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Autore: heliodor    30/12/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Una persona complicata

 
Joyce sedette sulla panchina di pietra. Il sedile era levigato e sembrava nuovo tanto era pulito e lucido.
Tutto in quel parco sembrava appena uscito dalla bottega di un artigiano o di uno scalpellino. Persino gli alberi potati di recente e l'erba tagliata corta trasmettevano ordine ed efficienza.
Anche in quel momento, mentre un fiume di persone si dirigeva verso la Piazza della Gloria, c'erano degli operai al lavoro per ripulire le strade.
Robern sedette accanto a lei, le gambe incrociate. Tenne gli occhi bassi per qualche minuto, come se stesse raccogliendo i pensieri.
"Arran Lacey" disse Joyce. "Parlami di lui."
"Non c'è molto da dire. Era un amico."
"Ma è vissuto più di cento anni fa."
"Ed era un mago. Come te."
"Ed era potente?"
Robern annuì. "Al pari di un mago supremo delle leggende. Forse anche di più."
Joyce tacque. "Come ha fatto Malag a ucciderlo?"
"È forte e conosce ogni trucco. Lui è il signore degli inganni."
"Ma deve avere un punto debole. Tu dicesti che Arran pensava di averlo trovato."
"E invece è morto. Questo dovrebbe dimostrare che si sbagliava, no?"
Joyce non voleva arrendersi. "Bellir. Lui deve aver trovato il modo di sconfiggere Malag."
"Ti ho già detto che è solo una storia inventata di proposito."
"Perché?"
Robern si strinse nelle spalle.
"Ho trovato la sua spada" disse Joyce. "Talita lo ha confermato."
"Anche se fosse davvero la spada di Bellir, in che modo pensi di poterla usare contro Malag? E chi ti dice che sia stata con quella che Bellir l'ha sconfitto?"
"Deve aver trovato il modo. Tamarys, la nipote di Talita, pensa che Malag sia una creatura del passato, un demone."
Robern si accigliò.
"E che Bellir abbia trovato il modo di ricacciarlo negli inferi."
"Come nelle vecchie storie d'avventura" disse Robern ironico.
Joyce sentì aumentare l'esasperazione. "Non mi sei d'aiuto."
"Cerco di non illuderti. Dovresti ringraziarmi."
"Hai detto che eri amico di Arran Lacey. Era un mago buono o cattivo e arrogante?"
"Non è la magia a renderci tali, se è questo che vuoi sapere" rispose lui. "È una scelta."
"Ma Arran era buono o cattivo?" lo incalzò lei.
Robern sospirò affranto. "Era una persona complicata. Lui aveva una visione del mondo che io condividevo."
Joyce non capiva. "Come sei arrivato a servire Malag?"
Robern si alzò di scatto. "Hai detto che stavi cercando delle risposte. Almeno hai idea da dove iniziare la tua ricerca?"
"Talita mi ha detto che Bellir è stato a Malinor prima di affrontare Malag."
"E speri di trovare qui le risposte che cerchi?"
Joyce si strinse nelle spalle. "Da qualche parte devo pure iniziare."
"Perché non torni a casa, allora?"
"Non voglio tornare a casa" protestò lei.
"Tua sorella e il tuo promesso sposo sono appena sfilati lungo la via principale della città. Non hai il desiderio di rincontrarli?"
Non in questo momento, si disse Joyce. Sono ancora troppo arrabbiata e non so se riuscirei a dominarmi.
"Mi serve tempo" disse. "Devo pensare ad alcune cose."
"Pensa in fretta, allora. Tra poco Malinor non sarà più sicura." Guardò verso le mura. "Quelle non proteggeranno la città dalla tempesta che sta arrivando."
"Quale tempesta?"
Robern trasse un profondo sospiro. "Ho sentito qualcosa agitarsi nella trama dei portali. Non posso spiegartelo meglio, ma sento che un passaggio è stato aperto verso qualcosa di molto antico e potente. E pericoloso."
