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Autore: Opal636    17/07/2009    2 recensioni
Mulder e Scully vengono convocati dalla Crimini Violenti per essere infiltrati in un caso di efferati omicidi.La ff si colloca alla fine della sesta stagione. Questo è il mio primo case file. Avrò modo di farlo anche in seguito, ma volevo ringraziare per le bellissime recensioni che mi avete scritto! Spero vi piaccia anche questa!
Genere: Drammatico, Thriller, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder, Walter S. Skinner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sesto capitolo

 

Da qualche parte a New York

Ore 9.48 p.m.

 

Mulder dovette sbattere le palpebre alcune volte, prima di riuscire a tenere gli occhi aperti.

Si sentiva la testa molto pesante e la sua percezione della realtà era sfuocata e distorta.

Lentamente, i contorni dell’ambiente che lo circondava cominciarono a delinearsi e iniziò a percepire un nauseante odore di chiuso e stantio, misto a un acre fetore di urina stagnante.

Strizzando gli occhi nella penombra della stanza, si rese conto di trovarsi in un ambiente quadrato, piuttosto ampio, ma molto vecchio e decadente. Quattro deboli torce, posizionate strategicamente ai quattro angoli della camera, illuminavano sommariamente le pareti sporche e scrostate.

Alzò gli occhi e si accorse di essere legato, per i polsi, ad una corda che pendeva da una trave dal soffitto. I suoi sensi e le sue percezioni erano ancora rallentate dalla droga che gli era corsa nelle vene e solo nel momento in cui vide la sua scomoda posizione, si rese conto del dolore bruciante, dove la corda stringeva e segnava la pelle. I piedi toccavano a malapena un pavimento sporco e ricoperto di terriccio.

A parte i boxer, era completamente nudo. L’aria nella stanza era fredda e umida e il gelo gli penetrava nelle ossa, rendendo la sua situazione ancora più spiacevole.

Girò di scatto la testa non appena sentì un rumore provenire dalla sua destra.

Quell’angolo non era illuminato dalle torce e dovette strizzare gli occhi per riuscire a vedere nell’oscurità una sagoma umana che si muoveva.

Quando le pupille si abituarono al buio, si rese conto che si trattava di Scully.

Era seduta su di una sedia, di legno gli sembrava, e aveva le braccia immobilizzate dietro lo schienale.

Indossava una lunga camicia da notte bianca, con le spalline sottili, i piedi erano nudi.

Il suo viso era voltato dalla parte opposta rispetto alla sua posizione e, per quel che riusciva a capire, stava cercando di liberarsi dalle corde che le stringevano i polsi.

Reprimendo un brivido di terrore, perché la scena che gli si parava davanti agli occhi era tragicamente simile al suo incubo della sera prima, stette in silenzio ad ascoltare se arrivavano altri rumori, sia dall’interno, che dall’esterno.

Quando si fu accertato che erano soli, la chiamò a bassa voce.

Scully si voltò di scatto verso di lui.

“Mulder!”, disse con il sollievo nella voce, “Finalmente ti sei svegliato! Stavo cominciando a preoccuparmi”.

“Da quanto siamo qui?”, le chiese in tono cupo.

“Io mi sono svegliata circa 20 minuti fa, ma presumo che ci abbiamo portati qui almeno un’ora fa… ho i piedi congelati… ”.

“Stai bene? Sei ferita?”, le chiese.

“No, sono solo legata a questa maledetta sedia, e… non… riesco ad… allentare… le corde!”, sputò le parole a labbra serrate, i denti stretti, mentre cercava di liberare i polsi.

“Da quando sono sveglia non ho ancora avuto il piacere di vedere i Fresty…” aggiunse, “… e nemmeno i nostri…”.

Mulder lasciò che le parole di Scully si depositassero nel suo cervello.

Stava bene, e questa era la cosa più importante, ma non era affatto tranquillo all’idea che quelli dell’FBI non si fossero ancora fatti vivi.

Se era vero che li avevano pedinati fin lì, non capiva perché non li avessero già liberati. Forse stavano aspettando il ritorno dei Fresty, per prenderli nel momento esatto in cui avrebbero compiuto il crimine… ma questa spiegazione non lo soddisfaceva per nulla.

