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Autore: dreamlikeview    16/03/2019    4 recensioni
Il regno di Camelot è in guerra con il popolo dei druidi da tempo immemore e il capo dei druidi, Mordred, tende una trappola ad Arthur Pendragon, il re di Camelot, per mettere fine all'antica guerra tra di loro. Invece di uccidere il re, il druido lo manda con un incantesimo in un mondo nuovo, moderno, in cui il re del passato e del futuro incontrerà non poche insidie. Nel suo peregrinare, farà la conoscenza di Merlin Emrys, un giovane infermiere che sarà l'unico a tentare di dargli una mano. Riuscirà il re a tornare a Camelot e a porre fine alla guerra con i druidi? E se, invece, scoprisse l'amore, riuscirebbe a rinunciare ad esso per amore del suo popolo?
[Merthur, semi-AU, modern!Merlin, king!Arthur, time-travel, mini-long]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Desclaimer: I personaggi qui descritti non mi appartengono (niente, davvero, ho anche chiesto a mia madre di cercare il mio Arthur personale, ma nemmeno lei è riuscita a trovarlo, sad) niente di tutto ciò è finalizzato ad offenderli (forse giusto un po' a tormentarli, ma poi alla fine sono buona con loro) e non ci guadagno nulla, perdo solo la faccia in queste cose.

Avviso: L'OOC è nell'avviso della storia, anche se io ho cercato di mantenermi in linea con i personaggi (ma ahimé non ci riesco quasi mai e lo metto per sicurezza) inoltre l'ambientazione non è quella del telefilm, anche se c'è Camelot e tutto il resto. 
Enjoy!


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Qualche mese dopo il ritorno di Arthur, i due amanti si erano resi conto che il re non avesse una vera identità in quel mondo e che prima o poi la cosa sarebbe parsa strana a tutti (e soprattutto avrebbero corso giusto qualche "piccolo" problema con la legge) così avevano contattato di nuovo Kilgharrah, affinché potesse aiutarli con la magia; lo stregone era stato ben disposto ad aiutarli e con un paio di incantesimi aveva donato al re di Camelot una vera identità moderna: sulla carta, Arthur Pendragon era il giovane rampollo di una famiglia di nobili origini, adesso in declino, originario di un piccolo paesino del Galles, i cui genitori a causa delle loro radici nobiliari lo avevano cresciuto ed istruito come un nobile, insegnandogli l’arte della spada e l’equitazione. Merlin e Arthur avevano raccontato questa storia a tutte le persone che facevano parte della vita del moro, per cercare di mettere insieme lo strano modo di esprimersi del biondo e il suo continuo parlare di duelli e lunghe cavalcate, unita alla parte avvincente in cui il biondo prima fuggiva di casa ritrovandosi a Londra e incontrava Merlin, innamorandosi di lui e poi ritornava a casa per chiarire con i parenti, senza ovviamente riuscirci, infine ritornava dal moro in cerca del suo perdono; avevano evitato di parlare solo del rapporto con i suoi parenti, ma tutti avevano supposto che avesse rotto ogni rapporto con loro.
Nonostante tutto, Arthur si era ambientato bene in quella nuova realtà, ed era uscito spesso con il gruppo di amici del compagno, loro sembravano aver seppellito l’ascia di guerra nei suoi confronti, infatti Freya aveva smesso di odiarlo per aver fatto soffrire Merlin, e con Gwaine alla fine aveva trovato un’intesa, soprattutto quando si erano sfidati a braccio di ferro durante un’uscita in comitiva; Gwaine era stato un po’ troppo appiccicato a Merlin e Arthur, un po’ alticcio, si era sentito in dovere di chiedere una sfida e ovviamente aveva stracciato l’avversario; alla fine i due si erano ritrovati a bere diverse birre insieme, mentre Gwaine raccontava ad Arthur degli aneddoti buffi su Merlin ai tempi della scuola.
Inoltre, Arthur aveva sfruttato a suo vantaggio il suo essere, a tutti gli effetti, un cavaliere. Era riuscito a trovare lavoro come istruttore in una scuola di scherma nel quartiere, dove viveva con il suo compagno. Era stato Merlin a notare l’annuncio su un giornale e a costringere Arthur a presentarsi lì (anche se il re non era per niente d’accordo sul dover lavorare, ma era stato entusiasta di apprendere che avrebbe allenato dei giovani insegnando loro i segreti dell’arte della spada) tuttavia era stato difficile farlo assumere senza un vero e proprio curriculum, anche se
 prima di sostenere il colloquio, aveva imparato ogni segreto della scherma moderna, grazie alle ricerche di Merlin e sorprendentemente, aveva scoperto che, in quel tempo, l'arte della spada non prevedeva nessun duello all’ultimo sangue. Alla fine, (forse grazie ad un po’ di magia, ma non ne erano certi), gli avevano concesso la possibilità di mostrare ciò che sapeva fare e tutti si erano convinti quando lo avevano visto con una spada tra le mani.
Merlin difficilmente avrebbe dimenticato il primo giorno di lavoro del suo fidanzato; dopo la prima ora, Arthur lo aveva chiamato in preda al panico, perché uno dei ragazzini a cui doveva insegnare la nobile arte della spada lo aveva apostrofato con termini sconcertanti e uno dei suoi colleghi lo aveva chiamato “fratello” – non è nemmeno uno dei miei cavalieri, Merlin, perché dovrebbe chiamarmi così? Non sono suo fratello! – aveva detto indignato, e Merlin lo aveva tranquillizzato, dicendogli di stare calmo e che gli avrebbe spiegato ogni cosa con calma. Poi pian piano le cose erano andate meglio, e il re si era adattato sia al lavoro che ai colleghi, anche se non apprezzava molto alcune delle loro tecniche di insegnamento, erano troppo indulgenti, a suo parere. Quei ragazzi non avrebbero mai vinto una battaglia.
Il moro era andato ad assistere un paio di volte alle lezioni che Arthur dava e non importava quale arma impugnasse, era sorprendente, un vero talento – il più abile spadaccino di Camelot, Merlin! – ed era anche bravo ad insegnare, dopotutto, come gli ricordava il re, i suoi uomini avevano vinto delle guerre, non piccole competizioni; Merlin era davvero fiero di lui, anche se lo diceva raramente ad alta voce per non alimentare di più il suo sconfinato ego.
Anche l’appartamento aveva subito delle modifiche, da quando Arthur era tornato nella vita di Merlin: la vecchia stanza degli ospiti, occupata inizialmente dal re, era diventata la sua palestra e l’appendiabiti già distrutto il suo personale fantoccio per l’allenamento con la spada, e la stanza di Merlin era diventata la loro camera da letto – avevano anche comprato un letto nuovo con il primo stipendio di Arthur, “più grande e degno di un re, Merlin, abituati, sono abituato al meglio, io”– e ormai era un anno che convivevano. A Merlin sembrava di vivere in un sogno, in una dimensione parallela dove lui poteva essere felice e poteva vivere la vita che desiderava, con la persona che amava. Arthur finalmente si sentiva completo, felice come mai lo era stato in vita sua.
 
