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Autore: heliodor    19/02/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un’offerta generosa

 
Vyncent aiutò Marq a montare a cavallo. Occhi Blu era così debilitato che faticava a stringere le redini, ma gli bastò poco per recuperare un po' le forze.
Lo fecero bere e mangiare e poi, dopo averlo fatto uscire da quella gabbia, lo infilarono in una tinozza piena d'acqua per ripulirlo almeno un po'. Dopo avergli gettato addosso dei vecchi vestiti che gli andavano larghi, lo presero sotto la loro custodia.
"Spero che tu sappia come tirargli fuori quelle informazioni" disse Bryce. "Ci è costato due carri pieni di carne.
"Ho già un'idea" disse Joyce. Ci aveva pensato nelle ore trascorse tra la fine di quel difficile negoziato e la loro partenza.
Bryce si era congedata con una promessa. "Dammi cinque giorni di tempo" aveva detto a Galyon. "Partirò con voi."
Galyon aveva accettato. "Non di più o riprenderemo a svuotare le campagne. E Malinor avrà un inverno molto duro."
"Grazie" disse Joyce a Bryce quando ritrovarono la scorta che li aveva accompagnati fin lì.
"Non ringraziarmi" fece lei. "Se Occhi Blu non ci darà le informazioni che ci servono, sarai tu a pagarne le conseguenze."
"So come fare" disse Joyce sicura.
"Lo spero per te."
Vyncent l'aveva affiancata. "Spero davvero che tu sappia che cosa stai facendo. Bryce non scherzava quando ha detto che te la farà pagare."
Joyce non riuscì a nascondergli il suo risentimento. "Credevo che mi avresti aiutata, lì nella tenda."
Lui la guardò sorpresa. "L'ho fatto. Sono rimasto zitto."
"Dovevi dire qualcosa."
"Cosa? A dire la verità, secondo me abbiamo sprecato due carri inutilmente."
"Avresti lasciato Marq in una gabbia, come un animale?"
Vyncent sospirò. "Forse non si meritava tanto, ma una gabbia è meglio di Krikor, per quello che ha fatto."
Joyce si accigliò.
"Dici di conoscerlo e non sai nemmeno perché è un rinnegato?" fece lui divertito.
Joyce si strinse nelle spalle. "So che ha attaccato Galyon."
"Per quello avrebbe meritato l'esilio, non certo la morte o Krikor."
"Che cosa ha fatto di così terribile?"
"È successo tre anni prima che scoppiasse la guerra con Malag" disse Vyncent. "Io mi ero appena consacrato ed ero entrato nel circolo di Londolin quando seppi la cosa. Ebbe un grande risalto e tutti ne parlarono per intere Lune. Nel circolo non si parlava d'altro che di questo giovane e promettente stregone che aveva assassinato una madre e la figlia appena nata e poi, convocato dal suo maestro, aveva attaccato anche lui."
“Chi erano?”
“Una nobildonna di Eringrad. Altro non si sa.”
“Perché avrebbe dovuto ucciderle?”
Vyncent scrollò le spalle. “A volte le persone fanno cose stupide e insensate. Come te.”
“Non è vero. Io sapevo cosa stessi facendo.”
“E anche quel rinnegato, a quanto pare.”
“Deve pur esserci un motivo.”
“Chiediglielo, ma non troppo da vicino. Ora come ora non mi fiderei a stargli accanto.”
"Non può essere stato Marq."
"Questo è quello che si sa. Da quel momento Occhi Blu divenne sinonimo d'infamia e tradimento."
Joyce rifiutava di crederlo. Trottò al fianco di Marq, il quale procedeva sorvegliato da due stregoni per ogni lato. Aveva il capo chino e il corpo piegato in avanti. Le mani erano strette sulle redini. Le nocche erano coperte di sangue rappreso e le unghie erano nere e spezzate.
"Belia e gli altri come stanno?" chiese Joyce.
Marq non rispose.
"Spero bene, ma non avendoli visti al campo credo che siano al sicuro, vero? Non c'è bisogno che mi dici dove sono, mi basta sapere che è così."
Silenzio.
