Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Mel_deluxe    07/02/2019    1 recensioni
Martin le fa un veloce sorriso, poi si prende qualche secondo per andare verso la macchinetta di fianco a lei e schiacciare il numero 08 per il suo caffé.
Decaffeinato, riconosce Wendy. Che schifo, poi ovvio che non sono amici.
«Senti, ho bisogno che tu mi faccia un favore questo weekend» dice lui all’improvviso, portandosi il bicchierino di plastica alla bocca non appena la macchinetta gli annuncia che è pronto.
Wendy alza lo sguardo, leggermente sorpresa. Si conoscono da quasi dieci anni ed è la prima volta che Martin viene da lei per un favore.
«Oh, okay, dimmi pure».
«Ho bisogno che tu venga a Brighton con me per tre giorni e faccia finta di essere la mia fidanzata davanti alla mia famiglia».
Wendy fissa il suo collega in silenzio.
Il suo caffé è pronto, glielo conferma il biiiip prolungato della macchinetta, ma non riesce a fare a meno di guardare Martin senza nemmeno sbattere le palpebre. Mantiene un’espressione apatica per quasi dieci secondi, prima di riprendersi dallo shock e riuscire a formulare una risposta sensata. Ma tutto quello che riesce a dire è un confuso:
«Ehm… no…?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
N.d.A
Scusate il ritardo e anche il capitolo eccessivamente lungo, ma spero ne valga la pena :)
Grazie a tutti,
Mel.
 



Parte III: Alba
 
 
 
Il giorno dopo Wendy si sveglia di colpo, sebbene controvoglia, e l’unica cosa che riesce a pensare è: oggi è l’ultimo giorno a Brighton.
Non sa dire se è triste o felice.
Insomma, è di certo felice di ritornare a Londra dopo tutte le disavventure che ha vissuto qui, dalla sua casa, dai suoi genitori, dalle sue sorelle, da Hannah e Sally e dal suo solito vecchio lavoro, ma nel suo cuore si è insinuato anche all’improvviso il dubbio che forse c’è qualcosa di Brighton che le mancherà… anche se ancora non capisce cosa esattamente.
Sono stati i tre giorni più strani della sua vita, questo è certo.
Martin in questo momento è seduto sul divano all’angolo della loro camera, con il portatile appoggiato sulle gambe incrociate, mentre controlla delle mail di lavoro attraverso le lenti dei suoi adorabili occhiali.
Wendy è distesa sul letto, senza avere nient’altro da fare se non osservare annoiata fuori dalla finestra della stanza. È una bellissima serata, il cielo è chiaro e la luna e le stelle risplendono serenamente. Wendy aveva anche pensato di uscire fuori e di stendersi sulla neve un’ultima volta, ma non si sente affatto in vena di farlo.
Non quando ha questo gran senso di vuoto nella testa che ancora non si sa ben spiegare.
Wendy sposta lo sguardo dalla finestra a Martin. Sorride tra sé, nel notare che ha ancora i capelli scompigliati dalla sera prima, qualche ciuffo di capelli neri gli ricade sulla fronte e Wendy ha una grandissima voglia di alzarsi ed andare verso di lui, per poterglieli spostare delicatamente dalla faccia.
Sente il bisogno di parlare, di poter dire qualcosa. Ha bisogno di distrarsi.
«Senti, stavo pensando… Volevo chiederti una cosa…» inizia improvvisamente a dire ad alta voce, senza neanche rendersene conto.
Martin alza gli occhi sorpresi verso di lei, tuttavia senza smettere di scrivere sul computer.
«Dimmi pure» le risponde lui, dopo pochi secondi di silenzio.
Wendy deve per un attimo mordersi le labbra per riuscire a riprendere a parlare. Sposta gli occhi nuovamente al di fuori della finestra, evitando in tutti i modi di guardarlo in faccia.
«Ecco…» riprende, leggermente balbettando. «Hai… hai per caso una copia del tuo libro da prestarmi qui, a portata di mano? Così, insomma, così posso leggerlo non appena ritorno a casa…»
Martin smette di colpo di scrivere.
Silenzio.
Dopo interminabili secondi di nulla assoluto, Wendy non resiste più, così ritorna a fissare lo sguardo su di lui. Martin la sta sfortunatamente già guardando quando i loro occhi si incontrano, e Wendy si sente quasi esplodere quando si rende conto  che Martin ha un leggero, adorabile, sorriso stampato sulle labbra.
La sta fissando attentamente, con quegli occhi che sprizzano di estrema gioia e Wendy lo odia, lo detesta, perché deve smetterla di essere così carino, così dannatamente adorabile, perché la sta pian piano facendo impazzire sempre di più…
«Certo» risponde con calma Martin, una volta che riabbassa lo sguardo sul suo computer e riprende a scrivere sulla tastiera. Tuttavia c’è una punta di commozione nella sua voce, che sta evidentemente cercando di nascondere. «Te lo vado a prendere subito se vuoi».
Così Martin si alza, e dieci secondi dopo è di nuovo sulla porta con in mano un libro dalla copertina rosso fuoco, con le pagine bianche e lucide, ancora del tutto incartato.
«Scusami, è ancora nuovo di zecca…» ride Martin imbarazzato, togliendo l’involucro di plastica dal libro. «Era il regalo per i miei genitori, ma evidentemente non lo hanno nemmeno mai aperto».
Martin consegna il libro a Wendy.
«Quindi direi che è meglio che lo abbia tu».
Wendy sorride, accarezzando la copertina rossa, sfogliando rapidamente le pagine e osservando con felicità le scritte in caratteri cubitali sul fronte.
 
