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Autore: BlueButterfly93    01/01/2019    2 recensioni
(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
-
Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaca d'amore, ti odio!'
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Capitolo 34

L'ennesimo dilemma





🎶One Direction - Little Things (consiglio l'ascolto durante la prima parte del Miki's pov)🎶

🎶Taylor Swift - Bad Blood (consiglio l'ascolto durante l'ultima parte del primo Miki's pov)🎶

Adesso abbiamo dei problemi 
e non penso che potremo risolverli 
mi hai lasciato un taglio davvero profondo 
e tesoro adesso tra noi non scorre buon sangue

i cerotti non servono per i buchi provocati da pallottole.

 

***

MIKI

Il risveglio la mattina dopo fu traumatico. Ero tremendamente ed immensamente imbarazzata per ciò che avevo permesso a Castiel, ma non pentita. Quello mai. Gli avevo donato parte della mia purezza totalmente consapevole di cosa stavo per fare, ma ciò non toglieva il fatto che per me era stata un'esperienza nuova e da ignorante in quel campo non avevo idea di come ci si dovesse comportare dopo un accaduto del genere. 

Perciò malgrado fossi sveglia da circa trenta minuti preferii mantenere gli occhi chiusi e la stessa posizione assunta durante la notte, con l'unica differenza che le braccia di Castiel non mi cullavano più. Non sapevo se avesse realmente dormito insieme a me per tutta la notte o se ad un certo punto -dopo avermi sentita russare- avesse deciso di porre fine alla nostra conoscenza per sempre. Fatto stava che lui non c'era dietro di me, su quel divano, e percepivo un senso di vuoto addosso incredibile.  

Ero consapevole che l'episodio accaduto sebbene non fosse del tutto paragonabile al sesso, ci avrebbe legati maggiormente l'uno all'altra.. o meglio io mi sarei affezionata ancora di più a luiMentre Castiel.. be' lui restava un mistero. Mi aveva confessato d'interessargli in qualche modo, ma dopo neanche mezz'ora aveva fatto morire ogni speranza di una possibile svolta nel nostro rapporto. Saremmo stati sempre a metà tra l'essere e il non essere, l'ibrido. Ed io persa com'ero avrei accettato persino il dubbio, le sue incertezze. 

«Spegni questo coso o giuro che lo getto nel water!» la voce stizzita di Castiel mi fece sobbalzare dal divano e battere il cuore all'impazzata, non per quanto fosse bello lui o la sua voce, ma per la sua improvvisa apparizione indelicata.

Entrò nel salotto e mi lanciò in malo modo la borsa a tracolla che cadde sulle mie gambe già in posizione per essere aperta. Aveva una buona mira, il brontolone. 

Finalmente riuscii a comprendere il riferimento alle sue parole precedenti. La sera prima, appena arrivata a casa sua, avevo lasciato parka e borsa sull'attaccapanni all'entrata. Nella tracolla vi era il mio smartphone che, come tutte le mattine alle sette in punto, mi svegliava. 

Little things degli One Direction, la suoneria della mia sveglia, risuonava leggermente ovattata nella quiete del salotto di casa Black. Il rosso detestava la musica pop, soprattutto quella commerciale, ormai avevo imparato a conoscere anche quelle piccole cose di lui. Il mio turbamento iniziale scomparve per qualche istante sostituito dalla voglia di torturare Castiel con qualcosa che lui odiava esageratamente. E lo feci.

Aprii lentamente, ma molto lentamente, la cerniera della borsetta e tolsi fuori il cellulare che aveva riprodotto ormai quasi metà canzone. Accennai un sorriso guardando lo schermo perché immaginavo che il rosso sarebbe esploso da lì a poco a causa della mia lentezza.

«Spegni. Muoviti.. tra poco mi sanguineranno le orecchie, è inascoltabile un sonnifero del genere» sbuffò e ovviamente si lamentò, mentre io allargai il sorriso per quanto fosse prevedibile. 

"You never love yourself half as much as I love you.
You'll never treat yourself right darling but I want you to..

If I let you know I'm here for you.. Maybe you'll love yourself like I love you".

Sollevai lo sguardo sul ragazzo dai capelli rossi -quella mattina non avevo avuto ancora l'opportunità di ammirarlo- ma sarebbe stato meglio non farlo. Indossava i suoi inseparabili jeans neri, ma era nudo nella parte superiore. Non indossava una felpa, non indossava nessuna t-shirt o giacca di pelle. Indossava solo la sua pelle e i suoi muscoli. Sebbene avessi avuto già occasione di contemplarlo in quel metro e ottanta di prestanza fisica, non potei evitare di arrossire davanti a quella carne esposta. Era bello, scontato da pensare ma vero. Le linee degli addominali definite da ore sfiancanti in palestra proseguivano fin sotto ai pantaloni formando la famosa V prima della parte proibita. Avevo caldo. Deglutii a vuoto incapace di distogliere lo sguardo da quella parte di corpo. 

"Non ti sei mai amato la metà di quanto ti amo io. 

Non ti tratterai mai bene tesoro, ma io voglio che tu lo faccia..

Se ti faccio sapere che sono qui per te.. magari ti amerai anche tu come io amo te".

Ma io non ero quella che fino a cinque minuti prima si vergognava persino di parlarci? Maledizione! 

Vedendomi in difficoltà e intuendone anche il motivo, Castiel si avvicinò a me -ancora seduta immobile sul divano- spedendo il mio cervello in cortocircuito. Si abbassò alla mia altezza e per un attimo pensai mi stesse per baciare, ma con dei movimenti lenti e senza che me ne rendessi conto mi tolse il cellulare dalle mani spegnendo la sveglia al posto mio. Dopodiché lanciò nuovamente il telefono sul divano, affianco a me e abbandonò la stanza senza aggiungere altro. 

