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Autore: heliodor    23/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La prigione segreta

 
Il globo di fuoco si sollevò veloce, spargendo le sue lingue di fuoco tutto intorno. Liberato dalla sua prigione, il fuoco liquido cominciò a espandersi un istante dopo.
Vyncent gridò qualcosa che Joyce non udì. Sentì le sue mani trascinarla verso il basso, costringendola ad accucciarsi.
Joyce lottò per non perdere la concentrazione che teneva alto il suo scudo. Ma le cose stavano accadendo troppo in fretta e non ebbe il tempo per rifletterci sopra.
Vyncent la trascinò in basso e nello stesso istante un rombo assordante coprì tutti gli altri rumori.
Joyce guardò in alto e vide il soffitto ardere come se fosse fatto di fuoco. Il calore era così intenso da fondere le pietre e farle gocciolare in basso.
Nel momento dell'impatto, il globo di fuoco si espanse diventando dieci volte più grande. Lingue di fuoco danzarono nell'aria sferzandola in tutte le direzioni. Il calore fu così intenso che Joyce si sentì avvampare il viso e fu costretta a distogliere lo sguardo.
Un boato assordante accompagnò il rumore della roccia che si spaccava ed esplodeva lanciando schegge come proiettili in tutte le direzioni.
Joyce li sentì cadere accanto a lei e rimbalzare sul pavimento. Quando trovò il coraggio di guardare, vide che il pezzo più piccolo era grande quando la sua testa.
Uno solo di quei proiettili poteva ucciderla, eppure nessuno di essi l'aveva colpita.
Quando guardò Vyncent capì il perché.
Lui era ancora in piedi e torreggiava sopra di lei, il viso rivolto verso l'alto. Dal soffitto si staccò un masso enorme che precipitò verso di loro.
Joyce fece per gridargli qualcosa, ma lui sollevò le mani e lanciò i dardi verso l'enorme roccia che stava cadendo.
I dardi la raggiunsero e la spaccarono in pezzi più piccoli. Poi Vyncent con movimenti rapidi e precisi lanciò altri dardi riducendo in pezzi ancora più piccoli ciò che rimaneva del masso.
Su di loro cadde una pioggia di detriti.
"Vyncent" disse facendo per rimettersi in piedi.
"Stai bene?" le chiese lui dandole una mano.
No, mi sento a pezzi e sto per svenire, pensò.
"Sto bene" disse a fatica. Guardò in alto.
La volta del soffitto era ancora avvolta dalle fiamme, ma si stavano estinguendo. Oltre il velo di fumo e detriti vide il cielo azzurro fare capolino.
"E ora?" chiese.
Vyncent si guardò attorno.
Alla luce del giorno, la sala apparve per quello che era. Un enorme cubo circondato da rocce scavato sotto la città di Malinor.
I detriti avevano invaso tuta la sala. Joyce notò un corpo sotto uno dei massi. Era quello di Balek.
Metà del corpo dello stregone era sparito sotto il masso. Di lui si vedevano solo il bacino e le gambe.
Brun non era messo meglio. Un masso lo aveva colpito alla testa e metà del copro era ricoperto da piaghe e ustioni.
Ma respirava, anche se a fatica.
"Se troviamo un guaritore forse si salverà" disse Vyncent con sguardo cupo.
"Ci ha aiutati."
"Sibyl" disse lui. "Anche se sopravvive, verrà mandato a Krikor per quello che ha fatto."
"E allora?"
"Forse sarebbe meglio per lui se fosse morto qui e adesso."
Lei lo guardò scandalizzata. "Non puoi dire una cosa del genere. Vuoi ucciderlo quando potrebbe salvarsi."
"Lo faccio per risparmiargli delle sofferenze peggiori. Con le ferite che ha la vita per lui non sarebbe comunque facile."
Joyce non voleva ascoltarlo. Guardò altrove alla ricerca del corpo di Hava, ma la strega sembrava sparita. "Dove sarà andata?"
"Non lo so" disse Vyncent. Guardò in alto. "Tra poco arriverà qualcuno. L'esplosione si sarà udita in tutta la città."
 
"Ti perdo di vista per mezza giornata e quasi radi al suolo un quartiere di Malinor" disse Elvana sporgendosi oltre la voragine.