Martin Forres
Il sentiero di un uomo
 
In basso a destra sulla copertina è stampato il logo della loro casa editrice.
Wendy sta per ringraziarlo del regalo, ma subito Martin riprende a parlare:
«Oh, aspetta» esclama Martin all’improvviso, riprendendo il libro dalle mani di Wendy. «Ti scrivo una dedica».
Così Martin appoggia per un attimo il libro sulla scrivania, aprendolo sulla prima pagina. Scrive velocemente, come se avesse già in mente da tempo ciò che voleva dire, e conclude con una maestosa firma.
Quando riconsegna il libro a Wendy, lei apre immediatamente sulla prima pagina per vedere che genere di dedica le abbia scritto.
Guarda per un secondo l’inchiostro nero della scritta, poi rialza lo sguardo su Martin, poi torna a guardare la scritta.
«Sul serio?» domanda divertita.
«Cosa c’è? È una frase carina».
Wendy scuote la testa per un attimo incredula, poi richiude il libro con un leggerissimo mezzo sorriso sulle labbra, ma dentro di sé si sente più felice che mai.
«Grazie» dice, intendendolo sinceramente. «Ti farò sapere cosa ne penso».
«Non vedo l’ora».
Quelle parole escono dalla bocca di Martin quasi immediatamente e Wendy si ritrova per un attimo a guardarlo confusa.
Martin abbassa lo sguardo, con occhi spalancati, una volta resosi conto di quello che ha detto.
«Ehm…» inizia Martin con imbarazzo, cercando di rimediare al più presto. «Se- se vuoi uscire stasera a Brighton, possiamo anche-»
«A- a dire il vero pensavo di fare un bagno!» lo interrompe Wendy, allontanandosi leggermente da lui e sfoggiando un enorme sorriso finto. «Se… se per te va bene».
«Oh, assolutamente». Martin cominicia già a dirigersi verso l’uscita della stanza. «Allora io scendo giù, così parlo un po’ con i miei…».
«Okay!».
Una volta che Martin è scomparso dietro la porta, Wendy può finalmente respirare.
Grazie al cielo Martin se n’è andato in tempo. Non avrebbe saputo dare spiegazioni sul perché il suo cuore in quel momento stesse battendo all’impazzata.
 
