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Autore: paige95    23/01/2019    4 recensioni
~ IN REVISIONE ~
È il 1 settembre del 2017, l'orologio del binario 9 3/4 sta per spaccare le 11 in punto. Nella stazione di King's Cross c'è tanto fermento e commozione. Un nuovo anno sta per iniziare, ma i nuovi studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts subiranno le conseguenze del passato da cui discendono e del presente in cui vivono.
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N.B È importante aver letto Harry Potter e i doni della morte, soprattutto per il primo capitolo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Rose Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Come attirare l'attenzione

 


 

  Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Sotterranei; 2 settembre 2017 ore 8 a.m.

 
«Al, no!»
In vista delle prime lezioni dell’anno, Rose aveva cercato il cugino ovunque. Non si erano incrociati in Sala Grande, ciò la convinse che non avesse nemmeno trovato il tempo per una colazione veloce - e fu un vero peccato non approfittare delle tavolate imbandite che gli elfi avevano allestito per loro. Pareti e quadri del Castello scozzese non possedevano traccia di Albus, così scese sicura verso i sotterranei, varcò il passaggio segreto e raggiunse l’ingresso della Sala Comune dei Serpeverde, da cui sperò di vederlo uscire presto; ipotizzò si trovasse ancora in dormitorio a prepararsi oppure si fosse appisolato, non ancora abituato agli orari mattinieri della Scuola.
Ciò che la giovane Weasley non si sarebbe mai aspettata era di trovare il coetaneo impegnato in qualche missione segreta e poco onesta. La comparsa della ragazza fu profetica e tempestiva, riuscì a fermare la mano di Albus che stava alzando la bacchetta proprio davanti a sé.
«Lasciami, Rose! Voglio farla pagare a Malfoy! Così forse papà si degnerà di capire che esistono anche i suoi figli. Se al Ministero non sono in grado di fare un po’ di giustizia, ci penserò io.»
Alla ragazza era stato insegnato a non rispondere alle provocazioni senza la giusta riflessione; Hermione le ripeteva spesso di non prendere esempio dal padre, l’impulsività non era mai una buona consigliera. La razionalità di Rose non poteva giustificare i pensieri del cugino, la reazione spropositata di quest’ultimo era fuori dai canoni del buonsenso; la giovane iniziò quasi a credere che il Cappello Parlante fosse stato saggio nella sua scelta. In ansia, cercò di catturare lo sguardo di Albus nel suo per provare a dissuaderlo.
«Guarda che lo sa già. Così ti fai solo espellere e mi lasci in balìa sua. Se vuoi davvero dimostrare di essere diverso da Scorpius, ignoralo. E scrivi agli zii, per Godric, non c’è alcun bisogno di vergognarsi.»
«Se dovessero espellermi, ti sapresti difendere benissimo da sola, Rose. Dammi la soddisfazione di levargli quel sorrisetto ebete dalla faccia, ci guarda come se avessimo il vaiolo di drago. E poi cosa dovrei dire ai miei? Che sono un Serpeverde della stessa casa di quell’idiota di Scorpius?»
La sofferenza che suo cugino palesava negli occhi smorti era evidente e lei non sapeva come confortarlo. La ragazza aveva avvertito i genitori, aveva in un certo senso chiesto a loro di intervenire. Non aveva però ricevuto ancora alcuna notizia da parte di Ron e Hermione; si rifiutava di credere che l’avessero ignorata, Albus aveva torto, i loro genitori non li avevano dimenticati. Era trascorso un singolo giorno dalla loro partenza e anche dopo mesi di lontananza era difficile credere che avrebbero trascorso le giornate nell’indifferenza.
«Albus, non so più come spiegarti che i nostri genitori non ci ignorano e fanno di tutto per starci accanto. Sono certa che loro saprebbero tranquillizzarti, se fossero qui con noi. Ad esempio ho chiesto a papà di accompagnarmi ad una partita di Quidditch, tu sai quanto ci tengo, e mi ha promesso che lo farà. Questo non vuol dire dimenticare la propria figlia.»
«Persino lo zio, il meno impegnato di tutti, si fa gli affaracci suoi appena può.»
Non conosceva altre argomentazioni con cui convincere la cugina che la realtà era ben diversa da quella che credeva; la punzecchiò con naturalezza, non era sua intenzione ferirla, lo scopo era più innocente e onorevole. Da quando era salita sull'Espresso per Hogwarts non era mai rimasta così perplessa, le affermazioni di Albus non l'avevano ancora sorpresa così tanto. Lei si fidava del giovane Potter, la sua spontaneità non era maliziosa, le sue accuse dovevano essere fondate su indizi realistici; ebbe la triste impressione che le fosse sfuggito qualcosa e non era una sua consuetudine.
«Di cosa stai parlando?»
«Rose, non dirmi che non te ne sei accorta. Sai essere molto più perspicace di così.»
«D-di cosa mi sarei dovuta accorgere?»
