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Autore: Mavis    13/02/2019    2 recensioni
§Da quando avevano avuto quel brutto problema di infiltrazione anni addietro con Crawford, aveva rafforzato ogni misura di sicurezza, arrivando ad pretendere anche cose fuori dall’ordinario. Suo fratello lo definiva maniacale, ma Seto non voleva in nessun modo ripassare attraverso quel purgatorio. La visione di suo fratello incatenato alla parete di una cella sotterranea continuava a perseguitarlo a distanza di anni. §
Una nuova minaccia incombe sui nostri amici, una presenza antica e oscura, che ha intenzione di divorarli e trascinarli nelle ombre. In quest'avventura le carte non saranno più sufficienti a salvarli, ma l'aiuto giungerà di nuovo dal passato, riparando il vuoto lasciato dal tempo nel cuore del faraone... e non solo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atemu, Kisara, Mokuba Kaiba, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa:

Questa storia è ambientata dopo la sconfitta di Dartz e il viaggio nel passato, ma prima del duello cerimoniale. Quindi avremo i nostri cari amici alle prese con un Atem spirito e totalmente consapevole della sua vita passata, tuttavia ancora legato al puzzle e a Yugi. Inoltre, a fine serie i personaggio hanno 19 anni, quindi sarà questa l’età da me considerata.

Si tratta di una fic che avevo già scritto diversi anni fa e pubblicato con il nome di Bodyguard (forse qualcuno potrebbe ricordarla) e che in seguito ho cancellato, insieme al mio vecchio profilo su EPF. Ho deciso di provare a riscriverla, dato che non ero mai giunta al finale e vorrei di nuovo mettermi alla prova, visto che è passato qualche anno e la mia prospettiva è leggermente cambiata da allora.


The selection


Il sole stava calando velocemente, dando modo alle ombre della sera di chiudere quella giornata autunnale insolitamente fredda. Il vento sferzava la città, trasportando con ferocia le foglie secche lungo le strade trafficate di Domino. La maggior parte delle persone aveva preferito starsene rintanata all’interno delle proprie abitazioni, godendosi il tepore domestico, mentre solo poche anime solitarie si attardavano ancora negli uffici.

Tra queste, si trovava anche quella del giovane impresario a capo della Kaiba Corporation, fatto non insolito, soprattutto, dato che il natale era alle porte. Ignorando l’incredibile paesaggio che si stendeva al di là delle vetrate del moderno ufficio, il ragazzo, non che presidente dell’omonima azienda, stava controllando per l’ennesima volta la programmazione del nuovo gioco che stava per essere lanciato sul mercato. Come per ogni nuovo progetto, voleva accertarsi personalmente che ogni dettaglio fosse curato alla perfezione e che i suoi dipendenti avessero svolto un lavoro impeccabile.

In quel momento, qualcuno bussò con delicatezza alla porta dello studio, distogliendo il suo sguardo dallo schermo.

-Signora Maeda?- domandò il giovane sistemandosi meglio gli occhiali sul naso. Non che ne avesse bisogno, ma suo fratello aveva insistito che li indossasse per non affaticare troppo la vista.

-Sono io signor Kaiba- ripose una voce femminile, mentre una testa canuta faceva capolino da dietro l’uscio. -Le ho inviato la lista aggiornata dei suoi appuntamenti di domani. Il signor Crawford ha spostato il suo volo alle 11:00, quindi ho organizzato il vostro incontro presso il vostro ristorante preferito- lo informò in tono pacato. A quelle parole l’impresario digrignò i denti irritato, quell’uomo trovava sempre il modo di infastidirlo. -C’era da aspettarselo, per lo meno la location compenserà la pessima compagnia- ringhiò prima di riportare lo sguardo allo schermo del proprio portatile. La donna sorrise bonariamente, -Sono sicura che saprà farsi perdonare. Le auguro una buona serata signor Kaiba. Si ricordi che tra pochi minuti arriverà il signorino Mokuba a prenderla- continuò con gentilezza.

Gli occhi del presidente scivolarono rapidamente all’orologio che portava al polso, per poi soffermarsi sul grande schermo fissato accanto alla porta dell’ufficio, dove le immagini avevano continuato a scorrere durante tutto il pomeriggio. Non aveva idea che si fosse fatto così tardi.

-Certo, a domani Signora Maeda- la congedò con un gesto secco della mano, mentre gli occhi di ghiaccio seguivano lo scontro in atto sullo schermo.