 
Wendy pensava che un bagno l’avrebbe aiutata a rilassarsi, ma purtroppo non è così.
Non è affatto così.
Anzi, ora che è da sola e al silenzio, la sua mente è nel caos più completo e i suoi occhi sono spalancati a osservare il soffitto del bagno.
Non sa ancora perché si sente in questo modo. È da qualche giorno che non riesce proprio a capacitarsene. È come se fosse diventata impossibilitata a rilassarsi. È da qualche giorno, ovvero da quando è arrivata lì a Brighton che non ha avuto un secondo di pace: il suo stomaco fibrilla in continuazione, il suo cuore continua a battere così forte che teme le esca dal petto da un momento all’altro e la sua testa è un insieme di pensieri sconnessi e illogici uno dietro all’altro.
Wendy sprofonda lentamente tra la schiuma dell’acqua calda con un rumoroso sospiro.
Si sforza ancora a rilassarsi, con che scopo poi, dato che ogni sforzo è completamente inutile. Si costringe a smettere di pensare, eppure non smette neanche un secondo. Non riesce a evitare di pensare agli occhi così azzurri e così limpidi di Martin, alle sue lacrime la sera dell’evento, al suo timido e dolcissimo sorriso quando si è ritrovato quella spilla a forma di Big Bang sulla felpa, al modo in cui quegli occhiali gli cadevano leggermente sul naso, al suo bel viso spensierato mentre ballava nel market e al modo in cui brillava, così luminescente e irreale, sdraiato sulla neve in mezzo al parco giochi…
Martin, Martin, Martin, Martin, Martin
«Oh mio dio».
Wendy si alza improvvisamente, mettendosi seduta nella vasca da bagno e schizzando fuori qualche goccia d’acqua per via dell’improvviso movimento.
Ma la rivelazione l’ha presa alla sprovvista.
Decisamente alla sprovvista.
Che la cosa le vada a genio o meno, si è appena resa conto che a lei piace Martin.
Oddio, che schifo.
Anche solo pensando quelle parole si ritrova a fare una faccia disgusta.
Però deve ammetterlo, non c’è altra spiegazione.
A lei piace Martin Forres.
Il motivo per cui ha continuato a pensare tutte quelle cose riguardo a lui, il motivo per cui si sentiva così gelosa di Martin e Cindy Beey, il motivo per cui si sentiva così attratta da lui l’altra sera al parco… certo, era così ovvio, eppure non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo.
Con un sospiro, Wendy ricade nuovamente nell’acqua della vasca da bagno, rimanendo distesa in silenzio.
Pensava che la rivelazione avrebbe reso le cose più semplici, invece le ha rese un milione di volte più complicate di così.
Che cosa dovrebbe fare adesso? Uscire dal bagno e dichiarare il suo ipocritissimo amore, così su due piedi, dopo anni e anni di insulti e di antipatici commenti alle sue spalle? E perché mai Martin dovrebbe mai volerla ricambiare?
Wendy ha già troppi pensieri nella testa per poter valutare il fatto se lei piaccia o meno a Martin. Non ha tempo di pensarci su, non ha nemmeno il coraggio di farlo per la verità. Sebbene la rivelazione, è ancora troppo confusa e troppo spaventata per poter pensare al futuro.
Così fa ciò che è più abituata a fare: decide di ignorare per il momento i suoi sentimenti.
Wendy si alza in piedi ed esce dalla vasca, incredibilmente più rilassata di prima.
Ignorare per il momento la sua stupida cottarella per Martin, nulla di più semplice. D’altronde non è detto che ci debba pensare adesso. Ci ripenserà una volta tornata a Londra, certo, quando le cose saranno tornate alla normalità e avrà più tempo per far ordine con i suoi sentimenti.
Una volta indossata una comoda tuta e una semplice maglietta a maniche lunghe, Wendy esce dal bagno e si sorprende leggermente nel trovare la stanza completamente vuota. Evidentemente Martin deve essere ancora di sotto a parlare con i suoi genitori.
Wendy si passa un asciugamano pulito sui capelli e nel frattempo nota che, sul divano, Martin ha abbandonato il suo laptop ancora acceso.
Wendy ci passa davanti per caso, e quando lancia uno sguardo rapido allo schermo, si accorge che Martin ha lasciato per sbaglio la sua mail aperta e in bella vista a chiunque.
Idiota”, pensa, e automaticamente lo sposta sulla scrivania, la sua mano in un attimo vola sul mouse per poter chiudere la casella.
Ma, prima che possa cliccare sulla X in alto a destra, qualcosa di eccessivamente strano coglie la sua attenzione.
Ci sono una serie di mail, le uniche recenti che non si trattino di lavoro, Wendy nota, tutte ricevute dallo stesso indirizzo mail, un indirizzo che Wendy riconosce all’istante.
 
10/12/2018
Da: vick.kaligan@gmail.com
A: martin.forres@tted.net
Oggetto: Capitoli 25-26
 
Quindi non solo sua sorella chiama e si contatta regolarmente con Martin, ma i due a quanto pare si sono scambiati un centinaio di e-mail nel corso dell’ultimo anno.
Ottimo.
Wendy non ha tempo di pensare al perché Vicky non le abbia detto nulla, perché un secondo dopo la curiosità l’ha già divorata tutta intera e ha già aperto una delle mail.
 
Martin, ecco gli ultimi capitoli del libro. Dovrebbero andare bene, anche se c’è forse qualche errore nella decima pagina (fine del capitolo 25). Discutine con Sharon e poi dimmi che ne pensa. Ci risentiamo per telefono.
Vicky.
 
11/12/2018
Da: martin.forres@tted.net
Da: vick.kaligan@gmail.com
Oggetto: Re: Capitoli 25-26
 
Cara Vicky, scusa se non ti ho risposto subito, purtroppo ho avuto numerosi impegni in questi ultimi giorni. Io e Sharon abbiamo finito l’editing e ho già inviato il libro a Dennis, che dovrebbe darmi una risposta entro settimana prossima! Se per te va bene possiamo discuterne per telefono domani mattina presto, dato che stasera non sarò disponibile.
Fammi sapere,
Martin.
 
Wendy si concede un attimo per osservare le mail scritte da sua sorella e da Martin. Poi prende fiato, si fa coraggio e apre l’oggetto collegato alla mail.
Quasi soffoca nel rendersi conto che quelli sono gli ultimi capitoli del suo libro.
Riesce a riconoscere all’istante le parole che lei stessa ha scritto mesi, anni prima, su cui ha rimuginato e che ha modificato numerose volte nel corso di tutti quegli anni, e si domanda come è possibile che siano lì, davanti a lei, nella casella postale di nientemeno che Martin Forres.
Solo dopo qualche secondo nota alcune scritte ai lati del documento, scritte rosse aggiunte da qualcun altro che di certo non è lei, e non riesce più a guardare oltre.
Chiude in fretta la mail, sentendosi quasi terrorizzata, e di colpo ne riapre un’altra.
 
