Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Duncneyforever    21/01/2019    2 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 








La giovane è assolutamente bellissima, di sicuro, il meglio che Rüdiger abbia trovato: un'Adriana Lima degli anni quaranta... Un sogno. 

Lui la fissa, immobile, mentre lei se lo mangia con gli occhi, aprendogli spudoratamente le gambe.

- Wollen wir sie wegschicken? / Vogliamo mandarla via? - I suoi occhi sono di una splendida sfumatura di azzurro, ma non sono affatto buoni, anzi, mi scrutano quasi con orrore al supporre che un " ariano " di classe 1A volesse mescolarsi con una ragazzina di razza bastarda. 

Porta i lunghi capelli neri sul fianco, ridacchiando come una civetta. 

- Wollen wir dich wegschicken? / Vogliamo mandare via te? - Lei serra le cosce in fretta, scioccata dalla reazione del comandante. Ammanta il corpo nudo con il lenzuolo, fingendosi pudica anche dopo averci offerto una buona veduta delle sue grazie. - Raus aus meinem Bett. / Fuori dal mio letto. - Le intima, indicandole la porta. 

- Aber ich... / Ma io... - 

- Bist du taub?! Raus aus meinem Bett, Hure! / Sei sorda?! Fuori dal mio letto, puttana! - La ragazza, impaurita, scatta in piedi e raccoglie gli abiti dal pavimento, sgusciando via senza neppure premurarsi di rivestirsi. 

Guardandola, direi al primo sguardo che sia perfetta per Reiner, ma lui non l'ha neppure calcolata, rivelandosi più innervosito che altro dalla " sorpresa " ricevuta ( sorpresa che, evidentemente, non aveva richiesto ).

- Io lo ammazzo... - Brontola, adirato, digrignando i denti. 

- Ci penso io. - Mi faccio avanti, proponendomi come mediatrice. - Lui non vuole te; vuole me. - La mano che aveva poggiato sulla mia spalla scivola verso il basso, per tutta la lunghezza del braccio, lasciandosi scappare anche il polso e le dita sottili. 

- Attenzione - mi consiglia, tenendomi d'occhio dal corridoio.

Mi farei anche due domande ( sul perché mi abbia permesso di affrontarlo di nuovo e, soprattutto, da sola ), se non fosse per un'insolita contentezza, che mi fa camminare a cuor leggero e fluttuare sospesa in un mondo immaginario in cui la moretta italiana, tenera e bassina, vince la bellezza nordica desiderata e ammirata da tutti. 

Ignoro i grugniti di animali non ben identificati, introducendomi quatta quatta nella sua camera: mi approssimo al letto a baldacchino, quieta, approfittando della posizione ( decisamente vantaggiosa ) per non farmi beccare. 

Il rumore catalizza l'attenzione del colonnello sulla sua preda, così come il corpo snello e tonico della bionda ( che si agita imbizzarrita su di lui ) distoglie i suoi occhi di falco da tutto ciò che lo circonda. 

Sfruttando il momento in cui il rosso decide di " premiarla " e, quindi, di farla calare verso di lui per baciarla, mi faccio ancora più vicina e mi alzo di colpo, prendendola per i capelli e tirandola giù dal suo " giocattolo ", per poi spingerla sul materasso. 

- Scusa, cara - le dico, sorbendomi le sue urla sgraziate. 

Mi concentro sul viso imperlato di sudore del colonnello, sui suoi addominali distesi, piuttosto che sul bassoventre. 

Non l'ho mai visto il " pennuto senza penne " dei maschi, ma non intendo dare una sbirciata. 

Specialmente al suo. 

Eh sì, strano che me l'abbia sbattuto tra le cosce senza obbligarmi a guardarlo! 

- Rudy?! Was ist los? Wer ist sie?! / Cos'è successo? Chi è lei?! - Squittisce, sospirando a intervalli regolari, riprendendosi a fatica dalla foga del momento.  

- Ti rendi conto di quanto tu sia ignobile, sì?! - Lui, da coricato, sghignazza divertito, battendo le mani e levandosi sui gomiti, trascurando la giovinetta al suo fianco. - Che diavolo hai da ridere! - 

- Sei buffa, Italienerin; una scenata di gelosia, per me, non l'hai mai fatta. - Sono così tentata di tirargli un ceffone che ci medito su, ripensandoci all'ultimo secondo. 