§§§
 
Merlin sentì Arthur muoversi al suo fianco, segno che si fosse svegliato; grugnendo con la sua poca eleganza mattutina, il biondo si stiracchiò, tirando via tutte le coperte dal corpo del fidanzato, il quale si lamentò, cercando calore vicino al suo corpo.
«Ehi» mormorò il biondo, dandogli un bacio sulla fronte «Devo uscire adesso, lo sai» disse a bassa voce «Ma oggi è la tua domenica di riposo, puoi dormire ancora, pigrone» gli disse dolcemente, dandogli un altro bacio tra i capelli scuri.
«No… dai, perché non possiamo stare insieme oggi?» chiese il moro con la voce assonnata «Oggi è un giorno speciale» biascicò ancora in uno stato a metà tra l’essere sveglio e l’addormentato, cercando ancora il corpo di Arthur, non voleva separarsi da lui «Resta con me…»
«Lo so, amore mio» rispose il re, dandogli un leggero bacio sulle labbra «Vado a fare una corsetta e poi torno, okay?» continuò «Lo sai, se non corro la mattina, poi non posso mangiare i tuoi deliziosi manicaretti» mormorò. Merlin annuì senza ascoltare realmente le sue parole.
«Altrimenti diventi grasso» borbottò continuando imperterrito a cercare il corpo di Arthur, con il preciso intento di non farlo andare via «A me piace la pancetta, è morbida quando mi appoggio a te». Il biondo ridacchiò, lo scostò piano da sé, borbottando qualcosa come “io non sono grasso” “pancetta, pft” e “ci vediamo dopo”, poi si alzò dal letto e gli sistemò le coperte addosso; Merlin sorrise e, abbracciando il cuscino del biondo, si rilassò completamente. Lo sapeva ormai, era una piacevole routine tutta loro: Arthur usciva sempre la mattina presto per fare una breve corsa, poi tornava, facevano colazione insieme e poi le loro giornate potevano iniziare nel modo migliore. Qualche volta, raramente però, Arthur tornava dalla corsa con le brioches calde della pasticceria all’angolo che entrambi adoravano e, in quelle rare occasioni, le loro giornate iniziavano anche meglio; la routine variava appena quando il moro aveva il turno di notte e rientrava all’alba. A Merlin sembrava di vivere in una bolla di felicità, fin da quando l’altro era tornato per restare, gli sembrava irreale avere tanta complicità e chimica con qualcuno. Certo, qualche volta avevano delle discussioni, litigavano – quello era normale in tutte le coppie – ma niente che un chiarimento, un mazzo di fiori (sì, Arthur amava regalargli i fiori quando litigavano, anche se Merlin gli ricordava spesso che lui non era una dama da corteggiare), o un gesto gentile non potessero risolvere. Sapeva che, in qualunque caso, avrebbero fatto pace, perché il loro era quello che le persone romantiche chiamavano vero amore e Merlin sapeva di aver aspettato Arthur per tutta la vita, di aver sofferto prima di incontrarlo, perché stava aspettando di essere felice con lui, perché loro erano destinati a stare insieme. Si rigirò nel letto, strisciando verso l’altra metà del letto ancora calda, impregnata del profumo di Arthur, e si crogiolò nel calore lasciato da lui sulle coperte; strinse il cuscino del biondo a sé e continuò a dormire per almeno un altro paio d’ore. Il giorno prima, al lavoro, aveva fatto i salti mortali per avere la giornata libera e trascorrerla con Arthur, perché quello era un giorno speciale per loro, era il loro primo anniversario insieme. Era passato un anno esatto da quando il biondo era tornato da Camelot. Avevano deciso di festeggiare il loro anniversario quel giorno specifico, perché era stato quello a cambiare ogni cosa nelle loro vite, perché prima di quel momento non c’era stata una vera relazione tra di loro, perché entrambi sapevano che non sarebbe durata. Non avevano programmato nulla, poiché Merlin fino al giorno prima aveva temuto di dover lavorare, quello era stato un periodo piuttosto caotico al pronto soccorso, ma alla fine era riuscito ad ottenere la domenica di