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Autore: heliodor    14/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Tigre Bianca

 
Il vecchio monaco cieco stava morendo tra le sue braccia e lui non sapeva come salvarlo.
Mentre Lem era di guardia e Belia raccoglieva legna per il fuoco, lui e Tymund stavano assistendo il moribondo.
Il vecchio monaco aveva smesso di lamentarsi. Ogni tanta lanciava un'invocazione o accennava a una preghiera al suo dio, ma grazie alle pozioni di Tymund dopo un po' si calmava e tornava sereno.
"Non puoi dargli qualcosa che lo faccia addormentare e basta?" chiese Belia. "Comincia a farmi innervosire."
"No" rispose Tymund. "Tutto quello che ho può calmare il dolore per qualche ora, non di più."
"Mi chiedo quante ne abbia passate" disse Marq osservando il corpo esile del monaco. Negli abiti cenciosi e sbrindellati che indossava sembrava minuscolo. Il corpo era tutto pelle e ossa e i denti gli erano caduti uno a uno, lasciando delle ferite purulenti nelle gengive.
Quando apriva la bocca per parlare o lamentarsi, Marq doveva smettere di respirare per non rigettare il cibo.
"Puzza di morte"disse Lem tornando dal suo turno di guardia. "Marq, se vuoi ci penso io."
"Non siamo noi a dover decidere se deve morire o meno" disse Belia.
"Che differenza vuoi che faccia?" chiese Tymund. "Tu e quel gigante avete ucciso parecchie persone."
"Solo perché volevano uccidere noi" disse Belia scandalizzata. "Ma togliere la vita a un povero vecchio. Un monaco per giunta..." scosse la testa affranta.
"Vorrei proprio sapere che cosa gli è successo" disse Marq.
Da mezza luna viaggiavano lontano dalle strade principali, facendo attenzione a evitare le pattuglie di Malinor.
Il loro esercito, la grande armata che re Alion aveva schierato contro quella di Malag, avanzava inesorabile ma lenta.
Mezzo milione di soldati non si spostavano senza difficoltà. Bisognava nutrire e dissetare quell'enorme esercito. Non solo gli uomini e le donne, ma anche le bestie. Aveva sentito dire che vi fossero più di centomila cavalli al seguito dell'esercito e altre centinaia di migliaia di maiali, conigli, polli, capre e così via.
"Un disgustoso serraglio" aveva commentato Tymund con una smorfia. "La guerra è una cosa stupida, per uomini selvaggi."
"Tu ci hai guadagnato parecchio dalla guerra" lo aveva rimproverato Belia.
"Ho solo approfittato della stupidità dei comandanti" si era difeso Tymund.
Da giorni non faceva altro che lamentarsi di questo e quello. Non era fatto per i lunghi viaggi all'addiaccio e se li aveva seguiti in quella avventura era solo per la speranza di raggiungere Malinor e lì trovare i libri che cercava,
Tymund era piuttosto riservato riguardo alle sue ricerche e non ne parlava con nessuno di loro, tranne Marq perché lo considerava se non al suo livello, almeno in grado di comprendere la superficie delle sue ricerche.
Lui gliene aveva parlato una sera, quella prima di trovare il monaco ferito.
"È il segreto meglio custodito del mondo conosciuto" aveva detto sfogliando il libro che Marq gli aveva procurato a Theroda.
Come addestrare il falco d'acqua di un certo Ambalar.
Marq gli aveva chiesto a cosa gli servisse un manuale sul falco d'acqua.
"A niente. Questa è solo una chiave" aveva risposto Tymund.
"Non ha la forma di una chiave."
"Ma è quello che è."
"Parlavi di un segreto ben custodito."
"Un segreto, sì" aveva risposto lui abbassando la voce. "Al tempo stesso meraviglioso e terribile."
"Sembra che tu ne abbia paura" lo aveva provocato lui per osservarne la reazione.
Tymund si era fatto ancora più serio. "Chiunque ne avrebbe. Queste persone creano e disfano regni e imperi. Innalzano eroi e abbattono despoti, ma a volte fanno l'esatto contrario."
"Ne parli come se fossero dei."