"Ora puoi parlare. Non devi più stare zitto per colpa di Falgan."
Nessuna risposta.
Joyce sospirò. "Ne riparleremo quando saremo a Malinor, d'accordo? Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare."
Marq sollevò per un attimo la testa e Joyce colse un lampo nei suoi occhi di un blu intenso.
"...niente" disse con voce appena udibile.
"Che cosa?" fece Joyce sorpresa.
"Non vi dirò niente" disse Marq con un rantolo. La sua voce sembrava provenire dal profondo di una caverna.
"Marq" disse Joyce felice. "È importante che tu ora ti riprenda prima. Ti cureremo e ti faremo stare meglio."
Lui esibì un sorriso sbilenco. "Bugiarda."
"È la verità. Siamo stati noi a salvarti. Sarai al sicuro."
"E per questo dovrei esservi riconoscente, vero?" chiese Marq.
"Ho detto a Bryce che ci avresti aiutati se ti avessimo salvato."
"Pessima idea" fece lui divertito. "Tutto quello che vi dirò sarà una menzogna. Cercherò in ogni modo di portarvi fuori strada e di farvi perdere tempo e risorse. E quando meno ve lo aspetterete, vi tradirò e tornerò dai miei veri compagni, rivelando loro ogni vostro segreto."
Joyce inorridì a quelle parole. Se Bryce o Vyncent o Lady Gladia le avessero sentite, Marq sarebbe morto all'istante. "Non devi dire queste cose o sarà la fine per te."
"Infatti le sto solo sussurrando" disse lui sorridendo. "Volevo solo che tu lo sapessi. Vattene prima che la mia vendetta si abbatta su di voi."
"Noi non ti abbiamo fatto niente di male" protestò Joyce. "Sono stati Falgan, Galyon e Mardik a metterti in quella gabbia e a farti... tutto questo."
Lui sorrise. "Combattete tutti dalla stessa parte. Questa è la tua alleanza, Sibyl."
No, mio padre non l'avrebbe mai permesso, si disse.
Ma ne era davvero sicura?
"Vedo che ha ripreso a parlare" disse Bryce avvicinandosi.
Joyce temette che Marq dicesse qualcosa di sbagliato, ma si limitò a guardare in avanti, curvo sulle redini.
"Spero che abbia davvero qualcosa di importante da dirci" fece Bryce trottando via lontana.
Joyce attese che si fosse allontanata per tornare da Marq. "Hai davvero ucciso una madre con la sua neonata?"
"Se ti dicessi di no che cosa cambierebbe?"
"Tutto."
"Allora la mia risposta è no."
"Perché Galyon ti da la caccia allora?"
Lui sorrise e tornò a guardare in avanti. "Domandaglielo la prossima volta che lo vedi. Se sarà ancora vivo."
L'arrivo a palazzo avvenne alle prime luci dell'alba. Erano stati due giorni duri e lunghi e Joyce desiderava solo buttarsi a letto e riposare, ma Bryce aveva piani diversi.
"Marq è tuo prigioniero e tu ne sei responsabile" disse con tono perentorio. "Sistemalo in una delle celle. E vedi di fargli fare un bagno o la sua puzza appesterà per anni questo palazzo."
Lei si allontanò seguita da Mire.
Joyce fece come le aveva ordinato Bryce e trovò una cella confortevole in cui far alloggiare Marq.
Era in uno dei primi livelli del sotterraneo del palazzo. Bato l'aiutò a reclutare soldati e stregoni per fare la guardia al prigioniero. Solo allora vennero chiamati dei valletti che provvidero a fare un lungo bagno a Marq.
Joyce chiamò anche un guaritore perché curasse e disinfettasse le ferite.
Quando ebbe finito gli chiese come stava.
Il guaritore si mostrò perplesso. "Un'altra persona sarebbe morta, ma ha una buona resistenza. Altri due giorni e non ce l'avrebbe fatta. Deve restare a riposo per almeno due o tre giorni e deve essere nutrito."
"Me ne occuperò io stessa" disse Joyce.
