Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No
Profit:
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recensioni.
Farai
felice milioni di scrittori.
Qualche settimana fa
stavo pensando che mi sarebbe piaciuto creare una storiellina per Natale, una
piccola OS vecchio stile "facciamo le storie a tema dei periodi
clou".
Dimostrazione che nel
mio tempo libero forse dovrei darmi all'ikebana, tanto per sfrantecare
solo le mie di maracas x°D
Una sera mi metto a
dormire e mi spunta in testa l'immagine delle scimmiette, sotto la neve, con un
bel rametto di vischio sopra la testa, e BAM! Peccato che tra impegni, sonno
arretrato e lavoro, non sono riuscita a mettermici per tempo ^^""…
Almeno non sono "caduta nel cliché"
xP
Tutti: certo siine convinta -.-
Prendetelo semplicemente
come un pensierino dolcioso per le feste ♥ in fondo condividere un po' di Tarurin fa sempre bene
[Per chi segue la
serie di Flowers,
questa storia è inserita nella serie ma, come spazi e tempi, è separata dalle
altre (le altre sono leggibili con un ordine cronologico e sono tutte collegate
come eventi). Seguendo però il regolamento l'ho inserita nella serie comunque perché,
beh, i pg sono sempre quelli e il tema pure :P]
NOTICINE:
- Roppongi è un
quartiere di Tokyo molto "occidentalizzato", è nato dalle zone dove
gli americani fondarono le loro basi militari nel dopoguerra e tutt'oggi
moltissimi locali e pub di gusto statunitense
- le ganguro sono le ragazze
"modaiole", caratterizzate da un gusto molto pronunciato come forte
abbronzatura e capelli molto chiari, oltre che look un po' tamarri xD (in realtà erano di moda ad inizio duemila :P non che
non ce ne siano più… Però mi piaceva l'immagine ^-^)
- non vedrete mai, mai e ripeto, MAI, due giapponesi sbaciucchiarsi in pubblico x°D
non esiste! xD Nessun giapponese si fermerebbe mai su
un marciapiedi per limonare… Chiamiamola "licenza poetica" xD
- Natale per i
giapponesi, più che una festa commerciale, è soprattutto una festa per
coppiette paragonabile a San Valentino ♥
- il 1° Gennaio i
giapponesi rendono omaggio al tempio per tradizione, pregando per l'anno a
venire e per la buona sorte (oltre che festeggiando in piccole fiere nei templi
maggiori) e lo fanno per tutto il giorno a partire dalla mezzanotte.
~ Mistletoe ~
Il suono del tacco
basso sul marciapiedi gelido diventò sempre più familiare e ritmato;
baldanzosa Purin aumentò il passo e alzò
il naso verso il cielo scuro, contro cui splendevano le decine di luminarie dei
negozi e le vetrate dei ristoranti. Il ragazzo alle sue spalle sbuffò con forza
per farsi sentire sopra il brulichio della folla:
« Vuoi aspettarmi
scimmietta da circo? »
Lei gli rivolse un
sorriso allegro ruotando sul posto e lo guardò raggiungerla in un paio di
falcate, il montgomery che si era gettato sulle spalle per mimetizzarsi tenuto
aperto nonostante la temperatura più che frizzantina – ma in fondo lui, il
freddo, quasi non lo sentiva – e che il bruno si aggiustava ogni due metri,
borbottando:
« Questo coso è
ingombrante da far schifo – grugnì – mi sembra di essermi legato le braccia da
solo. »
« Ci sono -5°
Taru-Taru – gli ricordò divertita – ti assicuro che attireresti fin troppo
l'attenzione a girare senza giacca. »
Gli sistemò la manica
che lui era riuscito ad attorcigliare, liberandogli le spalle dalla morsa della stoffa e ridendo ancora mentre lo
ascoltò mugugnare:
« Ti ho detto cento
volte di non chiamarmi a quel modo. »
La biondina fece
delle scuse di circostanza senza smettere di ridacchiare e gli si mise di
fianco riprendendo a camminare; sbirciò con discrezione il profilo di Taruto,
che curiosava il traffico e la massa di gente ancora abbondanti nonostante il
buio, e sentì il cuore ricominciare a trotterellare per la decima volta.
La sua idea si stava
rivelando molto meglio di quanto avesse progettato.
In realtà nessuna di
loro ci aveva creduto, all'inizio.
Dopo sette anni dalla
precipitosa partenza dei loro vecchi
avversari nessuna delle ex-MewMew si sarebbe aspettata di rivederli; la
scoperta casuale del loro arrivo poi, e il fatto che avessero fatto di tutto
per rimanere anonimi, aveva insospettito tutti – Ryou in testa – sul fatto che
il loro ritorno non fosse troppo innocente.
« È solo uno studio
climatico. – aveva spiegato Pai con la sua voce monocorde, indifferente alle
espressioni stranite delle ragazze – Il potere della MewAqua ha ristabilito
delle condizioni vitali per il nostro pianeta, ma nonostante i cicli stagionali
il periodo più freddo dell'anno porta ancora alcune problematiche. Qui da voi
sono normali i cambi di temperatura e le precipitazioni nevose e riuscite a
gestirle con una certa facilità: siamo tornati semplicemente per analizzarle. »
« Cioè, siete qui per
studiare… La neve? »
Aveva chiesto Minto
aggrottando la fronte dubbiosa e non era riuscita a nascondere un sottile
sorrisetto canzonatorio.
