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Autore: Plando    24/01/2019    5 recensioni
Se l'esterno era messo male, l'interno era ancora peggio, tutto faceva pensare che la baracca stava su per miracolo, si diede degli sguardi veloci in giro, non voleva stare li un minuto di più, a terra nulla più che dei vestiti a brandelli, logorati dagli anni, delle vecchie foglie secche probabilmente formavano quelli che potevano sembrare due letti di fortuna, un vecchio orologio da polso rotto, poi nient'altro, ci rimase deluso, non aveva scoperto nulla che potesse far capire chi fosse stato, anche solo per far sapere ad eventuali famigliari della sua sorte, fece per uscire quando pestò qualcosa che attirò la sua attenzione, semi-nascosto sotto le foglie secche ci stava qualcosa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vado ad avvisare tuo padre, te mettiti seduta e calmati, la recuperiamo”.

Detto questo James oltrepassò la porta, voltandosi un attimo verso di lei per accertarsi che fosse tutto ok, aveva un brutto presentimento e l’idea che Judy, sicuramente in preda a qualche delirio, rischiasse di morire affogata perché loro due non erano riusciti a tenere a freno gli ormoni lo tormentava non poco, tuttavia c’era anche qualcos’altro che non andava, nel frattempo si era allontanato già di un bel po', era quasi arrivato alle scale che portavano al piano di sopra, dove stavano suo padre e William, quando un terribile sospetto s’insinuò nella sua mente.
Gli tornò in mente il tiro che la vecchia coniglia gli aveva giocato dentro il bunker, quando aveva accennato al fatto che suo padre stava male, lui per istinto aveva reagito come avrebbe fatto un qualunque figlio preoccupato per il proprio vecchio, rendendosi conto troppo tardi che era tutta una messinscena, uno stupido inganno per scoprire la verità, al che gli venne da pensare se veramente lei fosse stata così stupida da gettarsi in mare nelle sue condizioni oppure se...

“Jame...”

Le orecchie gli guizzarono in su non appena udì l’urlo, era senza dubbio la voce di Judith, sembrava spaventata, se non addirittura terrorizzata, inoltre non era neppure riuscita a terminare il suo nome, lasciò perdere tutto, decidendo di tornare indietro, doveva essere sicuro che stava bene, lei veniva prima di tutto.

Si fiondò verso la porta e provò a chiamarla, ma la voce gli si strozzò in gola non appena posò lo sguardo all’interno della stanza, Judith era a terra, distesa di pancia con la testa girata nella direzione opposta a quella della volpe, non riusciva a capire se fosse ancora cosciente o meno, o se fosse addirittura m...

Nel breve istante che era passato dal momento in cui l’aveva vista a quello in cui cominciò a pensare al peggio, si rese conto di avere a portata di zampa colei che era responsabile di tutto questo, in un impeto di rabbia saltò letteralmente addosso a Judy, afferrandola per il collo ed immobilizzandola a terra, più la osservava e più sentiva la rabbia crescergli dentro, cominciò a ringhiare contro la coniglia più vecchia; Judy da parte sua era semplicemente terrorizzata, al punto che si era completamente paralizzata, la sceneggiata di Nick fatta più di trent’anni prima al museo di storia naturale era nulla a confronto, ora si trovava in balia di un vero predatore inferocito, che sembrava avere tutta l’intenzione di aggredirla.

James era su tutte le furie, erano tornati a cercarla nonostante credessero tutti che ormai fosse morta, l’avevano portata in salvo ed ora sarebbe finalmente tornata alla civiltà dopo tutti quegli anni, e lei per ricambiare non aveva fatto altro che tentare in tutti i modi di fare del male a tutti loro, ed ora quella che aveva da poco cominciato a considerare la sua compagna giaceva a terra immobile, la volontà di alzarsi ed andare a controllarne le condizioni era forte, tuttavia non poteva prendersi il rischio di lasciare Judy libera di muoversi, rischiando di venire attaccato nuovamente, fece scendere lo sguardo verso la coniglia più vecchia, nel frattempo Judy, ripreso un po' di coraggio nel vedere che la volpe non aveva intenzione di portare avanti l’assalto, cominciò a dimenarsi nel tentativo di liberarsi, per cui James in fretta e furia la girò con il muso sul pavimento, bloccandole poi un braccio dietro la schiena.

