Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    16/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'agguato

 
Vyncent seguì il valletto fuori dal castello e poi lungo il sentiero che portava verso il confine del parco.
Nella mano stringeva ancora il biglietto che gli aveva dato.
Sibyl, pensò. Che ci fa qui a Malinor?
Non la vedeva dalla loro avventura con il Varthag. Avevano ucciso quel mostro con molta fatica prima che attaccasse la città.
Mirka, il necromante che aveva costretto sua sorella Deliza a resuscitare il mostro, era scomparso. Nella piana avevano scoperto sei corpi, ma non il suo. E nemmeno quello delle due streghe che lo accompagnavano.
Non erano stati divorati dal Varthag.
Gli eruditi dell'accademia di Valonde avevano insistito per sezionare la creatura e re Andew gliel'aveva concesso con una certa riluttanza.
Nello stomaco del mostro non vi erano i corpo di Mirka e delle due streghe.
Dopo quell'episodio Sibyl aveva annunciato a Oren di voler tornare sul continente vecchio e da quel momento era sparita dalle loro vite.
 E ora riappariva all'improvviso e con un misterioso messaggio per lui.
Perché non è venuta da me? Si chiese. Forse ha paura che la stiano spiando? O che stiano spiando me? Forse ha delle informazioni da darmi. Forse, volessero gli Dei, sa dove si trova Joyce?
Immerso in questi pensieri seguì il valletto fuori dal parco e per le strade di Malinor. Il ragazzo si muoveva veloce e senza esitazioni, una svolta dopo l'altra, una traversa dopo l'altra.
Si infilò in un vicolo e Vyncent accelerò il passo temendo di perderlo, ma appena girato l'angolo lo vide imboccare un'altra strada che procedeva perpendicolare alla loro.
Sta accelerando il passo? Pensò. Forse si è accorto che ci seguono o sta cercando di distanziarmi?
Accelerò il passo a sua volta per raggiungerlo. Dal punto in cui si trovava vedeva solo la schiena del ragazzo.
La strada era deserta e stretta, i palazzi erano addossati l'uno all'altro e formavano un intrico dal quale sarebbe stato difficile uscire senza una guida o molto tempo a disposizione.
Il valletto si voltò e un attimo dopo, con un movimento rapido, si gettò dentro il portone di un palazzo.
Vyncent fece per seguirlo, ma il portone si chiuse con un tonfo metallico. Sorpreso, restò imbambolato di fronte all'entrata.
E adesso?
Si chinò per esaminare il portone alla ricerca di un punto dove poter fare pressione per aprirlo e fu quello a salvarlo.
Qualcosa ronzò sopra la sua testa e si infranse contro il metallo del portone.
D'istinto si gettò di lato.
Altri due dardi gli sfiorarono la gamba destra mentre rotolava sul selciato e cercava di capire da dove fossero arrivati.
Con la coda dell'occhio colse un movimento alla fine della strada. Un'ombra sparì dietro a un angolo.
Vyncent balzò in piedi e corse nella stessa direzione, lo scudo e un dardo magico già pronti. Appena girato l'angolo quattro dardi esplosero sopra la sua testa e si infransero contro lo scudo.
Vyncent li parò senza difficoltà, cercando di capire da dove venissero.
La strada sembrava vuota eppure da qualche parte doveva trovarsi il suo assalitore. Gettò una rapida occhiata alle finestre, ma erano tutte chiuse. I palazzi erano alti due o tre livelli ed erano di pietre e mattoni.
Vyncent attese per qualche istante, poi avanzò verso il fondo della strada.
"Chi sei?" domandò a voce alta.
Un dardo esplose ai suoi piedi facendogli fare un balzo all'indietro.
Era apparso come dal nulla.
Non è normale, si disse. Oppure è molto abile nel nascondersi.
Non era a suo agio contro un avversario che usava l'invisibilità, ma sapeva come contrastarla. Si concentrò, cercando di intercettare ogni minimo rumore e vibrazione dell'aria.
