abita a Riverwood che mi avrebbe aiutato mentre lui andava a Solitude per avvertire tutti, arrivata a Riverwood lui mi aiutò e mi chiese di avvertire lo Jarl dell’accaduto così accorsi qui a Whiterun dove dopo averlo avvertito mi affidò una missione: devo trovare una Tavoletta che indica i luoghi di sepoltura dei draghi e poi ho deciso di unirmi a voi, il resto lo sapete-. -Quindi i draghi stando tornando a Skyrim, non sono più leggende e questo è male se si conosce la storia-. -Vederlo mi ha contorto lo stomaco ma ho la sensazione di averlo già visto da qualche parte però ho un vuoto di memoria-. -Se ti ricordassi dove potresti averlo visto potresti aiutare lo Jarl-. -Farò il possibile-. -Ecco come conosci lo Jarl-. -Mi è sembrata una brava persona-. -Hai detto che ti aveva assegnato una missione-. -Più precisamente Farengar il mago di corte, si ma dopo decisi di entrare nella vostra Gilda e ora vi volevo chiedere il permesso di intraprendere quella missione-. -La parola che hai dato allo Jarl va mantenuta quindi hai il permesso ma prima di fare qualunque cosa Skjor voleva parlarti, posso dirti che ho dato il mio appoggio-. -Per cosa?-. -Skjor ti darà i dettagli, ora vai e buona fortuna- queste parole erano per farmi intendere che mi aveva congedato così lo salutai e salì in sala. Arrivata in sala lo vidi seduto in una sedia che beveva idromele in un boccale di ferro così decisa mi avviai nella sua direzione e appena mi vide mise giù il boccale con un tonfo e con la sua faccia imbronciata si avvicinò –Finalmente sei arrivata, perché ci hai messo così tanto?-. -Ero a colloquio con Kodlak e mi ha detto che mi cercavi-. -Come mai eri a colloquio con Kodlak?...Lascia perdere non voglio saperlo, comunque si volevo parlarti-. -Di cosa?-. -Pare sia giunto il tuo momento-. -Per cosa?-. -Per la tua Prova d’Onore-. -Prova d’Onore?-. -Dimenticavo che sei nuova, è una prova che sottoponiamo le reclute per verificare il suo valore e abilità in battaglia-. -E se la supero?-. -Mi pare ovvio, diventi una nostra Sorella di Scudo ufficialmente-. -Diventerò un Compagno?-. -Si ma devi superare la Prova d’Onore prima-. Non avevo parole per descrivere quel momento, finalmente il mio momento di dimostrare il mio valore era giunto, dopo dodici giorni di attesa sarei diventata una di loro –Sono pronta per affrontare la prova Skjor, che devo fare?-. -Hai grinta ragazza non c’è che dire e vai subito al nocciolo della questione-. -Perdersi in giri di parole è una perdita di tempo quando invece puoi arrivare al punto della questione-. Lui annuì e fece un sorriso serafico –Bene ti do i dettagli della missione: la scorsa settimana, precisamente il giorno prima del tuo arrivo, venne a Jorrvaskr uno studioso che ci disse che sapeva il luogo dove si trovavano dei frammenti di Wuuthrad, temo mentisse ma se fosse vero ne andrebbe dell’onore di noi tutti, non è una missione di tale difficoltà ma abbiamo deciso che sarà la tua prova-. -Sono pronta-. -Aspetta non ho finito-. -C’è altro?-. -Non ti ho detto la sua posizione-. -E’ vero-. -Si trova al Tumulo degli Scheletri a nord-ovest di Whiterun, ci dovresti arrivare verso mezzogiorno quindi preparati provviste e tutto quello che ti serve…e un'altra cosa-. Cosa c’era altro d’importante? Un'altra mia caratteristica: l’impazienza. -In questa missione avrai un Fratello di Scudo-. -Perché in questa missione ce l’ho e la scorsa volta invece no?-. -Perché questa è la tua Prova d’Onore Rutherford e il tuo Fratello di Scudo che ti seguirà avrà il compito di valutare il tuo valore e che ti comporti in modo onorevole-. -Chi sarà il mio Fratello di Scudo?-. Essendo che aveva detto “Fratello” e non “Sorella” avevo escluso Aela, quindi a parte Skjor ne rimanevano due: Farkas e Vilkas, speravo solo che non fosse quest’ultimo. Skjor mi guardò e disse –Farkas sarà il tuo Fratello di Scudo in questa impresa, lui risponderà a tutte le tue domande e cerca di stare attenta o di non farlo uccidere, buona fortuna- e se ne andò lasciandomi elaborare la missione e a fare un sospiro di sollievo per la scelta del mio Fratello di Scudo perché sinceramente già non riesco a sopportare Vilkas più di cinque minuti, sopportarlo un intera missione con lui che mi provoca di continuo e da accoltellarsi all’addome, dopo questa riflessione decisi di andare a cercare Farkas. Lo trovai in cortile a petto nudo che prendeva a pugni un sacco di farina appeso con una fune a un palo di legno con tale violenza quasi da “sradicare” il sacco, era tutto sudato e anche i capelli erano bagnati dal suo sudore e mi accorsi che sapeva da cane bagnato…strano, vidi la placca della sua corazza d’acciaio e il suo spadone di ferro appoggiati sul muretto sicuramente per tenerli d’occhio. Ad un certo punto Farkas si fermò e si girò –Hey Natasha! Tutto bene?-. -Si tutto bene, dimmi ti ha fatto qualcosa di male quel sacco di farina?-. Lui rise –No non mi ha fatto niente, quando sono stressato per scaricare la tensione predo a pugni questi poveri sacchi-. Questa volta fui io a ridere e poi dissi –Io invece prendo a spadate i manichini, mi ripeto cose che per me hanno un certo significato cosi li malmeno per benino-. -Come con Vilkas? La si che gli hai fatto il culo-. -Una cosa simile si, ma non era mia intenzione batterlo come un tamburo-. -Ti è piaciuto pero?-. -Diciamo di si-. Ridemmo poi lui disse –Non lo dice a parole perché lui non è bravo ma ti sei guadagnata il suo rispetto, una cosa che lui da raramente-. -Quindi dovrei ritenermi onorata del suo rispetto per me?-. -Esatto sei l’unica che l’ha battuto, nessuno c’era mai riuscito e di sicuro hai la gratitudine di Aela-. -Si odiano?-. -Hanno avuto dei dissapori, non al livello di odiarsi ma entrambi sono persone solitarie e spesso la pensano in modo diverso-. -Ho conosciuto tante persone con un pessimo carattere, non preoccuparti Vilkas non è l’unico con cui mi sono affrontata-. Lui mi sorrise e tra noi calò il silenzio, parlare male di suo fratello di fronte a lui è stata una stupidissima idea quindi dico –Skjor mi ha assegnato la mia Prova d’Onore e mi ha detto che tu sarai il mio Fratello di Scudo-. -A quanto mi è stato detto si, dobbiamo andare al Tumulo degli Scheletri-. -Si a recuperare i frammenti di Wuuthrad, a proposito che cos’è? Skjor non mi ha detto un accidenti-. -Wuuthrad è un ascia-. -Un ascia? Skjor mi manda a recuperare un’ascia?-. -Non è un’ ascia comune Natasha-. -No?-. Lui scosse la testa –Wuuthrad è l’ascia di Ysgramor il fondatore dei Compagni, noi Nord siamo originari di Altmora e fu lui ad insediarci a Skyrim e brandendo Wuuthrad scacciò gli Elfi della Neve che si rintanarono sotto terra-. -Sono diventati i Falmer vero? Quegli esseri ripugnanti?-. -Si proprio loro, ora il loro obbiettivo è distruggere il regno in superficie e tutti i suoi abitanti-. -Come biasimarli siamo stati crudeli e avidi, volevamo una terra e non ci importava che appartesse ad altri e l’abbiamo preso con la violenza senza pensare a quali danni abbiamo causato al popolo che abitava qui prima di noi-. -Non saremmo qui se Ysgramor non avesse scacciato gli Elfi e nemmeno i Compagni esisterebbero-. -Non lo metto in dubbio sono passate generazioni ma io mi vergogno calpestare questa terra sapendo di averla tolta ai suoi legittimi proprietari e averli e averli ridotti in quel modo, tu come ti sentiresti se ora gli Argoniani venissero a conquistare Skyrim e tu te ne dovessi andare e lasciare tutto ciò che ami?-. Lui mi fissò per pochi secondi poi rispose –Uno schifo-. -Ecco sicuramente è come si sono sentiti loro, quel sentimento di smarrimento e dolore si è mutato in rabbia e odio quindi come non puoi biasimarli?-. -Non posso infatti, non so come fai-. -A fare cosa?-. -A vedere sempre il buono nelle persone e nelle cose anche quando ci sono azioni che ti dimostrano il contrario-. -Cerco di essere positiva e vedere le cose buone che le persone possono fare, inutile pensare sempre al peggio tanto prima o poi se le cose brutte devono accadere non c’è posto dove puoi nasconderti-. -Hai ragione, tra noi ci servono persone positive-. -Ora ne avete una-. -E’ ora che ci avviamo se non hai altro da fare-. -Non devo fare niente, sono pronta a partire-. -Bene lascia che mi rinfreschi un pochino e poi partiamo-. -Allora intanto prendo la bisaccia e il mantello poi ci troviamo qui e…Farkas?-. -Si Natasha?-. -Non ti crea fastidio di essere mio Fratello di Scudo vero?-. Lui fece uno dei suoi sorrisi con le fossette che mi faceva mancare il respiro e disse –Certo che no, perché avrei accettato se la pensassi diversamente-. -H…Hai accettato?-. -Si, Skjor e Kodlak avevano chiesto ad Aela, Vilkas e me chi voleva essere tuo Fratello di Scudo alla tua Prova d’Onore, Aela voleva ma ha avuto un contrattempo così decisi che sarei stato io ad accompagnarti e Vilkas non ha obbiettato-. Sai che novità!. -Sono contenta che hai accettato e che vieni con me-. -Anche io sono contento di venire, voglio vederti battere come tamburi tutti i nemici che troveremo e sono sicuro che porterai a termine la prova in modo egregio-. -Grazie della fiducia Farkas-. -Di niente, non esiste il “forse” per te, esiste solo “vai e distruggi”-. Mi fece ridere cosa pensava di me e poco dopo si unì alla risata e quando finimmo di ridere ci fissammo negli occhi intensamente, i suoi occhi color ghiaccio mette a subbuglio i miei sentimenti e fa fare la giravolta al mio cuore lacerato da tanto dolore ma più di tutto sta abbattendo il muro che mi sono costruita intorno per non soffrire più e non so se è una buona cosa, entrambi arrossimmo vistosamente così distogliemmo lo sguardo. Quando fui certa di essere tornata composta dissi –Sarà meglio che andiamo, vorrei arrivare verso mezzogiorno-. -C…Certo scusa, vado a rinfrescarmi un pochino e dopo possiamo partire-. -Va bene io intanto vado a prendere un po’ di cibo per il viaggio, cosa vuoi che ti prenda?