riposo e non vedeva l’ora di festeggiare con Arthur, forse sarebbero usciti per cenare fuori, magari avrebbero fatto qualcosa di romantico, o sarebbero rimasti a casa a guardare un film, non gli importava veramente, avrebbe apprezzato tutto, purché fossero stati insieme. Ed era quello il problema, si rese conto Merlin quando si alzò dal letto, dopo aver indossato la felpa di Arthur – sì, il biondo aveva preso l’abitudine di lasciargli un suo indumento vicino, quando Merlin si svegliava dopo di lui, perché il moro, testuali parole, amava svegliarsi e indossare qualcosa con il suo profumo sopra – Arthur non era in casa, aveva detto che sarebbe andato a correre, ma erano le dieci e mezza e non era ancora tornato. Stava bene? Aveva avuto qualche incidente? Gli era successo qualcosa? Dove diavolo era finito il suo fidanzato?
Prese un respiro profondo, e reputò giusto non allarmarsi inutilmente, sicuramente stava bene e aveva dimenticato di avvisarlo di avere qualche impegno, nell’ultimo periodo era un po’ distratto. Quando entrò in cucina, i suoi occhi si riempirono di meraviglia, sul tavolo c’era la colazione pronta e una rosa rossa spiccava accanto alle brioches. Merlin sorrise avvicinandosi al tavolo e prese la rosa tra le dita, la annusò e sorrise; Arthur sapeva essere davvero romantico quando voleva. Poi prese una delle brioches e l’addentò, mentre faceva colazione, notò sul frigorifero qualcosa che colse la sua attenzione, un post-it arancione. Si avvicinò con aria circospetta e lo prese delicatamente tra le dita, e ne lesse il contenuto “Mi dispiace non essere lì per la colazione. Sono dovuto andare urgentemente alla scuola di scherma per un’emergenza. Ci vediamo più tardi, ti amo. Ps Buon anniversario. Arthur” – Merlin guardò il foglietto e un tenero sorriso incurvò le sue labbra; Arthur si era ricordato del loro anniversario, ma aveva avuto un impegno e nonostante ciò, aveva avuto il dolce pensiero di portargli le sue brioches preferite e gli aveva addirittura preso una rosa. Sospirò, e si disse che lo avrebbe aspettato e lo avrebbe ringraziato a dovere; strinse il bigliettino e si sedette su uno sgabello, mentre lo rileggeva e continuava a mangiare la brioche. Ti amo, Ps buon anniversario – ma poi lo lesse meglio e immediatamente lo accartocciò tra le dita, nervoso. Era domenica, santo cielo, aveva lavorato come un mulo per avere la domenica libera per passare la giornata con lui ed era certo che la scuola in cui lavorava Arthur la domenica fosse chiusa. Gli aveva mentito. Perché? Quella testa di fagiolo, asino, stupido, idiota – immediatamente, prese il cellulare e compose rabbiosamente il suo numero. Dove diavolo era andato? Perché aveva avuto bisogno di mentire? Perché non era lì con lui? Cosa gli stava nascondendo?
Il telefono del biondo squillò a vuoto per un paio di volte, poi la segreteria telefonica partì e Merlin quasi gettò rabbiosamente il telefono per terra. Okay, doveva calmarsi, sicuramente c’era una spiegazione, Arthur non lo avrebbe lasciato solo il giorno del loro anniversario in quel modo. Doveva darsi una calmata, in fondo, gli aveva preso una rosa e la colazione, giusto? Doveva pur significare qualcosa – anche se gli sembravano palesemente dei regali fatti apposta per farsi perdonare di qualcosa, di solito gli regalava dei fiori quando litigavano. Cosa doveva farsi perdonare?
“Ehi, Freya, ti va di vederci per un caffè? Altrimenti penso che ucciderò il mio fidanzato. Perché è una testa di fagiolo idiota; non so dov’è e mi fa preoccupare” – sì, scrivere all'amica, parlarne con lei, avrebbe sicuramente fatto bene alla sua rabbia, lo avrebbe aiutato a placare il nervosismo che provava in quel momento. E forse avrebbe placato tutti quei brutti pensieri che stavano iniziando a frullare nel suo cervello – non doveva pensarci, no, no. Arthur era leale e fedele.
 
