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Autore: Forgivnessinblu    06/02/2019    3 recensioni
"Avevo lasciato Forks da cinque settimane, mi ero dimenticata il volto del pericolo, e mi beavo in una tranquillità che per quanto magnifica, sapevo non essere reale. Ero sempre vigile, sempre in attesa. Jacob Black aveva lasciato la riserva per me, per rendere umana la mia vita, quel tanto che bastava per rendere umana me. Non mi serviva più scappare, sapevo a cosa appartenevo, per la prima volta sapevo esattamente chi ero."
#continuazione di Afterglow#
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emily/Sam, Jacob/Renesmee
Note: Movieverse | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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Parole Non Dette.

 
Jacob mi aveva portato in cima alla torre, sotto mia indicazione. Aveva aperto la porta e mi aveva appoggiata a terra mentre la richiudeva, si voltò e mi prese il mento tra le dita. 
"Questo nom cambia nulla." Disse serio. Avevo quel tipo di sguardo instransigente che non permette repliche. Che voleva dire? 
"Sono incazzato nero." Ah. Era tutta una questione di punti di vista; anche io ero arrabbiata con lui, ma quanto sarebbe continuata questa storia? 
"Va bene torna ad odiarmi domani." Mugugnai sottovoce, stringendomi a lui. Qaunto ero falsa, non volevo assolutamente che tornasse ad odiarmi, lo avevo detto così per quieto vivere.
"Puoi scommetterci." Ringhiò vicino al mio orecchio, mordendomi il collo. "Lo rendi difficile, ma domani non cambierá nulla." 
Mi venne da piangere, ma non volevo litigare. Non volevo farlo andare via, tutto ciò che volevo era una tregua. 
"Shh. Domani sará tutto quello che vuoi. Ma stanotte... stanotte sii mio." Mormorai a un centimetro dalle sue labbra. I suoi occhi divennero languidi, presi dallo stesso desiderio che animava il mio corpo. Cercai la patta dei jeans, calandogli la zip. Lui non si prese affatto questo disturbo, prese la stoffa del vestito all' altezza del mio seno e con un ringhio cupo lo strappò. Guardai i suoi muscoli distendersi, mentre distruggevano il vestito nero che avevo indossato quel giorno. Sussultai, mi aveva preso per le natiche, sollevandomi tra le sue braccia. Deglutii, sentendo la sua erezione premere sul mio interno coscia. Sospirai, gettando indietro la testa. Il suo profumo era così inebriante e i peli soffici sul suo ventre mi solleticavano la pancia. Ridacchiai, le sue labbra percorrevano il profilo del mio collo, scendendo verso i seni. Strillai, sorpresa e dolorante. Aveva morso uno dei miei capezzoli, insistendo un po' troppo. Mi fissò adorante, dedicandosi agli slip che indossavo. Me li sfilò gettandoli a terra. Mi stupii del fatto che non li avesse stracciati, per un attimo mi chiesi che vestito avrei indossato l' indomani per andarmene. Non durò molto, Jake mi strappò dai miei pensieri. Si era liberato dai boxer e mi stava tirando con forza a sè. Vedevo l'urgenza nel suo sguardo, quasi come se da un momento all' altro tutto potesse svanire. Un po' come un bambino che per paura gli vengano finite le caramelle fa una grande indigestione. Ouch, Mi penetrò con un' unica spinta, tornai al presente annaspando. 
"Sei davvero bagnata Renesmee." Gracchiò, meravigliato, socchiudendo gli occhi. Inarcai la schiena, cercando di avvicinarmi ancora id più al suo corpo. Mugugnò, continuando le spinte, assecondavo i suoi movimenti. Ma ne volevo di più.  
Mi sollevai, cercandogli le labbra. Rispose ai miei baci con ferocia, mi ributtò indietro sul materasso. Deglutii, fissandolo. "Più forte." Supplicai, aggrappandomi alle sue spalle.
"Ti farei male." Disse serio. Allora gli importava ancora di me? Alzò un sopracciglio, mentre mi accarezzava i seni. Forse riusciva a immaginare quel che stavo pensando.
"Più forte." Ripetei decisa e lui, riprese accontentandomi.  
Ogni singolo muscolo del mio corpo si allungava e distendeva, fremevo e le gambe mi tremarono mentre venne dentro di me. Mi sorrise, stramazzando al mio fianco. 
Ridacchiai, fissandolo. 
Dio, quanto lo amavo. 