È proprio ciò che vuole, quindi perché accontentarlo? Lui non merita niente, neanche la mia considerazione. 

Certo... Potrei anche perdere le staffe, se mi provocasse. 

- È vent'anni che sei egoista; devi iniziare proprio ora a condividere " amabili signorine " con il tuo miglior nemico?! - Mi sono morsa il labbro per non chiamarle in altro modo, benché la bionda sembri più bella che intelligente... In fondo, compatisco il modo quasi disperato in cui ricerca i suoi occhi, gelidi come il Cocito, il lago ghiacciato collocato da Dante sul fondo dell'inferno, al cui centro vi è immerso Lucifero. 

Mah! pensare che mi fidavo di lui, magari non ciecamente, ma mi fidavo, perciò non mi conviene denigrare lei che, di fatto, non ha colpa. 

- Al principino non è piaciuto il mio regalo? Non dirmi che preferisce te a quella fata! - 

In un raptus violento, gli afferro il collo, premendo sul taglio netto che gli ha reciso la gola: lui sussulta, lanciando un ululato, inebriandosi di quel dolore allucinante. 

Essendo inginocchiata sul materasso, mi accorgo di essere prossima alla sua intimità solamente al sentirla rigida a contatto con il tessuto dei pantaloni. 

Arretro bruscamente, rossa di vergogna. 

La biondina lo richiama, ripetutamente, ma lui non ragiona più; cerca di trascinarmi in avanti, di farmi rimpiazzare il posto che prima occupava lei, sul suo grembo, finendo però neutralizzato da uno schiaffo vigoroso, che fa ruotare il collo addirittura ad uno come lui. 

- Un giorno affogherai nella solitudine, perché nessuno vorrà sprecare il suo tempo con un uomo che ha voluto inimicarsi l'umanità intera. - Scollo le sue mani dai fianchi, come lo si farebbe con una patella da uno scoglio, accennando un " no " contrariato con la testa. - Cresci un po', Rüdiger... La Terra ruota attorno ad un proprio asse e, quell'asse, non sei tu. - Raccolgo tutta la mia sicurezza e faccio dietrofront, imboccando la via d'uscita, senza più voltarmi addietro. 

- Buon proseguimento. - Gli auguro, sbattendo la porta alle mie spalle. 

Incontro gli occhi di Reiner, ma non gli corro incontro, perché sento un pianto di donna che mi strazia il cuore; tendo l'orecchio verso il luogo da cui proviene, giungendo alla conclusione si tratti di Erika. Seguo la traccia, ritrovandomi esattamente dove supponevo che quel pianto provenisse: la governante è, infatti, seduta su uno scalino, con la testa bassa chinata sulle ginocchia, che singhiozza rumorosamente. Titubante, scendo la prima rampa di scale, avvicinandomi a lei.

- Rüdiger non vale le tue lacrime. - Le dico, porgendole il fazzoletto pulito che avevo inserito nella tasca dei jeans.

- Non ho bisogno della tua pietà. - Il suo viso eburneo è percorso da torrenti in piena; persino lei, che è sempre stata rigida e altezzosa, si mostra fragile, essendo intrappolata in uno stato di pena e sofferenza che non le concede neppure una tregua. 

Nonostante abbia cercato ( a tutti gli effetti ) di farmi fuori, non odio lei più di quanto non odi Rudy ed essendo umana, provo dispiacere. 

- Non pietà... Ti compatisco. - Dichiaro, sbalordendola. - Probabilmente, meriti molto di meglio, anche perché, se non fossi una stronza odiosa, saresti proprio una gran bella donna! - 

Non ho idea di quanto possa gradire la mia presenza dopo quest'ultima affermazione, per cui decido comunque di alzare i tacchi e tornare da Reiner che, sono certa, si starà domandando perché mai sia andata di sotto senza neppure avvisarlo. 

Noto con " piacere " che Rüdiger abbia ripreso le sue attività da dove lo avevo interrotto, se possibile, incrementando il baccano, tanto che, nel mio mondo, avrebbero già provveduto ad arrestarlo per " disturbo della quiete pubblica ".

A questo punto, sono più che convinta che lo faccia apposta per infastidirmi.