"Buongiorno anche a te Mr. Brontolone"

Non ero riuscita a guardarlo negli occhi neanche per un'istante, ma a giudicare dal suo tono di voce frettoloso e sgarbato avevo intuito fosse di pessimo umore. 

"I'm in love with you and all these little things".

Dopo qualche minuto di riflessione decisi fosse giunto il momento di alzarmi e rientrare a casa per poi correre a scuola, quasi sicuramente avrei ritardato. Mi stiracchiai ringraziando quel divano comodo che per fortuna essendo morbido e spazioso mi evitò i tipici dolori di schiena dovuti ad una notte trascorsa fuori dal letto. Infilai le scarpe, piegai le coperte, diedi un'ultima occhiata al sofà rivivendo ovviamente gli attimi della notte prima, e poi m'incamminai fino alla porta per uscire da quella casa che quella mattina aveva suscitato in me solo ansia. 

Afferrai il cappotto e lo infilai di fretta con l'intenzione di sgattaiolare via senza salutare Castiel. Dopotutto non sembravo più essere la benvenuta in quelle mura. Mi aveva lasciata sola per chissà quante ore e le uniche parole che mi aveva rivolto quella mattina erano state scortesi, quindi.. 

Ma proprio dopo aver poggiato la mano sul pomello della porta, il rumore dei passi delle Timberland e la sua voce roca mi bloccarono da ogni gesto «Vai già via?»

Mi voltai nella sua direzione con la tipica espressione di chi è stato appena colto in fallo e con un sorrisetto da ebete mi giustificai «B-bene e-ecco io.. Ecco sì, io dovrei andare..» mostrai con la mano la porta d'uscita «la scuola mi aspetta», cercai di sorridere normalmente ed eliminare l'imbarazzo provato in quell'istante, non riuscendoci ovviamente. 

La notte stessa lui mi aveva toccata... . Oh mio Dio! 

Sin dal mio risveglio non ero riuscita a mantenere la mente lucida e ad essere disinvolta senza ripensare a quei momenti così intimi trascorsi in un giorno del tutto inaspettato con niente poco di meno che Castiel Black.. lo stesso ragazzo che in quell'istante -sulla soglia di casa sua- mi stava fissando con le sopracciglia corrugate e imbronciato per il mio tentativo di fuga. 

«Nessuno ti ha insegnato che è cattiva educazione svignarsela senza salutare un padrone di casa che è stato così gentile da ospitarti?» sollevò un angolo di bocca. Come poteva essere così disinvolto dopo ciò che avevamo fatto solamente poche ore prima?

«Oh no, i-io non avevo intenzione di andare via subito. S-stavo solo...» misi il cervello in azione tentando di trovare una scusa instantanea da rifilargli «uscendo fuori per prendere una boccata d'aria calda... ehm cioè fresca, sì perché qui dentro fa molto caldo, già..» mi sventolai con la mano e allargai il colletto del maglione per accentuare le parole appena affermate. Ultimamente stavo perdendo colpi; ero sempre stata brava a mentire, ma con lui non ci riuscivo quasi più. 

Castiel di tutta risposta dovette mordersi il labbro per trattenere le risate. Aveva capito tutto, quando voleva sapeva essere anche troppo perspicace «Oh certo capisco.. Comunque ti do' un passaggio» totalmente tranquillo, riusciva a parlarmi senza alcuna vergogna. Ma certo! Lui era esperto in quel genere di cose, aveva sfiorato e visto migliaia di nudità come la mia. Infondo erano tutte uguali, no?!

"No, la tua patata è d'oro" si fece risentire la mia simpatica coscienza. Mancava soltanto lei all'appello. "Ma che?!"

"Sì, è d'oro e soprattutto con le ragnatele. Si ammuffirà se non ti deciderai a darla per una buona volta. Castiel non starà a tua disposizione per una vita intera!" Quale coscienza capace di ragionare razionalmente spingerebbe una ragazza a donare la sua purezza così in fretta? "Una coscienza intelligente come la tua, ad esempio. E poi in fretta? Ma ti senti? Sono passati sei mesi. Sei mesi da quando io mi trattengo dal fare pensieri impuri su un certo ragazzo. E' una tortura, datti una mossa, voglio capire se lui è dotato o meno come tutti dicono".

Scossi la testa per eliminare quella voce insolente dalla mia testa ma Castiel capì che invece con quel gesto avessi risposto a lui, sulla sua offerta di accompagnarmi a scuola. A proposito.. cos'era quella novità? Da quando il rosso era così disponibile verso di me? Qualcosa non quadrava. Poco prima era apparso nervoso, mentre in quell'istante non lo era più. Neanche uno psicologo avrebbe potuto comprendere la sua psicologia, ne ero sicura. 

«Devo passare prima da casa per prendere i libri e darmi una sistemata, ti farei perdere solo tempo inutile. Grazie comunque per l'interessamento..» dopo aver indossato anche la tracolla fissai le mie scarpe per l'impaccio del momento. Non ci riuscivo proprio a fare la disinvolta, a rimanere nella stessa stanza per più di qualche minuto senza collassare davanti alla sua persona. Ero una stupida ragazzina, Castiel faceva bene a definirmi tale. 

«Hai quaranta secondi di tempo per salire sulla moto, altrimenti ti ci farò sedere di forza e ormai sai che ne sono capace!» sollevai di scatto il viso dopo le sue parole. Quell'imposizione mi riportò inevitabilmente indietro nel tempo, di mesi, ad uno dei nostri piccoli battibecchi avuti il primo giorno di scuola, dopo la nostra punizione scontata insieme, quando senza chiedere -dopo il passaggio in moto- mi portò in una gelateria offrendomi persino il gelato. 