Fece in modo che a Marq venissero dati dei vestiti puliti e della sua taglia e delle scarpe. Verso la fine della giornata, quando stava per crollare, Elvana andò a trovarla.
"Quando Londolin mi ha detto del prigioniero, stentavo a crederci." Guardò dallo spioncino della cella. "È davvero Occhi Blu? Il famoso rinnegato?"
Joyce annuì.
"Come facevi a conoscerlo?" Alzò una mano. "No, non dirmelo. Non credo di voler conoscere la risposta.”
Joyce le raccontò quello che era accaduto a Theroda.
Lei ascoltò con attenzione, annuendo grave. "Io credo che tu l'abbia portato qui solo perché in fondo ti piace."
"Non è vero" protestò Joyce. "Può esserci utile."
"Dovresti dirlo a Oren. Quel poverino deve sapere che ha un rivale così pericoloso."
"No," fece Joyce. "Oren non deve sapere niente."
"Lo vedi che ho ragione io? È una vendetta perché lui frequenta quella Shani? O è lui che si sta vendicando di te?"
"Basta così" disse Joyce. "Sei odiosa."
Elvana rise di gusto. "Bryce dice che vuoi interrogarlo. Lo sai che ti dirà solo bugie, vero?"
"So come smascherarlo."
"In che modo?"
"Vieni con me."
Raggiunsero una cella al livello inferiore. La porta di pesante ferro era sorvegliata giorno e notte da mezza dozzina di guardie.
Joyce si avvicinò. "Devo parlare col prigioniero" disse con tono perentorio.
Le guardie la ignorarono e guardarono in direzione di Elvana.
La strega sospirò. "Fate come dice lei."
"Come fate a farvi obbedire?" le chiese Joyce sottovoce.
"Ci siamo conquistati il loro rispetto" rispose.
La porta venne aperta e Joyce ed Elvana poterono entrare.
Brun attendeva seduto sulla branda, un libro tenuto sulle ginocchia. Metà del viso era coperto a una cicatrice violacea. Gli mancavano le sopracciglia e parte dei capelli. Anche il braccio destro era ricoperto di vesciche. Per il resto sembrava stesse bene.
Lui alzò lo sguardo e sorrise. "Sei venuta a trovarmi. Ti aspettavo."
"Aspettavi me?" fece Joyce stupita.
"In verità ci speravo. Dalle guardie ho saputo che eri sopravvissuta al nostro attacco. So che stavano decidendo se giustiziarmi o mandarmi a Krikor e penso che sia venuto il momento di conoscere il mio destino."
"Non sembri impaurito" disse Elvana.
C'è ammirazione nel suo tono? Si chiese Joyce.
"So di aver sbagliato e di non poter rimediare al mio errore" disse Brun."L'unica cosa saggia che posso fare è accettare la punizione che è stata decisa per me."
"Non hanno ancora deciso un bel niente" disse Elvana.
Lui la guardò perplesso. "Davvero? Allora la vostra è una visita di cortesia?"
"Nemmeno quello" disse Elvana. "Certo per essere uno al quale non si può mentire non sei molto bravo a scoprire la verità."
"Brun" disse Joyce scegliendo con cura le parole. "Forse c'è un modo per evitare la morte e l'esilio a Krikor. Non l'esilio in sé. Saresti allontanato da Malinor per sempre, ma almeno rimarresti vivo."
"Dovrei diventare un rinnegato? Preferisco morire" disse Brun.
"Non un rinnegato, ma un errante" disse Elvana. "Uno stregone senza circolo. Ne esistono molti. Anche Sibyl, qui, era una di essi."
È molto più complicato di così, pensò Joyce, ma si limitò ad annuire. "È vero" disse.
"Un errante" disse Brun. "Ho sempre vissuto nel circolo, ma lì non mi sono mai sentito davvero a casa mia. Non mi hanno mai trattato come uno di loro, quindi in un certo senso sono già un errante, anche se non mi sono mai mosso da Malinor."
"Abbiamo un’offerta da farti" disse Joyce.
"Che genere di offerta?"
"Una di quelle generose" disse Elvana. "Che non si possono rifiutare."
"Ti spiegherò tutto" disse Joyce.

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