- È normale essere così rumorosi mentre si fa... ? - Lui si fa sfuggire una risata, soprannominandomi " vergine guerriera " in onore della temerarietà che, almeno finora, mi ha permesso di preservare la virtù. 

- Dai, chiudi la porta; sentirli guaire mi urta il sistema nervoso. - 

- Hai intenzione di restare? - Nel mentre, ispeziono la camera, chiedendomi se stia cercando di cacciarmi, oppure se mi stia solo implicitamente incentivando a passare il tempo con lui. 

- Certo, anche perché tu vuoi che io resti. - Affermo, tirando via le lenzuola dal letto e planandoci sopra a " volo d'angelo ". - Oddio, è morbidissimo! Provalo anche tu! - Lui siede sul bordo, coricandosi sul fianco, stendendo le braccia per abbracciarmi. 

- Tu sei morbida. - Sfiora le mie labbra con il pollice, in un modo così delicato che, se non avessi avuto gli occhi aperti, neppure l'avrei percepito. 

- Grazie - rispondo, arrossendo per le attenzioni ricevute. 

Osservo assorta i tratti del suo viso, contemplando una perfezione che non avrei mai e poi mai pensato di poter vedere da così vicino. 

Dev'essere la creazione di un orafo, poiché tutto in lui appare prezioso: dai capelli composti da fini filamenti aurei, agli occhi azzurri, mosaico di tanti piccoli diamanti incastonati perfettamente tra loro; dalla pelle chiara che, alla luce della luna, risplende d'avorio, alla muscolatura statuaria, copia dal vero di un'opera del grande maestro Canova, rappresentazione ideale dell'eroe del mito antico. 

Eppure è umano; non solo di carne e sangue, ma anche interessato a me, nonostante io sia ben lungi dall'essere perfetta. 

- Rüdiger è rimasto molto sorpreso... Non si aspettava che rifiutassi. - 

- Allora Rüdiger non conosce i miei gusti. - Il suo cuore d'inverno si tramuta in un fiore di primavera; un giglio selvatico, che ravviva la mia vita incolore e mi rende schiava del suo profumo inebriante. 

- Non sarai un po' troppo eccentrico per essere un nazista? - 

- Sono un artista mancato... La mia musa la sceglie il cuore, non il cervello. - Mi accoglie sul suo petto, probabilmente sapendo che sarei rimasta colpita e che, di conseguenza, avrei voluto abbracciarlo. - E non avrebbe potuto scegliere meglio. - Dove tocco tocco, nulla impedisce alle mie guance di imporporarsi, vergognose, e di far bruciare la mia carne fin nel profondo. - Sei caldissima. - Palesa, spennellandomi il viso di soffici carezze. 

- Bitte, tu das nicht. / Per favore, non farlo. - Essendo diventata pressoché bollente, mi ripiego a riccio, affossandomi nella sua camicia.

- Dein Deutsch ist so süß... / Il tuo tedesco è così dolce... - Mi guarda come fossi la creatura più adorabile che abbia visto in vita sua, non mancando di baciarmi candidamente il viso e i capelli. 

- Si può sapere cos'hai oggi? Ti trovo molto più... Come dire... Sciolto. - Lui rintraccia il mio viso sotto al groviglio castano, liberando il passaggio che lo avrebbe condotto dritto alle mie labbra. - No, Reiner... - Farfuglio, bloccandolo con le mani. 

- Uno, uno soltanto. - Mi istiga in ogni modo, senza capire quale struggimento io provi nel dover far tacere i sussulti dell'anima in favore dei vincoli etici imposti dalla mia società.

La persona che lui è, al di là della parte corrotta, è meraviglia: possiede tutto ciò che mi piace, persino tutto ciò che non sapevo di poter trovare piacevole e, poco alla volta, mi convinco dell'idea che avrei dato qualsiasi cosa affinché lui fosse nato ottant'anni più tardi. 

- Sai che non posso. - Quasi si scotta toccandomi il viso, ancora più accaldato a causa dello sforzo di trattenere le lacrime. - Potresti amarmi, un giorno? - 

- Potrei - risponde, beneficiando di una fermezza fuori contesto. 

- E, dimmi, moriresti per amore? - Mi tuffo in un oceano sconfinato, cercandovi un vecchio relitto o una perla preziosa. 

