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Autore: heliodor    31/12/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un giorno a Malinor

 
"Gera Halux" mormorò Joyce mentre si rivestiva. La stanza era spoglia, ma aveva tutto l'essenziale. C'erano un armadio, un letto e un baule.
A parte il letto, nemmeno aveva aperto gli altri. C'era una minuscola finestra che dava sull'esterno, ma la tenne chiusa.
Ormai la stagione fredda era iniziata e Malinor, anche se vicina al mare, non aveva un clima mite.
Si gettò addosso un mantello pesante e infilò gli stivali. Il mantello era logoro e almeno di una taglia più piccolo, mentre gli stivali erano così larghi che aveva dovuto infilarci dentro degli stracci.
Era il meglio che poteva permettersi se non voleva spendere tutte le monete che le erano rimaste.
Se le finiva avrebbe dovuto chiedere l'elemosina o rubare e nessuna delle due eventualità le piacevano.
O potrei andare da Bryce e Vyncent, pensò.
Per due giorni era stata indecisa su cosa fare. Da una parte sentiva il dovere di riferire a sua sorella cosa stava accadendo. Dall'altra non aveva idea di come fare.
Se si fosse presentata come Joyce avrebbe dovuto fornire troppe spiegazioni. Come aveva fatto a sopravvivere da sola per tutto questo tempo? Dov'era stata? Con chi?
Se invece fosse andata da loro come Sibyl, c'era il rischio che non le credessero. Vyncent la conosceva appena con quella identità e non era sicura che si fidasse di lei.
Oren le aveva detto che lui voleva farla entrare nel circolo di Valonde, ma era passato troppo tempo e la sua sparizione improvvisa poteva aver reso sospettoso Vyncent.
Gara Halux, pensò di nuovo.
Quel nome gliel'aveva suggerito Talita, la vecchia erudita di Berger.
"Se vuoi scoprire qualcosa di più su Bellir è da lui che devi andare" le aveva detto l'anziana.
"Tu lo conosci?"
"Non di persona" aveva ammesso lei. "Ma ho letto alcuni suoi saggi. Sono pieni di boria e di errori, ma anche di brillanti intuizioni. Tu però riferisci solo la seconda parte."
"Come lo riconosco?"
"È un erudito, avrà una cattedra all'accademia di Malinor. Ma non ti affidare troppo a quello che ti dico. Sono molti anni che manco dalla città e le notizie che possiedo sono vecchie quasi quanto me."
L'accademia di Malinor.
Ne aveva chiesto notizie al locandiere, un uomo con dei ridicoli baffoni e le guance arrossate.
"L'accademia, dici?" aveva fatto l'uomo pensoso. "Certo che so dov'è, è nel quartiere del porto. E poi che ci va a fare una ragazzina come te?"
"Devo parlare con un famoso erudito" aveva risposto Joyce tenendosi sul vago.
Il locandiere aveva riso. "Tu? E che gli devi dire? Guarda, è meglio se ti trovi un lavoro invece di andartene in giro da sola per la città. Che ne dici se vieni a servire ai tavoli nella mia locanda? Ti pago bene e con tutti questi clienti di fuori una mano mi serve."
Lavorare.
Joyce non aveva mai pensato a quella cosa. Ogni tanto sua madre le dava dei lavoretti da fare, come cercare delle cose in giro per il castello o riordinare le sue stanze, ma il lavoro, quello vero, era un concetto sconosciuto per lei.
Mai nella sua vita aveva avuto l'esigenza di cercarsi un lavoro, anche se per molti era normale.
Oren lavorava come sua guardia personale e così Mythey prima di lui, anche se col tempo era diventato quasi uno di famiglia.
Anche Vyncent e Bryce in un certo senso lavoravano per il circolo di Valonde, che in cambio provvedeva a tutto ciò di cui avevano bisogno.
"Ti darò una moneta al giorno" aveva detto il locandiere. "Più tutte le mance che riuscirai a guadagnarti. Che ne dici?"
"Ci penserò" aveva risposto Joyce con tono diplomatico.
"Non ci pensare troppo o troverò qualcun altro" aveva risposto l'uomo.
