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Autore: heliodor    13/03/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Saccheggio!

 
"Dove vai? Da quella parte c'è solo la morte" disse la donna. Procedeva in direzione opposta alla sua, lungo lo stesso sentiero.
Non era sola.
A migliaia si muovevano lungo la strada in una processione silenziosa che non sembrava avere fine.
Il fiume di persone, carri e animali procedeva da Malinor e si allungava per decine di miglia. Sembrava che l'intera città si stesse svuotando in quelle ultime ore che precedevano la sera.
Joyce faticava ad avanzare in quel fiume di gente. Era come lottare contro la corrente che voleva trascinarla verso il mare aperto, mentre lei voleva raggiungere la riva.
In lontananza, oltre le colline, si vedeva un bagliore che si faceva più intenso col passare del tempo.
"Dicono che l'orda stia arrivando."
"Domani saranno già qui."
"Hai preso tutto?"
"Mio cugino è voluto restare. Sua madre ha la febbre e non poteva trasportarla."
"Per fortuna siamo andati via prima dell'incoronazione. Ho sentito dire che i soldati stavano già chiudendo le porte prima che partissimo."
"Pregate per quelli che sono rimasti."
"Che l'Unico ci protegga."
L'incoronazione era l'altro argomento di discussione preferito insieme all'arrivo dell'armata nemica.
Joyce non aveva idea di cosa stesse accadendo in città. Fermò un uomo a caso e lo costrinse a rispondere.
"Di che incoronazione parlano? Chi verrà incoronato?"
L'uomo la guardò stupito. "Ma da dove vieni? Possibile che tu non sappia che il principe Ronnet è stato nominato erede? Domani ci sarà la sua incoronazione."
Ronnet, pensò Joyce. Possibile che quello sciocco divenga re?
Quando si trovava a palazzo aveva avuto poche occasioni per vederlo e le erano bastate per capire che era un altezzoso e arrogante.
Come poteva una persona così venire incoronata?
Bardhian avrebbe meritato la corona, almeno secondo Bryce ed Elvana. Vyncent non ne aveva mai parlato, preferendo cambiare discorso quando poteva.
La notizia la mise ancor più in agitazione e la spinse a lottare contro la fiumana di gente con rinnovato vigore.
Ci mise tre ore per raggiungere uno degli ingressi della città. Qui un cordone di soldati e stregoni lottava per contenere le persone che volevano lasciare Malinor.
La gente urlava e si accalcava davanti al cancello alto trenta metri e largo dieci che ora non sembrava più così imponente come quando era arrivata.
"Fermi" gridavano i soldati. "Fermi. Se vi ammassate tutti insieme sul ponte lo farete crollare."
Joyce notò che dalla sua direzione non provenivano che due o tre viandanti, lei compresa. Quelli che l'avevano preceduta stavano già tirando le redini per tornare indietro quando arrivò sotto al cancello.
"E tu che vuoi?" gli gridò uno degli stregoni, un giovane dai capelli chiari tagliati cortissimi. "Che ci fai lì?"
Joyce pensò in fretta a una scusa per entrare in città. "Sono un'esploratrice al servizio del circolo" disse.
"Un'esploratrice? Non ti ho mai vista prima."
"Sono nuova. Porto notizie sulla posizione dell'armata nemica."
"E lo dici solo adesso? Fatela passare per l'ingresso secondario."
Un portone largo un paio di metri e alto cinque si aprì di fianco a quello principale. Dall'interno un soldato si sbracciò verso di lei. "Sbrigati o si riverseranno anche qui dentro."
Joyce ubbidì.
"Devi lasciare il cavallo e proseguire a piedi."
Le dispiaceva perdere quell'animale, ma non voleva insospettire le guardie e accettò. Il soldato la guidò attraverso un intricato sistema di passaggi e svolte.
"Che notizie hai dell'orda?" le chiese mentre camminavano.
"Non buone" disse Joyce.
Il soldato sospirò. "Lo sapevo. Mio fratello è partito con l'armata di re Alion e non è più tornato. Era sicuro che si sarebbe coperto di gloria e invece..." scosse la testa.
"È la guerra" disse Joyce non trovando le parole per consolarlo.
"Sì, certo, è la guerra. Ma siamo sempre noi a morire, non i nobili e i potenti."
"Attento a quello che dici, Russ" lo ammonì un altro soldato. "O non vedrai la fine di questa guerra."
Russ tacque.
Joyce venne lasciata all'interno delle mura, davanti a un portone simile a quello che aveva usato per entrare.