« Puoi anche smettere
di ridere, uccellino, ti assicuro che è la cosa più noiosa che abbia mai fatto. »
Il commento
accalorato di Kisshu, oltre a trasformare il ghignetto di Minto in una maschera
di gelida stizza, era sembrato tanto onesto quanto convincente e non erano servite molte altre prove per
persuadere i terrestri.
Purin non si era
preoccupata troppo per il loro ritorno, ma anzi come di consueto aveva preso la
notizia con allegria; in particolare l'idea di rivedere il più piccolo del
terzetto e poterci finalmente parlare da amici quali erano diventati anni
prima, l'aveva entusiasmata.
Lo scoprire di non
essere minimamente preparata al loro incontro, era un altro discorso.
« E se ci prendessimo
qualcosa da bere? »
Suggerì la biondina
indicando un bar parecchio affollato. Taruto rispose con un verso indistinto,
poco entusiasta, non si era dimostrato un amante dei posti chiusi e con troppi
terrestri in giro, c'erano troppe cose che rischiava di fare – o non fare – che risultavano strambe alla
gente e odiava ritrovarsi cento occhi estranei addosso.
« Ti ricordi cos'è
successo l'ultima volta al Café? »
« Tutti possono
confondersi e inzuppare la short cake
nel the come i biscotti – lo rassicurò con semplicità ignorando la sua
occhiataccia scettica – e qui fanno la cioccolata calda. Quella l'hai già
bevuta. »
Lui si rianimò un po'
alla notizia e Purin strinse le labbra divertita e deliziata notando
l'impercettibile movimento delle sue orecchie ferine: si era accorta da tempo
come inconsciamente lo facesse quando era contento o sentiva qualcosa di
interessante.
« E va bene… »
Purin non dovette
tirarlo troppo per farlo entrare e cercò di non sorridere in modo ancor più
evidente del solito.
« Che cos'è? »
« Cioccolata calda. È
un dolce, ma si beve. – spiegò Retasu gentile – Assaggiala, vedrai. »
Taruto non fece altri
complimenti, scrollando le spalle, e prese a sorseggiare con sempre minor
cautela dalla tazza fumante leccandosi le labbra soddisfatto.
Qualche settimana dopo
il loro incontro i tre alieni erano apparsi al locale – con buona pace dei
nervi di Ryou – asserendo che forse una piccola e innocua consulenza da parte
loro li avrebbe permesso di accelerare la propria missione. L'americano
all'inizio aveva rifiutato categoricamente, sottolineando in modo non troppo
velato come già il lasciarli scorrazzare per il pianeta fosse una sua grande
concessione e volesse risparmiarsi il frequentarli – « Out of signt, out of mind.
» aveva sentenziato con un certo acidume – finché Retasu non era
intervenuta:
« Gli dobbiamo la
vita Shirogane-san – gli aveva ricordato sottovoce – in fondo ci chiedono poco.
»
Purin aveva
prontamente spalleggiato l'amica e le altre ragazze dietro, incuranti del
volere del biondo o degli occhi con cui le squadrò urlando in silenzio al
tradimento, così alla fine lui si era arreso; la mewscimmia aveva sospettato
fosse stata la solita, magica parola di Zakuro che avrebbe convinto anche un
sasso a rotolare da solo, ma aveva evitato di domandare.
Per quanto la
riguardava la faccenda aveva significato solo cose positive. Pur avendo
suggerito la cosa Pai si vedeva di rado e, in genere, non scambiava parola con
qualcuno a meno che non fosse interpellato e pure in quel caso era poco
ciarliero; i delegati per gli scambi di informazioni erano perciò Kisshu o,
ancora più spesso, Taruto, e Purin era felicissima di ciò.
Aveva immaginato di
vederlo cambiato, era sempre stata sicura avessero circa la stessa età e quindi
il brunetto ormai sui diciassette anni doveva essere un po' diverso da come lo
ricordava. Però non si sarebbe mai immaginata che fosse cambiato così tanto.
« Purin-san, ne vuoi
un po' anche tu? – domandò Retasu sorridendo – Così lavo il contenitore. »
« Certo! »
Annuì la biondina
entrando in cucina e per qualche secondo evitò di incrociare lo sguardo del
bruno seduto al bancone, consapevole che le si leggesse in faccia che lo stava
osservando di nascosto.
Bisognava dirlo, non
era tutta colpa sua, non era diventata di colpo un soggetto troppo
influenzabile dalla presenza maschile – come una certa amica dai capelli rossi
di sua conoscenza – era lui che era… Troppo
diverso.
Si era alzato,
parecchio, superandola in altezza di una spanna buona e pur rimanendo snello di
costituzione si era irrobustito nelle spalle e nel torace perdendo del tutto il
fisico infantile; aveva fatto scomparire i codini da diavoletto per un taglio
corto un po' scompigliato, forse banale, ma che Purin trovava gli donasse
specie quando lui, annoiato, se lo sistemava con pigri movimenti delle dita
magre scostando la frangia dagli occhi dorati, che si erano affusolati conservando tuttavia la
loro luce vivace e un po' dispettosa.
Sì, Purin lo trovava
diverso, molto diverso, e terribilmente carino, e quella davvero era una cosa
per cui non si era davvero preparata.
« Dovresti provarla
con la panna – suggerì la biondina bevendo un bel sorso di cioccolata – è la
fine del mondo. »
Taruto, schioccando
la lingua, osservò la propria tazza mezza vuota e guardò la ragazza con fare
complice:
« Sgancia. »
Purin ammiccò e frugò
veloce nel frigo per recuperare il tubo di panna spray che Keiichiro conservava
per le emergenze, creando una sorta di torre pendente sulla sua tazza e
colmando quasi del tutto quella del brunetto.
