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Autore: queenjane    13/01/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Mia figlia Olga nacque nel 1930, di novembre, come la sua omonima zia.
 
Aveva gli occhi chiari, come lo zar Nicholas II e i suoi figli.
Non resistetti alla tentazione, al richiamo di sirena, il suo primo appellativo fu Olga, il nome intero Olga Tatiana Maria Anastasia dei Fuentes, Alexei fu il suo padrino di  battesimo.
E si era sposato, nel 1930 ebbe il suo primo figlio, a prescindere dagli anni passati e dalle tragedie i sopravissuti non mollavano.
Un cerchio che si chiudeva, ero stata alle madrine dl suo battesimo, un piovoso settembre del 1904.
Il battesimo venne celebrato il 3 settembre, un piovoso martedì a Peter Hof, io fremevo di eccitazione, che, come le granduchesse indossavo una versione in piccolo formato del gran vestito di corte, con annessa tiara di brillanti, e facevamo un figurone, i ragazzi una uniforme militare in miniatura, Eravamo adulti, solenni, buffissimi. Ci sentivamo investiti da una grande responsabilità, pomposi come pochi. Allora, per la snellezza e la statura superiore alla media, parevo un giovane salice, regale quando volevo al pari di un giovane sultano, pomposa e ossequiosa e solenne. E aspettavamo come tutti la carrozza dorata che, scortata da un drappello di soldati di cavalleria lo avrebbe condotto al fonte battesimale.
Lo portava tra le braccia la principessa G., guardarobiera imperiale, su un cuscino d’oro, assicurato alle spalle della madrina da una fascia dorata, e per precauzione aveva delle suole antiscivolo. Era avvolto in un mantello d’oro, ricamato di ermellino, come era uso, per l’erede al trono.. Che pianse forte, come un bambino comune, quando venne immerso nell’acqua battesimale.
Lo mangiammo con gli occhi, dopo esserci coperte la bocca, con una mano, per discrezione, onde evitare che le nostre risate, mentre Alessio scalciava sul cuscino con vigore,si sentissero fino in fondo alla navata..

Per tradizione russa, i genitori erano assenti al battesimo, tuttavia, finita la cerimonia, l’imperatore giunse in chiesa. Sia lui che l’imperatrice erano nervosi, che temevano che la principessa G. potesse far cadere l’infante o che l’anziano sacerdote affogasse il bimbo nel fonte battesimale.

“Pare una bambola” annotai dopo, mentre Olga lo cullava, era una delle madrine, come la sottoscritta, compito che la riempiva di gioia e orgoglio.
“Siediti, ora lo prendi in braccio..Muori dalla voglia Catherine, ci scommetto, e fidati, se la guardarobiera non l’ha buttato per terra, tu non potrai fare peggio”
“Sempre gentile, eh”
Me lo passò, delicata, spiegando che era bene che gli tenessi la testolina con il gomito, poi eccolo tra le mie braccia, un gesto che avrei ripetuto in un numero infinito di volte, sempre con amore.
“Ciao Aleksej”confrontandolo con le bambole meccaniche con cui giocavamo, lui non aveva bulloni, solo era tenero e magico, e odorava di pipì e borotalco, latte e acqua di rose, avvolto nelle fasce e nei pannolini.

Mi rispose con uno sbadiglio, io con un bacio. “Ciao tesoro.. Piacere mio” In inglese, francese e russo, affettuosa e poliglotta, sempre. Il giovane sultano si sciolse, adorante, con una manina sfiorò una ciocca dei miei capelli castani, nel sole erano lucidi come rame. Ero sempre a svolazzare nella nursery, un farfalla impazzita verso una lanterna. Il mio Aleksey. Il mio piccolo principe, sopravissuto all’emofilia, ai nemici, alla cantina di casa IPATIEV..

Pierre Gilliard, il precettore di francese che li aveva accompagnati nell’esilio,  raccontò nelle sue memorie l’ultima volta che vide i principi imperiali a Yekaterinburg, nel Maggio 1918 : " Il Marinaio Nagorny, che aveva cura di Alexei Nikolaevitch, passò sotto  il mio finestrino del treno, portando il ragazzo malato tra le sue braccia, dietro di lui venivano le Granduchesse portando le valigie e i loro piccoli averi personali. Cercai di uscire per aiutarle, ma venni trattenuto bruscamente dentro la carrozza.. Tornai al finestrino,  Tatiana Nikolayevna veniva ultima e cercava di tenere in braccio il suo cagnolino e lottava contro una pesante valigia scura. Pioveva e a ogni passo affondava nel fango. ..
 
