Capitolo
1
-
Non manca molto all’arrivo a Sala dell’estate -,
considerò
Ricarys mentre la nave dorniana su cui viaggiavano faceva rotta verso
la
terraferma, - potremmo fermarci lì e dirigerci da Ashford
insieme alla
delegazione dello zio Maekar. –
-
Già, proprio una grande idea quella di soggiornare a stretto
contatto con un ubriacone, un folle e un moccioso petulante. –
Ricarys
passò un braccio attorno alle spalle di Daenora e
l’attirò
a sé scompigliandole leggermente le ciocche scure.
-
Coraggio, basta con questo broncio, tornerai a Dorne tutte
le volte che vorrai. –
-
Inoltre Egg è probabilmente l’unica persona che
sarà davvero
felice di vedermi – aggiunse Flamaerys, mentre il vento di
libeccio giocava con
le sue lunghe onde corvine muovendole da un lato e
dall’altro. Aveva rinunciato
all’idea di acconciarle, consapevole che dopo un lungo
viaggio per mare l’aria
e la salsedine avrebbero distrutto qualsiasi lavoro per quanto
sapientemente
realizzato, e del resto le piaceva l’abitudine delle donne
dorniane di lasciar
libera la chioma.
Daenora
arricciò appena le labbra in un’espressione buffa
prima di cedere a un piccolo sorriso divertito.
-
Quindi non ti sei annoiato ad avermi sempre tra i piedi? –
-
Direi di no -, ammise il principe ammiccando, - potrei quasi
farci l’abitudine. –
Improvvisamente
l’umore di Daenora migliorò visibilmente e
quando la giovane principessa del drago si avvicinò alla
prua Flamaerys era
certa che fosse già con la mente proiettata in avanti di
qualche anno, sposata
e con indosso i colori di Lancia del Sole.
E
il suo
sorriso la dice lunga su ciò che pensa dell’idea.
Del resto è sempre stata
innamorata di Ricarys, persino da bambina gli gironzolava sempre
attorno ogni
volta che arrivava ad Approdo del Re con la zia Daenerys.
-
Siamo pronti ad attraccare, mio principe. –
La
voce del comandante della nave interruppe lo scorrere dei
suoi pensieri, riportandola alla realtà e spingendola ad
assottigliare lo
sguardo per mettere a fuoco la sagoma del porticciolo al quale erano
giunti.
Ci
siamo,
di nuovo a casa … o quasi.
*
-
Sono arrivati, sono arrivati! –
Rhae
e Daella saltellarono per tutto il corridoio che dalle
loro stanze conduceva alla rampa di scale in pietra e poi fin sotto
all’ingresso
principale della residenza estiva dei Targaryen accogliendo per prime
la
delegazione in visita.
Maekar
le seguiva a pochi passi, un’espressione vagamente
divertita dall’entusiasmo delle sue due figlie più
giovani; erano in pochi a
poter dire di aver visto il principe Maekar sorridere e quasi tutti
erano
concordi nel dire che la maggior parte delle volte in cui lo faceva le
sue
figlie erano nelle vicinanze.
-
Qualcuno avvisi Aerion – mormorò sottovoce Daeron,
stando
attento a non farsi sentire dal padre, - prima che dia di matto
perché nessuno
gli ha annunciato il loro arrivo. –
Il
minore dei suoi fratelli, Aegon, gli rivolse un’occhiata
eloquente: se proprio ci teneva tanto poteva sempre farlo da
sé.
Così
con un sospiro rassegnato Daeron lasciò la coppa di vino
che stava sorseggiando e s’inerpicò nuovamente
lungo le scale puntando alla
volta delle stanze del fratello minore.
Bussò
un paio di volte, dandogli voce da dietro il solido
legno.
Cosa
facesse Aerion quando si chiudeva lì era un mistero che
non teneva particolarmente a scoprire, perciò
fintantoché se ne stava lì e non
dava problemi a nessuno tanto meglio.
-
Sì? –
-
Ho pensato che volessi sapere che è arrivata la delegazione
da Dorne e che … -
La
porta si spalancò di scatto, rischiando quasi di colpirlo
in pieno volto e costringendolo a saltare all’indietro.
Non
era certo un tipo atletico, e questo era sotto gli occhi
di tutti, perciò nel farlo finì con il perdere
l’equilibrio e rotolare a terra.
Lo
sguardo che Aerion gli scoccò era eloquente, disprezzo
misto ad incredulità.
E
non
posso neppure biasimarlo, sono un totale disastro come principe del
drago.
Nessuna meraviglia che Kiera sia stata destinata a sposare Valarr e non
me. Mi
chiedo persino cosa abbia mai potuto vedere in me da conquistare la sua
attenzione e il suo affetto.
-
Tirati su invece di stare lì come un patetico ammasso di
stracci. –
Allungò
una mano in cerca di un appiglio, ma Aerion lo aveva
già oltrepassato discendendo i gradini a testa alta e
sguardo tronfio.
Quella
sì
che è l’andatura di un principe … di un
drago.