-. -Quello che vuoi io mangio un po’ di tutto – e dopo avermi regalato uno dei suoi sorrisi prese la placca della corazza e lo spadone e andò dentro Jorrvaskr. Come concordato presi il mantello e la bisaccia che la riempì con pane, formaggio, due bottiglie di idromele e due di acqua ed ora ero in cortile ad aspettare Farkas quando ad un certo punto dietro di me una voce che conoscevo assai bene disse –Ciao Natasha-. Mi girai e lo vidi con le braccia incrociate al petto con un sorriso serafico in faccia –Ciao Vilkas-. -Allora stai andando a compiere la tua Prova d’Onore?-. -Si sto aspettando Farkas, arriverà a momenti-. Ad un certo punto tornò serio e disse –Ti voglio avvertire Rutherford-. Ecco! E’ tornato in modalità odioso. -Di cosa Macbeth?-. -Farkas sarà il tuo Fratello di Scudo in questa prova e ti guarderà le spalle ma anche tu gliele dovrai guardare, se gli succede qualcosa ti riterrò responsabile e ti farò passare le pene dell’Oblivion tant0 da sperare di non avermi mai incontrato-. Il suo atteggiamento non mi piaceva per niente –E’ una minaccia?-. -E’ un avvertimento-. -Suonava più come una minaccia-. -Se anche fosse cosa mi faresti?-. Mi avvicinai a lui e con un sorriso provocatorio dissi –Non ti conviene scoprirlo se non vuoi farti del male davvero questa volta Vilkas, in tutti questi anni ho imparato come torturare la gente fino a piegarle e credimi tutti si possono piegare e devono pregare di non incontrarmi mai se vogliono avere salva la vita quindi pensa prima di provocarmi perché non farò eccezioni per te, ho visto cose che tu nemmeno immagini e che ho dovuto fare per riuscire a sopravvivere perché mentre tu hai avuto aiuti per arrivare dove sei adesso io ho dovuto faticare per ottenere quello che volevo ed onestamente quindi non fare tanto il gradasso e i vanitoso-. Lui aveva una faccia misto stupore e rabbia e dissi –Questa è una minaccia Macbeth, impara e poi minaccia-. Fu lui ad avvicinarsi questa volta e avvicinò il suo viso al mio, sentivo il suo respiro sulla mia faccia e pensavo che avrebbe sclerato ma invece si stava sporgendo verso le mie labbra e pensai “Farkas dove diavolo sei”, ero sul punto di stenderlo per tenerlo lontano quando una voce che speravo di sentire disse –Fratello!-. Vilkas sentendola si ritrasse mestamente e visi sull’ultimo gradino della terrazza Farkas con le braccia muscolose incrociate sul petto e il mantello sulle spalle e Vilkas esclamò –Fratello!-. -Che fai?-. -Hmm! Niente di che, stavo solo dando il buona fortuna a Rutherford-. -Il suo nome è Natasha, non Rutherford-. -Okey! Le mie più sentite scuse- poi si girò verso di me e disse –Scusa e ancora buona fortuna Natasha- ad un certo punto vidi le iridi dei suoi occhi diventare gialli, com’è successo a Farkas le altre volte, solo che a lui restarono molto di più e forse vedendo la mia faccia interrogativa abbassò gli occhi e se ne andò velocemente lasciandomi con più interrogativi di prima su questo strano fenomeno. Ad un certo punto Farkas si avvicinò e chiese –Natasha tutto bene?-. Io mi risvegliai dai miei pensieri, mi voltai verso di lui e sorrisi –Si Farkas tutto apposto, sto bene-. -Mio fratello ti ha toccato?- notai che nella sua voce c’era una nota di rabbia, sicuramente aveva visto Vilkas che tentava di baciarmi ma forse intendeva qualcos’altro –No non mi ha sfiorato ma se l’avesse fatto l’avrei sistemato per le feste-. Lui sorrise –Non ne dubito- poi tornò serie e disse –Natasha se mai mio fratello dovesse importunarti in qualche modo ti prego di dirmelo-. -Ma…-. -Non lo conosci come lo conosco io, lui è un tipo molto vendicativo e non gli importa il modo in cui si vendica, sono l’unico che può distrarlo dai suoi propositi-. -Farkas mi pare di averti già detto…-. -Promettimelo!-. Lo guardai e vidi nei suoi occhi la preoccupazione sulla questione “fratello rabbioso” quindi sospirai e dissi –D’accordo te lo prometto se mi importuna in qualche modo ti faccio un fischio…-. -E io accorrerò in tuo aiuto-. Ridemmo e poi dissi –Vogliamo andare?-. -Certamente- e mi porse il braccio e io l’afferrai e riuscì a sentire i suoi muscoli anche sotto i miei palmi guantati facendomi arrossire interiormente e insieme ci avviammo verso la mia Prova d’Onore. Eravamo a due ore di viaggio e mancava un'altra ora per arrivare al Tumulo degli Scheletri e Farkas mi raccontava aneddoti divertenti che si erano svolti tra le mura di Jorrvaskr e ridevo da matti quando si trattava di Vilkas, poi penso una cosa: mi piace passare il tempo con lui e posso considerarlo un buon amico ma lo conosco poco, anzi conosco niente di lui quindi dissi –Farkas?-. -Si?-. -Noi…siamo amici vero?-. -Certo che siamo amici, perché me lo chiedi?-. -Mi piace passare il tempo con te…-. -Anche a me-. -Ma so praticamente niente di te-. -Bè mi chiamo Farkas Macbeth e ho un fratello di nome Vilkas Macbeth e sono un uomo molto simpatico-. Io risi e dissi –Dai Farkas non farmi ridere dico sul serio-. -Neanche io so tanto di te-. Della mia vita ho parlato solo a Kodlak ed è stata una tortura e mi ero ripromessa di non parlarne più con nessuno ma con Farkas era diverso, con lui potevo dire di tutto e in più come io volevo sapere di lui anche lui voleva sapere di me quindi dissi –Propongo un gioco-. -Un gioco?-. -Si, io rispondo a una tua domanda e poi tu rispondi alla mia, ci stai?-. Lui mi guardò e poi disse –Andata, chi comincia?-. -Come vuoi-. -Comincia tu-. -D’accordo, raccontami dei tuoi genitori-. -Non ho alcun ricordo di mia madre e non so nemmeno come si chiamasse ma so solo che è morta quando eravamo molto piccoli, io e Vilkas siamo stati presi da un gruppo di negromanti che ci trattavano come cavie per le loro maledette magie arcane ma un giorno un uomo ci salvò da loro uccidendoli uno a uno e portandoci in salvo, poi scoprimmo che era nostro padre e che si chiamava Jargen Macbeth…io e Vilkas gli dovemmo la vita, eravamo piccoli e non potevamo ancora difenderci da soli così ci portò a Jorrvaskr dai Compagni e poi dopo qualche tempo partì per la Grande Guerra e non fece più ritorno-. -E’ morto?-. -Non hanno trovato il suo corpo-. -Sospetti che sia scappato?-. -Non lo so, forse si-. -Quindi aveva abbandonato vostra madre-. -Si-. -Come ha potuto abbandonare prima vostra madre e poi voi per partecipare a una stupida guerra-. -Per quanto un tempo desiderassi sapere il motivo del suo abbandono grazie a questo abbandono sono diventato un uomo forte e di sani principi, Vilkas si è sempre occupato di me quindi non mi importa più sapere il perché di quello che ha fatto e se non ti dispiace non vorrei più parlarne-. Comprendevo assai bene come si sentiva anche se mio padre era molto più presente del suo dissi –Non mi dispiace affatto, rispetto la tua privacy ma lascia che ti dica che mi dispiace che non hai potuto conoscere tua madre e di non aver avuto la possibilità di farti amare da lei, mia madre è viva e le voglio bene ma non vado mai a trovarla-. -Ti sono molto grato che rispetti la mia volontà di non parlare di queste cose-. Gli sorrisi e dissi –Ora tocca a te-. Lui annuì e poi disse –Raccontami dei tuoi genitori-. Inghiottì lievemente e dopo aver sospirato mi feci coraggio e dissi – Mia madre si chiama Evelyn Trevelyan Rutherford ed è una donna Nord che è nata e vive a Riverwood, un tempo era un’avventuriera ma ora fa la contadina-. -Perché ha smesso di fare l’avventuriera?-. -Per amore di mio padre-. -Tuo padre invece?-. -Mio padre si chiamava Cullen Stanton Rutherford, un uomo Nord che era nato a Windhelm ed era stato una guardia cittadina ma poi conobbe la mamma e per amor suo abbandonò le guardie e divenne un contadino onesto come pochi ed era un sostenitore dei Manto della Tempesta ma poi cambiò fazione-. -Perché?-. -Diciamo che uno di loro mi ha rivolto attenzioni non desiderate e così a deciso di stare dalla parte dell’Impero ma ha pagato a caro prezzo quello che ha fatto-. -Che attenzioni ti ha rivolto quell’uomo?- nella sua voce notai un briciolo di rabbia. -Mi ha baciato contro il mio volere ma papà l’ha sistemato a dovere-. -Da quello che ho capito tuo padre è morto ma come?