"Quanto pericoloso?" chiese Joyce preoccupata.
"Erano anni che non avvertivo una tensione simile. E ora sento che quella forza si sta spostando a oriente di Malinor, ma si avvicina. Tra non molto si scontrerà con l'esercito di re Alion e poi..." Scosse la testa. "Se vuoi un consiglio, vattene finché sei ancora in tempo."
"Dove andrai ora?"
Robern sorrise. "È meglio che tu non lo sappia." Fece per allontanarsi.
"Vai verso la forza che hai avvertito, vero?"
Lui non rispose né si voltò.
"È Malag? È lui?"
Robern si fermò. "No. Ed è questo che mi spaventa più di ogni altra cosa."
Joyce lo guardò allontanarsi e poi sparire tra la folla.
Un nuovo nemico? Pensò Joyce. È lui che controlla la forza di cui ha parlato?
Se era così, doveva avvertire Bryce e Vyncent. Non poteva andarsene per la sua strada sapendo che prima o poi quel pericolo sarebbe piombato su di loro mentre non se lo aspettavano.
Immersa in quei pensieri si mescolò al flusso di persone che si stava dirigendo verso la Piazza della Gloria.
Quando vi arrivò capì perché la chiamavano in quel modo. La piazza aveva la forma di un ovale circondato da palazzi imponenti coperti di marmi che scintillavano sotto il sole. Statue di bronzo alte venti metri delimitavano la piazza a intervalli regolari. Quasi tutte raffiguravano uomini o donne colti in pose solenni. Tutte erano voltate verso lo stesso lato della piazza, dove sorgeva un tempio delimitato da colonne.
Il tempio sorgeva su una piramide coperta di marmo. Una scalinata di almeno cento gradini portava all'ampio colonnato che delimitava l'edificio. Su di esso svettava il vessillo di Malinor, la bandiera nera e oro.
Da quella distanza riusciva a malapena a scorgere le minuscole figure che si muovevano sulla cima della scalinata.
Una di esse si affacciò per un istante e poi rientrò. Qualsiasi cosa avesse detto, venne coperta dagli applausi scroscianti.
"Bardhian, Bardhian, Bardhian" urlavano i cittadini di Malinor.
Joyce non capiva tutto quell'entusiasmo. A Valonde non aveva mai assistito a un trionfo e per quanto ne sapeva non esisteva nemmeno una piazza capace di contenere una folla del genere.
Vessilli e bandiere vennero issati sul tempio. Su tutti dominava il nero e oro di Malinor, ma c'era anche spazio per il verde, il rosso e l'azzurro e argento di Valonde.
E tra essi riconobbe anche il blasone di Londolin.
Joyce lottò per avvicinarsi alla scalinata, ma più avanzava più la folla si faceva fitta e simile a un muro invalicabile. Alla fine dovette fermarsi e assistere da lì al resto della cerimonia.
Araldi in livrea marciarono tra la folla scortati da guardie in armature con le lance bene in vista.
La folla li lasciò passare e riservò a loro applausi e lanci di petali.
Quanti fiori avranno distrutto? Pensò Joyce con un po' di rammarico.
A Malinor tutto sembrava richiamare la grandezza e la ricchezza, anche nei gesti più semplici.
Persino gli araldi, che di certo non erano né ricchi né nobili, vestivano abiti sontuosi con fregi, decorazioni e preziose stoffe ricamate con perle.
Uno di essi si fermò a poca distanza dal punto in cui si trovava, si schiarì la gola e srotolò una pergamena che portava sotto il braccio.
"Per gentile concessione di sua eccellenza Mire Osstin, sono proclamati dieci giorni di festa nazionale."
Dalla folla si alzò un applauso.
L'araldo attese che la folla si quietasse prima di proseguire. "Il circolo stregonesco di Malinor, nelle vesti della decana sua eccellenza Peana Shaham, ha deciso di omaggiare sua altezza il principe Bardhian della nobile casata dei Malinor..."