La terribile sensazione di imminente pericolo esplose con un’intensità tale nel suo petto, da fargli quasi male. Cominciò a sudare freddo e la terribile vista del volto senza vita di Scully tornò a sovrapporsi alle immagini reali.

C’era qualcosa che non andava, qualcosa non funzionava… e lui era legato come un salame e non poteva far nulla per impedire alla tragedia di avverarsi.

“Ho ancora i miei orecchini?”, chiese Scully dal suo angolo buio.

Mulder si sforzò di guardare, ma tutto ciò che vedeva era il colore chiaro della sua veste e i suoi movimenti per tentare i liberarsi. I lineamenti del viso erano confusi, c’era troppa oscurità, tutto appariva incerto e senza netti contorni.

“Prova a voltare la testa verso la luce di una torcia, se ci riesci”, le suggerì rendendosi conto che non sarebbe mai stato in grado di distinguere un dettaglio piccolo come un orecchino senza una fonte, seppur minima, di luce.

Scully mosse lentamente la testa a destra e a sinistra, tentando, nel contempo, di spostarsi con la sedia un po’ più avanti.

Ad un certo punto, Mulder vide un piccolo riflesso di luce brillare sul lobo dell’orecchio destro di Scully e capì che si trattava del finto gioiello. Ma non riusciva a capire se quello di sinistra era ancora al suo posto. Non vide alcun bagliore, ma non significava per forza che non ci fosse, l’oscurità era impenetrabile.

“Ho visto quello sull’orecchio destro, l’altro non riesco a capire…”.

Scully pregò che ci fosse, perché era proprio il sinistro che conteneva il trasmettitore...

All’esterno scoppiò improvvisamente un fragore assordante.

Un tuono. Seguito subito dopo da una pioggia battente e da altri tuoni.

Scully si immobilizzò e guardò verso il volto di Mulder, con uno sguardo tra il preoccupato e l’infastidito.

“Che cosa facciamo se…”, ma le parole di Scully furono interrotte da un suono di voci provenienti dall’esterno.

Anche Mulder le percepì e  suoi nervi si tesero, in allerta.

Ascoltarono in un silenzio teso il suono di passi che scendevano delle scale.

Mulder voltò la testa verso la provenienza del rumore e sul suo volto si dipinse un’espressione di puro odio quando vide comparire Ronald Fresty, seguito dalla moglie.

Entrambi erano vestiti con delle tute intere, di quelle bianche di carta, usate soprattutto dagli imbianchini, con il cappuccio alzato a coprire i capelli. Due sacchetti di plastica azzurri coprivano le scarpe, ed erano legati alle caviglie con del nastro isolante, mentre alle mani avevano guanti da chirurgo. Anche la mascherina che portavano sulla bocca era del tipo utilizzato negli ospedali.

I grandi e glaciali occhi di Annebeth erano sbarrati e luccicavano di eccitazione, mentre quelli di Ronald erano beffardi.

“Come stanno i nostri gentili ospiti?”, chiese ironico, spostandosi la mascherina sotto il mento. Poi si accorse dello sguardo assassino che gli stava rivolgendo Mulder e scoppiò a ridere.

“Che c’è Peter? Non ti è piaciuta la cena?”. La risata riecheggiò minacciosa tra le pareti scrostate e un topolino, spaventato dal sinistro rumore, sgattaiolò veloce all’interno di un provvidenziale buco nel battiscopa.

“Che diavolo vuoi da noi?”, ruggì Mulder, guardando Ronald negli occhi, mentre si metteva di fronte a lui.

“Nulla di grave, non temere. Vogliamo solo capire se avete il diritto di possedere l’amore”.

Mulder sbarrò gli occhi. “Cosa?!”.

Annebeth fece una risatina alle spalle del marito.

Ronald la prese per i fianchi e la avvicinò a sé.

