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Autore: heliodor    25/01/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Tempo perso

 
"In piedi" disse Elvana con tono perentorio.
Joyce era ancora avvolta nelle coperte, il viso sepolto tra i cuscini. Da tempo non dormiva così bene e in un letto così comodo.
L'ultima volta era successo a Nazedir, due o tre lune prima.
La sera prima era andata a dormire dopo un bagno veloce offerto dai Malinor. Delle ancelle l'avevano aiutata a spogliarsi e per una volta non aveva rifiutato quell'aiuto.
Si sentiva spossata per la battaglia del giorno prima ed era affamata.
Dopo il bagno dei valletti le avevano portato la cena fin nelle sue stanze. Le solite noci con miele, dolci e latte, insieme a una bevanda densa di colore scuro molto dolce.
Joyce l'aveva trovata deliziosa e ne avrebbe voluto ancora, ma decise di non esagerare. Non dormiva davvero da giorni e sentiva di stare per crollare.
Prima di addormentarsi mormorò di nuovo la formula per la trasfigurazione per essere sicura che durasse per tutta la notte.
Non ce ne fu davvero bisogno perché venne svegliata ben prima dell'alba.
Fu l'amica scorbutica di Bryce a bussare alla porta. A Joyce parve che volesse buttarla giù con la forza.
Per un attimo fu tentata di ignorarla e di tornare a dormire. Invece la porta si aprì ed Elvana irruppe nella sua stanza.
"Che ci fai ancora a letto?"
Joyce mormorò qualcosa di incomprensibile.
"In piedi" disse Elvana. "O ti tirerò giù io."
Joyce lanciò un'occhiata al balcone. "È ancora buio."
"Manca meno di un'ora all'alba" disse Elvana gettando sul letto dei vestiti. "Indossali in fretta e vieni giù."
"Perché?"
"È il tuo primo giorno di addestramento" disse lei sorridendo. "E io ho bisogno di allenarmi un po'."
Joyce indossò i vestiti. Il pantalone e la camicia le andavano alla perfezione. C'era anche una cintura per stringerli in vita.
Erano di colore nero con ricami dorati.
Abiti di Malinor, pensò Joyce.
C'erano anche degli stivali corti che le calzavano alla perfezione.
Quando hanno preso le mie misure? Si chiese mentre usciva dalla stanza.
Elvana l'attendeva con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate sul petto. "Hai finito? Sei lenta."
"Scusa" disse Joyce. "Hai detto che devo addestrarmi? Per cosa?"
"Te lo spiegherà Vyncent. È lui che ha organizzato tutto."
Camminarono lungo il corridoio fianco a fianco.
"Dice che sei una strega selvaggia" disse Elvana. "Da dove vieni?"
"Luska" rispose Joyce dicendo la prima cosa che le venne in mente.
Lei fece una smorfia. "Pessimo posto. È il peggior circolo del mondo conosciuto e ha una brutta fama."
Decise di non rispondere per evitare di contraddirsi.
"Questo spiegherebbe perché sei così selvaggia."
"Io non sono selvaggia" protestò Joyce.
Elvana ghignò. "Avrai la possibilità di dimostrarcelo."
Quando giunsero nella sala d'armi, la trovarono già occupata da Bardhian e Vyncent.
I due si trovavano al centro di un circolo tracciato sul pavimento. Vyncent aveva lo scudo alzato e stava dicendo qualcosa a Bardhian.
Il principe di Malinor aveva evocato una lama magica che brandiva con la mano destra, mentre con la sinistra teneva lo scudo alzato.
"Tieni più alta la guardia" disse Vyncent evocando i dardi magici.
Bardhian alzò lo scudo un attimo prima che i proiettili lo raggiungessero.
"Sei lento" disse il principe.
Vyncent ghignò. "Mi adeguo a te."
"Non è vero" rispose Bardhian. "Sono io che ti sto concedendo un po' di tregua." Si scagliò contro l'avversario mulinando la lama magica come una spada.
Vyncent parò il colpo con lo scudo e gli lanciò contro un raggio di energia magica evocato dal palmo della sua mano.
Dove il raggio incontrò lo scudo di Bardhian esplose una cascata di scintille e l'aria sembrò avvampare per un istante, abbagliandola.
Quando la vista di Joyce tornò a posto, vide che Bardhian si era rifugiato in un angolo della sala e fissava Vyncent con sguardo accigliato.
"Non ce la fai più? Facciamo una pausa?"
"No" gridò Bardhian. In quel momento i suoi occhi incontrarono quelli di Joyce e la sua espressione mutò. "C'è anche lei" disse indicandola con il braccio teso.
