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Autore: heliodor    09/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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I primi maghi

 
"È Malag il nostro nemico" disse Joyce.
"Ah" esclamò Halux sollevando la testa. "Volessero gli Dei del cielo e della terra che fosse così. Tutto sarebbe molto più semplice."
"Malag vuole distruggere il mondo."
"Vuole conquistarlo" disse Halux. "E non è detto che ci riesca. Lui è uno solo."
"Ha un esercito."
"Un esercito di uomini, streghe e stregoni. Ciò di cui parlo io è molto più terribile."
"Cosa c'è di peggio?" chiese Joyce esasperata.
"Intere armate di Elfi. E di Orchi e Giganti e Nani che ci invadono dopo aver attraversato il mare. Senza contare i terribili Uomini-Drago. Li hai mai sentiti nominare?"
Joyce scosse la testa. "No, ma elfi e nani sono leggende. E anche gli orchi."
"E i troll, ma è quello che vogliono farti credere."
I troll sono reali, pensò Joyce. Una volta ne ho ucciso uno da sola.
Quasi da sola.
Halux si lasciò cadere sulla sedia. "Perdonami, sono stanco. La mia ultima incursione all'accademia ha esaurito quasi tutte le mie forze."
"Hai detto che questo spiega tutto."
L'erudito annuì. "È così. Spiega quello che da anni vado dicendo e che mi è costata l'espulsione dall'accademia."
"Cosa hai detto di così terribile?"
"La verità" rispose Halux. "Quella che nessuno vuole sentire. I maghi non erano crudeli e spietati."
Joyce lo guardò stupita.
"Non tutti, almeno" aggiunse Halux. "Gli ultimi di cui abbiamo notizia non di certo, stando a quello che ci dicono le cronache. Erano così degenerati da essere diventati divinità capricciose e crudeli. Erano ossessionati dal loro stesso potere e vedevano nemici in chiunque avessero accanto. Spesso era quella stessa paura a decretare la loro fine."
"Come Galeborn" disse Joyce ricordando la storia che le aveva raccontato Marq.
Halux annuì deciso. "Proprio come lui. I maghi supremi erano esseri crudeli e tremendamente soli, consumati dalla loro sete di potere. Ma non è stato sempre così."
Joyce attese che proseguisse.
"C'è stato un tempo, all'inizio dell'era della magia, in cui i maghi erano i protettori dell'umanità, l'ultimo baluardo contro le creature del caos e del male."
"Gli elfi e gli orchi?" chiese Joyce.
Halux annuì. "E i nani e gli uomini-drago, i giganti e molti altri. Gli uomini e le donne sono stati i primi abitatori del mondo, ma dopo mille anni di pace arrivarono le altre razze. Erano crudeli e odiavano l'umanità. Gli elfi erano intelligenti e altezzosi, gli orchi violenti e affamati e i nani razziavano le città per catturare nuovi schiavi da far lavorare nelle loro miniere. Gli uomini-drago erano i peggiori di tutti perché si nutrivano di carne umana di cui erano ghiotti. Ci allevavano come bestiame." Rabbrividì. "Fu un'epoca buia per gli uomini e le donne."
"E poi che cosa accadde?"
"Dal nulla sorse un eroe di nome Arn. Non sappiamo se fosse uomo o donna. Ciò che le cronache dicono è che si mise alla testa di un gruppo di eroi suoi pari e lasciò la sua terra con la promessa di trovare un modo per salvare gli ultimi uomini dalla distruzione totale. Arn viaggiò a lungo finché non si persero le sue tracce. Trascorsi dieci anni, gli uomini erano ridotti a vivere in una sola città della quale si è perso il nome. Assediati dalle crudeli razze che avevano dichiarato guerra all'umanità si preparavano a perire, quando Arn fece ritorno."
Halux fece una pausa. "Arn non era solo. Con lui vi erano gli eroi che lo avevano accompagnato nel suo viaggio. E aveva con sé l'arma che avrebbe ribaltato le sorti della guerra."