- Suppongo che, per proteggere la persona che amo, farei qualsiasi cosa. - 

Questa era facile... 

Fin troppo scontata.

- Vivresti per amore di una donna, piuttosto che per amore della tua Germania? - Lui apre la bocca per parlare, ma ne trae solo un sospiro demoralizzato. - Allora non mi amerai mai abbastanza perché io possa cambiare opinione a riguardo. - 

Mi dico che lui non sia cosa per me ma, interiormente, mi sento in subbuglio; non so perché con esattezza, però, qualunque cosa sia, è una sensazione dolorosa e mi fa inumidire gli occhi, anche all'esterno. 

- Gli altri crucchi mi vogliono sulla forca, Reiner. Non puoi comprometterti con una come me. - Cerco di fornirgli una motivazione credibile cosicché lui possa tenersi lontano, ottenendo, di fatto, l'effetto opposto; 

- anche se il mondo intero ti odiasse, io rimarrei comunque al tuo fianco. - Ammette, contraddicendo quello che ha detto, o meglio, che non ha detto prima.

- Se io non ti volessi? - Abbasso lo sguardo, sapendo di non risultare neanche minimamente convincente; friziono i palmi sui jeans, impegnandomi da qualche altra parte per non doverlo guardare negli occhi. Prendo coraggio e rialzo la testa, incontrando la morbidezza delle sue labbra sulla guancia. 

- Ti va bene così? - 

- S-sì - balbetto, assumendo una tonalità mai vista di rosso. - Avrà finito, Rüdiger? Ho una fame! - Stronco il discorso, vergognandomi smisuratamente di essere arrossita di nuovo, come non avessi mai avuto contatti con un essere di sesso maschile. 

Ci sono tante cose per le quali provo vergogna: prima tra queste, il non essere sconvolta a sufficienza dalla scomparsa di Zlata; si tratta di omicidio, tuttavia, la mia mente ne è abituata al punto da non sentire più quel dolore che provavo all'inizio, quando vidi uccidere senza pietà quel ragazzo romano, artefice del complotto ordito ai danni di Rudy. Non posso pensare che sia " normalità " perché non è affatto normale quant'è accaduto, eppure è vero, capita e capita pure ogni singolo giorno: che razza di quotidianità è mai questa?! Ed io che mi crogiolo tra le braccia di un nazista mentre questa gente muore! Sono diventata egoista a tal punto? I sentimenti sono l'ultimo dei miei problemi; devo imparare a gestirli e, all'occasione, sopprimerli per raggiungere un bene più grande della gratificazione individuale.

Se la mia felicità genera dolore, non voglio più essere felice, poiché è un prezzo troppo alto da pagare, tanto per me quanto per loro.

- Io uscirei - propongo, risvegliandomi dal lungo letargo; il comandante mi segue, guidato dal brontolio dello stomaco e dal profumino di arrosto di cui è pregna la villa, piuttosto che da assemblaggi di parole concepite per fargli rivalutare la scelta di proseguire oltre... 

Beh, non sarà stata una mia vittoria, ma questa è, senza dubbio, una vittoria di Ariel.

La tavola imbandita è un girone dell'inferno, poiché non vi è seduto solo Rüdiger, ma anche la bionda e la bruna che abbiamo cacciato prima, il tenente Hoffmann ed Erika, tremante di rabbia e sul piede di guerra.

- Mamma - sussurro, accomodandomi nell'unico posto libero ( non a caso ) proprio accanto al rosso; è Rudy che me lo ha indicato, intimandomi di sedermi, mentre Reiner è rimasto in piedi.

- Una svista, amico mio. - Reiner, pressoché inferocito dal gesto del colonnello ( che ha fatto sparire la maggior parte delle sedie che costeggiavano il tavolo, ora evidentemente vuoto rispetto alla sua effettiva capienza ) prende una sedia dalla cucina e la strascica sul pavimento con violenza tale da graffiare un paio di piastrelle, tutto ciò, sotto lo sguardo avvelenato di Rüdiger. 

- Una svista. - Ridacchio senza farmi notare, facendogli spazio sulla destra. 

