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Autore: heliodor    11/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un colpo di fortuna

 
La guardia le mostrò la lancia. "Fammi capire, ragazzina" disse con voce divertita. "Tu vorresti parlare con la Strega Dorata?"
"Con lei o con Vyncent" disse Joyce.
O il principe senza corona, come lo chiamavano da quelle parti. Ma non lo disse ad alta voce. Quel soprannome sembrava essere un'offesa e non stava bene prendersi gioco degli eroi nazionali.
Non a Malinor, almeno.
Aveva sentito di un uomo, un prete del culto, arringare la folla minacciando di lanciare maledizioni contro Vyncent e Bryce. Le guardie lo avevano arrestato e trascinato via senza tanti complimenti.
Quella che aveva di fronte era una guardia in sovrappeso e avanti con l'età. Quasi tutte quelle che erano addette alla sorveglianza dei palazzi di Malinor erano così.
Il re aveva richiamato in guerra le forze migliori della nazione. I vecchi, i deboli o quelli poco adatti erano stati lasciati indietro.
C'erano ancora molte guardie in città, ma a parte poche eccezioni erano tutte come quella che sorvegliava l'entrata del castello.
Una delle entrate per essere precisi e, vista la distanza che lo separava dall'edificio principale, dubitava persino che fosse tale.
Il parco che circondava il castello di Malinor era enorme. Persino per lei che era abituata ai grandi giardini di Valonde quel posto sembrava sconfinato.
Il castello sorgeva si di una collina, ma tutto intorno c'era una vera e propria foresta con alberi, radure, sentieri e persino un fiume che scorreva tutto intorno.
Dal punto in cui si trovava vedeva il sentiero che portava al castello e niente più. Vedeva anche i gazebo che sorgevano lungo il percorso e le aiole ben curate.
Le piante erano state potate in modo da somigliare ad animali di ogni genere. Riconobbe persino un orso e un cavallo tra quelli raffigurati. Poco più avanti c'era una creatura alata dotata di una lunga coda che si attorcigliava attorno al corpo slanciato.
Un drago, pensò Joyce. Quello è un drago.
Li aveva visi raffigurati in dettaglio in alcuni libri che aveva letto a Valonde anni prima.
La guardia rise, spezzando il filo dei suoi pensieri.
"Non è che vuoi vedere anche il re o la regina, per caso?"
La regina di Malinor era morta anni prima e il re era lontano mille miglia per quanto ne sapesse. Stando in città aveva appreso le notizie più importanti.
Re Alion aveva radunato il più grande esercito a memoria d'uomo e stava marciando verso l'armata di Malag per dargli una sonora lezione.
Joyce gli augurò ogni fortuna, ma per il momento doveva riuscire a parlare con Bryce o Vyncent per avvertirli.
Non riusciva a scordare le parole di Robern per quanto si sforzasse di farlo.
La sera prima aveva trovato una locanda a buon prezzo per passarvi la notte. Non era riuscita a dormire a causa degli schiamazzi degli avventori, ancora eccitati per le celebrazioni appena terminate e del pensiero che la tormentava.
Di che forza parlava Robern? Si chiese per l'ennesima volta. E in che modo riusciva a percepirla attraverso i portali?
Nel compendio non c'era quella magia, ormai ne era certa. Aveva sfogliato le pagine che non aveva ancora tradotto e non aveva trovato niente di simile a quell'incantesimo.
Lacey non era riuscito a impararlo o c'era dell'altro che ignorava?
Il giorno dopo aveva lasciato la locanda e si era avviata verso il castello. Per prudenza aveva assunto l'aspetto di Sibyl.
Non posso presentarmi come Joyce, pensò. Dovrei rispondere a troppe domande.
Le risate della guardia ne attirarono altre. "Che succede qui?" chiese quello che sembrava il comandante.
"Questa ragazzina chiede di parlare con la Strega Dorata. O con Vyncent" rispose trattenendo a stento le risate.