06/12/2018
Da: vick.kaligan@gmail.com
A: martin.forres@tted.net
Oggetto: Capitoli 21-24
 
Martin, ho qui allegato altri capitoli, ho aggiunto correzioni da parte mia, ma di certo tu saprai farci qualcosa di meglio.
Grazie mille di tutto,
Vicky.
 
 
Un’altra.
 
27/11/2018
Da: martin.forres@tted.net
A: vick.kaligan@gmail.com
Oggetto: Re: Capitoli 18-20
 
Cara Vicky, ti allego qui sotto i capitoli editati da me e Sharon.  Uniscili agli altri e poi inviami il formato completo. Possiamo sentirci per telefono se vuoi. Domani sera sei disponibile?
 
27/11/2018
Da: vick.kaligan@gmail.com
A: martin.forres@tted.net
Oggetto: Re: Re: Capitoli 18-20
 
Domani sera va bene, sono da amici fino alle 18, quindi magari posso chiamarti io.
Avvisami se succede qualcosa.
Grazie ancora,
Vicky.
 
 Wendy continua ad aprire le mail, una dopo l’altra e a leggere i messaggi tra Martin e sua sorella, e tutto sta diventando più confuso di prima.
Apre ogni oggetto collegato alle mail e si rende conto, che si tratta sempre di capitoli del suo libro; la maggior parte delle volte sono gli stessi capitoli che si ricorda di aver scritto lei, ma ci sono un paio di volte in cui le basta leggere le prime righe del capitolo per rendersi conto che il testo è stato editato, da qualcuno evidentemente molto bravo che è riuscito a rendere il suo libro un prodotto decisamente migliore.
Wendy scorre tra le mail e ne trova centinaia del genere, alcune che risalgono perfino ad aprile. Trova tutti i suoi capitoli, perfettamente corretti ed editati, uno dopo l’altro e inizia a sudare freddo. Perché non capisce che cosa ci facciano lì, nella mail di Martin, non capisce come sia possibile che qualcuno che nemmeno conosce abbia fatto tutto quel lavoro per lei, come sia possibile che sia Martin che Vicky abbiano messo le mani sul suo romanzo senza nemmeno dirglielo-
«Hey…».
Wendy sobbalza e di scatto chiude la casella della mail, voltandosi dall’altra parte in pochi secondi e trovandosi Martin sulla soglia della porta, che la guarda in silenzio.
«Hey!»  Wendy cerca di risultare svogliata naturale, ma finisce per urlare il saluto ad alta voce. «Io… ehm, stavo solo… controllando la mia posta dal tuo computer, spero non ti dispiaccia. Perché sai, uhm domani, il lavoro, eh eh…»
Wendy cerca di ridacchiare leggermente, risultando incredibilmente innaturale, ma Martin le lancia solo una breve occhiata e poi si dirige verso l’armadio, facendo finta di nulla.
«Okay» commenta semplicemente, iniziando a tirare fuori dall’armadio un paio di magliette. «Senti, dovremmo iniziare a preparare le valigie. Domani mattina partiamo da qui alle sei e mezza, perciò meglio se ci sbrighiamo».
Wendy rimane immobile a guardarlo, mentre Martin si sposta velocemente dall’armadio ai cassettoni con aria annoiata. Non alza nemmeno lo sguardo verso di lei.
 