Da lì avevano calato delle funi per recuperare Joyce e Vyncent. Balek era ancora giù mentre Brun era stato portato via e affidato ai guaritori.
"Vivrà" aveva detto uno di loro quando Joyce gli aveva domandato come stava. "Ma porterà per sempre le ferite."
È già qualcosa, si disse.
Elvana era giunta con il primo gruppo di soldati e stregoni inviati dal circolo.
Vyncent e Joyce avevano atteso pazienti che li portassero su con le corde.
"Non sai più volare?" le aveva chiesto Vyncent.
"Non so nemmeno se riesco a stare in piedi" aveva risposto Joyce. Ed era vero. Era così stanca che riusciva solo a mantenere l'incantesimo di trasfigurazione. Senza quello era perduta e non voleva rischiare.
Lui aveva annuito con pazienza. "Sei stata brava. Avventata e inesperta, ma brava. Almeno per una strega selvaggia."
Quel nomignolo non le piaceva e la irritava ogni volta che lo usava, ma non aveva trovato la forza e il coraggio di rimproverarlo. Per il momento era felice di averlo rivisto.
E tra poco avrebbe rivisto anche Bryce.
Invece era arrivata la sua inseparabile amica, Elvana.
La strega aveva atteso che li riportassero di sopra. Solo allora Joyce si era resa conto della potenza di Vyncent.
Con un solo colpo aveva distrutto la volta della prigione sotterranea e creato una voragine in superficie.
"Potevi uccidere qualcuno" lo rimproverò Elvana. "Questa è una strada piuttosto trafficata."
Vyncent scrollò le spalle. "Non molto. Il quartiere è quasi deserto. L'ho notato la prima volta che ci sono venuto. Inoltre i detriti sono caduti verso l'interno e non verso l'esterno. Non avrebbero colpito nessuno in ogni caso."
Elvana fece una smorfia di disappunto. "Si può sapere che cosa ci facevi lì sotto? Mi hanno detto che era una vecchia prigione abbandonata dei Malinor."
"Il motivo te lo spiegherò quando arriverà Bryce."
"Chi ti dice che verrà?" gli chiese Elvana con tono di sfida.
"Vyncent" gridò qualcuno.
Joyce voltò la testa di scatto e la vide.
Bryce avanzava decisa tra i detriti, seguita da Bato, Djana e Bardhian. Insieme a loro c'era anche una scorta di dodici guardie.
Ma gli occhi di Joyce erano solo per la sorella.
Era dimagrita e aveva le occhiaie, segno che dormiva poco e male, ma era lei senza alcun dubbio. Camminava fiera, senza temere niente e nessuno, i capelli biondo oro che sembravano ondeggiare al vento.
Al suo arrivo tutti si erano fermati per guardarla ammirati. Qualcuno tra le guardie l'aveva salutata chiamandola "Strega Dorata."
Anche alcune streghe e stregoni col mantello di Malinor l'avevano salutata, ma in maniera più formale, con un inchino o un cenno deciso della testa.
Bryce li aveva ignorati tutti. Il suo sguardo era fisso su Joyce.
Sta guardando me, si disse, un po' imbarazzata e intimorita. Che abbia capito qualcosa?
Poi Joyce vide che gli occhi della sorella non erano puntati su di lei, ma su Vyncent.
Bryce marciò decisa verso di loro, come se volesse travolgerli. Solo a una decina di passi di distanza rallentò e si fermò.
"Che cosa è successo?" chiese, il petto che le si alzava e abbassava. Doveva aver corso per arrivare fin lì.
"Ho avuto un diverbio con una certa Hava e uno stregone di nome Balek."
"Li conosco" disse Bardhian. "Sono confratelli anziani del circolo. Che ci facevano lì sotto? Quella prigione è chiusa da decenni."
"Avete delle prigioni segrete?" chiese Elvana.
Dietro di lei, un uomo dall'aspetto curato e gli abiti sontuosi, avanzava con prudenza tra i detriti. "Ne avevamo cinque" disse con tono di sufficienza. "Ma le abbiamo chiuse tutte. I miei antenati le usavano per rinchiudervi e torturarvi gli avversari e gli oppositori." Un sorriso gli attraversò il viso. "Credo che lì sotto siano morti più di un pretendente al trono."