Hoffmann ammira la bella mora, riservandole occhiate fin troppo eloquenti; la governante giocherella con le posate come se volesse accoltellare la bionda e i due ufficiali parigrado si contendono la mia sedia, tirandola da una parte o dall'altra a seconda della vicinanza con le loro rispettive postazioni. 

- Avete finito di giocare?! Dateci un taglio! - Stanca di essere sballottata a destra e a sinistra, mi alzo in piedi, battendo le mani sulla tovaglia. - Oh, finalmente mi viene prestata attenzione! Ora, per cortesia, qualcuno potrebbe chiamare in tavola il primo piatto? Il ragazzo lavora in fretta; a quest'ora, avrà già finito. - Metà dei presenti non ha capito nulla di quanto ho detto, ma non importa: chi volevo che capisse, ha afferrato il concetto. 

A servirci, sono i miei amici e, perciò, li seguo pedissequamente, non perdendomi nemmeno un loro battito di ciglia. Il tenente se ne accorge e trattiene Naomi per la veste, chiedendo spiegazioni a Rüdiger. 

- Sie sind hier, um uns zu dienen; dass sie es zumindest gut machen! Sie lebten in Rom, sie verwöhnten sich mit gutem Essen; italienische Juden die gut mit Küche umgehen, können immer nützlich sein. / Loro sono qui per servirci; che almeno lo facciano bene! Vivevano a Roma, si viziavano con il buon cibo; ebrei italiani che ne capiscono di cucina, possono sempre essere utili. - Ad Hoffmann, stranamente, questa risposta piace e non controbatte, lasciandola libera. 

Dopo avergli appoggiato il piatto davanti, scappa via, impaurita, rifugiandosi in cucina. 

- Wie kannst du einen Jude für dich kochen lassen? Dieser Bastard könnte dich vergiften. / Come puoi lasciare che un ebreo cucini per te? Quel bastardo potrebbe avvelenarti. - 

Il " bastardo " presumo sia Ariel, ma cosa sta insinuando? Che significa " vergiften "? Non sarà mica avvelenare! E Rüdiger non sarà tanto stupido da crederci! 

- Ich habe meine Verkoster. Außerdem würde er nie riskieren, sie zu töten. / Ho i miei assaggiatori. Inoltre, non rischierebbe mai di uccidere lei. - 

Ah, bene! La sua cavia, nonché garanzia di sopravvivenza, sarei io.

Ma che carino! 

Reiner è concentrato sulla lasagna e non si prende la briga di intervenire ma, quando lo vedo poggiare la forchetta sul piatto ( prima che abbia finito di mangiare ) capisco che qualcosa lo stia distraendo, anche perché non le avrebbe avanzate, visto come gli erano piaciute l'ultima volta che Ariel le aveva cucinate... 

Do una rapida occhiata al di sotto della tovaglia, sorprendendo la mora ad accarezzargli le gambe con il piede scalzo; beata lei che ha le gambe lunghe, ma non nego che mi infastidisca, quindi non si lamenti quando le avrò pestato il piedino con il tronchetto seghettato degli anfibi... 

- Autsch, hässliches Miststück! / Ahi, brutta stronza! - Grida, tirandosi la gamba sulla coscia per vedere se le ho rotto la calza. - Sagst du nichts?! - Reiner appare alquanto fiero di me e si rifiuta di rimproverarmi, regalandomi un sorriso compiaciuto. - Für wen hälst du dich eigentlich? Du bist nicht wie wir! Dein unreines Blut ist eine Empörung für unsere Rasse! Denkst du wirklich, er würde sich dir anschließen und gefährden, sich hinter ein degeneriertes Geschlecht zu schleppen? Arme Träumerin! Hast du noch nicht verstanden, ihr werdet die nächsten sein, die vom Antlitz der Erde verschwinden? / Ma chi ti credi di essere?! Tu non sei come noi! Il tuo sangue impuro è un oltraggio per la nostra razza! Pensi veramente che lui si unirebbe a te rischiando di trascinarsi dietro una discendenza degenerata? Povera illusa! Non hai ancora capito che sarete i prossimi a sparire dalla faccia della Terra? - Reiner colpisce il tavolo con il pugno chiuso, facendo ballare le posate e il bicchiere; non l'ha presa molto bene, tuttavia, io la prenderò con filosofia e la risolverò in un modo molto, molto più diplomatico. 