Il cuore accelerò di un battito e sul mio volto si dipinse un'espressione nostalgica, non in senso negativo. Castiel se ne accorse e dal sorriso sfacciato che mi rivolse parve rammentare anche lui i nostri primi momenti trascorsi insieme. Quanto tempo era passato, quanto ingenua ero stata ad essere convinta di non poter arrivare mai a provare alcun sentimento. E invece.. era stato talmente semplice innamorarsi di lui e di tutte le sue piccole cose, da farmi tremare sin dentro l'anima. Mi ero innamorata persino dei suoi difetti, dei suoi guai, di ogni piccola sfaccettatura del suo essere che ogni giorno mi stava mostrando gradualmente. 

Anch'io gli piacevo, ma non avrebbe mai provato ad incrementare quella semplice attrazione, avrebbe bloccato qualsiasi possibilità di svolta, perché secondo lui non avrebbe potuto darmi nient'altro, nessun sentimento.. solo guai. Lui avrebbe provato sempre e solo del sincero affetto per me. Niente di più. 

Lui mi avrebbe sempre e solo voluto bene, mentre io lo avrei sempre e solo amato. Che bella differenza.. Che bel guaio!

Portai la mente ad altri pensieri per evitare di fasciarmi la testa con i soliti dilemmi, ma un'altra angoscia mi assalì: non sarei mai riuscita a stare appiccicata su una moto alla schiena possente di Castiel Black. Non dopo gli attimi d'intimità avuti. Dovevo ancora metabolizzare, riflettere sull'accaduto e averlo a stretto contatto non avrebbe di certo aiutato. 

«Tempo scaduto» Castiel -che poco prima aveva aperto la porta di casa e mi stava aspettando sulla veranda senza che neanche me ne accorgessi- mantenne la parola. I quaranta secondi di tempo per salire sulla sua moto erano passati ed io li avevo trascorsi a crogiolarmi nell'insicurezza, stando immobile sul vano della porta, per cui si abbassò all'altezza delle mie gambe e con estrema facilità mi capovolse alzandomi in aria e ritrovandomi a testa in giù -col volto di fronte al suo sedere e con il didietro rivolto al suo bel faccino che avrei preso volentieri a schiaffi una volta toccata nuovamente la terraferma. 

«Sei impazzito? Mettimi subito giù. Ho i piedi per camminare», mi dimenai arrivando a schiaffeggiare addirittura il suo sedere per la disperazione, ma lui di tutta risposta fece tremolare il posteriore come per dire "schiaffeggiami pure, tanto non mi fai niente".

Scoppiò in una vera risata, di quelle che gli avevo sentito fare solo rare volte, di quelle che lasciavano senza fiato per quanto il loro suono fosse divino. Bloccai ogni movimento e cercai d'immaginare il suo volto; gli occhi lucidi, il volto leggermente arrossato, la bocca semiaperta. Una visione! Era in attimi come quello che m'innamoravo sempre più di ogni sua sfumatura; delle risate rare, dei gesti delicati, delle parole speciali e confortanti concesse solo a pochi.

Quando finalmente giungemmo davanti a quella benedetta moto, mi mise giù, toccai coi piedi il marciapiedi e non persi tempo: schiaffeggiai ripetutamente il suo petto ricoperto da un maglione e da una giacca di pelle; ma alla fine risi con lui per la nostra scenetta ridicola appena conclusa.

«Tieni» si schiarì la gola dopo aver smesso di ridacchiare, mi porse un casco diverso dal suo e rosso che non sapevo possedesse. 

«Da quando questo?» chiesi ovviamente da degna impicciona e desiderosa di scoprirlo. Non avrei mai potuto dimenticare il primo viaggio con lui in moto, in cui da perfetto gentiluomo aveva pensato d'indossare l'unico casco disponibile, lasciando me senza niente e attentando per di più alla mia vita a causa dell'alta velocità.  

«Da quando non viaggio più solo..» lasciò la frase in sospeso e s'infilò il casco nero senza aggiungere altro. Lo imitai.

Cosa voleva dire con quella replica? Aveva comprato un casco nuovo da quando -a volte- capitava che mi desse qualche passaggio a casa? Lo aveva acquistato per me, per la mia sicurezza? E non seppi mai se fu o meno un gesto carino nei confronti della sottoscritta, ma con Castiel era così: mai chiedere, leggere sempre tra le righe. 

Il tragitto fino a casa mia fu breve, ma intenso. Per tutto il tempo avevo avvertito sensazioni strane ma piacevoli e per fortuna un minimo d'imbarazzo nato dalla notte prima, scomparve.

«Grazie per il passaggio, allora ci vediamo a scuola?!» gli restituii il casco scendendo agilmente dalla Harley. 

«Devo passare in clinica, in più ho altro da fare quindi..»

«Oh certo, che sciocca!» mi battei una mano in fronte per la dimenticanza «Bene allora ci vediamo presto..» gli diedi le spalle e con la coda dell'occhio, voltando lievemente la testa, terminai il saluto «Ciao Castiel».

«Ehi Ariel.. Dove credi di scappare così in fretta?!» ancora seduto sulla sua moto, senza fare il minimo sforzo, mi tirò a lui facendomi percepire di nuovo il suo profumo. Mi mancava già. 

Si tolse il casco poggiandolo sul sedile, tentò di sistemarsi i capelli con le mani mentre io lo fissavo ammaliata. Esprimeva sensualità e mascolinità in ogni gesto. 

Posò una mano sulla mia guancia e mi guardò dritto negli occhi. La mano era fredda, ma non me ne curai. Esistevano solo i gesti inattesi, fulminei e affettuosi di Castiel, nient'altro. I suoi occhi esprimevano gratitudine, ma per cosa?

«Grazie per esserci stata..» sussurrò come se fosse un segreto di estrema importanza non udibile ad altri tranne che a noi. 