"Sono la cosa più vicina a essi che possiamo concepire" aveva risposto stringendo il libro di Ambalar al petto. "Svelare il loro linguaggio segreto mi porterà al loro livello, se non oltre."
Marq aveva sorriso. "Non ti credevo così ambizioso."
"Tu non mi conosci affatto. Fin da quando mi sono imbattuto per caso nel circolo supremo ho desiderato sapere tutto di loro."
"Circolo supremo" aveva ripetuto Marq. "Che nome pomposo. Davvero inadatto a degli dei."
"Non sono dei, ma uomini e donne che si credono tali" aveva risposto Tymund. "E per questo meritano di essere scoperti e rivelati al mondo per quello che sono."
"Sembri odiarli."
"Tu non odieresti qualcuno con un potere simile?" aveva chiesto lui sbalordito. "Io li detesto con tutto il mio essere."
"Non mi è chiaro quale sarebbe il loro scopo?"
Tymund aveva sorriso. "Creare il loro mondo ideale. Impedire alle persone comuni di scoprire il loro segreto. Avere il potere supremo e forse il peggiore di tutti." Aveva fatto una pausa. "Fare in modo che la stregoneria sopravviva in eterno."
"Questa non mi sembra una cattiva idea."
"Dal tuo punto di vista di stregone no di certo" aveva risposto Tymund seccato. "E anche io sarei d'accordo. La stregoneria ci ha regalato migliaia di anni di pace e prosperità e ci ha liberati dal giogo dei maghi supremi."
Marq aveva annuito. "Lo vedi che non sono così cattivi?"
"Marq, amico mio" aveva detto Tymund. "Tu non cogli il quadro generale. Come molti ti soffermi sui particolari e ti perdi tutto il resto."
Marq aveva atteso con pazienza che lui proseguisse.
Tymund non si era fatto attendere. "Il mondo è diviso in ere. C'è stata quella del vuoto, quando il mondo non esisteva. Poi ci fu l'era della creazione, quando il mondo venne forgiato dalla pietra e dal fuoco. Quando le terre si raffreddarono, iniziò l'era della vita, poi quella dei grandi mostri cui fece seguito, migliaia di secoli dopo, la comparsa dei primi uomini. In seguito giunsero dal mare le creature malevole conosciute come Elfi, Orchi e Nani. L'avvento dei maghi supremi spezzò il loro dominio e infine, quattromila anni fa, Ambar il nero e Hakar il re stregone guidarono la rivolta contro i maghi supremi."
"Sono tutte leggende."
"Forse è così, ma io, come molti altri, ci vedo uno schema ben preciso. Il mondo segue le sue regole e una di queste è che un'era deve finire per fare posto a un'altra. È così da sempre e così deve continuare. Se permettessimo a un'era di durare in eterno, che cosa succederebbe?"
Marq si era stretto nelle spalle. "Non lo so. Dimmelo tu."
"Sarebbe la fine di tutte le cose."
Il vecchio monaco emise un lungo lamento e aprì gli occhi. Orbite bianche fissarono Marq come se lo vedessero.
"Acqua" disse il vecchio con voce arrochita.
"La medicina comincia a fare effetto" disse Tymund afferrando la borraccia.
"Non gli farà più male che bene?" chiese Marq.
"A questo punto, non fa alcuna differenza" rispose Tymund. "Lasciamo almeno che si disseti prima che inizi l'ultimo viaggio."
Il vecchio monaco bevve, ma metà dell'acqua gli colò lungo il mento. Quando sembrò sazio smise di chiederne e chiuse gli occhi. Il suo corpo si rilassò, afflosciandosi.
Marq sperò che fosse finita, ma il vecchio monaco riaprì gli occhi di scatto.
"Che giorno è?"
Marq glielo disse.
"È quasi inverno" disse il monaco.
"Non ti sforzare" fece Marq. "Sei ferito e devi riprenderti."
"Non credo che sopravvivrò a questa notte" disse il monaco.
Come fa a sapere che è buio? Si chiese Marq.
"Come ti chiami?" gli domandò.
"Sanzir" rispose il monaco.
"Sei molto lontano dalla cittadella" disse Tymund.
"Non metterò mai abbastanza miglia tra di me e quel luogo maledetto" rispose il monaco.