«Non hai visto i biglietti del Quidditch? Alle partite assiste, ma senza di te.»
Il ragazzo le annunciò quella scomoda verità con una tale delusione nel timbro di voce da colpire dritta al petto anche la cugina. Rose si rifiutava di credergli, l’unica realtà era quella che riusciva a scorgere con i suoi sensi; lei non aveva trovato alcun indizio che potesse confermare quelle assurde illazioni, suo padre non le avrebbe mai mosso un torto simile, non avrebbe mai infranto una loro promessa in un modo così infimo. Mai.
«Non è vero, Albus, mi stai mentendo. Papà non lo farebbe mai, lui non racconta menzogne, in caso contrario mamma si sarebbe arrabbiata.»
«Eppure lo ha fatto più di una volta. Rose, non essere ingenua, è evidente che la zia non sappia nulla.»
In quel luogo rischiavano che le intenzioni di Albus venissero smascherate da qualche serpeverde impiccione. Per preservare il cugino dai guai, Rose lo invitò a nascondersi con una spinta leggera dietro la parete più vicina a loro. La giovane trasformò la sua voce in un sussurro, sia per mantenere riservatezza sia per i pensieri sul padre che frullando nella mente facevano più rumore di qualunque parola avesse potuto pronunciare. Rose poteva comprendere quanto non fosse semplice per Albus affrontare Hogwarts vinto da sentimenti così invalidanti, lei per prima aveva cercato di correre in suo soccorso, ma stava iniziando ad esagerare, provava un astio insensato.
«No, ti sei sbagliato. I biglietti sono per me e per lui, vorrà farmi una sorpresa.»
«Se ne sei convinta tu.»
«Certo che ne sono convinta!»
Sperava davvero di non commettere un errore di valutazione, ma ad ogni minuto trascorso nel dubbio era sempre più insicura. Cercò nei ricordi la minima prova che potesse scagionarlo dalle accuse di Albus, invece non avrebbe potuto scommettere su quei momenti in cui Ron non era in sua compagnia. Riemerse dai pensieri alla ricerca di prove che potessero rendere innocente suo padre, ma il cugino era concentrato su altro, la loro conversazione era scivolata in secondo piano. Il giovane Potter era uscito con uno scatto dalla scaffa e si era diretto a passo di carica verso il compagno serpeverde. 
«Malfoy.»
La reazione inaspettata di Albus confuse Scorpius; avvertì la punta di una bacchetta ignota nel mezzo del petto senza riuscire a comprendere cosa avesse scatenato una simile reazione. Il sangue freddo di Rose non bastò, lasciò che il panico la catturasse, convinta che suo cugino non si sarebbe fermato; provare a dissuaderlo fu un ultimo disperato tentativo di riportarlo nei confini imposti dalle regole della Scuola.
«Albus, non farlo, è disarmato. Ti prego, la McGranitt ti espellerà senza pensarci due volte.»
Il giovane Malfoy impiegò pochi secondi per capire la situazione; una volta compreso di poter volgerla a proprio vantaggio, lo divertì persino assistere ai contrasti tra i due cugini mezzosangue. Il ragazzo alzò le mani in segno di resa, solo per accentuare il fatto di essere la vittima e non certo il responsabile di un eventuale duello, in effetti lui non aveva nemmeno pensato di sfiorare l’impugnatura di un’arma.
«Prendi la bacchetta, Malfoy, non ho tutto il giorno e risolviamo subito la questione. Non voglio che ti trasformi in un ulteriore problema per me.»
«Non ho alcuna intenzione di difendermi, Potter. I duelli sono vietati ad Hogwarts. Dovresti saperlo, tuo padre non lavora al Ministero?»
«Non nominare mio padre!»
Rose si ritrovò, suo malgrado, complice di Scorpius, quando lo rimproverò con lo sguardo di scegliere argomentazioni migliori se desiderava quanto lei calmare Albus. Potter, per rispondere alle provocazioni del rivale, scelse di aumentare la pressione della punta della bacchetta contro il petto di Malfoy; lo provocò non per istigarlo, non era dotato di una tale malizia, il suo fu un evidente sfogo di frustrazione. La giovane Weasley era in preda alla disperazione, era convinta che in quel modo il cugino avrebbe solo dato un pretesto a quell’arrogante di cacciarlo nei guai.
«Al, non fare sciocchezze. Ma che ti prende?! Non conosci alcun incantesimo.»
«Posso lanciare uno Schiantesimo, me l'hai insegnato tu, Rose, ricordi?»
«Se avessi saputo come l’avresti usato, non te l’avrei mai insegnato.»
Pur catturato dalla rabbia cieca, il ragazzo aveva colto il tono deluso della cugina; non esitò a voltarsi verso di lei per giustificare il suo stato alterato.
«Rose, io non ho mai usato lo Stupeficium, non»
Albus non ebbe il tempo di terminare la frase, scintille rosse ebbero origine dalla sua bacchetta. Scorpius venne aggredito e scaraventato contro la parete più vicina tra l’incredulità generale, compreso l’artefice dello sventurato incantesimo. 
«Albus!»
«N-non credevo di riuscirci.»
«Se volevi attirare l’attenzione, pare tu ci sia riuscito.»