“Adesso basta, se non ti dai una calmata giuro che te lo spacco”

Vedendo che la coniglia non accennava a smettere di agitarsi cominciò a torcerle l’arto, facendola urlare per il dolore.

“Ho detto basta!”.

Per quanto provasse, la volpe non riusciva a farle capire, nemmeno usando la forza, che stava per perdere definitivamente la pazienza, tuttavia non se la sentì di attuare la sua minaccia, quindi, piuttosto che romperle il braccio, l’aiutò a sollevarsi, per poi strattonarla verso l’armadio in cui si era nascosta un attimo prima, non appena vi furono davanti la spinse dentro e chiuse le ante, fortunatamente quest’ultime erano munite di serratura con tanto di chiave già infilata dentro, probabilmente per impedire che la roba al suo interno fuoriuscisse in caso di mare particolarmente mosso, chiuse girandola completamente per poi estrarre la chiave, in quel momento arrivò Nick seguito da William, allarmati dalle urla sentite un attimo prima.

“Abbiamo sentito urlare, che succ...”.

La volpe non terminò la frase che subito notò Judith distesa a terra, apparentemente priva di sensi, ed il fatto che mancava l’altra coniglia all’appello, si preoccupò prima di tutto di controllare le condizioni della più giovane, con Will dietro preoccupato per la figlia.

“Che è successo? Dov’è Judy?”.

“Vuoi sapere che è successo? Bene, te lo dico io che è successo...”.

In quel momento entrò anche William, che vedendo la figlia riversa a terra si avvicinò per vedere come stava.

“...è successo che la suonata di sua sorella...” Dicendo questo indicò il coniglio più anziano, voltando lo sguardo prima verso di lui e poi Judith, la giovane coniglietta si stava riprendendo dalla botta subita poco prima e sembrava stare bene tutto sommato, non finì la frase che si avvicinò per accertarsi di come stesse la compagna, non avendo potuto prima a causa della presenza di Judy, dopo avergli lasciato un attimo di tempo Nick si avvicinò, riproponendo la domanda fatta un attimo prima.

“James, dov’è lei?”.

La volpe più giovane si volse quindi in direzione dell’armadio, facendo capire a Nick e William che si trovava li dentro, il coniglio si avvicinò per aprirlo, quando una voce rabbiosa proveniente dall’interno lo fece indietreggiare.

“Fatemi uscire...me la pagherai maledetta volpe!”.

Nick non poteva credere di aver sentito quelle parole provenire proprio da lei, si rese nuovamente conto di quanto era drasticamente cambiata in tutti quegli anni, provò ad avvicinarsi ma venne fermato da William, che lo tenne per una manica.

“No Nick, adesso tu e James aiutate mia figlia, vi voglio tutti e tre fuori da questa stanza”.

“Mi...mi stai dicendo che non la posso vedere?”.

“Ascolta Nick, ti sarò per sempre grato per quello che hai fatto ma...sì, è proprio questo che ti sto dicendo, mi dispiace, ma proibisco categoricamente a te James e Judith di vederla, d’ora in avanti ce ne occuperemo io e la mia famiglia...non complicare ulteriormente la situazione...ti prego”.

Capito che il coniglio non si sarebbe smosso da quella posizione, che tutto sommato capiva benissimo, si avvicinò a suo figlio, che in quel momento stava aiutando la compagna ad alzarsi, per poi uscire dalla stanza.

Il resto del viaggio di ritorno a Bunnyburrow, che durò per altri due giorni, lo passarono il più distante possibile dalla stanza di Judy, alla quale potevano accedere solo William ed i suoi due figli.