Vyncent annullò lo scudo e si rivolse alle nuove arrivate. "Siete in ritardo."
"Si è svegliata tardi" disse Elvana indicando Joyce.
Lei si sentì avvampare.
Vyncent le rivolse un'occhiata severa. "Abbiamo delle regole precise. Niente ritardi a meno che tu non abbia una scusa valida. E per scusa valida intendo ossa rotte o un malanno davvero grave."
Joyce annuì. "Ti chiedo scusa."
"Per questa volta faremo finta di niente" disse Vyncent.
Elvana sbuffò. "Sei il solito mollaccione" disse marciando verso il centro della sala. "Ora tocca a noi" disse rivolta a Bardhian. "Voi andate a giocare da un'altra parte."
Il principe fece spallucce. "Fai come vuoi." Fece per uscire, ma Vyncent lo bloccò.
"Vorrei che restassi."
"Perché?" chiese Bardhian.
"Potresti imparare qualcosa."
"Da quella lì?" Indicò Joyce. "È solo una ragazzina."
"Anche tu lo sei. Avete più o meno la stessa età."
"Non mi stai paragonando a lei, vero?" fece il principe sbalordito.
"Ti stupirebbe se lo facessi? Siete più simili di quanto tu pensi" disse Vyncent con tono pacato. "Entrambi irruenti e inesperti, ma pieni di voglia di fare. E di difetti da correggere."
"Lei non è al mio livello" protestò Bardhian. "Credevo di averti dimostrato di cosa sono capace."
"Finora ti sei misurato solo con avversari più deboli."
"E lei sarebbe più forte?"
"Potrebbe diventarlo. Un giorno."
"Allora chiamami quando arriverà il momento" disse Bardhian andando via.
Vyncent lo guardò allontanarsi, poi si voltò e andò verso il centro della sala.
Joyce notò lo sguardo preoccupato.
"Peggiora ogni giorno di più" disse Elvana. "L'impresa di Orfar gli ha montato la testa a quello lì."
"È giovane. E ha ancora tempo per imparare."
"È un principe" disse Elvana. "Sai come sono fatti. Credono di essere superiori per diritto di nascita."
"Pensi questo anche di Bryce?" le domandò Vyncent.
Elvana si accigliò. "No. Lei è la più forte e l'ha dimostrato volte. Le ho visto fare cose che ancora stento a credere vere nonostante fossi lì di persona."
"Bardhian potrebbe diventare più forte di lei, se lo volesse" disse Vyncent.
Elvana rise. "Non credo proprio."
"Vedrai" rispose lui.
La donna si accigliò.
Vyncent fece un cenno della testa rivolto a Joyce. "Ora pensiamo a lei. Credo si stia annoiando con tutte queste chiacchiere."
"Proseguite pure se volete" disse Joyce esibendo un largo sorriso. "Fate come se non ci fossi."
"Ci prende anche in giro" esclamò Elvana indignata. "Merita una lezione questa qui."
Vyncent allargò le braccia. "È tutta tua."
Elvana si spostò verso il muro opposto a quello davanti al quale si trovava Joyce e incrociò le braccia sul petto. "Colpiscimi con i dardi" la sfidò.
Joyce evocò i dardi magici.
Elvana non si mosse.
Guardò Vyncent. "Non ha lo scudo."
Lui scrollò le spalle. "E allora? Fai come ti ha detto."
"Ma potrei colpirla" si lamentò Joyce. L'idea di lanciare un dardo magico contro una persona indifesa la metteva a disagio.
"È lo scopo di questa lezione" disse Vyncent.
"Dubito che mi colpirai" disse Elvana divertita. "Ma puoi provarci, se vuoi."
Joyce inspirò a fondo. Anche se la sua mira era pessima, da quella distanza l'avrebbe colpita. Ma se Vyncent le aveva detto di farlo...
Puntò il dardo contro Elvana.
Lei si irrigidì. "Ora sì che mi piaci."
Joyce lasciò partire il colpo. Il proiettile magico coprì in un istante la distanza che lo separava dal bersaglio, raggiunse Elvana e la passò da parte a parte, proseguendo la sua corsa fino a esplodere contro il muro alle sue spalle.
Per un attimo Joyce temette di averla ferita, ma poi vide con stupore che Elvana non si era mossa e continuava a fissarla con aria di sfida, le braccia incrociate sul petto.
Stava per voltarsi verso Vyncent per chiedergli spiegazioni, quando si sentì afferrare per le spalle e tirare giù.