Dalla città arrivavano rumori attutiti, appena udibili da quella distanza.
Una finestra scricchiolò.
In lontananza udì il pianto di un neonato.
La risata di una donna.
Un uomo si stava lamentando di qualcosa.
Qualcuno batté i piedi sul pavimento di legno.
Il fuoco che scoppiettava nel forno di un panettiere.
Una porta si aprì e una ragazza di dodici o tredici anni si gettò in strada di corsa, la gonna che frusciava nell'aria.
Fu allora che Vyncent vide l'aria incresparsi dietro la ragazza.
Si gettò in avanti.
La ragazza gli rivolse un'occhiata sorpresa.
Vyncent voleva gridarle di togliersi di lì o di gettarsi a terra, ma non c'era tempo per parlare o pensare ad altro.
Annullò il dardo ed evocò la corda magica. Con un movimento fluido la lanciò verso la ragazza. La corda si avvolse attorno alla sua vita e con uno strattone deciso la spostò verso la parete di fronte a lei.
I due dardi le sfiorarono il fianco e proseguirono la loro corsa verso Vyncent. Lui alzò lo scudo e li deviò, mentre con l'altra mano scioglieva la ragazza dalla corda magica.
Altri due dardi volarono verso di lui dal fondo della strada, ma stavolta non li assorbì con lo scudo.
Ogni volta che lo faceva la sua velocità diminuiva e lui aveva meno tempo per agire. Invece scartò di lato un istante prima di essere colpito e si gettò in avanti dopo aver evocato i dardi.
"Pazzo" gridò una voce che sembrava provenire dal nulla.
Vyncent lanciò i dardi in quella direzione e un attimo dopo apparve una figura.
L'uomo indossava un mantello nero e oro. Con una mano aveva evocato lo scudo magico per assorbire i dardi lanciati da Vyncent.
"Che cosa vuoi? Sei del circolo di Malinor?" gli chiese Vyncent tenendolo sotto tiro con i dardi.
L'uomo strinse i denti. "Sono qui per ucciderti, principe senza corona."
"Chi ti manda?"
"Nessuno. L'ho deciso io."
"Non è vero" fece Vyncent. "Mi hai attirato in trappola con quel finto messaggio."
"Non è finto" disse l'uomo. "La ragazza che cerchi è nelle nostre mani."
"Provalo."
"Se mi segui lo farò" rispose.
Con un gesto agile si voltò e sparì nell'aria.
Vyncent si rivolse alla ragazza. "Torna a casa e non uscire fino a domani."
Lei annuì terrorizzata.
Vyncent si lanciò all'inseguimento dell'uomo.
Quando era certo di averlo perso, lui riapparve a un incrocio. "Da questa parte, principe senza corona."
È una trappola, si disse Vyncent. Ma se avesse detto la verità? Pochi sapevano di Sibyl e poteva non essere un caso che lei si trovasse in città e che fosse in pericolo.
Non posso lasciarla nelle mani di questa gente, pensò. Anche se è una trappola.
L'assalitore si muoveva agile tra le viuzze e i vicoli del quartiere, ma non abbastanza da distanziarlo, anche se manteneva un certo vantaggio.
Lo fa per non darmi il tempo di mirare e colpirlo, pensò Vyncent. Vuole che lo segua. È decisamente una trappola.
Allontanò quel pensiero.
Ci penserò dopo a come uscirne, si disse. Ora devo scoprire se Sibyl è davvero nelle loro mani. Dopo il loro primo incontro aveva ripensato a lei e alla sua scomparsa.
Aveva letto la tristezza nello sguardo di Oren le poche volte che lo aveva incontrato. Doveva davvero tenere parecchio a quella ragazza.
Se le facessero del male per colpa mia, pensò, non potrei perdonarmelo. È chiaro che vogliono usare lei per colpire me.
L'assalitore si tuffò in un portone aperto e scomparve. Vyncent accelerò il passo, lo scudo sempre pronto e un dardo nell'altra mano.