Il comandante la squadrò da capo a piedi. "Le udienze sono sospese fino al termine dei festeggiamenti."
Sono dieci giorni, pensò Joyce. Non posso aspettare così tanto.
"Io devo parlare subito con la principessa Bryce o con Vyncent di Londolin" disse con tono urgente. "È molto importante."
"Che cosa devi riferire?"
Anche se te lo dicessi non mi crederesti mai, pensò. Nemmeno io ci credo.
"Non posso rivelartelo."
"Perché?" chiese la guardia con tono inquisitorio.
"Si tratta di informazioni segrete."
"Su cosa?"
"La guerra. Malag" disse Joyce per rafforzare le sue parole.
"Hai delle informazioni sull'arcistregone? Come le hai ottenute?"
"Non posso dirtelo."
La guardia fece cenno alle altre di avvicinarsi.
Allarmata, Joyce fece un passo indietro e con la coda dell'occhio si guardò le spalle. Altri soldati stavano risalendo la strada, chiudendo l'unica via di fuga.
In che guaio mi sono messa? Pensò. E come ne esco?
"Se hai delle informazioni" disse il comandante delle guardie. "Forse è il caso di interrogarti."
Joyce fece un altro passo indietro. "Non ho fatto niente di male."
"Non ti sto accusando" fece il comandante. "Forse lo dici perché hai fatto qualcosa che non dovevi? Le leggi di Malinor in tempo di guerra sono molto severe, ragazzina."
"Io..."
Le guardie le sbarrarono il passo.
"Se cerca di scappare, bloccatela" ordinò il comandante.
Joyce alzò le mani. "È un grosso errore" disse. "Se andate a chiamare Vyncent di Londolin, lui saprà spiegarvi."
"Lo chiameremo, ma solo dopo che avremo scoperto chi sei e che cosa sai. Ora vieni con noi."
Joyce li seguì lungo il sentiero che collegava l'entrata al castello.
Almeno sono dentro, pensò.
Il parco era anche più grande di quanto pensasse. C'erano altri edifici sparsi in giro. Quasi tutti sembravano delle piccole residenze private. Erano decorati con stucchi pregiati e circondati da statue e giardini.
Quello verso il quale si diressero non somigliava affatto a uno di questi. Era tozzo e squadrato e predominavano i colori grigi e scuri. E non c'erano aiole o panchine.
Un uomo e una donna col mantello nero del circolo di Malinor sostavano davanti all'edificio con aria annoiata.
Non appena li videro avvicinarsi si rianimarono.
"Che ci hai portato, Golib?" chiese la donna.
Portava i capelli tagliati così corti da lasciarle scoperto metà del cranio. Joyce trovava orribile quel taglio, anche se l'aveva già visto prima di allora.
L'uomo, di poco più giovane, invece era alto e magro, con le guance scavate.
"Una spia, credo" rispose la guardia.
La donna si accigliò. "Non mi sembra granché. Dove l'hai trovata?"
"Cercava di entrare" spiegò Golib. "Dice di conoscere la Strega Dorata e Vyncent di Londolin."
La donna ghignò. "Che scusa patetica. Perché non l'hai cacciata via?"
"Dice di avere delle informazioni su Malag e la sua armata."
"Sta mentendo" disse la donna. "Voleva farsi un giro per il parco e tu gliel'hai permesso. Dalle un calcio e mandala via."
"Ormai è vostra" disse Golib indicando Joyce come se fosse un capo di bestiame. "Io devo tornare al cancello."
La donna sospirò. "Vediamo di sbrigarci" disse con tono annoiato. "Chi sei? Come ti chiami?"
"Sibyl."
La donna guardò l'uomo.
Lui si strinse nelle spalle. "Non riesco a capire se sta mentendo o meno."
La donna si accigliò. "Non ci riesci?"
"Credo che stia mentendo, ma è davvero convinta di chiamarsi così. Non lo so, mi confonde."