-. -Sono stati i Manto della Tempesta per vendetta…io…io non ne voglio parlare se per te va bene…è troppo doloroso pere me parlarne-. -Si scusami, forse non avrei dovuto chied…-. Ecco! Quando si parla di mio padre finisco per piangere e non dico che io sia insensibile ma non avrei mai voluto piangere davanti a Farkas perché mi reputerà una bambina, ci fermammo e io mi voltai dalla parte opposta di Farkas per nascondere le lacrime che rigavano il mio volto quando ad un certo punto lui si mise davanti a me , mi tolse le mani dalla faccia e mise le sue mani guantate e morbide sulle mie guance e con i pollici asciugò le mie lacrime, ci guardammo negli occhi intensamente e poi inaspettatamente Farkas mi abbracciò ma non un abbraccio di sola amicizia, era un abbraccio con qualcosa di profondo come un legame affettuoso e devo ammettere che mi piacque molto e poi cominciò ad accarezzarmi i capelli, solo una persona mi aveva rivolto queste attenzioni che mi piacevano tanto ed era l’uomo che amavo, colui che mi aveva restituito la vita dopo anni a pensare che la mia vita non valeva la pena di essere vissuta ritenendomi indegna ma lui mi ha ridato un cuore che era ricolmo di amore ma poi quel cuore si spense e divenne freddo e insensibile senza la traccia di quell’amore che lo alimentava ma ora una lieve traccia stava tornando ed era per l’attrazione che provavo per Farkas , un attrazione che non dovevo provare ma che invece provavo e non potevo fermare. Restammo così per altri due minuti poi ci staccammo e disse –Scusami non volevo farti piangere-. -Non…non devi scusarti, non potevi saperlo-. -Mi dispiace lo stesso, per quanto reputo mio padre morto anche se forse non lo è il tuo è morto perché ti ha difeso da un abuso ed è orribile, si vede che gli volevi un mondo di bene-. -E’ così e ogni giorno prego il grande divino Akatosh di restituirmi mio padre ma come te sono diventata una donna forte che sa cosa è giusto e cosa è sbagliato ed è grazie hai suoi insegnamenti che sono quel che sono ora-. -Doveva essere un brav’uomo se gli vuoi così bene e anche il fatto che ti ha reso la bella persona che sei, mi dispiace che tu abbia dovuto subire questa perdita nella tua vita e credimi molte persone non si sarebbero rialzate come hai fatto tu-. Gli sorrisi e dissi –Grazie Farkas-. Lui ricambiò il sorriso e poi chiese –Continuiamo a giocare o vuoi che smettiamo?-. -Continuiamo, pensavi di cavartela così mio caro Macbeth?-. -Niente di tutto ciò mia cara Rutherford, tocca a me?-. -No bello mio, tocca a me-. -Giusto-. -Hai o hai mai avuto una ragazza?-. Lo vidi rattristirsi e dissi –Se vuoi cambio domanda se sono stata invadente-. -Non serve Natasha…si avevo una ragazza ma ora non più-. -Non ti chiedo dettagli, non sono affari miei-. -E’ morta e ora non ho una ragazza, tocca a me giusto?-. Io annuì e lui chiese –Hai o hai mai avuto un ragazzo?-. Abbassai lo sguardo e grattandomi la nuca risposi –Si ho avuto un ragazzo ma ora è morto e ora sono libera-. -Non hai un ragazzo quindi?-. -No, perché ti sorprendi tanto?-. -Mi sorprendo perché nessuno pare accorgersi che sei bellissima…Hem!- lo vidi avvampare più del solito e non posso fare altro che sorridere e disse –Scusami io…io…-. -Non devi scusarti per tutto Farkas, sono lusingata che mi trovi bella, è da molto tempo che nessuno me lo diceva-. -E’ la verità-. -Allora perché ti sei scusato?-. -Non volevo che pensassi che non sei desiderabile e che io ti apparissi un donnaiolo o peggio un pervertito-. Risi e poi dissi –Ma tu non lo sei, entrambi abbiamo perso qualcuno che amavamo e questo ci avvicina molto, se mai avessi bisogno di me per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi amico mio-. Lui mi regalò uno dei suoi sorrisi dolcissimi e disse –La stessa cosa vale per te se ne avessi bisogno amica mia-. Anche io gli regalai uno dei miei sorrisi e intravidi dietro le spalle possenti di Farkas una collinetta di cemento che usciva dal terreno erboso della tundra del feudo di Whiterun e chiesi –E’ quello il Tumulo degli Scheletri?-. Lui si girò e rispose –Si è questo- poi mi guardò e continuò –Ti avverto stai attenta quando scendi i gradini-. Cominciammo ad avviarci verso il Tumulo e chiesi –Come mai?-. -I gradini sono molto piccoli e sottili fatti di pietra molto antica, molti avventurieri hanno perso la vita solo per essere scivolati e aver sbattuto forte la testa-. -Sei particolarmente informato su questo Tumulo-. -Si, una volta io e Aela siamo stati mandati qui dallo Jarl in persona per fermare un branco molto numeroso di lupi perché attaccavano le carovane di persone che venivano a visitare Whiterun quindi sono già stato qui e la scorsa volta ho visto un cadavere in fondo alla scala con il collo spezzato-. Arrivati sul bordo vidi ciò che intendeva, c’erano dei scalini di pietra tagliati piccoli e sottili e un po’ bagnati a causa dell’umidità quindi capì come mai rischi di romperti l’osso del collo e dissi –So quello che intendi, grazie dell’avvertimento-. -Non c’è di che, ora muoviamoci-. -Concordo- e scesi le scale molto cautamente con l’aiuto di Farkas. Entrati nel Tumulo era tutto buio che non si vedeva un palmo dal naso e si sentiva un odore nauseabondo, l’aria era stagna a causa del poco passaggio d’aria e si sentiva odore di sangue secco e carne in putrefazione che associai a cadaveri in putrefazione quindi l’odore della morte, mi tappai il naso ed esclamai disgustata –Che odore!-. -Credo che sia l’odore che si sente nei Tumuli-. -Si ma questo è un odore che si sente quando i corpi vanno in decomposizione-. Lo sentì parlare di naso –Dei poveretti saranno rimasti intrappolati o peggio uccisi da qualcosa che abita qui-. -Speriamo di non incrociarlo ma se no peggio per lui se incrocia le nostre lame-. -Di certo non ci tiriamo indietro davanti a una sfida-. -In che parte del Tumulo si trovano i frammenti?-. -Lo studioso ha detto che si trovano nella Cripta interna quindi dobbiamo inoltrarci parecchio in profondità-. -Bè almeno sono in ottima compagnia-. -Lo stesso vale per me-. Usciti dal buio arrivammo in una stanza dove vedemmo delle tombe grandi e nere aperte e hai suoi piedi dei cadaveri raggrinziti ricoperti di stracci ma poi girai lo sguardo e vidi un corpo di un Elfa dei Boschi con indosso una corazza di pelle riversa a terra con la sua pelle color oro-arancio gonfio d’aria e i suoi capelli biondo grano erano sporchi di sangue secco e dissi –Ecco da dove proveniva l’odore-. Lui si avvicinò e vedendola disse –Questa poverina deve essere morta dissanguata, qualcuno l’ha ferita e lei non è riuscita ad uscire in tempo-. -Chi sa quale essere può averla uccisa, tu hai qualche idea di chi possa essere Farkas?-. Non lo sentì rispondere così mi girai verso di lui e lo vidi annusare e fissava il cadavere con interesse e con aria famelica così gli posai la mia mano destra sul suo braccio e lo sentì sobbalzare per poi girare la sua testa verso di me con uno scatto fulmineo e ritrassi laq mano immediatamente per poi chiedere preoccupata –Farkas tutto bene?-. Lui scosse la testa come se si fosse svegliato da un sogno e rispose –Si…tutto a posto Natasha, non preoccuparti-. -Non si direbbe, guardavi quella poverina come se volessi mangiarla-. -C…Che dici, la guardavo perché mi dispiaceva per lei-. So quel che ho visto ma per no perdere tempo dissi –Sarà come dici, scusami-. -No non scusarti, sono io che devo scusarmi con te-. -Perché?-. -Se c’è da uccidere io lo faccio per una buona ragione non per divertimento, invece questo essere uccide per puro divertimento e questo mi rende nervoso-. -Sai cos’è giusto da cosa invece è sbagliato, è una cosa bella e mi piacciono gli uomini emotivi-. -Bè allora sono l’uomo giusto…mi è uscita male-. Non riuscì a trattenere una risata e dissi –Credimi tra tutti gli uomini emotivi che ho potuto conoscere tu sei l’unico che mi intriga quindi sei l’uomo giusto- e prima che potesse dire qualcosa mi avviai verso il cunicolo buio davanti a me. Arrivammo in una stanza ampissima tutta di pietra con delle piccole balconate di legno ormai marcio e instabile sopra gli archi di pietra, in mezzo alla stanza c’era un rialzo per chi sa quale utilizzo, alla mia destra c’era un altare di pietra con sopra dei rotoli di lino e tanta polvere e hai lati c’erano dei scaffali polverosi con oggetti per l’imbalsamazione e vasi rotti, alla mia sinistra invece c’era una grande porta e intravidi dei tavoli con boccette e ciotoline e davanti a noi un'altra porta, dopo che finì di ispezionare la stanza dissi –Dovremmo prendere ciò che ci serve, magari c’è qualcosa di utile-. -Bella idea, dividiamoci-. Annuì e lui andò a destra mentre io andai a sinistra verso la porta, per fortuna che mi sono cambiata l’armatura di ferro con l’armatura di cuoio che mi ha regalato Eorlund perché sarebbe stato difficile il movimento invece quest’armatura mi da possibilità di movimento così in caso di combattimento sarei stata pronta. Arrivata presi le boccette e le esaminai: una era lunga e rossa, la seconda piccola e blu e la terza era tozza e verde, pensai che fossero utili quindi me le misi in bisaccia e ispezionai le ciotole che contenevano una polveretta bianca come la farina, posai l’indice e il medio nella polveretta e me li portai alla radice del naso e annusai, sentì un odore di ferro e calcio ed un retrogusto acido e l’associai alla farina d’ossa, ad un certo punto sentì la voce di Farkas –Natasha hai trovato qualcosa di utile?-. -Solo tre boccette colorate e una ciotola con della farina d’ossa e tu?-. -Niente di che solo oggetti per l’imbalsamazione e vasi rotti, senza contare che ci sono rotoli di lino e carboni quindi niente di utole, sarà meglio che procediamo -. -Concordo- stavo per uscire quando delle sbarre d’acciaio mi pararono la strada chiudendo la porta e dentro di me imprecai, misi le mani sulle sbarre e le scossi con foga e vedendo che non si muoveva gridai –Farkas! Aiutami!-. Lo visi girarsi e appena mi vide dietro le sbarre corse verso di me –Natasha che hai toccato?-. -Non ho toccato niente, stavo per uscire quando queste sbarre si sono chiuse-. -E’ una cosa strana-. -Si…Farkas devi aiutarmi-. -Ma guarda che situazione-. -Già che situazione-. Anche lui provò a muovere le sbarre ma come me fallì –Da qualche parte ci deve essere una leva-. -Lo spero, non voglio morire rinchiusa qui dentro-. Lui rise e poi disse –Non preoccuparti Natasha non ti muovere, penserò io a come aprire-. -Dove potrei andare Farkas secondo te?-. -Da nessuna parte scusa, ora…-. Sentimmo dei rumori e i nostri sensi combattivi ci misero all’erta e Farkas chiese –Cos’è stato?