 
 

Casa Weasley/Potter; 2 settembre 2017 ore 8 a.m.

 

I passi celeri di Harry sulle scale non stupirono Ginny. Qualunque altra donna avrebbe avuto l’impressione che il marito fosse euforico per qualche ragione a lei ancora oscura; la signora Potter, invece, non ebbe dubbi sul fatto che lui stesse correndo come ogni mattina da vent’anni per raggiungere in orario il Ministero della Magia. Quando Harry si avvicinò alla moglie, Ginny sperò almeno che le avrebbe dedicato un bacio prima di iniziare una nuova caotica giornata e invece la deluse. Riuscì a infastidirla ancor più del previsto, quando, senza nemmeno averle rivolto un misero buongiorno, le strappò la caffettiera ancora vuota dalle mani per riporla nella credenza. Mosse un gesto sconsiderato nei confronti della consorte, tant’è che lei rimase incredula e irritata, a quel punto non poté proprio evitare di esternare il suo fastidio. 
«Harry, ti senti bene stamattina? Io avrei bisogno di almeno un paio di tazze di caffè per iniziare al meglio la giornata o hai per caso deciso di farmi addormentare sulla scopa? Per la cronaca, oggi avrei gli allenamenti con le Holyhead Harpies.»
La reazione concitata della moglie lo divertì, ma cercò di contenere la risata che stava scoppiando di cuore dal suo petto.
«Mi sembri sufficientemente nervosa e ti sconsiglio la caffeina stamattina.»
«Prima mi presenti il caffè babbano e poi me ne privi?? Che razza di uomo farebbe una cosa simile a sua moglie?!»
Incrociò le braccia al petto offesa, non stava affatto fingendo, lo era davvero. Dopo diversi anni di matrimonio Harry si preoccupò relativamente.
«Ginny, dai, non prendertela. Volevo proporti di fare colazione insieme al Paiolo Magico. Ho necessità di passare al Ghirigoro per lavoro, così ho pensato che tu e Lily avreste potuto accompagnarmi. Cosa ne pensi?»
La moglie lo fissò sorpresa; quella richiesta, per quanto fosse gradita, non la convinse del tutto ed Harry colse subito diffidenza da parte sua.
«Cosa c’è, tesoro? Voglio solo trascorrere un po’ di tempo con voi.»
«Tra un’ora devi essere al Ministero.»
«Lo so, è per questo che dobbiamo sbrigarci. Sveglio Lily, intanto preparati, sono sempre più veloce di te.»