Il mio Adone. Chiusi gli occhi, assapporando gli ultimi momenti. Avevo rivolto lo sguardo al vestito a terra. Era sgualcito e irremidiabilmente irreparabile. Sorrisi, alzandomi dal letto. Avevo sete, ero accaldata e voltandomi mi accorsi che anche Jake lo era. 
"Vado a prendere qualcosa da bere, che ti porto?" 
Birra. Ovvio che altro poteva mai volere? Scesi le scale, sperando che per il mio ritorno fosse ancora lì. Mi fermai in una delle stanze, speravo di riuscire a trovare una vestaglia e dopo un paio di armadi ne trovai una color blu notte. La infilai, allacciandola in vita. La cucina era spaziosa e pulitissima. Probabilmente zia Alice aveva assunto un' impresa di pulizia o qualcosa di simile. Afferrai la bottiglia di birra dal frigo immenso color grigio e una bottiglia di acqua. C'erano anche dei tramezzini confezionati. Sicuramente non erano il massimo, ma stavo morendo di fame. E poi… io adoravo i funghi! 
Salii di nuovo le scale, precipitandomi nella stanza. Jacob Black era ancora lì, adagiato sui cuscini. Alzò la testa, un sorriso sardonico gli animava le labbra.
"Ti sei vestita che peccato." sbuffò lasciando ricadere la testa sui cusini morbidi.
Avevo sorriso arrossendo, ciò che non sapeva era che non sarei stata vestita ancora per molto. Gli passai la birra, bevendo l' acqua. Mi sedetti vicino a lui e per tutta risposta mi squadrò.
"Hai regalato un cavallo a Gwen." Dichiarai, fissandolo incuriosito. 
"Beh tu hai un castello. Non vorrai lamentarti." Sghignazzò, finendo la birra. Attesi, non volevo essere pesante. Ma mi sarebbe piaciuto capire. Apprezzai il fatto che non mi avesse risposto di farmi i fatti miei, a scuola c'erano alcune ragazze che parlavano di questo tipo di trattamento che i propri ragazzi gli riservavano. Io ero fortunata, sotto quel punto di vista.
"Quando siamo partiti, abbiamo deciso che le avrei regalato un cavallo se fosse riuscita a perdere 10 chili. Fosse stato per me poteva averlo subito. Ma, lei ha insistito perché fosse una qualche premio." Fece una smorfia con la bocca, non sembrava una cosa comprensibile per lui. Oh. Ecco perché. Aveva senso ed era una bella cosa.
"Sono contenta, è stato un bel pensiero." 
"Giá, ho costruito la stalla vicino casa. Lo tengo a La Push." 
Annuii, abbracciandomi le ginocchia. 
Mi aveva raccontato di Ginevra e aveva aggiunto che gli piaceva come aveva sistemato Alice il castello. 
"Adoro il letto, tra l' altro." Ridacchiò spostandomi i capelli sudati dal viso. Gli appoggiai una mano sulla guancia: feci balenare nella sua mente un bel getto di acqua fresca. Doccia? Gli chiesi mentalmente. Prima ancora che la levassi, mi caricò a sacco di patate sulle spalle e andammo in cerca della vasca da bagno. I sali da bagno avevano colorato e profumato l'acqua. Entrarci fu un vero piacere. Jake mi accarezzò una gamba. 
"Sei di una bellezza sconvolgente." Arossii, era pur sempre un complimento. Me lo sarei ricordata anche domani?
"Sei molto bello anche tu Jake." Sorrisi, appoggiando la testa al bordo della vasca. 
Entrambi sapevamo che dovevamo chiarirci, forse implicava urlare e prendere una distanza decisiva. Ma non volevo farlo stasera e una piccola parte di me, seppur piccola, era trionfante. Contenta che nemmeno lui volesse andarsene in questo momento. 
Ogni fibra del mio corpo voleva urlare quanto lo amava, ma avevo l' impressione che quelle parole avrebbero rovinato tutto in quel momento. Lasciai perdere fissando l' acqua colorata. 
