“Mama! Mama! Andiamo, Baba è da quella parte…”
Il sole del mattino era si era rivelato, come sempre, un fuoco incandescente che incendiava tutta Masyaf di un caldo soffocante. Da quando era incinta del secondo figlio, la donna aveva maledetto quella sfera lucente. Aveva deciso comunque di fare una passeggiata all'ombra con Darim, il quale si fermava ad ogni fontana del piccolo paesino per dissetarsi. Altair non si era recato con loro, dicendo che, durante la notte, aveva avuto una rivelazione riguardo la Mela dell'Eden e si era rinchiuso nel suo studio a studiare e a scrivere. Il piccolo Darim aveva assunto un aria ferita, ma la madre l'aveva assicurato che per il loro ritorno, il suo Baba avrebbe sicuramente giocato con lui. La passeggiata fatta non procurò a Maria il sollievo sperato. Ora si sentiva irrequieta, e le sembrava che anche il bambino dentro di sè lo fosse. Quindi ritornò a casa. Durante la salita verso l'entrata principale, Darim si era ricordato della promessa fatta dalla madre e cominciò ad agitarsi dall'emozione, però ad un tratto Maria sembrava persa in qualcosa… Nostalgia, le suggerì la mente, una strana nostalgia mise radici nel suo cuore. Guardava il campo con scarso interesse, tenendo stretta la mano del figlioletto che la esortava a raggiungere Altair. Il clangore delle armi riecheggiava tra i novizi, che madidi di sudore, continuavano ed esercitarsi. Maria si passò la mano sulla fronte e poi spostò la stessa sulla pancia, che cresceva di giorno in giorno. Altair era felice tanto quanto un bambino alle prese con nuovi giocattoli. Aver avuto un figlio per l'Assassino era stato un evento straordinario… Ricordava ogni dettaglio di quando Maria gli aveva annunciato la novella: il suo viso era duro, malinconico, solitario. Perso in qualche pensiero che non riguardava assolutamente l'arrivo di un figlio. A quello ci aveva già pensato Malik, che l'aveva avuto prima di lui e Altair si era intristito, nel profondo. Maria avanzò piano nell'ombra della sala in cui Altair si era rintanato per studiare.
“Pensavo
stessi dormendo.” Disse Altair, sentendo i passi della donna.
Si voltò e vide la sua meravigliosa metà in una
veste di lino e i capelli sciolti che ricadevano sulle spalle nude.
Sospirò. Era una vista che gli faceva urlare il cuore di una
gioia che non si sarebbe mai aspettato di provare. Dopo una giornata
rinchiuso nel buio, aveva bisogno di quel pezzo di luce.
“Non ero pronta ad andarci. Vieni anche tu, hai
bisogno di riposo.” Disse la donna, avvicinandosi ad Altair.
Baciò il suo collo e lo avvolse in un abbraccio. Altair si
abbandonò un poco.
“Malik mi ha chiamato di nuovo oggi.”
Sostenne Altair.
“Come mai?”
“Ho dovuto procurargli un vecchio libro che
leggevamo da bambini. Per Al Mualim era proibito che avessimo un libro
che parlasse di storie fantastiche e di luoghi immaginari,
perciò io e Malik lo custodimmo in un luogo dove ogni tanto
potevamo raccoglierci e leggerlo finchè non ci
addormentavamo estasiati di quei… Racconti così
inusuali…” Raccontò l'Assassino con
tono malinconico. Maria capì.
Dopo
aver ristabilito l'Ordine e il Credo, era necessario raccontare e
insegnare ai propri figli qualsiasi tipo di verità. Toccava
poi a loro accostarla a quella con cui sarebbero cresciuti. Malik e
Altair erano stati allevati forse in modo
“limitato”, e avevano seguito ciecamente solo
quello che Al Mualim gli aveva sempre detto e insegnato.
“Ricordati allora di farti restituire quel libro al
più presto.” Gli sussurrò Maria in un
orecchio. Altair si era teso. Si levò il cappuccio e si
alzò dalla sedia. Guardò Maria intensamente,
prendendole il viso tra le mani. La fissò ancora e ancora,
quasi come se volesse leggere nei suoi occhi un qualcosa che Maria
aveva tralasciato. Lei sorrise. Altair la abbracciò stretta
al suo petto.
La
voce del piccolo Darim la fece ritornare al presente.
“Mama, credi che Baba si ricorderà di
giocare con me?”
Prima di rispondere, Maria guardò alla piccola
finestra che dava allo studio di Altair. Non era più chino
sui libri.
“Credo proprio di si. Eccolo che arriva.”
Darim, con un gran sorriso stampato in viso, si
liberò dalla madre per correre conto al suo papà.
“Baba!” Il solo suono di quella parola
faceva venire i brividi ad Altair. L'Assassino lo prese in braccio e lo
abbracciò forte, tanto che Maria vide le nocche di Altair
sbiancarsi.
“Bentornato a casa, Habibi…”
“Giochiamo! Giochiamo!” L'entusiasmo di
Darim riuscì a far risollevare Maria dal caldo che
l'opprimeva.
“Va
bene, va bene… Giocheremo quanto vuoi.”
“E poi mi racconterai qualche fiaba,
vero?” Chiede Darim speranzoso.
Altair annuì. A Darim non serviva altro che quel
permesso per essere ancora più felice.
Maria si godette quel quadretto. Sembrava irreale, ma tanto
fantastico che forse poteva essere impresso su un libro di fiabe.
Quella nostalgia rimase ancora, ma nuove sensazioni si insinuarono nel
suo cuore.“