Con un leggero inchino la donna si ritirò, chiudendo con delicatezza la porta. Non appena il rumore dei suoi passi si spense nel corridoio il presidente si lasciò scappare uno sbuffo. Più che una segretaria, la signora Maeda sembrava ormai essersi auto-nominata sua tata personale. Oltre a svolgere le sue normali mansioni, si premurava che consumasse pasti decenti ad orari accettabili, non rientrasse troppo tardi a casa, dormisse abbastanza, non passasse i week-end chiuso nel suo ufficio da solo e molto altro ancora. Ricordava quasi con imbarazzo il giorno in cui aveva insistito affinché le facesse sistemare il nodo della sua cravatta prima di una riunione con degli sponsor. Per fortuna nessuno ne era stato testimone. Nonostante avesse superato da tempo i cinquantanni e gli arrivasse a malapena al gomito, quella donna riusciva senza problemi a mantenere i ritmi del suo lavoro e a gestire lo stress che la sua posizione comportava, cosa che, invece, non erano lontanamente riuscite e fare le oche che l’avevano preceduta. Ormai lavorava come sua segretaria personale da tre anni e gli venivano i brividi al pensiero di eseguire un’altra selezione come quella per trovare una valida sostituta.

Quei foschi pensieri lo costrinsero ad osservare con più attenzione i due uomini che si stavano affrontando sullo schermo. Il motivo, e la causa, per cui aveva dovuto sopportare quella noiosa agonia, risaliva a sei mesi prima, quando Isono era rimasto ferito in seguito ad un attacco destinato alla sua persona. Nonostante la corsa in ospedale e l’intervento tempestivo dei medici, il proiettile che lo aveva colpito alla gamba gli aveva lesionato in modo molto grave i legamenti e diverse fasce muscolari, costringendolo ad un lungo percorso di riabilitazione. Sebbene abbia tentato di riprendere il lavoro quanto prima, anche solo a livello organizzativo, la sua assenza è stata un vero e proprio incubo per il presidente.

Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, era giunta un pomeriggio di qualche settimana prima, quando si era ritrovato Mokuba nel suo ufficio, bagnato dalla testa ai piedi, perché la sua sicurezza si era dimenticata di prelevarlo da scuola. E invece che chiamarlo, quello sciocco aveva pensato bene di percorrere tutto il tragitto a piedi, facendosi sorprendere da un acquazzone. Dopo aver licenziato i due incompetenti uomini della sicurezza, aver strigliato a dovere suo fratello per la sua leggerezza e bevuto una tisana alla melissa gentilmente preparata dalla Signora Maeda, era giunto alla conclusione che quella situazione doveva cambiare e, soprattutto, non ripetersi mai più. Lasciare nelle mani di una sola persona l’intera sicurezza della Kaiba Corporation e di loro due, si era rivelata una mossa vincente fino a quel momento, ma non poteva certo escludere che in futuro il suo collaboratore potesse assentarsi nuovamente per un periodo di tempo altrettanto lungo. Perciò, aveva deciso di assumere una nuova guardia del corpo, che avrebbe affiancato Isono nella gestione di questo lato sensibile dell’azienda. Un professionista, discreto e flessibile, in grado di gestire le situazioni critiche con prontezza e sangue freddo.

Ovviamente, non appena avevano esposto l’annuncio in rete, erano stati letteralmente sommersi di curricola. Per cui il presidente era stato costretto, almeno in parte, a delegare il compito di selezione ad Isono e suo fratello. Sperava solamente che l’impresa non si rivelasse ardua e spinosa come lo era stato per la sua segretaria personale. Avevano studiato un intero iter che comprendesse colloqui, prove pratiche, teoriche e simulazioni. Il tutto coronato da un torneo finale di incontri, che si sarebbe concluso proprio quella sera. Non che fosse uno step fondamentale, la decisione in realtà era già stata ristretta a tre candidati e lui sapeva benissimo chi preferiva.

-Nii-sama!-.

La voce squillante di suo fratello lo raggiunse ancor prima che varcasse la porta del suo ufficio. Con un gesto veloce si tolse gli occhiali e mise in stand by il computer, iniziando a radunare i documenti che voleva controllare prima di andare a dormire quella sera.

-Sei pronto? Non vedo l’ora di arrivare alla palestra, ci stanno aspettando per l’incontro finale!- esclamò il più giovane irrompendo nella stanza come un ciclone in miniatura.

Il presidente inarcò un sopracciglio perplesso, -Da quando ti interessano così tanto le arti marziali?- domandò, mentre riponeva un corposo plico di fogli all’interno della ventiquattrore.