 
 
«È Merlin» disse Freya, guardando Arthur «Dice che vuole ucciderti» continuò lei divertita «Che cosa gli hai fatto?»
«Niente!» rispose il biondo sulla difensiva «Ho solo detto che andavo al lavoro per un’emergenza, credo che non mi abbia creduto» disse con aria sconsolata, stringendosi nelle spalle «Ha provato a chiamare anche me poco fa, e non ho risposto».
«Questa faccenda sta diventando più grande di te, lo sai?» chiese lei, lui annuì sospirando «Andrà tutto bene» aggiunse, cercando di confortarlo.
«Sarò da lui prima di pranzo, sarei già tornato, se questo villico stolto avesse fatto decentemente il suo lavoro» sbuffò il re senza alzare troppo la voce, battendo nervosamente le dita sul bancone.
«Il tuo linguaggio mi fa sempre ridere» disse lei divertita, portandosi una mano davanti alla bocca «Quasi sono impazzita, quando mi hai raccontato di avere nobili origini» disse. Arthur sorrise alle sue parole, Freya era stata particolarmente colpita dalla storia che lui e Merlin avevano raccontato per spiegare le sue stranezze, gli aveva fatto così tante domande che quasi le aveva detto di essere davvero re Arthur di Camelot. «Sta’ tranquillo, vedrai che tra poco avrà finito».
Il biondo grugnì infastidito e guardò ancora davanti a sé, in attesa dell’uomo. Era da mesi che progettava la sorpresa per Merlin per il loro anniversario; se fosse stato a Camelot avrebbe incaricato qualcuno di fare tutto al posto suo, ma in quel mondo non era possibile, anche se aveva provato a corrompere Freya per farle fare tutto il lavoro, ma lei era stata irremovibile, sebbene disposta a dargli una mano. Ed era tutto pronto, doveva solo passare in gioielleria a prendere l’anello per Merlin, solo che il gioielliere aveva dimenticato l’incisione che Arthur aveva espressamente richiesto due settimane prima, quando finalmente aveva trovato l'anello perfetto. Ovviamente. In quel tempo, erano tutti sfaticati e non degni di fiducia, se fosse stato un abitante del suo regno lo avrebbe imprigionato e poi messo alla gogna, un giorno per ogni giorno di ritardo, altroché. Aveva progettato tutto: invece di andare a correre, mentre Merlin dormiva, sarebbe andato a ritirare l’anello, sarebbe tornato a casa in tempo per la colazione insieme – per la quale aveva già organizzato tutto – e poi avrebbe sorpreso Merlin mettendosi in ginocchio davanti a lui, ma i suoi piani erano andati in fumo, quando, dopo essersi alzato, ed aver chiamato la gioielleria per avvisare che sarebbe andato a ritirare la sua ordinazione per l’orario stabilito, quel villico incompetente gli aveva detto che c’era stato un problema con il suo ordine e che non era ancora pronto. Così aveva dovuto inventare su due piedi una scusa, per giustificare la sua assenza al rituale della colazione mattutina, che lui stesso aveva preparato, comprando le brioches preferite di Merlin e una rosa per lui, per augurargli "Buon Anniversario" in modo decente. Non aveva neanche mangiato ed era particolarmente nervoso, aveva chiamato Freya, annunciando il cataclisma universale e lei, con la pazienza di un santo, uguale a quella con cui lo aveva accompagnato per un mese in giro per le gioiellerie di mezza Londra, lo aveva rassicurato dicendogli che tutto sarebbe andato bene e di non preoccuparsi. Lo aveva accompagnato alla gioielleria e dopo aver fatto valere le loro motivazioni, l’uomo aveva promesso di completare il lavoro nel minor tempo possibile. Freya avrebbe fatto concorrenza al più temerario e temuto cavaliere della sua Camelot, ne era certo. Ricordava ancora la prima volta che l’aveva incontrata, l'aveva schiaffeggiato e insultato per aver fatto del male a Merlin e non ci teneva a farla diventare una sua nemica.
«Ho detto a Merlin che passo da lui» disse lei guardando Arthur «Riesci a cavartela?»
«Certo» borbottò, sono un cavaliere, io «Grazie di tutto, Freya» disse lui sorridendole, poi lei fece una cosa inaspettata, lo abbracciò con forza, sorridendo e battendogli una mano sulla spalla con decisione, come avrebbe fatto uno dei suoi cavalieri. Se non ci fosse stata lei, probabilmente sarebbe impazzito prima, ne era certo. Merlin aveva ragione quando sosteneva che lei fosse una buona amica.
«Figurati. E fammi un favore, per ringraziarmi» disse Freya, Arthur la guardò per incitarla a richiedere qualunque cosa «Rendi felice Merlin, lui più di tutti merita di essere felice, lo sai, vero?»
«Lo so, e ho intenzione di renderlo molto felice» confermò lui, un sorriso stupido ed ebete sul volto «Lo prometto».
«Bene, e io sarò la vostra damigella d’onore» aggiunse poi, gli stampò un bacio sulla guancia e si avviò all’uscita «Cercherò di calmarlo e di farlo ragionare. Ovviamente tu, proposta a parte, trova un modo geniale per farti perdonare».
«Tranquilla, è tutto sotto controllo» disse lui deciso, sorridendo. Lei gli fece un gesto di saluto ed andò via, mentre il biondo rimase nella gioielleria ad attendere che il gioiello per il suo amato fosse pronto. Sperava solo che non fosse troppo arrabbiato con lui e di non averlo ferito troppo con la piccola bugia che aveva detto, anzi, scritto.
Sbuffò, ancora una volta, osservando nervosamente davanti a sé, l’uomo aveva garantito, per scongiurarsi una pubblicità negativa, che il lavoro sarebbe stato pronto prima della chiusura, che in genere avveniva prima dell’ora di pranzo. Certo, tutto quel casino sarebbe stato evitato, se Arthur non avesse voluto fare il megalomane come suo solito e non avesse scelto di donare a Merlin un anello con un’incisione all'interno. A sua discolpa, non credeva che il venditore potesse ritardare tanto: gli avevano garantito che sarebbe stato pronto per quella domenica.
Era da poco rintoccato mezzogiorno, quando il villico tornò da lui, con l’anello tra le mani e un sorriso dispiaciuto sul volto: «Ecco a lei, signore» disse l’uomo, mostrandogli l’oggetto «Mi scuso ancora per l’inconveniente, le piace?» domandò porgendoglielo. Arthur lo prese tra le dita delicatamente e lo guardò, poi lesse l’incisione perfettamente fatta al suo interno e sorrise.
«Sì, è perfetto, molte grazie» rispose entusiasta il re, era veramente bellissimo, esattamente il regalo che aveva intenzione di donare a Merlin. Il gioielliere lo ringraziò per il complimento e poi mise l’anello in una scatolina di velluto blu – scelta dal biondo perché il blu richiamava il colore degli occhi di Merlin – e glielo consegnò. Arthur pagò con la meravigliosa carta di credito a lui intestata (davvero, era una cosa sorprendente, non era pesante come l’oro da portare con sé) e prese la scatolina mettendosela in tasca.
«Grazie, buona giornata, signore» disse cortesemente il re.
«Anche a lei, e buona fortuna con la sua dolce metà!» augurò il commerciante, strappando un tenero sorriso al biondo, il quale con un gesto rapido della mano lo ringraziò per l’augurio e poi uscì dalla gioielleria, dirigendosi verso casa, pronto ad essere investito dall’ira di Merlin per il suo ritardo mastodontico e a convincerlo che la sua era stata una piccola bugia a fin di bene. Davvero, era stata la prima cosa che gli era venuta in mente, e non avrebbe mai voluto ferirlo, in fondo stava per chiedergli di sposarlo, non voleva mica lasciarlo!
 
 