"Almeno la pensiamo allo stesso modo" disse Tymud. "Da dove vieni?"
"Shebara" disse Sanzir.
Marq scosse la testa.
"È da qualche parte sul Mare Giallo" disse Tymund. "Sei nato cieco o lo sei diventato per qualche malattia o un incidente?"
Sanzir accennò un debole sorriso. "Nessuna delle due. Fu un nobile della mia città a liberarmi dal peso di dover guardare tutti i giorni gli orrori di questo mondo." Tossì e un rivolo di sangue gli colò dall'angolo della bocca. "Dove siete diretti? Spero non Tongoran. Evitatela, se potete."
"Cosa c'è a Tongoran di così terribile?"
"La morte" disse Sanzir. Stinse le labbra ed emise un lungo lamento dopo aver inarcato la schiena. Quando si rilassò respirava a fatica. "Perché Persym mi ha tradito? Quell'uomo non conosce la lealtà."
"Chi è Persym?" chiese Tymund.
"È uno stregone molto potente" disse Marq. "Ne ho sentito parlare quando vivevo ancora sul continente maggiore. È un alleato di Valonde per quanto ne so."
"Quindi è meglio tenersene alla larga" disse Tymund.
"Chiedigli di Tongoran" disse Belia.
"Che importanza ha?" fece Tymund esasperato. "Sta delirando."
"Fallo e basta. Voglio sapere."
"Sanzir" disse Marq con tono calmo. "La mia amica vuole sapere che cosa c'è di così terribile a Tongoran."
Sanzir sorrise di nuovo. "L'ho sentita" disse il monaco. "Sono cieco, ma non sono sordo. Vi ho detto cosa vi aspetta a Tongoran. La morte. La più terribile che ci sia. Quella per mano di Ugammun il Terribile e della sua sposa Alkizkar l'Inarrestabile. Per non parlare di suo fratello, Andandum l'Implacabile."
Marq guardo Tymund. "Di chi sta parlando?"
L'uomo si strinse nelle spalle. "Questi nomi non mi dicono niente. Sono persone?"
"Dei" rispose Sanzir. "O demoni degli inferi. E io li ho evocati." Rise e nello sforzo vomitò altro sangue. "Soffro per il tremendo errore che ho fatto. Dei perdonatemi, volevo solo che la profezia si avverasse e invece... lui è il prescelto, lo so... colui che verrà a salvarci... l'eroe profetizzato che..." Il suo corpo fu scosso da un lungo tremito e infine si calmò, afflosciandosi.
Marq ebbe la sensazione che si fosse svuotato e che le sue mani stessero affondando in un mucchio di abiti vuoti.
"È andato" disse coprendo il viso contorto dal dolore di Sanzir.
"Che avrà voluto dire?" chiese Belia.
"Niente" rispose Tymund. "Stava delirando."
"A me sembrava più una confessione" disse Marq. Forse, sentendo la fine vicina Sanzir si era voluto riconciliare con i suoi Dei. O demoni.
Seppellirono il corpo dell'uomo e si rimisero in marcia.
Tymund fu pensieroso per tutto il giorno e anche quello seguente. Marq non seppe resistere oltre e gli chiese a cosa stesse pensando.
"Te lo dirò solo se prometti di non dire niente agli altri."
"Hai la mia parola."
Tymund sospirò. "Quei nomi non mi sono del tutto nuovi. L'altra sera ero troppo sconvolto, ma ci ho pensato a lungo sia ieri che oggi. Per esserne sicuro dovrei consultare qualche libro a Malinor e lo farò di sicuro, ma..."
"Cosa?"
Tymund scosse la testa. "È così assurdo, Marq. Quei nomi sono antichi, molto più della nostra era. Risalgono a quella dei maghi supremi, almeno. Si tratta di una conoscenza davvero proibita, visto che persino loro, così inclini alla blasfemia, li hanno banditi da ogni loro documento ufficiale."
"Cosa ci può essere di così orribile da spaventare persino i maghi supremi?" si chiese Marq.
"Non credo di voler conoscere la risposta" rispose Tymund.