Hoffmann ride sotto i baffi, così come la biondina. 

- Bravo, taci pure. - Rinfaccio al colonnello, che non ha mosso un dito per l'intera durata della tiritera. - Ipocrita. - Aggiungo, levandomi in piedi e trattenendo il comandante, pronto ad attaccarla. 

- Genieße dein Privileg solange du kannst, weil die Luft sich ändern kann: es ist nur eine Frage der Perspektive... In einer anderen Zeit, hättest du vor mir knien müssen. / Goditi il tuo privilegio finché puoi, perché l'aria può sempre cambiare: è solo una questione di prospettiva... In un altro tempo, saresti dovuta essere tu a doverti inginocchiare davanti a me. - 

Il suo silenzio ricompensa lo sforzo; i suoi occhi smarriti saziano a sufficienza la mia sete di vendetta. 

- E se hai qualcosa da ridire, sai che ti dico, Rüdiger? Che puoi andare affanculo tu, lei, i vostri assurdi canoni estetici e i genetisti di tutto il fottutissimo Reich! Con permesso... - Prendo il mio piatto e abbandono la sala da pranzo, andando a finire il pasto in camera " mia ", in santa pace.  

Mi aspetto di vedere Reiner e così è. 

Siede assieme a me, condividendo il secondo che ha pescato direttamente in cucina. 

- Eh, qui ci voleva il pane per fare la scarpetta! - Faccio presente, pregustando il bagnetto oleoso dello spezzatino. 

Bravo Ariel! Proprio come quello della nonna! 

- Questi italiani... - Sospira, incamminandosi per andare a prenderlo. 

- Dankeschön - gli faccio, una volta tornato in camera. - Tu non la fai? - 

- Cose da plebei - afferma, sapendo di darmi fastidio. - Da’ qui, che ci provo anche io. - Strappa un pezzetto di pane e lo intinge nell’olio, nonostante vada contro il " bon ton " tanto caro alle classi nobiliari. 

- Non sei arrabbiato per quello che ho detto? - Gli domando, spostandomi sulla scrivania, decisamente più comoda del letto ( e del piatto appoggiato sulle ginocchia ). - C’è un’altra sedia lì nell’angolo. - 

E per fortuna che ha preso il piatto fondo! altrimenti ci saremmo rovesciati tutto l’olio addosso! 

- Hai sangue freddo, meine kleine; io avrei potuto uccidere per una parola di troppo. - 

- Ma davvero lei non ti interessa? Ho visto come ti guardava... Tu le sei piaciuto fin da subito, tant’è che è gelosa, come Erika con Rüdiger. Hoffmann mi trova ripugnante e Rudy mi considera inferiore... - 

- Non cerco approvazione. - Anche senza guardarmi, so che i miei occhi risplendono quanto il riflesso delle sue medaglie al valore e, a me, non dispiace che mi consideri un po’ così, come una medaglia guadagnata con il sudore e col sangue, che non si esibisce per bellezza. 

- Dormirai con me, stanotte? Ho l’impressione che quei due avranno un bel da fare... Presumo che non si scomoderanno più di tanto, in tal caso. - 

- Quando una donna ti ospita nel suo letto, non si rifiuta mai l’invito. Se si tratta della ragazza per cui hai perso la testa, ancora peggio! Come si potrebbe declinare? - Mi tappo la bocca con un pezzo di pane per non risultare a corto di parole, mantenendo la testa china sul piatto. 

- Se poi hai deciso di non voler dormire io... - 

- Direi che dormiremo e basta! - Lo riprendo, sprofondando nell’imbarazzo. 

- Beh? Hai fatto voto di castità? - Ci scherza su, prendendomi chiaramente per i fondelli. 

- Reiner! - 

- Va bene, va bene, ma stai pur certa che, se mai ti amassi, non si tratterebbe di un amore puramente platonico. Non serve amare per desiderare ardentemente qualcuno, ma ciò che tu rigetti, la passione, alle volte, può essere visionaria e, consacrata nella sofferenza, portare ad un amore che non implica la distruzione delle singole parti. - 

- È una dichiarazione? - Chioso, non sapendo bene a cosa appigliarmi. 

- Un avvertimento. - 

... 

- O un invito. - 






 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Duncneyforever