Durò meno di un'istante perché mi attirò a sè, mi godetti il tepore del suo petto scolpito e profumato. Ti amo. Ogni fibra del mio corpo voleva urlarlo. Annaspai, cercandogli le labbra. Ci perdemmo di nuovo, i corpi avvinghiati, questa volta dolcemente. Senza urgenza e fretta. Assaporando il piacere di stare l'uno dentro l' altra. Sussurrò il mio nome, mentre il suo sesso innondava il mio. Lo abbracciai, lasciando che restasse dentro il mio corpo. Cullandomi serena, tra le sue braccia. Sentivo un senso di appartenenza invadermi, era il mio posto. Era sempre stato il mio posto, non sentivo il bisogno di fuggire, ne di uscite di sicurezza, di contrattempi o scuse. Era ciò che volevo. 
Ti amo. Mi morsi le nocche, non dirlo Nessie. Urlerà, se ne andrà. Dirá che ami di più Leah, che hai preferito lei. Non volevo. Una lacrima mi scese dall' occhio. La asciugai in fretta, stringendolo a me. 
"Asciughiamoci e andiamo a dormire." Disse Jake passandomi un asciugamano. Va bene Jacob, dormiamo anche se vorrei parlare e chiarire la situazione. Ma questo non importa; perché io non te lo dirò, tu non lo saprai e noi non litigheremo. Gli sorrisi e andai a letto. Lasciai cadere l' asciugamano adagiandomi sopra il coprimaterasso color avorio, ranicchiandomi vicino al suo corpo. Si irrigidì, forse i momenti di tregua erano finiti. Il cuore iniziò a batterm forte, non volevo se ne andasse. 
Appoggiai la testa sul suo petto: mi era mancato sentire quel suono. 
"Non fraintendermi Renesmee. Solo che se mi stai così vicina non riesco a smetterla." 
Lo fissai accigliata. Smetterla cosa? Borbottai qualcosa, continuando ad ascoltare il suo cuore. Mi spinse al mio posto e lo guardai risentita. 
"Ti avevo chiesto la notte." Ringhiai, scoperchiando i denti offesa. 
"Lo so." Sghignazzò, abbracciando il cuscino. 
"Ogni fibra del mio corpo, predatore, maschio, alfa, uomo vuole averti ancora. Sei già nuda, se mi stai così addosso non riesco a smettere." Sghignazzò, sapendo che se avesse detto subito questo non mi sarei innervosita. Ma lui voleva farmi innervosire. Così decisi, per ripicca, o forse no, che avrei continuato a stargli addosso. 
Vedere la sua erezione gonfiarsi mi riempì d' orgoglio. 
"Allora non ero la sola a sentirne la mancanza." Mugugnai, accarezzandogli i peli morbidi sotto l' ombelico. 
"No." Ridacchiò, afferrandomi la mano. "Mi stai tormentando." Un sorriso esasperato gli riempì le labbra. 
"Allora metti fine alla tortura." Sorrisi innocente, quando sapevo benissimo che lo stavo provocando. Vittoriosa, mi ritrovai a cavalcioni sopra di lui, rotolammo e mi ritrovai di nuovo nel nostro vortice di passione. 
Nessuno dei due si accorse del momento esatto in cui sfiniti eravamo crollati abbracciati, i corpi ancora avvinghiati. 
Durante la notte rivivetti in sogno la serata con Jake, stavamo facendo l' amore ma lui si arrabbiava e se ne andava. Mi svegliai di soprassalto, tirandomi su a sedere. Jacob aveva le labbra socchiuse e dormiva profondamente. Ora potevo dirglielo. "Ti amo Jake." Misi una mano tra i suoi capelli, accarezzandoli. Restai a guardarlo per ore, fino all' alba. Chiedendomi cosa sarebbe successo, quando l' avrei rivisto? Qualcuno ululò, nel bosco. Sicuramente erano i lupi che cercavano il proprio alfa. Jacob si rigirò nel sonno, borbottando. Sentiva che lo chiamavano? 
Certo che sì, avevo qualche dubbio sul fatto che il suo sonno fosse davvero riposante. Come si dice: dormire ad occhi aperti? Ecco, questo rendeva l'idea.
Deglutii, preparandomi a salutarlo. Ma non volevo. Si rigirò nuovamente, spalancando gli occhi. 
"Buongiorno." Mugugnò, fissandomi. 
"Giorno." Sorrisi, passandogli dell' acqua. 
Si portò il bicchiere alle labbra, scrutandomi indeciso, tracannò l'acqua tutto d' un sorso e si alzò.
"Vestiti Ness. Devo andare." Raccolse da terra i suoi pantaloni. Lasciai cadere a terra la vestaglia, avvicinandomi a lui. Il fuoco danzava nei suoi occhi, era arrabbiato o mi desiderava? Forse erano entrambe le cose. 