« So che mi pentirò
di questa cosa. »
Scherzò con tono
goloso e lei rise porgendogli un cucchiaino prima di dare sotto alla propria
montagna pannosa con un altro.
Mangiarono e
chiacchierarono come sempre, la biondina che ogni tanto approfittava di una
cucchiaiata di dolcezza per studiare un po' il ragazzo, un'idea che ormai da
qualche giorno le ronzava in testa.
Lo trovava carino –
molto, molto carino – e aveva
scoperto che il loro rapporto di amicizia era sopravvissuto agli anni e alla
distanza; spesso e volentieri Taruto risolveva i compiti assegnatili da Pai in
una ventina di minuti o poco più, il resto del tempo che trascorreva al Café
lui e Purin non facevano che parlare e scherzare assieme: il brunetto era
divertente, più sveglio di quanto si potesse immaginare e tra loro riuscivano a
parlare di qualsiasi cosa, come se non fossero mai stati lontani.
Purin adorava quei
momenti, ancora di più dopo che aveva capito che Taruto non fosse semplicemente
un amico per lei.
Le piaceva, le
piaceva come ragazzo e le piaceva da matti; non le servivano certo le battutine
maliziose delle amiche sul sorriso imbesuito che le restava dopo aver salutato
il bruno per capirlo. Ciò non migliorava l'imbarazzo che subdolo le faceva
sobbalzare il petto o arrossire appena, né toglieva il sottile disagio quando
si accorgeva di rimirare Taruto sovrappensiero, però la sua indole allegra e
vivace compensava aiutandola a non smascherarsi troppo platealmente.
Perché lei non era il
tipo da tenere un segreto del genere, però ammetteva che fosse complicato dirlo
ad alta voce.
Finché le settimane
non si erano aggiunte alle settimane e il calendario accanto al frigorifero
nella cucina del Café era stato girato sulla pagina di dicembre. Il 25
capeggiava allegro con i suoi caratteri rossi tra le cifre nere e a Purin aveva
iniziato a frullare nella mente quell'idea.
« … Taru-Taru? »
« Ancora?! – sbottò
lui e con un risucchio sfilò dalla bocca il cucchiaino che stava ripulendo con
cura – Ti ho detto che…! »
« … Che ne dici di
uscire con me? »
« Bene, e adesso dove
andiamo? Ah, sì! Vieni, vieni! »
« Ma non ti stanchi
mai tu? »
La biondina lo
scimmiottò ridacchiando al suo sorrisetto ironico e fece strada verso viuzze
più tranquille del quartiere di Roppongi. Luminarie e addobbi natalizi dal
gusto occidentale persistettero lungo tutto il tragitto mentre le vetrate dei
locali e dei bar e le insegne al neon si ridussero, dando per un secondo a
Purin l'impressione di essere in una indefinita cittadina europea o americana.
Con Taruto continuarono a camminare uno accanto all'altra, in un silenzio
rilassato e sereno, e la certezza che da fuori sembrassero una vera coppia ad
un appuntamento romantico fu così forte che Purin ringraziò il calore del
locale che ancora le scaldava le guance, avrebbe nascosto facilmente il rossore
che l'idea le dipinse sul viso.
Quando aveva proposto
al bruno quell'uscita si era premunita di specificare, voleva solo vedere la
città addobbata e illuminata: andarci assieme sarebbe stato più divertente,
inoltre dubitava che al suo primo viaggio sulla Terra avesse prestato
attenzione alla bellezza dei quartieri decorati a festa, sarebbe valsa la pena
mostrarglieli da vicino.
Lui, molto a disagio
all'inizio, ascoltando la biondina si era tranquillizzato e aveva accettato
volentieri, non accorgendosi minimamente di cosa avesse a quel modo scatenato
in Purin.
Perché a lei Taruto
piaceva, ed era più che convinta che, almeno un pochino, anche lei piacesse a
lui.
In fondo non era la
sola a cercarlo in continuazione e lui dava l'impressione di trovarsi bene in
sua compagnia tanto quanto la mewscimmia, un pensierino o due su un che di
reciproco era inevitabile da parte sua. Specie se – anche se forse erano state
solo sue impressioni – ogni tanto lo aveva pizzicato a studiarla di nascosto e
a fare finta di niente quando veniva scoperto.
Magari era solo
sovrappensiero. Magari lei si sbagliava.
O magari, aveva
pensato la biondina, avevano bisogno di starsene da soli fuori dal traffico di
gente e sguardi pettegoli del Café. Magari se fossero rimasti loro due…
« Oh! Guarda Taru-Taru, sta cominciando a
nevicare! »
Purin indicò i primi
fiocchi che timidamente fluttuarono di fronte ai loro visi e tirò fuori la
lingua, il naso all'insù mentre prese a cacciare i minuscoli batuffoli gelidi.
