IL SACCHETTO DA ABBANDONARE
Le notti di luna piena,
le erbacce coi fusti alti
elevati fino al ciel
fino alla morte dei rispettivi
boccioli
nella linfa l’orgoglio
d’essersi innalzati come palazzi.
Ed io, sì, anche io
mi sono sentito attratto
da questa luna
da questa forza gravitazionale
dall’impatto di un corpo celeste
che non mostra mai
il suo volto eternamente celato.
Come quando tu mi hai detto che sì,
in fondo sei stata più sfortunata di
me.
È vero; io sono solo un viziato
abituato a servire solo me stesso.
Mi sono venduto alla mia causa
e al mattino mi alzo per mangiare
non di certo per guadagnare.
Ho ripudiato i soldi quando ho
scoperto
di averne messi da parte quanto basta
per sopravvivere a rilento
tenendo stretto il portafoglio.
Ho ripudiato i successi
inseguendo i fallimenti,
forse ferendo il mio orgoglio.
Intanto, però, ho donato occasione
agli altri;
io non devo diventare nessuno,
e quante altre volte te lo dirò
sorridendo
perché a me non importa, sai
a me non importa.
Che senso ha diventare qualcuno
quando non si è nulla per sé stessi
devo ancora andare alla ricerca
della mia autostima perduta,
quella sconosciuta.
Tu davvero sei così sicura di te?
Tu mi spiazzi
mi cerchi e poi in pubblico mi tratti
con una sufficienza allarmante.
È vero, io non sono nulla.
Io non sono nessuno.
Non lo sarò mai neppure per me
stesso.
Ma l’essere trattato così
come qualcosa d’indefinito…
Dover soppesare ogni parola,
avere paura di dirne una sbagliata.
È così che era iniziata la mia vita,
la balbuzie imbarazzata
perché temevo il giudizio altrui.
Anche ora lo temo.
Lo temo perché sono lo spettro di un
animo ignoto
non sono uno scalatore sociale
io mi so accontentare,
e nel mio accontentarmi fallirò
morirò così, male e solo.
Avverto sul mio capo
la maledizione dell’artista;
per fortuna la mia musa non sei tu,
altrimenti mi sentirei ancora più
una ruota sgonfia,
il peso che ti fa barcollare.
Poi ti lamenti se ti rivelo che ho
paura,
e mi dici che non si può avere paura
di tutto.
Di questa luna
no, non ho paura.
Non ho paura di questi rumori
contatti tra radici
nel terreno arido di un’estate
arrivata ai primi giorni di febbraio.
Ho ancora paura dei vostri giudizi,
dei loro, dei tuoi,
ma soprattutto dei suoi;
potesse Dio rivelarmi
ciò che ha per la mente.
Se magari mi deride,
o vorrebbe a sua volta scaricarmi.
Come sempre, anche sotto questa
grande luna,
io sono il sacchetto da gettare
da abbandonare
lungo i margini delle strade.
NOTA DELL’AUTORE
Voi lettori, per favore, cogliete solo quel poco di buono che
appare in questo testo. Una buona base c’è. Un po’ nascosta.
Mi scuso come sempre per questa rassegnazione che traspare
dai miei testi; a mia discolpa, diciamo, posso solo dire che scrivo poesie
durante momenti tristi e che essi influenzano abbastanza le mie opere.
Grazie per continuare a leggere, seguirmi, sostenermi; siete
grandiosi e vi stimo tanto ^^