Elvana scosse la testa. "È proprio vero che i Malinor sono pazzi."
L'uomo sorrise. "Voi non avete prigioni segrete? Dimenticavo, a Nightanatois a stento avete le strade."
"Attento a come parli" disse Elvana minacciosa.
Bryce scosse la testa. "Non è il momento di litigare. Voglio sapere che cosa è successo e perché. Vyncent."
"Hanno cercato di uccidermi usando un'esca per attirarmi in trappola."
Bryce si accigliò.
Vyncent allora indicò Joyce. "L'esca era lei."
Gli occhi di Bryce si posarono su Joyce e il suo sguardo non era benevolo.
"Chi sei tu?" chiese con tono perentorio.
Joyce stava per rispondere, ma Vyncent le mise una mano sul braccio.
"Lascia che parli io" disse con tono calmo. "Lei è Sibyl. Te ne ho parlato una volta, ricordi?"
Bryce si accigliò. "Riguardo al Vartagh?"
Vyncent annuì.
"Mi parlasti di una strega dai poteri promettenti ma poco esperta."
"È ancora poco esperta. Ed è ancora promettente" rispose lui. "Ed è la fidanzata di Oren."
"Questo spiega tutto" disse Elvana annuendo.
"Vero" disse Bryce.
"No, un momento" disse Joyce arrossendo. "Io e Oren? Noi non siamo... lui non è..."
"Non c'è bisogno di sentirsi imbarazzata" disse Elvana. "Oren è una brava persona."
"Sì" disse Bryce. "Mi ha salvato la vita, in un certo senso."
"Lui ha fatto questo?" fece Joyce incredula.
Bryce annuì. "Il giorno dell'attacco a Valonde venne a cercarmi. Io ero distratta e pensavo ad altro e non mi accorsi che i leccapiedi di Malag mi avevano teso un agguato. Lui invece se ne accorse e riuscì ad avvertirmi."
"Si è battuto con coraggio" disse Elvana.
"Spero stia bene" disse Bryce.
"L'ultima volta che l'ho visto, era a letto e si stava riprendendo dalle ferite" disse Vyncent. "Mi è dispiaciuto lasciarlo a Valonde, ma in quelle condizioni non poteva venire con noi."
Lo so, pensò Joyce. È stato maledetto. Decise di non raccontare quello che era successo a Mar Qwara. Meno spiegazioni dava e meno bugie avrebbe dovuto raccontare.
"Anche io spero che stia bene" disse. Ed era vero. L'aveva lasciato nelle mani di Chare e Darran, senza sapere se l'avrebbe più rivisto. Ora che Rancey era morto la maledizione doveva essere sparita.
Sempre che avesse fatto in tempo.
Non devo pensarci, si disse. Ormai è il passato. Ho deciso di andare avanti e lo farò. Pensa a quello che devi fare adesso.
"Credo che tornerò alla locanda" disse a Vyncent. "Ho bisogno di riposare e fare un bagno. E dovrò comprare dei vestiti nuovi."
Vyncent le rivolse un'occhiata accigliata. "Locanda? Non se ne parla. Verrai con noi al palazzo. Per te è un problema, Bardhian?"
Bardhian scrollò le spalle. "Il palazzo è grande e metà delle stanze sono vuote. Ne troveremo una anche per lei."
"Non so se posso accettare" disse Joyce imbarazzata. Stava accadendo tutto troppo in fretta e lei non aveva avuto il tempo di pensare a come comportarsi. Stare a palazzo con loro significava dover fingere sempre di essere Sibyl. Non aveva idea se poteva farcela, ma rifiutare l'ospitalità poteva farli insospettire e lei aveva fatto tanto per conquistare la fiducia di Vyncent e non voleva buttare via quell'occasione.
"Sì che puoi" disse Vyncent. "Verrai con noi e ti faremo migliorare."
Elvana guardò Bryce. "Tu che ne pensi?"
La strega dorata si accigliò. "È un'idea di Vyncent, quindi per me va bene."
"Allora andiamo a palazzo" disse Vyncent. "Continueremo lì il discorso."

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