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Autore: heliodor    27/12/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Lui ti distruggerà

 
Joyce dovette lottare con la folla per non essere travolta e scaraventata di sotto. La calca era tale da toglierle quasi il fiato, ma si ostinò a resistere in quella posizione che si era conquistata con tanta fatica.
Sporgendosi in fuori guardò verso il fondo della strada.
Da quella direzione avanzava il solito carro trainato da dodici cavalli bianchi. A differenza degli altri, i colore che prevaleva non era il nero e oro, ma l'azzurro e argento.
Sono i colori di Valonde, pensò Joyce.
Un auriga in alta uniforme conduceva il carro mentre alle sue spalle due figure in piedi salutavano la folla con ampi gesti delle braccia.
Sono in due, si disse Joyce. L'altra deve essere Elvana, la strega antipatica che per qualche motivo ha legato moltissimo con Bryce. Sì, non può essere che così.
Poi Joyce guardò meglio e capì che si era sbagliata.
Una delle due figure era Bryce senza alcun dubbio. Riconobbe subito i capelli lunghi e del colore dell'oro, solo appena mossi. Il corpo slanciato e la figura perfetta completavano il quadro insieme al vestito azzurro con ricami d'argento.
Accanto a lei l'altra figura apparteneva a un uomo alto e dalle spalle ampie. Indossava un vestito color verde scuro con ricami dorati. I capelli biondo platino sembravano riflettere la luce del sole.
"Eccoli, eccoli" gridò la solita ragazza saltellando su entrambi i piedi. "Non sono bellissimi?"
La donna che aveva gridato verso Bardhian si sporse fin quasi a gettarsi di sotto. "Qui, qui, Vyncent. Qui. Da questa parte."
Joyce lottò per non voltarsi dall'altra parte e andarsene. Una parte di sé non desiderava altro, mentre un'altra le impose di restare e guardare.
Il terzo carro passò sotto di loro in un tripudio di petali, applausi e grida convulse. I soldati dovettero usare le maniere forti per tenere a bada la folla che rischiava di riversarsi verso la strada in qualsiasi momento.
"Strega Dorata, Strega Dorata" gridò una parte della folla.
"Bryce, Bryce, Bryce" gridò un'altra parte.
"Vyncent sposami" gridò una ragazza lanciando una rosa rossa verso il carro, il fiore volteggiò nell'aria e atterrò a diversi passi di distanza.
Vyncent alzò la mano per salutare la folla strappando altre grida e applausi.
Bryce lo imitò dispensando sorrisi radiosi a quelli che la invocavano.
"Vyncent sposa me" urlò una donna.
"Ma che dici, sciocca?" la rimproverò un'altra. "Perdi il tuo tempo. Lo sanno tutti che Vyncent è promesso alla Strega Dorata."
La donna sembrò delusa.
"Non è vero" protestò una ragazza che poteva avere uno o due anni più di Joyce.
"Invece sì" ribadì l'atra. "Dicono che la Strega Dorata abbia duellato per il cuore di Vyncent e che lui sia corso da lei per soccorrerla quando è stata ferita dalla Lamagrigia."
"Sul serio?"
La donna annuì.
"Che storia romantica" squittì la ragazza.
"Dicono anche che lui l'ha baciata" aggiunse la donna.
"No" fece la ragazzina incredula.
"È così. È successo durante la battaglia di Orfar. Mentre tutti combattevano."
"È vero, l'ho sentito dire anche io" confermò un uomo.
"Io ero lì e vi dico che non è andata così" intervenne un altro, ma nessuno se ne curò. La loro attenzione venne attratta dal carro che stava passando proprio di fronte a loro.
In quel momento, Vyncent disse qualcosa a Bryce e le prese la mano, stringendola nella sua. Lei sorrise e sembrò arrossire quando lui la sollevò verso l'alto come a celebrarne la vittoria.
Dalla folla si levò un boato assordante mentre Bryce e Vyncent sfilavano davanti a loro mano nella mano.
Joyce decise che aveva visto abbastanza e si fece strada tra la folla spingendo e spintonando chiunque si mettesse sul suo cammino. In quel momento voleva solo raggiungere il carro e scambiare due parole con Vyncent e Bryce.
Scese le scale due a due e prese a seguire il carro muovendosi sotto il porticato. Ogni tanto lanciava un'occhiata verso la strada e sentiva montare la rabbia dentro di sé.
Da quel punto poteva levitare fino al carro e piombare su quei due mentre non se lo aspettavano.
Il pensiero dei loro visi spaventati e sorpresi la deliziava e le dava una piacevole sensazione allo stomaco.
Sarebbe divertente, pensò. Tirare un paio di ardi contro quei due questo sì che mi divertirebbe. Magari anche una palla infuocata, per essere sicuri che capiscano quanto sono contenta di rivederli.
Fendeva la folla immersa in quei pensieri cercando il punto giusto dove evocare la formula della levitazione e piombare sul carro.
Lo avrebbe fatto, oh certo che sì. Già si vedeva esplodere i dardi in tutte le direzioni e...
Una mano le afferrò la spalla e lei gridò. Nella confusione nessuno badò alle sue grida e lei si ritrovò a lottare da sola contro la persona che l'aveva aggredita.
Preparò i dardi magici, pronta a lanciarli contro l'aggressore.
"Calmati, sono io" disse una voce familiare.
Joyce mise a fuoco il viso del suo aggressore. Mento lungo, occhi tristi, il solito sorriso sfuggente.