-A tutti piacciono le arti marziali, soprattutto se praticate ad alti livelli- sbuffò Mokuba prima di rendersi conto di cosa stava trasmettendo il grande televisore affisso alla parete, -E a quanto vedo tu hai passato il pomeriggio a vederti gli incontri. Così non vale!-

-Se fossi in te non sarei così invidioso, una buona fetta dei partecipanti sembra uscita direttamente da un circo- borbottò facendo scattare le cerniere della valigetta e spegnendo il video incriminato.

-Sempre il solito guastafeste- grugnì Mokuba ugualmente contrariato. A lui in compenso era toccato un intero pomeriggio relegato in camera a studiare. Era solo al primo anno di liceo e già non ne poteva più di tutti quei compiti inutili. Avrebbe tanto voluto passare le giornate in azienda con suo fratello, lì sì che si sarebbe divertito.

Il moro alzò gli occhi al cielo, -Avanti, andiamo, prima finisce il torneo, prima potremmo tornarcene a casa- gli fece notare finendo di sistemare il lungo cappotto scuro che aveva scelto quel giorno.

Mokuba annuì col capo, precedendolo nel corridoio ed entrando nello spazioso ascensore d’acciaio e vetro. -Credi che il candidato che sceglieremo si rivelerà un tipo simpatico? Insomma, dopo tutto Isono è troppo preoccupato a non farti arrabbiare per sciogliersi un po’- disse il più piccolo, mentre la cabina iniziava a scendere.

-L’importante è che svolga bene il proprio lavoro- rispose il presidente con un sospiro mentre estraeva il proprio cellulare dalla tasca interna del cappotto. -Tu hai seguito tutti i colloqui, dovresti aver capito meglio di me che genere di carattere hanno i tre favoriti- fece poi presente, scorrendo con aria annoiata i messaggi presenti nel gruppo in cui Yugi si era ostinato ad inserirlo. Proprio non lo capiva quel nanerottolo, faceva di tutto per rifiutarli, eppure lui persisteva a coinvolgerlo nelle loro stupidaggini. Figurarsi poi se avrebbe accettato di partecipare alla festa a sorpresa in onore di quel pulcioso di Jonouchi.

-Se devo essere sincero, Noah mi ha dato delle sensazioni migliori rispetto agli altri due ed ha anche totalizzato il punteggio più elevato- sospirò Mokuba alzando il colletto del proprio cappotto per proteggersi dal vento che sferzava il piazzale davanti alla Kaiba Corporation. La loro limousine li aspettava appena oltre le due grandi statue dei draghi occhi blu. -Dubois, invece, è quasi più deferente di Isono, cosa che inizia ad essere irritante dopo una decina di minuti. Non voglio essere servito e riverito come una divinità. Senza contare che la somma dei suoi punteggi lo piazza in quarta posizione- disse sgattaiolando all’interno della vettura riscaldata con sollievo.

-E di Campbell che mi dici?- indagò il presidente sedendosi accanto a lui e facendo segno all’autista di partire. Si fidava molto del giudizio di suo fratello, era molto più empatico rispetto a lui. Era incredibile come le persone si sciogliessero davanti al suo sorriso. Per questo molte volte lo mandava in avanscoperta per sondare il terreno in caso di nuovi clienti.

Il giovane sembrò soppesare la risposta, -Campbell si trova in terza posizione. È tipo simpatico, ma ha la lingua un po’ troppo lunga per i miei gusti. Insomma, è arrivato perfino a parlare del curry di sua nonna e della sua ultima fiamma, durante il nostro colloquio!- esclamò arrossendo leggermente al ricordo degli aneddoti piccanti che l’americano si era fatto sfuggire. A quelle parole Kaiba si sentì rabbrividire interiormente. Doveva già sopportare le chiacchiere di Yugi e la sua combriccola, accollarsi un collaboratore altrettanto molesto non era decisamente nei suoi piani.

-Cerca di non spaventarli, ok?- ribatté il più piccolo notando la sua espressione e guardandolo in tralice.

-Stai insinuando che il problema sarei io?- sbuffò il fratello accavallando le lunghe gambe fasciate dal completo blu scuro che aveva indossato quella mattina, -Secondo me stai iniziando a passare troppo tempo insieme a quell’ebete di Jonouchi. Pretendere che i propri dipendenti svolgano al meglio il proprio lavoro non è un reato- fece notare.

-Sarà… ma se non ricordo male la segretaria che ha preceduto la Signora Maeda è scappata in lacrime dal tuo ufficio- gli ricordò Mokuba guadagnandosi un’occhiataccia.