Joyce era uscita dalla locanda quasi di corsa. L'idea di lavorare la spaventava, in un certo senso. Voleva dire perdere un altro pezzo del suo passato, anche se l'idea l'allettava.
Con un lavoro avrebbe guadagnato dei soldi e con questi poteva procurarsi da mangiare e vestiti e altre cose.
Di cui non avrebbe avuto alcun bisogno se si fosse decisa a svelare la sua identità e riabbracciare Bryce.
Lei l'avrebbe accolta a braccia aperte e poi rispedita a Valonde con la prima nave in partenza.
C'era anche quella possibilità.
Con le monete che ancora aveva poteva pagarsi un passaggio fino a casa e tornare da sua madre.
Con quale scusa? Si domandò. Nessuna di quelle a cui aveva pensato reggeva a più di due o tre domande poste nel modo giusto.
Non poteva presentarsi a Bryce o a sua madre dicendo ecco, sono qui, non ho idea di come ci sono arrivata.
Tanto valeva rivelare subito di avere usato la magia.
Concentrati su Halux, si disse.
Il quartiere del porto era così ampio da estendersi ben lontano dal mare. L'accademia era un edificio in mattoni grigi che sorgeva su di una collina circondata da un parco.
L'aspetto austero e solenne era sottolineato dall'assenza di vessilli colorati e altre insegne. Davanti all'ingresso erano di guardia tre soldati con indossa una corazza bianca.
Appena li vide Joyce riconobbe i simboli delle lame askadiane.
Avvicinandosi vide che uno dei tre era una donna dai capelli lunghi e neri e gli occhi dal taglio obliquo.
Fu lei a individuarla quando ancora si trovava sul sentiero e fare un cenno agli altri due.
Ecco, pensò Joyce. Ora devo stare attenta a quello che dico.
"Fermati lì" disse la donna con tono perentorio.
Joyce si immobilizzò all'istante.
La donna e gli altri due la raggiunsero. "Dove vai? Lo sai che nessuno può avvicinarsi all'accademia?"
"Perché?" domandò Joyce.
"Ordini del decano" rispose la donna. "L'accademia ha subito parecchi furti nelle ultime lune."
"Cos'hanno rubato?" chiese Joyce.
"Libri, vecchi reperti di poco valore ma molto preziosi per gli eruditi."
"Mi dispiace, non lo sapevo" disse Joyce.
"Ora che lo sai torna indietro per la tua strada."
"Devo parlare con uno degli eruditi" disse Joyce.
"Non hai sentito?" fece uno degli uomini. "Gli eruditi non permettono a nessuno di entrare."
"E non ricevono visite" aggiunse la donna.
"Ho davvero urgenza di parlare con uno di loro. Si chiama Halux" disse Joyce con tono implorante.
"Cosa puoi avere di così tanto urgente da dirgli?" le chiese la donna.
"Riguarda una questione della massima importanza." Joyce cercò le parole più adatte. "Non potete riferire un messaggio ad Halux? Ditegli che mi manda Talita. Lui capirà."
O almeno lo spero.
Forse Talita non era così famosa al di fuori di Berger come dicevano. O forse Halux non la sopportava e avrebbe ignorato il suo messaggio.
Tanto valeva provare piuttosto che tornare indietro con un rimpianto.
La donna sembrò pensarci sopra. "Di' a Zeeva di venire qui" disse rivolta a uno dei soldati.
L'uomo partì spedito diretto all'edificio alle sue spalle.
Le due lame askadiane si disposero ai lati del sentiero, senza perderla di vista nemmeno per un istante.
"Ho conosciuto delle lame askadiane a Luska" disse per ingannare il tempo.
La donna la fissò senza tradire alcuna espressione.
"Un uomo di nome Gutti e il capitano Nelothien. Tu li conosci?"
"Una volta conoscevo un Nelothien. Era un uomo dalla lunga barba grigia."
"Ora è una donna. È molto coraggiosa" disse Joyce.
Le tornarono in mente il rogo dell'accademia di Luska e la morte di Fredi e si sentì afferrare dalla tristezza.
"Tu come ti chiami?" chiese per scacciare via quel pensiero.
