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Autore: heliodor    22/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Troppo debole

 
Joyce abbassò le mani. "Non ne vale la pena, stupido. Non ti conosco nemmeno."
Lo stregone la fissò incerto. La morsa della corda di Brun non si allentò ma nemmeno divenne più stretta.
Joyce annaspò senza fiato.
"Potevi uccidermi" disse Brun. "Perché non l'hai fatto? E non mentirmi o lo scoprirò."
Lei inalò una boccata d'aria, anche se le costole le facevano un male tremendo. "Uccidere è troppo facile" disse a fatica. "E tu volevi che mi arrendessi. Non sei come Hava."
"Hava mi ha aiutato" disse Brun. "Quando sono entrato nel circolo tutti mi odiavano per il mio potere."
"Perché riesci a capire se uno sta mentendo o dice la verità?"
Brun annuì.
"È un potere meraviglioso" disse Joyce. "Dico sul serio, puoi vederlo da solo. Vorrei averlo io."
"È una maledizione" disse Brun. "Tu non hai idea di cosa voglia dire sapere la verità. Sempre. Nessuno ti può mentire e sai sempre cosa pensano gli altri di te. Sempre."
"E non è una bella cosa?"
"Non se ti considerano strano. O sgradevole."
"Tu non lo sembri."
Brun si accigliò. "Quando si diffuse la notizia che avevo questo potere, i miei confratelli iniziarono a isolarmi. Nessuno voleva avere a che fare con me. Quando mi vedevano mi evitavano. Persino a pranzo nessuno si sedeva accanto a me e se provavo a sedermi io a qualche tavolo, andavano via tutti." Scosse la testa. "Ho passato intere lune senza mai parlare con nessuno, nemmeno con la mia guida."
Joyce sentì la morsa della corda farsi meno pesante. "E poi che cosa è successo?"
"Quando hanno capito che non sarei andato via, hanno iniziato a picchiarmi. Mi aggredivano quando non me lo aspettavo e non sono mai riuscito a capire chi fosse realmente. Agivano col buio, senza rivelare la lodo identità. Sapevano bene che se avessi posto loro le domande giuste avrei capito se stavano mentendo o meno."
"Mi spiace" disse Joyce. "So cosa vuol dire essere odiati per quello che si è."
"Non stai mentendo" disse Brun stupito.
"Come fai a capirlo?"
"Le parole sono colorate" rispose.
Joyce si accigliò.
Lui annuì deciso. "È così. Quando qualcuno parla, vedo dei colori. Sono come dei lampi isolati. All'inizio non capivo cosa fossero, ma poi con il passare del tempo ho imparato a tradurre quei colori. Non so spiegartelo in altro modo. Quando un colore è chiaro, allora quella persona sta dicendo la verità. Se è scuro, è segno che sta mentendo."
"Interessante" disse Joyce. "Hai questo potere dalla nascita?"
"Che io ricordi, sì. L'ho sempre avuto."
"Perché non hai lasciato il circolo?" chiese Joyce.
"Hava" disse Brun. "Lei era l'unica a rivolgermi la parola. Se gli altri mi prendevano di mira, lei mi difendeva. È grazie a lei se non sono fuggito diventando uno stregone rinnegato."
"È per questo che vuoi uccidermi?"
"Non ti voglio uccidere" disse Brun. "Se fosse per me non ti avrei nemmeno rapita. È stata un'ida di Hava."
"Lei vuole uccidere Vyncent."
Brun distolse lo sguardo.
"Nemmeno lui ti ha fatto niente" disse Joyce. "E di sicuro non ha fatto niente contro Malinor e il circolo."
"Ma Hava dice..."
"Forse lei si sbaglia. O sta mentendo."
"No" disse Brun. "Le sue parole sono chiare."
"Allora è davvero convinta di fare la cosa giusta" disse Joyce ragionando in fretta. "Ma non è detto che non si sbagli."
"Ma se sta dicendo la verità..."
"Perché non glielo chiedi?" disse Joyce.
La corda di Brun si allentò e poi scomparve.
Joyce si concesse qualche istante per riprendere fiato. Aveva ancora i dardi evocati. In quel momento sarebbe stato facile colpire Brun e metterlo fuori gioco.
Lui le rivolse un'occhiata speranzosa.
Joyce annullò i dardi. "Andiamo a parlare con Hava" disse.
Lei e Brun corsero verso il centro dell'arena, dove Vyncent era ancora circondato da Hava e Balek. I due sembrava stessero studiando la prossima mossa da fare.
Vyncent li stava tenendo a bada con lo scudo, parando gli assalti di Hava e quelli dello stregone. Joyce vide che aveva il viso stravolto per la fatica e la tensione, ma non sembrava spaventato. Il suo sguardo era pieno di determinazione, come gli eroi dei romanzi d'avventura.