La donna annuì.
"Come ti chiami?" domandò Joyce.
La donna la guardò sorpresa. "Le domande le faccio io" rispose in maniera sgarbata.
"Pensavo ci stessimo presentando."
"Hai pensato male."
"Hava" disse l'uomo. "Che c'è di male se le dici come ti chiami?"
La donna gli rivolse un'occhiataccia.
"Ti chiami Hava" disse Joyce. "Piacere di conoscerti."
"Tra poco non ti sembrerà più tanto piacevole avermi incontrata" disse Hava minacciosa.
"Devo parlare con la principessa Bryce" disse Joyce. "È importante."
Hava guardò l'uomo.
"Non sta mentendo. Non del tutto."
La donna sospirò di nuovo. "Di cosa vuoi parlare con la Strega Dorata?"
"Posso dirlo solo a lei" rispose ostinata.
"Risposta sbagliata." Hava allungò una mano verso la sua spalla e Joyce la sentì avvampare all'istante.
Il dolore fu tale da farle lanciare un grido di sorpresa.
Appena il contatto si interruppe, scomparve, ma la spalla rimase intorpidita.
Joyce si preparò a rispondere, ma si trattenne. Se lo avesse fatto e fosse sopravvissuta, le guardie avrebbero riferito del suo attacco e addio possibilità di avvertire Bryce e Vyncent.
"Fa male, vero?" le chiese Hava.
Joyce annuì.
"Se non vuoi sentire un'altra scossa come quella di prima, devi rispondere solo alle domande che ti faccio. E devi dire la verità, intesi?"
Joyce annuì di nuovo.
"Molto bene. Perché sei venuta a Malinor?"
"Per vedere la principessa Bryce e Vyncent di Londolin" rispose.
"È vero" fece l'uomo.
Hava annuì. "Li conosci?"
"Sì."
"E loro conoscono te?"
"Vyncent sa chi sono. Se glielo chiedi lui..."
Hava alzò la mano. "Attenta, non sfidare la mia pazienza. Come fai a conoscere il principe senza corona?"
Ancora quel nomignolo. "Non dovresti chiamarlo così."
Hava le appoggiò la mano sulla spalla.
Joyce strinse i denti per non gridare.
"Lo chiamo come mi pare, quello lì, hai capito?"
"Hava" fece l'uomo.
"Lasciami fare, Brun. Questi stranieri appena arrivati in città già pretendono il nostro rispetto. Dobbiamo fargli capire che devono stare al loro posto. Ti ho fatto una domanda."
"Abbiamo combattuto insieme" disse Joyce a denti stretti. "Contro un Varthag."
"Che accidenti è un Varthag?"
"Un mostro" rispose Joyce.
Hava guardò Brun.
"È tutto vero" rispose lui.
Hava annuì. "Quindi conosci sul serio il principe senza corona e lui conosce te."
È quello che ti sto dicendo, pensò Joyce.
"Molto bene" proseguì Hava. "È davvero una fortuna che Golib ti abbia portata da noi."
"Ora posso parlare con Vyncent?" chiese Joyce.
"Ovviamente sì" fece Hava. Indicò il castello. "È proprio lì. Vieni, ti accompagno io."
È stato doloroso, pensò Joyce, ma almeno ci sono riuscita.
Appena si mosse, Hava scivolò alle sue spalle e le appoggiò entrambe le mani sulla schiena.
Joyce sentì il dolore propagarsi all'istante e attraversarle il corpo. La vista le si annebbiò e crollò al suolo.
"Era proprio necessario?" sentì dire a Brun.
La voce le giungeva ovattata, come se provenisse da lontano. Non sentiva più il suo corpo e le sembrava di galleggiare nell'aria.
"Sì" rispose Hava. "Vallo a chiamare e digli di raggiungermi nei sotterranei. Digli che ci è capitato un colpo di fortuna insperato."

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