Freya era andata via da poco, Merlin sospirò guardando l’orario, era mezzogiorno e di Arthur ancora nessuna traccia. Lei l’aveva rassicurato, dicendogli che sicuramente c’era un buon motivo per la sua misteriosa sparizione, ma lui faticava a credere alle sue parole. Era tutto assurdo, davvero, Arthur non era il tipo che diceva le bugie, era un cavaliere, no? I cavalieri dovevano essere mossi dall’onore ed era certo che la menzogna non rientrasse nelle virtù onorevoli. Nella sua mente, l’idea peggiore si era figurata, aveva provato a non pensarci, a fingere che ci fosse un’altra motivazione, ma non era stupido, ci era già passato. Probabilmente nella palestra in cui lavorava, aveva incontrato qualcun altro, sicuramente più interessante di lui e lo aveva tradito, ma, codardamente, non aveva avuto il coraggio di dirglielo. Come aveva fatto a non cogliere i segnali prima? Era da un po’ che Arthur rientrava tardi la sera, che scambiava messaggi costantemente con qualcuno, che scappava appena gli squillava il telefono dicendogli velocemente che era una chiamata urgente, che era distratto; ma Merlin non aveva colto quei segni prima di quel giorno, non aveva mai fatto a caso a quelle cose, perché in cuor suo aveva pensato che Arthur fosse diverso da tutti gli altri con cui era stato, o almeno così gli era sembrato all’inizio, ma adesso, dopo quella lampante bugia, scritta su quel pezzo di carta che ancora giaceva sul pavimento della sua cucina, era tutto chiaro. Arthur lo avrebbe lasciato presto per scappare con quest’altra persona, non importava se lui fosse rimasto indietro col cuore spezzato di nuovo, era abituato a tutto ciò, no? Era abituato ad essere lasciato, abbandonato, ferito. Stancamente, si sedette sul divano e sospirò. O forse si stava sbagliando e doveva solo avere fiducia in lui? Non sapeva più cosa pensare, e si sentiva vinto da una sensazione spiacevole e dolorosa, gli occhi pizzicavano e…
Scosse la testa energicamente, cercando di scacciare le lacrime, eppure con Arthur aveva creduto di poter pensare ad un futuro insieme, un futuro che comprendesse una famiglia, un matrimonio… era tutto disintegrato, tutto svanito, perché il biondo aveva trovato un altro. Solo… perché non gliel’aveva detto? Perché aveva fatto tutto alle sue spalle? Era davvero così stupido da non essersi accorto di niente? Era davvero così idiota da essere preso in giro da tutti?
Strinse i pugni, cercando di non piangere, cercando di non farsi prendere dal dolore, ma era inutile, si sentiva un perfetto idiota, per la seconda volta nella sua vita era stato tradito. Si morse le labbra, con l’intento di non piangere, una volta giunto a quella conclusione, ma non riuscì a trattenersi. Si era illuso una volta di troppo, e stavolta ne sarebbe uscito più distrutto delle altre volte.
La porta di casa si aprì con velocità e con la stessa fretta si richiuse: «Giuro che ho una buona spiegazione!» la voce di Arthur ferì le sue orecchie e un sonoro singhiozzo scappò al suo controllo, si portò una mano sulle labbra per non farsi sentire «Merlin?» lo chiamò il biondo percorrendo il corridoio fino alla cucina-salone; non appena entrò e lo vide, Arthur impallidì. Cosa gli era successo? Perché stava piangendo?
«Merlin!» esclamò a quel punto, correndo verso di lui, sedendosi sul divano accanto a lui, cercando il suo sguardo «Perché piangi? Cosa succede? Se è per il biglietto, mi dispiace, davvero è che…» Non riuscì a finire la frase che la mano del moro raggiunse la sua guancia, schiaffeggiandolo forte «Sei impazzito?»
«Io?» gracchiò Merlin con la voce rotta dal pianto «Certo, ovvio. Ora mi accuserai e dirai che sono io il problema».
«Non capisco di cosa parli, stai piangendo… voglio solo… lascia che io…» mormorò con la voce che si spezzava, allungando una mano verso di lui, per fermare le sue lacrime, ma l’altro evitò il suo tocco, sottraendosi «Merlin, ti prego…» vederlo in quello stato spezzava il suo cuore, non riusciva a capire perché stesse piangendo.
«Sei solo uno stronzo…» disse il moro in un singhiozzo «Io mi fidavo di te, io ti ho dato tutto e tu…» deglutì «Perché mi hai tradito?» chiese, Arthur si accigliò. Cosa diavolo aveva pensato? E solo per un bigliettino con un'insignificante menzogna?
«Non ti ho tradito» disse con serietà «Non potrei mai farlo, perché dovrei? Ho te, sei tutto ciò di cui ho bisogno».
«Ma…»
Ad un tratto nella mente di Arthur tutto fu chiaro. Merlin aveva frainteso tutto, forse spinto dalle sue esperienze passate negative (ricordava che l’altro gli aveva raccontato delle sue relazioni e che uno dei maschi – chiamarlo uomo sarebbe stato solo un complimento – lo aveva tradito) e il suo atteggiamento un po’ sospetto dell’ultimo periodo lo aveva fatto tornare al passato. Oh no, pensò guardando Merlin che era distrutto e singhiozzante davanti a lui.
«Fammi parlare un secondo» disse il biondo con un tono che non ammetteva obiezioni «Ti ho mentito, sì, ho scritto una bugia su quel biglietto, sì» continuò, ammettendo la sua colpa «Non sarò il fidanzato perfetto, lo ammetto, ma sono un cavaliere, sai che l’adulterio è pagato con l’esilio nel mio regno» disse con sguardo sofferente, un po’ faceva male essere paragonato alle sue relazioni passate, ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce «Merlin, credimi, non ti lascerei mai per nessun altro».