-. -Non lo so-. -Vado a controllare-. -Farkas! Aspetta!-. Lo vidi girarsi e continuai –Non lasciarmi- e allungai verso di lui il braccio destro per tentare di fermarlo e ci riuscì, lo vidi tornare da me e con la mano destra mi toccò e fece scorrere le sue dita fino al palmo, devo dire che provavo piacere a sentire il suo tocco sulla pelle del mio braccio, in fondo sono sempre un essere umano ma mentre mi godevo questo contatto sentì una voce maligna dietro Farkas che si voltò di scatto –Preparati a morire cane e anche la tua amichetta-. L’uomo che parlò era un Nord corpulento con una corazza borchiata e dietro di lui apparvero altri scagnozzi: un Orco con la pelle verde, un Bretone basso e mingherlino, un Argoniano con le squame verde acqua e grandi corna e un Imperiale con lunghi capelli neri, l’O0rco disse –Sapevamo del vostro arrivo-. Il Bretone con un ghigno disse –Avete commesso un errore, Compagni-. L’Imperiale che a vederla non sembrava tanto sveglia chiese –Quale sarebbe?-. Il Nord con una faccia esasperata disse –Non importa, indossano delle corazze perciò muoiono-. In tono di scherno dissi –La tua amichetta non è tanto sveglia-. Lui arrabbiato disse –Sta zitta puttana! Anche se non ha tutti i torti- e si voltò verso l’Imperiale che li fece una linguaccia. Sentì Farkas dire con una voce gutturale come un ringhio trattenuto –Non chiamarla più puttana o ti giuro che sarai il primo a cui squarcerò la gola-. -Che paura sacco di pulci, non ti conviene minacciarmi con la vita della tua amica in pericolo-. Ad un certo punto sentì delle braccia possenti trattenermi per la gola e una lama di un pugnale nella schiena all’altezza del cuore, sentì una voce di cui il fiato sapeva da aglio e cipolla messi insieme sussurrarmi –Guarda che bella bambolina abbiamo qui, non muoverti che dicerto non voglio rovinare un bel corpo come il tuo-. Vedendo il mio amico concentrato sul Nord dissi con tutto il fiato che avevo in corpo –FARKAS!-. Lui si voltò e quando incrociò i miei occhi vidi nei suoi color ghiaccio la preoccupazione e rabbia, vidi di nuovo i suoi occhi diventare giallo oro per poi tornare normali dicendo –Lasciala andare bastardo!-. Il Nord rise -Se no che fai? Noi siamo in sei e tu sei solo-. -Non provocarmi, sai cosa sono e cosa so fare quindi lasciala andare subito-. Il Nord fece un cenno all’Argoniano che sparì dietro a una porta e dopo qualche minuto le sbarre dove ero rinchiusa si alzarono e il mio aggressore mi portò fuori, sconcertata chiesi –Farkas in che senso “sai cosa sono”?-. Lui mi guardò ma non ripose e ad un certo punto sentì una risata roca proveniente dal Nord –Non dirmi che non sai niente, voi Compagni mi fate ridere-. Il mio aggressore disse –Ehi capo guarda che bella bambolina ho adescato nella trappola, posso ucciderlo e tenermela?-. Il Nord alzò gli occhi al cielo –Rimbambito lo sai che lo uccidiamo ma non adesso, porta qui la donna che a quanto pare questo cane pulcioso ci tiene più della sua stessa vita-. Io arrabbiata dissi –La dei smettere di chiamarlo cane pulcioso chiaro pezzente!-. -Portamela qui subito!-. I suoi scagnozzi che stavano davanti a lui si scansarono e il mio aggressore mi portò da lui che mi guardò da capo a piedi –Ehi! Curtis hai ragione è uno schianto- poi con le dita della mano destra mi toccò la guancia destra e le fece scorrere fino alle spalle, quel contatto era indesiderato…niente a che fare con quello di Farkas quindi mi divincolai –Sta lontano da me sudicio porco-. Il suo viso si deformò dalla rabbia e mi tirò un ceffone in pieno viso, la guancia dove mi è arrivato lo schiaffo mi bruciava dal dolore ma ero una donna forte quindi racacciai indietro le lacrime e riguardo con il disprezzo nel volto, sentì Farkas gridare –NON OSARE TOCCARLA! Hai problemi con me non con lei-. -Chiunque a che fare con voi ha problemi noi e quindi include anche questa fanciulla, vi definite Fratelli e Sorelle nell’onore a cui date tanto valore e vi sacrificate gli uni per gli altri, sono morali che nessuno ormai crede più e voi continuate a dispensare questo vostro ideale a tutti, che vi credono perché pensano che siate portatori di speranza ma se sapessero cosa siete in realtà in loro crescerebbe il seme della paura e terrore perché quelli come te sono abomini e portatori di morti, la tua amica crede che sei buono ma non gli hai detto quello che sei perché hai paura di essere rifiutato da lei, l’unica che ti guarda in modo diverso-. Vidi Farkas guardarmi e nei suoi occhi vidi la tristezza causata da queste parole quindi dissi -Chiudi quella fogna, se sapessi qualcosa dei Compagni capiresti che persone fantastiche sono, invece tu li stai denigrando e so il motivo; scommetto che fin da bambino sei stato perseguitato dai bulli, nessuno ti considerava, non avevi aspirazioni nella tua vita così hai pensato di diventare un delinquente, la verità è che tu gli ammiri nel profondo e sentendoti indegno li odi, non conosci Farkas e non sai che uomo meraviglioso è quindi non giudicare gli altri prima di giudicare te stesso-. -Ora basta! Stai zitta sgualdrina- e mi dette un altro schiaffo –Tenete fermo quel cane- e l’Orco e l’Argoniano lo presero, lo vidi divincolarsi con furia gridando –LASCIALA IN PACE!TI PREGO!-. -Mi dispiace ma devo insegnarli il rispetto e poi con un corpo così è un peccato sprecarlo non credi Compagno?- fece una risata maligna –Voi due tenetela ferma!-. L’Imperiale e il mio aggressore, che rispondeva al nome di Curtis, mi presero le braccia con una presa forte da farmi male e vidi il Nord avvicinarsi a me e cominciò a togliersi i guanti e la cintura che teneva legata la parte bassa della corazza alla parte alta e quello che vidi mi fece rivoltare lo stomaco e mi sentì il disgusto crescere in me, non è la prima volta che vedo “l’attributo” di un uomo ma, mentre con il mio ex-fidanzato provavo piacere , vedere quello del mio aguzzino mi provocava orrore e ribrezzo ma non volendo cedere dissi con sfida –Se credi che ti implorerò di lasciarmi andare ti sbagli di grosso-. -Non credo che avrai la forza di implorarmi quando avrò finito con te, anzi forse implorerai di rifarlo perché ti è piaciuto-. -Voglio essere sincera con te, il tuo attrezzo da riproduzione è alquanto piccolo e floscio oserei aggiungere- sentì una risata provenire da Curtis e il Nord disse –Dopo te ne pentirai pidocchio-. -Scusa capo-. -Questa volta non te la caverai con “scusa capo”, sono stato troppo morbido con te babbeo- poi mi guardò –Tornando a noi sgualdrina vedrai quanto il mio “attrezzo da riproduzione è piccolo, mi divertirò con te e il tuo amico resterà a guardare mentre lo faccio e poi ti ucciderò davanti a lui , solo allora lo ucciderò ma prima…- si girò verso Farkas con una faccia deformata alla rabbia e continuò –Voglio vederti mutare-. I due che mi tenevano ferma mi buttarono sulla pietra fredda del Tumulo, il freddo si introdusse nel mio corpo fino ad arrivare alle ossa che mi fece irrigidire ma non so se il freddo che sentivo entrare nel corpo fosse per il pavimento vecchio o perché il Nord stava per abusare di me, potrebbe essere entrambe le cose e non vedevo vie di fuga mi rassegnai, la voce di Farkas mi arrivò ovattata –No Natasha! Lasciala!-. Il Nord lo ignorò bellamente, aveva occhi solo per me e intravidi Farkas oltre il corpo del mio aguzzino e dissi –Farkas non guardare-. Lo vidi singhiozzare e il Nord interruppe l’attenzione che avevo per il mio compagno –Lui guarderà eccome ragazza, in qualche modo tu sei importante per lui e voglio vederlo soffrire mentre ti porto via da lui- detto questo strappò via i lacci che teneva unito il corsetto della mia corazza che lasciò il mio seno in bella vista e lui rise –Bè, devo dire che non mi dispiace abusare di te ed è un onore toglierti personalmente la tua verginità-. Vedendo la mia faccia che trapelava disgusto continuò –Non provi nemmeno a supplicarmi di non farlo?-. -Mai- e gli sputai in faccia, lui si pulì come se niente fosse e disse –Non mi dispiace ucciderti quando avrò finito con te-. -Sentì l’Imperiale dire –Ucciderti sarà un esperienza da raccontare-. Sentì Farkas dire come un ringhio –Nessuno di voi resterà in vita per raccontarlo- e lo sentì gridare e il Nord che aveva le mani vicino al mio seno si scansò lasciandomi la visuale libera. Rimasi al quanto scioccata perché vidi Farkas tremare come era successo quindici giorni fa a colazione ma questa volta con più impeto da farmi paura e i suoi occhi si tinsero di giallo ma più luminoso e con una voce gutturale disse –Vuoi vedermi mutare? Ti accontento- poi con una forza che non credevo possibile al limitare della stanza l’Orco e l’Argoniano e cominciò a slacciarsi i lacci che teneva unito i spallacci con la placca della corazza e vidi i suoi pettorali tanto che cominciai a diventare rossa in viso, poi si slacciò la cintura e i pantaloni e le placche sui finachi caddero lasciando intravedere i suoi fianchi sottili e ben formati ed infine si tolse gli stivali, praticamente vidi Farkas completamente nudo visto solo nei miei sogni da quando l’avevo conosciuto e la cosa mi metteva felicità e inquietudine allo stesso tempo tanto che vederlo davanti a me nudo creava in me un turbine di emozioni tra cui il desiderio che mi faceva sentire in colpa nei confronti dell’uomo che amavo ma che ho perduto così ripresomi dalla mia trance dissi –Farkas che fai? Sei impazzito?-. Lui girò la testa verso di me e il suo sguardo da prima furioso si addolcì e disse semplicemente con la voce gutturale –Natasha non preoccuparti non ti farò del male, fra poco sarà tutto finito-. -Perché dovresti farmi del male?