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Autore: queenjane    08/03/2019    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“Aleksej, cosa aspetti .. Entra, è freddo”

“Le mani ..” basito, come se mi fosse spuntata una ulteriore testa sulla schiena.

“Cosa..”Poi decodificai.
“So scrivere con tutte e due, meglio con la sinistra..”
“Non ti avevo mai vista..”Già, ero ambidestra, una rara minoranza, pure preferivo usare la cosiddetta mano del diavolo. Attualmente.
Applicazioni di colpi e frustino, quando ero piccola, mi avevano dissuaso da quell’applicazione,ringraziando sentitamente il marito di mia madre, Raulov, solerte in tale applicazioni, quando non picchiava mia  madre.. Ah, le urla, i miei pugni di bambina che lo colpivano, vani .. E piangevo, quando mi metteva a letto, sosteneva che erano cose da grandi, io sono diventata grande per difenderla da quelle mani..  Storsi la bocca, mi vietai di pensarci, comunque, in quegli ultimi mesi, stante la vagonata di rapporti avevo iniziato di nuovo, finivo con una e riprendevo con l’altra, alla fine la variazione di scrittura era ben minima e mi risparmiavo fastidiosi spasmi e contratture.
“Non che ci tenga a farlo sapere, non è comme au fait, sai..”
“Perché..”
“Abitudine, ignoranza, si scrive solo con la destra, in genere,  a furia di frustate  mi sono ben dissuasa, Zarevic”Sorrisi, amara “Ho ripreso da poco, per la montagna di documenti. E dopo avere scoperto che anche Mozart era mancino.. Forse”E si era rattristato, almeno la sua malattia lo aveva salvato da quelle aberrazioni educative. Avevo le nocche macchiate di inchiostro, dinanzi a me la mia attuale distrazione, ovvero tradurre l’Iliade dall’inglese in spagnolo, ambiziosa meta in cui mi ero arenata.
“Eri piccola.. e ti frustavano?”Inorridito.
“Sei anni, sette, anche se forse ho imparato prima.. Boh.. Più che altro bacchettate sui palmi,  erano dolorose“Me li sfiorò i palmi con i pollici. “Ho preferito soprassedere. E passiamo ad altro,  oggi abbiamo il mio onomastico, dai Alessio, è tutto a posto” non lo potevo sempre distrarre, a memoria mai lo avevo voluto prendere in giro.
“Auguri, Cat.”Si tuffò contro il mio maglione a collo alto, lo serrai addosso “Ti  puoi mettere una gonna, anche una alla creola..”ancora “Quando sarò zar, nessun bambino dovrà essere picchiato per come scrive, farò le leggi e  le ispezioni.. “ lo serrai commossa, quindi mormorai “Eh.. “in riferimento alla gonna.
“Per la sorpresa, sennò finisce che la sorpresa la fai tu. Io a vederti in pantaloni mi sono abituato, se tuo marito nulla osserva...cosa ridi”
“Che avete inventato? Qualche magia..Come questa”Feci apparire un copeco da dietro il suo orecchio, soprassedendo, se gli avessi narrato i miei primi addestramenti sarebbe inorridito, altro che pantaloni, quando mi coricavo ero piena di rabbia, tagli e lividi, la prima prova un pugno allo stomaco, molte si ritiravano, io avevo appioppato una testata. E continuato, figuriamoci se mi ritiravo. Ero ostinata come un mulo spagnolo.. nel bene come nel male, non potevo e volevo arrendermi, la resa non era tra le opzioni e avevo un talento, quello, essere spia, bara e giocoliera.
“Dove è il trucco..”
“Boh.. Aspettami qui, mi cambio”
“Andres che ti ha regalato..”
“Una cosa reciproca..” trasognata, rispondendogli dalla porta chiusa della camera dove mi cambiavo.
“Cosa?” e tacevo, va bene che aveva la precedenza, su tante cose, ma Andres in quel caso era in cima.”COSA???”esasperato ed esasperante.
“Orecchini, ispirati dal colore dei miei occhi.. Oro bianco con topazi e onice, Aleksey non essere petulante”
“Anche troppo romantico..”Fece una piccola smorfia “Che incastra il reciproco, comunque. Non sono petulante” come no.
Solo per rincarare la dose, i nostri battibecchi erano ormai leggendari.
Gli insegnai al volo il trucco della moneta, per rinviare la questione. E tanto non gli tornava uguale, era perplesso. Come del mio grazie, sarebbe stato saggio, accorto, quando avesse regnato, sarebbe stato magistrale, era bravissimo, enunciai, fin da quando era l’erede. Sorrise timido, a volte capitava anche quello. E battè le mani quando mi vide riapparire, un vestito di raso verde chiaro che sottolineava la mia vita (ancora) sottile e con gli orecchini di cui sopra “Sei bellissima, Cat, una vera principessa, una fata”
“Quando ritorni a cena da me, avrai un bel po’ di pommes alla francese” ovvero patatine fritte, le sapevo fare e gradiva, rise
“Va bene, ma sei bella a prescindere”
“Adulatore!”
“Anche no… è una constatazione oggettiva”  
 