Tuttavia Nick non ce la fece a resistere, doveva vederla un’ultima volta, con l’aiuto di Judith riuscì a passare oltre la sorveglianza di Daril, intrufolandosi nella stanza dove riposava la vecchia coniglia, che in quel momento, per fortuna, dormiva profondamente; Nick si mise seduto su di una sedia li vicina, osservandola per qualche secondo, le avevano dato degli abiti più adatti, probabilmente di sua nipote, vestiva sempre una t-shirt, stavolta della sua taglia, ed un paio di pantaloncini corti, quando decise di averla guardata a sufficienza si alzò, per poi avvicinarsi a lei e sussurrarle piano in modo da non svegliarla.

“Carotina, anche se sono cambiate tante cose...io non ho mai smesso di pensarti, ti amo con tutto me stesso, e proprio per questo ti devo dire addio”.

Si tirò indietro un poco, la osservò per qualche altro secondo e poi si riavvicinò lasciandole un casto bacio sulle labbra a conclusione di tutto, la coniglia a quel contatto si mosse leggermente nel sonno stampando un accenno di sorriso sul muso, per Nick bastò quello, si voltò senza guardarla ulteriormente ed uscì dalla porta, consapevole che, per sua scelta, non l’avrebbe mai più rivista.

Una volta sbarcati a Bunnyburrow le strade di Nick e William si separarono, il primo tornò a Zootropolis, mentre il secondo si preoccupò di portare sua sorella in ospedale, in modo che le venissero offerte tutte le cure necessarie, James decise di restare qualche giorno, su richiesta di Judith, a casa Hopps, dove ebbe modo di fare la conoscenza dei sette figli della compagna, i coniglietti di cinque anni, seppure un po' restii all’inizio, accolsero calorosamente la volpe, così come William e sua moglie, che finalmente vedevano la loro figlia felice.





Passato qualche giorno, Nick fece ritorno nella terra dei conigli, stavolta accompagnato dalla moglie, l’occasione non era delle più allegre, dato che ci andavano prevalentemente per presenziare al funerale di Sofia, ma da una parte a Marian avrebbe fatto molto piacere rivedere Judy, prima dell’incidente si era instaurata una bella amicizia tra loro due, Nick l’aveva messa in guardia sul fatto che probabilmente non l’avrebbe neppure riconosciuta tanto era cambiata, comunque si risolse con un nulla di fatto, dato che non era presente, finita la cerimonia la coppia si avvicinò a William.

“Condoglianze Will”.

“Grazie, anche se...ormai è passato tanto di quel tempo che...”.

Si fece avanti anche Marian.
“Ciao Will, è da un bel po' che non ci si vede”.

Il coniglio si volse verso di lei, in effetti era da un bel po' di anni che non si vedevano, dal funerale di sua madre Bonnie, si scambiarono un abbraccio, poi la volpe gli domandò notizie su Judy.
“Come sta lei? Nick mi ha detto che l’avete trovata...”

Attese un attimo poi negò col capo.
“L’abbiamo portata all’ospedale per le cure primarie ma...ha dato via di testa non appena il medico si è avvicinato...siamo dovuti intervenire in quattro per tenerla ferma e prima che riuscissero a sedarla ha ferito un’infermiera”.

Si ammutolì di colpo e per un po' non disse nulla.

“Avevi ragione te Nick, è matta, l’hanno portata nel reparto psichiatrico dell’ospedale in attesa di essere trasferita in una struttura più adatta, al momento la imbottiscono di tranquillanti e psicofarmaci...”.

Qualcuno in quel momento chiamò William, che decise di congedarsi in silenzio dalla coppia, nel frattempo Marian aveva notato suo figlio, camminava fianco a fianco ad una coniglietta che non aveva mai visto, ma che in fondo conosceva dato che in quei giorni che era tornato a casa Nick glie ne aveva parlato, nonostante avesse tralasciato alcuni dettagli di una certa importanza, tipo che i due ora formavano ufficialmente una coppia, ma in fondo non era certo compito suo informare la moglie.

“James”.

La volpe più giovane sentendo sua madre chiamarlo si volse per andarle incontro, seguito di pari passo dalla coniglietta.

“Mamma, papà, come va?”.

