Anime & Manga > Evangelion
Segui la storia  |       
Autore: bUdson281    21/03/2019    1 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per fortuna non ho sognato, né sono stato assalito da altri assurdi "ricordi". Tuttavia, quando ho riaperto gli occhi, ho fatto fatica a convincermi di essermi svegliato nel posto giusto. Ancora intontito e con i "piedi" uno al di qua e uno al di là della veglia, mi chiedevo se il mondo che si stava materializzando attraverso i sensi fosse reale o meno.
Deve essere stato a causa del fatto che la prima cosa che ho visto con una certa chiarezza è stato il solito bagliore rosso irradiato dall'occhio sinistro di Furia Buia. Evidentemente, mi stava scansionando per valutare lo stato delle mie interiora.
<< Beh?! >> biascico con la bocca impastata. << Come sto, dottore? >>
<< Pensavo peggio! >> sorride. << Dovrebbe essere questo il tuo nome >>.
Provo a mettermi seduto, ma vengo trafitto da un pugnalata allo stomaco che acuisce un altrettanto risvegliato senso di nausea.
<< Piano, piano! >> mi fa il ciclope. << Ci è mancato poco che si rompessero, invece hai solo due costole ... piuttosto incrinate. Meno male che hai messo su un po' di addominali. Due mesi fa ti avrebbe spezzato come uno stuzzicadenti >>.
<< Quando mi passerà questo dolore? >>
<< Completamente? Tre settimane, forse un mese. Ma con un trattamento adeguato anche prima, del resto ... >>.
<< ... Sono come voi >> pronuncio con una certa soddisfazione abbandonandomi nuovamente supino.
<< Si >> ammette, << sembra proprio che sia così. Riposa ancora un po'! Appena torniamo al villaggio controlleremo meglio anche il braccio >>.
<< Come sta Orso? >> chiedo.
<< Io sto bene >>  mi risponde l'omone con la sua voce profonda e rauca che, intanto, si avvicina zoppicando con la coscia ampiamente fasciata. << Sono come Obelix, da piccolo sono caduto nell' lcl >>.
<< Come dire >> sfotte Musashi: << un bagno solo nella vita, ma quello giusto >>.
<< Resterai sempre un bastardo! >> ribatte offeso l'omone.
<< Complimenti, Ragazzo! >> mi dice il Paparino. << Non te la sei cavata male, anche se ad un certo punto ho temuto che non ce l'avresti fatta >>.
<< Hai temuto? Ne eri certo! >> lo rimprovera Orso. << Hai già dimenticato che ti abbiamo fermato prima che potessi combinare un guaio? >>
<< Già! >> conferma Musashi. Poi, rivolgendosi a me: << stava per spararti. Diceva che non ti avrebbe lasciato morire in quel modo atroce >>.
<< Sai, Paparino >> dico dopo aver lasciato che passasse il brivido generato dal pensiero di quel possibile sviluppo, << ... sono contento che ci siano loro >>.
<< Anch'io >> risponde un po' imbarazzato. << Però, la prossima volta risparmiaci l'effetto sorpresa! ... A proposito come hai fatto a riprenderti? >>
<< ... Ho pensato >> scoppiando a ridere per poi maledirmi un istante dopo << alle tette di Asuka ... Dico sul serio >>.
<< Beh >> risponde divertito Orso, << non era proprio a quello che pensavo quando ti ho detto che ci vuole una motivazione, ma il sesso mi sembra un'ottima ragione per vivere  ... e per morire >>.
Il senso di sollievo per lo scampato per pericolo e l'insensata allegria che avevano elettrizzato il mio cuore si smorzano a quelle parole: sento che il seno di Asuka rappresenta un simbolo, una porta che cela un'infinità di mondi e di esperienze. Temo che, se provassi ad aprirla, scoprirei troppo su di me, verità scomode ed esperienze orribili che non sono sicuro di voler conoscere .
Per il momento, davvero, mi accontento di fermarmi all'immagine!
<< Questo, però, è un problema >> mi dice il Biondo. << Con quella faccia, adesso, non so se potresti ancora interessarle >>.
<< Perché? >> chiedo temendo che potrebbe non trattarsi di uno scherzo. << Sto messo così male? >>
<< Eh si! >> risponde Musashi abbassando lo sguardo. << La tua faccia ... diglielo tu Paparino! Io non ci riesco >>.
<< Cos'ha che non va? >> passandomi istintivamente una mano sul viso.
<< ... Hai proprio ... >> mi fa serio la Furia dopo un profondo sospiro. <<  ... una faccia da pivello >>.
<< Fanculo! Mi avete fatto prendere un colpo >> scoppio appoggiando nuovamente la testa sul mio cuscino di fortuna. Certo è che il combattimento deve avermi lasciato alcune serie ammaccature; quindi, forse è il caso valutarle adesso, così avrei il tempo di provare a "sistemarmi" prima del rientro.
<< Posso vederla anch'io >> domando fingendo di assecondare lo scherzo per nascondere la preoccupazione << questa faccia da pivello? >>
 