*
Flamaerys
accettò l’abbraccio delle più piccole
delle sue
cugine e baciò su entrambe le guance Aegon prima di
scompigliargli i capelli
argentei. La stretta dello zio Maekar fu invece rigida, formale, un
gesto più
di mera forma che di sincero affetto.
Non
che ne
sia particolarmente sorpresa, del resto Maekar non ha mai fatto mistero
del
disprezzo che nutre per me e per il mio sangue e da quando ha scoperto
dell’infatuazione
di Aerion sono pronta a scommettere che la sua ostilità sia
cresciuta ancora di
più.
-
Mia signora. –
Ed
eccolo, per i sette inferi, proprio come se non aspettasse altro che il
mio
pensiero per manifestarsi.
-
Aerion. –
Fece
per porgergli la mano, ma quando si sentì tirare verso di
lui con vigore rimase sconcertata e non seppe bene come reagire.
Aerion
le cinse vita, stringendola a sé in una morsa che le
rese praticamente impossibile ritrarsi, e le depositò un
bacio sulla guancia
che ebbe il potere di farle sentire la pelle improvvisamente bollente.
Quasi
come se fossi stata scottata dal fuoco di un drago.
Ricarys
tossicchiò appena, portando l’attenzione sul resto
del
loro drappello, un’espressione vagamente divertita impressa
sul bel volto reso
abbronzato dalle innumerevoli giornate passate a sguazzare
nell’oasi dei
giardini dell’acqua.
-
Vuoi baciare anche me, cugino, oppure credi che una stretta sia
sufficiente? –
Daenora
ridacchiò davanti all’espressione di Aerion, che
per
un attimo parve incerto sul cogliere o meno la provocazione ma che alla
fine si
limitò a rivolgergli uno sguardo duro.
Non
è
decisamente il tipo di persona che desidera prendersi gioco di se
stesso.
-
Mostro a Flamaerys le stanze in cui alloggerà. –
-
Possono pensarci i servitori – replicò Maekar.
-
Tuo padre ha ragione, non è affatto necessario … -
-
Insisto. –
Vale
a
dire che non ho modo di tirarmi indietro nemmeno se lo volessi.
È incredibile
come sia capace di far suonare una semplice parola come il
più intransigente
degli ordini.
-
Se così ti compiace – mormorò,
rassegnandosi a seguirlo e
accettando il braccio che le porgeva.
*
-
Questi mesi a Dorne sono stati proficui? –
-
Non capisco a cosa alludi. –
Aerion
si bloccò nel bel mezzo del corridoio, voltandosi verso
di lei con espressione poco amichevole.
-
Non farti beffe di me e della mia intelligenza, Flamaerys,
sai bene a cosa mi riferisco. –
Valarr.
Vuole sapere se ho smesso di pensare a lui. Come se potesse anche solo
lontanamente essere possibile smettere di pensare a quelle ciocche nere
screziate d’argento o a quei profondi occhi in cui blu e
viola si mischiano in
ugual misura, o al modo in cui il suo volto s’illumina quando
sorride … O alla
sensazione delle sue labbra premute sulle mie, della nostra pelle che
si
sfiora.
Avvampò
suo malgrado nel pensare a quelle immagini i cui
ricordi erano ancora tremendamente vivi e a quanto pare Aerion
interpretò bene
il suo silenzio perché serrò la mascella e la
spinse contro il muro fissandola
rabbioso.
-
Non puoi davvero star ancora pensando a lui. –
-
Non capisco cosa tu voglia sentirti dire. –
Che
scelgo
te? Che voglio te? Non sarà mai così, poco
importa di quanto rabbiosamente mi
ordini di farlo. Tu non sarai mai come Valarr.
-
Hai me -, replicò tra i denti con il volto solitamente
pallido livido per la rabbia mentre le stringeva i polsi tenendola
ferma tra il
suo corpo e le fredde mura, - possibile che non sia sufficiente?
–
Provò
a divincolarsi, ma la morsa era micidiale e cominciavano
a dolerle i polsi.
-
Mi stai facendo male … -
-
Sono un principe di sangue reale, un Targaryen … sono un
drago! Come può non essere abbastanza? Come può lui essere meglio di me?
–
Valarr
è
dolce, compassionevole, cavalleresco … tu sei egocentrico,
arrogante, pieno di
rabbia e violenza. Come puoi anche solo pensare di essere meglio di
lui?
-
Valarr non mi ferirebbe mai volontariamente. –
Non
renderebbe i miei polsi lividi minacciando di spezzarli.
Sentì
la morsa serrarsi ancora un po’ prima di allentarsi
definitivamente.
-
Sei una sciocca … una stupida piccola traditrice Blackfyre,
solo questo e nulla più. –
Sembrava
che stesse parlando da solo, quasi si volesse convincere
della veridicità di ciò che diceva, mentre si
allontanava da lei lasciandola da
sola.
Quando
fu certa che Aerion fosse sparito chissà dove Flamaerys
si concesse il lusso di riprendere a respirare e di massaggiarsi
lentamente i
polsi.
Sarebbero
rimasti dei lividi, di questo era certa, ma
supponeva che fosse il male minore quando si aveva a che fare con lui.