“Vedi…”, disse in tono lento, come se fosse un professore alle prese con una lezione particolarmente importante e difficile da capire, “… al mondo esistono tante persone che dicono di amarsi, di essere innamorate della loro dolce metà, di appartenere l’uno all’altra… ma quanti di loro dicono la verità? Quanti possono affermare, senza ombra di dubbio, di possedere un amore incondizionato, puro e sincero? Quanti di loro sarebbero disposti a dare tutto quello che possiedono per quell’amore? E sai qual è la risposta?”.

Mulder non rispose, continuò a fissarlo con gli occhi sbarrati, come se non credesse a ciò che stava ascoltando.

“Ti ho fatto una domanda!”, sottolineò con tono adirato Ronald, mollandogli un ceffone in piena mascella.

Mulder lo guardò di nuovo con odio, poi rispose che non lo sapeva.

“Pochi! Molto pochi! Per non dire praticamente nessuno!”, e mentre pronunciava le ultime due parole, la voce si fece più acuta, frustrata.

“Nemmeno voi?”, chiese allora Mulder in tono beffardo.

Ronald piegò gli angoli della bocca in un sorriso sprezzante.

Fece un cenno ad Annebeth, che accese una grande lampada portatile e la fissò ad un gancio arrugginito che pendeva dal centro del soffitto.

Subito una luce più intensa si sparse per la stanza, anche se non riusciva ad illuminare proprio tutti i suoi decrepiti dettagli.

Scully, che fino a quel momento, approfittando della distrazione dei Fresty, aveva continuato a torcere i polsi, strizzando gli occhi per la luce improvvisa, si accorse di un punto della camera che prima non aveva notato, perché era situato nell’angolo più buio.

Appena lo vide, prese a contorcere i polsi con più foga, riuscendo in minima parte ad allentare le corde, anche se la rabbiosa frizione le stava segando la pelle, procurandole fitte di un bruciante dolore.

Mulder, come lei si accorse, di quell’angolo.

Un rigurgito acido gli salì in gola e lo stomaco si contrasse, preda del terrore.

Un tavolino di legno, con le gambe mezze marce, si trovava nell’angolo di destra, rispetto a Mulder. Ma non era il tavolino in sé a spaventare, bensì quello che vi era poggiato sopra.

Una serie di strumenti di tortura facevano bella mostra di sé, brillando minacciosi alla luce della lampada. C’erano coltelli di varie misure, due seghe, forbici, pinze e cesoie, uno strano oggetto che dava l’impressione di essere una siringa di metallo, che Mulder riconobbe come un antico strumento usato durante l’inquisizione per dilaniare i genitali alle presunte streghe, pezze di varie misure e lacci emostatici.

“Voi siete pazzi…” disse Mulder a voce bassa, come se l’orrore gli impedisse anche di parlare.

“Ed è proprio qui che vi sbagliate! Perché nessuno si sforza di capire?”, disse Ronald, in tono leggermente frustrato.

“Capire?!” chiese Scully. “Che cosa non capiamo? Che con quei coltelli ci farete solo il solletico?”. Stava urlando, ma un tuono più forte degli altri sovrastò la sua voce.

Ronald e Annebeth si guardarono con uno sguardo complice e particolarmente ammirato.

“Avete del fegato”, disse rivolto a Scully, “A quest’ora gli altri avevano già iniziato a supplicare e piangere… patetici!”, sputò, chiudendo gli occhi e scuotendo il capo.

“Forse siamo sulla strada giusta stavolta…” aggiunse cauta Annebeth.

“Forse…” concesse con un sorrisetto Ronald. “Quello che nessuno capisce è che la nostra è una missione!”, si accalorò poi, “Noi non ci divertiamo a torturare e uccidere le persone, anzi! Ogni volta è una sofferenza rendersi conto che tutti i nostri tentativi sono stati vani, che abbiamo incontrato solo persone ipocrite ed egoiste che credevano di possedere l’amore e invece possedevano solo una mera illusione. Noi saremmo i primi ad essere felici di poter asserire che due persone si amano, che due persone meritano di vivere!”, fece una pausa, leggermente ansimante per l’enfasi che aveva messo nel suo monologo, “Sarebbe splendido se la gente riuscisse a superare la prova a cui viene sottoposta e dimostrasse la forza del proprio amore! Se ci fossero più persone che si amano sinceramente, il mondo sarebbe un posto migliore…”, concluse con voce stanca.