Marq decise di lasciar perdere, almeno per il momento. Si stavano avvicinando a Malinor e non voleva che il gruppo fosse distratto da altri problemi.
Le strade verso la città erano poco trafficate, ma loro si tennero lo stesso alla larga da quelle principali.
"Almeno viaggeremmo più comodi" si lamentò Lem. "Questa strada è una mulattiera."
"Volevi una carrozza forse?" lo canzonò Belia.
"Quella sì che sarebbe davvero comoda."
La guerriera scosse la testa. "Sei sempre il solito. Sai che non..." Un dardo piovve dal cielo, sibilò sopra l'orecchio destro di Marq e si conficcò nella coscia di Belia.
La donna emise un grido soffocato.
Lem, agile nonostante la stazza, saltò giù dal cavallo e trascinò Belia con sé, proteggendola con lo scudo.
Marq prese Tymund ed evocò lo scudo magico. Due dardi si infransero contro la barriera.
Lui guardò in alto, tra le chiome degli alberi. Tra le sue mani apparve un globo infuocato che girava su se stesso. Lo lanciò verso il punto da cui era arrivato il dardo, certo che chi lo avesse fatto, se non era troppo stupido, si fosse messo già al riparo.
Altri proiettili caddero dall'alto. Qualcuno venne deviato dallo scudo magico o da quello di Lem, altri mancarono il bersaglio e si conficcarono nel terreno.
"Saranno almeno in sei" disse Lem. "Forse otto."
"Sono troppi" disse Marq. "E io non sono bravo a combattere contro molti nemici."
"Che facciamo?" chiese Tymund preoccupato.
"Prima di tutto ci dobbiamo togliere di qui" disse Marq. "Lem, rimonta a cavallo e porta Belia lontano da qui. Tymund, tu vai con loro."
"E tu?" chiese il guerriero.
"Io vi farò guadagnare tempo."
"Marq, tu dici sempre che non dobbiamo dividerci" si lamentò Lem.
"Sarà solo per qualche ora. Aspettatemi in u luogo sicuro. Verrò io a cercarvi quando li avrò distanziati."
Lem trascinò Belia sul cavallo mentre Marq incendiava gli alberi attorno a loro creando una cortina di fuoco e fiamme.
"Andate" gridò saltando giù dalla sua cavalcatura.
Tymund e Lem si gettarono a galoppo lungo il sentiero.
Marq evocò lo scudo e attese.
Dalle fiamme sbucarono prima otto guerrieri armati di scudo e balestra. Dietro di loro, altre quattro figure, due uomini e due donne. I loro visi gli erano sconosciuti.
Fu uno degli uomini, dai capelli bianchi come il latte e la pelle abbronzata, a farsi avanti per primo.
"Tu devi essere Occhi Blu" disse.
Indossava il mantello azzurro di Valonde.
"E tu devi essere la Tigre Bianca" rispose Marq.
L'uomo sogghignò. "Vedo che mi conosci. Dove ci siamo già incontrati?"
"Ti conosco solo di fama."
"Che aspetti ad attaccarlo, Levar?" chiese una delle donne con tono impaziente.
"Non c'è fretta, Javi" rispose la Tigre Bianca. "Non c'è fretta. Godiamoci il momento piuttosto."
"Così i suoi amici fuggiranno."
"Che vadano pure. Non sono loro il nostro obbiettivo." Guardò Marq. "Hai capito che siamo qui per te, vero?"
"Ti manda Falgan? O Galyon?"
"Mardik" rispose la Tigre Bianca. "Li hai fatti arrabbiare proprio tutti, dopo quella faccenda di Theroda. Falgan dice che vuole scorticarti vivo con le sue mani."
"Quanto vi ha promesso?"
L'uomo scrollò le spalle. "Abbastanza da poter comprare un piccolo possedimento, forse anche un titolo nobiliare. Ma sai che ti dico? Ho rifiutato. Gli ho detto che l'avrei fatto per il gusto di dare la caccia a feccia come te."
Marq annuì. "Vuoi la fama, giusto? Te la dovrai guadagnare. Tutti voi dovrete farlo."
La Tigre Bianca sorrise. "Siamo qui per questo."
Marq vide balenare i dardi magici e si preparò allo scontro.

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