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Autore: Scarlet Jaeger    01/02/2019    1 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19

 

 

Era già buio quando Elena aprì gli occhi, ed era riversa a terra nel punto esatto in cui era caduta in seguito allo scontro con Kanon. L'uomo invece era ancora a terra privo di sensi, nella posa innaturale in cui era caduto, e non dava segni di volersi svegliare. Tuttavia la ragazza non ci pensò minimamente a destarlo, si alzò solamente a fatica dalla sua postazione e raggiunse la caverna in cui alloggiavano.
Nonostante fosse calato il buio, le temperature del luogo erano ancora così tanto elevate che la povera cadetta si ritrovò in un bagno di sudore, oltre che di sangue pesto. Le ferite avevano smesso di sanguinare e quello si era incrostato su ogni taglio che le era stato inferto dal Saint. E sul corpo di lui la situazione non era certo migliore.
“Serve un cambiamento drastico...”, pensò una volta entrata al sicuro nell'anfratto di roccia. Evocò tutto il suo cosmo, come il suo vecchio maestro ai tempi del primo apprendistato le aveva insegnato a fare. Nonostante fosse ancora debilitata dalla disputa avuta col Saint dei Gemelli, le era rimasta un po' di energia da spendere per vivere quella notte più dignitosamente della precedente. Il suo cosmo richiamava le energie fredde, per cui non le fu difficile congelare tutto attorno a sé con la sua Diamond Dust, così simile a quella del Saint dell'Undicesima Casa.
«Adesso sì che va meglio. Non durerà in eterno, ma almeno posso respirare...», parlò ad alta voce, nonostante non ci fosse nessuno in quel momento che potesse ascoltare.
Andò a prendere la cassetta del pronto soccorso che il suo nuovo mentore aveva avuto la decenza di portarsi dietro, insieme al Pandora Box della sua armatura, e cercò alla bene e meglio di tamponarsi le ferite con del disinfettante. Quei tagli bruciavano sulla sua pelle come la disputa avuta con Gemini le bruciava nel cuore. Non avrebbe mai e poi mai alzato un dito contro il suo maestro ai tempi del primo addestramento, eppure si era lasciata trasportare dai sentimenti. Come lui del resto. Il Saint della Terza Casa era sempre stato così pacato e silenzioso, almeno per quanto era riuscita a vedere lei, invece aveva perso la pazienza in meno di un secondo. Probabilmente c'erano ferite nel cuore di quell'uomo che sanguinavano ancora, così come le sue.
Riuscì anche a scoppiare a ridere per rigettare fuori tutta la tensione accumulata, scaricando così il nervosismo, visto che non poteva farlo in altro modo. Era stato frustrante averle prese di santa ragione dal suo maestro, ma altrettanto appagante riuscire a colpirlo a sua volta. E per giunta un Gold Saint, uno tra i più potenti di cui disponeva il Tempio.
Fu però in quel momento, mentre era seduta sul materasso congelato a disinfettarsi le ferite a tempo delle risate divertite che entrò l'uomo.
Lui non disse nulla, si limitò solamente a scoccarle un'occhiata di pura sufficienza e dirigersi verso la scatoletta del pronto soccorso.
Elena lo osservò cauta, cercando di capire se fosse ancora sul piede di guerra o meno, ma lui si limitò a camminare guardandosi attorno.
«Hai trovato un bel modo per ultimare le energie...», disse semplicemente, senza nemmeno guardarla, ma gli era bastato ascoltare il respiro ancora accelerato di Elena per capire quanto le era costato quel gesto.
«Fa caldo», fu la semplice risposta di lei, dopo essersi esibita in un'alzata di spalle.
«No ti ho forse detto che devi imparare a destreggiarti su qualunque territorio insidioso?». Le scoccò un'altra occhiataccia, ma Elena cercò di non cadere di nuovo alle provocazioni o sarebbero tornati al punto di partenza. Inoltre non riusciva a muovere troppi muscoli alla volta in quel momento, così provati dall'ultimo scontro.
