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Autore: Anonima Italiana    13/01/2019    6 recensioni
Seguito di "The first dark love story" in cui si narra la storia della nascita di Macaria, primogenita di Ade e Persefone.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Ermes, Estia, Persefone
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Tornati a casa, Persefone fu messa a letto e, nonostante asserisse di essere solo stanca e turbata dalla scenata con Demetra, non ci fu niente da fare: Ade pretese (e ottenne) l’intervento quasi immediato di Asclepio, che dopo una visita accurata alla regina rassicurò i futuri genitori: niente di grave, mamma e bambino stavano benone e un po’ di riposo avrebbe riportato tutto alla normalità. Tuttavia, si raccomandò di non caricare la madre di eccessivo stress dato che ne avrebbe risentito negativamente anche il piccolo.

Inizialmente Ade prese alla lettera queste istruzioni: fosse stato per lui, la povera Persefone  non avrebbe più mosso neppure passo o fatto un cenno con la mano, al limite poteva spostarsi da una stanza all’altra del palazzo, ma solo se trasportata in braccio da lui o su una portantina apposita (che non esisteva ma che Ade aveva intenzione di commissionare al più presto il giorno dopo)  dai servitori . Niente più Cerbero (le feste irruente del cagnolone infernale avrebbero potuto danneggiare in qualche modo sua mogli ), niente più udienze nella sala del Trono (troppo faticoso come lavoro) , niente più giardino degli Inferi (anche peggio della sala del trono, dal suo punto di vista), ancelle in servizio 24 ore su 24 costantemente attaccate alla Regina prevedendo qualunque suo bisogno o movimento. 
Questo naturalmente quando a fianco di Persefone non ci fosse stato lui stesso.

A Persefone ci volle del bello e del buono per sventare un simile progetto, facendo capire al marito che la sua delicata condizione non era certo una malattia invalidante, e che molte cose se fatte con calma e serenità le avrebbero anzi giovato: oltretutto, non aveva alcuna intenzione di abdicare ai suoi doveri come sovrana, anche se concesse al marito di ridurre il carico di lavoro. 
L’ apprensivo Ade cedette solo dopo un nuovo urgente consulto con il solito Asclepio, che ormai cominciava a sentirsi monopolizzato e di casa negli Inferi, e che fece notare al sovrano che anche un atteggiamento troppo apprensivo poteva essere causa di forte stress per la futura mamma.
 
Bisogna capire che il Signore degli Inferi, terrore dei mortali che esitavano a pronunciarne anche il nome per paura di scatenare la sua collera, si trovava in una situazione per lui inusuale: se fino a poco tempo prima avere una compagna di vita per lui era un pensiero proibito, figuriamoci essere padre.
Del resto stando nell’Averno non aveva mai avuto molta dimestichezza con i bambini.
Non che li ignorasse del tutto: anche da lui ne arrivavano, molto spesso. Piccole anime innocenti che per ovvi motivi non dovevano subìre il giudizio dei giudici infernali ma venivano mandate di diritto nei Campi Elisi; gli capitava a volte di vederli, accompagnati da Ecate o da qualche ninfa, spauriti e piangenti, che volgevano ancora il capo al dolce sole chiamando i genitori; tra tutte le anime, erano quelle che vedeva meno volentieri, per le sensazioni dolorose che gli provocavano. Della sua infanzia non ricordava nulla, se non tanto buio e dolore;  e del resto, fino a quando non si era ritrovato sposato con l’ingegnosa Dea della prima vera, non sapeva nemmeno di poter generare.

E ora invece…srebbe arrivato un esserino creato da lui e da Persefone, bisognoso di cure e attenzioni. E lui aveva pochi mesi di tempo per prepararsi. E nessuno con cui confrontarsi o confidare i propri dubbi e angosce a riguardo. Non sua moglie, verso cui sentiva la responsabilità di farle vivere la gravidanza con la massima tranquillità e senza alcuna preoccupazione;  di certo non i suoi fratelli o gli altri dei, che seminavano figli ovunque  senza nemmeno occuparsene, spesso; Ade si chiedeva se anche loro, magari, avessero mai provato quello che provava lui.

Quando posava le mani sul ventre della moglie accarezzandolo, rimaneva sempre stupito di come la piccola aura del bambino crescesse sempre più di volta in volta, manifestando già vita propria; veniva travolto dalla tenerezza verso di lui (o lei) e verso la madre, e giurava che per loro tutto sarebbe stato perfetto. Non sapeva come, ma nonostante tutti i suoi pensieri, in un modo o nell’altro avrebbe dato al nuovo arrivato tutto quello che lui non aveva avuto, di questo era certo.

Ma Ade non sapeva che, contrariamente  a quanto credeva, qualcuno con cui avrebbe potuto confidarsi c’era; qualcuno che a insaputa di tutti, interessato compreso, aveva già intuito i suoi dubbi e preoccupazioni….
 
(fine terza parte)

N.B: la frase "
 volgevano ancora il capo al dolce sole chiamando i genitori" è ispirata alla poesia di Giosuè Carducci "Funere mersit acerbo", in cui il poeta narra la morte del figlioletto Dante. Il verso esatto è: "oh giù nell'adre / sedi accoglilo tu, chè al dolce sole/ ei volge il capo ed a chiamar la madre". Come noto, nella poesia il poeta si rivolge al fratello Dante, morto molti anni prima e che portava lo stesso nome del nipotino, chiedendogli di accoglierlo con sè nell'aldilà. 

N.B 2: come tutti sanno, a Crono, padre dei primi dei, era stato profetizzato che sarebbe stato spodestato e ucciso da uno dei suoi figli. Così ogni volta che sua moglie Rea partoriva, ingoiava il neonato. All'ultimo figlio, Rea decise di salvarlo, partorendo di nascosto Zeus e dando al marito una pietra avvolta in una copertina. Il neonato fu affidato a una famiglia di pastori e ad alcune ninfe ( a seconda dei miti), e una volta cresciuto e saputo della sua vera identità si recò da Crono facendogli rigettare con l'inganno i fratelli ingeriti: Estia, Demetra, Ade, Era e Poseidone. Assieme a loro sconfisse Crono conquistando il trono e spartendosi il mondo con Ade e Poseidone.

 
   
 
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