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Autore: heliodor    28/02/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Per una volta, sincera

 
Non riusciva a credere a quelle parole. Le aveva udite, certo, ma non riusciva a crederci lo stesso. Era come essere in un incubo da cui non riusciva a svegliarsi.
"Davvero vuoi restare qui?" chiese a Oren.
Lui si strinse nelle spalle.
"Ti ha detto che non vuole venire" fece Shani.
Joyce fu tentata di colpirla con un dardo magico. Quella petulante ragazza dagli occhi storti non stava zitta un secondo e quando lo faceva era solo per fissarla con l'espressione tronfia e soddisfatta.
Sarebbe stato facile colpirla da quella distanza. Elvana le aveva insegnato come mirare ai punti vitali di una persona e per lei non ci sarebbe stato scampo.
Joyce cercò di trattenere la rabbia come meglio poté. "Io credo di poter aspettare qualche giorno" disse cercando le parole giuste. "Ne parlerò con Bryce e Vyncent e dirò loro che li raggiungeremo tra un paio di giorni, tre al massimo. Non dovrebbe essere un problema."
"Io non verrò" disse Oren con tono ostinato.
Perché deve essere così testardo? Si chiese Joyce.
"Restare qui è pericoloso" disse Joyce.
"Invece combattere contro Malag non lo è?" chiese Shani polemica.
"Certo, ma..."
"Le mura di Malinor sono solide" la incalzò la ragazza. "Perché dovrebbe andarsene? Qui sarà davvero al sicuro."
Joyce si sentì avvampare. Una sola parola, un'altra soltanto e le sarebbe balzata addosso. "Possiamo parlare da soli?" domandò a Oren con tono supplice.
"Sibyl" fece lui con tono sereno. "Qualunque cosa dirai non mi farà cambiare idea. Ormai ho deciso."
Non ho scelta, si disse. O lo convinco con ogni mezzo o resterà qui. Ormai è convinto di non poter più essere utile.
"Fallo per me" disse Joyce fissandolo negli occhi.
Oren ricambiò lo sguardo. "Io..." cominciò a dire.
"Smettila" esclamò Shani all'improvviso. "Finiscila di tormentarlo."
Per Joyce fu come ricevere uno schiaffo.
"Shani..." fece Oren.
"Non capisci cosa sta facendo? Sta cercando di convincerti a fare una cosa che non vuoi" disse Shani. "Non resterò a guardare senza dire niente."
"Oren deve scegliere" disse Joyce.
"Ha già scelto" replicò Shani. "Vuole stare qui. Non vuole andare a nord per combattere questa guerra. Ha qualcosa di più importante da fare."
Posso immaginarlo, pensò Joyce. "Io cerco di fare la cosa giusta per lui."
"La cosa giusta che puoi fare" disse Shani con tono sempre più aggressivo. "È lasciarlo in pace. Rispetta la sua decisione."
"Io voglio solo che stia bene" disse Joyce annaspando come un naufrago in mezzo ai flutti.
"Tu vuoi" fece Shani. "È questa l'unica cosa che conta? Quello che tu vuoi?"
"No, ma..."
"Oren vuole restare qui" ripeté Shani. "Non deve giustificarsi per la sua scelta. Tu piuttosto, perché non decidi che cosa vuoi veramente?"
Joyce si accigliò.
Shani ridacchiò. "Io non sono cieca o stupida come pensi, strega rossa. Ho visto come guardavi quel Vyncent."
Joyce si sentì avvampare.
Anche Oren arrossì.
"Avevi appena rivisto Oren" proseguì Shani. "Eppure non avevi occhi che per lui."
"Vyncent è la mia guida" disse Joyce come se quello potesse spiegare tutto.
Shani sbuffò. "Tu non lo guardavi come un'allieva guarda il suo maestro. Lo guardavi come una ragazza innamorata perdutamente."
Joyce fece per dire qualcosa ma si trattenne. Si sentiva sopraffare dalla rabbia e non voleva dire cose di cui poi si sarebbe pentita, ma quella Shani stava esagerando.
Shani ne approfittò per proseguire. "Io credo che tu sia confusa. Forse dovresti parlarne con la tua guida. Lui saprebbe cosa dirti."
"Non ho niente da dire a Vyncent" rispose Joyce con tono piccato.
"Shani adesso basta" disse Oren. "Scusati con Sibyl."
"È lei che deve scusarsi con te" disse Shani.
"Per favore" fece lui.
Shani sbuffò. "Ti prego di accettare le mie scuse" disse rivolgendosi a Sibyl con un inchino.
"Scusa accettate" disse Joyce a denti stretti. Dall'espressione di Shani capì che non erano sincere.
La ragazza dagli occhi obliqui si alzò dal tavolo. "Vi lascio parlare tra di voi."
Finalmente, pensò Joyce. Senza di lei riuscirò a convincere Oren, ne sono certa.
Oren guardò Shani uscire dalla stanza, poi disse: "Mi spiace. Non è andata come immaginavi, vero?"
Joyce scosse la testa. "Non deve finire per forza così. Ripensaci, ti prego."
"Ma non è la fine" disse Oren. "Ci ritroveremo, ne sono certo. Dopo che Mirka sarà stato sistemato."
"E dopo?"
"Dopo cosa?"
"Cosa farai, dopo?"
Lui si strinse nelle spalle.
"Andrai a cercare la principessa Joyce, non è vero?"
Lui annuì. "Credo di sì."
Sono io Joyce, pensò. Non c'è bisogno che tu parta di nuovo per cercarla. L'hai già trovata.