-. Appena formulai la domanda mi arrivò la risposta, vidi i canini di Farkas crescere fino a diventare appuntiti e anche gli altri denti diventarono appuntiti, la sua stazza aumentò superando di gran lunga l’Orco, le sue spalle divennero ampie e muscolose, i fianchi diventare più stretti, le braccia si allungarono e con esse anche le dita, le unghie si trasformarono in artigli affilati, le gambe si piegarono in avanti per compensare il peso, i talloni dei piedi si alzarono mentre la pianta si allungò e anche li spuntarono gli artigli, la faccia si trasformò in un lungo muso mostruoso che metteva in risalto le sue zanne e il naso un tempo umano diventò come quello degli animali, il suo petto già possente divenne ancora più ampio, da dietro spuntò una cosa pelosa e per completare il tutto il suo corpo si riempì di peli con qualche spiazzo di pelle diventata nera come la notte, lo shock per quello che vidi fece largo in me che poi mi fece pensare a una cosa, per tutti questi quindici giorni della mia permanenza a Jorrvaskr l’ho avuto vicino e non avevo colto i segnali della sua vera natura ma poi mi venne in mente la litigata che aveva avuto con Torvar e come tremava dalla rabbia e se non lo avessi fermato si sarebbe trasformato…Farkas mio amico e futuro Fratello di Scudo era un Lupo Mannaro e la cosa non mi faceva paura ma recava in me fastidio il fatto che non me ne abbia parlato. Riportai la mia attenzione su Farkas che con i suoi occhi gialli guardava minaccioso i nostri assalitori con aria famelica e poi ruggì, un ruggito che con l’eco della stanza era più minacciosa e che a quanto pare mise terrore hai nostri aguzzini che arretrarono ma non servì a molto perché con un colpo fulmineo Farkas si mosse verso l’Orco e l’Argoniano che avevano la faccia deformata dal terrore e affondò i suoi artigli nei loro petti squarciandoglieli dipingendo il pavimento con il loro sangue, poi si voltò verso il Bretone e l’Imperiale e con una corsa fulminea squarciò i loro petti in verticale e anche qui il sangue dipinse le pareti, il mio aggressore estrasse un pugnale di ferro e lo teneva tra le mani tremando e Farkas con una voce roca come un ringhio disse –Credi di farmi qualcosa con quello pulce?-. -N…No m…ma c…ci pos…so pr…provare-. -Voglio vedere!-. Curtis menò il pugnale verso di lui ma Farkas gli conficcò i suoi artigli nella schiena e quando gli estrasse cadde come un sacco di patate, rimaneva solo il Nord che si era posizionato in mezzo alla stanza con una spada nella mano destra e lui e Farkas si guardarono negli occhi a mo di sfida. Il Nord gridò –NON HO PAURA DI TE DANNATO LUPO MANNARO HAI CAPITO? TI TAGLIO LA TESTA E POI LA INFILERO’ IN UNA LANCIA D’ARGENTO!-. -Se non hai paura di me perché sento il tuo cuore battere così veloce che fra poco ti esce dal petto?-. -E’ l’adrenalina-. -Certo, certo ma se sei intelligente, cosa che tu non sei, sapresti che ho un olfatto molto sviluppato e fiuto la tua paura verme-. Il Nord menò la spada in aria per allontanarlo e Farkas gli graffiò il braccio e la spada gli cadde di mano e con la mano sinistra si resse il braccio insanguinato, giurai di sentire una risata gutturale provenire da Farkas che disse –Ti avevo avvertito di lasciarla in pace ma tu non mi hai dato ascolto e ora intendo mantenere la mia promessa-. -Quale promessa?-. -Quella di squarciarti la gola-. -NON MI AVRAI!-. Estrasse un pugnale e si avventò su Farkas che gli prese il polso e glielo storse facendogli cadere il pugnale e disse –La bestia vuole reclamare il sangue, il tuo- e detto questo gli squarciò la gola e lo scaraventò dall’altra parte della stanza. Rimasi a contemplare la scena che mi si porse davanti agli occhi, cadaveri squarciati e deformi che gli fuoriuscivano fiotti di sangue intaccando l’aria di un odore acre dovuto al sangue e in mezzo alla stanza c’era Farkas ancora Lupo Mannaro che guardava i cadaveri in modo famelico e bramoso, una parte di me temeva che se l’avessi chiamato mi avrebbe attaccato ed era quella razionale ma l’altra, quella del mio cuore, diceva che non mi avrebbe mai fatto del male perché ha persino rivelato la sua vera natura per proteggermi quindi lo chiamai –Farkas-. Lo vidi girarsi verso di me e il suo sguardo si addolcì, per fortuna che mi riconosce, e venne verso di me cauto per non farmi paura e arrivato si accucciò, il suo muso era davanti alla mia faccia e sentì l’aria provenire dalle sue grandi narici spostare la mia frangia e una specie di guaito provenire dalla sua gola e disse il mio nome –Natasha-. Gli sorrisi, si decisamente mi riconosce e questo mi metteva gioia così gli accarezzai il muso un po’ peloso in modo molto dolce e poi gli guardai gli occhi, erano di un giallo dorato e mentre prima trasparivano solo rabbia e ferocia ora invece trasparisce dolcezza, preoccupazione e…amore, in quello sguardo bonario riconobbi lo sguardo di Farkas e anche con l’altra mano gli accarezzai il muso e lui dopo posò il muso sulla mia fronte, per rassicurarlo delle mie condizioni dissi –Sono al sicuro Farkas ed è stato grazie a te- lui inaspettatamente mi leccò la guancia destra e dissi –Si, anche io ti voglio bene Farkas-. Ad un certo punto si staccò e si contorse dal dolore che lo fece sdraiare a terra dove si dimenava tenendosi le mani sulla pancia il che mi fece preoccupare –Farkas!-. Lui gridava, un grido bestiale per colpa della sua forma e poi mi accorsi che stava tornando umano, come il grido che a poco a poco tornava umano, la coda gli sparì, le gambe tornarono normali come i piedi, le braccia tornarono a dimensioni normali, le dita si accorciarono e gli artigli sparirono, tornò a dimensioni d’uomo, le spalle e i muscoli tornarono alla normalità, la pelle tornò rosa e la pelliccia sparì e il muso lupesco tornò ad essere il bellissimo viso dell’uomo che mi aveva salvato la vita, poi lo vidi alzarsi faticosamente e si avviò verso di me e disse -Natasha tutto bene? Non ti hanno…-. -Stuprata? No tranquillo, sto bene e questo lo devo a te-. Mi sorrise ma poi lo vidi rattristirsi e chiesi –Qualcosa non va Farkas?-. -Ti ho salvato la vita ma…-. -Ma cosa?-. -Mi hai visto mutare e ora sai che sono un Lupo Mannaro diamine! Ora mi terrai a distanza e mi reputerai un mostro sanguinario-. -Non lo penso affatto, perché mai dovrei ripudiarti?-. -Perché ora sai che sono un Lupo Mannaro e i pregiudizi su quelli come me non sono tanto belli, le persone hanno paura di quello che non comprendono e quindi ci dipingono come bestie fameliche e sanguinarie a cui non importa del genere umano o di qualunque razza perché abbiamo sembianze lupesche dateci da Hercine, ma trasformarci in essi è una cosa terribile perché l’unico tuo pensiero è la tua voglia di sangue e di massacrare la carne umana, ora tu hai visto lo scempio che ho fatto ed ora avrai il terrore di me e questo mi crea dolore-. -Farkas guardami- lui con gli occhi lucidi mi guardò ed io continuai –Non ti considero un mostro senza coscienza perché altrimenti mi avresti lasciato nelle mani di quel bastardo e dopo mi avresti ucciso, invece mi hai salvato e poi sei venuto da me ad accertarti che stessi bene e credimi i mostri non fanno questo, i veri mostri sono quelli che volevano stuprarmi perché provavano piacere a fare del male, quindi non potrei mai ripudiarti e tenerti a distanza ed hai la mia parola d’onore se dubiti di quel che ti dico-. -Sicura di non essere spaventata da me?-. -Si ne sono sicura, quando ti ho guardato negli occhi ho visto la tua parte umana, quella buona, gentile, coraggiosa, compassionevole e testarda, non ho visto la bestia sanguinaria che mi hai descritto-. Lui mi sorrise e disse –Sono contento che non mi temi e anche che ora non devo più mentirti, farlo mi è costato molto…specialmente con te-. -Anche io ma devi rispondere a delle domande e tu dovrai rispondere sinceramente-. -Certo tutto quello che vuoi, ti meriti delle spiegazioni dopo quello che hai passato-. Ero così immersa a dare delle risposte razionali a quello che è accaduto che non mi ero accorta che avevo ancora il mio seno fuori dal corsetto e che il mio compagno era completamente nudo così dissi –Ehm!...Farkas?-. -Si?-. -Non vorrei fartelo notare ma sei completamente nudo-. Lui si guardò e lo vidi diventare tutto rosso per l’imbarazzo –S…Scusa…Mio Dio! Che imbarazzo-. -Non scusarti, con tutto quello che è capitato è comprensibile che il nostro…stato ci sia sfuggito-. Lui annuì e poi andò a prendersi la sua corazza ed entrò nella stanza dove ero rinchiusa per potersi rivestire in pace, scossi la testa e mi misi apposto il corsetto. Dopo qualche minuto uscì vestito con la sua corazza e disse –Spero di non averti spaventato-. Alzai gli occhi al cielo –Farkas quante volte ti devo dire che non ho paura di te-. -Scusa volevo solo esserne sicuro per l’ultima volta, ora risponderò a tutte le tue domande-. Annuì –Spiegami bene cosa sei e come hai fatto a diventarlo-. -Sono un Lupo Mannaro e lo sono da tre anni quando ho accettato il Dono di Hercine, da allora mi posso trasformare-. -Ti hanno morso-. -No, lo sono diventato grazie a un rituale-. -Un rituale?-. Lui annuì –Noi lo chiamiamo il “Rituale di Sangue”-. -Chi è Hercine?-. -E’ un Principe Daedrico, precisamente il Principe Daedrico della Caccia Selvaggia e il Padre degli Uomini Bestia, ha donato a noi mortali la capacità di trasformarci in terribili belve feroci-. -Lo veneri?-. -Essendo un Lupo Mannaro si, lo venero-. -Il resto dei Compagni sanno della tua condizione?