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Autore: heliodor    21/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Per il bene di Malinor

 
Hava era al centro del terzetto. Alla sua sinistra Brun e alla destra un uomo che non aveva mai visto prima.
Tutti e tre indossavano un mantello nero e oro, simbolo del circolo di Malinor. Non erano leccapiedi di Malag, ma loro alleati.
E non sembravano amichevoli.
Vyncent alzò lo scudo magico. "Tu sei Hava?"
"Mi conosci?" chiese la donna.
"È la prima volta che ti vedo."
Lei rise. "Ma certo. Il grande Vyncent di Londolin non può certo abbassarsi al livello di una semplice strega."
"Se siete rimasti qui, vuol dire che Alion non vi considerava all'altezza di far parte del suo esercito."
L'uomo alla destra di Hava fece un passo avanti. "Hai una bella lingua per uno che sta per morire. Bada a quello che dici."
"Dico quello che vedo" rispose Vyncent. "Tre miserabili membri del circolo di Malinor, troppo deboli o troppo vigliacchi per andare in guerra, che rapiscono una ragazza e tendono un agguato a un loro alleato."
"Tu non sei un alleato" disse Hava. "Malinor non ne ha bisogno."
"Gusto" disse quella alla sua destra. "Malinor ha sempre badato a se stessa e ora siete arrivati voi dell'alleanza a farvi beffe di noi e prendervi la gloria che non meritate."
"Non ho sentito il tuo nome" fece Vyncent. "No, aspetta, non dirmelo. Non mi interessa."
"Io sono Balek" ringhiò lo stregone. "Hava, concedimi l'onore di ucciderlo."
"Scordatelo" disse la strega. "Il principe senza corona è mio."
"Vuoi lasciare a me la ragazzina?" fece Balek stupito. "Non vale niente."
Joyce fu tentata di protestare, ma Vyncent le fece segno di no.
"Se ne occuperà Brun" disse Hava. "Per lui è lo stesso, no?"
Brun le rivolse un'occhiata sofferente. "Non avevi detto che bisognava ucciderla."
"Ma dovrai farlo" rispose la donna.
"Io non so se sia giusto" disse lo stregone con aria affranta. "Lei non c'entra niente."
"Ne sei sicuro? È amica di quel Vyncent" disse Hava.
Più che amica, pensò Joyce.
"Ricordi la prima volta che sei arrivato al circolo?" proseguì Hava. "Ricordi quelli che ti prendevano in giro?"
"Sì" disse Brun.
"Vyncent è come loro. È venuto qui per prendersi gioco di tutti noi. Vuoi permetterglielo?"
"No, ma la ragazza..."
"Lei è sua amica, Brun. Ti sei già dimenticato di Tayfa e del suo amico Shaifa? Era Tayfa quello che ti tormentava, ma Shaifa lo aiutava tutte le volte che poteva. Lei è come Shaifa."
"Shaifa" disse Brun accigliandosi. "Ora è partito per la guerra."
"Quando tornerà, potrai dargli la lezione che si merita. Sarai uno dei salvatori di Malinor."
Brun annuì deciso.
Joyce si accorse che Vyncent fremeva.
"Vogliamo cominciare o devo stare qui a sentire le vostre chiacchiere?" disse con tono provocatorio.
Perché fa così? Si chiese Joyce. Li provoca per distrarli? Se è così posso dargli una mano.
"Sì, iniziamo" disse Joyce evocando lo scudo.
"E quello che cos'è?" fece Hava divertita.
Joyce arrossì.
"Cerca di usare le tue forze con parsimonia" le sussurrò Vyncent. "Io penso a quei due, tu occupati di Brun. Non sottovalutarlo anche se sembra il più debole."
Si lanciò in avanti senza darle il tempo di rispondere. Dalle sue mani proruppe un fascio di energia concentrato che spazzò il pavimento e raggiunse Hava e Balek.
I due balzarono all'indietro evitando d'un soffio di essere colpiti.
Vyncent evocò la corda magica che aveva usato la prima volta che si erano incontrati e l'agitò nell'aria come una frusta.
Balek incrociò le braccia sul petto, l'espressione concentrata. Accanto a lui, Hava estrasse due spade di metallo e le agitò nell'aria.
"Sai che cosa sono queste?" domandò.
"No" rispose Vyncent. "Ma non avrai il tempo di usarle." Lanciò una dozzina di dardi verso la strega.
Balek si frappose tra lei e i proiettili magici. Davanti a lui si formò uno scudo magico che li assorbì tutti.
Joyce li vide infrangersi e sparire in lievi increspature che percorsero lo scudo come onde su un laghetto.
Vyncent si arrestò.
Balek invece ghignò. "Il mio scudo fermerà tutti i tuoi attacchi" disse spavaldo.
Dietro di lui, Hava agitò le spade nell'aria.
Da quella distanza non colpirà mai Vyncent, a meno che non intenda lanciargliele.
Invece la strega le puntò verso il pavimento.
"Ora assaggerai il mio potere" disse la strega calandole nello stesso momento.
Qualcosa riverberò attorno alle lame e alle mani della strega. Come se fosse un fluido l'energia scaturita dalla strega si trasferì alle lame e poi al pavimento.
Da qui, come un serpente animato da volontà propria, l'energia si mosse veloce in direzione di Vyncent.
Una volta, in un giorno di pioggia, Joyce si era affacciata alla finestra e per caso aveva visto un fulmine cadere nel parco attorno al castello.
Il lampo e poi il rombo assordante li ricordava ancora, ma quello che liberò Hava fu peggio.
Il rombo fu così assordante da scuoterle le viscere e farle battere i denti. Anche a distanza di diversi passi sentì sulla sua pelle l'energia liberata dall'incantesimo, come se si fosse espansa nell'aria tutto intorno.