Ci fu un momento di silenzio in cui Scully notò che Annebeth aveva le lacrime agli occhi e assentiva debolmente, come a sottolineare la profondità delle parole del marito.

La situazione si prospettava terribilmente tragica. Come avrebbero potuto uscire di lì illesi se non fossero arrivati quelli dell’FBI? Come potevano sperare di riuscire ad ingannarli?

“Il mondo sarebbe un posto migliore, se non esistessero persone come voi!”, li provocò Mulder.

All’esterno un tuono squarciò il silenzio teso e Ronald assunse un’espressione terrificante.

“Direi che possiamo cominciare”, disse con voce glaciale, rimettendosi la mascherina sulla bocca.

Sia lui che la moglie si diressero al tavolo con gli inquietanti strumenti, e Ronald prese un coltello, mentre Annebeth gli accarezzava un braccio e  gli sussurrava qualcosa all’orecchio.

Quando si voltò, guardò Mulder dritto negli occhi.

“Visto che sei così indisponente, comincerò con la tua dorata mogliettina”, la voce di Ronald, attutita dalla mascherina, risultava terribilmente minacciosa.

“NO!”, gridò Mulder, allora.

Il suo incubo cominciava a diventare sempre più reale. Non poteva credere di essere stato lui a mandare quel pazzo assassino da Scully… sarebbe stata colpa sua…

Non lo poteva permettere!

“Non ci provare! NON LA TOCCARE! O GIURO CHE TI FACCIO PENTIRE D’ESSERE NATO!”, la voce si fece più acuta ad ogni parola.

“Ah sì?!”, replicò in tono di scherno Ronald, mentre si posizionava dietro Scully. “E come intendi farlo?”, e scoppiò a ridere.

Scully non si mosse, per timore che si accorgesse che le corde erano leggermente allentate, ma fissò intensamente Mulder. Lo conosceva bene, sapeva che per proteggerla si sarebbe fatto ammazzare seduta sante, che avrebbe sopportato le pene dell’inferno, purché fossero risparmiate a lei. Ma per lei era lo stesso, non sopportava l’idea di vederlo soffrire, perciò, seppur terrorizzata, era masochisticamente sollevata all’idea che, almeno per il momento, lui non avrebbe subito le torture.

“Non mi interessa come e quando lo farò, figlio di puttana, ma giuro che dovrai implorarmi di ucciderti!”. La rabbia di Mulder sembrava uscire a ondate dal suo corpo, ma la cosa non scalfì la fredda determinazione dei Fresty a sottoporli al loro test.

“Se hai finito di far prendere aria alla bocca, io inizierei”, disse sprezzante Ronald.

Annebeth si infilò un guanto di pelle, con le nocche rinforzate, e si avvicinò a Mulder.

Era paralizzato dal terrore, gelide gocce di sudore gli colavano dalla fronte e il cuore gli batteva all’impazzata. Non vedeva via di scampo. Se non fosse arrivato nessuno non sarebbe finita affatto bene.

Davanti agli occhi continuava ad esplodergli l’immagine di Scully morta, e questo non lo aiutava affatto a concentrarsi.

Nel suo cuore si sentiva già rassegnato. E colpevole.

Lui lo sapeva. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di tragico, era stato avvertito, aveva avuto delle visioni, eppure non aveva mosso un dito per evitare di cadere in questa situazione.

Ronald giocò un po’ con il coltello affilato davanti agli occhi di Scully, poi lo posò sopra il suo seno sinistro.

“Che ne diresti…”, chiese a Mulder, lo sguardo rivolto alla lama, “… se le tagliassi questi splendidi e floridi seni?” e fece penetrare la punta del coltello sulla bianca pelle, facendone fuoriuscire una minima quantità di sangue, che scese a macchiare la veste.

Scully chiuse gli occhi e trattenne un urlo di dolore, terrorizzata.

Mulder serrò i denti, pronto a vomitare addosso a quel bastardo tutte le offese che conosceva, ma il pugno chiuso di Annebeth si infranse sulla sua mascella. Sentì chiaramente la carne della bocca tagliarsi a contatto con i denti, e il caldo sangue inondargli la lingua.