 

◦•●◉✿✿◉●•◦

 

Impiegarono poco tempo a raggiungere Diagon Alley con la Metropolvere; da Harry e Ginny era considerato un mezzo di trasporto rapido e sicuro anche per la piccola di casa Potter, la quale si mostrò entusiasta all’idea del padre: era molto raro poter trascorrere qualche minuto con lui, così colse ben volentieri l’opportunità che le veniva offerta. La bambina non si staccò dai pantaloni di Harry nemmeno quando entrarono al Ghirigoro e Ginny attese entrambi oltre la porta in legno colorata; strinse la mano del padre e si allontanò di qualche metro all’interno del negozio solo per esaminare i gli scomparti con i nuovi arrivi: i libri attiravano l’attenzione di Lily da quando iniziò a leggere le sue prime frasi. Il Ghirigoro era rifornito di qualsiasi genere di volume: Incantesimi, Pozioni, Trasfigurazioni, ma la bambina non ricordava di aver mai notato quei titoli quando era entrata per acquistare insieme ai genitori i libri scolastici che sarebbero serviti ai fratelli maggiori. Era rimasta affascinata e incantata dalla copertina di un libro in particolare; non fece però in tempo ad allungarsi per appropriarsi di una copia e poterlo sfogliare carica di entusiasmo.
«Lily!»
Fra le mura di un negozio semivuoto, Lily avvertì chiara la voce di Harry e i suoi passi che si stavano avvicinando alle sue spalle. Harry aveva percepito la mano della figlia scivolare dalla sua sua; benché in quel periodo dell’anno appena dopo l’inizio delle lezioni ad Hogwarts Diagon Alley non fosse presa d’assalto dalla folla, si era subito allarmato per averla persa di vista.
«Tesoro, stammi vicino. Fra poco raggiungiamo la mamma.»
«Papà, posso prendere questo libro?»
La bambina afferrò il volume, accesa da vivo interesse. Harry la assecondò leggendo il titolo impresso a caratteri grandi e dorati sulla copertina rigida.
«Storia della Magia? A cosa ti serve quel libro? Non frequenterai Hogwarts prima di un paio d’anni.»
«Mi incuriosisce, mi porto un po’ avanti con lo studio. Posso?»
L’uomo mi mostrò diffidente, la giustificazione non era credibile, il tono gli fu piuttosto familiare, lo stesso che aveva imparato a riconoscere da più di vent’anni.
«Certo che puoi, ma tu trascorri troppo tempo con tua zia.»
«Con la zia Hermione? Papà, non la vedo mai, è sempre al Ministero. La vedi più tu di me.»
L’Auror invitò Lily a seguirlo; troncò la conversazione per ottimizzare i pochi minuti che avrebbe potuto trascorrere in compagnia della famiglia. Padre e figlia pagarono i loro acquisti e si diressero verso Ginny che, impaziente, si era spostata all’ingresso del Paiolo Magico. Harry si guadagnò uno sguardo di rimprovero da parte della moglie, riuscì a giustificarsi incolpando la pila di libri che reggeva tra le braccia; con fatica aprì la porta a Ginny e la invitò a precederlo. La signora Potter non gradiva la scarsità di tempo che Harry riusciva a dedicare ai suoi cari, si riduceva sempre ad una manciata di momenti consumati in fretta e furia. La bambina placò ogni eventuale polemica passata per la mente della donna, scelse un tavolo spazioso e anticipò i passi dei genitori; si accomodò entusiasta e aprì il suo ultimo acquisto sulla prima pagina. Lily sfogliò il libro con pacatezza, almeno fino a che l'attenzione non cadde sul cognome Potter; non riusciva a comprendere per quale ragione il suo nome fosse citato su un volume di Storia della Magia, poi le fu tutto più chiaro: proseguì la lettura e si accorse che quelle pagine non erano dedicate a lei o a qualche parente stretto, il tema era suo padre e le imprese che lo avevano accompagnato nel corso degli anni. Harry era seduto accanto alla figlia, quest'ultima iniziò a strattonarlo tirandolo per la manica della divisa, mentre lui era intento a sfogliare il catalogo delle torte.
«Papà.»
«Cosa c'è?»
«Qui parlano di te. C’è scritto: Harry James Potter, nato a Godric's Hollow il 31 luglio 1980, è un mago Mezzosangue che ha sconfitto il più malvagio Mago Oscuro di tutti i tempi, Lord Voldemort, il 2 maggio 1998. Lavora attualmente al Ministero della Magia londinese presso l'Uff …»
L'auror strappò con foga il libro dalle mani della bambina e lo richiuse accatastandolo in cima agli altri acquisti del Ghirigoro.
«Lily, non si leggono libri a tavola. Credo di dover fare un lungo discorso alla zia Hermione, prima che ti trasformi davvero in un topo da biblioteca. Piuttosto, qui ci sono un sacco di torte buonissime, scegline una, anche se io ti consiglio la torta di melassa, è la mia preferita.»