 
Martin continua a preparare vestiti e a ignorare completamente il fatto che ha colto Wendy nel pieno di un misfatto, ma non sembra essersi accorto che la ragazza stava frugando tra le sue mail. Così Wendy si fa sfuggire un sospiro di sollievo e inizia anche lei a preparare la sua valigia, il tutto mentre tra lei e Martin vige il più totale silenzio.
Qualche minuto dopo Wendy e Martin stanno ancora riponendo i propri vestiti nelle rispettive valigie, il tutto senza aprire bocca e senza nemmeno guardarsi, ma per il momento a lei sta più che bene così.
Wendy alza lo sguardo verso la finestra davanti a sé. Il tempo ha fatto in fretta a cambiare e ha ripreso a nevicare; la ragazza osserva con una leggera nota di malinconia i fiocchi cadere e insidiarsi contro il davanzale della finestra.
«Cavolo, sta nevicando…» commenta a bassa voce, non del tutto sicura che Martin la voglia sentire parlare. «Speriamo che a Londra ci sia un tempo migliore».
Per un attimo sente Martin interrompersi e sente il suo sguardo su di lei. Wendy è sicura che le stia mancando il fiato, perché da quando ha avuto quell’ atroce rivelazione nella vasca da bagno, ogni volta che Martin la guarda sente che i suoi polmoni interrompono il loro corretto funzionamento per un attimo.
«Già» dice invece Martin, dopo eterni secondi di silenzio, e riprende a preparare la valigia come se non fosse successo nulla.
Wendy allora ridacchia e non sa bene il perché. Forse perché si sente imbarazzata dal fatto che il suo cuore stia battendo sempre di più e teme che il rumore eccessivo si faccia notare, forse perché non sa bene come gestire la situazione, soprattutto dopo la sua epifania nella vasca da bagno e dopo tutto quello che ha visto nella casella di Martin…
Così ride a bassa voce e continua per qualche secondo, finché la sua risata non si dissolve nel silenzio. Per un attimo si sente anche tranquilla, in quel silenzio, ora che si è sfogata per poco.
«Wendy» la chiama improvvisamente Martin.
«Mh, mh?» canticchia allegramente lei, mentre sta prendendo le ultime cose dall’armadio. «Che cosa c’è? »
«So che hai visto le mail».
Wendy si blocca improvvisamente. Il suo sorriso svanisce in un secondo.
Più vicino.
Non osa muoversi di un millimetro, perfino la sua faccia non riesce a muoversi; non osa –figuariamoci– voltarsi verso di lui, perché sa che se lo facesse, soffocherebbe all’istante.
Più vicino.
E infatti già si sente il fiato mancare quando percepisce dei passi lenti dirigersi verso di lei e poi stopparsi proprio a pochi metri di distanza.
Più vicino.
Ma non può rimanere a osservare le ante dell’armadio per sempre, se ne rende conto perfino lei. Perciò con calma, con molta, estrema, calma, Wendy colleziona tutto il coraggio che riesce a trovare in quel momento e finalmente si volta.
Deve sforzarsi di respirare ancora una volta, quando vede che Martin si è fermato a pochi metri davanti a lei, costringendola a stare con le spalle attaccate alle ante dell’armadio, impossibilitata a scappare. È talmente vicino che potrebbe tranquillamente fare un passo avanti, bloccarla contro l’armadio e baciarla in un attimo, e Wendy non potrebbe farci nulla a riguardo.
Martin la sta fissando in silenzio, ma lei non osa alzare lo sguardo, preferendo invece concentrare i suoi occhi su un punto fisso del parquet a terra.
«I-io… non capisco» riesce infine a pronunciare, sebbene con un filo di voce che risulta quasi impercettibile. «Perché lo hai fatto?»
Martin non risponde subito. Lascia passare qualche secondo di silenzio, senza smettere di guardare Wendy con quegli occhi che, sinceramente, la stanno pian piano uccidendo.
Martin sospira, lasciando che l’aria esca dai polmoni nel modo più lento possibile.
«Lo sai benissimo il perché».
Ed è vero, Wendy lo sa, lo ha sempre saputo forse, ma lo ha capito veramente solo nel momento in cui ha visto quelle mail. E non sa bene se riesce a crederci, forse perché non vuole crederci, forse perché è tutto così nuovo e irreale, che si sente totalmente terrorizzata dalla cosa.
Così l’unica cosa che riesce a fare è evitare di guardare Martin e commentare con un sussurrato:
«Credevo che tu mi odiassi»
«No, io-» subito Martin si interrompe e guarda in alto, passandosi le mani nei capelli e respirando profondamente, quasi la frase di Wendy lo avesse fatto di colpo arrabbiare. «Non… non ti ho mai odiata, non so da cosa tu abbia mai dedotto questa idea!»
Wendy prova a sospirare diverse volte mentre di guarda intorno, cercando di calmarsi. L’unica cosa che vorrebbe in quel momento è andarsene da lì. Ma Martin è ancora davanti a lei, che le blocca la strada verso la porta della stanza e che continua a osservarla con quei maledetti occhi.
Perciò, se vuole svignarsela in fretta è meglio che risolva la situazione da sé:
«D’accordo, allora, uhm…» incomincia, ancora terrificata dal proporre quella fatidica domanda. «Da quanto tempo… ehm, da quanto tempo ti piaccio, esattamente?»
Pronuncia quell’ultima frase con cautela, quasi fosse una parola proibita che non aveva mai avuto il coraggio di chiedere.