«Sì, ma adesso non stiamo combattendo», continuò con una nuova alzata di spalle e lui, altrettanto saggiamente, decise di non continuare oltre a battibeccare. Si sedette dalla sua parte del letto, dandole le spalle, e rovistò nella cassetta del pronto soccorso per prendere ciò che gli sarebbe servito per medicarsi le ferite. Ferite che gli bruciavano più nel cuore che sulla pelle. Odiava sé stesso, più del normale. Lui, Gold Saint pacato e calcolatore, che cede alle provocazioni di una ragazzina? Da quando aveva ripreso i sensi fuori dalla caverna non aveva pensato ad altro. E inoltre, nonostante gli anni passati, quella ferita che sembrava rimarginata nel suo cuore aveva ripreso a fagli male. Non era mai riuscito a perdonare sé stesso per tutti gli eventi che avevano portato alla guerra di Athena contro Poseidone, di tutto il male che aveva inferto a sé stesso e agli altri. Ma, più di tutti, a suo fratello, che nonostante l'orgoglio personale di voler arrivare in alto, Saga era sempre stato gentile con lui.
Ma, in ogni caso Galatea non c'era più, e la sua morte aveva malamente segnato anche Camus, ed Elena era una conseguenza di quella sofferenza. Kanon soffriva per il male inferto al mondo in seguito alla morte della sua amata. Il Saint dell'Acquario aveva congelato il suo cuore dopo la scomparsa dell'altrettanto amata. La sua allieva per un amore non corrisposto, che le aveva impedito di guadagnare la carica di Saint per la quale era stata addestrata.
E quindi, diventare Saint di Athena significava soffrire?
Kanon strinse i pugni, ma non si accorse che Ippolita gli si era inginocchiata di fronte e gli aveva tolto di mano le garze e il disinfettante, senza però osservarlo in volto.
«Cosa fai?», le chiese infatti, indispettito. Non aveva voglia di averla ancora tra i piedi. Ma lei continuò ad ignorarlo mentre imbeveva le pezze di liquido.
«Ti aiuto, se non tamponi subito il naso con del ghiaccio diventerà una patata...» rispose la novizia, dopo aver creato dal nulla un cubetto di ghiaccio e averlo ricoperto con una delle garze disinfettate. Glielo poggiò inavvertitamente in faccia, laddove il sangue pesto nascondeva il setto dell'uomo oramai leggermente deviato da un colpo sferrato da lei stessa durante la battaglia. Sentiva ancora sul pugno la durezza dell'osso. Inoltre, guardandolo così dal basso, nonostante fosse perennemente serioso e in quel momento anche coperto di sangue, doveva ammettere che il Saint dei Gemelli aveva un fascino totalmente diverso dagli altri Gold Saint. Come se anche nel suo aspetto si notasse la sua contrapposizione tra bene e male, nonostante oramai fosse a tutti gli effetti un guerriero devoto alla giustizia.
«A cosa devo questa gentilezza?», continuò brusco lui, nonostante non si fosse rifiutato di avere quel momentaneo sollievo dettato dal frettoloso rimedio contro il gonfiore.
«Beh, sono stata io a colpirti...»
«Tzè, di colpi come questi noi Saint ne riceviamo a migliaia e nonostante tutto ci siamo sempre rialzati. E comunque non parliamone più»
«Fa male?»
Dopo alcuni secondi di silenzio Kanon si ritrovò a sbuffare d'impazienza, mentre Elena aveva iniziato a tamponare le ferite sul petto dell'uomo, che si irrigidì sotto il tocco fresco e bruciante del disinfettante.
«Ti ho già detto che la tolleranza di un Saint va ben oltre questi colpi...»
Gli scoccò un'occhiataccia, volendo anche ricordargli chi era rimasto svenuto per una giornata intera sotto quegli stesi colpi, ma Elena si morse la lingua per poter portare avanti il discorso appena iniziato.
«Non mi riferisco al male fisico», prese una leggera pausa per vedere la sua reazione, ma lui oltre a osservarla dietro il fagotto appoggiato sul naso non disse nulla. «Intendo dire...aver riaperto vecchie ferite».
