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Autore: heliodor    08/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il vero nemico

 
Joyce sgranò gli occhi. "E come allora? Lui era un uomo normale, senza poteri."
Halux annuì. "È vero, ma non era solo in quella battaglia."
"Ma Talita ha detto..."
"Talita non sa tutto" disse l'erudito facendo schioccare le dita. "Prima di parlarne che ne diresti di mangiare qualcosa? Posso chiedere a Sili di prepararci da mangiare."
Sili doveva essere la ragazza riccioluta.
"Non ho molta fame" disse Joyce. "Ma accetterò l'invito" aggiunse per non sembrare sgarbata.
"Pane e noci vanno bene? Non credo che Sili sappia cucinare altro. Anzi credo che non sappia cucinare affatto. Non l'ho mai vista cuocere qualcosa. Non che abbia un focolare, ben inteso. Sili."
La ragazza sopraggiunse dopo qualche secondo. "Mi hai chiamata?"
"Pane e noci per me e la mia ospite." Esitò. "Sabyne, ho sentito bene?"
"Sibyl" disse Joyce.
Halux annuì. "Sibyl, giusto. Pane e noci e latte di capra."
"Il latte è finito."
"Vallo a comprare."
Sili sbuffò.
"Porterai dopo il latte" disse Halux. "Poi andrai a prendere il pane."
Sili si assentò per un paio di minuti e quando tornò aveva due vassoi, uno pieno di noci e uno con del pane appoggiato sopra. C'era anche una di quelle tenaglie che nel continente vecchio usavano per sgusciare le noci.
Lei e Halux ne mangiarono qualcuna prima di riprendere la loro discussione.
"Che stavo dicendo?" chiese l'erudito.
"Dicevi che Talita non sa tutto di Bellir."
Halux annuì deciso. "Sì, ma non è del tutto esatto. Lei sa tutto quello che è noto su Bellir, ma io ho scelto una strada diversa."
"Diversa in cosa?"
"Ho letto i diari di Galison. Sai chi era?"
"Talita me ne ha parlato" disse Joyce. "Era con Bellir quando ha affrontato Malag."
"Era con Bellir è una esagerazione" disse Halux. "Galison si tenne ben lontano dallo scontro, standosene in disparte. Questo nei diari non lo dice apertamente, ma io so leggere tra le righe, se così si può dire."
Joyce non aveva idea di cosa significasse leggere tra le righe di un testo. Tra una riga e l'altra c'era solo uno spazio vuoto e non le sembrava che vi fossero parole nascoste.
"No, no" proseguì Halux. "Galison era un testimone attendibile, una volta eliminata la boria e l'autocelebrazione che trasuda da ogni sua parola. Devi sapere che nel suo diario lui parla degli ultimi giorni di vita di Bellir."
Joyce si fece attenta.
"Dopo lo scontro con Malag, Bellir venne portato a Berger per essere curato. Le sue ferite non erano gravi ma sembrava in preda a una strana malattia che nessuno riusciva a spiegarsi. Fu un guaritore a scoprire che cosa avesse."
"Cosa?"
"Bellir era stato maledetto" disse Halux.
Una maledizione, si disse Joyce. Era stata quella a uccidere l'eroe?
"I guaritori non potevano fare niente per curarlo" disse Halux.
"Una maledizione può essere annullata solo da chi l'ha lanciata. O uccidendolo."
L'erudito annuì. "Giusto, vedo che te ne intendi."
"Ne so qualcosa" rispose Joyce modesta. "Continua, ti prego."
"Ora viene la parte davvero interessante. Mentre Bellir era in preda ai dolori per la maledizione che lo aveva colpito, si presentò un uomo al suo capezzale."
"Chi?"
"Ci torneremo dopo. L'uomo chiese di poter vedere Bellir. Disse di essere un suo vecchio amico e di poter alleviare le sue sofferenze. Galison era dubbioso, ma valeva la pena tentare e così lo accompagnarono dall'eroe."
"E che cosa successe?"
"Alla sola vista del nuovo arrivato Bellir sembrò ravvivarsi. Con le ultime forze riuscì persino a dire qualcosa."
"Cosa?" chiese Joyce.
"Cinque parole. Le ultime che abbia mai pronunciato."
Joyce attese.