La coniglietta gli stava continuamente appresso, osservando curiosa la madre del compagno, ansiosa che la presentasse, tuttavia lei fu più veloce.

“Bè, non mi presenti la tua amica?”.

Le reazioni dei presenti a questa frase furono delle più disparate, Judith abbassò le orecchie sulla schiena per poi mettere un’espressione seria sul muso mentre James si voltò verso suo padre, probabilmente quest’ultimo capì cosa voleva, dato che fece dietrofront per poi allontanarsi fischiettando come se nulla fosse.

Come immaginava, non le aveva minimamente detto nulla del fatto che lui e Judith si fossero messi assieme, sperava davvero che suo padre avesse in qualche modo dato lui la notizia, in modo da avere la strada leggermente spianata quando sarebbe stato ora d’informarla, tuttavia era anche vero che lei era pur sempre sua madre, William e Marta, i genitori di Judith, avevano accettato più che bene l’idea che la loro figlia si mettesse con una volpe e lo avevano accolto calorosamente nella loro famiglia, cosa sarebbe mai potuto accadere con sua madre.

“Ehh, mamma, lei si chiama Judith, è figlia di William, ed ecco...lei è la mia...”.

Non riuscì a finire la frase che subito la volpe femmina si avvicinò alla coniglietta, osservandola fissa negli occhi, quest’ultima per istinto indietreggiò leggermente.

“Già, ora che ti osservo bene, hai gli occhi di tua madre, mentre il colore del pelo è quello di tuo padre, è stato carino da parte di Will darti il nome della sua sorellina scomparsa”.

La coniglietta ritrovò il sorriso perso un attimo prima, portando nuovamente le orecchie tese verso l’alto.

“Grazie, non si è dimenticato nemmeno di Sofia, ho una sorella della mia stessa età col suo nome, dovrebbe esserci, qui da qualche parte”.

Si stava leggermente uscendo dal discorso, e non era quello che James voleva, se doveva dirglielo lo avrebbe dovuto fare subito, per cui non aspettò un secondo di più, finse un colpo di tosse per attirare l’attenzione, non appena si rese conto di averla ottenuta, almeno da sua madre, gli disse tutto.

“Mamma, Judith è la mia fidanzata, stiamo assieme da un paio di giorni e...”.

Si fermò non appena si rese conto che sua madre lo stava fissando silenziosamente con lo sguardo perso nel vuoto e la bocca semi aperta, la coniglietta osservò prima lei, poi si voltò verso il compagno, bisbigliando per farsi sentire il meno possibile.

“Mi sa che non l’ha presa bene”.

La volpe, con sguardo serio, si avvicinò al figlio, a giudicare dall’espressione sembrava che fosse intenzionata a tirargli un ceffone, invece poi mise un sorriso sul muso per poi abbracciare il figlio.

“Era ora, finalmente...”.





Due anni dopo





“Nick, se non ti sbrighi a metterti la cravatta, giuro che la uso per impiccarti!”.

La volpe appena chiamata in causa abbassò le orecchie sul cranio mentre ascoltava la moglie maledirlo per non essere ancora pronto, per poi abbassare lo sguardo all’orologio.

“Tesoro, siamo in anticipo di undici ore”.
Finita la frase abbassò lo sguardo al completo elegante che la moglie gli aveva comprato, nemmeno al suo matrimonio era andato vestito così bene.

“In anticipo? Dobbiamo andare fino a Bunnyburrow”.

“E che ci vuole? Sono solo quattrocento chilometri, non è mica dall’altra parte del pianeta, cavolo più vieni vecchia e più diventi iste...”.

L’occhiataccia che gli arrivò subito dopo gli fece capire che non era il caso di proseguire, se ci teneva alla pelliccia, finì di vestirsi in silenzio e dopo nemmeno mezz’ora erano già in viaggio per Bunnyburrow, stavolta utilizzando un treno ad alta velocità, che li avrebbe condotti a destinazione in più o meno un’ora.