Harry sorrise alla figlia porgendole il menù dei dolci; nonostante il tripudio di pietanze squisite, la piccola pensava solo al volume che le era stato tolto bruscamente. Ginny assistette in silenzio allo scambio tra padre e figlia; era pronta ad intervenire per chiedere qualche informazione al marito circa il suo strano comportamento, ma qualcuno alle spalle dell'uomo attirò la sua attenzione. 
«Harry, dietro di te. Non girarti, però!»
Aveva fermato il consorte appena in tempo, la prima tentazione dell’uomo fu proprio quella di vedere con i suoi occhi ciò che lei aveva notato.
«Chi c’è? Ti prego, non dirmi Hermione, se mi trova al Paiolo invece che al Ministero posso considerarmi un Auror morto.»
«No, niente Ministro nei paraggi. Ci sono Draco e Astoria Malfoy, seduti ad un paio di tavoli più in là.»
La notizia non rasserenò l'uomo, anzi lo pose in uno stato di soggezione; il succo di zucca portato dal cameriere, essendo Harry un cliente abituale, addolcì i palati. Rimase la curiosità di sapere come la vita dei Malfoy scorresse; non avevano molte informazioni, li avevano intravisti a King's Cross il giorno precedente. Harry non si rivolgeva a Draco da quando aveva testimoniato in favore del Ministero ed era stato scagionato per i crimini commessi durante la Seconda Guerra Magica.
«Ci hanno visti?»
«Non credo, sono troppo concentrati…sulla loro discussione.»
«Stanno discutendo?? Chissà qual è l'argomento di discussione…ma da Draco mi aspetterei qualunque cosa.»
Ginny accennò un sorriso, interrotto dal movimento repentino dei Malfoy. Quando Astoria si alzò irritata dalla sedia, la signora Potter si premurò di alzare il menù dei dolci per nascondere lo sguardo impiccione puntato su di loro. Harry non riuscì a decifrare la reazione della consorte; la ignorò per accogliere con un cordiale sorriso il professor Paciock che si stava dirigendo verso loro.
«Neville!»
«Cosa fate qui?»
«Potremmo rivolgerti la stessa domanda. Le lezioni non sono iniziate ad Hogwarts?»
«Sì, ma sono fuggito per qualche ora. Ciao, piccola.»
L'amico porse una carezza tra i capelli rossi della bambina e si accomodò sulla sedia libera accanto a Ginny. Tentò di sminuire il suo comportamento, mostrando interesse per le ultime novità; diede per scontato fossero giunte anche a Londra.
«Allora. Quest'anno è stato strano lo Smistamento, non trovate?»
«Per quale ragione è stato strano?»
«Per tuo figlio, Ginny»
I coniugi si scambiarono un'occhiata perplessa; lei in particolare cercava nel marito risposte che però non possedeva. 
«Albus?»
«Ragazzi, non si vede tutti i giorni un Weasley-Potter diventare un Serpeverde, Converrete con me.»
Harry, che stava bevendo il succo di zucca per ricevere nel migliore dei modi la notizia, per poco non affogò. L’amico non si aspettava una simile reazione, non gli parve di aver detto qualcosa di sbagliato e tantomeno di avere comunicato una notizia inedita.
«Ma non lo sapevate?»
«No, Neville. Al non ci ha ancora avvisati.»
Ginny aveva notato la reazione del marito, fu però più brava a nascondere la sorpresa; tentò di placare la mortificazione del professore di Erbologia.
«Mi dispiace, non volevo anticiparlo.»
«Non c’è alcun problema, tanto prima o poi lo avremmo scoperto.»
«Ci vediamo, allora. Torno ad Hogwarts, prima che la McGranitt mi riprenda con un richiamo disciplinare»
Neville si congedò con un sorriso, come se non avesse seminato tempesta al suo passaggio. L'entusiasmo di Lily ruppe il muro di silenzio che era sceso sul tavolo della famiglia Potter.
«Forte, papà. Albus è un Serpeverde!»
«Sì, tesoro, forte.»
Ginny colse la preoccupazione del marito, ma lui non alzò lo sguardo finché non si sentì osservato; comprese non fosse arrabbiato, solo in pensiero, tanto quanto lei, per i sentimenti del figlio. Gli occhi di Harry si abbassarono sull'orologio da polso, una via di uscita dignitosa per riordinare i pensieri.
«Devo andare, altrimenti Hermione mi invia sul serio una Strillettera.»
L'Auror dissimulò le emozioni, non voleva trasmettere alla moglie l'impressione sbagliata; recuperò dalle tasche dei pantaloni una manciata di galeoni che pose sul tavola.
«Harry, non è necessario.»
«Vi ho invitate io, ordinate quello che volete. Io purtroppo non posso fermarmi oltre. Ci vediamo stasera.»
Lasciò un tenero bacio tra i capelli a Lily e si rivolse alla consorte.
«Ciao, amore.»
 