Come si era di certo aspettata, il Saint non le rispose. Si era solamente limitato a chiudere momentaneamente gli occhi, ma il battito accelerato del suo cuore lo tradì, proprio dove Elena stava in quel momento medicando.
«In ognuno di noi, Saint o uomo che sia, c'è una ferita che nessuno dovrebbe riaprire e penso che tu, più di chiunque altro, possa capirmi. Ma per spuntarla in battaglia, per ardere il nostro cosmo fino al limite estremo, abbiamo bisogno che la nostra mente e il nostro cuore sia libero. Per questo sto cercando di farti capire l'importanza di lasciarti addietro dolorosi ricordi, ma a quanto si è dimostrato quest'oggi, la scelta del Grande Sacerdote non è stata delle migliori», sorride amaramente e anche Elena abbassa leggermente gli occhi, prima di riportare l'attenzione al suo operato.
«O forse tuo fratello sperava che lo stesso insegnamento lo avresti affrontato anche tu stesso»
«Oramai...per espiare le mie colpe ho preso in pieno petto il Tridente di Nettuno al posto di Athena, volendo difendere colei che inizialmente aveva guidato i nostri cosmi; ho subito inerme quattordici Scarlet Needle di Milo; ho preso parte alla Guerra Sacra come Saint dei Gemelli, scendendo negli Inferi e sacrificandomi per sconfiggere uno dei tre giudici infernali. Gli Dei mi hanno di nuovo fatto grazia della vita, eppure i miei fantasmi sono ancora qui. Ma in fondo, senza le nostre esperienze chi saremmo? Probabilmente, se non avessi fatto quel che ho fatto adesso la Cloth dei Gemelli non avrebbe mai fasciato il mio corpo, riconoscendomi come suo legittimo custode. Però sì, fa male»
Questa volta fu Elena a irrigidirsi, ma non si fece fermare da quello strano discorso. Per la prima volta alzò i suoi occhi in quelli verdi e leggermente lucidi dell'uomo e di nuovo per la prima volta ci lesse qualcosa di così profondo che non riuscì a reggere ancora a lungo quel confronto.
«Era il dolore che mi ha mosso in battaglia in questi ultimi anni, anche se il mio giudizio era assai distorto. Non riuscirò mai a perdonarmi per quello che ho fatto, né tanto meno riuscirò a mettere da parte i dissapori che mi legano al Saint dell'Acquario», fece una breve pausa, poi continuò. «Ma prova a pensarci, se tu non amassi Camus, se non avessi arrestato il tuo colpo e non ti fossi data la colpa per la tua negligenza...dove saresti a quest'ora?»
Ma quella era una domanda a cui Ippolita stessa non riusciva ancora a trovare una risposta. Si limitò ad osservare il vigoroso petto di Gemini, scendendo a toccare le piccole punture oramai cicatrizzate dei colpi di Scorpio. Una dopo l'altra, in silenzio, sotto il respiro irregolare del Saint e del battito accelerato del suo cuore, come se unendo quei punti avesse finalmente trovato quelle risposte. Invece era solamente arrivata a sfiorare dolcemente la cicatrice più grande e più dolorosa di tutte. I tre solchi chiari del tridente si notavano perfettamente a contrasto con il tono di pelle del Saint. Ci passò più volte il dito indice, così rapita che la presa ferrea di Kanon sul suo polso la fece sussultare. Il volto di lui era tornato a essere una maschera di apatia e gli occhi che non molti minuti prima sembravano volerle regalare l'universo, adesso erano di nuovo freddi e taglienti.
«Ti do tempo fino all'alba per riposare, poi torneremo al Tempio. Non abbiamo più nulla da fare qui...», le disse solamente, spingendola a terra per alzarsi dalla sua posizione ed osservare un punto indefinito alla sua destra pur di non guardarla di nuovo negli occhi con l'intensità di un attimo prima.
«Ma...e il mio addestramento?», si lamentò lei, ma lui non si mosse minimamente a compassione.
«Non ho più nulla da insegnarti. Da questo momento, il tuo destino è unicamente nelle tue mani».
E dopo aver detto ciò, uscì dal ghiaccio della caverna lasciando Elena ancora scioccata da ciò che era appena successo.