Il numero di partecipanti che presenziò alla cerimonia fu veramente di proporzioni gigantesche, più che altro a causa dei famigliari di Judith, parenti stretti e alla lontana arrivarono da ogni dove per partecipare al matrimonio della coniglietta, anche se ad attirare l’attenzione, fu più che altro il fatto che si stava per sposare con una volpe, nonostante i matrimoni inter specie stessero prendendo piede anche lì, raramente capitava di vedere due mammiferi così diversi amarsi ed unirsi fino a tal punto, per quanto riguarda i famigliari da parte di James, salvo i suoi genitori ci stavano giusto la nonna materna e un zio con relativa famiglia, sempre da parte di Marian.

Finita la cerimonia ed unito la coppia in matrimonio si passò al rinfresco, a causa del grande numero d’invitati si decise di tenerlo all’esterno, anche la giornata, serena e primaverile, sembrava permetterlo.
Nick stava parlando con uno dei fratelli più giovani di William, quando il suo sguardo si spostò quasi automaticamente all’udire una voce, una voce molto particolare, che attirò fin da subito la sua attenzione, alla sua destra, ad una decina di metri da lui ci stava Judy, la Judy che un tempo amava, mentre era impegnata a parlare con gli sposi, erano due anni che non la vedeva, da quando l’avevano lasciata in custodia a Will, tuttavia suo figlio andava spesso a Bunnyburrow, tenendolo informato sulle condizioni della vecchia coniglia nell’ospedale psichiatrico, negli ultimi mesi si era notato un buon miglioramento nelle sue condizioni, al punto che si era deciso che fosse pronta per provare ad uscire, sapeva che l’avrebbe vista, ma ora che era capitato fu roso dal dubbio di cosa fosse meglio fare, temendo che rivederlo potesse causarle una ricaduta, la osservò ancora per un attimo, notando uno strano braccialetto che riconobbe quasi subito, un’istante dopo fu avvicinato da una lepre, dall’aspetto sembrava avere più o meno la sua età, porse quindi la zampa alla volpe, presentandosi subito dopo.

“Immagino che lei sia il padre dello sposo, Nicholas Wilde, giusto? Judy mi ha parlato molto di lei”.

Nick allungò la zampa, ricambiando la stretta.

“Oh, è un vero piacere vedere che sono così conosciuto. Lei chi sarebbe? E come mai conosce Judy?”.

“Oh giusto, mi chiamo Mark Wood, ho conosciuto Judy due anni fa, è stata una delle mie ultime pazienti all’ospedale psichiatrico, prima della pensione”.

Nick lo osservò per qualche istante, prima di parlargli ancora.

“È lei ad essersi occupato di Judy, mi dica, adesso come sta?”.

Lo psichiatra ormai pensionato si volse verso la sua ultima paziente, osservandola mentre chiacchierava con James, per poi riportare lo sguardo verso Nick.

“Non si può certo dire che sia completamente guarita, per quello ci vorrà ancora parecchio, ma ha mostrato miglioramenti sufficienti per permetterle di lasciare l’ospedale”.

La notizia era ottima, tuttavia Nick non cambiò l’espressione fredda con cui si era rivolto fin da subito a lui, volendo togliersi ogni dubbio riguardo a quello che aveva visto.

“È migliorata abbastanza da poter lasciare l’ospedale, ma siete ben lungi dal fidarvi di lei, visto che le avete messo un braccialetto elettronico per monitorare i suoi movimenti, per non parlare dei due agenti in borghese che ho notato appena sono arrivato”.

La lepre strabuzzò gli occhi per lo stupore, ok il braccialetto, fin troppo evidente, ma non credeva che qualcuno si sarebbe accorto dei poliziotti.

“Ma...come ha fatto a...”.

“Sono un’ex capitano di polizia di Zootropolis, certe cose le noto, il primo è quel cervo sulla ventina all’ingresso, non riesco a capire perché abbiano scelto lui, in mezzo a tutti questi leporidi stona che è una meraviglia; poi ho notato l’altro, il coniglio che non la molla nemmeno per un secondo, devo dire che avete esagerato un po', per una coniglia quasi sessantenne, a questo punto se non eravate sicuri potevate tenerla dentro ancora, e giusto per la cronaca, lei lo sa benissimo di essere sorvegliata”.