« Ehi, scimmietta da
circo, aspettami! »
Le afferrò una mano
tirandola da parte prima che un gruppo molto rumoroso di ragazzi la
travolgesse; lei non si ritrasse, un piccolo tonfo al petto sentendo il tepore
della stretta al di là dei guanti, e lo ascoltò sbuffare:
« D'accordo che
perderti sia difficile, però non è che mi vada di inseguirti tutto il tempo. »
« Perché sarebbe
difficile? »
Chiese scettica,
cercando di non concentrarsi sul fatto che non le avesse ancora mollato la
mano; lui fece un sorrisetto sghembo:
« Perché sei
rumorosa. »
« Ah, ah, ah. »
Rimasero fermi finché
la stradina non tornò più sgombera. Taruto diede un colpetto di tosse,
probabilmente focalizzando di non aver ancora lasciato andare la biondina, ma
appena lei avvertì le dita di lui allentare la presa serrò le proprie con garbo
e decisione; non osò alzare subito lo sguardo temendo la sua reazione, il
respiro perso per un istante, poi da sotto la frangetta spiò accanto a sé:
Taruto stava fissando senza vederlo un izakaya
sull'altro lato della strada, la fronte leggermente aggrottata e un certo
tono più acceso in volto – che di norma Purin avrebbe addotto alla temperatura,
se non avesse saputo della sua resistenza ai gradi sotto lo zero – e non diede
segno di voler ritrarre la mano, o di stare per protestare.
Il chiacchiericcio e
le risate fragorose dell'izakaya riempirono l'aria fino al loro marciapiedi.
Purin cercò ancora di non sorridere troppo, il cuore galoppante, e in silenzio
accennò a voler proseguire scoppiando tra sé e sé dalla contentezza vedendo il
bruno seguirla, la mano ancora attorno alla sua.
La neve iniziò
velocemente ad ammucchiarsi ai bordi della strada dove non era stato sparso il
sale e i suoni attorno si fecero più ovattati, rendendo chiari i passi
scricchiolanti dei due ragazzi nel sottofondo di musica e voci che sfuggivano
dalle porte ben chiuse dei locali. I gruppi di amici iniziarono a diradarsi
rinchiudendosi al caldo dei pub e attorno a Purin e Taruto rimasero poche
persone, per lo più coppiette troppo concentrate su loro stesse per accorgersi
della presenza altrui.
I due non parlarono
più, ma alla biondina non sembrò un silenzio imbarazzato e non vi badò, la
propria attenzione per le dita del bruno sempre attorno alle sue; man mano che
proseguirono iniziò a camminargli più vicina finché lui avrebbe inevitabilmente
dovuto accorgersi della cosa e, magari, protestare o ritrarsi, ma di nuovo non
fece né l'una né l'altra cosa, la mano che ebbe un piccolo guizzo.
« … Non è che ora ti
prende freddo, vero? »
« No… Sto bene – fece
lei incuriosita dalla domanda – perché? »
« Mi sembra sia
diventato ancora più freddo. »
Replicò incolore
studiando la neve cadere e quindi diede una scorsa veloce alla ragazza e al suo
cappotto, da cui spuntavano le gambe snelle avvolte in spessi collant scuri;
Purin piegò la testa da un lato:
« Proprio oggi un
vestito non è stata un'ideona? Ho pensato di mettere qualcosa di un po' carino.
»
Buttò lì con
innocenza. Lui replicò solo scrollando le spalle prima di mormorare:
« … Se non hai
freddo… »
« Non ce l'ho. »
Rispose pronta al suo
titubare; il bruno annuì con un grugnito:
« Allora… No. – disse
con noncuranza – Ti sta bene. »
Purin gli sorrise
luminosa ringraziandolo, la sensazione di camminare su una nuvoletta.
Aveva ragione allora,
gli piaceva, gli piaceva sul serio…!
Dovette prendere un
lungo respiro per non cedere all'istinto e strillare ai quattro venti tutto
quanto, aveva imparato che la sua onestà potesse essere controproducente se
sbandierata senza pensare al pudore altrui.
Però era sicura,
sicurissima, poteva dirgli la verità ed era certissima che si sarebbe sentita
dire la stessa cosa, che provavano entrambi le stesse cose. Probabilmente tra
un borbottio e l'altro, com'era tipico del bruno quando doveva essere troppo
sincero per i suoi gusti, però lei era sicura che lo avrebbe detto.
Stava per aprire
bocca quando entrambi dovettero fermarsi di botto per non tamponare un'altra
coppia, evidentemente molto più avanti di loro, troppo intenta a sbaciucchiarsi
appassionatamente per notare di stare bloccando il marciapiedi.
La ragazza della coppia,
una ganguro con una minigonna e un
cappottino tanto corti da sorprendersi se non avesse avuto freddo, per fortuna
degli altri due si accorse della loro presenza abbastanza in fretta e si scostò
dal compagno con una risatina giuliva:
« Oooops! Scusate! »
Cinguettò svenevole e
preso il compagno a braccetto trotterellò nel locale immediatamente vicino,
entrambi continuando a ridacchiare. Taruto schioccò la lingua innervosito:
« Ma che cavolo…?! »
Purin mandò un
sospiro per sciogliere la tensione e indicò in alto:
« Colpa di quello. »
La decorazione
elegante che pendeva sul marciapiedi di fronte al locale le era saltata subito
all'occhio, chiarendole il perché dello spettacolino subito:
« Vischio. – spiegò –
Per tradizione ci si bacia, sotto il vischio. »
Quasi per avvalorare
la sua affermazione una famigliola passò a qualche metro da loro proprio sotto
gli addobbi bianchi e verdi: il bambino del terzetto vide subito i grappolini candidi
e si allungò perché la madre si lasciasse dare un bacio sulla guancia, rise di
quello che lei si scambiò con il marito e poi tutti proseguirono per la loro
strada infilandosi in una viuzza laterale. La scenetta non scalfì troppo Taruto
che sbottò, ancora molto a disagio:
« Sarà, ma potevano
evitare. »
« Eh no – insisté lei
divertita dal suo broncio – sei obbligato. Sei ti trovi con qualcuno sotto il
vischio, devi scambiarti un bacio. »
Concluse con fare da
esperta e osservò sovrappensiero il delicato filare e i gruppetti di foglioline
verde brillanti e bacche chiare agghindati con fiocchetti rossi,
interrompendosi con un sussulto.