Lì la situazione era tranquilla. La gente si ammassava davanti ai cancelli principali e ignorava quelli secondari, ma per quanto sarebbe durato?
"Perché non aprono i cancelli e li lasciano uscire?" chiese Joyce.
Russ ghignò. "Chiedilo al principe ereditario Ronnet. È lui che ha dato l'ordine di chiudere i varchi."
Joyce si avviò verso il palazzo di Malinor. Mentre si avvicinava, incrociò gruppi di persone carichi di oggetti: candelabri, stoviglie e persino un tavolo messo di traverso su di un carretto trainato da un mulo.
Dei ragazzi vestiti di stracci stavano litigando per quella che sembrava la cornice di un quadro, mentre la tela vera e propria giaceva per terra.
Joyce la guardò meglio. Ritraeva un uomo e una donna in livrea con indosso il mantello nero e oro di Malinor.
Sembrava un'opera di un certo valore. Come era finita in mano a quei ragazzini?
"Voi" fece Joyce richiamando la loro attenzione.
Il più grande la guardò con aria sfrontata. "E tu che vuoi? Questa è nostra."
"Voglio solo sapere dove l'avete presa."
"Da dove tutti prendono le cose" rispose prima di scappare via.
Joyce rimase a fissare la tela per qualche secondo.
Dov'è che si prendono le cose?
Proseguì verso il palazzo. Allo stesso tempo aumentarono le persone che trasportavano oggetti di ogni tipo. Un tizio si trascinava dietro un'armatura completa, compreso lo scudo e la lancia.
Ancora una volta Joyce si chiese dove avesse trovato quell'oggetto. Poi lo capì.
A poco a poco vide prendere forma il palazzo di Malinor, ma c'era qualcosa che non andava. Tutta quella gente proveniva da lì e ce n'erano molti di più che si dirigevano verso il parco che circondava l'edificio.
Mentre si avvicinava crebbe in lei l'inquietudine.
È successo qualcosa di brutto, si disse. Qualcosa di decisamente brutto.
E infine lo vide.
Il palazzo dei Malinor era per metà crollato su se stesso, lì dove un incendio di proporzioni immani doveva averlo consumato fino alle mura interne.
Le grandi vetrate che davano sul parco erano scoppiate, forse a causa della temperatura, proiettando grandi pezzi di vetro in tutte le direzioni. Metà delle guglie erano crollate e delle sedici torri che circondavano il castello solo tre erano in piedi e due sembravano le dita spezzate di un gigante in agonia.
Quel che era peggio era il via vai di gente che entrava e usciva dai vari ingressi. Quello principale era crollato e la gente si era fatta strada attraverso le finestre distrutte o aveva scavato una nuova entrata demolendo le mura esterne.
Joyce fece di corsa gli ultimi trecento passi del parco, tra gente che stesa sulle aiole si divideva i resti di quell'enorme saccheggio.
Che cosa era successo mentre non c'era? Qualcosa di tremendo, si disse. Il magnifico palazzo dei Malinor, il simbolo stesso del loro potere, era in rovina.
E nessuna guardia che vi badava. Anzi, due soldati fermarono un tizio che si era appropriato di uno scrigno e lo picchiarono fino a strapparglielo di mano.
In mezzo alle aiole devastate vi erano decine di risse e un vociare confuso. Joyce raggiunse le mura esterne e individuò una delle entrate.
Possibile che Vyncent e Bardhian fossero ancora lì dentro, da qualche parte? Dentro di se sperava che avessero fatto in tempo a fuggire prima che l'incendio distruggesse ogni cosa.
Si gettò nell'entrata spingendo via quelli che si trovavano davanti a lei.
"E sta attenta" le gridò una donna. "Se mi cascano sarà stata tutta fatica sprecata." Al suo fianco aveva due ragazzine, forse sue figlie, le esili braccia ingombre di stoviglie finemente decorate.
Joyce la ignorò e proseguì. All'interno era ancora peggio che fuori. Decine di uomini, donne, ragazzi e persino soldati sciamavano in ogni direzione, prendendo tutto ciò che si poteva afferrare e anche altro.
Due uomini più robusti degli altri stavano strappando dei pannelli di legno dalle mura. Un ometto dall'aria esile arrotolò un tappeto e se lo mise in spalla.
Non sembrava esserci molto altro da prendere.
Joyce aveva cento domande da fare. Si avvicinò a un soldato. "Voi non fate niente?"
Lui la guardò come se avesse le orecchie a punta e i capelli blu. "E tu chi sei?"
"Un'esploratrice" rispose in maniera automatica.
"E allora vai a esplorare."
"Ma il palazzo..."
"Ormai è da buttare via. I Malinor l'hanno abbandonato e il nuovo principe ereditario ha ordinato che venisse saccheggiato."
Ronnet deve essere impazzito, pensò Joyce.
La guardia fece spallucce. "Dice che è un modo per ripagare i cittadini per tutte le angherie subite in passato e che ora ci penserà lui a ristabilire l'ordine." Sorrise. "Sono i suoi ordini."
Sì, è decisamente impazzito, si disse Joyce. "Tutto il palazzo è bruciato?"
"Solo quest'ala" disse la guardia. "Il resto è ancora in piedi."
Lei non alloggiava lì. Forse c'era ancora speranza di trovare quello che le serviva.
"Se devi prendere qualcosa è meglio che ti sbrighi" le urlò dietro la guardia mentre si allontanava. "Tra stanotte e domani porteranno via tutto."
Joyce affrettò il passo. Mano a mano che si addentrava nel palazzo, le voci si affievolivano e lei si sentì più tranquilla. Se smetteva di pensare al saccheggio che stava avvenendo poco lontano, poteva anche far finta che non stesse affatto accadendo.
Come ha potuto Vyncent consentire una simile cosa? E Mire? La reggente non poteva essere d'accordo.
Ronnet poteva avere del risentimento verso i suoi familiari, ma era pur sempre uno di loro. Lei non avrebbe mai ordinato il saccheggio del palazzo di Valonde, nemmeno dopo che l'avevano abbandonata al suo destino.
Eppure, una volta si era trattenuta a stento dal colpire sua sorella, forse la persona che amava di più al mondo.
Quel pensiero la colpì.
Chissà Ronnet che cosa doveva aver passato. O forse era solo insano di mente. Tutti lo sapevano che i Malinor erano pazzi.
Ma non tutti i Malinor lo erano.
Bardhian sembrava normale, anche se era arrogante e pieno di sé. Fino a poco tempo erano tutti sicuri che sarebbe diventato lui il principe ereditario e invece...
Se Ronnet era destinato a diventare re, che fine avrebbe fatto Bardhian? E Vyncent che era suo amico e guida?
Quelle domande la riempirono di inquietudine. Arrivò al corridoio che portava alla sua stanza quasi di corsa.
All'improvviso sentiva l'urgenza di uscire di lì e andarsene per scoprire che cos'era successo a Vyncent e Bardhian.
Soprattutto a Vyncent.
Se gli era accaduto qualcosa di grave...
Un uomo stava uscendo dalla sua stanza e aveva un fagotto tra le mani.
"Tu" urlò Joyce. "Dove vai con quella roba?"
"E a te che importa?" fece lui con tono arrogante.
"Cos'hai trovato lì dentro?"
L'uomo scrollò le spalle. "Niente di utile. Delle cianfrusaglie. Qualche libro. Credo che li regalerò alla mia fidanzata."
"Li darai a me" disse Joyce.
L'uomo sorrise. "Vuoi diventare tu la mia fidanzata?"
Joyce evocò una lama magica. "Metti giù quella roba."
L'uomo sussultò e lasciò cadere a terra il fagotto. "Calmati, non avevo capito che eri una strega. Non porti nemmeno il mantello."
"Sono un'esploratrice" disse Joyce avvicinandosi.
"Prendi anche questi" disse l'uomo svuotandosi le tasche di cucchiaini e coltelli d'argento che tintinnarono colpendo il pavimento.
Joyce li scalciò con rabbia. "Il tuo saccheggio per oggi finisce qui. Vattene e non tornare. Se ti rivedo decorerò le pareti di questo corridoio con la tua testa."
"Ma così non ci guadagno niente."
"Ci guadagni la vita. È un buon affare, credimi."
L'uomo brontolò qualcosa e corse via.
Joyce raccolse il fagotto e lo aprì. Dentro c'erano dei libri, ma non il compendio né le poesie di Hopott.
Sono arrivata troppo tardi? Si chiese precipitandosi nella stanza. Andò dritta all'armadio dove aveva nascosto la sua borsa e spostò l'asse di legno che aveva usato per nasconderla.
Era ancora lì.
Trasse un profondo sospiro. Aprì la borsa e accarezzò la superficie ruvida del compendio. Almeno qualcosa era andato per il verso giusto.
In quel momento udì le campane suonare.

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