Per un attimo fu tentata di dirgli tutto. Sarebbe stato facile. Bastava una sola parola per annullare la trasfigurazione e dimostrargli che lei era Joyce, che quasi un anno prima aveva scelto di imparare la magia e che si era mescolata tra streghe e stregoni molto più forti di lei.
Avrebbe messo la sua vita nelle mani di Oren, come lui l'aveva messa nelle sue.
Posso rischiare così tanto? Si chiese. Specie ora che sto cercando il modo di battere Malag? Se Lacey ha trovato il modo di sconfiggerlo, forse quel segreto si trova tra gli incantesimi del suo compendio.
"Se resti qui" disse col tono più deciso che poté. "Non ci rivedremo mai più."
 Lui la fissò in silenzio.
"Se non vieni con me, mi perderai per sempre."
"Mi hai già detto addio una volta e poi sappiamo come è finita. Sei andata a salvarmi."
Allora Joyce capì che non lo avrebbe convinto mai a venire.
Se non vuoi venire, si disse, allora è meglio che resti al sicuro. È la soluzione migliore. Shani ha ragione. Stavo pensando solo a me stessa. Già una volta ti ho abbandonato e ora non posso chiederti questo. Non ne ho il diritto.
"È stato un caso" disse Joyce.
"Non ti credo" fece lui.
"Invece sì" disse Joyce. "È stato per caso che ti ho trovato a Mar Qwara. Ed è stato un caso se ho affrontato Rancey. Quando sono partita, non avevo alcuna intenzione di salvarti. Avevo fatto la mia scelta."
"Non è vero" disse Oren meno convinto.
"Dovevo scegliere" disse Joyce. Ogni parola era dolorosa come una pugnalata, ma se doveva separarsi da lui era meglio che fosse per sempre, stavolta. Così lui non sarebbe venuto a cercarla e avrebbe vissuto la sua vita, come meglio credeva. "Tra mettere fine alla guerra o salvarti. E ho scelto di sacrificarti, ben sapendo che la maledizione ti avrebbe ucciso."
Ricordava bene quel giorno e le ore passate davanti ai due portali evocati da Robern.
"Uno ti porterà più vicina alla fine della guerra" aveva detto. "E l'altro più vicino alla salvezza di Oren."
Poi le aveva detto di scegliere. E lei l'aveva fatto. In quel momento aveva esitato e si era sentita in colpa, ma aveva scelto.
Tutti dobbiamo fare una scelta, prima o poi, si era detta. Mettere fine alla guerra è più importante. Di qualunque cosa. Di chiunque.
Oren scosse la testa. "Lo dici solo per ferirmi. Sei arrabbiata, è normale."
Joyce si sporse verso di lui e lo fissò negli occhi. "Guardami bene, Oren. Ti sembra forse che stia mentendo? Ho davvero scelto di sacrificarti per vincere la guerra."
Lui la fissò per qualche istante. "Se lo hai fatto, avevi i tuoi motivi" disse dopo un breve silenzio. "Non ho il diritto di giudicarti."
Joyce tornò al suo posto.
"Dimmi solo una cosa" fece lui.
"Cosa?"
"Perché me l'hai detto? Perché adesso? Potevi partire e io sarei stato convinto per sempre che mi avessi salvato la vita di proposito."
"Credo" disse Joyce. "Che questa sia la prima volta in assoluto che non ti ho mentito su qualcosa. Non in maniera totale. Forse volevo essere per una volta sincera con te."
Lui annuì. "Anche quella volta a Valonde, nel pozzo, fu un caso?"
"Passavo di lì" mentì.
"E con il Varthag?"
"Quel mostro avrebbe causato gravi danni alla città."
"E a Taloras?"
"Dovevo ostacolare i piani di Malag."
Oren sospirò. "Capisco. Almeno ti sono stato d'aiuto, qualche volta?"
"Più che altro mi sei stato d'intralcio. Fin da quando uccisi quel troll."
"Fui io a ucciderlo" disse lui.
Joyce annuì. "È vero, questo te lo concedo, ma tutte le altre volte sei stato solo un peso."
Oren sorrise. "Credo che non ci sia altro da dire, no? Questo è proprio un addio."
Stavolta fu Joyce ad annuire. "Spero che riusciate a trovare Mirka. Quel tizio è davvero pericoloso."
"Lo prenderemo."
Joyce si alzò e si diresse verso l'uscita.
Shani l'attendeva vicino al cancello. Ormai era buio e poche luci illuminavano le strade.
Shani fece strada lungo il viale che congiungeva l'entrata principale a quella esterna. "Sarai sempre la benvenuta" disse con tono cordiale.
Almeno è educata, si disse Joyce.
Si limitò a fare un leggero inchino.
Qualcosa sibilò nell'aria sopra le loro teste.
Shani scattò di lato mentre Oren si piegò sulle ginocchia. Joyce invece evocò lo scudo magico e lo frappose tra lei e il punto da cui era provenuto il sibilo.
Qualcosa si era conficcato nella palizzata. Un dardo di balestra e, attaccato a esso, c'era una pergamena arrotolata.
Shani fece un cenno con la testa a Oren e lui scivolò veloce verso il dardo mentre lei gli copriva le spalle.
Joyce rimase immobile. Evocò la vista speciale e scrutò nel buio. A parte le piante e qualche oggetto, non vi era altro. Niente si mosse mentre faceva vagare lo sguardo da un punto all'altro del giardino.
Shani estrasse il dardo dalla palizzata e sciolse il filo che lo legava alla pergamena. L'aprì e lesse il messaggio che vi era scritto.
"Cosa dice?" le chiese Oren.
"Ti Long" fece lei alzando gli occhi dal foglio. "L'hanno rapito."

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