Arrivarono alla palestra nel giro di una decina di minuti e oltre la soglia trovarono Isono ad attenderli. -Ben arrivato Signor Kaiba, buona sera Signorino Mokuba- li accolse con un inchino impacciato, dovuto alla stampella e alla cartellina piena di fogli che teneva nella mano libera.

L’impresario gli rispose con un brusco cenno del capo, mentre il ragazzo più piccolo gli trotterellò accanto per sfilargli i documenti dall’unica mano libera, -Buona sera Isono, come sono stati gli incontri? Ci sono state delle sorprese?- domandò affiancando la guardia del corpo che aveva iniziato a fare loro strada all’interno della grande struttura.

-Tutti i candidati si sono comportati egregiamente e no, niente sorprese. Le prove intermedie avevano già messo in luce pregi e difetti di tutti i partecipanti. Il torneo è stato più un divertimento per loro in fin dei conti- lo aggiornò l’uomo appoggiandosi pesantemente alla stampella per aiutarsi a salire i gradini che conducevano agli spalti. Nonostante tutto l’impegno che metteva nella fisioterapia non era ancora riuscito a recuperare completamente l’uso dell’arto.

Una volta giunti alla fine della scalinata, sbucarono sulle ampie gradinate della palestra e a quel punto Seto potè finalmente vedere con i propri occhi la pedana degli scontri. Sopra al paquette lucido della struttura era stato delimitato un ring quadrato di materassini azzurri largo abbastanza da consentire a due persone di affrontarsi senza sentirsi oppressi dallo spazio.

-Chi sono i finalisti?- domandò Mokuba prendendo posto sugli scomodi sedili in plastica rossa che arredavano gli spalti, imitato dagli altri due.

Isono sorrise appena, sistemando con cura la stampella al suo fianco. -Yoshida e Noah, come avevate previsto voi Signorino-.

Gli occhi del più giovane si illuminarono. -Davvero? Ma è fantastico!- esclamò agitandosi con impazienza sul seggiolino.

-Non che faccia molta differenza. La decisione è stata praticamente già presa- borbottò Seto osservando annoiato i candidati che occupavano il restante spazio libero all’interno della palestra. C’erano persone di tutte le età e nazionalità, oltre a un ben nutrito numero di donne. Non che fosse sessista, ma quello era un dato che non aveva preso in considerazione.

Al suo fianco Mokuba sbuffò, -Quanto entusiasmo Nii-sama. Considera questo come un buon segno, uno dei candidati favoriti è arrivato in finale- fece notare, mentre due persone salivano sul ring andandosi a posizionare ai lati estremi della pedana.

-Noah, certo. Un nome, una garanzia- ringhiò Kaiba a voce talmente bassa che gli altri due non lo sentirono. Si era sempre considerato una persona razionale, ma i ricordi legati alla loro avventura virtuale erano ancora ben stampati nella sua mente e tutte le volte che sentiva il nome di quel poveraccio gli veniva un principio di orticaria.

-Yoshida fa ancora più paura visto dal vivo, non credi Nii-sama?- domandò il ragazzino storcendo il naso davanti all’energumeno posizionato alla loro destra e strappando il fratello dalle sue fosche elucubrazioni. -Senza dubbio la sua presenza non passa inosservata, ma non è per questo che è stato considerato inadeguato- rispose il presidente squadrando da capo a piedi il candidato. L’uomo sembrava una colossale montagna di muscoli, il fisico allenato, oltre alle spalle larghe e i quasi due metri d’altezza, lo rendevano un elemento cupo e minaccioso. La canottiera bianca che indossava sembrava trattenere appena i pettorali pompati dalle ore passate in palestra e le braccia erano interamente ricoperte da tatuaggi tribali, mentre le gambe oltremodo muscolose erano fasciate da pantaloni tecnici blu elettrico. In confronto al corpo, la testa sembrava ridicolmente piccola, cosa che, a parere di Seto, giustificava il punteggio ridicolmente basso raggiunto nella prova scritta. Eppure, nonostante tutto, era riuscito a classificarsi secondo all’interno della graduatoria. Il motivo per cui non lo avevano realmente considerato tra i candidati era basato sul suo temperamento impulsivo e tendente alla violenza. Per non parlare del feedback negativo che aveva ricevuto da Mokuba, oltre alle pessime referenze che avevano ricevuto dal suo ex datore di lavoro. Se le parole di quell’uomo erano vere, il caro Signor Yoshida aveva rotto un braccio ad un collega in seguito ad una discussione sul lavoro. Meglio tenersi alla larga da certi elementi. Di sicuro non avrebbe mai permesso a Mokuba di stare con lui nella stessa stanza, figurarsi affidargli la sua incolumità.

