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Autore: winnie343    04/02/2019    2 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXXII

Senza un motivo







Aiolia attendeva che Shaka gli spiegasse cosa fosse successo. Il giovane leone dorato, facendo un’eccezione alla sua indole, aspettava pazientemente che il suo compagno d’armi gli raccontasse la sua verità. Eppure, l’uomo più vicino agli Dei, continuava ostinatamente a tacere: con gli occhi chiusi e la postura immobile, rimuginava su quanto accaduto, in cerca di una risposta o di un segno che gli facesse comprendere il disegno generale.

Se avesse dato retta al suo istinto, avrebbe potuto concludere che Il cavaliere di Gemini fosse stato il cardine su cui stava ruotando l’intera storia. Così fondamentale da rappresentare l’ago della bilancia nel loro futuro. Ma cosa c’entrava quell’uomo con il Grande Sacerdote, Calliope e soprattutto con Edgar? E perché quell’ometto buffo era stato scelto per indossare l’armatura di Pegasus? Qualcuno lo aveva aiutato, oramai ne certo. E il cosmo che aveva sentito quel lontano giorno nell’Arena in cui si era svolto il combattimento che aveva sancito la vittoria del più improbabile dei cavalieri, era quello di Gemini: ne aveva avuto la certezza in quella dimensione così oscura da essere più profonda di un buco nero.

In quello spazio lontano, in un certo momento si era persuaso che sarebbe morto: eppure ne era uscito. Avrebbe potuto affermare che fossero state le sue immense capacità a consentigli di ritrovare la via. Ma benché avesse una grande stima di sé e dei suoi innumerevoli talenti, sapeva in cuor suo che non era stato lui a tirarsi fuori da lì, bensì Saga lo aveva fatto per lui.

Ma perché Edgar? Quella era la domanda che lo stava perseguitando. Cosa rappresentava quell’improbabile ometto e quanto in tutto questo c’entrava il Grande Sacerdote? L’unica cosa certa ora era che il peggio stava passando. Al Santuario l’aura malvagia che aveva percepito negli ultimi tempi si era affievolita. Sentiva che non era sparita del tutto, ma il male per il momento era ritornato a attenuarsi e questo gli doveva bastare.

Si voltò a guardare il cavaliere del Leone che quieto aspettava una spiegazione da lui. Sorrise al pensiero dello sforzo che quel giovane così irruento stava compiendo. Purtroppo, però, per lui non aveva risposte perché tutto era nebuloso.

Per fortuna fu tolto dall’imbarazzante situazione dal sopraggiungere di Marin. Osservando il giovane leone cambiare espressione e diventare paonazzo in volto si domandò come potesse un sentimento così effimero ed egoistico come l’amore verso un altro compiere un tale istupidimento. Sospirò all’idea che un cavaliere così valoroso potesse essere ridotto ad una quisquilia da una donna.

Aiolia, ignorando il suo compagno e fino ad allora interesse principale, andò incontro alla ragazza, ma benchè in preda ad un forte desiderio, si trattenne dall’abbracciarla, limitandosi solo a sorriderle. Poi, con tono preoccupato le chiese cosa fosse venuta a fare nella Tredicesima Casa e dove avesse lasciato il suo giovane allievo:

  • Seyia è al sicuro ed in ogni caso saprebbe difendersi. Sono giunta fin qui perché ero in ansia e ho pensato che il mio contributo potesse esserti di aiuto.

  • Ti ringrazio. Per il momento la situazione è sotto controllo, anche se non ho ancora capito cosa sia successo e che fine abbia fatto il Pope.

  • Raccontami cosa è accaduto.

  • Io personalmente posso dirti ben poco. Mentre combattevo con Calliope ho ricevuto un colpo alle spalle, infertomi da un cavaliere che non ho visto. Dopo non ricordo più nulla.

Marin si strappò un pezzo della sua fusciacca per stringerlo alla vita di Aiolia, in modo da tamponare la ferita e fermare il sangue che continuava ad uscire, seppur lentamente. Il ragazzo le sorrise, stingendole la mano. Poi, entrambi si voltarono verso il cavaliere di Virgo.

Non poteva più rimandare una spiegazione e così Shaka raccontò quello che aveva visto e scoperto:

  • Il cavaliere che ti ha colpito e che in qualche modo ha allontanato Calliope è il custode della Terza Casa.

  • Saga? – Aiolia spalancò gli occhi, incredulo – il cavaliere dei Gemelli? Colui che è scomparso dalla notte in cui …

  • Si – Shaka aprì gli occhi – colui che è scomparso la notte degli Inganni, oggi era qui alla Tredicesima Casa. L’ho visto e ho parlato con lui.