Non si era resa conto
che la decorazione proseguisse tanto al di là delle mura del locale, né che si
fossero fermati esattamente sotto uno dei grappolini di vischio.
Avvertì il cuore
piombarle nello stomaco. Quando capì che perfino Taruto si fosse accorto di
dove fossero, storcendo la bocca in una palese smorfia imbarazzata, lo sentì rischizzarle
in gola e mozzarle il respiro.
Ci riflettè giusto il
tempo di riprendere fiato.
Nel peggiore dei casi
le avrebbe detto di no arrabbiandosi e chiedendole se si fosse bevuta il
cervello. Sarebbe stato tipico suo.
Nel migliore, magari…
« Ti tocca. »
« C…?! Stai
scherzando, vero, scimmietta da circo?! »
Ribattè lui
strozzando le parole, ma Purin fece spallucce con il suo solito sorriso, in
barba alla tachicardia feroce:
« È la regola
Taru-Taru. »
Disse prendendolo un
po' in giro e dato che lui continuò solo a fissarla con la bocca semiaperta e
le guance allegramente rosate, la biondina decise di limitarsi a sollevare
appena il viso e chiudere gli occhi.
Il vociare del
piccolo locale salì e poi tornò ad affievolirsi. Purin rimase immobile, le
labbra stese in un sorriso sereno e il cuore nelle orecchie mentre ascolto
Taruto borbottare qualcosa di poco chiaro e girarsi verso di lei.
Lo stava quasi
obbligando, perciò con ogni probabilità si sarebbe limitato a sfiorarle la
fronte o una guancia per tre secondi scarsi, giusto per accontentarla in quella
stupidissima tradizione e chiudere la questione…
Quando sentì il naso del
bruno sfiorare il suo Purin spalancò gli occhi per poi richiuderli l'istante
successivo. Si protese d'istinto sulle punte per avvicinarsi al ragazzo il più
possibile e rendere ancora più chiaro il suo leggero sfiorarle di labbra, per sentirne completamente il tocco tiepido e
morbido, la felicità che sembrò volerla fare esplodere.
Sarebbe rimasta in
quella posizione più a lungo se i suoi piedi non avessero iniziato a protestare
per la posizione e la conseguente morsa degli stivaletti semirigidi. Riportò i
talloni a terra e sospirò piano socchiudendo lentamente le palpebre, confusa
nel vedere Taruto dapprima fare un'espressione molto simile alla sua e poi
corrucciarsi di colpo:
« … Maledizione. »
Grugnì e si premette
il dorso della mano contro la bocca, il volto scarlatto; Purin lo fissò
stranita:
« Eh? »
« Tu e le tue idee,
scimmietta da circo…! – sbottò e si chiuse il montgomery alla gola affondandoci
la faccia fino al naso – Sei davvero… Aaah!
»
« A-aspetta un
secondo…! »
Purin lo guardò
prendere la strada a passo spedito e gli corse dietro, confusa e sempre più
arrabbiata, le mani strette a pugno:
« Nessuno ti ha
obbligato a fare niente, sai?! – gli fece notare – A-almeno, io non ho mai detto che dovevi per forza…! Non lì! »
Lui non rallentò e
lei incespicò nei tacchi, sentendosi una cretina per quel suo tartagliare e
ponderando per un istante se fermarlo balzandogli con entrambi i piedi sulla testa.
Non riuscì davvero a
capire cosa fosse successo, andava tutto benissimo e all'improvviso…
« Taru-Taru! »
« La vuoi finire con
'sto nomignolo da mocciosi?! – grugnì – Meno male che domani partiamo e non
dovrò sentirlo più! »
Purin si bloccò dove
si trovava, lasciando che Taruto attraversasse l'incrocio deserto e proseguisse
verso il lato opposto:
« Domani… Partite…? »
All'improvviso la
reazione del brunetto passò del tutto in secondo piano intanto che le sue
ultime parole ronzarono dolorosamente nelle orecchie della biondina.
Nel frattempo Taruto
era arrivato dall'altro lato e si era fermato sbuffando forte. Tirò fuori la
faccia da dietro il colletto del giaccone, massaggiandosi il collo, e sempre
rosso in faccia disse con voce più calma:
« … Scusa. – studiò
uno degli alamari del montgomery e deglutì a vuoto, continuando a non guardare
sul marciapiedi a due metri da sé – È solo che… Io… »
Fu lui stavolta a
doversi bloccare accorgendosi che Purin era sparita.
« … E dopo la festa
potremmo andare direttamente al tempio, cosa ne dite? »
« A salutare assieme
l'anno nuovo – sorrise Retasu verso Ichigo – non vedo l'ora! »
« Se proprio è
necessario… »
« Minto, ormai questa
scenetta non fa nemmeno più ridere. »
Appuntò la rossa con
un sospiro e la mora le sorrise sottile, nonostante le sue parole entusiasta al
programma per la serata.
« Allora ci vediamo
al locale più tardi. – continuò la mewneko indossando il piumino – Zakuro-san?
»
« L'onee-sama ha
detto che ci raggiungerò là assieme a Shirogane. »
L'altra annuì e,
ricordandosi qualcosa, perse baldanza e guardò preoccupata Purin, intenta a
cambiarsi la divisa con una calma esasperante.