Un movimento improvviso catturò il suo sguardo spostandolo dalla figura mastodontica di Yoshida. Dall’altra parte del ring Noah aveva iniziato a saltellare sul posto per mantenere i muscoli caldi. A differenza dell’avversario, il giovane possedeva una corporatura minuta e poco imponente. Per il torneo aveva scelto di indossare una tuta interamente nera, che cadeva morbida, quasi abbondante, sul suo fisico asciutto. I corti capelli neri spuntavano dispettosi da sotto un cappellino da baseball, ma la maggior parte del viso, quel giorno, era coperto da un’ingombrante mascherina bianca. A quella vista il presidente inarcò un sopracciglio.

-Perchè Noah tiene quell’affare sul viso?- chiese in tono tagliente.

-È solo un raffreddore. I medici hanno detto che può gareggiare tranquillamente- si affrettò a spiegare Isono finendo di sistemare un auricolare all’orecchio destro. -Possiamo dare il via all’incontro Signor Kaiba?- chiese poi in tono formale.

Il presidente annuì con un secco cenno del capo. -Procedi pure- confermò, mentre al suo fianco Mokuba sembrava essere sul punto di schizzare via dal seggiolino per l’agitazione.

La guardia del corpo prese a confabulare con qualcuno attraverso l’auricolare e pochi istanti dopo, l’arbitro designato per il torneo si avvicinò alla pedana dando il segnale di inizio.

I due contendenti presero a camminare in circolo per studiarsi meglio, mentre gli altri candidati, che si erano organizzati in diversi gruppi, facevano il tifo a gran voce. Ovviamente, Noah si era aggiudicato la fetta maggiore.

Senza alcun preavviso, Yoshida si avvicinò all’avversario, coprendo la distanza che li divideva a velocità sorprendente e cercando di travolgere con la sua immensa mole il piccolo sfidante. Senza farsi prendere dal panico, Noah riuscì a sfuggire alle sue grinfie, scivolando sul ring con l’agilità di un felino. Ma l’energumeno non aveva esaurito le sue carte e con una rapidità sorprendente, data la sua stazza, iniziò a tempestare di colpi l’avversario.

-Come scritto nel suo curriculum, il Signor Yoshida è specializzato nell’arte marziale del Muay thai. Nello specifico ha raggiunto il livello di mongkon argento, uno dei più alti all’interno della disciplina- spiegò Isono a Mokuba che stava seguendo la scena rapito. Seto osservava lo scontro con la solita espressione di indifferenza dipinta sul viso, ma dovette convenire con se stesso che Yoshida ci sapeva decisamente fare. Noah non riusciva a fare altro che arretrare e schivare i colpi dell’avversario, mentre il bordo del ring si faceva sempre più vicino. Probabilmente una singola ginocchiata da parte del colosso, o un pugno ben assestato, sarebbero stati in grado di metterlo al tappeto o provocargli comunque seri danni. Ai bordi del campo di battaglia il tifo si stava facendo sempre più infuocato. Ora oltre alle urla di incitamento si potevano sentire distintamente anche una lunga lista di imprecazioni che avrebbero fatto rabbrividire anche il più rozzo dei camionisti. A pochi passi dalla linea che delimitava la fine dei tappetini Noah sembrava ormai totalmente in preda al panico, i suoi movimenti si erano fatti sempre più indecisi e sconnessi, fino a quando Yoshida non riuscì a raggiungerlo con un pugno feroce alla spalla destra. Il piccolo candidato si lasciò sfuggire un guaito di dolore, barcollando leggermente, ma non poté permettersi distrazioni, perché il colpo successivo era destinato proprio contro la sua faccia. Mokuba trattenne bruscamente il fiato, mentre, per puro miracolo, Noah schivava il calcio che gli avrebbe senza dubbio frantumato il setto nasale. L’attacco, invece, si limitò a fargli volare via il cappello, che rotolò fuori dal ring, in mezzo alla polvere. Seto si immaginava che di lì a poco il giovane avrebbe fatto esattamente la stessa fine, di sua spontanea volontà, o sbalzato fuori da Yoshida. La forza dell’energumeno era troppo soverchiate, era il candidato più forte tra quelli che avevano fatto domanda per quel posto di lavoro e nessuno, in quella palestra, era stato in grado di tenergli minimamente testa. Ma il destino aveva ben altri piani per Noah, infatti, a causa del dolore, o dello spavento, finì per inciampare nei propri piedi, cadendo rovinosamente a terra e venendo sovrastato da Yoshida. Un lampo di odio e soddisfazione baluginò negli occhi dell’uomo e, prima ancora di rendersi conto di quello che faceva, Seto afferrò il fratello e gli coprì gli occhi con una mano. Tuttavia, in quel momento accadde l’incredibile. Nel momento un cui Yoshida si abbatté con tutta la sua furia sopra il rivale, Noah riprese in mano le redini della situazione. Con un movimento fluido schivò il pugno diretto al suo viso e afferrò saldamente l’energumeno per il braccio, sbilanciandolo verso di sé. Andò a colpire con i piedi lo stomaco dell’uomo, che rimase senza fiato per la sorpresa e concluse l’azione con un feroce colpo di reni, che proiettò l’avversario oltre se stesso ed il limitare del ring. Accadde tutto così velocemente che il presidente ne rimase spiazzato e Mokuba riuscì a sfuggire alla sua presa.