E non ebbi bisogno di chiedergli a cosa si riferisse, sapevo già perfettamente ogni cosa. Mi aveva ringraziata per essergli stata vicina durante uno dei periodi peggiori dei suoi ultimi anni di vita. Avevo da poco scoperto delle fotocopie del mio diario segreto che teneva in un cassetto della sua stanza, ma avevo deciso di esserci ugualmente. Per lui, per sua mamma. Se si fosse trovato al posto mio probabilmente con l'orgoglio lo caratterizzava, non avrebbe mai neanche pensato di esserci in un momento delicato per me.. o forse sì.

«Non d-» non feci in tempo a pronunciare una sillaba dietro l'altra che subito mi acquietò posando le sue labbra sulle mie. Non approfondì il bacio, mi concesse di percepire solo la morbidezza della sua bocca e il calore del respiro misto al profumo che tanto mi faceva impazzire. Fu un momento dolce e raro per un tipo come lui. 

Quando si staccò accennò un sorriso e strizzando un occhio mi salutò. Entrai dentro casa frastornata per l'inatteso contatto appena avuto con Castiel. Non avevo avuto neanche il tempo di riflettere o di sentirmi a disagio, era accaduto tutto d'un tratto, senza preavviso.. come ogni fatto; disarmante. 

_____

Dopo circa mezz'ora nonostante l'intontimento dovuto all'effetto Castiel, ero pronta per affrontare il secondo giorno di scuola dal rientro dalla vacanza in Italia. Con lo zaino in spalla e le cuffie predisposte per essere inserite nel cellulare e riprodurre la mia musica preferita, chiusi a chiave tutte le porte, ma prima di potermi avviare la vibrazione del mio smartphone segnò l'arrivò di un messaggio. Lo lessi.


Questa sera alle 21:00 appuntamento presso l'ufficio di Paco Rabanne per discutere degli ultimi dettagli prima delle riprese. 

Rabanne raccomanda MASSIMA PUNTUALITA'. 

Saluti!


Era Molly, la segretaria di Paco Rabanne. Il piano per far girare la pubblicità a Debrah al posto mio doveva ancora essere ideato e già necessitava di un'attuazione. Cosa mi sarei potuta inventare in meno di ventiquattro ore?

Non feci in tempo ad iniziare a far girare gli ingranaggi nel mio cervello che un colpo di tosse acquisì totalmente la mia attenzione. Issai lo sguardo e mi ritrovai Castiel di fronte, poggiato alla sua moto e con le braccia incrociate. 

«Ma che diavolo...» lo ammirai sorpresa. Che ci faceva ancora lì sotto casa mia, trenta minuti dopo averlo salutato? Mi aveva aspettata?

«Solo per lei e solo per quest'oggi il taxi prevede servizio completo. Prego, salga Signorina», se ne uscì con accento scherzoso mentre io continuavo ad essere incredula. 

Aveva sul serio atteso il mio ritorno per più di mezz'ora al freddo e al gelo in una mattina di Gennaio?

«Mi hai salutata prima e quindi io pensavo che... Scusa se ti ho fatto aspettare così tanto, se me lo avessi detto avrei cercato di fare più veloce e-» farfugliai impacciata e gesticolai. Avevo assunto lo stesso colore dei suoi capelli, ne ero sicura.

«In realtà ero sin dall'inizio intenzionato ad aspettarti, ma se non ti avessi fatto credere il contrario non avrei avuto la scusa per salutarti», fece spallucce. 

Con il termine: "per salutarti", avevo capito bene intendesse: "per baciarti", solo.. non voleva pronunciarlo ad alta voce. Orgoglioso!

«Perché chiedermi un bacio o darmelo direttamente solo per il gusto di farlo sarebbe stato troppo per il tuo povero ego da bad boy, vero?» sollevai le sopracciglia insieme ad un angolo di bocca.

«Esatto!» non ebbe difficoltà ad ammetterlo. Non avevo dubbi. 

Il tragitto casa-scuola fu tranquillo. Avvertii i soliti sfarfallii in tutto il corpo dovuti alla sua vicinanza, ma nonostante ciò filò tutto liscio. Mi permise di reggermi a lui, stringendo il suo busto muscoloso e alla percezione dei suoi addominali mi si accese un fuoco tra le gambe quasi incontenibile. L'assaggio della sera prima aveva risvegliato in me istinti e sensazioni che non pensavo proprio di possedere. Ero divenuta più sensibile al suo tocco, alla sua vicinanza e quello non poteva testimoniare nient'altro che un passo in più verso il suo inferno e un passo in meno dalla razionalità. 

In dieci minuti arrivammo a scuola, in perfetto orario, prima del suono della campanella della prima ora. Il cortile era gremito di studenti, parecchi dei quali si voltarono nella nostra direzione appena udirono il rombo potente della moto di Castiel. Quando fermò la moto levai il casco velocemente, e cercai di scendere disinvolta da quel mezzo nonostante percepissi molteplici occhi puntati addosso. 

Il rosso non mi seguì, non spense la moto visto che avrebbe dovuto ripartire subito, ma levò semplicemente -anche lui- il casco compiendo le stesse mosse di sempre: scompigliarsi i capelli e provocarmi un arresto cardiaco. Lo guardai inebetita e immobile davanti all'Harley Davidson. Risultai essere un'imbecille in piena regola, insomma. 

«Ci sentiamo allora..» la sua voce mi levò dallo stato di trance in cui temevo di morire nel fissarlo.

«Bene sì, certo.. Se tu vuoi, ci sentiamo certo..» misi insieme un ammasso di parole senza senso e per l'imbarazzo abbassai lo sguardo portandomi un ciuffo di capelli sciolti dietro l'orecchio.

Dov'era finita la leonessa che era in me? La notte prima era stata sbranata da qualcuno più agile e potente di lei, addomesticata dal più bravo domatore di tutti i tempi; dipendeva dai punti di vista. 

Fatto stava che avrei dovuto darmi una svegliata alla svelta, non potevo mostrarmi così docile o accondiscendente, inesperta. Altrimenti avrei dimostrato come vere tutte le teorie di Castiel. Io non ero una ragazzina. Ero sicura di quello che provavo e non avrei mollato nonostante la sua ostinazione a volermi allontanare o quasi..