 

*****

 

Abbiamo impiegato più tempo del previsto per tornare al villaggio, ma in questi giorni ci siamo mossi in territorio (stavolta) amico con estrema lentezza. Nonostante le impressionanti capacità di recupero (e di tolleranza al liquido miracoloso)  del mio corpo, infatti, non riesco a percorrere lunghe distanze e Orso, al di là delle spacconate, non ha ancora recuperato del tutto dalla ferita alla gamba.
Ne abbiamo approfittato per oziare (almeno nei limiti concessi da una vita seminomade), non tanto perché costretti da una reale necessità di riposo, quanto perché avevamo bisogno di decomprimere. C'era molto, davvero molto materiale da processare e non avevamo voglia di farlo (ci sarà tempo per questo!). Le emozioni che si erano scatenate in quei concitati frangenti erano ancora troppo vive e pulsanti poco sotto la superficie; era opportuno trattarle con prudenza.
La parola d'ordine è stata "distrazione": per non pensare, per favorire la naturale digestione di quelle esperienze straordinarie, anche per loro.
Me lo confermò Musashi: << non ci siamo mai trovati in una situazione simile >> si lasciò sfuggire, forse a causa di un occasionale calo di tensione che gli aveva fatto smarrire la sua proverbiale leggerezza. << Non so se riuscirei a sopportarne un'altra! >>
 
Sospesi tra un passato recente, certamente orribile, e un futuro probabilmente tutt'alto che sereno,ci siamo preoccupati di dormire e di ingozzarci, soprattutto Orso; ma anche io ho scoperto di essere una buona forchetta. Non avevo mai provato in vita mia una sensazione di fame così ... stressante.
Tuttavia, non abbiamo mai smesso, durante quella forzata vacanza, di rispettare la nostra routine: levataccia all'alba, quando possibile attenta cura dell'igiene, turni in cucina e di guardia e ricerca di un nuovo posto per posare la stuoia (possibilmente vicino ad un corso d'acqua). Se le nostre condizioni fisiche fossero state meno precarie, avremmo continuato ad allenarci. Da quel che so i miei tre tutori, nonostante le abilità innate e acquisite, non rinunciano mai ad affinare la tecnica e a mantenere la forma.
<< Dobbiamo rispettare una certa ritualità >> fu Orso per la prima volta a prendere in prestito il termine tanto caro al Biondo. << Dobbiamo farlo, a maggior ragione quando non sembra necessario o non abbiamo alcun motivo per farlo, perché non si sa mai ... quando devi essere pronto. E poi, ci protegge dal caos. Senza, finiremmo per pensare troppo e per porci troppe domande. E' pericoloso! >>
Come Musashi, anche Orso indossava sempre la stessa maschera, quella di un uomo buono sebbene perennemente imbronciato. Mi colpì la tristezza dello sguardo mentre cercava di spiegarmi il suo punto di vista; capii che non voleva insegnarmi niente, ma che lottava per aggrapparsi a quelle parole. 
 