Mi attirò a sè, baciandomi con passione. 
"Ti ho dato la notte, come mi hai chiesto. Ci vediamo Renesmee." 
Rimasi a guardarlo scendere le scale, mentre mi lasciava indietro. Con i ricordi di qualcosa di bellissimo e allo stesso tempo effimero. 
"Jacob!" Urlai, mentre la disperazione si faceva spazio nella mia mente. Ero rimasta senza di lui per una settimana, quando altro tempo ancora avrei dovuto aspettare?  
Mi affacciai alla finestra, i suoi pantaloni erano per terra, vicino la scalinata. Capii che il lupo si era allontanato. Cercai di sistemare le stanze in velocità, mentre asciugavo le lacrime dal mio viso. Pulii il bagno, ripondendo i sali al suo posto. Mi presi un attimo per me stessa, ranicchiandomi a terra. La verità era che gli aveov chiesto la notte con la speranza che anche lui ne avesse abbastanza della separazione forzata a cui mi aveva costretto nell' ultima settimana. Mi ero di gran lunga sbagliata.
Dovevo passare da Leah Clearwater, razione di sangue quotidiana. Cercai di darni una sistemata veloce. Il che implicava raccogliere i capelli e trovare qualcosa da indossare, che fosse più adatto di una vestaglia, certo. Scesi ai piani inferiori, dentro l' armadio in cui avevo trovato la vestaglia, c'era qualcosa. Pantaloni neri e una maglietta bianca. Infilai tutto e uscii fuori. Lasciai le chiavi sulla porta, zia Alice aveva chiamato per dirmi che Naomi e John sarebbero passati a pulire. Quindi aveva assunto qualcuno per tenere il suo prezioso castello, il più perfetto possibile.
 
La pancia di Leah nell' ultima settimana era cresciuta parecchio. Dubitavo riuscisse a vedersi le punte dei piedi. E, in effetti avevo ragione. Ad aprirmi era stato Demetri, aveva gli occhi color pece e le occhiaie livide. "Va a nutrirti. Penso io a Leah." E così feci, mio nonno ci infilò l' ago per la trasfusione e mi sdraiai sul letto vicino al suo. Gli aghi non mi piacevano, nemmeno stare lì mi piaceva più di tanto, avevo almeno un milione di posti dove avrei preferito essere. Ma, ero stata io ad offrirmi, perciò non potevo davvero lamentarmi. Nonno Carlisle andò nel suo studio, Leah si mise sul fianco cingendosi il pancione con un braccio. 
"Allora, come vanno le cose con Jake?" Sogghignò, alzando le sopracciglia. Per tutta risposta io alzai gli occhi al soffitto e sospirai. Mi faceva quella domanda tutti i giorni. 
"Come sempre." Borbottai infastidita, guardando i granelli di intonaco che iniziavano a scrostarsi dal soffitto. 
Leah non sembrò convinta. Scoppiò a ridere, questo mi infastidì ancora di più. 
"Beh?! Ora che c'è?" Sibilai, prendendo un bicchiere di acqua dal tavolino. 
"Niente. Come sempre." Sottolineò con voce saccente. 
La squadrai, ma decisi di tenere tutta la mia acidità per me. 
"Jake si è trasformato stamattina." 
Sì e allora? 
La invitai a continuare dato che sembrava morire dalla voglia di farlo. 
"Seth mi ha detto tutto! Bella notte impegnativa! Ti è piaciuta? A Jake si e tanto!" Sghignazzò trattenendo le lacrime, calmati Nessie. Non saltarle al collo è colpa degli ormoni. Era ciò che continuavo a ripetermi ma questo non mi impedì di arrossire,  il carapace di un' aragosta era niente in confronto. 
Una vocina dentro la mia testa esultò: a Jake era piaciuto! 
Chiusi gli occhi cercando di ignorare i successivi commenti della beta dei Quileute.
La mia missione di crocerossina era finita per quel giorno. Diressi i miei piedi verso casa di Ginevra. Infondo ero davvero curiosa di sapere tutto riguardo al suo nuovo cavallo. Non mi avevano mai incuriosito più di tanto gli equini, ma c'era in effetti qualcosa di magico dal modo in cui vedevo Gwen parlarne. 