  • E cosa ti ha detto? Perché è scomparso e perché oggi era qui? Cosa ha fatto a Calliope? … - Aiolia vedendo il suo compagno d’armi tacere si spazientì – insomma Shaka! Vuoi rispondere!!?

  • Mi dispiace Aiolia, non ho risposte per te.

  • Ma qualcosa vi avrà pur detto, nobile Shaka!? – Marin, benchè agitata cercò di mantenere un tono di voce neutro.

  • Non mi ha detto nulla che possa aiutarci a comprendere ciò che è successo – Shaka si voltò ad osservare la luce del Sole – però ho la certezza che quel giorno, nell’Arena, fu lui ad aiutare Edgar ad ottenere l’armatura di Pegaso.

  • Cosa? Sei sicuro? – Alla domanda di Aiolia il cavaliere di Virgo annuì – perché? Perché lo ha fatto?

  • Io non lo so … posso immaginare o intuire i motivi di tale gesto, ma altro non saprei.

  • Lo ha fatto per impedire a Seyia, di diventare cavaliere di Pegasus – Marin rispose convinta, attirando su di sé gli sguardi sorpresi dei due ragazzi – non vi sono altre spiegazioni possibili, non pensate? Altrimenti perché hanno cercato di attentare alla vita del mio allievo?

  • Vorresti dire che il cavaliere dei Gemelli ha tramato contro il Grande Tempio per cambiare il destino? Perché lo avrebbe fatto? E perché proprio l’armatura di Pegasus? – nella mente di Aiolia un dubbio si stava insinuando sempre più forte, che tutto questo potesse essere legato a quanto accaduto a suo fratello anni prima?

  • Non so perché lo ha fatto e non so se questo ha qualcosa a che fare con il tuo allievo o con quanto accaduto al cavaliere del Sagittario – Shaka spostò il suo sguardo su Aiolia – ma l’animo del cavaliere dei Gemelli è fedele ad Athena, di questo io non dubito. Non può aver tramato contro la nostra Dea.

  • Come fai ad essere sicuro? – il cavaliere di Leo si mostrò nervoso – perché allora mi ha attaccato? Avrebbe dovuto attaccare Calliope, non pensi?

  • Eppure non ti ha torto un capello, o sbaglio? – Shaka sospirò – senti Aiolia, io non ho risposte semplici alle tue domande. Quelle poche che sono riuscito a trovare sono confuse e non risolvono tanti enigmi.

  • L’unica cosa che possiamo fare è andare a parlare con il Grande Sacerdote, allora.

  • Fermati – Marin trattenne Aiolia per un braccio e quando il ragazzo si voltò per chiederle spiegazioni, quasi si vergognò – io non penso che sia una buona idea.

  • Perché? Dubiti di lui? Pensi che anche lui sia coinvolto in quello che è successo ad Edgar?

  • E’ lui che lo ha fatto chiamare.

  • Lo ha fatto perché è stata Calliope a suggerirglielo – Shaka rispose pensieroso – probabilmente è stato tratto in inganno da quest’ultima. Certo, non è ammirevole che il nostro Grande Sacerdote si sia fatto …

  • Abbindolare? – involontariamente sul volto di Aiolia comparve un ghigno divertito.

  • Già – Shaka sospirò per l’ennesima volta – ma questo non fa di lui un uomo malvagio.

  • E ora? – Marin domandò più a se stessa che agli altri due.

  • Bisognerà porre rimedio a tutto. – rispose Shaka













Lady Hilda conosceva le regole da seguire durante i balli e le cerimonie di Asgard, ma quella sera, complice un giustificato nervosismo, dimenticò la metà delle buone maniere. Gli invitati attribuirono il suo comportamento distratto allo spavento avuto a causa dell’attentato subito, ma in lei mille emozioni stavano prendendo il sopravvento. Non faceva altro che muoversi nervosamente fra i tavoli, salutando più volte le stesse persone e dimenticando di omaggiare coloro che venivano da lontano. Il suo sguardo cercava continuamente il cavaliere di Aquario e quelle poche volte che i loro occhi si incontravano gli sorrideva eccessivamente, cercando di carpire anche un piccolo indizio sulla risposta che attendeva da lui. Nella sua mente sogni e incubi si alternavano senza soluzione di continuità. Lo amava disperatamente e non voleva rinunciare a lui. Eppure nel profondo del suo cuore sentiva che qualcosa sarebbe andato storto.

Scacciava continuamente quella sensazione spiacevole, ritenendola figlia delle sue paure, ma dopo poco essa tornava ad affacciarsi in lei, costringendola a cercare Camus tra la folla per ottenere rassicurazione dal suo sguardo profondo come il mare.