Il 25 novembre 1916, giorno del mio onomastico, santa Caterina di Alessandria, arrivarono in regalo le fate madrine, ovvero la zarina e le granduchesse, per una visita alla Stavka. Che il giorno dopo era l’anniversario del matrimonio imperiale, correva il 26 novembre 1894 quando si erano sposati. Lo festeggiavano sempre, come quello di fidanzamento, due pietre miliari della loro storia. Nell’aprile del 1894 si erano fidanzati a Coburgo, dopo cinque anni tristi, di lettere e separazioni, Alessandra era stata ripagata della sua attesa con “dolci baci”, quel giorno era vestita di grigio e la primavera trionfava, raccolsero dei fiori, compirono romantiche passeggiate e via così. Alcuni mesi dopo, sposandosi nel novembre, del 1894, appunto, lo zar Alessandro III morto da poco, era in lutto, unica eccezione il suntuoso abito da cerimonia.
 Tornando a noi, invece, ci divertimmo come non mai, passeggiate nei boschi spogli, visite alle famiglie, partite a carte, la tregua di una falena, prima della scossa.
“Sei negata, senza rimedio.. Hai il foglio di istruzioni, i modelli e tanto.. “
“Mi darò all’arabo, meno complicato. Già tanto se so attaccare un bottone”
“E continuerai fino a quando non ti riesce. Come quando cadesti da cavallo, fino a quando non sei rimontata in sella non hai avuto pace..”
“Già, che tempi” mi sventagliavo, frenetica, percepivo fino a stordirmi il profumo di rose e verbena che usava Alix, ci si era fatta il bagno? No, ero un cane da tartufo,  la nausea passò, solo un breve momento, avevo fronte e ascelle bagnate di sudore, ricacciai il conato.. ma le nausee vi sono anche la sera? Speriamo di no.. Alix scorse il gesto e sorrise, fu tra le prime a indovinare che ero incinta, avendo provato svariate volte l’esperienza. Per discrezione, omise indagini o domande, ricordava fin troppo bene la sua prima gravidanza, era criticata per come si comportava e, insieme, era monitorato ogni suo gesto e sfumatura, una valanga di inopportune attenzioni che la soffocava. Non mi avrebbe riservato il medesimo trattamento, con mio grande piacere e gaudio, anche lei, ogni tanto, per la legge dei grandi numeri ne indovinava una.
“Già, che testa dura.. Amante dei cavalli”
“Il significato del nome Filippo, amante dei cavalli”la prostrai per l’ilarità, meno male.
“Sempre peggio, vero?”Serissima, d’improvviso. “Ce la hanno tutti con..”
“Gli zar e il protetto della zarina..”Ovvero Rasputin, tornando serissima.
“Perché?” come Alessio, oddio..
“Stanchezza, Olga, tanti non capiscono il perché la guerra continui.. E viene data la colpa a chi comanda”
“E’ orribile..” Sussurri nella sera di fine novembre.
“E fa venire l’ansia.. “Era tutto un complotto e un mormorio, avrei scommesso la mia fortuna personale che vi erano così tanti calderoni che nessuno sapeva a chi dare retta.
Restammo in silenzio,  mi posai la mano sul ventre, sempre piatto, me la strinse “L’inverno finirà, e .. andrà meglio, Catherine. Sperare serve a qualcosa, no, i soldati sono molti e valorosi, la guerra finirà..E poi ..”
“In estate .. sentirai che strilli”
“Scherzi sempre, tu. Anche su..” tuo figlio, che ti ha già cambiato.
“Sennò non sarei io ..”
Bonne chance, Felipe, a tojours” poi “Magari dillo al tuo caro consorte”
“ Lo sa, in via ufficiosa. “
“Eh..?”Poi ci richiamarono e tornammo alla partita di carte, avevamo scambiato quelle battute in una pausa di qualche minuto.
“Tu non hai remore..”
“Smack” le toccai  una spalla.
“Il ciclo .. “Decodificò rapida.  E allibita.  “Non è possibile..” le sorrisi, ironica.
“Invece sì..”Sorrise, di rimando, esasperata. “Beh.. buon divertimento, essere sposati ha i suoi vantaggi”
“Eh..?” Sorrise, stavolta, enigmatica, il suo sorrisetto delle lontananze, da schiaffi. 
“Un presente da parte nostra” Eravamo insieme, a cena, era il 30 novembre 1916, giorno di Sant’Andrea, il mio personale Andrea era in ottima forma, annotai, il viso disteso, sorridente.
Plurale maiestatis, mia cara? Come noi per il tuo regalo” Gli orecchini di topazi e onice montati su oro bianco mi cingevano i lobi, quelle pietre, sotto certi giochi di luce, aveva annotato che richiamavano il colore dei miei occhi.  Ero splendida, in un abito rosso scuro, rubino, con un disegno di perline grigio antracite su maniche e scollo, i capelli raccolti, mi ero immersa nell’acqua di rose
“Apri..su” Un portasigarette d’argento, cesellato, con il suo monogramma “AF”, Andres Fuentes, emerse dal piatto pacchettino, ricoperto di carta dorata con un fiocco di raso, verde.
“Squisito..”Aprì l’interno e allibì.
“:….Chi ha compiuto l’opera”inarcando un sottile sopracciglio, intanto che cercava di capire.
“Ehm.. io .. fanno leggermente ribrezzo, ed il meglio della produzione. Conta il pensiero no.”
“Catherine.. Amore ..”Nei suoi grandi palmi vi erano due palline di lana abbastanza informi, una rosa ed una azzurra, ovvero l’intento era di fare due scarpine da neonato ed erano .. cassiamo, prima o poi avrei imparato seriamente l’arabo.
 “ Mio tramite, i tuoi figli sono lieti di augurarti felice onomastico” Pausa “O nostro figlio, che avere due gemelli in un solo colpo la vedo dura..O figlia”
Si inginocchiò davanti e mi appoggiò il viso sul ventre, le spalle sussultavano.
“Andres..” Rideva e piangeva insieme, credo, erano passati ormai sedici anni da quando aveva avuto quell’annuncio. Poi gli sussurrai qualcosa, le guance di un intenso color porpora, chinandomi sul suo orecchio.
 Passò direttamente alle risate più sfrenate, non volevo che indugiasse nella tristezza, nel rimpianto di quanto poteva essere e non era avvenuto.
 Isabel e Xavier, non che non ci dovesse pensare, erano parte di lui, come terminazioni di nervi, un battito di cuore, per una sera c’eravamo solo io ed il bambino che sarebbe arrivato.  
Dall’antipasto, saltammo direttamente al dolce, ovvero a letto.
“I tuoi desideri sono un ordine espresso.. Chiedi e ti obbedirò, in tutto e per tutto..” si tuffò ridendo sotto le mie gonne, respirai con maggior ansito, eravamo famelici.
“Dimmi sinceramente che non hai precedenti gemellari in famiglia”
“No.. Però c’è sempre una prima volta..”I suoi occhi verdi vibravano di divertimento, represso, mi stava prendendo in giro, accidenti a lui, percepii i suoi polpastrelli sulla liscia epidermide delle  cosce. Sospirai di piacere e aspettativa.
“Non mettermi su un piedistallo, non trattarmi come una fragile statuina.. Starò attenta, sempre, solo che sto bene e.. Ho passato quasi i tre mesi, quindi.. “mi imposi di stare calma, non travolgerlo con una cascata di sillabe ansiose.
“E tanto già lo sapevo. Il ciclo, il seno, le voglie.. Sei incinta, non malata e diventare una fragile statuina, non saresti tu.. Avrei pensato che mi avessero sostituito la moglie, anzi ..”Cercò sotto il cuscino un riparo, gli avevo tirato un pugno scherzoso.
“Ho voglia di te. Non pensi che sia scostumata..?” una buona moglie non conosce il desiderio, è un puro giglio, come no..
“Nei bordelli.. A prescindere dai moralismi, queste cose le sanno, alcune prostitute hanno rapporti fino al quinto, sesto mese e coda.. Alcune, alla fine, stimolano così il parto..”Come allargare i miei scarsi orizzonti ohibò “E poi .. lo sai te se qualcosa ti fa male o meno ..Ergo..” Il suo desiderio era sorto di nuovo “Magari sarò molto delicato.. “
“Sì.. continua..”
“Ai vostri ordini” credeva nelle tradizioni ed era cinico, moderno, disincantato senza falsi moralismi o paure,  come sei fortunato, Felipe o Felipa che dir si voglia, avrai un padre meraviglioso. E io mi godo il marito che ho scelto..
 
Il mio fertile, florido principone, fecondo come un toro da monta.
   
 
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