Sputò per terra, guardando Annebeth e ignorando il dolore alla guancia.

Ma si voltò di scatto verso Scully, quando la sentì sussultare.

Ronald aveva abbassato la mano che impugnava il coltello, ma aveva infilato l’altra nella scollatura della camicia da notte.

Con un luccichio perfido negli occhi, disse a Mulder che aveva cambiato idea, e che sarebbe stato un delitto sprecare tutto quel ben di Dio, e che, magari, prima avrebbe potuto divertirsi con la sua compagna.

Dalle labbra di Mulder esplose un ruggito rabbioso.

“NON LA TOCCARE, LURIDO BASTARDO!”. Un altro pugno si infranse sulla sua mascella e sputò altro sangue sul pavimento.

Ma stavolta tentò anche di assestare un calcio alla moglie di Fresty, che, però, fu svelta e si scansò, con un’espressione esterrefatta negli occhi, così Mulder la colpì di striscio e senza forza alla coscia.

Si girò a guardare Ronald e provò un perverso piacere nel vedere che si era immobilizzato, troppo sconvolto e arrabbiato per riuscire a muoversi.

Lo vide prendere un profondo respiro, mentre toglieva la mano dal seno di Scully.

“Non siamo noi ad essere sotto esame, Peter”, disse con voce calma, ma terribilmente minacciosa, “quindi non provare più a fare del male a mia moglie!”. Camminò fino a trovarsi di fronte a Scully e le assestò tre pugni, uno di seguito all’altro, sulla guancia sinistra.

Quando si spostò, Mulder vide che le aveva rotto un labbro, che perdeva copiosamente sangue lungo il mento.

Respirò affannosamente, cercando di restare lucido per poter ragionare.

Ma la vista di Scully col volto ferito gli mandava il cervello in tilt, l’unica cosa che sentiva era un odio cieco e una paura soffocante.

“Ti prego, ti prego”, disse allora, provando a cambiare tattica, in tono supplichevole, “lasciala stare. Non farle più del male. Prenditela con me. Fammi quello che vuoi, ma non farle più del male, ti prego”.

Vide Ronald scambiare uno sguardo strano con Annebeth, e vide gli occhi di Scully sbarrarsi terrorizzati.

Scosse la testa velocemente, a dirgli di no, di non farlo, ma lui le rispose con uno sguardo duro e risoluto.

Ormai aveva deciso.

Preferiva di gran lunga morire, piuttosto che sapere di averla persa.

Lei continuò a supplicarlo con lo sguardo, gli occhi le si riempirono di lacrime disperate che le scivolarono sulle guance e andarono a mescolarsi al sangue che le usciva dalla bocca.

“No, non farlo!”, gli disse infine, la voce resa rauca e debole dal taglio al labbro e dai singhiozzi trattenuti. “Maledizione!!! Non sacrificarti per me!”, urlò disperata.

Mulder distolse lo sguardo, risoluto a farsi uccidere, era l’unico modo che aveva per sperare che, nel frattempo, qualcuno capisse dove erano e le fosse risparmiata la vita.

Ronald e Annebeth erano ancora intenti ad osservarsi, muti, ma Mulder era sicuro che stessero comunicando,proprio come facevano lui e Scully, senza parlare.

Nei loro sguardi lesse dell’incredulità, nonché della speranza, ma non era sicuro di aver interpretato correttamente l’espressione del loro viso, era ancora troppo sconvolto per pensare lucidamente.

Scully, intanto, aveva ricominciato a muovere le mani, con rabbia, spinta dal terrore cieco di vederlo morire davanti agli occhi, tra atroci sofferenze.

Non si fermò a riflettere sul perché le sembrava impossibile riuscire a vivere senza di lui, continuò a torcere i polsi, pregando silenziosamente che arrivassero i soccorsi.

Ronald, dopo aver dato un bacio a fior di labbra alla moglie, si rimise la mascherina e andò al tavolo, dove posò il coltello e prese le pinze.

Si fermò davanti a Mulder, negli occhi un luccichio eccitato.

Mulder sostenne il suo sguardo penetrante.