Il custode delle energie fredde, osservandola dalla sua postazione, aveva colto ogni sua paura ed emozione. Avrebbe voluto correre da lei, per abbracciarla e rincuorarla, ma cosa avrebbe potuto dirle per tranquillizzare il suo animo? Era combattuto e mai come in quel momento avrebbe voluto conoscere cosa il destino aveva in serbo per lui. Istintivamente cominciò a scrutare la sala alla ricerca di colei che avrebbe potuto mostragli il suo futuro. E quando intravide dietro le colonne, la figura esile di Mya, senza curarsi di dare alla sua amata l’impressione sbagliata, abbandonò la postazione e raggiunse a grandi falcate la ragazzina dai capelli rossi. Un volta raggiunta, la spinse delicatamente nel corridoio adiacente alla sala.

La ragazza gli sorrise, ma Camus percepì in quel sorriso una sorta di saluto finale, come se da lì a breve le loro strade potessero separarsi per sempre. Una morsa strinse il suo cuore al pensiero di non rivedere più quella buffa ragazza e un presentimento funesto attraversò il suo animo:

  • Che cosa ti rattrista, Mya?

  • Io non sono triste. Al contrario, sono felice di poterti essere di aiuto – il sorriso della ragazza si fece malinconico – anche se so che da qui a poco non vedrò più i tuoi splendidi occhi, sono comunque felice.

  • Mya … - Camus si rese conto di aver paura di scoprire a cosa quella ragazza così enigmatica si stesse riferendo.

  • So che non mi credi, ma io conosco il tuo futuro e so di poter fare la differenza.

  • Mya sai che non ti amo, vero? – il tono del cavaliere si fece più dolce – almeno non come speri tu.

  • Si, lo so – la ragazza sospirò – ma so anche che nel tuo cuore un piccolo spazio per me c’è e ci sarà sempre. Mi basta sapere che non ti dimenticherai mai di me. Avevi ragione Camus.

  • A che proposito? – il ragazzo era sempre più perplesso

  • Possiamo cambiare il destino che è stato tracciato per noi. Non devi preoccuparti del tuo futuro, io farò in modo che tu viva e che possa amare così Hilda.

Prima che Camus potesse chiederle conto di quanto affermato, Mya si accostò a lui e alzandosi in punta di piedi gli si avvicinò in modo da potergli imprimere un bacio sulla guancia. Poi fuggì via.

Il cavaliere di Aquarius le corse dietro, ma invece di raggiungerla andò a sbattere addosso al suo compagno d’armi:

  • Camus! Dove vai così di corsa?

  • Sto cercando Mya, l’hai vista?

  • No, ma dal modo in cui la stai cercando deve essere importante.

  • Cavaliere di Aquarius!

I due uomini si voltarono al richiamo di Lady Hilda, che nel frattempo li aveva raggiunti nel corridoio, ma nessuno dei due disse nulla.

  • Ho bisogno di conferire con voi in privato.

  • Va bene – Camus le rispose con un inchino e poi sottovoce disse a Milo – trovala e tienila d’occhio per me.

Milo, dopo aver annuito con il capo, si dileguò in cerca della ragazza dai capelli rossi. Una volta soli, Hilda, incurante di essere in una via di passaggio, si strinse a lui. Camus, combattendo con i suoi sentimenti, la allontanò delicatamente:

  • Qualcuno potrebbe vederci.

  • Non ha importanza – Hilda sorrise – se questa sera annunceremo il nostro fidanzamento.

  • Hilda …

  • Ti prego Camus – Hilda si strinse ancora una volta a lui, supplicandolo – non rinunciare a noi. Lo so che ti sto chiedendo molto, ma potrai servire la tua Dea anche stando con me.

Sul volto del cavaliere comparve un sorriso incredulo. Veramente la donna pensava che avrebbe potuto svolgere il suo compito di cavaliere e maestro, rimanendo ad Asgard come principe consorte? A quel pensiero si bloccò. Possibile che il destino avesse in serbo per lui questo? Gli ritornarono alla mente le parole di Maya. Gli aveva predetto un destino di morte a cui lui non aveva dato peso e ora ripensando anche alle ultime parole di Mya riconsiderò il fatto di essere stato molto superficiale in tutta quella storia. L’idea che Mya potesse pensare di sacrificarsi per lui lo avvinghiò, bloccandolo. Cominciò a guardarsi intorno con frenesia.

Hilda, sentendolo inquieto, cercò di attirare la sua attenzione, forzandolo a guardarla nuovamente:

  • Quali sono i tuoi dubbi? Ti prego Camus, parlami. Qualunque essi siano li affronteremo insieme. Non posso rinunciare a te. Questi sentimenti che provo per te sono troppo grandi e forti per potervi rinunciare.