Stranamente Martin sembra quasi colto alla sprovvista dalla domanda.
«Ehm, non saprei… più o meno da sempre, credo» risponde timidamente. «Mi piaci fin dai tempi del liceo, insomma, anche quando stavo con Vicky intendo. La verità è che non mi è mai importato nulla di Vicky. Eri… eri sempre stata tu quella che volevo».
Ora è Wendy quella presa completamente alla sprovvista.
«Oh! O-okay…»
«E anche se ho passato sette anni in Australia senza vederti, non c’era un secondo in cui non pensassi a te, davvero, in cui non rimpiangessi di non averti detto tutto in tempo… E quando poi ti ho ritrovata, a lavorare nel mio stesso ufficio, il mio cuore stava esplodendo e-»
«Oh, ti prego!» all’improvviso Wendy si sente più sicura (e anche leggermente più nauseata da tutta questa smieliatezza a cui non è mai stata abituata). «Non dirmi che hai accettato questo lavoro solo per stare più vicino a me!»
«No, certo che no!» esclama Martin, offeso da quella supposizione. «Non sono un fottuto stalker, diamine, non sapevo nemmeno lavorassi lì quando ho accettato quel lavoro!»
«Perché mi stai dicendo queste cose adesso?» sbotta improvvisamente Wendy, finalmente riuscendo ad alzare lo sguardo e ritornando sull’argomento principale. «Tu… tu non parli mai con me! Mi tratti sempre da inferiore, mi prendi sempre in giro per la mia altezza, e- e io e te non facciamo altro che litigare e-»
«Io… mi dispiace, non ho mai avuto intenzione di trattarti male. Fin dai primi tempi mi era chiaro che io non piacessi a te» continua Martin, con uno strano sguardo disperato negli occhi. «Ma ho sempre fatto del mio meglio, per essere gentile, per lasciarti i tuoi spazi, perché tu sei assolutamente meravigliosa, Wendy. Sei bellissima, sei premurosa, sei divertente, metti un sacco di passione in tutto ciò che fai e non ti importa mai di quello che pensano gli altri e-»
«E mi hai chiesto di venire a Brighton con te» conclude Wendy, all’improvviso rendendosi conto della cosa e spalancando gli occhi dalla sorpresa.
Ora tutto quadra, ora tutto ha completamente senso.
Martin sospira di nuovo, oramai completamente messo allo scoperto.
«Già…»
«Non- non c’era nessun motivo per cui venissi io a fare questo lavoro» continua la ragazza, mettendosi a braccia conserte e guardandosi introno, all’improvviso il mondo diventato più chiaro e più soffocante del solito. «Avresti benissimo potuto chiederlo ad Alice Gambe Lunghe e probabilmente questo weekend sarebbe andato molto meglio di così. L’unico motivo per cui hai chiesto proprio a me di venire a Brighton era-»
«Sì» ammette sconfitto Martin. «Perché volevo che fossi tu a venire con me a Brighton».
Wendy non sa più come rispondere, perciò l’unica cosa che riesce a fare e coprirsi la faccia con le mani, come per la vergogna, e dirigersi verso il letto. Si siede con calma sul bordo del materasso, e prova a riprendere un normale ritmo respiratorio, ma ancora non ci riesce.
«Oh mio dio… non posso credere che la mia vita sia arrivata davvero a questo punto» pensa tra sé e sé, ma si ritrova involontariamente a dirlo ad alta voce.
«Wendy, lo so che è piuttosto brusco scoprirlo così, ma…» riprende Martin, con una gran tenerezza nella voce. Ma Wendy ancora non riesce a guardarlo, non riesce ancora a togliere le mani dai suoi occhi. «Volevo solo dirti che tu sei fantastica. Tutto di te è fantastico, la tua vita, la tua personalità, i tuoi capelli… perfino il tuo romanzo è fantastico!»
In un veloce attimo Wendy riesce automaticamente a staccare le mani dal viso e si sente quasi sul punto di urlare.
«Tu hai letto il mio romanzo?!» strilla Wendy, alzando gli occhi su di lui, sconvolta e nervosa allo stesso tempo.
«Beh, sì» risponde Martin, imbarazzato. «Io… dovevo pur lavorarci sopra, parlarne con degli editor che non fossi tu, discuterne con Dennis e gli agenti letterari e-»
«Quando?» domanda la ragazza, il tono di voce incredibilmente serio e deciso. «Quando l’hai letto per la prima volta?»
Martin rimane in silenzio per un attimo, consapevole che la sua risposta porterà ad ancora più vaneggiamenti.
«L’anno scorso».
«L’anno scorso?!» ripete Wendy, quasi strillando. «Hai letto il mio romanzo per oltre un anno e hai fatto finta di nulla quando te ne ho parlato l’altra sera?»
Martin rimane a fissarla con occhi disperati in silenzio, evidentemente senza trovare più nulla da dire. Wendy si riporta le mani alla faccia. Non vuole vedere Martin in questo momento; vorrebbe solo che lui se ne andasse in un’altra stanza e la lasciasse sola, che la lasciasse in pace con le sue inutili paranoie, che la lasciasse piangere in silenzio e senza vergogna, perché, diamine, sente di stare impazzendo ad ogni secondo che passa in sua compagnia.
Ma Martin non fa nulla di tutto questo.
Wendy sente pian piano dei passi leggeri venire verso il letto, e quando sente Martin sedersi proprio di fianco a lei, non vede altra scelta se non rassegnarsi e guardarlo in faccia una volta per tutte.