Joyce non poté fare a meno di ammirarlo. Corse verso di lui, piazzandosi al suo fianco.
"Che ci fai qui? Che sta succedendo?" domandò lui.
"Penso di aver trovato un alleato" rispose lei.
Vyncent fece una smorfia. "Dovrà essere un alleato forte. Quei due non sono degli sprovveduti e mi stanno mettendo in difficoltà."
"Hava" disse Brun avanzando verso la strega.
Lei gli gettò un'occhiata veloce. "Che ci fai qui? E perché quella strega è ancora in piedi?"
"Ti ho detto che non l'avrei uccisa" disse Brun.
"E io ti ho detto di farlo."
"Perché? Non mi ha fatto niente."
Hava sospirò come se fosse affranta. "Sei proprio ingenuo, Brun. Non ci arrivi da solo? Lei è come gli altri."
Brun si accigliò.
"Quelli che ti tormentavano, ricordi? Quelli che ti odiavano per il potere che hai. Lei è come loro."
"Non è vero" gridò Joyce.
Hava le puntò contro una delle lame. "Taci. Brun, sei con me o no?"
Lo stregone esitò. "Lo sai che sono dalla tua parte, ma..."
"Non puoi esitare, Brun" disse Hava con tono perentorio. "È il momento di decidere da che parte stare. Ne abbiamo parlato a lungo, ricordi?"
Brun annuì.
"Una volta che avremo ucciso Vyncent, saremo degli eroi per il circolo" proseguì la strega. "Sarai rispettato e benvoluto da tutti."
"Ti chiameranno assassino" disse Joyce.
"Non starla a sentire" fece Hava.
Brun scosse la testa. "Forse è il caso di parlarne con i decani. Io credo che..."
"Tu non devi credere" disse Hava. "Tu hai un dono che ti permette di vedere la verità, Brun."
Lui sembrò esitare. "Io non so se è la cosa giusta da fare."
"Secondo te qual è la cosa giusta, allora?"
"Avvertire i superiori" disse Brun.
Balek rise. "Visto, Hava? Te lo dicevo che non potevamo fidarci di lui."
"Sta zitto."
"Invece no" rispose l''altro. "Sei tu che hai insistito per coinvolgerlo. Potevamo chiamare altri e invece hai voluto lui." Balek scosse la testa. "Hai solo perso tempo con quello lì."
"Ora taci" ringhiò Hava.
"Lo farò, ma prima voglio che quel mostro sappia come sono andate le cose."
"No" fece Hava.
"Diglielo, Hava" la sfidò Balek. "Digli tutto quello che hai fatto per lui. Digli di quando è entrato nel circolo e di quanto fosse debole."
Brun guardò Hava. "Che cosa sta dicendo?" chiese.
La strega sospirò e scosse la testa affranta. "Tu eri debole, Brun. Troppo debole per il circolo di Malinor. E in un certo senso lo sei ancora, nonostante tutti i miei sforzi. Eri così spaurito quando sei stato consacrato. Tutti scommettevano contro di te. Dicevano che la vita nel circolo ti avrebbe spezzato. Io invece pensavo di no. Avevi solo bisogno di essere guidato. Forgiato nel fuoco e nella sofferenza, come me e Balek. Fu allora che iniziai a organizzare le tue aggressioni."
Brun la guardò stupito. "Sei stata tu?"
Hava annuì. "Chi altri, se no?"
"Perché l'hai fatto? Ti rendi conto della sofferenza che ho provato?"
"Era quello che volevo. Quella sofferenza ti ha forgiato. Sei diventato più forte. Insensibile al dolore e alle umiliazioni, hai trovato dentro di te la forza per reagire."
"Volevo andare via" disse Brun con tono lamentoso. "Sarei potuto diventare un rinnegato."
"Ma sei rimasto" disse Hava. "E sei diventato un potente stregone. E dopo che avremo eliminato Vyncent e gli altri valondiani, sarai anche rispettato."
Brun scosse la testa. "Io non lo posso permettere" disse. Dalle sue mani emersero due corde magiche.
Hava lo guardò con compassione. "Temevo che lo avresti detto." Attorno alle sue lame l'energia sfrigolò minacciosa. Con un gesto veloe ne puntò una contro Brun.
Dalla punta della lama eruppe un fulmine di colore azzurro che attraversò la distanza che li separava e colpì in pieno lo stregone.
I fulmini avvolsero Brun per un istante. Lui gridò, forse per il dolore o forse per la sorpresa. Cadde in ginocchio ancora avvolto dai fulmini.
"Hava" gridò sofferente.