Si affacciò davanti al portone, ma non giunse alcun dardo dall'altra parte. Facendosi coraggio gettò una rapida occhiata.
Il palazzo era fatiscente. A destra e sinistra vi erano due aperture rettangolari che una volta dovevano essere state delle porte. Erano entrambe sbarrate da pesanti assi di legno.
Sulla parete di fronte all'entrata si apriva un arco alto tre metri. Vide l'assalitore fermo sul primo gradino, come in attesa.
"Se non ti sbrighi lei morirà" disse.
"Aspetta" fece Vyncent abbassando il dardo. "Non ti attaccherò. Hai la mia parola."
L'uomo sembrò tentennare. "Se il tuo è un trucco, sappi che stai sprecando tempo prezioso. A quest'ora la tua amica potrebbe essere già morta."
"Chi ti dice che sia mia amica?" Era un tentativo patetico, ma forse valeva la pena provarci.
L'uomo scrollò le spalle. "Se non lo fosse, non ti saresti precipitato qui per liberarla."
"Voglio solo scoprire chi c'è dietro tutto questo."
"Te l'ho già detto. Sono solo io."
"Stai mentendo."
L'uomo gli voltò le spalle. "Pensala come vuoi. La tua amica è qui sotto. Segui il tunnel dopo le scale."
Un attimo dopo scomparve.
Vyncent vide l'aria incresparsi dove il suo assalitore passava usando l'invisibilità. Con un gesto agile si infilò in una porticina nascosta dietro una colonna spezzata in due.
Doveva scegliere se seguire l'uomo o andare da Sibyl.
A che cosa sto pensando? Si chiese.
Si diresse verso l'arco senza esitazione.
Procedette a tentoni, un gradino alla volta. Scartò subito l'idea di evocare un globo luminoso. In quel buio avrebbe alterato la sua vista e sarebbe stato un bersaglio troppo facile per un altro assalitore nascosto tra le ombre.
Alzò lo scudo davanti a sé, mentre ogni tanto si voltava indietro per sorprendere qualcuno che lo stesse seguendo.
Passò sotto una grata di metallo di cui vide solo gli spuntoni metallici e procedette nel buio. Dopo le scale il corridoio procedeva dritto.
Lungo le pareti di pietra si aprivano a intervalli regolari delle porte. Alla prima gettò un'occhiata all'interno.
Nella penombra colse la sagoma di un giaciglio e pochi oggetti sparsi per terra. Lo squittio di un topo lo fece trasalire, ma dominò in fretta la paura.
È una cella, pensò. Deve essere una prigione usata dai malinor.
Prigioni segrete esistevano ovunque, sui due continenti. Era certo che anche Valonde ne avesse una, anche se nessuno gliene aveva mai parlato.
A Londolin era quasi certo che non ce ne fossero. La capitale era piccola rispetto a Valonde e minuscola in confronto a Malinor.
Il più piccolo dei quartieri di quella gigantesca città avrebbe potuto accogliere la capitale del suo regno.
Ronnet e Bardhian avevano ragione a esserne fieri. I loro antenati avevano edificato una vera e propria meraviglia.
Eppure la grandezza non era tutto.
Scosse la testa.
Non distrarti proprio ora, si disse. Hai una vita da salvare. Due, contando anche la tua.
In lontananza udì un tonfo sordo e si fermò, teso all'ascolto. Ci furono altri tonfi attutiti e l'eco di quello che gli sembrò una voce.
Qualcuno sta gridando? Si chiese.
Affrettò il passo per avvicinarsi alla fonte del rumore.
I tonfi aumentarono d'intensità mano a mano che si avvicinava finché non vide l'unica cella chiusa da una pesante porta di ferro.
"... ripensato... lettera... adesso..." furono le parole che riuscì a cogliere.
Poggiò la mano sul chiavistello di ferro che bloccava la porta e diede uno strattone deciso. Un attimo dopo la porta si aprì verso l'esterno.

Prossimo Capitolo Gioved 17 Gennaio
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor