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Autore: queenjane    06/03/2019    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Andres passò verso le 18 a prendere le traduzioni, annotò che si era calmato. “Alessio, siamo impegnatissimi.. Ti spiace rimanere con la principessa..? A cena e se si fa tardi.. ”
“Che succede..”curioso, come da prassi, e non avrebbe mai tirato un fiato, lo avevo addestrato proprio bene.
“L’arciduca Carlo di Asburgo ha inviato una proposta di pace separata, in segreto..Se l’Austria Ungheria si ritira .. Siamo un passo avanti”
“Intanto deve prendere il trono, FJ è sempre vivo.. Anche se ben malandato. E il suo entourage segue pedissequamente il Kaiser Guglielmo” A voce bassissima. “Sei ben stato a Vienna nel 1909  e nel 1911, Andres” lui ghignò, malandrino, il suo sorrisetto da pirata.
“Erszi d’Asburgo aveva il suo fascino, princesa, toh, questo è il cambio per lo zarevic per domani” annotai che aveva usato il nomignolo ungherese, come se fosse una persona cara, un pigro sorriso sulle labbra, sulla spuma dei ricordi.
“Chi è? Erszi d’Asburgo, dico” Inarcai la schiena contro il divano, cingendolo con le braccia, mi era salito sulle gambe, senza fallo, prima di rispondere, non vedevo l’ora di tornare alle nostre piccole abitudini.
“La nipote di Francesco Giuseppe, la figlia del suo unico erede, che morì giovane” Suicida in quel di Mayerling, con la sua amante, dicevano, l’imperatrice Sissi non si era più ripresa da quella tragedia, era perita a Ginevra in un attentato nel 1898 “Erszi è il suo nomignolo, Erzbet è il corrispettivo ungherese di Elisabetta, come sua nonna l’imperatrice” Io avevo dalla mia la giovinezza e di essere la moglie di Andres, riflettei, imponendomi di non trarre conclusioni avventate, tranne che da mio marito era abituata ad aspettarmi di tutto, l’intuito mi faceva subodorare una certa traccia. Con buon diritto e ragione, appurai in seguito.
 “ A Papa i tedeschi non piacciono, questa primavera quando era a casa, tra una visita e l’altra, eravamo in giardino e ho tirato una palla di neve da dietro ad Anastasia, che non se ne era accorta. Papa se ne è accorto, invece, e mi ha sgridato, che mi dovevo vergognare, che mi ero comportato come un Tedesco, attaccare da dietro, senza possibilità di difendersi.. Mamma è tedesca di nascita, però..”
“Ed  è stata allevata alla maniera inglese, da sua nonna la regina Vittoria, e sono 22 anni che vive in Russia.. Lo zar la definiva la sua principessa inglese..”Un dato fattuale. 
“E tuo figlio sarà un principe spagnolo o russo?”All’improvviso, seguendo il filo di una riflessione nota a lui solo, sul momento. “Cattolico, combatterà contro la Russia con i polacchi, per essere indipendenti? Cat,  ci devi pensare”come no, appena sbarcavo il presente, il futuro era un lusso che non spartivo
“Magari avrò solo delle principesse..”Sorrisi, dolce e lieve “Indomabili e ribelli, come me, come Marianna o sua figlia, che per quanto piccola promette bene” e ve ne era un’altra, di cui allora ignoravamo l’esistenza, Andres compreso, di principesse Fuentes.  Omettendo il resto, nel lungo periodo Andres avrebbe avuto da me tre principi e una principessa.
“E Olga.. lei è una ribelle nata..”
“Zarevic, hai ragione, comunque.. Se avrò un figlio e .. lui non combatterà contro la Russia,  sarà fedele.. Andres è cattolico e.. sua madre era russa, mi pare che sia ben leale al trono, e la Spagna è a molti chilometri da qui, quando finirà la guerra vogliamo tornarci, non credo che la questione si porrà. E se fosse, sarà fedele al trono” Un continente o quasi di distanza da lì, da noi. Mi frantumai, in imbarazzo, evitando altro, che si era incupito, al pari di me” Cambiando argomento,  stasera dormi qui, va bene”annuì.
“Che si mangia..” Senza approfondire oltre, alla fine lo sapeva  che Ahumada era la destinazione finale, anche se non ci voleva pensare.
“Andres.. Che mi guardi, mica mangio lui..ha fatto una insalata di pollo freddo, del pane, fosse per me resteremmo digiuni.. O vivremmo di scatolame” O salsicce e patate fritte, torte bruciacchiate, da molto poco sapevo cucinare qualcosa
“Come se non aveste possibilità di camerieri.. O cuochi” Poi ci arrivò “Tralasciando che volete stare in pace..”
“E fidati, stare con te è un piacere.” Spolverò la cena.
 
La notte fu lunga, agitata, ebbe gli incubi, a essere riduttivi si svegliò tre volte.
 
 

Finalmente approdammo alle sette, l’alba era caliginosa, le tortore tubavano, mi sussurrò ciao, ho fame.  Nascosi un sorriso e una risata, gli scarruffai i capelli e mi alzai, per rivestirmi dietro il paravento. Il seno era leggermente più grande, radiosi i toni della pelle, i miei occhi erano di un radioso color ambra, il secondo ciclo ormai era ben saltato. Ciao Felipe ..meno sette mesi. 

 “Già pronto?” si stupì. Osservai  che mi ero alzata alle sei per apparecchiare, mettere il caffè, il latte. Pane tostato e prosciutto, una mezza crostata del giorno prima, non ci trattavamo male. Niente uova fritte o bacon, il giorno avanti mi era venuto un portentoso attacco di nausea a percepire l’aroma di fritto, che mi aveva prostrato e stramazzato per mezza giornata. Andres la mattina era sempre poco reattivo, se non mangiava, si limitò a sprofondare nel cibo e nel caffè, io nel succo di arancia. Dopo colazione, tornai al mio monello preferito.
“Accidenti, sei cresciuto ancora.”Misurai la  sua altezza, annottando che aveva messo su un paio di centimetri”Un metro e mezzo, bene, se non di più”
“Supero Anastasia..O quasi, a lei scoccia essere la più piccola la più bassa, una volta voleva fare arrestare una nostra cuginetta che aveva un anno meno di lei e la superava..” Poi “Aiutami a abbottonare il cappotto, per favore, questi bottoni sono duri”Gli diedi una mano, quindi ecco il berretto tra le sue chiacchiere e risate, lo baciai sulla guancia, era calmo, tranquillo rispetto al giorno avanti (se lo sa sua madre strozza la suocera e io l’aiuto..è ritornato indietro, invece di andare avanti) “…” “Altezza, grazie per la compagnia, a presto” Sorrise, tacendo un momento, una punta di malinconia che ben di rado gli avevo visto emergere“Io invece ringrazio te. Per tutto.” “Buono studio, caporale Romanov” gli feci il saluto militare “Vi aspetto oggi pomeriggio per una passeggiata, magari ti spingo sull’altalena” “Sì.” Erano le otto e mi era venuto sonno, tornai a letto per un quello che voleva essere un riposino di dieci minuti e dormii fino alle undici filate. Anche quello era un sintomo di gravidanza. OLE’.
 
 