-Nii-sama!- esclamò scandalizzato, -Mi hai fatto perdere il momento decisivo dell’incontro!- s’indignò il più piccolo mettendosi le mani nei capelli.

-Però… giocato da uno dei trucchi più vecchi del mondo- rise Isono iniziando ad applaudire educatamente mentre la palestra esplodeva in un boato assordante.

-Uffa, mi toccherà guardare la registrazione- si lamentò ancora Mokuba accasciandosi con poca grazia sul seggiolino ascoltando l’arbitro mentre attribuiva la vittoria a Noah con un gesto solenne. Kaiba quasi non lo sentì, troppo occupato ad osservare quella sottile figura che stava letteralmente saltellando di gioia, elettrizzata per il successo ottenuto.

Gli altri candidati erano sul punto di lanciarsi sul ring dello scontro per congratularsi con il vincitore, quando una serie di schiamazzi proruppe dal margine destro della folla.

La figura livida di Yoshida si erse sul mare di contendenti per poi scagliarsi con rabbia verso Noah, che in quel momento gli dava le spalle. Gli altri contendenti caddero come birilli, travolti dalla sua forza mostruosa. Era la rabbia a muoverlo e non si sarebbe fermato fino a quando non avesse fatto a pezzi il suo avversario.

-Attenzione!- gridò Mokuba allarmato, scattando in piedi come una molla ed aggrappandosi al parapetto che li divideva dal resto della palestra.

Kaiba scoccò un’occhiata di fuoco ad Isono, ma la guardia del corpo stava già trafficando con il proprio auricolare e ai margini del suo campo visivo il presidente vedeva già accorrere gli addetti alla sicurezza. Non poteva credere che un simile scempio si stesse per consumare davanti ai propri occhi e, soprattutto, a quelli di Mokuba.

In quel momento, però, fu Yoshida colui che compì il più grave errore di valutazione. Senza nemmeno volgersi Noah afferrò l’energumeno per un braccio e con una velocità e una potenza incredibili, date le sue dimensioni, lo catapultò sul pavimento davanti a sé. Il tonfo fu talmente violento che giunse distintamente anche alle orecchie dei tre spettatori sugli spalti.

-Wow… - sussurrò Mokuba senza credere ai propri occhi, osservando Noah inginocchiarsi accanto al capo del suo assalitore, svenuto a causa del contatto non troppo delicato con il fondo del ring.

-Per carità Isono, fai togliere quel pezzente dalla mia vista- sibilò Seto prendendosi tra l’indice e il pollice la radice del naso.

-Subito Signor Kaiba, non si preoccupi- rispose Isono continuando a dare direttive all’interno dell’auricolare.

Il presidente vide gli addetti alla sicurezza farsi strada tra i candidati insieme a un paio di medici chiamati appositamente per il torneo. Dopo pochi brevi attimi di accertamento, riuscirono a trasferire il corpo inerme di Yoshida su una brandina ridicolmente piccola e a trasportarlo fuori dal loro campo visivo, mentre Noah si godeva, finalmente, il proprio bagno di folla.

Il presidente non poté fare a meno di notare come tutte le donne presenti se lo stessero coccolando, mentre gli uomini si limitavano a dargli poderose pacche sulle spalle. Eppure dalla fotografia non gli era parso un tipo particolarmente attraente, anzi, i lineamenti morbidi e i grandi occhi blu lo facevano assomigliare più ad una fanciulla che a un valoroso guerriero.