 

Ministero della Magia londinese, primo piano; 2 settembre 2017 ore 9:13 a.m.

 

Harry attese con impazienza che le porte dell’ascensore si aprissero per raggiungere il suo ufficio. Lo chiamò più volte con impazienza; l'ultima notizia ricevuta non lo aveva posto in uno stato di grazia, ma si impose di concentrarsi sul lavoro. L'Auror si rivolse a tutti e quattro i fondatori di Hogwarts, affinché riuscisse a percorrere il tragitto verso la sua scrivania senza incrociare i passi del capo. Tentava in preda alla disperazione di nascondersi da occhi indiscreti e celare il suo ritardo nel vano dell'ascensore. Il tempo si arrestò, quando la cancellata si spalancò e i suoi desideri vennero disattesi. Hermione era nei paraggi, proprio davanti a lui; il cuore di Harry ebbe un sussulto. 
«M-Ministro. Buongiorno.»
«Buongiorno a lei, signor Potter. Sale?»
Harry non osò contraddirla, così si convinse a muovere qualche incerto e coraggioso passo nel vano dell’ascensore. Il tono formale della cognata non ammetta alcuna contraddizione e emanava aria di rimprovero. 
«Tu non scendi?»
«Risalgo, i miei impegni possono attendere qualche minuto. Grazie per l’interessamento.»
Il tentativo di dialogo da parte del mago fu mirato a placare l'ira nascente dell'amica; la sentiva aleggiare sopra di lui come una spada di Damocle. Hermione aveva evitato di incrociare il suo sguardo, aveva atteso che prendesse posto accanto a lei.
«Scusami, sono in ritardo. Ero a Diagon Alley con Ginny e Lily, il tempo mi è sfuggito di mano. Non ricapiterà più, te lo prometto.»
La strega selezionò il piano con un colpo di bacchetta; non appena le porte si richiusero, si voltò verso suo cognato con un sorriso che rasentava il divertimento.
«Di certo non ti rimprovero per aver passato un po’ di tempo con tua moglie e tua figlia, Harry, ma converrai con me che non posso mostrarmi così comprensiva davanti a tutti solo perché siamo parenti. Ho una reputazione da difendere.»
«Certamente, Ministro.»
L'Auror ricambiò con sollievo il sorriso dell'amica; nel suo cuore, però, era una mattinata carica di tensione, le parole di Neville ritornarono con prepotenza nella mente, offuscando quei secondi di spensieratezza. Si era precipitato fuori dal Paiolo Magico per raggiungere il posto di lavoro, non aveva avuto il tempo materiale per confrontarsi con sua moglie ed esternare a lei tutte le emozioni che quella notizia gli aveva provocato. A pochi passi da lui, però, c'era la migliore confidente che potesse desiderare e ne approfittò senza pensarci troppo. Hermione non perse il portamento formale che esibiva fra le mura del Ministero, guardava il cognato con la coda dell’occhio; ciò non infuse alcuna soggezione ad Harry.
«Hermione, tu sapevi che Albus è diventato un Serpeverde?»
La strega percepì ansia nella voce dell'amico. Trovò inappropriato affrontare in breve tempo una situazione delicata, stavano per raggiungere la destinazione, il secondo piano non era distante; fuori dal luogo appartato dell'ascensore chiunque poteva avere l'udito abbastanza fine e l'interesse di cogliere qualche parola sulla loro vita privata. 
«Alla fine Albus vi ha scritto.»
«Scritto? Non credo che a mio figlio venga in mente di spedire un gufo a Londra per informare anche me circa l'esito dello Smistamento, certo non dopo che il suo peggiore incubo si è realizzato. In fondo posso capirlo. Quindi lo sapevi e non ti è passato per la mente di dirmi qualcosa? Ho dovuto incontrare per caso Neville al Paiolo Magico, ma credo che la notizia sia già fresca di stampa sulla Gazzetta del Profeta, vero?»