-. Lui annuì. -Anche Vilkas?-. -Si, vedi il Circolo condivide lo stesso mio fardello-. -Cosa? Vuoi dire che…-. -Aela, Vilkas, Skjor e Kodlak sono anch’essi Lupi Mannari-. -Mio Dio! Da quanto?-. -Io, Aela e Vilkas da tre anni mentre Skjor e Kodlak da quarat’anni-. -Quindi il resto dei Compagni non sa cosa siete in realtà-. -No e non dovranno mai saperlo-. -Perché?-. -Perché si scatenerebbe il panico, pensa se tutta la gente di Whiterun e degli altri feudi scoprisse che siamo Lupi Mannari, si scatenerebbe il panico e ciò porterebbe a uno scontro diretto e molta gente morirà…-. -E voi finireste in disgrazia-. -Ora capisci perché non si deve venire a sapere?-. Io annuì –Non ti fidi degli altri Compagni?-. -Si mi fido di loro ma non su questo argomento, la paura può condizionare le persone portandole a fare cose che non vogliono fare, Kodlak sostiene che sia meglio così e l’appoggio-. -Ma ora io so il vostro segreto-. -So che ci possiamo fidare di te e lo sa anche Kodlak-. -Riponi tanta fiducia in questa cosa-. -Di te mi fido, sei diversa da tutte le persone che ho conosciuto e quando ti ho vista ho capito subito che sei speciale Natasha-. Le sue parole mi lusingavano e tornando alla realtà chiesi –Farkas, ora che so di voi…f…fari di me un Lupo Mannaro?-. Lui mi guardò accigliato e rispose –Oh no, solo i membri del Circolo hanno il Sangue di Bestia, devi dimostrare il tuo onore se vuoi diventare un Compagno, tieni gli occhi sulla preda non verso l’orizzonte, comunque anche se dovessi trasformarti non funziona con il morso-. -Ho sempre sentito che si trasmette la Licantropia attraverso il morso-. -Hai sentito giusto ma capita solo se vieni morsa da un Lupo Mannaro solitario che incontri la notte se cammini nel bosco ma con noi è diverso-. -E come funziona?-. -Vedi non dovrei parlartene e poi io non vorrei mai dannarti l’anima-. -Anima dannata? Come puoi considerare la tua anima dannata-. -Kodlak crede di si ed io e Vilkas lo appoggiamo, perché tu non credi che lo sia?-. -No io non lo credo affatto, perché tu si?-. -Sono un mostro-. -Sei un mostro solo se ti comporti come tale e da come ho visto non lo sei, per me hai un anima pura-. -Se Vilkas ti sentisse sicuramente ti riderebbe in faccia ma io no quindi…grazie-. Io gli sorrisi –Nulla di che- poi mi venne in mente una cosa –Farkas?-. -Si?-. -Gli uomini che ci hanno attaccato ti conoscevano e a quanto pare anche tu gli conosci, chi sono?-. -I Mano d’Argento-. -I Mano d’Argento? Chi sono?-. -Sono un branco di sadici bastardi che odiano i Lupi Mannari e che quindi non amano nemmeno noi, ma non gli vanno a genio nemmeno i vampiri…insomma sono nostri nemici naturali-. -Che ci fanno qui?-. -Saranno qui per i frammenti di Wuuthrad-. -Anche loro li cercano?-. -Si, per averla come loro trofeo personale ma anche per impedire a noi di prenderla-. -Di certo non gliela lasceremo, ce ne saranno altri?-. -Conoscendoli forse si quindi tieni gli occhi aperti-. Io annuì e lui mi posò la mano destra sulla sua spalla delicatamente forse aspettandosi che arretrassi per la paura ed io istintivamente gli posai la mia mano destra sulla sua rassicurandolo, lui sorrise e disse –Meglio andare-. -Si è meglio- raccogliemmo le nostre cose rimaste per terra e poi continuammo la strada per un cunicolo buio e umido. Come Farkas aveva previsto incontrammo altri Mano d’Argento e il mio compagno li abbatteva con impeto e ferocia, sicuramente è ancora infuriato per quello che volevano farmi ed io non avevo niente da ridire, quei porci non avevano amore e ne compassione per io prossimo e in più danno la caccia hai miei Fratelli e Sorelle di Scudo affetti dalla Licantropia e pensare che facciano del male a Farkas mi rese furiosa così anche io li abbattei con rabbia e ferocia. Dopo vario tempo dal nostro ultimo combattimento dei Mano d’Argento non c’era più traccia e camminavamo tranquille per le vie del Tumulo quando Farkas disse –Vorrei farti una domanda che prima non ho potuto chiederti-. Annuì –Chiedi pure-. -Hai un fratello o una sorella?-. Io mi incupì ma decisi ugualmente di rispondere –Si, un fratello-. -Come si chiama?-. -Boromir Rutherford-. -E’ più grande di te?-. -Si, di due anni-. -Ha la mia età dunque-. -Perché tu quanti anni hai?-. -Ho trent’anni-. -Gli porti benissimo-. Lo vidi arrossire –Grazie…tu invece?-. -Ne ho vent’otto-. -Anche tu gli porti benissimo…tornando a prima tuo fratello dov’è? Vorrei conoscerlo-. -Se ti capita di vederlo fammi un fischio così poi gli tiro un bel pugno in faccia-. Lo vidi che aveva un cipiglio interrogativo così dissi –Mi ha abbandonata quell’essere che si crede mio fratello-. -Perché ti ha abbandonata?-. -E’ difficile da spiegare-. -Farò uno sforzo-. -E’ una storia lunga-. -Ho tutta la giornata-. Lo guardai e lo vidi molto interessato quindi lo accontentai anche se per me era molto doloroso -Dopo la morte di mio padre io e Boromir vivevamo all’aria aperta nei boschi o nelle locande con i soldi che i nostri genitori ci avevano lasciato e per i successivi sette anni ci allenammo a combattere con la spada meditando vendetta così combattemmo i Manto della Tempesta in ogni modo possibile che significava sempre la loro morte, un giorno trovammo delle persone che odiavano i Manto della Tempesta quanto noi così creammo un gruppo di combattenti per compiere una missione che era importante per me e mio fratello e in questo gruppo c’era lei-. -Lei?-. -Si innamorò di lei e quando la missione finì mi raccontò una grande balla…-. -Del tipo?-. -Che andava a controllare insieme a lei i spostamenti dei Manto della Tempesta e che tornava tra una settimana, non tornò più-. -Era morto?-. -Credimi una parte di me avrebbe voluto così, undici mesi dopo un altro membro del gruppo che era mio amico mi disse di averlo visto in una fattoria fuori Falkreath con lei e un neonato, scoprì che si era sposato e che avevano avuto un figlio quindi…-. -Ti ha abbandonato?-. -Quel vigliacco si è fatto credere morto ed invece si era costruito una fattoria e ci era andato ad abitare con lei e suo figlio fregandosene della sua stessa sorella…per me è morto come se non fosse mai esistito-. -Detesto come ti ha fatto soffrire, un fratello non dovrebbe far soffrire la propria sorella che è sangue del suo sangue-. -Con Vilkas ti è mai capitato?-. -Di soffrire?-. Io annuì e lui continuò –A volte capita che mi facesse stare da schifo però lo faceva perché ha un carattere difficile e so che non lo fa apposta, però non mi abbandonerebbe mai perché ci vogliamo bene tanto da sacrificare le nostre vite l’uno per l’altro-. -Invidio il vostro rapporto Farkas, un tempo anche io per Bormir avrei dato la vita ma ora provo solo un odio profondo nei suoi confronti, non c’è traccia dell’amore fraterno che tu provi per Vilkas-. -Il nostro rapporto ha alti e bassi quindi non lo invidiare più di tanto-. -Lo invidio comunque, questa cosa mi fa soffrire-. -Senti Natasha ora hai noi come Fratelli e non devi più sentirti sola perché non lo sarai più, stai pur certa che io non ti farò mai soffrire- poi lui mi accarezzò la guancia e ci guardammo negli occhi, il mio verde si riflesse sui suoi occhi color ghiaccio ricolmi di un affetto che non vedevo nessuno da tanto tempo provare per me, dentro di me era tutto in subbuglio, nello stomaco sentivo come se avessi delle farfalle che volavano dentro di me, il cuore mi batte così forte come se potesse uscirmi dal petto per poi andare vicino al cuore di Farkas e infine anche io posai la mia mano sulla sua guancia ruvida per la sua barba sfatta e li capì il sentimento che provavo per lui…distaccammo gli occhi e le mani e dissi –Grazie Farkas per essermi vicino-. -Lo faccio con piacere Nat-. Mi bloccai fissando il pavimento di pietra e nella mia testa rimbombava una frase “Ti voglio un bene dell’anima mia piccola Nat”, me la disse mio padre il giorno prima di morire…mi sentì toccare il braccio e Farkas disse riportandomi alla realtà –Natasha tutto apposto? C’è qualcosa che non va?-. -Come mai mi hai chiamato Nat?-. -Ho pensato di darti un soprannome, perché non ti piace?-. -Si mi piace è solo che…-. -Che?-. -Mio padre mi chiamava così…la sua piccola Nat-. -Ah! Non lo sapevo-. -Infatti, non potevi saperlo-. -Se vuoi lascio stare di chiamarti così-. -No no fa pure…è da molto tempo che nessuno mi chiama così e detto da te suona benissimo, ti do anche io un soprannome-. -Quale sarebbe?-. -Fark-. -Fark? Si suona bene- dopo esserci chiariti continuammo la strada per arrivare alla cripta. Dopo essere scesi di un bel po’, finalmente arrivammo al grande portone di legno della nostra destinazione ed essendo che il portone era pesante lo aprimmo insieme mettendoci tutta la nostra forza che avevamo, anche se Farkas era nettamente più forte di me sia per la sua stazza sia per la sua natura da Lupo Mannaro. Aperta la porta vedemmo la cripta per tutta la sua grandezza: c’era un lungo corridoio con delle rientranze che contenevano delle tombe nere verticali che avevo visto all’entrata, la stanza dopo il corridoio era rettangolare ed aveva delle passerelle di legno posizionate a molti metri dal pavimento in entrambi i lati, in mezzo alla stanza c’era un altare di pietra con delle crepe che passavano tra la superficie ruvida della pietra, in fondo alla stanza c’era un altro altare più grande e un baule di fianco, lo perquisimmo e trovammo altre boccette rosse, blu e verdi, due pugnali di ferro, frecce di ferro e infine un arco da caccia, rigirandomelo tra le mani dissi -Me la cavicchio con l’arco, un arte imparata da mio padre-. -Tienilo pure-. -Sicuro? A te non serve?