« Purin-san, sei
proprio sicura allora? – domandò Retasu – Non vuoi…? »
« Mio padre è tornato
l'altro ieri dal suo ultimo viaggio, nee-chan. – le ricordò con un sorrisino
poco convinto – Davvero, non ti preoccupare: voi divertitevi, magari se riesco
vi raggiungo dopo mezzanotte al tempio. »
Le altre si
scambiarono un altro paio di occhiate dubbiose, ma non insistettero e annuendo
la salutarono guardandola uscire dal Café senza voltarsi.
« Non migliora eh? »
« No. »
Sospirò Retasu
angosciata e Ichigo chiuse il proprio armadietto con un tonfo:
« Ma si può sapere
cosa diavolo è successo la sera di Natale?! »
Minto scosse la testa
preoccupata e non rispose.
Quando Purin aveva
annunciato i suoi programmi per il venticinque loro si erano preparate ad una
lunga seduta di chiacchiere e rivelazioni il giorno successivo, abbastanza
scontate viste le ore che la mewscimmia e Taruto avevano trascorso uno
appicciato all'altra: invece il ventisei dicembre la mewscimmia non si era
presentata al lavoro, avvertendo di stare poco bene quando aveva già due ore di
ritardo, ed era ricomparsa il giorno successivo con il viso sfatto e
l'espressione più mogia che le avessero mai visto fare. Sulle ragioni, dopo
essersi scusata per l'assenza, non aveva spiccicato parola e in generale era diventata taciturna e cupa,
tanto che aveva scelto di restare a casa con il padre e i fratelli invece di
festeggiare la notte di Capodanno con le amiche.
« Chissà cos'avrà
combinato quello stupido di Taruto! – borbottò Ichigo minacciosa – Io l'ho
sempre detto che è solo un mocciosetto! »
« Forse non dovremmo
tirare conclusioni affrettate Ichigo-san. »
« Già. »
Rincarò Minto con un
sospiro sistemandosi la morbida sciarpa di cachemire attorno al collo, poi si
fermò e prese il cellulare dalla borsa, studiando lo schermo incuriosita. La
sua espressione si rasserenò in un sorriso:
« Credo che lo
scopriremo presto. »
« Oooooh! – esclamò Ichigo maliziosa sbirciando lo smartphone dell'amica da
sopra la sua spalla – E chi ti ha scritto? »
Allungò il collo e ammiccò furba leggendo il nome in cima alla conversazione:
« Uuuuh, ma guarda un po'! –
cantilenò dispettosa – Da quand'è che Minto
Aizawa si scambia messaggini con- »
« Ora occupiamoci di
Purin – la zittì la mora ignorando le sue allusioni – forse riusciamo ad
intercettarla prima che arrivi a casa. »
La neve aveva ripreso
a fioccare quella sera e le strade erano affiancate da un bel tappeto bianco
quasi del tutto intonso: la gente era a casa in attesa dello scoccare della
mezzanotte, o già diretta ai templi più grandi per passare le ultime ore
dell'anno tra le bancarelle, molto probabilmente lei era una delle uniche
persone ancora per strada.
Il cellulare le suonò
in tasca. Lo sfilò giusto per vedere lo schermo e constatato fosse l'ennesimo
messaggio di Ichigo, lasciò che il telefono scivolasse di nuovo tra la stoffa.
Entrare nell'anno
nuovo con due bugie a carico forse non era il massimo, ma negli ultimi giorni
Purin non aveva molta voglia di stare in compagnia. Non che avesse mentito così
tanto, suo padre era davvero a casa e lei aveva davvero cenato con lui e i suoi
fratelli, ma si era fermata prima del dolce per uscire, dicendo che le amiche
erano già alla festa per Capodanno e anche quella, in fondo, era una verità.
Si fermò ad un semaforo
e il cellulare vibrò un altro paio di volte, ma lei non si preoccupò nemmeno di
tirarlo fuori. Aspettò il verde e riprese a camminare, i fiocchi che si fecero
più fitti e la costrinsero a stringersi bene il colletto mentre lei proseguì
per le vie secondarie e ripensò per la millesima volta alla sua uscita con
Taruto.
Non riusciva davvero
a capire cosa fosse andato storto; come fosse possibile sbagliarsi così tanto
sui sentimenti di una persona, perché quella era la sola ragione che trovava
per la pessima conclusione della serata, che lei avesse preso un granchio
stratosferico.
E che Taruto fosse un
completo cretino.
Perché anche nel suo
caso poteva esserci solo quella come ragione: se lei non gli piaceva, poteva
essere solo che lui fosse un cretino di dimensioni elefantiache per baciarla comunque
e arrabbiarsi per averlo fatto.
L'idea le fece tirare
un calcio ad un mucchietto di neve che si stava accumulando sul bordo strada
spargendo polvere compatta e farinosa sull'asfalto e sulle sue scarpe da
ginnastica.
Era assurdo ma per
quanto si fosse scervellata non trovava altre risposte e in ogni caso non
avrebbe mai potuto porle come si deve, perché lui se n'era andato. D'accordo,
lei lo aveva lasciato da solo in mezzo alla strada senza una parola, e non
aveva nemmeno voluto rischiare in saluti di circostanza alla partenza sua e
degli altri il giorno dopo, sparendo dalla circolazione, ma lo scoprire così
all'improvviso che sarebbero tornati a casa le aveva fatto più male di quanto
avrebbe mai immaginato.
Specie dopo quella
serata.
Purin sbuffò e
accelerò il passo finché il suo sguardo non fu attirato da un piccolo parco
giochi nascosto tra due palazzine. La neve lì non era stata spalata
probabilmente dalla mattina e se n'era ammucchiata parecchia, coprendo lo spiazzo
e i giochi come una soffice coperta candida.