-Hai visto Nii-sama? Noah è strabiliante, ha messo Yoshida al tappeto senza nemmeno guardarlo!- esclamò Mokuba strappando il più grande dai propri pensieri.

Il presidente non poté fare a meno di convenire con il fratello, tra tutti i candidati che avevano analizzato, era senza dubbio quello più promettente. -In foto e sullo schermo sembrava decisamente più imponente- si limitò a rispondere, invece, in tono ruvido.

-Mai giudicare il libro dalla copertina. Anche Yugi sembra innocuo all’apparenza- gli ricordò l’altro con un sorriso birichino.

-Mi perdoni Signor Kaiba, come potrà confermarle anche il Signorino Mokuba, Noah ha raggiunto risultati ottimi in tutte le prove. Su novantacinque candidati considerati, ha totalizzato il punteggio più alto. Si destreggia bene sia con le armi bianche, che con quelle da sparo, pratica diversi tipi di arti marziali e conosce ben quattro lingue- si intromise Isono, che, a quanto pareva, aveva terminato di organizzare la veloce sparizione di Yoshida.

-Grazie Isono, ho letto anch’io il suo curriculum- ribatté freddamente il presidente, mentre Mokuba alzava gli occhi al cielo.

-Ah, certo, mi scusi Signor Kaiba-.

-Quello che Isono cerca di dirti, è che secondo noi Noah è la scelta migliore- sospirò suo fratello minore, che, finalmente, aveva capito cosa stava accadendo. Nell’ultimo periodo Seto aveva iniziato a metterlo sotto pressione, ma non in senso negativo. Più che altro, si limitava a spingerlo a prendere posizione riguardo ad un certo argomento, pungolandolo e spremendolo, affinché difendesse la sua scelta e contrastasse le sue argomentazioni.

Anche se non ce n’era assolutamente bisogno, suo fratello si stava accertando che fosse in grado di gestire le situazioni problematiche, in vista di un suo inserimento più stabile ed influente all’interno della Kaiba Corporation. Come se non prendesse già attivamente parte alle riunioni e alla stipula dei contratti… in quei momenti Mokuba lo trovava quasi tenero.

Come volevasi dimostrare, infatti, Seto tornò alla carica, -Ma è arrivato solo terzo nella prova scritta- fece notare in tono annoiato, -Non abbiamo bisogno di una scimmia senza cervello-.

-Però negli altri test ha sempre primeggiato e stiamo pur sempre parlando di un terzo posto, è più che dignitoso!- ribatté il più giovane scandalizzato, si stava parlando di una graduatoria in cui erano presenti quasi cento persone!

-Non ha mai duellato ed ha una conoscenza del tutto inesistente nei confronti della tecnologia olografica- sbuffò Kaiba osservando Noah con un cipiglio di sufficienza.

-La maggior parte dei partecipanti sa a malapena cosa sia il M&W, Nii-sama, e per quanto riguarda la tecnologia, imparerà senza problemi quello che c’è da sapere durante il periodo di formazione- rispose Mokuba con una scrollata di spalle.

-Anche Campbell e Dubois hanno raggiunto buoni risultati. Senza contare che la loro presenza incute molto più timore di quella di Noah. In fondo non raggiunge nemmeno i 170cm- fece notare Seto cominciando ad esporre dubbi più consistenti -In cosa sarebbe migliore rispetto a questi due?- chiese assottigliando lo sguardo.

Questa volta Mokuba soppesò la domanda diversi istanti prima di rispondere,-So che può sembrare una cosa strana da dire, ma Noah è, come dire, impalpabile- tentò di spiegare grattandosi distrattamente il mento.

Il presidente inarcò un sopracciglio, perplesso, -Spiegati meglio-.

-È vero, la presenza di Campbell e Dubois risulta molto più minacciosa paragonata a quella di Noah, ma, d’altra parte, grazie alla corporatura minuta, ha l’incredibile capacità di non farsi notare. Sembra quasi sparire nell’ambiente, come un predatore che si mimetizza durante la caccia- sospirò il più giovane catturando lo sguardo del fratello per capire se il suo ragionamento aveva un senso anche per lui. A quanto pare lo aveva, perché scorse una scintilla elettrizzata in fondo agli affilati occhi blu e questo lo incoraggiò a continuare, -Ritengo che questa qualità possa essere molto utile. Soprattutto nel tuo caso Nii-sama- aggiunse, guadagnandosi questa volta un’occhiata sinceramente perplessa. -Molte volte, soprattutto in pubblico, preferisci rinunciare alle guardie del corpo, perché danno troppo nell’occhio, o rischiano di inviare un messaggio sbagliato ai nostri interlocutori. Invece Noah potrebbe stare sempre al tuo fianco senza ledere alla tua immagine e senza dover rinunciare a una presenza forte e veloce che possa proteggerti- gli fece presente in tono candido.