-. -Non amo granché l’arco, però Aela mi da qualche lezione e comunque ce ne ho già uno-. -Se la chiamano Aela la Cacciatrice ci sarà un motivo-. -Anche tu puoi darmi lezioni di tiro con l’arco se vuoi, a volte Aela è di una compagnia pessima-. -Io sarei di una compagnia migliore?-. -Decisamente-. Io arrossì vistosamente e dissi –Comunque tieni almeno il pugnale e le tre boccette-. -A cosa servono?-. -Non lo so, ma è sempre meglio tenerle-. -Hai ragione…- si mise il pugnale e le boccette nella bisaccia e continuò –Posso darti un consiglio?-. -Certamente-. -Quando torniamo fatti fare uno scudo da Eorlund, vedo che combatti bene con la spada ma se avessi uno scudo che ti protegge sarebbe meglio-. -Effettivamente mi servirebbe uno scudo-. -Non ti costa niente fartelo fare no?-. -Già, grazie per il consigli- detto questo ci guardammo in giro alla ricerca dei frammenti. Quando arrivai in cima alle scale vidi sopra l’altare di pietra più grande dei piccoli pezzettini di ferro e guardandoli bene vidi che erano tagliati, così compresi che erano il motivo delle missione e chiamai il mio amico –Farkas! Li ho trovati!-. Lui corse su per le scale in modo frenetico e quando arrivò vicino a me e vide il nostro obbiettivo li vidi un sorriso soddisfatto stampato in faccia –Si sono i frammenti…brava Nat!-. Gli sorrisi –Ora che facciamo?-. -Semplice, li prendiamo e torniamo a Jorrvaskr-. -Dove li mettiamo? Potremmo metterli nella mia bisaccia-. -Buona idea ma bisogna trovare qualcosa con cui avvolgerli-. Stavo per dire qualcosa quando lo vidi prendere qualcosa dalla sua bisaccia e quando si girò vidi che aveva in mano un rotolo di lino –L’ho preso pensando che potesse essere utile e infatti avevo ragione…- mi sorrise e stendendo il lino continuò –Nat prendili e mettili qui ma delicatamente-. Io eseguì l’ordine e delicatamente li presi e li misi nel lino, poi lui lo richiuse e mi aiutò a metterli nella bisaccia per poi dire soddisfatto –Bene tutto apposto, possiamo andare-. -Finalmente! Non ne posso più di questo Tumulo del…-. Non finì la frase perché sentì un rumore pesante e un grande tonfo che si ripeté più volte che con l’eco della stanza rendeva tutto più terrificante di quanto non fosse già, così sguainammo le spade e ci girammo…quello che vedemmo mi fece drizzare tutti i peli sulle braccia e chiesi –Che cavolo sono quelle cose?-. Farkas rispose –Gli ho già incontrati una volta-. -Cosa sono?-. -Si chiamano Draugr-. -Interessante ma da dove vengono?-. -Sono i cadaveri dei Nord sepolti qui-. -E come mai sono vivi? Se sono cadaveri dovrebbero essere morti-. -Nessuno lo sa, il fatto sta è che si muovono e vogliono ucciderci-. -Non è che centra Arkay? In fondo è il Principe Daedrico dei Morti-. -Può essere ma non cambia il fatto che ora sono vivi e che il loro unico scopo è farci a pezzettini, non sono più umani quindi non avere pietà di loro perché loro non l’avranno per te-. -Non ho problemi a ridurre a pezzettini degli esseri così orrendi-. -Non dubitavo di questo, ne sei capace-. -Vedo che hai imparato a conoscermi- cominciammo ad arretrare e chiesi –Non puoi trasformarti?-. Lui scosse la testa –Non è che capita così, c’è un grande dispendio di energia e poi deve essere qualcosa per farla scattare-. -Tipo la rabbia?-. -Si-. -Arrabbiati allora-. -Non sono mica Vilkas, io sono calmo e prima è stato un momento al quanto delicato ed ho dovuto intervenire-. -Peccato-. Lui mi guardò –Senti se vuoi vedermi nudo basta chiedere-. Io lo guardai –Sei un pervertito!-. -L’hai voluto tu- ad un certo punto andammo a sbattere sul muro del Tumulo ed eravamo circondati dai morti viventi così non ci rimase che combattere per riuscire ad uscire. Non so da quando stavamo combattendo contro questi esseri, so solo che non finivano più di uscire e ormai eravamo allo stremo delle forze e Farkas disse –Dobbiamo aprirci una strada con la forza-. -Volentieri ma più ne abbattiamo più ne escono-. -Siamo passati dalla padella…-. Io continuai –Alla brace-. Ad un certo punto un Draugr colpì Farkas alla schiena facendolo cadere e gridai –FARKAS!-. Quell’essere parve ridere della cosa e mi montò la rabbia, sentì del calore sulle mani così mi guardai e vidi del fuoco che scoppiettava dalle mani e non mi ustionava, potevo controllarlo a mio piacimento così volsi uno sguardo maligno verso i Draugr e portando le mani davanti a me li infuocai senza che minima esitazione o rimorso, uno dopo l’altro caddero sotto il fuoco che li stava divorando e quando anche l’ultimo morì si sentì un odore di bruciato che mi pizzicava il naso e dandomi la nausea. Mi stavo dimenticando del mio amico che stava tentando di rialzarsi così gli corsi incontro e dissi –Farkas! Tutto apposto? Ti hanno ferito?-. Lui con il mio aiuto si alzò e rispose –Non preoccuparti Nat sto bene, non mi hanno ferito grazie alla corazza-. -Mi ero preoccupata-. -Non dovevi-. -Certo che si, sei il mio Fratello di Scudo-. -Non è per questo, ma perché ho la pelle dura e… -E?-. -Stavo per perdere il controllo-. -Eri in fase di trasformazione?-. -Si, se non fossi intervenuta sarebbe successo…- poi si bloccò di colpo –A proposito, non ci avevi detto che possedevi la magia-. -Non ve l’ho detto perché non sapevo di possederla, se l’avessi saputo…-. Non finì la frase perché mi sentì girare la testa come una trottola e vidi la stanza vorticare su se stessa senza fermarsi ed infine le gambe mi cedettero, stavo per cadere a terra ma delle braccia forti mi sorressero evitandomi la caduta e il mio amico con una faccia che gli si leggeva la preoccupazione disse agitato –Natasha! Per Shor! Tutto bene?-. -S…Si t…tutto bene-. -Non sembrava-. -Sto bene-. -Sicura?-. -Si, per l’ennesima volta sto bene- tentai di alzarmi ma invece mi prese un altro capogiro che mi fece cadere ancora tra le braccia di Farkas che disse –Dicevi? Tu non stai bene-. -Non fare il melodrammatico-. -Non faccio il melodrammatico Nat, ti ho vista svenire e se non ti avessi presa saresti caduta come un sacco di patate, quindi non stai bene, cos’è successo?-. Nella sua voce percepì una nota di severità e preoccupazione e dissi –Non sapevo di possedere la magia…-. -Credi sia per colpa della magia che sei svenuta?-. -Si, sicuramente sarà per colpa della magia e poi essendo la prima volta che mi capita di usarla peggiora le…- mi prese un nuovo capogiro che mi fece cadere la testa all’indietro e Farkas esclamò –Nat!...Per Shor!-. -La testa continua a girarmi come una trottola…non mi fa alzare cavolo-. Mi parve di vedere lacrime scendere nelle sue guance e infatti appena mi voltai verso di lui scendevano senza sosta, così chiesi –Ehi! Farkas che hai?-. -E’ tutta colpa mia-. -Perché dici ciò?-. -Se stavo più attento e non mi fossi distratto non mi avrebbe colpito e tu non avresti usato la magia-. -Non darti colpe che non hai, quel Draugr poteva colpirti comunque oppure no, prima o poi avrei scoperto di possedere la magia-. -Ma…-. -Non c’è ma che tenga, non è colpa tua e poi ho impedito che ti trasformassi-. -Se sarebbe servito ad evitare che ti succedesse questo avrei lasciato uscire la Bestia-. -No non devi farlo se non c’è un motivo valido e poi, la tua vicinanza mi fa stare meglio-. -Veramente?-. Io annuì –Mi sento già meglio, stavo pensando a una cosa-. -Cosa?-. -Le fialette colorate che abbiamo trovato-. Lui mi guardò incerto e in ansia per quello che dirò ma annuì così continuai –Quella azzurra…potrei berla-. -Cosa? Non se ne parla-. -Come?-. -Non sappiamo a cosa servano e tu ne vuoi bere una, se dovesse peggiorare le cose?-. -Se invece la migliorasse?-. -Non possiamo saperlo-. -Già non lo sappiamo ma se non proviamo non lo sapremmo mai-. -Non…-. Lo interruppi –Farkas, ho difficoltà a muovermi e non possiamo restare qui più che non vuoi i Draugr come nuovi Fratelli di Scudo, quindi la decisione è mia e decido di bere quella maledetta fialetta-. -Natasha ho perso già troppe persone nella mia vita a cui tenevo e le ho perse tutte, mi rimangono solo mio fratello e i Compagni…- la sua voce si incrinò e mormorai –Farkas-. -Quello che sto cercando di dirti è che ci tengo molto a te e detesterei perderti, questo pensiero mi uccide e credo che non sopravvivrei se…morissi-. Gli sorrisi e gli accarezzai la guancia sinistra con la mano destra e dissi –Nessuno mi aveva mai detto queste cose, anche io ci tengo moltissimo a te Farkas e come te anche io ho perso delle persone importanti nella mia vita, soffrendo molto e morirei sapendo di non vederti più…ma insieme siamo più forti e devi avere fiducia in me come io mi fido di te- da molto tempo nessuno mi diceva che teneva a me e che era preoccupato per la mia incolumità…un po’ mi mancava a dire la verità. Lui non disse niente ma poi frugò nella mia bisaccia e mi porse la boccetta azzurra –Mi fido di te Natasha-. Gli sorrisi e senza perdere ulteriore tempo stappai il tappo della boccetta e la inghiotti tutta d’un fiato senza stare a pensare se aveva ragione Farkas e dopo aver bevuto fino all’ultima goccia la buttai a terra, all’inizio pensavo che fosse stato tutto inutile quindi Farkas chiese –Ha funzionato? Stai bene?-. -Non lo so…- mi interruppi perché mi sentì rinvigorire e le forze tornarmi nel mio corpo etrando nelle ossa…devo fare scorta di queste boccette miracolose. Farkas disse –Nat! Sapevo che non dovevo permetterti di bere quella maledetta boccetta-. Io lo interruppi –Farkas sto bene-. -Veramente? Non me lo dici solo per farmi contento-. -No sto veramente bene, bevendo quella boccetta sono tornata come nuova quindi possiamo tornare a Jorrvaskr-. -Sicura? Guarda che ti porto in braccio se vuoi-. -Io risi –Fino a Whiterun?