Joyce si accigliò. "Quale?"
"La magia" disse l'erudito. "Con l'aiuto dei suoi amici, anch'essi in possesso della sapienza magica, ruppe l'assedio all'ultima città degli uomini e da lì iniziò la guerra di liberazione dei suoi confratelli."
"Dove aveva appreso la magia Arn?" chiese Joyce.
"Nessuno lo sa" rispose Halux. "Forse fu un dono degli Dei o forse la rubò ai demoni del sottosuolo, chi può dirlo? Dal poco che sono riuscito a scoprire, la guerra durò trent'anni e coinvolse tutto il mondo conosciuto. Arn e i suoi ricacciarono i nemici degli uomini fin quasi al mare. Fu allora che venne firmato il patto."
"Il patto" gli fece eco Joyce.
Halux annuì vigoroso. "Proprio così. Stanchi di una guerra che sapevano sarebbe durata per molti secoli ancora, i nemici dell'uomo giurarono di non tornare mai più. In cambio, Arn promise che gli uomini non avrebbero mai invaso le terre oltre l'immenso mare che circonda il mondo conosciuto."
"Aspetta" disse Joyce. "Ci sono altre terre dopo il mare? Io ho sempre saputo che ci fosse solo acqua."
"Solo acqua" disse Halux con tono esasperato. "Solo acqua" ripeté grattandosi i capelli scarmigliati. "Che sciocchezza. È ovvio che ci sono altre terre oltre il mare. Ho letto i diari di molti grandi capitani di navi che si sono spinte a migliaia di miglia dalla costa e tutti parlano di isole e terre misteriose." Si volse allo scaffale alle sue spalle. "Ho qui la copia del diario del capitano Farrum. Lui parla di una terra chiamata Antilia che si troverebbe a occidente del continente maggiore." Si grattò il mento. "Non ricordo dove l'ho messo."
Joyce guardò fuori dall'unica finestra e notò che stava calando il buio. Tra poco le strade si sarebbero svuotate anche delle guardie e sarebbe stato rischioso andarsene in giro senza essere pratica dei luoghi.
"In ogni caso" stava dicendo Halux. "Farrum era un mezzo impostore. Ho il sospetto che abbia copiato parti del diario del capitano Jaro Donorin. Erano rivali, sai? Almeno così dicono le cronache di Odasunde."
Joyce non aveva ancora trovato una risposta alla domanda che la assillava. "Come ha fatto Bellir a battere Malag?" si chiese ad alta voce. "Solo questo mi interessa."
Halux la fissò con disappunto. "Solo questo? Hai una visione davvero limitata del mondo, ragazza mia. Rispetto alle migliaia di anni che sono passate, Malag occupa un posto ridottissimo."
"Eppure è riuscito a sopravvivere più a lungo di qualsiasi essere umano" ribatté Joyce.
"Questo è vero" fece Halux. "Nelle vecchie cronache è scritto chiaramente che i nani erano molto longevi. Gli uomini drago anche vivevano molto a lungo. Ma la vita degli elfi era lunga quasi il triplo di un comune essere umano."
"Il triplo" disse Joyce pensosa. "Pensi che Malag sia un elfo?"
"Dovrei vedere le sue orecchie per scoprirlo" rispose Halux.
L'idea di esaminare le orecchie di Malag le strappò una risata. "Non credo che Malag sia un elfo."
"Tu lo hai mai visto?"
No, ma mia sorella, mio padre e Vyncent sì. "No, ma so di persone che l'hanno incontrato di persona."
Halux tornò a sedersi. "Interessante. Ecco qualcosa che non sapevo. Dimmi tutto."
Ti piacerebbe, pensò Joyce. Ora devo inventarmi una storia credibile o questo impiccione non la smetterà più di farmi domande. "Non posso dirti molto" esordì Joyce.
"Mi basta anche poco. I grandi arazzi sono composti da migliaia di piccoli fili."