La biondina lo
osservò per un paio di minuti, quindi con un agile balzo saltò sulla ringhiera
che circondava lo slargo principale e l'attraversò, le braccia tese in fuori
per tenere l'equilibrio: il manto di neve era così perfetto e luccicante nella
luce fredda dei lampioni che non volle sciuparlo con le proprie impronte. Con
la sua innata agilità percorse la ringhiera e poi saltò su una panchina, su un
dondolo a forma di cavalluccio marino e con un ultimo saltello raggiunse
finalmente l'altalena. La neve che aveva spostato nel suo percorso scivolò
placida ammucchiandosi al suolo e lei prese a dondolarsi con i piedi sulla
seduta di plastica, la catena di ferro che le gelò le dita nonostante i guanti
e le nuvolette di fumo del suo fiato che si rincorrevano ad ogni suo ciondolio.
« Non si dovrebbe
stare in piedi lì sopra. »
Per poco la
mewscimmia non perse l'equilibrio. Si strinse forte alle catene mentre una
scarpa le scivolò indietro e lei di contrappasso rischiò di finire con la
faccia per terra, e rimase immobile finché il dondolio non cessò e lei potè
guardarsi alle spalle.
« Dovresti spiegarmi
dove sta il divertimento nel fare il surgelato, qui fuori a quest'ora. »
Lei non rispose al
borbottio di Taruto, gli occhi castani grandi come biglie, e scese lentamente a
terra continuando a fissarlo come se temesse di avere un'allucinazione dovuta
al freddo.
« … Cosa ci fai qui…?
»
« Cosa ci faccio qui?
Sei tu che hai deciso di diventare asociale tutta di colpo. »
« Cosa ci fai qui
sulla Terra – precisò cupa – avevi detto che sareste ripartiti. »
« Eh, già – fece
sarcastico, la fronte aggrottata – peccato che tu ti sia persa la piccolissima
nota che saremmo tornati, tempo quattro, cinque giorni. »
« Cosa?! »
« Appena fatto
rapporto, come ci avevano chiesto da casa. – spiegò e poi sbottò di nuovo – Beh,
se non mi avessi mollato come uno stramaledetto palo in mezzo al niente, te
l'avrei anche spiegato. »
Purin si corrucciò,
ma provò a non ribattere troppo arrabbiata, su quel punto lui non aveva tutti i
torti:
« Mi sembravi più
impegnato ad arrabbiarti per altre cose. »
Lui tacque un
momento, le mani in tasca e l'aria a disagio, e la biondina lo scrutò torva.
Era ancora troppo arrabbiata e confusa per sentirsi pienamente contenta di
rivederlo, ma in ogni caso lui era lì e dubitava l'avesse incontrata per caso;
era andato a cercarla, qualcosina avrebbe voluto pur dire.
« Senti, a proposito
di quello… »
Il bruno si grattò
una guancia e sbuffò ondeggiando sui talloni, osservando con cautela le
reazioni della ragazza; non sembrò trovarle incoraggianti e, con un altro
sospiro, disse mesto:
« Senti, scusa, va
bene? Non voglio litigare con te. – fece a bassa voce – Possiamo fare finta di
niente se preferisci. »
Come,
come, come, come?
« Come se non fosse mai
successo. – insisté guardando altrove – Così non- »
S'interruppe con un
verso nasale, centrato in piena faccia da una palla di neve che gli riempì i
capelli e il colletto; mandò un mezzo squittio rabbrividendo e cercando di togliersi
di dosso quanta più neve possibile prima che lo inzuppasse del tutto, ma
contemporaneamente un'altra palla lo colpì in pieno petto e lui, distratto,
quasi cadde all'indietro.
« Fare…! Finta…! –
Purin scandì le parole tra un piegamento e l'altro, mentre con rabbia
raccoglieva e ammucchiava neve scagliandola alla cieca contro il bruno – Di…!
Niente…?! »
« Ahio! Ehi! Fermati! Cacchio, piantala! »
« Mi prendi…! In
giro…?! »
« Falla finita
scimmietta da circo! »
All'ennesimo
proiettile, i capelli già ricoperti di neve, Taruto scagliò a sua volta una
palla di neve contro Purin; la mancò, lei lo colpì alla gamba e lui rispose
ancora al fuoco, prendendola alla spalla.
« Insomma, datti una
calmata! »
« Come posso
calmarmi?! – sbraitò lei sentendo gli occhi pungere traditori – Mi stai
dicendo…! Di fare finta…! Di niente…! »
Stavolta il suo
proiettile si disfece a metà strada limitandosi ad innaffiare Taruto con una
spruzzata di pulviscolo gelido.
« Non te ne frega
proprio un accidenti! »
« Io questo non l'ho
detto! »
Protestò, ma Purin
non lo sentì:
« Non voglio fare
finta di niente! Per me è successo e voglio ricordarmi tutto! »
Smise di lanciare
palle di neve e lo guardò con gli occhi lucidi e i pugni serrati lungo i
fianchi:
« Anche se alla
fine…! –si interruppe tirando su con il naso – Per te forse non contava niente,
ma per me invece contava eccome! »
« Guarda che invece
me ne importava! – le ribattè arrossendo – E anche tanto! »
« Sei tu che mi hai
detto di fare come se non fosse successo niente! – gli ricordò offesa – Come se
non fosse…! Hai una minima idea di quanto ci abbia pensato, prima di
chiedertelo?! Mi tremavano le gambe! »
« A te?! A me è preso
un colpo, ma si possono chiedere certe cose a quel modo?! »
Le fece notare e lei
insisté:
« Sai quanto ci ho
messo per decidere cosa mettermi?! »
« Tu almeno non sei di un altro pianeta! – si lamentò – Non devi aver paura di
sembrare un completo idiota! O che la… Che il tuo "compagno di
uscita" ti scoppi a ridere in faccia. »
Lei calciò la neve
nella sua direzione borbottando qualcosa circa l'assurdo termine che aveva
usato:
« Io non li so
scegliere i vestiti, sto male con tutti! Ci sono stata ore! »
« Guarda che eri carinissim… Ehi!