 

 

°°°°°

 

 

Quella sera, come era consuetudine fare tra loro, Ecate tornò a Ponte Milvio e trovò l'uomo a cui aveva deciso di allearsi che guardava con un'espressione incredibilmente soddisfatta il tramonto che si affacciava sul fiume .
«Ah, puntuale come sempre!», la elogiò lui, senza neanche staccare i suoi occhi momentaneamente mortali sull'orizzonte.
«Solo per voi mio diletto...», gli rispose lei, aprendosi in un altrettanto sorriso soddisfatto. «Visto il tuo buon umore posso dedurre che hai saputo le buone notizie...»
«Sì, mia sorella è tornata al Tempio. Oramai non manca molto alla sua investitura. È tutto pronto per agire, anche i miei fedeli guerrieri hanno preso il loro posto nel Tempio dedicato a mia sorella», allargò ancora più le labbra in un sorriso soddisfatto.
«Mi complimento, hai limato ogni minimo particolare. Ma io sono appena arrivata a portarti le notizie che, a quanto pare sai già. Come...»
«Oh Ecate, ora che questo corpo inizia a rispondere al mio lato divino come si dovrebbe, non mi è stato difficile fare di nuovo affidamento su un bellissimo esemplare bianco di Barbagianni. Tu sai che è sempre stato uno dei miei animali sacri, non è vero? I suoi occhi sono stati i miei, ma non dispiacerti di questo mia preziosa Ecate, mi sei ancora molto importante!», le sorrise lui e lei si piegò appena in un lieve inchino.
«Ne sono lusingata! Ma rendimi ulteriormente partecipe dei tuoi piani, quale sarà adesso la nostra mossa?»
«Aspettiamo l'investitura di mia sorella, fino a quel momento continuiamo a rimanere nell'ombra. Ma, appena questo succederà, inizieremo a giocare. Dobbiamo svegliare mia sorella a tutti i costi, mi hai capito Ecate? Posso contare su di te?»
Finalmente gli occhi dell'umano Marco si posarono sulla Dea, che aveva momentaneamente preso l'aspetto di una comunissima e anonima ragazza di paese, e questa sorrise al suono di quelle parole.
«Non vedo l'ora mio diletto!»
«Ah, e vorrei che d'ora in poi tu mi chiamassi con il mio vero nome. Oramai mi sono completamente destato, il corpo di questo giovane appartiene a me!»
«Come volete, divino Ares... o, visto il posto in cui siamo, dovrei dire Marte, Dio della Guerra!»
«Risentire il mio nome dopo così tanto tempo è musica per le mie orecchie!»
In quel momento, la risata del Dio riecheggiò in tutto il vicinato.

Fine Capitolo 19

 

 

 

Colei che scrive:

Eccomi qua, non potevo lasciare indietro anche questa. Il capitolo non è lunghissimo, ma diciamo che è quasi di transizione per dire che...ora viene il bello ehehhe dopo 18 capitoli mi sembrava giusto dirvi chi era il misterioso Dio xD quanti lo avevano capito? Ma, soprattutto, chi sarà la misteriosa Dea da risvegliare in Elena/Ippolita? Vi terrò ancora un po' sulle spine, ora che ci sarà l'investitura della ragazza che, come sappiamo, dovrà battersi con qualcun altro per ottenerla ehehe :P Ce la farà?

Bene, detto questo ringrazio i miei fedeli recensori, come sempre un grazie speciale, i fidati lettori silenziosi e chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite!

Alla prossima!!

  
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