"Hai promesso. Mi dispiace" disse Halux.
Joyce scosse la testa. "Che vuol dire?"
"Non ne ho idea, ma penso che Bellir fosse dispiaciuto per non essere riuscito a uccidere Malag."
"E la quinta parola?"
"Quella è un vero enigma. Sono anni che cerco di trovare una risposta ma non ci sono ancora riuscito."
Joyce trattenne il fiato.
"L'ultima parola che disse fu... Arran."
Joyce lo fissò per qualche istante senza dire niente. "Solo quello?"
Halux annuì. "Una sola parola. Un nome, per essere esatti. Un nome piuttosto comune all'epoca, devo dire. Chissà a chi si riferiva."
Non può essere, pensò Joyce. Per tutto questo tempo... ma se Robern aveva detto il vero, tutto aveva un senso.
"Io so di chi stava parlando."
Halux le rivolse un'occhiata di sbieco. "Tu avresti risolto il mistero, ragazzina?"
Joyce annuì.
"Mi prendi in giro" disse Halux alzandosi di scatto. "E io che ti ho anche dato ospitalità in casa mia e ti ho offerto il pranzo."
"Dico sul serio" disse Joyce. "So chi era l'Arran a cui si riferiva Bellir. So che può sembrare incredibile, ma è così."
"Capisco" fece Halux con tono serio. "Sì, ora mi è tutto chiaro. Ti ha mandato Dyahar, vero?"
"Non so chi sia."
"Allora Kobo. A lui piace questo genere di cose."
"Ti assicuro che io non so..."
"Volevano prendersi gioco di me, giusto? Non gli bastava avermi fatto espellere dall'accademia per le mie idee rivoluzionarie, vero?" Gridò. "Ma Gera Halux non è uno stupido" disse agitando il pugno minaccioso.
"Non sto dicendo questo" disse Joyce alzandosi. "Io so davvero chi era Arran."
Halux la fissò con sospetto. "Chi era allora?"
"Il suo nome era Arran Lacey" disse Joyce. "Ed era un mago. Il più grande mago del suo tempo."
Halux scoppiò a ridere. "Questa è davvero divertente. Arran era un mago? E che prove avresti per dimostrarlo?"
Ho il suo compendio, si disse Joyce. Ma non posso mostrartelo o potrei mettermi nei guai.
"Lo so" disse. "Devi fidarti di me."
"Fidarmi di te, dici?" fece Halux. "Supponiamo che sia vero. Chi sarebbe questo Arran Lacey? Da dove sarebbe saltato fuori?"
"Era un erudito come te. Di Luska" disse Joyce.
"Luska" fece Halux. "Circola una strana storia su quell'accademia. Ma parla di una donna di nome Sibyl che avrebbe praticato la magia proibita."
"Sibyl era la compagna di Lacey" disse Joyce.
"Una coppia di maghi" esclamò Halux. "Sempre più incredibile."
"So che lo è, ma le cose devono essere andate così" disse Joyce. "Dopo essere stati scoperti sono scappati da Luska e sono andati a Berger. Poi Sibyl è morta o scomparsa."
"Sarebbe tipico di una maga sparire misteriosamente."
"Mentre Arran Lacey ha continuato a studiare la magia o qualcosa del genere."
"E poi?"
"Non lo so, ma a un certo punto Lacey ha sfidato Malag a duello."
"Questo sì che è interessante. Un mago che sfida a duello un arcistregone. E cosa accadde?"
"Malag uccise Lacey" disse Joyce.
Halux sospirò. "Questo farebbe di Malag un eroe."
Joyce si accigliò.
"Nelle storie d'avventura lo stregone buono uccide sempre il mago cattivo, no?"
"Sì" disse Joyce. "Ma in questo caso, è successo l'esatto contrario."
"Che idea originale per una storia" disse Halux. "Ma non credo che avrebbe molto successo. Alla gente non piacciono i maghi buoni."
"Eppure Arran Lacey doveva esserlo."
Halux tamburellò con le dita sul tavolo. "Se Lacey e Sibyl hanno fatto parte dell'accademia di Luska, potrebbe esserci un modo per verificarlo."
"Sono già stata a Luska" disse Joyce. "E i loro registri sono stati manomessi."
"Da chi?"
Joyce si strinse nelle spalle.