“Saresti davvero disposto a soffrire, a morire, per lei?”, chiese Ronald, mentre Annebeth si avvicinava con una forbice.

“Si!”, rispose Mulder risoluto.

“Ne sei sicuro?”, disse Ronald, prendendogli il mignolo della mano sinistra e schiacciandoglielo con le pinze.

Mulder trattenne un urlo, stringendo i denti, fino a sentirli scricchiolare. Fece un respiro spezzato, poi rispose nuovamente di sì.

“Sicuro?”, ripeté Ronald assestandogli un violento calcio alle parti basse.

Mulder gridò, mentre un dolore pulsante, che partiva dai testicoli, gli attraversava lo stomaco, i polmoni, il petto e gli esplodeva nel cervello.

Aprì la bocca, per cercare di riprendere il fiato che gli era mancato durante il colpo, e riaprì gli occhi, tremante.

“Si…”, sibilò con voce stanca.

“Anche se te lo tagliassi?”, la perfidia nello sguardo dell’assassino. La beffa nella voce.

E dicendolo gli diede un'altra potente ginocchiata.

Mulder gridò di nuovo, il dolore raddoppiato rispetto a prima.

Gli occhi gli si riempirono di lacrime, i polmoni si rifiutarono di ricevere aria e sentiva il suo basso ventre come fosse avvolto da fiamme vive.

Ma si sforzò di parlare.

“Senza… di lei… non… me ne… farei… niente…”, riuscì infine a dire, la voce rauca e spezzata.

Anche se aveva gli occhi velati di lacrime, gli parve di notare una scintilla di entusiasmo negli occhi dei Fresty, ma non ebbe tempo di soffermarsi su di loro, perché un movimento alla sua destra lo distrasse. 

Scully era riuscita a liberarsi.

Le urla di dolore di Mulder l’avevano colpita nel profondo, facendola sussultare e piangere di disperazione, ma l’avevano anche resa determinata. Si era messa a tirare senza sosta, slogandosi un polso, ma non gli importò. Quando sentì la corda cedere del tutto sotto le dita, provò un sollievo immediato. Almeno avrebbe potuto provare ad ucciderne uno.

Lentamente, si arrotolò le estremità ai polsi, poi, senza fare rumore, passò la corda sul collo di Ronald e iniziò a tirare più forte che poteva, ignorando il dolore lancinante alla mano.

Annebeth rimase per un attimo interdetta, e Mulder ne approfittò. Raccolse tutte le sue forze, anche se non fu semplice muovere la gamba, e le assestò un violento calcio in pieno stomaco.

Annebeth cadde a terra, ansimante, lasciando cadere la forbice e portandosi le mani al ventre.

Scully continuava a tirare, mentre Ronald cercava di liberarsi di lei, divincolandosi e prendendole i polsi.

Ad un certo punto buttò indietro la testa con rabbia, ma Scully fu svelta ad abbassarsi, perdendo, però, la presa salda sul suo collo.

Mulder osservava la scena inerme, il dolore alle parti basse, se possibile, era aumentato, ma quello non sarebbe stato un problema. Non aveva la possibilità di aiutarla legato com’era!

Poi successe tutto in fretta.

Ronald si accasciò a terra, cercando di riprendere fiato, mentre Annebeth si rialzava e afferrava una lunga sbarra di ferro, nascosta sotto il tavolino. Scully era piegata sul marito, nel tentativo di strozzarlo di nuovo e non la vide arrivare.

NOOOOOOOOOOOO!!!”, gridò Mulder.

Scully alzò lo sguardo appena in tempo per vedere la spranga incombere su di lei.

Si scostò un poco, ma Mulder vide ugualmente la sbarra infrangersi sulla sua tempia destra, dalla quale cominciò a sgorgare una notevole quantità di sangue.

NOOOOOOOOOOO!!! SCULLYYYYY!!!”, gridò di nuovo, la disperazione e il terrore avevano preso possesso di tutto il suo essere, mentre guardava Scully cadere a terra, priva di sensi, come fosse al rallentatore.

 

Trambusto

 

Voci concitate

 

Passi veloce sulle scale

 

“FBI! MANI IN ALTO!!!”.

 

  
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