"Il mio nome conta poco" rispose la donna. "In ogni caso, adesso sono Anah, ma non ancora per molto. Presto sarò conosciuta come Shoshar."
L'uomo al suo fianco le lanciò un'occhiata fugace.
"Hai qualcosa da ridire, Menaia?"
L'uomo fece spallucce. "Hai già detto tutto tu, Anah."
"Che cosa ho detto di sbagliato?"
"Non è quello che dici, ma come lo fai. Certi discorsi dovresti tenerteli per te."
"Mi stai minacciando?" disse Anah appoggiando la mano sull'elsa della spada.
Menaia scosse la testa. "Non ci penso proprio. Sei il mio capitano. Per ora."
Anah ghignò. "Bravo."
La lama askadiana inviata all'accademia stava tornando e non era solo. Lo precedeva un uomo vestito con un saio bianco, alto e dall'andatura nervosa.
Il viso sembrava contratto in una smorfia di sofferenza mentre si avvicinava a grandi passi a loro.
"Anah" esclamò agitando minaccioso una mano in direzione della lama askadiana. "Che ti salta in mente di farmi prelevare quasi di forza dalla tua scimmia in armatura bianca?"
La lama askadiana che lo accompagnava si irrigidì, ma il suo sguardo rimase inalterato.
Anah indicò Joyce con un cenno della testa. "Questa qui ha qualcosa da dirti."
"Mi chiamo Sibyl" iniziò a dire Joyce.
"Mi hai fato venire qui per questa?" esclamò Zeeva stizzito. "Stai scherzando, spero. Maledetta scimmia dagli occhi storti, quando lo riferirò al decano Burgold lui..."
Anah lo colpì con uno schiaffo sulla guancia. Non fu un colpo forte, ma Joyce sentì il rumore netto e distinto.
Zeeva sgraò gli occhi. "Come hai osato..."
"Più tardi andrai a piangere dal decano" disse Anah. "Ora ascolta quello che ha da dire questa ragazzina e poi torna a qualsiasi cosa stessi facendo prima."
Zeeva respirò a fatica. "Tu non puoi prenderti certe libertà, lama askadiana. Voi siete i protettori dell'accademia, non i loro padroni."
"Proteggiamo la tua accademia solo perché ci è stato ordinato di farlo" rispose la donna con tono seccato. "Ma non è scritto da nessuna parte che tu debba darmi degli ordini o parlarmi in modo sgarbato. Fallo di nuovo e la tua testa rotolerà per questo sentiero mentre il tuo corpo resterà qui."
Zeeva aprì la bocca per dire qualcosa e la richiuse subito. "Che tu sia dannata." Guardò Joyce. "E tu che vuoi?"
Joyce voleva andare via di lì il prima possibile. "Sto cercando un erudito di nome Halux. Gera Halux."
"E mi hai fatto venire qui per questo?" esclamò Zeeva idignato.
Anah gli rivolse un'occhiataccia.
"Stai cercando Halux nel posto sbagliato" disse Zeeva. "Non è più qui. Si è trasferito nel quartiere dei templi."
"Trasferito?"
"Cacciato, sarebbe meglio dire" spiegò l'erudito. "Quel pazzo ha osato offendere il decano ed è stato cacciato via."
"Quindi non è più qui?" disse Joyce.
"No" rispose Zeeva seccato. "Non ci senti o non capisci? Ora posso tornare alle mie faccende?" chiese ad Anah.
La lama askadiana fece un cenno con la testa e Zeeva venne riaccompagnato verso l'accademia.
"Grazie" disse Joyce.
Anah scosse le spalle. "Quegli eruditi non li sopporto. Sono troppo pieni di sé e trattano quelli che non sono come loro con modi sgarbati. Una lezione ogni tanto ci vuole. Ora però togliti dai piedi. Mi hai già fatto perdere troppo tempo e il divertimento sta scemando."
Joyce non se lo fece ripetere due volte e andò via senza voltarsi.

Note
Siamo arrivati ai saluti di fine anno. Di nuovo :)
Dopo questa folle cavalcata dicembrina Joyce si prende una vacanza (e anche io).
Ci rivediamo dopo la Befana :)


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