"I registri non si trovano solo a Luska" disse Halux. "Le accademie si scambiano quasi tutti i loro documenti. Sai, nel caso in cui dovessero subire un saccheggio o un incendio. Fare numerose copie e disperderle in giro è un buon modo per evitare un disastro." Alzò la testa di scatto. "In che posizione è il sole?"
Joyce fece per dire qualcosa, ma Halux fu più svelto e uscì dalla stanza. "Resta qui e non ti muovere. Tornerò tra qualche ora ma tu non andare via."
"Dove vai?"
"È meglio che tu non lo sappia" rispose l'erudito. "Se mi scoprono non potranno accusarti di essere mia complice. In ogni caso, se non dovessi vedermi tornare entro qualche ora, vattene via e scordati di essere stata qui. Lo dico per il tuo bene."
"Ma io..."
Halux entrò in una stanza e sbatté la porta. La serratura scattò due volte.
Joyce tornò nella stanza dei libri e sedette in attesa che l'erudito tornasse.
Le ore trascorsero lente e lei le utilizzò per dare un'occhiata ai libri allineati sugli scaffali. La maggior parte erano trattati dai nomi lunghi e complicati.
Ne aprì uno e scelse una pagina a caso. La richiuse subito quando capì che ritraeva la sezione di un uomo tagliato in due.
Spinta dalla curiosità l'aprì di nuovo e diede un'occhiata più lunga. Il disegno raffigurava l'interno di una persona come se fosse stato esposto.
Si notavano gli organi come il cuore e i polmoni e altri che non conosceva. Le altre pagine del libro mostravano parti di corpi sezionati come braccia o gambe con le ossa e i muscoli in evidenza.
Verso le ultime pagine l'autore aveva dedicato intere sezioni alla testa e al cervello.
Joyce rimise a posto il libro e ne prese un altro.
Stavolta trovò i disegni ben più rassicuranti di piante e fiori di ogni forma. I colori una volta dovevano essere stati vivaci ma il trascorrere del tempo di aveva resi opachi.
Ripose ance quel libro e stava per prenderne un altro, quando Halux riapparve come all'improvviso.
Aveva il viso arrossato e respirava a fatica. Tra le mani reggeva un grosso volume rilegato. "L'ho preso" disse con voce arrochita.
Joyce guardò il tomo. "Cos'è quello?"
"Il registro di Luska. Non uno dei tanti, ma quello risalente a circa cento anni fa, al tempo della prima guerra contro Malag."
Posò il tomo sul tavolo sollevando una nuvoletta di polvere. Con mani tremanti Halux lo sfogliò con calma, cercando quello che gli interessava.
"Dove l'hai preso?" domandò Joyce.
"È meglio che non te lo dica, ragazzina."
Joyce si accigliò. "Sei tu, vero? Sei il responsabile dei furti all'accademia."
"Non so di che cosa parli" rispose Halux senza sollevare gli occhi.
"Come ci riesci? Sei uno stregone? Usi un portale?"
"E se anche fosse?" fece Halux spazientito.
"Perché rubi i libri dall'accademia?"
"Li prendo solo in prestito" rispose lui. "Quando non mi servono più li rimetto al loro posto."
Joyce guardò le decine di volumi allineati lungo lo scaffale.
"Mi servono ancora" disse l'erudito. "Ecco" disse puntando il dito contro il foglio. "Li ho trovati."
Joyce si sporse e quello che vide fu una lunga lista di nomi e di date che per lei non volevano dire molto. Poi trovò un nome familiare.
"Arran Lacey" disse a bassa voce.
"Entrato nell'accademia di Luska centosette anni fa" disse Halux. Sfogliò un paio di pagine. "Ed ecco la tua Sibyl di Elphys. Qui dice che entrò nell'accademia di Luska un anno dopo Lacey. Venne presentata dal maestro Benezir." Sospirò. "È tutto vero, dunque? Arran Lacey e Sibyl erano davvero dei maghi? Questo spiegherebbe molte cose."
Joyce annuì. "Ora sappiamo come Bellir riuscì a battere Malag."
"Non mi riferivo a questo" disse Halux serio. "Ma a qualcosa di più importante della guerra contro Malag. Qualcosa che riguarda la fine del nostro mondo e i veri nemici che dovremo affrontare."

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