«Ma tornavi sempre tardi, e scappavi appena ti squillava il telefono, io…» mormorò il moro, trattenendo i singhiozzi «Dopo aver letto il biglietto, ho collegato tutto, doveva essere per forza questo, altrimenti cosa…» la voce di Merlin si spezzò nel momento in cui il suo sguardo incrociò quello velato di dispiacere di Arthur.
Oh maledizione, era giunto a una conclusione affrettata, totalmente ingiusta e aveva ferito Arthur? Non era andata davvero così, vero? Non aveva schiaffeggiato Arthur, dubitato di lui il giorno del loro anniversario, vero? Maledizione, cosa aveva fatto…? Aveva rovinato tutto?  
«Arthur…»
Il biondo si fece più vicino a lui, gli mise le mani sulle guance, asciugandogli le lacrime e premendo dolcemente le labbra sulle sue: «So che hai sofferto perché alcuni idioti ti hanno spezzato il cuore, ma io non sono come loro» disse con sincerità, guardandolo negli occhi «Fidati di me, okay?»
«Perdonami» singhiozzò, desiderava solo abbracciarlo e stringersi a lui, ma non osava avvicinarsi, non dopo la stupidaggine che aveva fatto, come aveva potuto dubitare di lui? «Io… io… ho tratto conclusioni affrettate e-e stavo per rovinare tutto».
«Sei un po’ melodrammatico, sì» disse il biondo accarezzandogli la guancia «Ti amo anche per questo».
«Ma perché sei uscito così presto? Perché hai mentito? Dov’eri?» chiese tutto d’un fiato, mentre Arthur alzava gli occhi al cielo, era ovvio che sarebbe andata così, in che altro modo poteva andare? Ma era perfetto, pensò mentre si inginocchiava davanti a lui, in quell’esatto momento, senza che l’altro se ne rendesse conto. Non avrebbe permesso ad un piccolo malinteso di rovinare il resto di quella giornata.
«In un posto con Freya» rispose Arthur divertito, guadagnandosi un’occhiata confusa dal compagno «Era lei la persona con cui parlavo al telefono e con cui scambiavo messaggi, solo lei poteva aiutarmi a fare una cosa» aggiunse, poi lo guardò negli occhi 
«Tuttavia, se tu la smettessi di fare tante domande, vedresti che sono in ginocchio» disse ancora. Merlin meritava di sapere che lui era lì, era suo, e lo sarebbe stato per sempre, che aveva intenzione di giurargli amore eterno davanti a chiunque; in quel tempo era possibile per un uomo dichiarare amore ad un altro uomo, per sua fortuna. Che senso aveva aspettare, in fondo?
«Arthur, ma… oddio, perché sei in ginocchio? Perché sei lì, cosa stai…?» tentò di chiedere, mentre il biondo tirava fuori dalla tasca del cappotto, che non aveva ancora tolto, la scatolina di velluto blu. Il moro continuò a blaterare frasi senza senso, ancora senza capire cosa stesse accadendo attorno a lui, no… era impossibile, davvero stava accadendo, a lui? «Arthur, cosa succede? Che stai…?»
«Se tacessi un secondo, capiresti che sto cercando di chiederti di sposarmi» rispose divertito, Arthur non era esperto di proposte di matrimonio, ma credeva che quella fosse una delle più strane ed anche più vere che fossero mai esistite. In fondo, lui e Merlin non erano esattamente una coppia normale, giusto?
Alle sue parole Merlin si zittì all’istante, incredulo; Arthur sorrise soddisfatto, far tacere Merlin era sempre un’impresa titanica.
«Oh finalmente!» esclamò il biondo, poi aprì la scatolina rivelando l’anello d’argento, all’apparenza semplice «Merlin, amore mio, vuoi farmi l’onore di sposarmi?» chiese con la voce che un po’ tremava d’emozione.
Merlin, incredulo e sorpreso, si portò le mani alla bocca, deglutendo e singhiozzando appena. Oh santo cielo. Arthur gli aveva appena chiesto di sposarlo? Lo aveva fatto sul serio? Non era un sogno molto pittoresco?
«Sì!» esclamò Merlin, ancora sotto shock, non riusciva a credere a quello che era successo «Sì, sì!» esclamò ancora, man mano che passavano i secondi, si rendeva conto di cosa stesse accadendo davvero; Arthur sorrise felice, si alzò alla sua altezza per stringerlo a sé con forza, e per baciarlo appassionatamente, il moro ricambiò il bacio aggrappandosi a lui, ridendo e piangendo contemporaneamente, in un mix di emozioni che lo sconquassavano dentro e lo facevano sentire la persona più felice del mondo. Il biondo si staccò da lui solo per un secondo e lo guardò negli occhi, leggendo in essi lo stesso mix di emozioni travolgenti che sentiva dentro di sé. C’era ancora un’ultima sorpresa per Merlin, però. Si sedette accanto al moro, prese l’anello dalla confezione, ma, prima di farglielo indossare, gli disse: «Leggi cosa c’è scritto dentro».
Merlin lo prese tra le dita tremanti, lo osservò: era davvero meraviglioso; poi guardò al suo interno e una lacrima di commozione gli sfuggì «Re del mio cuore» citò leggendo la dedica che Arthur aveva fatto mettere lì proprio per lui e stupidamente sorrise, baciando di nuovo Arthur, gettandogli le braccia al collo, incredulo, perché tutto era così bello e perfetto da sembrare irreale.
«Oggi ero andato a ritirarlo, ma quel villico stupido non aveva ancora finito il lavoro, così…» fu il moro stavolta ad interrompere il biondo, baciandolo con passione, sorridendo ancora contro la sua bocca incapace di fare altro.
«Re dei miei stivali» sussurrò con la fronte appoggiata alla sua, mentre Arthur faceva scivolare l’anello al suo dito, e sorrideva teneramente «Ti amo».
«Buon anniversario, amore mio» sussurrò Arthur al suo orecchio, mentre Merlin si appoggiava a lui e sorrideva felice. Santo cielo, se quello era un sogno, non voleva svegliarsi mai più.
 