I segreti che si stavano scambiando erano ancora protetti dal vano dell'ascensore, erano soli. Hermione era tesa, come se, una volta usciti, gli sguardi di chiunque si posassero su di loro diventando nemici. Non seppe come ribattere alla frustrazione di Harry, non si aspettava una reazione simile da parte sua. L'Auror aveva consegnato all'amica i suoi timori in un unico fiato, era chiaro non avesse ancora avuto modo di esprimere a voce le emozioni causa di un certo malessere. Hermione ignorò le provocazioni, rispose con animo comprensivo e pacato. Non voleva rimandare la conversazione, chiarire le perplessità del cognato era fra le sue priorità, ma in quel frangente era stata presa in contropiede. Avrebbe desiderato informare il cognato con tatto, ma il professore aveva preceduto e sfumato ogni buon proposito di addolcire quell'amara pillola.
«Harry, lo Smistamento è avvenuto solo ieri e Rose ci ha inviato un gufo non prima di sera.»
«E tu e Ron non mi avvertite??»
«Era tardi, come facevo ad avvisarti? Con un gufo a quell’ora ti avrei solo spaventato. Harry, stai reagendo male e questo clamore a causa di uno Smistamento non ti appartiene. Prova a calmarti, non è grave come può sembrare a te.»
Non era affatto facile riuscire a contrastare con tranquillità l’ansia di un genitore in piena crisi di nervi. L'Auror prese un profondo respiro, si era accorto troppo tardi di aver sbagliato ad inveire contro di lei. Voleva rimediare, ma le porte dell’ascensore  si aprirono al secondo piano; un segno che lo invitava ad interrompere la discussione,  era troppo alterato. Harry uscì dal vano mortificato; si avviò in silenzio verso il suo ufficio con evidenti segni di imbarazzo sul viso. Hermione lo rincorse, non voleva che affrontasse in solitudine un evento che percepiva al pari di una delusione; soprattutto desiderava ricordargli quanto potesse sfogarsi senza che lei si ponesse alcun problema. Il senso di vergogna che lo aveva pervaso non poteva riguardare le sorti del figlio. Il Ministro tagliò la via dell'amico per costringerlo a fermarsi; puntò le iridi dritte nelle sue. Lei non ebbe alcuna premura, ma lui si costrinse a sussurrare; non desiderava far circolare la scomoda notizia se vi era ancora una piccola speranza che qualcuno al Ministero non ne fosse a conoscenza, aveva testato sulla propria pelle quanto potessero essere malvagie le dicerie e proteggere Albus era fra le sue priorità. 
«Hermione, non sto reagendo male perché è un Serpeverde, qualsiasi Casa a me sarebbe andata più che bene. Sono solo preoccupato per lui, ci teneva ed io da qui posso fare ben poco per rincuorarlo.»
Ricordava i timori di suo figlio. Gli rimbombarono ancora nella mente le ultime parole che aveva scambiato con Albus prima che l’Hogwarts Espress partisse e che stesse male già in quell’occasione era purtroppo un dato di fatto. Non riusciva ad immaginare cosa potesse provare in quelle ore, lontano dal conforto della sua famiglia e probabilmente con la tipica ansia di un preadolescente in piena crisi identitaria, che con gli ultimi eventi poteva solo essere più drammatica.
«Al non sta bene, ma credo che la causa siamo anche noi. La reputazione della sua famiglia lo sta destabilizzando. Sente il costante peso del cognome che porta, ma io sono sicura che mia figlia non lo abbandonerà. Rose troverà il modo di risollevare il suo morale e di fargli capire quanto non debba sentirsi a disagio. Harry, hai fatto tutto il possibile per donare a quei ragazzi una vita serena, non hai nulla da rimproverarti. Ho provveduto a rimuovere le nostre figurine dalle Cioccorane, ma di più non posso fare, neppure io sono ad Hogwarts con lui.»