A casa Ipatiev, Olga e le sue sorelle dovevano provvedere da sole a lavare la propria biancheria e impararono a fare il pane.
A turno, le ragazze facevano compagnia alla madre e al fratello, che era sempre confinato a letto e soffriva per il suo ultimo incidente, non se ne sarebbe più alzato né mai più avrebbe camminato.
Per i testimoni, Olga appariva depressa e smagrita, pallida e sottile, come ebbe a dire una delle guardie, Alexander Strekotin, nelle sue memorie, e trascorreva molto tempo con il fratello, uscendo poche volte nel giardino, circondato da una alta palizzata.
Un’altra guardia annotava che quando camminava fuori, spesso il suo sguardo era tristemente fissato sulla distanza, in un passato che non poteva più tornare, ruotando un braccialetto d’oro bianco con le sue iniziali impresse, O e N, il nome e il patronimico, un regalo di Catherine per un compleanno.
Olga, mi hai perdonato?
Per le assenze e gli egoismi, per tutto?
Il sussurro del vento era quello di una perduta arpa. 
 
Il respiro. 

La solitudine. 

Quando siete andati a Tolbosk, in Siberia, ero un atomo di nulla .. 
Ti ho lasciato una fiala di profumo di gelsomino.. 
Ossa di seta, capelli di cristallo, pelle di fumo …
Non voglio, non posso credere che sia finita, che sei tornata e tornerai solo nei ricordi, nelle foto e nei tuoi quaderni .. 
Olga .. where are you now… 
 
E sei tornata, dove meno lo attendevo.

1921 .. Solo un caso, di essere solo sopravvissuti, sorellina, senza merito.

OLGA: i miei messaggi per l’altrove ..
 
Nel 1945, nel mio salottino, ad Ahumada, mio figlio Felipe raccontava, il suo viso una maschera.
Racconta tutto, il fuoco che guizza sulle pareti coperte da un delicato motivo argento e azzurro, l’orologio di bronzo batte, delicato, le sei.
I mobili chiari, dalle linee suntuose e leggere, i libri ammucchiati sul tavolo, le mie stanze ove ci siamo riuniti.
E tra le tante, Felipe racconta quanto è stato del Palazzo di Alessandro, la dimora del defunto zar di tutte le Russie e dei suoi.
Per molti anni, dopo la partenza dei Romanov per la Siberia nell’agosto 1917, era stato lasciato come quel giorno. Nelle stanze, le uniformi militari dello zar, gli abiti di corte della zarina, i giocattoli e i libri dei granduchi imperiali, una scarpina dia neonato rimasta in un angolo (una delle sue, che era nato lì il 12 giugno 1917).  Lasciti di un remoto passato, negli appartamenti privati pareva che fosse un giorno come un altro, il calendario da scorrere, le penne da  usare, l’aria che profumava di olio di rose. Nel 1942 i nazisti avevano conto d’assedio Leningrado dalle alture di CArskoe Selo, occupando il Palazzo, saccheggiandolo e distruggendolo, mio figlio aveva camminato tra quelle rovine.
Le rose di serra gettano un fumoso profumo, riemergono i ricordi.
Il sapore della sua pelle,il mio Andres,  un ritorno a casa, un momento di requie, la stretta precisa delle mani e dei polsi, di nuovo noi.
In some place outside here I am looking for you, trying to find you again, even if I found you here, and you're beside me,  I'll find you in other millions times, because my beloved, my love has no end..
Sei nelle ossa e nel sangue, ti piaccio, come sempre e più ancora che ai tempi della nostra giovinezza armoniosa, siamo noi che torniamo, senza orpelli, una perduta primavera, ieri come allora…
Tra le mani un mazzo di fragranti giacinti, i fiori del dolore, per la mitologia della antica greca, il profumo del miele dei petali e il sale della pelle, appena più forte di quello di una mandorla.
Ambra e miele e grano, il dono dei re Magi, raro come le rosse rose di Pieria 
Ho 50 anni, mio marito 62, ancora ci amiamo.
Sopravissuti.
Ahora y por siempre.
Sempre il motto dei Fuente risuona.
   
 
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