"Quello che so è che ne hanno parlato molto, di quell'incontro, ma non mi hanno mai detto di aver visto orecchie a punta."
"Forse le nascondeva con i capelli. Non ha importanza, continua."
"Quando sono andata a Berger, c'era uno stregone di nome Frant. Lui pensava che Malag fosse un demone degli inferi."
Halux annuì deciso. "È un'ipotesi. Inverosimile, ma pur sempre meritevole di essere considerata."
"Quindi tu pensi che Malag possa essere un demone?"
"Diciamo che non posso escluderlo. Continua."
"Le persone che mi hanno parlato di Malag l'hanno descritto come una persona comune. Piuttosto anziana e dall'aria fragile. Non certo un demone."
"Ne hai mai visto uno?"
"Credo di no."
"Ovvio che no, altrimenti ora saresti morta. O sua schiava. Ai demoni piace avere servitori e servitrici umane."
Joyce appoggiò le mani sul tavolo. "I demoni esistono o no?"
Halux si strinse nelle spalle. "Come posso saperlo? Non ne ho mai visto uno."
"Ma se Malag fosse un demone..."
"I demoni delle leggende hanno poteri magici" disse Halux. "Alcuni posso camuffarsi e sembrare esseri umani."
"Quindi Malag potrebbe essere..."
"Non ho prove per affermarlo."
Joyce si massaggiò le tempie. "Basta, non ne posso più. Ormai non penso ad altro."
"Finché ne parliamo" disse Halux alzandosi di scatto. "Possiamo fare ipotesi su chi o cosa fosse. Se davvero Bellir e Lacey lo hanno sfidato, di sicuro avevano scoperto qualcosa di importante sulla sua vera natura."
"È quello che dico anche io" esclamò Joyce.
"Forse è un demone, forse no. Forse è un elfo o forse no. Forse è solo un uomo dotato di qualche potere unico che ignoriamo o che non si è mai visto prima d'ora, come la capacità di vincere persino la morte e di non invecchiare." Halux puntò l'indice contro il tavolo. "L'unico modo per conoscere la verità è continuare a indagare e farsi domande. Le risposte arriveranno, in un modo o nell'altro. E forse noi possiamo fare qualcosa."
Joyce si fece attenta.
"Dai registri di Luska risulta che Lacey venisse da una regione troppo remota, ma Elphys non è molto lontana. Saranno meno di centocinquanta miglia da Malinor."
"Possiamo andarci" suggerì Joyce. "Sono solo tre o quattro giorni a cavallo."
"I viaggi sono faticosi" si lamentò Halux.
"Ma è solo per qualche giorno."
"Il mio fondoschiena non sopporterebbe la sella di un cavallo nemmeno per pochi minuti."
"Allora andrò io" si offrì Joyce.
"Non sapresti nemmeno da dove iniziare una ricerca."
"Posso farcela" disse con tono deciso.
Halux sospirò. "Faremo a modo mio" disse. "So come arrivare a Elphys senza troppi sforzi. Ma mi serve tempo per preparare il viaggio. Non sarà facile e dovrò spendere molte delle mie forze, ma penso di potercela fare."
"Mi porterai con te?" chiese Joyce. "Posso darti dei soldi per pagarmi il viaggio."
Halux scosse la testa. "Non è il denaro che mi interessa, ma un regalo è sempre bene accetto. Ascoltami, ora. Ci rivedremo qui tra dieci giorni. Porta lo stretto indispensabile per un viaggio di tre giorni."
"Lo farò" disse Joyce.
"E ora tornatene a casa. Sta facendo buio e le strade del quartiere non sono molto sicure di questi tempi."
Joyce si congedò dopo essersi assicurata che Halux l'avrebbe attesa e lasciò la casa dell'erudito.
Mentre tornava alla locanda, non smise di pensare al prossimo viaggio.
"Ho il tempo di trovare il modo di avvertire Bryce e Vyncent" disse a bassa voce.
Aveva già un'idea, ma doveva attendere il giorno seguente per metterla in atto.

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