"È così bello. Ha il colore della terra di siena. Del tramonto riflesso sul lago. E i suoi occhi. Oh Renesmee, i suoi occhi!" Sospirò gioiosa come non l' avevo mai vista. Stavamo camminando attraverso i sentieri del bosco, dietro casa sua. "Mi piacerebbe tu lo potessi vedere." Disse con tutta onestà, i suoi occhi lucidi e color dell' oceano brillavano. Vedevo le onde infrangersi vicino le pupille, come se fossero scogli. 
Avrei voluto anche io, davvero. Ma non ero più andata a La Push dopo la sfuriata di Jacob nel bosco, non sapevo se era una cosa che potevo fare. 
"Possiamo andarci? Ho le chiavi della stalla!" Saltellò eccitata, stringendo i pugni. La vedevo così bella in quel momento che non volevo assolutamente dirle di no. Feci spallucce e le dissi che per me andava più che bene. 
Non mi aspettavo che rimettere piede nel suolo che apparteneva ai Quileute fosse tanto facile. Anzi, nella mia testa avevo immaginato quasi i miei piedi fare resistenza, opporsi totalmente al dolore che avrebbe provocato non poter dirigermi verso Jacob. Solo che, adesso non era esattamente così, avevo visto Jake la notte prima. I piedi non fecero storie, perciò li assecondai. 
C'era davvero una stalla poco lontano la casa dei Black, fuori, nel sottobosco spiccava una recinzione bianca. Lo notai muoversi attraverso il verde delle foglie, il manto sauro e splendente. Era davvero un bel animale. Sospirai, restando a distanza. Probabilmente avvertiva che ero un predatore e di sicuro non ero la benvenuta nel suo recinto. Lo fissai cauta, io e lui sembravamo capire ciò che a Ginevra ancora sfuggiva. Appartenavamo a due mondi diversi. Il cavallo nitrì scuotendo la criniera in modo altezzoso. Rimasi ferma dov' ero mentre Ginevra mi raccontava di lui. 
"Come si chiama?" Chiesi gentilmente, contagiata dalla sua allegria. "JOY" Saltellò eccitata, come se il nome fosse ovvio. Un po' lo era. Mi raccontò che non sapeva andarci, non poteva sellarlo o altro senza Jake, questo lo avrebbe fatto arrabbiare e a lei non piaceva quando si rabbuiava. Le avevo sorriso, la capivo benissimo. Nemmeno a me piaceva vederlo arrabbiato. Eppure non mi spiegavo perché fosse strettamente necessaria la presenza di Jacob. Sapeva calvalcare? Ne dubitavo, ma sicuramente sapeva gestire meglio di Ginevra un morso o un calcio, persino una caduta. 
"Renesmee… penso che io sia carina?" Il cambio di discorso mi spiazzò, così come il suo sbalzo d'umore. Pensava di non esserlo? Perché solo il pensiero mi procurava del dolore quasi fisico; se davvero lei non sapeva rispondersi per me era del tutto insopportabile. 
"Lo sei." Dissi seria, magari un giorno avrei potuto mostrarle quello che riuscivo a vedere in lei mentre la guardavo vivere la sua vita. 
"Vorrei lo pensassero anche i ragazzi." Sussurrò piano, mentre una lacrima le rigava le guance. 
Il cuore si fece piccolo, piccolo e andò a nascondersi dietro i polmoni ripensando alla notte vissuta. Me ne vergognai quasi. 
"Lo pensano." Risposi, sibilando. Se solo avessi potuto dimostrare questa teoria, la verità era che i ragazzi non vedevano ciò che io vedevo. So che Jacob stimava Gwen come persona, ma non gli avevo mai chiesto se la trovasse attraente. Probabilmente, pensai, non avevo mai ritenuto una priorità saperlo o, mi preoccupava cosa poteva rispondermi. 
"Perché dici questo Gwen?" I suoi occhi divennero tutto ad un tratto consapevole. Lo sguardo addolorato, saggio e in qualche modo devastato.
"Ho le smagliature sulla pancia. Sono rosse, come piccoli tentacoli che si arrampicano verso il mio cuore. Nessuno mi vorrà mai così." 
Non c'erano lacrime nei suoi occhi, ma avevo la netta impressione che il dolore fosse molto più acerbo e consistente rispetto alle lacrime. 
"La persona giusta è lì fuori nel mondo, ti sta aspettando. E non te la porterá via nessuno" Ne ero certa, glielo avrei ripetuto mille volte al giorno se questo l'avesse rassicurata. 
"È buffo che tu dica così. Sai l'unico ragazzo che mi tocca senza provare disgusto sembra Jacob." 