  • Hilda, anche io provo un grande amore per te, ma … - Camus, suo malgrado si costrinse a mantenere una certa freddezza – forse non siamo destinati a stare insieme.

  • Non dirlo! – Hilda chiuse le sue labbra con la mano – Non dirlo neanche per scherzo. Siamo noi che compiamo il nostro destino. Non è sempre quello che hai affermato?

Camus, sopraffatto dai suoi sentimenti, strinse a se la regina di Asgard. Era stanco di combattere con se stesso. Stanco di dover sempre tenere sotto controllo le sue emozioni e stanco di fare sempre la cosa giusta. Sapeva di compiere peccato mortale desiderandola, ma non voleva più rinunciare a qualcosa che sentiva in fondo appartenergli. L’amore di Hilda era suo e questo doveva giustificarlo a fare scelte egoistiche. Il destino erano gli uomini a costruirselo. Ne era sempre stato convinto. Aveva voluto fortemente ottenere la cloth dell’Aquario e l’aveva meritata in virtù dei suoi sacrifici, non per poter divino. Ripensò ad Edgar, alla sua totale assenza di cosmo e alla sua capacità di ottenere comunque le vestigia di Pegasus. Catturò le labbra della sua amata e si lasciò andare al bacio più passionale che avesse mai provato.











Milo continuava a girare in tondo alla ricerca di Mya. Possibile che quella ragazzina fosse riuscita a sfuggirgli? O forse era tropo distratto dai suoi pensieri per cercarla veramente? Cosa aveva imparato fino ad ora da tutta quell’esperienza? Che gli uomini possono essere migliori di quello che sembrano? Che l’amore fa male? Che a volte c’è più coraggio in una donna che in mille uomini forzuti? Si era innamorato di Edgar e della sua goffaggine e aveva provato ammirazione per Shaina, unica donna a mostrare più coraggio di lui. Ma poteva dire tranquillamente di ammirare Edgar per il suo coraggio e di amare Shaina. Non era certo un esperto in fatto di sentimenti, ma l’attrazione per quella ragazza non era solo fisica, di questo ormai ne era certo. Eppure aveva rinunciato a lei e probabilmente, finita tutta questa storia, avrebbe costretto Edgar a restituire le vestigia di Pegasus. Rinunciava ai sui sentimenti per colpa della morte.

Sorrise tristemente al pensiero lugubre che lo stava attraversando, ma del resto non poteva permettersi di amare sapendo di dover presto morire e non poteva certo lasciar andare incontro alla morte un essere così buono come Edgar.

Perso nei suoi pensieri non si avvide del sopraggiungere del suo amico e finì con lo scontrarsi con lui, trascinandolo in un ruzzolone sulle scale. Quando entrambi riuscirono a districarsi, Milo scoppiò a ridere:

  • Caro Edgar, tu non hai idea di quanto sentirò la tua mancanza.

  • Milo ti prego – l’ometto non dedicò alcuna attenzione alle parole del cavaliere e alzandosi velocemente si avvinghiò a lui per costringerlo ad alzarsi – ho bisogno del tuo aiuto. Devo trovare assolutamente Mya. Ti prego, alzati!

  • Ma perché questa sera tutti cercate Mya?

  • Chi altro la cerca? – Edgar cominciò ad agitarsi sempre più freneticamente.

  • Camus. Mi ha detto di trovarla e di non perderla di vista. Ma tu perché la cerchi? E perché sei così agitato?

  • Maya mi ha detto di trovarla perché è in pericolo.

  • E tu credi a lei?

  • Si – Edgar si mostrò impaziente – non è necessario che anche tu ci creda. Però aiutami ti prego.

  • Va bene, Edgar. Ti aiuterò – Milo sorrise – e comunque è da prima che la sto cercando, ma senza successo. Magari in due avremo più fortuna.

I due uomini ripreso a cercare la ragazza dai capelli rossi senza sapere che di lì a poco i destini di molti sarebbero cambiati per sempre.







Oh Cavoli! E’ un’eternità che non aggiorno questa storia. Quando ho realizzato che sono anni che la trascino mi sono spaventata e spazientita io stessa. Mi dispiace veramente tanto non essere riuscita a mantenere la costanza che meritava Edgar, ma nelle ultime settimane mi sono ritrovata a pensare nuovamente a lui. Desidero fortemente riuscire a dare un degno finale alla sua avventura e così eccomi nuovamente ad aggiornare la storia. Incrociamo le dita anche questa volta.

  
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