Ha una patetica espressione triste sul volto che Wendy non fa a meno di notare, e la guarda con sopracciglia aggrottate, quasi in stato di preoccupazione.
«Wendy» inizia Martin; questa volta il tono della sua voce è pacato e sicuro. La ragazza riesce perfino ad avere il coraggio di guardarlo negli occhi, senza staccare lo sguardo dopo due secondi. «Lo so che deve essere sconvolgente per te. In effetti non volevo dirtelo ora. Avrei voluto aspettare di tornare a Londra e solo allora, magari te ne avrei parlato con calma, e ti avrei detto tutte queste cose. Ma tu mi piaci davvero, non sai quanto, e… so di non essere stato proprio eccellente nel dimostrarlo ma-».
Martin si interrompe ma Wendy ha ormai acquistato coraggio. Si guardano negli occhi per un attimo in silenzio, Wendy sospira leggermente.
«Come faccio anche solo a piacerti?» chiede infine la ragazza, con un leggero sorriso. «Sono un casino…».
Martin le concede un dolcissimo sorriso e Wendy è talmente contenta di poterlo ammirare così da vicino.
«Un po’ lo sei, ma mi piace anche questo di te» le dice Martin, senza staccare gli occhi dai suoi. «Allora, vediamo… mi piaci perché sei divertente. E hai sempre un sacco di cose interessanti da dire. Mi piaci perché sei così coraggiosa e perché non ti fai mai abbattere da nulla, perché sei decisa a ottenere quello che vuoi, ma senza approfittarti o ferire nessuno. Mi piace… come sei legata alla tua famiglia e come sei leale con le tue amiche, e come ti preoccupi per gli altri indipendentemente dal rapporto che hai con loro. E mi piace il modo in cui sorridi guardando in basso quando sei felice per qualcosa che non vuoi dire a nessuno, e il modo in cui arrossisci sulle guance ogni volta che qualcuno ti fa un complimento…».
A quel punto Wendy non può proprio farne a meno di distogliere lo sguardo e fissare per un attimo per terra, e dal modo in cui Martin ridacchia sottovoce, è certa di essere appena arrossita in faccia.
Wendy non riesce ancora a crederci. Non può credere che, tra tutte le persone che conosce, Martin Forres è stato quello a fargli una confessione del genere.
Martin Forres, lo stesso Martin Forres che ha odiato inesorabilmente per quasi dieci anni interi.
Questi tre giorni devono aver pure cambiato qualcosa, questo è certo.
Ma Wendy si ritrova ancora confusa nel profondo.
Martin le piace, è ovvio che le piace, e non le basterebbe nulla per dire di sì in questo momento e tutto si risolverebbe nel più idilliaco e romantico dei modi. Non le basterebbe nulla, e di certo sia lei che Martin sarebbero assai felici della cosa.
Però…
Però
«Lo sai quando ho capito per la prima volta che mi piacevi veramente?» domanda Martin all’improvviso, avvicinandosi pian piano a lei.
Wendy si volta verso di lui, con espressione impassibile.
Più vicino.
Martin la sta fissando negli occhi, amabilmente, come se fosse l’unica persona della sua vita, come se non esistesse nessun altro oltre a lei. Wendy si sente esplodere dentro, lo deve ammettere, ogni volta che Martin la guarda in quel modo, tanto che d’istinto sposta lo sguardo sulle labbra di Martin.
Lui se ne accorge, e poco dopo anche Martin sta fissando le labbra di Wendy.
Più vicino.
Wendy osserva il viso di Martin avvicinarsi pian piano al suo, mentre lei rimane completamente immobile, decisa a subire semplicemente la situazione.
Più vicino.
Così attende con ansia, quando le sue labbra sono a pochi centimetri dalle sue, e Martin decide di risponderle pronunciando le parole direttamente sulla sua bocca:
«Il giorno in cui ti sei presentata con quegli adorabili capelli verdi a scuola».
Wendy lo guarda in faccia solo per un altro secondo, poi finalmente chiude gli occhi. Attende immobile e impassibile, e solo quando sente le labbra di Martin incontrare le sue, solo allora si sente pienamente sollevata. Le sue spalle si rilassano e le sue mani ricadono sul materasso ai suoi lati, ma ancora non riesce a muoversi.
Tuttavia Martin la bacia cautamente e con lentezza, concedendosi di catturare il labbro inferiore della ragazza tra le sue e di avvicinarsi di più a lei, per far durare il bacio ancora più a lungo.
Wendy, che è ancora decisa a non muoversi di un millimetro, di certo non protesta quando sente quelle labbra muoversi così accuratamente contro le sue e ammette di sentirsi leggermente elettrizzata, quando sente Martin sospirare in mezzo al bacio e cingerle il collo con una mano.
La mano poggiata sul collo di Wendy scivola giù per il suo braccio, fino a staccarsi da lei, e un attimo dopo Martin si è allontanato, interrompendo il loro bacio.
Si guardano in silenzio per un momento.
«Wendy» pronuncia semplicemente Martin, perché il suo nome per il momento è l’unica cosa che vuole poter pronunciare.
Martin fa per avvicinarsi a lei, ma quando prova a ribaciarla, Wendy si scosta infastidita dall’altra parte.
Lui si allontana leggermente, colto totalmente alla sprovvista. Rimane a fissarla un secondo con occhi confusi.
«Wendy, io…»
«Oh, oh, cosa?» Wendy lo fissa di rimando, lasciandosi sfuggire, suo malgrado, un’antipatica risata amara. «Credevi davvero che ti avrei detto di