Dalla folla provenne un altro applauso.
L'araldo sospirò spazientito. "... della nobile casata dei Malinor, del titolo di Eroe di guerra. Allo stesso modo, verranno proclamati Eroi sua altezza la principessa Bryce di Valonde e lo stregone Vyncent di Londolin."
Dalla fola si alzò un ruggito assordante seguito da applausi scroscianti.
"Bryce, Bryce" gridarono alcuni.
"Strega Dorata" risposero altri.
Bryce e Vyncent eroi di guerra, pensò Joyce. Nemmeno a Valonde, dopo tante battaglie vinte, era stato tributato loro tale onore.
L'araldo arrotolò la pergamena e tornò marciando sui propri passi. Anche gli altri araldi presenti nella piazza si mossero allo stesso modo dopo aver dato il solenne annuncio alla folla.
In breve, anche quelli che non avevano sentito, vennero informati di quanto stava accadendo.
"Ormai la guerra è vinta" disse un uomo alla figlioletta che teneva in braccio.
"Non abbiamo più niente di cui preoccuparci" disse una donna dai capelli grigi.
"Quando tornerà re Alion..."
"Malag non ha alcuna speranza contro Bryce e il principe Bardhian..."
"Sarebbe bello se si sposassero..."
"Dicono che la Strega Dorata e lo stregone di Londolin..."
"Sì l'ho sentito dire anche io."
"Mio fratello era a Orfar quando hanno ripreso la città. Lui ha visto..."
Joyce si allontanò dalle voci.
Sulla scalinata del tempio erano apparse delle nuove figure. Vide mantelli ondeggiare al vento mentre la folla tratteneva il fiato per lo stupore.
"Eccoli, sono loro" gridò qualcuno.
Dalla folla si alzarono applausi e grida piene di entusiasmo.
Poi una figura si staccò da quelle davanti al tempio e avanzò fino al primo gradino della scalinata.
Nella mano destra scintillava qualcosa. Una spada?
Da quella distanza non poteva riconoscere quella figura, ma non somigliava a Bryce o a Vyncent.
Dalla folla si levarono grida di giubilo a quella vista.
"Malinor, Malinor" urlarono i presenti.
Joyce guardò meglio e le sembrò di riconoscere Bardhian in quella figura minuscola. Il principe di Malinor parve sfidare la folla che gridava al suo indirizzo.
Quando sollevò la spada sopra la testa la piazza sembrò esplodere. Un urlo assordante la costrinse e coprirsi le orecchie.
Bardhian tenne sollevata la spada, la punta rivolta al cielo. In quel momento il sole che si era tenuto nascosto dietro le nuvole per tutto il giorno apparve per un breve istante.
La lama intercettò i primi raggi di sole, scintillando come se fosse fatta di fuoco puro.
A quella vista la folla andò in visibilio e iniziò a intonare il nome del principe e della casata dei Malinor.
Bardhian mostrò la spada per meno di un minuto, poi l'abbassò, eseguì un breve inchino alla folla e tornò a passi lenti verso il tempio in cima alla scalinata.
La folla continuò ad acclamarlo anche dopo che era rientrato nell'edificio e non si fermò neppure quando i vessilli vennero abbassati.
La cerimonia si era conclusa ma nessuno sembrava ansioso di tornare a casa o in qualsiasi posto avesse scelto per dormire.
Ci volle un'ora per lasciare la piazza e quando la folla iniziò a defluire verso le strade laterali alcuni inservienti provvidero ad accendere le luminarie lungo il cammino.
Joyce, ancora frastornata dallo spettacolo a cui aveva assistito, si lasciò trasportare dalla folla, i pensieri in subbuglio.
Solo allora Joyce si rese conto con sgomento che era quasi buio e lei non aveva ancora trovato un posto dove alloggiare per la notte.
Se non voglio dormire per strada, si disse, sarà bene che mi sbrighi.

Prossimo Capitolo Lunedì 31 Dicembre (se ce la faccio :))
  
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