"Robern" disse a denti stretti.
"L'ultima volta hai cercato di uccidermi. Direi che stai migliorando."
"Non sei tu il mio obiettivo" rispose lei indicando il carro che stava sfilando tra la folla festante.
Fece per rituffarsi nella folla ma lui la trattenne.
"Lasciami" protestò."
"No" disse Robern. "È per il tuo bene."
"Che ne sai tu?"
"So molte più cose di quanto pensi."
Joyce si divincolò con uno strattone. "L'altra volta ti ho battuto. Non costringermi a usare le maniere forti."
"L'altra volta non ho voluto farti male" disse Robern. "Ma se cercherai di farne a loro, te lo impedirò."
"Sei tu che mi ha regalato il libro" lo rimproverò lei.
"Non l'ho fatto perché tu lo usassi per vendicarti."
Joyce strinse i denti. "Tu non sai niente."
"Ti conosco, Joyce di Valonde. Tu non sei così. Non hai ucciso Wena quando potevi e nemmeno Rancey."
"Forse l'ho ucciso. Come puoi saperlo?"
"Non lo hai fatto" disse Robern sicuro. "Tu non sei così. Sei diversa."
"La magia mi ha corrotta. È il destino di tutti i maghi."
Robern si guardò attorno, ma nessuno sembrava prestare loro attenzione. Tutti erano rivolti verso il carro che stava sfilando. "Non funziona così. La magia non è diversa dalla stregoneria, almeno da questo punto di vista."
Joyce si accigliò. "Che vuoi dire?"
"È il potere che corrompe, Joyce. E il potere assoluto corrompe in maniera assoluta."
"Non capisco."
"Capirai, un giorno. Adesso vieni, facciamo due passi insieme così ti calmi."
Joyce sentì che la rabbia iniziava a sparire. Era stata davvero accecata per un istante e aveva pensato di commettere una simile sciocchezza? Che le stava succedendo?
"Io non so più chi sono" disse camminando a testa bassa.
Robern sospirò. "Ho già sentito queste stesse parole."
"Da chi?"
"Da una persona."
"Arran Lacey?"
Robern la guardò sorpreso. "Perché hai pensato a lui?"
"Hai detto di averlo conosciuto. E che l'hai visto morire."
Robern rivolse lo sguardo altrove. "È più complicato di quello che pensi."
"Prova a spiegarmelo. Per una volta."
Robern tacque per alcuni istanti. "Quando ho conosciuto Arran Lacey, era un uomo distrutto. Aveva subito una perdita tremenda e non sapeva che fare della sua vita. Era pieno di rabbia e di risentimento verso quelli che gli avevano rovinato la vita e pensava solo al modo di vendicarsi."
"E che cosa è accaduto?"
"Arran si prese la sua vendetta."
"E poi?"
Robern scosse la testa. "Non ricevette in cambio la pace che sperava. Il dolore e il risentimento restarono, più grandi e profondi di prima. Girò il mondo alla ricerca di una risposta e alla fine si convinse di averla trovata."
"E qual era?"
"Quella sbagliata."
Joyce non capiva, ma qualcosa le diceva che per il momento Robern non le avrebbe detto altro.
"Sono stata nell'ultimo rifugio di Malag."
Robern si accigliò. "Che cosa speravi di trovare?"
"Risposte. Quelle che tu non mi dai."
"Rispondo solo alle domande che mi fai."
"Allora dimmi come battere Malag."
"Se lo sapessi, l'avrei fatto io anni fa" ammise lui.
"Non vuoi sapere che cosa ho trovato?"
"Ha importanza?"
Joyce annuì. "Una spada. E altre domande."
"Una spada non sconfiggerà Malag."
"E se fosse la spada di Bellir?"
Robern scosse la testa. "È solo una storia. Se ne raccontano tante."
"Io sto seguendo una traccia" disse lei. "Talita, un'erudita di Berger, mi ha detto di venire qui se volevo scoprire di più su Bellir."
"E cosa speri di scoprire?"
"Bellir doveva aver trovato il modo di battere Malag. E io voglio scoprirlo. Se ci riesco, avrò un'arma da usare contro l'arcistregone."
"È tutto inutile, Joyce. Ma se vuoi perdere il tuo tempo, fai pure."
"Tu hai un'idea migliore?"
"Sì. Studia il compendio. Impara ogni magia contenuta nel libro."
"Perché dovrei farlo? A cosa può servirmi?"
"Verrà un giorno in cui lo capirai."
"Io voglio saperlo ora."
"No" rispose Robern. "Non insistere oltre."
"Se non me lo dici, brucerò il compendio. Lo distruggerò."
Robern ghignò. "Non lo faresti mai."
"Allora imparerò tutte le magie e scoprirò il segreto di Bellir. E quando l'avrò fatto, affronterò l'arcistregone e lo batterò" disse con orgoglio.
Robern scosse la testa. "Arran ha usato le tue stesse parole prima di affrontare Malag e guarda che fine ah fatto."
"Io non sono lui."
"Ogni giorno che passa gli somigli sempre di più. Ascolta Joyce. Stami a sentire. Se affronterai Malag, se combatterai contro di lui..." Scosse la testa.
"Avanti" lo esortò Joyce con voce arrogante. "Dimmelo. Cosa mi succederà?"
"Se lo farai, lui ti distruggerà."
"Come?" chiese Joyce.
"In tutti i modi in cui una persona può essere distrutta."

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