§§§
 
Mai come in quel momento, Merlin si era sentito tanto emozionato, il cuore gli batteva forte, gli occhi erano lucidi di commozione e Arthur era davanti a lui, bello come il sole, nel suo smoking nero che fasciava perfettamente il suo corpo muscoloso, e sorrise istintivamente notando la cravatta rossa che lo sposo aveva insistito per indossare (Merlin, devo avere qualcosa di rosso durante il matrimonio, a Camelot avrei avuto i miei abiti da cerimonia e indovina di che colore sono? Bravo, il colore predominante è il rosso!) e spiccava incredibilmente sulla camicia bianca dello smoking nero. Non era riuscito proprio a distoglierlo da quella decisione e, anzi, il biondo lo aveva anche convinto a fare lo stesso, infatti lui indossava un papillon dello stesso rosso della cravatta di Arthur; sapeva perfettamente quanto fosse caparbio il suo re, se aveva deciso una cosa, l’avrebbe ottenuta ad ogni costo. E lo stesso re era di fronte a lui e gli sorrideva in modo dolce e lo guardava con infinito amore, ed era certo che la stessa espressione fosse impressa sul suo viso. Se qualcuno, qualche mese prima, gli avesse detto che si sarebbe innamorato e che sarebbe stato così felice, non gli avrebbe creduto. No, perché prima dell’arrivo di Arthur Pendragon nella sua vita, era stato mollato diverse volte e ogni volta si era sentito veramente male; Arthur invece era stato in grado di farlo sentire amato, in ogni istante che avevano passato insieme, anche quando erano stati separati, a modo suo lo aveva amato. E adesso Arthur era lì davanti a lui, e si stavano sposando. Incredibile, ma vero.
Il biondo gli prese delicatamente la mano sinistra con la sua, senza sganciare lo sguardo dal suo: «Merlin» disse, la sua voce suonò emozionata e il moro sentì il proprio cuore battere all’impazzata «Nella mia… patria» iniziò sforzandosi di non dire a Camelot «Esiste un rituale molto particolare per unire due persone in matrimonio» disse, lanciando un’occhiata d’intesa all’officiante che prese un lungo nastro bianco, per sua fortuna in alcune località di quel nuovo mondo esisteva davvero una tradizione simile a quella antica – che si fosse tramandata di generazione in generazione fin dai tempi di Camelot? Gli piaceva pensarlo – per lui non sarebbe stata una reale unione senza aver almeno legato le loro mani insieme, quindi si era accordato con l’officiante, il quale aveva proposto di procedere con il tradizionale scambio di promesse, dopo aver legato le loro mani con il nastro e subito dopo si sarebbero scambiati gli anelli «Quindi se sei d'accordo, ci scambieremo le promesse mentre le nostre mani sono legate con questo nastro» disse con la voce emozionata – Freya accanto a loro in qualità di testimone di Merlin e damigella d’onore già piangeva, mentre Gwaine, testimone di Arthur, aveva l’incarico di tenere gli anelli «In questo modo saremo uniti in eterno da un vincolo indissolubile» proferì con serietà.
«Certo che sono d'accordo» mormorò emozionato Merlin e gli sorrise, mentre Arthur gli prendeva anche la mano destra, stringendogli entrambe le mani tra le sue. L’officiante legò le loro mani e Arthur per un momento immaginò di essere davanti alla sua corte, a celebrare la sua unione con il futuro consorte, e per un momento si chiese come sarebbe stata una corona sulla testa di Merlin, scosse la testa e lo guardò lì davanti a sé, era bellissimo. Non era certo che quell’officiante conoscesse la formula ufficiale di Camelot, e non gli importava, ma non si sarebbe sentito veramente legato a Merlin, se non avesse visto con i suoi occhi, le loro mani legate tra di loro. Sorrise dolcemente, guardando il quasi marito negli occhi, erano emozionati entrambi e ogni presente poteva percepirlo.
«Adesso scambiatevi le promesse» disse l’uomo, sorridendo mentre guardava i due uomini in procinto di unirsi per la vita. Le loro mani erano legate da quel nastro, i loro occhi incatenati e Arthur avrebbe solo voluto baciare il suo sposo. Sentiva di poter esplodere di felicità, se solo sua sorella avesse potuto vederlo… era certo che sarebbe stata fiera di lui.
«Arthur…» mormorò Merlin al colmo dell’emozione «Avevo preparato un discorso, ma tu… tu mi hai spiazzato, sei incredibile» disse ed era vero, era senza parole, ogni cosa che Arthur faceva per lui, sembrava farglielo amare ancor di più. Era tutto perfetto, se voleva farlo morire di crepacuore, ci sarebbe riuscito prima della fine della giornata «Io…»
«Lo so, ti lascio sempre senza parole» ribatté il biondo, con quel suo tono saccente che Merlin aveva imparato ad amare.
«Tu… mi hai cambiato la vita, prima di te ero solo un uomo solo, alla ricerca della sua metà perfetta, poi sei arrivato tu e mi hai completato» disse emozionato, mentre vedeva gli occhi del re velarsi di lacrime che non avrebbe mai versato, perché era troppo orgoglioso, come un vero cavaliere «Ti prometto che ti renderò felice» riuscì a dire, con la voce che si spezzava per l’emozione «Ti amo così tanto…»
«Sembra che io, prima di giungere a te, abbia fatto un viaggio, un lungo viaggio durato secoli» disse Arthur, a Merlin venne da ridere a quella frase «E sembra che alla fine di questo lungo viaggio io abbia trovato te, il mio destino».
Era sua intenzione farlo piangere, vero? – pensava il moro mentre le lacrime iniziavano a scivolare lente come gocce di rugiada sul suo viso e si mischiavano a quella dolce risata che gli veniva dal profondo del cuore dalla felicità.
«No, perché piangi?» chiese il biondo guardandolo «Non piangere…»
«Colpa tua» biascicò Merlin «Mi rendi felice» aggiunse, lasciandosi sfuggire un singhiozzo, mentre il re si mordeva le labbra per trattenere le proprie lacrime e non piangere davanti a tutti come una ragazzina. Freya non aveva smesso un solo secondo di commuoversi e adesso era in una valle di lacrime; l’officiante slegò le mani degli sposi e affidò a lei il nastro, mentre Gwaine consegnava ai due sposi gli anelli.
«Vuoi tu, Merlin Emrys prendere il qui presente Arthur Pendragon come tuo legittimo sposo?»
«Lo voglio» disse il moro guardando negli occhi suo marito, mettendogli l’anello all’anulare, sorridendo gioioso.
«E vuoi tu Arthur Pendragon prendere il qui presente Merlin Emrys come tuo legittimo sposo?»
«Come potrei dire di no?» domandò retoricamente il re, sorridendo «Certo che lo voglio» rispose sorridente, imitando i gesti del moro, osservando come donasse quell’anello sulla mano di Merlin. Era suo.
«Per i poteri conferitimi dallo Stato, vi dichiaro uniti in matrimonio» dichiarò l’officiante «Potete baciarvi». Arthur non se lo fece ripetere due volte e avvolse la vita del consorte del re con un braccio attirandolo contro il proprio corpo, e unì le loro labbra in un dolce bacio delicato, che subito fu ricambiato dall’altro, il quale gli mise le braccia attorno al collo e lo strinse forte a sé, sorridendo contro la sua bocca.
«Re del mio cuore» sussurrò il biondo, guardando il marito negli occhi.
«Re dei miei stivali» bofonchiò il moro con infinito amore nel tono di voce, attirandolo a sé per un altro dolce bacio, mentre i loro testimoni lanciavano su di loro petali di rose e riso in segno di buon augurio.

 
 