Non si era certo fatto riguardo a dire quello che pensava, tuttavia la risposta non tardò ad arrivare, ed era ben diversa da quello che pensava.

“Oh...bè, intanto complimenti per l’occhio, comunque tutte queste misure non sono state applicate per le sue condizioni, ma perché è in libertà vigilata...”.

Nick storse il naso a sentire quella frase, ora più che mai voleva spiegazioni, cominciando a fare domande a raffica.

“Vuol dire che è in arresto? Per cosa? Ha aggredito qualcuno all’ospedale?”.

“Non le ha detto niente nessuno? Mentre era in cura ha confessato un mammifericidio compiuto diversi anni prima, ai danni di un leone, poi una volta fuori si è costituita e le hanno fatto un processo, tutto questo due mesi fa”.

Nick cominciò ad essere seriamente preoccupato, come aveva detto Judy nelle registrazioni, si trattava di mammifericidio di primo grado, se le andava bene si sarebbe beccata almeno trent’anni di prigione, considerando la sua età e condizioni fisiche, sicuramente non ne sarebbe più uscita.

“La sentenza?”

La lepre aspettò qualche secondo a parlare, aumentando le preoccupazioni di Nick, già di per sé elevate.

“Trentatré anni...”

Ecco la notizia che non voleva sentire, l’avevano appena liberata da trent’anni di solitudine su di un’isola deserta ed era riuscita a venire fuori da un anno e mezzo di manicomio solo per farsene altrettanti in prigione, nonostante lei stessa lo avesse detto che se fosse stata ritrovata si sarebbe costituita, aveva sempre sperato che col passare degli anni se ne fosse dimenticata, ma si trattava pur sempre di Judy Hopps, non sarebbe mai passata sopra ad un crimine del genere per nessuno, figurarsi per lei.

“...tuttavia...”

Mark riprese a parlare, attirando l’attenzione della volpe.

“...poco prima che fosse emessa la sentenza, la giuria ha chiesto, sapendo cosa avesse passato nei trent’anni prima, che la condanna fosse considerata già scontata, è stata quindi valutata la cosa e quando hanno capito che non era più pericolosa l’hanno condannata agli arresti domiciliari per due mesi, li conclude tra un paio di giorni”.

Questa notizia rincuorò non poco la volpe, nonostante tutto almeno ora Judy poteva provare a vivere una vita normale, si avvicinò quindi alla lepre, allungandogli nuovamente la zampa per un’ulteriore stretta.

“Grazie, davvero, grazie di cuore per essersi preso cura di lei”.

“Ho solo fatto il mio dovere, e continuo a farlo anche ora”.

Nick, che aveva capito a cosa si riferisse si tolse ogni dubbio.

“State assieme?”.

“Si, da quando ho perso la mia adorata Elen mi sono chiuso nel mio lavoro, poi è arrivata lei, più ci passavo del tempo assieme, tra una seduta e l’altra, più capivo che stava facendo per me molto di più di quanto io facessi per lei, quando l’abbiamo fatta uscire dall’ospedale non aveva un posto dove andare, non voleva tornare a casa di suo fratello per cui l’ho ospitata da me”.

Nick si volse nuovamente ad osservarla.

“È felice?”.

“Si, si lo è”.

La lepre accennò un sorriso, poi tornò con lo sguardo al diretto interessato.

“Perché non vai a parlarle?”.

“No, non è la cosa giusta, l’ultima volta che ci siamo visti ha avuto una brutta reazione”.

“Stiamo parlando di due anni fa, ti posso assicurare che è molto cambiata da allora e sono più che certo che gli manchi anche a lei”.

Probabilmente era quello che Nick voleva sentirsi dire, dato che dopo qualche secondo annui per poi camminare in direzione di Judy, che in quel momento le dava le spalle; James si accorse che stava arrivando suo padre, per cui si congedò dalla coniglia in modo da lasciarli parlare in pace.