In un istante si ritrovò con al schiena a terra, le braccia immobilizzate da quelle di Elvana e il ginocchio della donna sul suo petto.
"Visto che non era così facile?" fece Elvana divertita.
Joyce cercò di liberarsi dalla stratta, senza riuscirci.
"Lasciala" disse Vyncent con tono supponente. "È il suo primo giorno."
Elvana si sollevò lasciandola respirare.
Joyce si rimise in piedi a fatica. "Come hai fatto?"
"Ha evocato uno spettro" disse Vyncent.
Joyce si accigliò.
"Elvana può creare una immagine di se" spiegò lui. "Del tutto simile a quella vera. Purtroppo."
"Attento a quello che dici" lo ammonì la strega. "In ogni caso, ha ragione, ma non del tutto simile. Dipende dal tempo che ho a disposizione per evocarlo e dalle forze che intendo sprecare. Di solito più è duraturo e dettagliato il fantasma, più devo consumarne."
Joyce notò che la sua voce era affaticata e la fronte era imperlata di sudore.
"Quindi più lo usi e più ti stanchi?"
Lei annuì. "Ma di solito ne basta uno per avere ragione di un avversario debole e inesperto come te."
Joyce scosse la testa. "Come hai fatto a prendermi alle spalle?"
Elvana sorrise. "Dopo aver evocato lo spettro sono diventata invisibile e mi sono spostata alle tue spalle. Con una strega più esperta non avrei fatto più di due o tre passi, ma con te è stato facile."
È una tecnica meravigliosa, pensò Joyce. Lei sapeva diventare invisibile. Le bastava imparare la magia dello spettro e sarebbe diventata abile come Elvana.
"Non era sufficiente che diventassi invisibile per cogliermi alle spalle?"
Elvana rise. "Non è così semplice ingannare una strega con l'invisibilità."
Joyce divenne invisibile.
Elvana sembrò sorpresa. "Ora sì che diventa interessante."
Joyce si mosse cercando di girarle attorno, ma la strega la seguì con lo sguardo.
"Il tuo passo è pesante" disse Elvana. "Posso sentirlo facilmente. E anche il tuo respiro. Senza contare che hai uno scarso controllo di questo potere. Vedo l'aria incresparsi quando cammini. Forse se restassi immobile e silenziosa potresti anche sfuggirmi, per un istante.
Joyce notò che anche Vyncent la stava guardando.
Come ci riescono? Si chiese. E come posso ingannarli?
Mormorò la formula della levitazione si diede una leggera spinta che la fece alzare da terra di qualche metro.
"Levitazione" esclamò Elvana sorpresa. "E la usa mentre è ancora invisibile" aggiunse rivolta a Vyncent. "Tu che cosa faresti?"
"Corda magica" rispose lui. "A meno che tu non voglia sforacchiarla un po'."
"E rovinare questo delizioso giocattolo?" disse Elvana divertita. Tra le sue mani apparve un lungo filamento di energia che lei sembrò modellare come se fosse creta.
Il filamento divenne una corda spessa un paio di dita che la strega fece volteggiare nell'aria prima di lanciarlo verso l'alto.
Joyce annaspò per spostarsi, ma non fece in tempo e le sue gambe vennero avvolte dalla corda magica.
Elvana diede uno strattone deciso facendola precipitare verso il pavimento.
Joyce atterrò piegandosi sulle gambe e per poco non rotolò via. Nel panico aveva perso la concentrazione ed era tornata visibile.
Si sentiva stanca e sfiduciata.
"Levitazione e invisibilità sono dei buon incantesimi" disse Vyncent con tono paziente. "Ma serve tempo e fatica per dominarli alla perfezione. Ricorda però che nessuno dei tuoi poteri ti potrà mai garantire da solo la vittoria in uno scontro."
Elvana annuì. "Per quanto mi secchi ammetterlo, Vyncent ha ragione. Questi trucchi vanno bene con i principianti o per sorprendere l'avversario, ma in un combattimento potrai usarli una o due volte prima che lui trovi il modo di rispondere."
Joyce annuì. "Voglio imparare."
Vyncent sorrise. "Questo è lo spirito giusto. Ora passiamo agli esercizi fisici."
"Cosa?" fece Joyce stupita. "Io voglio migliorare la mira e imparare a usare gli incantesimi."
"Per quello ci sarà tempo" disse Vyncent. "Tu non sei allenata e ti stanchi subito. Devi rinforzarti prima di passare alla parte seria dell'addestramento."
"È tempo sprecato" disse una voce femminile.
Joyce si voltò e vide Bryce in piedi su un lato della sala.
"Perdi solo tempo con lei" disse.

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