«Buona scuola, Ariel» mi attirò verso sé con un braccio e mi baciò la fronte in un gesto parecchio tenero e del tutto inaspettato da uno della sua portata. Chiusi gli occhi d'istinto e mi lasciai trascinare dalla dolcezza. Non s'importò neanche dei presenti, degli occhi indiscreti. Sapeva bene che Debrah avrebbe potuto vederci, che avrebbe potuto spedirlo direttamente in carcere per la nostra insistente vicinanza, ma a lui non fregava proprio. 

«A dopo Mr. Imprevedibile», poggiai una mano sul suo braccio e lo accarezzai per qualche secondo. Dopo un breve sorriso, mi girai e m'incamminai verso l'entrata senza voltarmi più. Stavamo già rischiando molto con l'esporci perennemente vicini, non potevo peggiorare le cose mostrando gesti più espliciti di quelli. 

«Cos'era quello?» sobbalzai per la voce di Rosalya che improvvisamente mi ritrovai alle spalle. 

«Ciao anche a te amica mia, sto bene grazie e tu?» feci la vaga e la schernii per il suo mancato saluto, mentre entrando dentro scuola mi diressi verso l'armadietto; lei mi seguì. 

«Ci sono cose più importanti di un saluto al momento. Ad esempio: che fine hai fatto ieri? Ti ho tartassata di messaggi ma tu sei sparita nel nulla. Altro esempio: perché Castiel Black ti ha dato un bacio in fronte e sembrava ti stesse mangiando con gli occhi?» quasi non respirò mentre poneva quell'interrogatorio ad alta voce. 

«Abbassa la voce» la intimai «A proposito: Adelaide si è salvata, ha superato l'operazione... e scusa, hai ragione avrei dovuto scriverti; solo che dopo esser arrivata a casa di Cass non ci ho più pensato e-»

«Frena frena frena» mi bloccò dalle spalle mettendosi di fronte a me «Sono felice per Adelaide, merita di stare bene», mi sorrise sinceramente e poi schiarendosi la voce partì di nuovo con la sua inchiesta «Comunque io ero rimasta a: "quella testa di rapa rossa mi ha mentito, non voglio più vederlo, voglio ucciderlo a furia di padellate in testa", cosa è cambiato in un giorno? E cosa vuol dire "dopo esser arrivata a casa sua"?» mi fissò con occhi indagatori e con un'espressione confusa e buffa dipinta in volto, non potei trattenermi dal ridere. 

«In realtà volevo ucciderlo anche una volta arrivata in ospedale, ma poi lui mi ha spiazzata ammettendo di piacergli e di trovarmi bellissima e di non essersi pentito per aver fotocopiato il mio diario segreto, perché grazie a quello ha voluto conoscermi meglio e quindi sì... Diciamo che l'ho perdonato», avevo tante cose da dirle e per il timore di dimenticare qualcosa le spiattellai tutto in faccia con una sola frase. Lei ovviamente reagì strabuzzando gli occhi a causa di tutte quelle informazioni.

«Tu» mi mostrò con il dito indice «Tu piaci a Castiel Black e l'ha persino ammesso per di più dicendo che ti trova bellissima?! La fine del mondo è vicina, prepariamoci. Gli Aztechi hanno avuto sempre ragione», la solita melodrammatica. 

«Aspetta ma non erano i Maya ad aver predetto la fine del mondo?!» la corressi e lei s'irritò. 

«Maya o Aztechi, che differenza fa?! Adesso non tergiversare. Devi dirmi per filo e per segno cosa è accaduto ieri. Subito!»

Per evitare di subire altre inquisizioni le raccontai ogni cosa, citando addirittura alcune frasi dette da Castiel e che non avevo potuto fare a meno d'imparare a memoria. Quando entrammo in classe e ci accomodammo al nostro banco le dissi -in imbarazzo totale- anche cosa era accaduto sul divano di casa Black, le sue reazioni non furono poi così normali.

«Oh Santo Valentino protettore della moda» si alzò di scatto invocando un Santo inesistente e ponendosi entrambe le mani sulla bocca, tutti i compagni di classe presenti si voltarono verso di noi. «Tu... Voi» si abbassò verso di me e per fortuna ebbe l'accortezza di bisbigliare «lui ti ha fatto un ditalino? OH MIO DIO! Non posso crederci. Adesso subitissimamente dovete sposarvi. Organizzo io le nozze, e ovviamente il compito di cucire gli abiti, di fare da damigella, e da wedding planner spetta a me. Ah che felicità, diventerò zia!» pronunciò l'ultima frase issandosi in tutta la sua altezza fiera e felice. 

«Rose, siediti» la incitai tirandola dal braccio con forza. Lei eseguì il mio ordine sorridendo e mostrando tutti i denti. «Non ti sembra leggermente esagerata la tua reazione? Sei assurda!»

«Il mio nome è Rosalya, non assurda» con nonchalance se ne uscì con quella battuta. «E poi dal ditalino al matrimonio, il passo è breve. Non ho esagerato. Fidati di me!»

Quelle sue supposizioni bizzarre furono interrotte dall'entrata in classe del professore di diritto che non perse tempo e appena si accomodò fece l'appello. 

«La Signorina Daniels ha intenzione di farsi bocciare, quest'anno?» giunto al nome di Ambra, chiese direttamente a Nathaniel, che essendo suo fratello avrebbe dovuto conoscere il motivo della sua assenza. Rosalya mi aveva riportato che Ambra non si era più presentata a scuola, neanche durante la mia assenza per la vacanza a Roma. Erano esattamente due settimane che mancava e nessuno ne conosceva il motivo, neanche le sue amiche fidate. Non accedeva ai social, non rispondeva ai messaggi né alle chiamate. Pareva essere scomparsa nel nulla, ma Nathaniel -suo fratello- essendo stato per tutto il tempo tranquillo presunsi sapesse cosa le stesse accadendo, solo... non voleva spifferarlo in giro. 