“Carotina”.

Le orecchie della leporide schizzarono in su al sentirsi chiamare in quel modo da quella particolare voce, lentamente si voltò fino ad incrociare lo sguardo della volpe.

“Ni-Ni-Ni-Ni-Ni-Nick”.

Era più che sicuro che con suo figlio non balbettava in quella maniera, era anche vero che dopo la sua dimissione dall’ospedale James e Judith la andavano a trovare spesso, ormai si era abituata alla loro presenza a differenza di Nick che non si vedevano da due anni.

“Come stai, Judy?”.

“S-s-sto b-b-bene, sono...felice di ri-ri-rivederti”.

Ora, oltre alla voce balbettante, aveva iniziato pure a tremare, Nick iniziò a preoccuparsi quindi diede uno sguardo a Mark, li stava osservando dalla distanza, ma non sembrava preoccupato dalla reazione di Judy, probabilmente non era nulla di grave.

“Ni-Ni-Nick...”.

Attirò la sua attenzione, facendolo voltare nuovamente verso di lei.

“Sono qui, dimmi pure”.

“Non...non sei...a-a-arrabbiato?”.

Da una parte Nick capiva questa sua preoccupazione, in fondo lui aveva tutte le ragioni per odiarla, non solo aveva provato ad ucciderlo, ma aveva fatto lo stesso con suo figlio, tuttavia si rendeva conto che in quel momento non era in lei.

“Non potrei mai arrabbiarmi con te, Carotina”.

Le fece cenno di avvicinarsi per poi stringerla in un abbraccio, era una cosa di cui avevano un estremo bisogno entrambi, e ci restarono per un bel po' prima che Nick lo sciogliesse, parlando poi a bassa voce alla coniglietta.

“Dimmi, questo Mark, lui ti tratta bene?”.

“S...si, l-l-lui è sempre m-m-molto gentile con me”.

Mentre lo diceva gli elargì un gran bel sorriso, e riuscì quindi a vedere che le avevano pure sistemato il dente rotto dalla nipote, era evidente che fosse felice, a lui bastava solo quello, che potesse avere anche lei una vita normale come tutti; nel frattempo si era fatto tardi, molti ospiti erano già andati a casa, anche la stessa Judy, dopo aver avuto una lunga discussione con Marian e salutato tutti, salì in auto col suo compagno e se ne andò, Nick raggiunse gli sposi, arrivò da dietro Judith, posandole le zampe sulle spalle.

“Ed ora che avete in mente di fare voi due?”.

Judith restò senza parole e se non fosse stato per la pelliccia a ricoprirla si sarebbe sicuramente visto il rossore sul muso, era ovvio che non si stava riferendo a quello, ma lei automaticamente alla domanda della volpe pensò a cosa avrebbe volentieri fatto a suo marito una volta arrivata a casa, fortunatamente ci pensò James a trarla in salvo da quella situazione imbarazzante.

“Papà, torneremo a casa, ma passeremo da voi a Zootropolis coi piccoli prima del viaggio di nozze”.

Nick annuì e poi scompigliò il pelo sulla testa della coniglietta.

“Ok, allora noi andiamo, ancora congratulazioni ad entrambi”.

In un attimo se n’erano andati tutti per la loro strada, la coppia di volpi si era fatta accompagnare in stazione da uno dei fratelli di William, una volta soli sul treno Nick volle togliersi una curiosità.

“Ma, che vi siete dette te e Judy?”.

Lei lo squadrò di sbieco, per poi sorridergli.

“Cose tra femmine, niente che ti riguardi”.

“Oh dai, io lo voglio sapere...”

Lei rispose mantenendo il sorriso e sbuffando, per poi sedersi vicino al marito.

“Mi ha solo detto di prendermi cura di te...”.

A questo punto la voce cambiò, assumendo un tono più sensuale.

“Ed ho già in mente di come fare, appena arriviamo a casa”.

Finita la frase Nick baciò la moglie e poi scattò in piedi, puntando l’indice verso la fine della cabina sotto lo sguardo attonito di Marian.