Il fulmine percorse il pavimento in direzione di Vyncent. Lui fece un balzo di lato evitando all'ultimo, ma non riuscì a evitare che uno dei suoi rami lo raggiungesse, colpendolo alla gamba.
Vyncent gridò per il dolore e la sorpresa, ma continuò a muoversi anche trascinandosi dietro la gamba.
"Il mio fulmine può paralizzarti un arto se ti colpisce anche solo di striscio" disse Hava. "Senti il dolore attraversarti il corpo, principe senza corona?"
Vyncent non le rispose, ma Joyce notò la smorfia di sofferenza sul suo viso.
"Tra poco ne avrai un'altra dose."
Joyce fece per correre verso Vyncent. In quel momento non desiderava altro che sostenerlo e aiutarlo in quel momento di difficoltà.
Cercò di muoversi, ma non ci riuscì.
Sentì una stretta all'addome. Qualcosa le aveva avvolto la vita, serrandola in una morsa dolorosa.
Abbassò gli occhi e vide la corda magica avvolta attorno al suo corpo. L'altro capo terminava in una delle mani di Brun.
Lui mosse il braccio e Joyce si sentì spingere nella stessa direzione e poi sollevare. Si alzò per un paio di metri e poi ricadde al suolo.
L'impatto le tolse il fiato e per un attimo le impedì di riflettere sull'intenso dolore che provò alla schiena.
Brun agitò di nuovo il braccio lei si sentì di nuovo spingere verso l'alto.
Se continua così mi ucciderà, pensò.
Evocò un dardo per ogni mano e li lanciò verso Brun.
Lo stregone li parò con lo scudo e continuò a sbatacchiarla in giro. Stavolta la scaraventò contro la parete opposta.
Un attimo prima Joyce evocò la resistenza prodigiosa e solo questo la salvò dal rompersi tutte le ossa nell'impatto.
Brun si stava già preparando a farla volteggiare di nuovo.
Joyce mormorò la formula della forza straordinaria e si aggrappò a una pietra sporgente. Facendo leva con le mani diede uno strattone deciso.
Brun venne sbilanciato in avanti e per un attimo perse la presa sulla corda magica.
"Vuoi volare?" gridò Joyce con voce affaticata. "Ora ti accontento subito."
Mormorò la formula della levitazione e, dopo aver puntato i piedi sul pavimento, spiccò un poderoso salto verso l'alto.
Ancora legato a lei con la corda magica, Brun venne sollevato e trascinato a sua volta verso l'alto.
La corda scomparve e Brun precipitò verso il basso. Joyce lo vide atterrare con la schiena e rimbalzare di lato.
Da quella posizione poteva vedere il campo di battaglia. Vyncent era circondato su due lati da Hava e Balek. Lampi di colore azzurro lampeggiavano attorno alla sua figura. Dove i fulmini colpivano il suo scudo emettevano uno scintillio azzurro che abbagliava per un istante.
Joyce distolse lo sguardo. Doveva tornare giù e aiutare Vyncent.
Invece qualcosa si avvolse attorno alle sue gambe e si sentì trascinare giù con violenza. Annaspò nel vuoto. Senza una appiglio sul quale far leva non poteva usare la forza straordinaria.
Dal basso Brun la stava tirando giù avvolgendo la corda magica attorno al suo braccio.
"Non ti arrendi mai tu?" gridò Joyce.
Brun, lo sguardo accigliato, continuò a tirarla giù.
Joyce annullò a levitazione. In un istante atterrò sul pavimento a pochi passi dallo stregone.
"Arrenditi" disse Brun.
"No" fece Joyce.
Lui si accigliò. "Ti sono superiore. Stai solo guadagnando tempo, ma non puoi evitare la sconfitta."
"Non perderò" disse Joyce.
Anche lui deve essere stanco, pensò. Quella corda magica doveva togliergli parecchie energie. Stava approfittando di quella pausa per riprendere fiato e prepararsi all'assalto finale.
Lei invece si sentiva esausta e al limite delle forze. Il digiuno e la sete non avevano affatto migliorato la sua situazione.
"Non ti voglio uccidere" disse Brun.
"Allora non farlo."
Lui sembrò esitare. "Hava... lei dice che deve essere fatto."
"Perché?"
"Peri il bene di Malinor." Quelle parole sembrarono scuoterlo. La corda magica serrò la sua stretta sulle gambe di Joyce e lei avvertì un dolore acuto.
Strinse i denti per non gridare.
Devo liberarmi, si disse. Prima che mi colpisca. O mi spezzi le gambe.
Brun però non la stava finendo, anche se era alla sua portata. La sua corda risalì lungo il corpo di Joyce, serrandole il bacino e il ventre.
Non riesce a usare altri incantesimi mentre mi tiene legata con la corda, si disse Joyce. Deve essere questo il suo limite.
Smise di lottare per liberarsi ed evocò i dardi magici.
La morsa della corda aumentò e Joyce temette che le sue ossa cedessero sotto quella tremenda pressione.
Puntò i dardi verso Brun. "Sei senza scudo. Ti ucciderò se non mi lasci andare."
"Morirò felice per aver compiuto il mio dovere" rispose lo stregone.
Idiota, pensò Joyce.
Gli puntò contro i dardi. Da quella distanza, anche se la sua mira era pessima, non lo avrebbe mancato.
La stretta di Brun si fece più intensa. Joyce sentì il fiato mancarle, la corda che si stringeva sulle costole e cominciava a premere.

Note:
Ho saltato un capitolo, ma lo recuperiamo, non temete :)

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