“Convento, esilio o manicomio?Che alternative ho..”
“Allontanare lo starec.. Maestà, la gente non comprende questa cosa.. E i complotti sono infiniti”
“Compresa la mia stessa madre..Lasciamo perdere”
“Mettetela agli arresti domiciliari..la zarina madre”dalla lingua biforcuta. 
Rise, la prese per una battuta, io ero seria. “Speriamo bene con l’arciduca Carlo.. FJ ha la polmonite, forse non si riprenderà..”una pausa. Un silenzio “ Lo zarevic con te sta bene.. “
“Gli voglio bene.. Pure non sarà per sempre, alla fine della guerra andremo in Spagna..”il vento sbatteva il cappotto intorno alle mie gambe magre, affondai le mani nelle tasche, il viso contro la sciarpa azzurra che mi aveva regalato Olga, quella primavera, così che avevo sempre qualcosa di suo con me. “Lo so, lo sa anche Alessio..”l’erba era secca e riarsa, i campi bianchi per la brina come un pulviscolo di diamanti  “Finchè ti sarà possibile.. “
“Majestad..” Maestà, alla spagnola. Mi inchinai.  Poi feci il saluto militare, sbattendo i tacchi, un salice flessuoso e sottile. “Viens, Alexis”  ci girellava intorno, giocava alla guerra e ai tesori, si divertiva anche da solo e tanto mi voleva, annottavo come aspettasse il segnale per venire, senza interrompere la conversazione dei grandi. Io, se fosse stato possibile, lo avrei voluto sempre con me, insieme alle ragazze e a Sasha,  e non potevo, era già un dono immenso quello che avevamo“La passeggiata e l’altalena..”Mi ricordò, ridendo “Certo” Mi prese sottobraccio, le mani intrecciate sul gomito, poi scattò in avanti, correndo “Aspetta.. mi stanco solo a vederti schizzare qua e là” “E allora riposati, corro io per te..” dopo tre secondi netti ”Vieni, Cat, prendimi”si fece acchiappare e sollevare, sull’altalena mi spinse lui, poi fu il suo turno,  anche quella sera volle rimanere da me.
“Sei dolce, bella e spiritosa..”infilò quella tripletta di complimenti dopo cena, aggiungendo che voleva della torta “E sai fare le pommes frites..”ridacchiai, alla fine pelare delle patate, tagliarle a bastoncini e friggerle ero in grado, avevo imparato l’anno che ero a Parigi, Luois, il mio primo marito, ne andava pazzo, mi aveva raccontato che erano state inventate ( forse) dai venditori di strada del Pont Neuf in Paris, appunto, poco prima della rivoluzione francese del 1789. “Me la cavo, su” e pensare a Luois per una volta mi faceva sorridere, un ricordo divertente.
Comunque, Alessio si era tranquillizzato, si svegliò solo una volta, rassicurato, che dormiva nel letto matrimoniale, io a poca distanza. Tutti rimedi che avevo appreso su me stessa, tanti anni prima, quando il principe Raulov mi picchiava o sferzava mia madre, stare con lei mi faceva sentire sicura. E variavano i fattori, ovvio, tranne che volevo evitare un risultato di sofferenza. Cercavo di farlo stare bene, sempre, per quanto mi riusciva.
 
“Olenka, ciao, come va?”
“Si va.. te?”
“Meno sette.. forse..”
“Ottimo.. Mia cara. La maglia non procede, vero?” sbuffai, mi prendeva in giro pure per telefono.
“Imparerei prima l’arabo.. “  l’etere, riflesso dalla cornetta, propagò la sua ilarità-
“Mi manchi .. Buon compleanno, Olga”
“Grazie.. Fidati, andrà bene.. Dai un bacio a Felipe”
“Prego e ricambia, Felipe o Felipa.. “
“ Ti prego .. No”  rise fino allo sfinimento.
“Quando glielo dici, ufficiale?” Che tanto, in via ufficiosa lo sapeva, non era uno stupido e sapeva contare, Andres, aveva annotato, da un pezzo mi scrutava, in tralice, sorridendo, come un uomo che aspetti una gradita sorpresa.
“A dicembre, per il Natale cattolico.. o per il 30 novembre, se resisto, il suo onomastico, a ora lo sai solo tu, il suo compleanno è troppo avanti”
“Quando è nato, Andres..?” una curiosa addenda, sapeva che era del 1883, mai aveva INDAGATO IL GIORNO.
“Il 28 gennaio 1883..”
“Cat, è una barzelletta? Una delle tue criptiche battute note solo a te..”
“Non oso.. troppo anche per me. “ io ero nata il 27 gennaio 1895. Nati sotto cieli diversi, con lingue, religioni  e culture differenti, io una principessa dei regni orientali, lui un principe dell’occidente, ci eravamo incontrati, innamorati e ritrovati.. Lui era il mio destino, io il suo.
“Appunto.. ”
“E te, Olga.. come va sul serio.. In amore..”Non rispose, rise, un silenzio che era un assenso.
Ci salutammo così, spumose e allegre
Ahora y por siempre, spes contra spem, liberi dentro.
E le tigri ruggiranno, ribelli, primavera per primavera.
A prescindere da tempo e distanza.
 
“Riposi in pace, povera Erszi, povera in senso traslato”
“Aveva 86 anni e coda, Franz Joseph, ha regnato per 68 e tanto .. “Socchiusi le palpebre, il mio sguardo tagliente come una lama di Toledo, scuro acciaio forgiato per combattere.
“L’imperatore Carlo .. non è riuscito a continuare quello che aveva intrapreso, vorrebbe la pace e ..il suo entourage non lo consente, guerrafondai dal primo all’ultimo”Era il 23 novembre 1916, FJ era deceduto meno di 48 ore prima ed i telegrafi lavoravano senza sosta.
“Se non è subito, non sarà mai più. Andremo avanti fino allo stremo..”

 
   
 
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