“E adesso che cavolo fai?”.

“Mi pare ovvio mia cara, vado a dire al macchinista di far accelerare questo cavolo di treno”.

























Qualche giorno dopo a Bunnyburrow.

Judy si svegliò nel pieno della notte, aveva la gola secca, per cui si alzò dal letto per andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, stando attenta a non svegliare Mark che dormiva affianco a lei, scesa dal letto ed abbandonata la camera percorse il corridoio fino ad arrivare in cucina, accese la luce e rimase paralizzata nel vedere che non era sola.

“T-t-t-tu cosa ci fai q-q-qui?”.

<< Si, anche io sono felice di rivederti >>.

“No, no, no, la-la-lasciami...in pace”.

<< Ma sentiti, balbetti peggio di Gideon, che fine ha fatto mia sorella? >>.

“Pe-pe-perché proprio ora?”.

<< Non hai più il braccialetto, ora siamo libere di andare dove vogliamo, dai sorellina, facciamola pagare ha chi ci ha fatto soffrire, prendi quel coltello >>.

La coniglietta si volse in direzione del bancone della cucina, ci stava un porta coltelli contenente i suddetti attrezzi in svariate dimensioni, ci si avvicinò pian piano per poi afferrare il manico di quello più grosso, senza tuttavia estrarlo.

“Io non voglio...”.

<< Ma pensa un po', invece lo farai, adesso prendi quel coltello e pensa prima di tutto alla lepre che dorme di la >>.

Il muso di Judy era fradicio a causa delle lacrime che le scendevano dagli occhi, tuttavia non riusciva a fermarsi, continuava ad estrarre il coltello, sebbene lentamente.

“No...”.

<< Sai dire solo quello? Ti ho detto di prenderlo, SUBITO >>.

“...”.

<< Allora? >>.

“...”.

<< JUDY! >>









“Ok”.



















Note

Oddio, allora, cominciamo col dire che non avrei mai pensato di riuscire ad arrivare alla conclusione di questa storia, sono passati due anni precisi da quando l’ho iniziata e non ne vedevo la fine...

Ma ce l’ho fatta, e tutto grazie a voi che mi supportate con recensioni meravigliose, grazie di cuore a tutti.

Questa storia durante il suo percorso ha visto un’infinità di modifiche che mi hanno fatto penare come se non ci fosse un domani, una di queste riguarda il capitolo 12, quello dove viene ritrovata Judy, inizialmente lo scrissi molto diverso, ma alla fine decisi di cambiarlo con quello definitivo, comunque lo ho ancora, e come promesso tempo fa lo posterò ma non come capitolo extra, questa storia così è e così rimane, invece farò diventare una raccolta una delle mie prime storie, cioè “like a hot knife through butter” che a sua volta era una versione alternativa di un’altra mia storia, tempo di sistemare il tutto ed arriverà, e poi poche storie, si torna a “Una nuova vita” l’ho lasciata troppo in sospeso.

Il nome della defunta moglie di Mark è una citazione alla protagonista della storia “Il valore dell'amicizia” di Iron_Captain.

Ora mi sembra il minimo di ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa storia, cominciamo coi recensori;
salamander92
Redferne
Djmathew
nami92
MizukiZukishima28
zamy88
Freez shad
EnZo89
Sir Joseph Conrard

Poi c’è chi l’ha messa tra le preferite;
AlephBlack
ChiaraThePrincessOfTheSea
Djmathew
EnZo89
kayney
naketij
Ray Nilson
zamy88

Ed infine chi l’ha inserita tra le seguite;
Djmathew
EnZo89
Freez shad
gallade01
ivan_occa
kayney
kayrem232
Lunastorta1999
MizukiZukishima28
naketij
Raanseur
Ray Nilson
SellyLuna
zamy88

Concludo inoltre rivolgendomi a tutti i lettori che non si degnano di lasciare una recensione nemmeno a pagarli, si sto parlando con te che ora leggi queste righe e ti senti chiamato in causa, grazie anche a tutti voi.





Davide

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