«E' dovuta partire d'urgenza l'altro ieri. Tornerà presto, non ha intenzione di ripetere l'anno!» rispose infatti il biondo. 

Con lui be'... semplicemente ci eravamo allontanati. Un po' mi dispiacque perdere la sua compagnia, a tratti anche piacevole, ma purtroppo finiva per fraintendere qualsiasi mio gesto o parola e sapendo provasse un interesse diverso dall'amicizia, nei miei confronti, valutai come opzione giusta di limitare qualsiasi contatto con lui. Non volevo ferire nessuno, né tantomeno illudere o avere altri guai e tormenti. Anche Nathaniel aveva una ex storia d'amore irrisolta con Melody, che tra l'altro era ancora innamorata di lui, ed io non avevo alcuna intenzione d'interferire. Era un bellissimo ragazzo, inizialmente avevo provato una sorta di attrazione fisica, ma tutto era andato a scemare e man mano che frequentavo lui avevo finito per innamorarmi di un altro, del mio quasi amico. 

Nath era parecchio intelligente, senza dilemmi e discorsi vari sull'interruzione della nostra conoscenza aveva capito come stessero le cose, si era messo semplicemente da parte. E avevamo terminato il tutto senza rivolgerci più la parola se non per qualche saluto o frase o domanda di circostanza. Era giusto così. 

Il professore prese a spiegare i vari regimi costituzionali fin quando neanche quindici minuti dopo qualcuno l'interruppe entrando in classe.

«Noto che l'influenza del signor Black ha già contagiato anche lei..» il professore si rivolse a Ciak che con una camminata sicura e sensuale raggiunse il suo banco, quello che fino a una settimana prima era anche mio. 

«Ho abbastanza personalità di mio senza aver bisogno di copiare gli altri. Questa mattina ho avuto un servizio fotografico. Sono giustificato, ho portato tutti i certificati necessari in aula delegati», con voce tranquilla smontò completamente la battuta sarcastica del professore. Tipico di lui.

«Bene, allora riprendiamo..» il docente si schiarì la voce e riprese la sua spiegazione.

Mi voltai verso Ciak ed il mio cuore come un aquilone in tempesta si bucherellò a causa del suo sguardo pungente. Mi stava già guardando con risentimento, rimprovero, dolore. Non mi aveva perdonata, probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Non lo salutai neanche con un cenno di mano sebbene non lo vedessi da più di una settimana, perché sapevo non avrebbe ricambiato. 

Nella successiva ora il cattivo umore faceva da padrone, proprio quel giorno in cui per la prima volta con Castiel stava andando tutto bene qualcun altro doveva per forza ferirmi. Per Ciak non esistevo più. Cercai comunque di non abbattermi e ricordai di chiedere a Rose spiegazioni su un fatto di estrema importanza.

«Ah ma cos'è quella storia sul rapimento di Kiki?» le chiesi mormorando.

«Oh sì... La preside insiste col portarsi ogni giorno il cane a scuola e sai che Kiki scappa sempre, giusto? Bene, è capitato proprio quella mattina in cui tu sembravi bisognosa di aiuto. Così io stavo cercando una scusa buona per riuscire a farti spostare di banco, perché questo ti avrebbe aiutata a tagliare più facilmente i rapporti con il rosso rubacuori.  La risposta mi è arrivata proprio quando Leigh si è ritrovato Kiki sotto la macchina, è stato un segno del destino. Lui come ogni pomeriggio aveva staccato di lavorare per venire a prendermi, stava per investire il cane, ma per fortuna è riuscito a fermarsi in tempo. Quando sono uscita da scuola, Leigh aveva in grembo questo cagnolino, ignaro che fosse proprio Kiki. Così PUFF la mia mente ingegnosa ha architettato questo piano perfetto», ero incredula davanti al suo racconto. «Ho subito ordinato a Leigh di nascondere il cane in macchina e così ha fatto. Lo abbiamo portato a casa, ho aspettato qualche ora prima di proporre il ricatto alla nostra amata direttrice, giusto per creare maggiore suspense. Poi un'applicazione per camuffare la voce e Leigh sono bastati per una chiamata da cabina telefonica al cellulare della preside, e lei timorosa di non rivedere mai più il suo amato cagnolino ha accettato subito il compromesso. Se avesse voluto riavere Kiki sano e salvo, avrebbe dovuto rimuovere l'obbligo di farti stare nello stesso banco di Castiel per tutto l'anno. Ovviamente non avrebbe neanche dovuto indagare su chi potesse essere stato a ricattarla. Lei ha accettato senza fare una piega ed ora eccoci qui», terminò il racconto con un sorriso finale.

Ero incredula. «E tu hai fatto tutto questo solo per un dannato cambio di posto? E' un reato rapire gli essere umani, Rose!» scossi la testa e mi diedi uno schiaffo in fronte. 

«Sì certo, lo so. Ma ho tentato in altri modi e non c'erano altre possibilità di far cedere la preside. Ringraziami e basta. Ciò che è fatto, è fatto» sollevò le spalle. 

 «Grazie Rose!» risi ancora per l'assurdità di ciò che aveva fatto.


***


Ambra Daniels è incinta!


La vibrazione del mio telefono, un messaggio strano ricevuto da un numero sconosciuto che recitava solo quelle poche parole. Capii finalmente il motivo della sparizione improvvisa di quella ragazza. Ma perché avevano mandato quella notizia proprio a me? Attivai gli ingranaggi del mio cervello per qualche minuto senza trovare alcun collegamento, ma poi dovetti rimandare l'indagine. 

Mi ero promessa di fare una conversazione importante con qualcuno ed era giunto il momento. 