Kaiba soppesò con interesse le sue ultime affermazioni, senza dubbio quel punto di vista elevava Noah ben al di sopra degli altri contendenti. Per quanto lo riguardava, avrebbe sfruttato la corporatura del nuovo sottoposto in ben altri modi. Come operazioni di spionaggio o infiltrazione. C’erano sempre una marea di seccatori che volevano ficcare il naso negli affari della Kaiba Corporation e lui non sopportava i parassiti.

-È comunque molto giovane, ha solo ventun anni. Credi che riuscirà a sostenere i ritmi dell’azienda?- domandò il presidente testando nuovamente il fratello.

Il più piccolo quasi scoppiò a ridere, -Assolutamente. Ha dimostrato un’ottima reazione alle situazioni di stress e anche tu sei molto giovane nel tuo campo, se vogliamo proprio essere pignoli. Ogni ambito ha i suoi elementi eccezionali immagino-.

-Lo ritieni addirittura eccezionale?-.

Mokuba si strinse nelle spalle, -Sì, il modo in cui Noah ragiona, e le sue reazioni, sono del tutto imprevedibili quanto efficaci. Ha un modo del tutto personale di affrontare i problemi, senza contare che Isono veglierà durante tutto il periodo di introduzione- dichiarò limpidamente.

Seto lo squadrò per un lungo momento, ma nei suoi occhi lesse solo totale serenità e convinzione. -Perfetto, allora non c’è molto altro da aggiungere- dichiarò in tono monocorde prima di rivolgersi ad Isono, che fino a quel momento era rimasto discretamente in ascolto. -Comunica pure a Noah che da domani lavorerà per la Kaiba Corporation. Lo attendiamo alle 7 in punto, per la fase di “accoglienza”- decretò assaporando quell’ultima parola quasi divertito. Da quando avevano avuto quel brutto problema di infiltrazione anni addietro con Crawford, aveva rafforzato ogni misura di sicurezza, arrivando ad pretendere anche cose fuori dall’ordinario. Suo fratello lo definiva maniacale, ma Seto non voleva in nessun modo ripassare attraverso quel purgatorio. La visione di suo fratello incatenato alla parete di una cella sotterranea continuava a perseguitarlo a distanza di anni.

-C’era davvero bisogno di tutta questa farsa Nii-sama? Avevi comunque già deciso che il posto sarebbe stato di Noah- sospirò Mokuba al suo fianco osservando distrattamente la figura zoppicante di Isono che si allontanava.

-Questo non sarà un collaboratore come tanti altri. Si occuperà della tua sicurezza e, nel caso dovesse servire, userà il proprio corpo per farti da scudo contro le pallottole- rispose il maggiore sentendo la figura al suo fianco irrigidirsi. -Non che sia una circostanza abituale, ma data la nostra influenza sia a livello privato, che pubblico è comprensibile che possano crearsi situazioni spiacevoli- si affrettò ad aggiungere in tono pacato, mentre controllava alcune mail dal suo palmare.

Mokuba borbottò qualcosa di incomprensibile, ma Seto non se ne curò, voleva che fosse ben chiaro cosa si aspettava dal nuovo dipendente. La sicurezza di suo fratello, ovviamente, era in cima alla lista delle priorità.

Sistemandosi il cappotto sulle spalle si alzò in piedi, lasciando finalmente quel seggiolino tanto scomodo, -Andiamo, tu hai bisogno di cenare e io devo finire di controllare dei contratti in vista della riunione di domani mattina- disse recuperando la propria ventiquattrore. A quel punto la loro presenza non era più necessaria, si sarebbe occupato Isono di tutta la parte burocratica della faccenda.

La prospettiva parve illuminare Mokuba, -Se vuoi posso farlo io. Così hai modo di prepararti psicologicamente al pranzo con Crawford- propose in tono brioso guadagnandosi un’occhiata basita da parte dell’altro, -Sai che mi piace analizzare quelle scartoffie e l’ultima volta che sei tornato da un incontro con Pegasus avevi i nervi a fior di pelle, dovresti davvero cercare di rilassarti un po’-.

Kaiba alzò gli occhi al cielo, -Tu e la Signora Maeda iniziate ad intendervi un po’ troppo per i miei gusti- disse mentre insieme si lasciavano alle spalle la grande struttura della palestra.


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