Ah ecco. Cosa voleva dirmi? Mi limitai a fissarla, confusa in un certo senso. 
"Da quanti altri ti sei lasciata conoscere oltre a lui?" Le chiesi con delicatezza. Lei scoppiò a ridere, chiedendomi se ero davvero seria. "Come puoi pensare che qualcuno abbia voluto conoscermi?" Sembrava ridere in modo isterico, si teneva la pancia con le mani e le lacrime le uscivano dagli occhi. La presi per un braccio, pregando che la smettesse di farti questo. 
"Non hai idea di quello che sei!" Ringhiai, era un suono gutturale e minaccioso. Ginevra mi fissò guardinga, come se non sapesse chi aveva davanti. 
"Sai, persino mentre non ti parlava, era con te. È venuto qui quel tuo fratello… Edward. Hanno litigato, lui e Jake. Mi sono messa in mezzo stavano per arrivare alle mani, sai!" Mi raccontò contrariata, come se fosse una cosa impensabile. Ciò che per me era impensabile era che lei si fosse messa in mezzo tra un lupo e un vampiro. Il cuore prese a battere velocissimo. 
"Non devi farlo più!" Strillai, perdendo la calma. Come aveva potuto permettere che accadesse, Jacob? Le mani mi tremavano e avevo una grossa voglia di staccare delle teste. 
Le girai intorno, per verificare che fosse tutto al posto giusto. 
"Renesmee sto bene, sono solo due ragazzi! Mi guardi come se mi fossi messa in mezzo alla morte con la falce e ad Ade!" Sghignazzò divertita, non aveva idea di quanto ci era andata vicina. Il mio umore era definitivamente decollato per Honolulu. 
 
Avere un' amicizia con Ginevra poteva costarle la vita? 
Probabilmente si. Iniziaii a riflettere sul da farsi, mentre lei mi raccontava che aveva fatto richiesta per entrare alla Juliard, lontana da Forks, però. Mi riscossi dai miei pensieri. "Ci devi andare!" Sorrisi, cercando di rassicurarla. La verità è che la volevo proteggere. "Ma non posso Nessie, ora ho Joy a cui badare!" Ridacchiò felice, accarezzandogli il muso. 
Maledizione a Jacob e al suo cavallo! 
Sarei stata capace di mangiarlo per farla andare via? Probabilmente no. Dannazione! Dannazione! 
"Jacob mi ha fatto il più bel regalo della mia vita." Sussurrò piano, quasi tra sé e sè. Sembrava essergli estremamente legata e una parte di me si chiedeva quanto e in che modo. 
"Lui ti piace vero?" Lo dissi a bassa voce, ma una parte di me conosceva già la risposta. 
"Assolutamente no!" Sorrise, disgustata. Le fissai gli occhi, erano seri e sembravano sinceri.
Era innamorata di lui? Decisi di non volerlo sapere. Non avevo idea di come comportarmi o come sentirmi a riguardo. Non mi importava. Jake era mio, io ero sua e Ginevra avrebbe trovato qualcuno. Ne ero certa. 
Vigliacca. La vocina nella mia testa protestò facendosi sentire, forse ero codarda nel appellarmi all' imprinting e alla certezza che fosse mio e non potesse essere di nessun' altra. Allo stesso tempo immaginavo Ginevra, sperare che Jacob le rivolgesse altri tipi di attenzione. La gelosia si impossessò del mio corpo e prima ancora che Ginevra se ne accorse, sparii nel fitto della foresta a rotta di collo prima di perdere la calma. 
Crollai per terra, in preda alla rabbia, all' angoscia e all' insicurezza. Che potevo fare? Dei passi si avvicinavano, alzai il volto: era Gwen.
"Stai bene, Nessie? Non voglio mentirti. Jacob è bellissimo. Ma io sono tua amica, ti sono leale. Non ho alcuna intenzione di mettermi tra di voi o anche solo di pensarci." Borbottò, sedendosi accanto a me. Decisi di crederle, potevo fidarmi di lei. "Lo so, non lo faresti mai." Mormorai, sorridendole, cercando di scacciare la vocina infida che continuava a ripetermi di mangiarla. Non volevo mangiarla, io le volevo bene. 
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:

Ciao ragazzi, capitolo breve ma intenso. Ci ho messo na vita a pubblicare ma se ancora ci siete, battete un colpo per me. Grazie! 
Lisa XOXO

 
  
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