Il ricevimento del loro matrimonio era durato ore, i novelli sposi fin da quando era iniziato avevano desiderato tornare a casa e festeggiare a modo loro, ma i loro amici avevano organizzato per loro una piccola festa e non avevano potuto dire di no. C’era stato un po’ di delirio, Gwaine ubriaco si era cimentato nel karaoke, e il suo fidanzato lo aveva inseguito per evitare che fosse inappropriato come suo solito, c’erano stati balli, cibo e alcool; si erano divertiti, davvero, ma non era nei loro piani festeggiare in quel modo. C’erano stati dei brindisi infiniti, qualcuno aveva preteso che si facessero dei discorsi, Freya aveva pianto e li aveva abbracciati entrambi, congratulandosi con loro, alcuni cugini di Merlin si erano complimentati con lui per essere riuscito a sposarsi, finalmente, per fortuna nessuno aveva fatto domande sulla famiglia di Arthur, sarebbe stato imbarazzante. C’era stato anche un dolcissimo lento su una canzone romantica ballato dai due sposi, mentre alcuni invitati scattavano foto e registravano video. C’erano state foto, divertimento e tanto altro; avevano ringraziato i loro amici con un discorso, per tutto ciò che avevano fatto per loro; Merlin era stato sballottato un po’ qui e un po’ lì, Arthur strapazzato da alcuni colleghi, c’era stato anche un piccolo duello – su richiesta di Arthur, che se avesse bevuto altro champagne avrebbe dato inizio ad un torneo in stile medievale – e tanto altro che entrambi faticavano a ricordare, erano assuefatti da tutte le emozioni della giornata. Non era stato spiacevole, ma tornare a casa era stato più appagante. Soprattutto quando, prima di uscire dall’auto, si erano baciati con passione, senza riuscire ad aspettare di essere giunti a casa. Era stato Merlin a fermare Arthur, mormorando di non voler avere una prima notte di nozze in auto, davanti al condominio dove tutti avrebbero potuto vederli; il biondo era scoppiato a ridere e lo aveva letteralmente trascinato fuori dall’auto e poi dentro al palazzo, e nell’ascensore – un po’ lo aveva spinto contro la parete dell'ascensore, iniziando a baciargli il collo e Merlin non aveva obiettato, mentre aspettavano di arrivare al quarto piano – e infine davanti all’appartamento. Poi l’ossigeno tornò al cervello del re ed egli decise di fare le cose per bene, così, sorprendendo il marito, Arthur prese Merlin tra le sue braccia e, dopo aver aperto la porta, un po’ traballanti, varcò la soglia di casa tenendolo in braccio, mentre il moro avvolgeva le braccia attorno al suo collo. Erano entrambi un po’ brilli, terribilmente eccitati e sfatti, infatti la cravatta di Arthur penzolava mezza slacciata attorno al collo del re e la camicia aveva alcuni bottoni fuori dalle asole, mentre il papillon di Merlin era completamente sciolto e anch’esso pendeva dal suo collo, e si potevano già vedere su di esso i segni dei baci di Arthur. Il biondo lo baciò con dolcezza, abbandonando per un momento la passione che li aveva travolti nel tragitto dall’auto all’ascensore, fino al loro piano, mentre chiudeva la porta con un calcio ben assestato. Finalmente erano soli. Quella serata era finita sul serio, avrebbe desiderato tornare molto prima a casa e festeggiare a modo suo con il suo – finalmente – sposo la prima notte di nozze.
«Se fossimo stati a Camelot, ti avrei portato in braccio per tutto il castello, fino alle nostre stanze, dove avremmo passato la nostra prima notte di nozze» mormorò mentre lo portava nella loro stanza e lo adagiava con delicatezza sul letto «Invece dovremo accontentarci del nostro modernissimo letto» rise contro la sua bocca, lambendo le sue labbra con dolci e infuocati baci, la passione che pian piano ritornava tra di loro, bruciante e intossicante.
«Se fossimo stati a Camelot, non avresti potuto sposarmi» gli fece notare con giusta ragione il moro.
«Beh, io sono il re, avrei potuto cambiare le leggi, sai? Sposarti lo stesso. Lì, io sono la legge».
«Asino» borbottò il moro «Sai quanti disastri temporali avresti creato?» domandò fingendosi sconvolto Merlin.
«Mmh probabile, ma avrei reso il futuro ancora migliore di quel che è» osservò il re «Comunque, siamo nel tuo mondo, e qui è possibile. Quindi… ho intenzione di consumare la prima notte di nozze con il consorte reale, hai qualcosa in contrario, mio re?» sussurrò accarezzandogli una guancia con dolcezza. Merlin afferrò la sua cravatta e lo attirò contro di sé, senza smettere nemmeno un attimo di sorridere. Si sentiva immerso in una bolla di felicità e sperava che non scoppiasse mai.
«No, vostra altezza» sussurrò baciandolo con passione, ogni altro discorso morì sulle loro labbra, mentre si baciavano e si apprestavano a passare la prima notte di nozze e, possibilmente, tutto il resto della loro vita insieme. Entrambi furono consapevoli che quella notte rappresentasse solo l’inizio di una lunga e felice vita insieme: si erano trovati e innamorati, si erano persi ed avevano sofferto, per poi ritrovarsi più innamorati di prima, ed erano pronti a vivere una felice vita insieme. Un nuovo cammino si era aperto per loro, e adesso si apprestavano a scoprire insieme un mondo completamente nuovo e intossicante per entrambi, a tratti anche incerto: il loro futuro insieme, un'avventura che non vedevano l'ora di vivere, insieme.



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Hola people!
Purtroppo siamo giunti alla fine di questa piccola avventura, ecco a voi l'epilogo della storia; la mia prima avventura nel fandom di Merlin, con la mia prima Merthur pubblicata. Sono sorpresa dell'esito positivo riscontrato. Quando ho iniziato a postare questa storia ero un po' ansiosa, ma io lo sono sempre, ma sono felice che sia stata apprezzata. Alla fine ci siamo arrivati, i due piccioncini hanno trovato il loro happy ending, Essendo l'epilogo è leggermente più breve degli altri capitoli (anche perché ho eliminato dei pezzi che erano ew bruttissimi) e niente, adesso Merlin e Arthur vivranno una lunga vita insieme e saranno tanto felici, ma a me mancheranno tantissimo. Quando ho scritto questa storia doveva essere prima una one shot, poi è diventata una cosetta di sei capitoli e poi si è gonfiata  e la concludo con 9 capitoli, 72mila e passa parole, 79 pagine, e un'altra infinità di caratteri e tutto il resto. Ma anche se questa Merthur è finita, altre ne arriveranno! Qualche capitolo fa avevo parlato di una one shot su cui adesso potrò concentrare tutte le mie forze ahah, e ho altri piccoli progettucci in mente che spero di riuscire a portare a termine presto e tanto altro! 

Spero che l'epilogo vi sia piaciuto e che la storia in generale vi sia piaciuta, e spero di esservi piaciuta io come autrice, e che vi abbia fatto almeno un po' sorridere con questa storia :3
Comunque vorrei ringraziare lilyy, la quale oltre a supportarmi qui con le sue recensioni, subisce tutti i miei scleri sulle mie storie (soprattutto da quando ho cominciato con le Merthur) e ha un'infinita pazienza con la sottoscritta, e la meravigliosa elfin emrys che io amo come autriice e mi ha fatto tantissimo piacere che abbia deciso di leggere e recensire la mia storia, grazie infinite anche a te <3
E infine, ma non per importanza, a tutte le persone che hanno speso un click (tanti click in realtà :3) per leggere la storia e spero abbiate apprezzato (se volete battere un colpo, ne sarei felice!) E tutti coloro che l'hanno inserita tra le seguite e le preferite, grazie davvero :3 Sono stati quasi tre mesi bellissimi in vostra compagnia e mi mancherete, ma tornerò presto, promesso! 
Stay tuned come sempre, e alla prossima people! 


 

   
 
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