-. -Si, ti ricordo che sono quello più forte tra i Compagni-. -Si ma anche tu hai un limite e poi sto bene, ma se vuoi far prima trasformati e ti salgo in groppa-. -Sono un Lupo Mannaro non un ronzino-. Io risi e dissi –Dai ronzino è meglio muoverci se no penseranno che siamo morti e poi non voglio morire per mano di tuo fratello-. -Perché?-. -Diciamo che prima di partire mi ha minacciato -. -Cos’ha usato questa volta come minaccia?-. -Mi ha detto che se ti capitava qualcosa, anche un solo graffietto me l’avrebbe fatta pagare con gli interessi-. -Fa sempre il fratello protettivo e mi sono stufato, quando torniamo mi sente-. -Non…-. -Nat è mio fratello e so perché fa così-. -Mi odia, ecco come mai si comporta così-. -Non ti odia-. -Davvero? Come chiami il suo atteggiamento nei miei confronti?-. -Vuole proteggersi dal dolore-. -E perché mai si comporta così nei miei confronti? Io non gli ho fatto niente-. -Ha paura che tu mi faccia soffrire quindi ti minaccia per farti stare lontana da me e da lui-. -Da lui?-. -Non te lo direbbe in faccia neanche sotto tortura ma tu gli piaci…in senso amichevole…e ti tiene lontana per non provare dolore-. -Con tutti voi li per lui è pieno di amici-. -Non hai tutti i torti ma prova per te ammirazione e se non mi credi anche affetto ma ha paura che l’abbandoni come in molti hanno fatto-. -Non lo farei mai-. -Allora dimostraglielo, io so che non lo faresti ma lui non lo sa-. -Vuoi picchiarlo?-. -No, ma gli parlo come dovrebbe fare un fratello-. -Io se avessi mio fratello qui altro che parlare, lo prenderei a mazzate per tutta Skyrim-. Lui rise e disse –Mi immagino la scena…ora è meglio andare-. -Già voglio respirare aria fresca e pulita, ne ho abbastanza di aria malsana e puzzosa- ridemmo e ci avviammo all’uscita. Arrivammo a Jorrvaskr quando era sera e il cielo era di un blu scuro ed era cosparso di stelle luminose e si vedevano le due Lune che illuminavano con il loro chiarore etereo rosso e bianco tutta Tamriel da secoli: Masser e Secunda. La stanchezza della giornata si fa sentire tanto che sbadigliai e Farkas disse –Ehi resisti ancora un po’, dopo puoi dormire quanto vuoi-. -Con tutto quello che è accaduto oggi una bella dormita ci sta, tu non sei stanco?-. -Si ma detesto dormire-. -Perché?-. -Perché…-. Venimmo interrotti dalla voce irritata di Vilkas –Finalmente siete arrivati-. Lo guardai e lo vidi sopra alla scalinata di pietra con le braccia incrociate con la sua solita faccia imbronciata e dissi –Scusa del ritardo ma eravamo impegnati a non farci uccidere-. -Vedo che il tuo sarcasmo è rimasto intatto Rutherford-. Farkas a quel punto intervenne –Fratello siamo stanchi morti ne abbiamo passate di tutti i colori, non ci serve anche la tua arroganza e dopo dobbiamo parlare noi due-. Lui alzò le mani in segno di resa –Okay! Okay! La smetto, era solo…-. Farkas lo interruppe –Volevi solo rompere a delle persone che sono stanche morte dopo ore passate dentro un Tumul0 quindi smettila-. -Scusa fratellino-. -Ehm! Ehm!-. Lui guardò Farkas con cipiglio interrogativo e poi guardandomi disse –Scusa Natasha-. Io annuì e lui disse –Ora seguimi-. -Io chiesi –Perché? Dove andiamo?-. -Meno domande e seguimi- detto ciò lo seguì senza fiatare. Arrivati nel retro di Jorrvaskr vidi Kodlak, Skjor e Aela in piedi nel cortile con le torce in mano messi a semicerchio e quando arrivammo al centro Vilkas e Farkas si posizionarono alla destra di Kodlak e chiesi –Che succede?-. -Niente di speciale per noi mia cara, ma per te sarà speciale-. -Speciale? Non capisco-. -Questa mia cara è la tua Cerimonia di ammissione tra i Compagni in modo ufficiale-. Ero euforica –C…Cosa? Veramente?-. Lui rise e rispose –Si ragazza mia-. Gli sorrisi e lui chiese –Allora posso procedere?-. -Certamente-. Mi posizionai al centro del semicerchio creato dal Circolo e Kodlak incominciò –Oggi accogliamo una nuova anima nel nostro gruppo mortale, questa donna ha resistito, ha combattuto ed ha mostrato il suo valore, chi parlerà per lei?-. Farkas che mi guardava con orgoglio disse –Sono testimone del valore dell’anima dinanzi a me-. -Alzeresti lo scudo per difenderla?-. -Le coprirei le spalle per impedire al mondo di sopraffarci-. -E brandiresti la spada in suo onore?-. -La coprirei con il sangue dei suoi nemici-. -E solleveresti una coppa in suo onore?-. -Sono pronto ad intonare la canzone del trionfo mentre la nostra sala rimbomba con le sue storie-. Kodlak fece una pausa e poi continuò –Il giudizio del Circolo è completo dunque. Il suo cuore batte col coraggio e la furia che hanno unito i Compagni delle verdi estate lontane. Che combatta insieme hai nostri, che le montagne risuonino ed i nostri nemici tremare al suo richiamo-. Farkas, Vilkas, Skjor e Aela in coro dissero –Così sia-. Kodlak sorrise e disse –Natasha Rutherford ora sei una nostra Sorella di Scudo…Benvenuta tra i Compagni-. -Grazie signore, ne sono orgogliosa e onorata-. -Ora fai parte della nostra famiglia, portane alto l’onore-. -Lo farò-. -Ah! Ultima cosa, domani mattina vai da Eorlund e fatti dare una nuova spada, quella cosa che ti porti appresso non è adatta a un Compagnio-. Avevo ancora quella di ferro che avevo preso a Helgen e dissi –Sarà fatto-. Ad un certo punto sentì la presenza di Farkas al mio fianco e capì che era il momento di parlare con Kodlak di una cosa quindi dissi –Signore?-. -Si mia cara?-. -Dovrei dirle una cosa-. -Di che si tratta?-. Sospirai e poi dissi semplicemente –So il vostro segreto-. Lui fece un piccolo sussulto appena percettibile e chiese –Quale segreto?- capì che voleva sviare il discorso quindi guardandolo negli occhi risposi –Che siete Lupi Mannari-. Lo vidi impallidire a queste parole –Come lo sai?-. Stavo per rispondere ma Farkas mi rispose –Per colpa mia-. L’attenzione dell’anziano Precursore era tutta per Farkas –Cos’è successo?-. -Abbiamo incontrato i Mano d’Argento nel Tumulo-. -I Mano d’Argento?-. Lui annuì –L’avevano imprigionata e poi volevano violentarla…non potevo restare a guardare che le facevano del male-. -Ma facendolo gli hai dato accesso a segreti prima del tempo-. Io intervenni –Me lo avrebbe tenuto nascosto ancora a lungo?-. -Fino a quando l’avrei ritenuto necessario-. Farkas intervenne –Ho dovuto fidarmi di lei sul riserbo del nostro segreto e lei a giurato di mantenerlo, mi fido di lei-. Kodlak mi guardò e chiese Veramente?-. -Si, non farò parola con nessuno-. -Mi fido di te Natasha e se il ragazzo qui presente sostiene che manterrai il nostro segreto sarà di certo così, non avrei voluto caricarti questo peso appena entrata nei Compagni e se vorrai andartene capirò e non ti giudicherò per questa scelta-. -Non potrei mai andarmene, non ora che so la verità e poi sono stata da sola troppo a lungo e non voglio più esserlo-. -Sono felice che rimani e se avessi delle domande sull’argomento sono disponibile, domani devo avvertire il resto del Circolo sugli ultimi sviluppi-. Lo guardai mortificata –Non volevo creare danni-. -Non li hai creati e Farkas ha fatto bene a salvarti, quegli animali stavano per farti del male-. Una voce maschile interruppe la conversazione –Scusate il disturbo-. Io, Farkas e Kodlak ci girammo e vedemmo che la voce apparteneva a un ragazzo Nord alto, sui venticinque anni, capelli biondo grano lunghi fino alle spalle con i capelli laterali raccolti in un codino sulla nuca, occhi di un azzurro oceano, labbra sottili incorniciate da una barba bionda sfatta e portava una corazza di ferro; poi guardando bene vidi che di fianco a lui c’era una ragazza Nord di media altezza, sui venticinque anni, capelli biondi come l’oro lunghi fino alle scapole raccolti in una difficoltosa acconciatura, occhi di un marrone cioccolato, labbra carnose e portava una corazza di cuoio. Kodlak dopo averli studiati chiese –Voi chi siete?-. Il ragazzo rispose –Mi chiamo Liam Hoffman- e la ragazza lo seguì a ruota dicendo –Jemma Rainier-. “Hoffman…Rainier…questi cognomi non mi sono estranei, indagherò”. Kodlak chiese –Cosa volete?-. Liam rispose –Io e Jemma vorremmo unirci hai Compagni-. Il capo rise e disse –Ultimamente siamo molto richiesti-. Jemma parve ignorare la frase e chiese –E’ lei il Precursore?-. Il diretto interessato annuì e disse –Sono Kodlak Biancomanto e loro sono Farkas Macbeth e Natasha Rutherford-. Liam mi fece un sorriso dolce e disse –Piacere mio-. Io arrossì e Farkas vedendo il gesto di Liam rispose alquanto seccato –Piacere nostro-. Kodlak ci guardò e disse –Siete stanchi e andate a dormire, io parlerò hai nostri nuovi amici, buonanotte-. Il coro dicemmo –Buonanotte Kodlak- dopo che ci sorrise andammo negli alloggi e salutai Farkas con un bacio sulla guancia morbida che poi andò nella sua camera quasi saltellando. Dopo che mi misi la camicia da notte mi stendei sul letto, accesi una candela che posai sul comodino e presi il mio diario dal cassetto e cominciai a scrivere una cosa che ormai era evidente a me stessa: “Caro Diario. Oggi ho compiuto la mia Prova d’Onore con Farkas come mio Fratello di Scudo e ti farà piacere sapere che l’ho superata e sono ufficialmente un Compagnio…non ci posso credere!. Durante la missione stavo per essere violentata ma Farkas mi ha salvata e ho scoperto che è un Lupo Mannaro come tutto il Circolo, ho appreso una cosa in questa missione: mi sono innamorata di Farkas, non so cosa fare ora…”.
   
 
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