Lei continuò a colpirlo con il fulmine, il viso contratto in una smorfia di disprezzo. Brun si accasciò a terra, il corpo percorso da scosse anche dopo che Hava aveva smesso di colpirlo.
La strega tornò a rivolgersi a Vyncent e Joyce. "Che ne dite di riprendere il discorso da dove lo avevamo interrotto?"
Joyce guardò il corpo di Brun, ora immobile. Sottili volute di fumo grigio si sollevavano nell'aria.
"Lo hai ucciso?" chiese Joyce sconvolta. "Era tuo amico. Si fidava di te e lo hai ucciso?"
Hava scrollò le spalle. "Era un debole. Prima o poi sarebbe morto comunque. Il mio fulmine ha solo eseguito una sentenza già scritta, così come scriverà la vostra."
Sollevò entrambe le lame e le puntò verso di loro.
"Sibyl" le sussurrò Vyncent. "Evoca il tuo scudo. Ora."
Joyce ubbidì. Lo scudo magico li avvolse entrambi.
I fulmini di Hava li circondarono, cercando di farsi strada verso di loro. Il ricordo del corpo di Brun che si agitava anche dopo che aveva smesso di colpirlo le diede le forze necessarie per resistere a quel primo assalto.
Hava abbassò le spade. "Balek. Prosegui tu."
Lo stregone sorrise. "Sarò io a prendere la testa di Vyncent" disse puntando le mani verso di loro.
Il raggio magico colpì lo scudo e venne assorbito.
Joyce strinse i denti. Più energia sprecava per tenere attivo lo scudo, più si sentiva indebolire dallo sforzo.
"Non resisterò a lungo" disse a Vyncent.
Lui stava guardando verso l'alto. "Dammi solo qualche minuto."
"Non potresti aiutarmi?"
Vyncent scosse la testa. "Tieni lo scudo alto e lascia il resto a me."
Solo allora Joyce notò che un alone di luce si era formato tra i palmi delle sue mani. Da quella minuscola sfera proveniva un calore così intenso che dovette distogliere lo sguardo.
"Che cos'é?" gli chiese.
"È la nostra via d'uscita da questo luogo" rispose lui.
I fulmini di Hava si unirono al raggio magico di Balek. Joyce sentì la forza poderosa di quei colpi premere sullo scudo magico cercando di superare quell'esile barriera.
Un solo cedimento, una semplice esitazione e non avrebbero avuto scampo.
Almeno morirò con Vyncent, si disse. È più di quanto potessi sperare. Scommetto che Bryce vorrebbe essere al mio posto in questo momento, accanto al suo Vyncent e invece...
Era un pensiero sciocco e si vergognò che le fosse venuto in mente proprio in quel momento, ma non poteva impedirlo.
L'assalto allo scudo divenne più violento e lei sentì le forze mancarle. Dall'intensità del suo sguardo, Hava doveva aver raddoppiato i suoi sforzi. I suoi fulmini sembravano più intensi e potenti, tanto che il riverbero azzurro era accecante e non poteva guardarlo senza rimanere abbagliata.
E tuttavia, non le sfuggì l'ombra sinuosa che si mosse alle spalle della strega.
Lei sembrò non accorgersene, tanto era concentrata sul volere abbattere lo scudo che la separava dal suo obiettivo, ma non riuscì a nascondere lo stupore quando la corda magica si avvolse attorno a una delle lame e gliela strappò via con violenza.
Lei si voltò per un istante, incrociando lo sguardo di Brun.
Lo stregone si reggeva in piedi a fatica, chino su una sola gamba mentre l'altra sembrava inutilizzabile.
Disse qualcosa che da quella distanza Joyce non udì, ma che fece impallidire Hava.
Quella pausa nell'attacco le diede il tempo di recuperare le forze.
Brun si preparò a colpire di nuovo Hava, ma Balek deviò il raggio magico verso di lui e lo colpì al peto.
Brun volò via come una bambola di pezza e atterrò sulla schiena a pochi metri di distanza.
Hava riprese a lanciare il suo fulmine contro lo scudo di Joyce con più determinazione di prima.
"Vyncent" disse a denti stretti. "Non ce la faccio più."
Lui alzò le braccia verso l'alto. Qualcosa brillò sopra la sua testa. Joyce rivolse un'occhiata veloce e subito distolse lo sguardo.
Tra le mani di Vyncent ardeva un piccolo sole in miniatura. Un globo che sembrava fatto di energia liquida ruotava su se stesso, spargendo lingue di fuoco i ogni direzione.
Lo sguardo concentrato di Vyncent sembrava tenere a bada a stento quella energia.
"Usciamo di qui" mormorò prima che un lampo accecante li avvolgesse.

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