«Dovrei parlarti, possiamo andare in un posto tranquillo?» al suono della campanella che segnava i dieci minuti d'intervallo, mi precipitai subito al banco di Ciak e sospirando ebbi il coraggio di proporgli di chiarire. Non potevo perdere anche lui, non lo avrei accettato. 

Rispose solo con un cenno di testa e mi fece strada fino al cortile. Una volta fuori si accomodò sull'erba, la schiena contro un albero e chiuse gli occhi «Parla!» il tono di voce fermo e distaccato. 

«Durante il cambio di professore della seconda ora ho raccontato la verità a Peggy sul nostro finto fidanzamento, la tua reputazione è salva. Mi sono assunta tutte le colpe!» ed era vero, avevo pensato che l'unico modo per far conoscere a tutti la verità fosse quello di finire sul dolce journal per l'ennesima volta. Odiavo quel giornale, ma restava l'opzione ideale per dimostrare a Ciak quanto ci tenessi alla nostra amicizia, quanto ci tenessi a non perderlo.  

«Brava, vuoi un premio?» aprì gli occhi solo per trucidarmi con lo sguardo e poi li richiuse incrociando anche le braccia.

«Nessun premio. Voglio solo riavere indietro il mio migliore amico..» affranta quasi supplicai dentro di me che tornasse quello di un tempo. Non era mai stato così menefreghista, la Francia lo aveva cambiato. 

«Troppo tardi.. non credi?!»

Potevo comprendere la sua delusione di un amore non corrisposto, ma oltre all'aver acconsentito a creare la farsa del finto fidanzamento io non ritenevo di avere altre colpe. Non avevo i super poteri per scoprire che lui era innamorato di me da molto tempo, non potevo prevedere che una volta giunta a Parigi mi sarei invaghita di un altro ragazzo sotto ai suoi occhi, o che sarei stata scelta da un noto stilista per essere il volto femminile di una nuova fragranza e che gli avrei soffiato il posto da sotto il naso. Con Castiel c'era stata alchimia sul set, con Ciak no. Inutile incolparsi di ciò che non poteva essere controllato, era stato tutto naturale. Il mio errore più grande era stato perlopiù l'avergli tenuto nascosto il mio reale passato, ma quello non sembrava neanche importargli. Pretendeva che ci fidanzassimo sul serio, che m'innamorassi di lui con un semplice bacio, con uno schiocco di dita ma non era accaduto e non sarebbe mai avvenuto, doveva rassegnarsi. 

«Perché è troppo tardi? Perché dai la colpa a me per tutto? Non ho mai voluto giocare con i tuoi sentimenti, all'inizio sei stato tu stesso a propormi di fingere di stare insieme. Ed ora che tutto ciò ti ha ferito, sei pronto a puntare il dito contro Miki. Perché è facile incolparmi. Ma che colpa ne ho io? Non posso innamorarmi a comando e non posso perdere per questo motivo il mio migliore amico. La nostra amicizia non può finire, non può.. capisci?» alzai la voce e terminai con il fiato corto.

«Ma ti senti?! Chiedevo solo un po' meno menefreghismo da parte tua, ma la realtà è che io non sono mai esistito sin da quando sono atterrato a Parigi. Esisteva sempre e solo Pellerossa con i suoi continui sbalzi d'umore. Hai sempre trovato un modo per stargli accanto nonostante lui non ti volesse, mentre io ero lì sempre pronto a consolarti, sempre presente per te.. e tu non mi hai mai visto per davvero. Avrei potuto darti tanto, Miki, più di quanto riceverai mai da uno come Castiel. Ma la scelta è tua!» si sollevò dal prato e mi puntò il dito contro, un po' come aveva fatto perennemente nell'ultimo mese.

«Non si tratta di scelte, non si tratta di essere ciechi. Tu sei sempre stato un amico, il migliore che potessi desiderare, un fratello. Non potrei mai vederti come qualcosa di più, non ti ho mai visto diversamente Ciak..» gli parlai sinceramente, con il cuore in mano, cercando di trasmettergli tutto il mio dispiacere. Nel petto e nello stomaco prevalevano angoscia e malinconia. «Prenditi del tempo, capisco non sia facile accettare di non essere corrisposti. Non rivolgermi la parola per qualche mese, anche per un anno se serve. Stammi lontano per tutto il tempo di cui hai bisogno.. Poi ritorna però, ti aspetterò sempre, sei il mio migliore amico..»

Dopo le mie parole avanzò di qualche passo e con aria più incazzata di qualche minuto prima demolì ogni speranza «Non è necessario prendermi del tempo. La nostra amicizia è finita sin da quando hai lasciato l'Italia, Miki. Non esiste più, fattene una ragione!» e con quel lemma finale mi sorpassò abbandonandomi probabilmente per sempre. 

La nostra amicizia era finita, come un libro senza lieto fine, come una porta sbattuta in faccia, come un vetro infranto. Ero vuota, persa. Ed era così che mi sentivo. Persa. Perché Ciak era l'unico ricordo bello che mi restava degli ultimi otto anni, l'unica persona -oltre quella traditrice di zia Kate- che fino ad allora avevo potuto definire famiglia. Tutti se ne andavano prima o poi e averne la certezza dopo quell'evento, mi fece versare la prima di una lunga serie di lacrime salate. 

Ero sola, ancora una volta e sola sarei rimasta. Sola a leccarmi le ferite, sola a colmare il vuoto ed il freddo. Semplicemente sola. 

Ma poi accadde qualcosa. Qualcuno mi abbracciò di spalle, mi aiutò a rialzarmi, qualcuna che forse poteva essere l'unica speranza per non smettere di credere nella forza dell'amicizia. Qualcuna come Rose. 

Cercò di curarmi ponendo dei cerotti sul mio cuore, bucato a causa dei proiettili sparati da Ciak; ma avrei avuto bisogno di ricucirlo quel muscolo mal ridotto, i cerotti non erano abbastanza.