Piantala! »
Il commento gli costò
un'altra pallonata contro il braccio, ma per un secondo Purin sembrò stare per
mettersi a ridere:
« Poi mi dici queste
cose e…! E…! Mi prendi per mano! Come se niente fosse! »
« Sei tu che non mi
hai mollato! – mentì spudoratamente, la punta delle orecchie scarlatta, per
replicare secco – "Come se niente fosse"?! Mi prendi in giro?! »
« E poi mi baci e…! »
« Tu hai tirato fuori quella storia del
vischio! »
Farfugliò rosso fino
al collo.
« Nessuno ti ha detto
che fossi obbligato!! »
Purin, la voce ormai
querula, prese un lungo respiro tremulo e dopo mormorò:
« Però mi… Mi hai
baciata e poi ti sei… Arrabbiato… Come se fossi stato costretto e ti avesse
dato… Fastidio. »
Abbassò gli occhi
fissando le scarpe e l'orlo dei pantaloni ormai zuppi, affossati in cinque
centimetri di neve, e odiò scorgere le goccioline che dal suo viso caddero
formando piccoli cerchi nel tappeto bianco.
« Mi piaci e credevo di
piacerti anche io. – mormorò – E anche se non è così e mi fa male, e
arrabbiare… Mi fa molto più arrabbiare decidere di fingere che non sia successo
niente.
« Perché mi sono
divertita tanto, sono stata bene e nonostante tutto… Ero contenta… »
Si zittì e rimase
immobile, la testa voltata verso la ringhiera che stava tornando a coprirsi di
neve; restò in quella posizione anche quando avvertì una leggera vibrazione
nell'aria e intuì Taruto teletrasportarsi di fronte a lei.
« … Non ero
arrabbiato. – cominciò piano – Cioè, lo ero, ma con me stesso. Volevo dirti una
cosa importante, dovevo dirtela prima di… Ecco… »
« Di baciarmi? »
Lo aiutò con fare
seccato e lo vide di sbieco assumere un altro tono d'incarnato:
« Sì. – riuscì ad
esalare sbrigativo – Invece quando l'ho fatto… Non è che stessi riuscendo a
pensare granché, in realtà. »
Ammise a disagio e
Purin fregandosi velocemente le guance si girò un poco verso di lui, la fronte
più distesa.
« Se lo avessi detto
prima non avresti mai pensato che l'avessi fatto solo per quella stupida
tradizione del vischio. »
Lei lo studiò in
silenzio. Non gli sorrise ancora, ma inclinò la testa da un lato:
« E cioè? »
Lui fece un sorrisetto
impacciato:
« Che mi piaci. – il
vederla sorridergli sul serio gli strappò uno sbuffo divertito – Mi piaci un
sacco… »
« Quindi mi hai
baciata perché ti piaccio? »
« Ora non fare la
dura di comprendonio. »
Sbuffò a disagio dal
suo tono canzonatorio, ma sollevato quando l'ascoltò ridacchiare. Purin, il
cuore di nuovo leggero come la sera di Natale, si asciugò gli occhi e lo
stuzzicò ancora:
« Se è così non ti
serviva la scusa del vischio, sai Taru-Taru? »
« … Ah no? »
Lei scosse la testa e
lo vide alzare lo sguardo, l'espressione di colpo furbetta:
« Allora posso farlo
sparire. »
Purin guardò in alto
e sussultò scorgendo il rametto di vischio che stava crescendo come per magia
attorno all'asta di sostegno centrale dell'altalena, penzolando con dolcezza
sopra le loro teste. Tornò a guardare il bruno che le sorrise sghembo e fece un
altro passetto verso di lui:
« È per scusarti? »
« Diciamo di sì –
rispose facendo spallucce – però se non serve… »
La biondina gli mise
di slancio le mani attorno al collo e lo tirò con malagrazia verso il basso,
sorridendo mentre tesa sulle punte gli permise di mettersi più dritto e
stringerla a sé per approfondire il bacio, in lontananza i fuochi per
festeggiare Capodanno che esplodevano ovattati.
Decisamente un modo
meraviglioso per iniziare l'anno nuovo.
~ ☼ ~
Buttata giù in un paio
d'ore, easy easy
ma con tanto amor ♥ Mi diverte
scrivere di Purin un po' "in crisi", approfondirla un pochino. Sorvolerò
su quanto li trovi entrambi adorabili, potrei appiccicare scene su scene di
loro che fanno i romantici e si sbacucchiano ♥ ♥ ♥ Non sono normale ♥
Tutti: ah, ma va? Sul serio? *sarcasm*
A chi ha passato un
buon Natale, dai che tra tre giorni ci si riabbuffa e
diverte xD a chi ha passato un Natale così così, un
grande abbraccio e tanto affetto, prendete tutto il buono e andate, in fondo
siamo salvi per un altro anno ♥
a tutti i miei auguri e un buon 2019, che speriamo giri meglio che sto 2018 è
stato un Final Boss che levati D:
Mata ne ~♥!
Ria