Martin continua a fissarla in silenzio, questa volta con lo sguardo di chi sta pregando internamente perché la tragedia non succeda. Ma la tragedia sta purtroppo già succedendo, Wendy lo aveva già deciso e oramai ne ha la più assoluta certezza.
«Credevi che ti avrei di colpo ricambiato, dopo tutto quello che mi hai appena rivelato?» continua la ragazza. Di certo non voleva risultare meschina quando aveva preparato quel discorso nella sua testa, ma al momento si sente così infuriata e così offesa nel profondo, che non ne può fare a meno. «Dopo che mi hai trascinata qui con l’inganno, dopo che ti sei approfittato per mesi di mia sorella anche se non ti piaceva nemmeno, dopo che hai tramato insieme a lei per un anno intero alle mie spalle, dopo che hai letto, modificato e dato all’asta il mio libro senza il mio consenso, dopo che mi hai mentito spudoratamente svariate volte… credevi davvero che ti avrei ricambiato?»
Martin la fissa in silenzio, con occhi disperati.
«Io…» balbetta Martin, cercando di giustificarsi, ma senza trovare nulla di valido da proporre come scusa. «I-io lo so che-»
«Lo sai, lo sai, continui a dirmi che sai di aver sbagliato!» a questo punto Wendy ha iniziato ad alzare la voce, totalmente in collera. «E allora dimmi, Martin, se lo sapevi, perché lo hai fatto comunque, mh? Se ti piaccio veramente così tanto come dici, allora avresti dovuto sopportare tutto! Non avresti inscenato questa gigantesca finta solo per portarmi più vicino a te! Avresti potuto tranquillamente fermarmi un giorno mentre uscivo dal lavoro, o mentre ero davanti alla macchinetta in sala relax e chiedermi di uscire, oppure invitarmi a cena... e io magari ti avrei anche detto di no, perché col cavolo che avrei mai accettato ad uscire con te… ma tu avresti continuato a chiedermelo tutti i giorni, insistentemente, avresti potuto regalarmi dei fiori, magari delle pervinche come il colore dei miei capelli, chiedere consigli alle mie amiche, e io a quel punto magari ti avrei finalmente detto di sì, magari perché mi avevi finalmente convinto o magari perché volevo semplicemente farti smettere… e allora saremmo usciti a cena insieme e mi avresti raccontato di te, dell’Australia e del tuo libro, e io avrei pensato, “wow, devo ammettere che Martin Forres non è poi così male come pensavo” e allora forse ti avrei concesso una chance e sarei uscita con te per una seconda volta!»
Wendy non è più tanto sicura di essere arrabbiata a questo punto. Sa solo che di colpo si è alzata in piedi e che un attimo dopo, nel bel mezzo del suo discorso, le lacrime sono iniziate ad arrivarle agli occhi. Martin continua a sedere sul letto, e la fissa senza dire nulla, soffrendo in silenzio.
«Ma per chi mi hai preso, eh?» Wendy continua a parlare con voce incrinata, ma ormai che ha iniziato non riesce più a smettere di andare avanti, anche se il modo in cui la guarda Martin, così sconfortato e implorante, la sta facendo morire. «Cos’è? Credevi che, siccome tutte le ragazze alle medie hanno letto Orgoglio e Pregiudizio, allora tutte noi desideriamo un fidanzato bipolare e infantile, che tratta di merda la sua amata e poi si rimangia di colpo tutto quello che ha detto? Ma che razza di idiota…»
A questo punto si interrompe e il silenzio cala nella stanza. Un freddo, gelido silenzio, che punge in gola come un affilato pugnale.
Wendy si passa una mano tra i capelli, spostando lo sguardo e per un attimo smettono di guardarsi.
La ragazza all’improvviso rompe il silenzio, con un rumoroso sospiro.
«Senti, dormo sul divano in salotto stanotte» annuncia la ragazza con calma e compostezza, le lacrime ormai scomparse definitivamente. «Domani dobbiamo alzarci presto…».
Wendy si sposta per prendere un cuscino e una coperta, mentre Martin rimane ancora fermo senza dire nulla. Solo quando Wendy è ormai sulla soglia della stanza e sta per chiudersi la porta alle spalle, lo vede alzarsi di colpo e venire velocemente verso di lei.
«Wendy, ti prego…»
«Buonanotte, Martin».
«Wendy, mi dispiace».
Wendy attende per un secondo, mordendosi il labbro inferiore. È così tentata dal ritornare in quella stanza e dimenticare tutto, fregarsene di quanto Martin le ha detto e dirgli che non le importa e di non preoccuparsi, e subito dopo pregarlo di baciarla di nuovo, perché le sue labbra erano così morbide e così umide e così belle…
Ma non può ancora farlo.
Non finché Martin non le porrà delle dovute scuse.
«Ho detto, buonanotte, Martin» ripropone, questa volta con tono estremamente secco.
La porta della stanza si chiude con un fracasso infernale.






N.d.A II
#emo
Scusate per la tristezza eccessiva, so che volevate le rose e i fiori e l'ammmore, ma spero riusciate comunque a capire sia i motivi di Martin sia quelli di Wendy in questo capitolo. (Tranquilli, c'è ancora tempo per risolvere tutto <3)
Spero di riuscire ad arrivare viva al prossimo capitolo,
Mel.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Mel_deluxe