«Ehi tesoro, va' tutto bene.. Ci sono io con te», quelle parole mi cullarono insieme al suo abbraccio, insieme al suo tocco delicato sui miei capelli. 

Avevo appena ricevuto un addio dal mio passato e accolto un benvenuto dal mio futuro. 



 

CASTIEL

La prima tappa in quella brutta mattinata di Gennaio fu alla clinica privata dove mia madre era stata trasferita in una camera di terapia intensiva dopo l'intervento. Parlai con il dottore che l'avrebbe seguita nel suo percorso riabilitativo. Mi disse che mia madre avrebbe dovuto sottoporsi a più cicli di chemioterapia. La notizia mi destabilizzò leggermente. Immaginavo che sarebbe toccata anche a lei quella terapia, ma averne la certezza era stata tutt'altra cosa.

Con il tempo avrebbe perso i capelli, sarebbe dimagrita, sarebbe stata male ed il suo umore sarebbe peggiorato. Tutti sintomi risaputi, ma descritti con dettaglio dallo stesso medico che le sarebbe stato vicino. 

Aveva bisogno della chemioterapia per eliminare l'eventuali cellule rimaste dopo l'asportazione del tumore, il medico mi assicurò che non le sarebbe accaduto nulla di grave oltre quello già descritto. Ma io non mi fidavo. Come con tutti. 

Dopo aver lasciato la clinica con l'amaro in bocca per non aver potuto vedere neanche quel giorno mia madre, chiamai il veterinario che avrebbe dovuto operare Demon. 

Un guaio dietro l'altro. La mia vita era uno schifo. E poi c'era gente che mi chiedeva persino per quale motivo non sorridessi mai. Come avrei potuto sorridere ad una vita che mi regalava solo poche ore di felicità, mentre tutto il resto rimaneva una continua lotta?

Il chirurgo veterinario mi comunicò che avevo tre giorni di tempo per completare il resto del pagamento. Ero rovinato, sul serio. Dovevo trovare un modo per ottenere un qualche genere di prestito senza infilarmi in altri guai. Ma come?

Strinsi il telefono per la rabbia, e mi accorsi subito del messaggio appena arrivato nella casella degli sms. 

Era di Debrah. Mancava soltanto lei in quel giorno del cazzo iniziato bene e proseguito uno schifo. Lessi velocemente l'ennesimo suo avvertimento. 


Avevo cercato di avvertirti. La prossima mossa sarà la finale. Non vedo l'ora di leggere impresso sulla tua fronte la scritta GAME OVER!

 

Schiantai con forza lo smartphone contro la strada, credendo di smaltire un po' di rabbia ma finendo per scheggiare solamente il vetro del telefono.

Che vita di merda!



 

MIKI

Riprendere il ritmo scolastico non sarebbe stato semplice, non dopo aver provato l'ebrezza di passare una settimana intera a girare per musei e monumenti insieme a Castiel Black, non dopo tutti quei continui problemi che sembravano aumentare e sovrapporsi invece che diminuire. 

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai per quei pensieri appena fatti mentre mi attinsi ad aprire l'armadietto e riporre tutti i libri che non mi sarebbero serviti per studiare a casa. Ma proprio lì sullo scaffale in cui avrei dovuto posare quei mattoni di carta, c'era un foglietto strappato da un quaderno a righe, con su scritto una frase che mi lasciò del tutto perplessa e nello stesso istante mi fece perdere dieci anni di vita. Completava il messaggio ricevuto qualche ora prima da quel numero sconosciuto di cui però a quel punto era prevedibile l'identità. Per poco non caddi sfinita sul pavimento a causa di quello che sarebbe stato l'ennesimo dilemma da affrontare..


Il bambino è di Castiel!

 

 

 

-

 





🎉N.A. 🎉

Lo so, ogni giorno che passa sono sempre più matta. Non è logico pubblicare a quest'ora della notte perché o starete dormendo o festeggiando but...

Ubriaca d'amore a Capodanno, Ubriaca d'amore tutto l'anno. Yeahhh!

Non potevo farmi sfuggire di scrivere questa frase e quindi eccomi qui. 

Non è stato un capitolo felicissimo, lo ammetto e forse è stato un po' troppo incasinato, ma prima o poi i dilemmi vanno affrontati quindi purtroppo era necessario. Avrei preferito iniziare l'anno con avvenimenti leggeri e pucciosi, come ho fatto a Natale, ma non potevo proprio questa volta.

I pov sconosciuti di qualche capitolo fa, e la ragazza con cui Castiel ha fatto quest'errore è proprio Ambra. C'è chi lo aveva già immaginato, chi pensava si trattasse di uno scherzo, ma è tutto vero. Cosa accadrà? E soprattutto dov'è partita Ambra?

Come andrà a finire il ricatto di Debrah? Dappertutto c'è lei xD

Ciak invece si commenta da solo. Non riesce ad accettare di esser stato rifiutato da Miki e pone fine per sempre alla sua amicizia con lei. Sarà vero o si renderà conto e riuscirà ad essergli ancora amico?

Rosalya è perfetta invece. E' la vena simpatica che ci voleva per alleggerire le cose. Vi piace?

Castiel e Miki sono solo Castiel e Miki, ma inevitabilmente anche questa volta la loro pace temporanea finirà. 

Castiel come troverà il resto dei soldi per l'operazione di Demon? 

E la pubblicità di Rabanne, la farà Miki o Debrah?

Le domande invece di diminuire in ogni capitolo aumentano, perfetto direi. 

Ora vi saluto..

Per quest'anno che verrà vi auguro di essere ubriache d'amore, di felicità, di salute e di tanti successi. 

BUON ANNO NUOVO 🎉🥂

Come vi auguro sempre, mangiate e divertitevi che alla dieta e ai problemi ci penseremo in seguito. 

All the love💖

Blue versione fuoco d'artificio🦋💥 

  
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