Sapeva che parlare con lei avrebbe risollevato in parte il suo umore. Il senso di colpa, come lei aveva abilmente colto, non aveva tardato a bussare al suo cuore. Non era la prima volta che sorgevano i dubbi di aver preso le scelte sbagliate, ma se quelle decisioni stavano iniziando a far soffrire la sua famiglia, il bene più prezioso che  avesse, si trasformavano in un peso difficile da sopportare. Se solo Albus non fosse stato suo figlio, a quell’ora non si sarebbe posto alcun problema sulla sua Casa di appartenenza e invece quel ragazzo era convinto che un discendente del Capo dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia non potesse permettersi di uscire dai binari già prestabiliti. Per quanto poi loro si fossero sforzati di cambiare molto nella mentalità delle famiglie più estremiste, c’era ancora qualcuno convinto che Mezzosangue e Purosangue non potessero stringere qualunque tipo di amicizia, anzi non avessero qualcosa di buono da spartire. Quell’anno anche il figlio di Draco Malfoy aveva iniziato a frequentare Hogwarts e lui sperava con tutto il cuore di non dover rivivere un astio che non avrebbe portato alcun beneficio, anzi avrebbe reso più complessa la situazione.
«Hai fatto tantissimo, Hermione, ti ringrazio. Ron non deve aver preso bene lo Smistamento di suo nipote.»
«Conosci Ron. È ottuso, ma non cattivo, se ne farà una ragione. E se non se la farà, saprò come fargli cambiare idea.»
Harry ricambiò il cordiale sorriso dell’amica, anche se era ben lontano da provare serenità.
«Cosa dovrei fare, secondo te? Hermione, tu hai sempre una soluzione per tutto. Non so come aiutarlo e neppure Ginny mi ha dato l'impressione di saperlo, è evidente non si voglia confidare con noi.»
Stava riponendo in lei troppa fiducia, aveva già fatto ciò che era in suo potere; per prima sentiva di essere responsabile per il ruolo che ricopriva e che influiva anche sulla sua famiglia.
«Harry, io»
Attendeva impaziente che sua cognata gli offrisse un consiglio spendibile, ma si trovavano al Ministero e qualcuno la richiamò presto a doveri ai quali non poteva tirarsi indietro.
«Ministro, mi dispiace disturbarla. Fra qualche minuto inizierà l’udienza e il Sottosegretario chiede di lei.»
«Arrivo subito, digli di attendere un paio di minuti.»
Si voltò mortificata verso l’amico e cercò di scusarsi. Avrebbero avuto il tempo per riflettere con più calma sulla questione.
«Hermione, vai tranquilla, non fare aspettare il Sottosegretario. Hai del lavoro importante da sbrigare e lo capisco»
Le sorrise per sollevarla di un peso, di cui, senza accorgersene, l'aveva gravata. Superò la strega per dirigersi verso il suo ufficio e liberarla dall’onere di dover scegliere tra la famiglia e gli impegni da svolgere per conto del mondo magico. La salutò sfiorandole il braccio lungo il suo passaggio, in segno di confidenza. A Hermione non rimase che raggiungere pensierosa l’Aula del Ministero.

 


Buongiorno, cari lettori e care lettrici!

Per la stesura di questo capitolo mi sono lasciata guidare dall’idea che mi sono fatta di Albus: è un undicenne, inesperto di magia. I timori, però, che nutre nei riguardi della sua famiglia non sono del tutto infondati (Harry e Hermione sono i primi ad ammetterli) e ho l’impressione che questa eredità non sia scritta solo sui libri di storia della magia, ma sia intrinseca dei geni della famiglia Potter; da qui derivano le abilità di Albus che rischiano di metterlo nei guai già dopo poche ore ad Hogwarts.
Ho immaginato che, nel complesso, questa storia potesse rientrare nella casistica della commedia, anche se le tematiche che prevedono più riflessività non mancheranno, motivo per il quale ho preferito aggiungere nelle caratteristiche la dicitura “tematiche delicate”.

Ringrazio di cuore i vecchi lettori che non hanno mai smesso di credere che sarei tornata a dedicarmi a questa storia. Ringrazio di cuore i nuovi lettori che hanno iniziato a seguire questa versione revisionata. ♡
Un abbraccio
Vale

 

 

   
 
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