Le nostre conversazioni in genere spaziavano seguendo infiniti rivoli di amenità che non vale neanche la pena ricordare se non per l'ostinazione e la cattiveria con cui fuggivamo da ogni argomento serio.
Mi resi conto che le nostre ferite erano molto più profonde e lontane dalla guarigione. Alla fine si sarebbero rimarginate, ma avrebbero lasciato cicatrici sulla pelle delle nostre anime, deturpandole; alla fine, ci avrebbero cambiato.
Stavo giusto riflettendo su questo mentre analizzavo le condizioni della mia faccia, avvicinando e allontanando e spostando di lato un piccolo specchio portatile (un altro pezzo di vetro). L'occhio sinistro era ancora gonfio ma presto sarei riuscito a riaprirlo, anche le irregolarità all'altezza dello zigomo e i lividi sulle guance e sul mento si stavano lentamente riassorbendo. I capelli erano sempre più lunghi e cadevano ribelli sui lati, sulle spalle e sulla faccia; erano troppo fini per resistere alla gravità e formare così un grande ispido cespuglio sulla testa. Sarebbe stata più consona una simile acconciatura, visto che lo specchio mi rimandava il viso di un animale, come quando scoprii i primi peli della barba che, radi e lisci, ora macchiavano il viso facendolo sembrare sporco.
Mi risultava difficile accettare il mio riflesso. Se non fosse stato ... per Asuka, per la possibilità di rivederla presto, per quella nuova paura di risultarle sgradevole alla vista, avrei evitato di confrontarmi con l'immagine di Shinji, per via di ciò che non poteva dirmi: chi o cosa stavo diventando.
Non era più la faccia del ragazzino che pilotava il suo Eva soltanto una manciata di mesi fa (sebbene fossero trascorsi quattordici anni da quel maledetto scontro con Zeruel), ma non era ancora la faccia di un uomo, del cacciatore che, più o meno consapevolmente, stavo cercando di diventare; non era più ciò che ricordavo di me e non era ancora ciò che probabilmente sono stato ancora prima.
Davanti allo specchio mi si parava una creatura di passaggio, una creatura senza forma alla ricerca di una forma. Ma se quella era la crisalide, mi chiedevo, cosa sarebbe uscito dal bozzolo?
 
Ogni tanto contravvenivo alla consegna non scritta della superficialità, perché avevo bisogno di confidarmi con loro, di raccontare le scoperte su di me, le impressioni e i ricordi di un'altra vita che affioravano in modo sempre più sistematico. Lo facevo perché loro erano e sono in grado di comprendermi, perché non riuscivo a sopportare da solo il peso di quella personalità all'apparenza schizofrenica che rispondeva al nome di Shinji. E poi mi chiedevo se avrei avuto altre occasioni per paralare con i tre cacciatori. Dati i rischi che correvano e che avevo finalmente toccato anch'io con mano non potevo non domandarmi: << chissà se, quando simili occasioni capiteranno di nuovo, ci saremo ancora tutti?! >>
Davanti al fuoco acceso, nel pieno di un rituale antico migliaia di anni, riproponevo il tema delle tette di Asuka e di quanto fossi grato della loro inaspettata e provvidenziale intromissione nei miei pensieri, spiegavo come fossi riuscito a sfoderare della capacità di visualizzazione simili a quelle di Paparino. Rispondendo poi alle domande di Orso e Musashi, provai a descrivere gli stato d'animo che avevano preceduto (e che erano seguiti a) gli exploit di Shinji Ikari e la mia teoria circa la presenza di un altro Shinji, più antico, in grado di confondermi ma anche di togliermi dai guai, e che probabilmente era stato il vero artefice dei miei successi, quasi tutti preceduti da un immancabile bruciore agli occhi.
La strana coppia non commentava mai; l'omone e il Biondo si limitavano a lanciarsi sguardi d'intesa e a fissare di tanto in tanto con la coda dell'occhio Furia Buia che aveva ripreso a starsene sulle sue, in disparte.
A differenza delle altre volte, però, aveva se non altro perso la cattiva abitudine di darci spalle; semplicemente ci guardava, un po' defilato rispetto alla circonferenza del cerchio, con l'espressione di chi elabora in silenzio una convinzione che ancora non vuole esprimere o che, probabilmente, pensa ad altro.
Quando, però, il cielo notturno era sereno e la luce dell'immensa luna oscurava le stelle, Furia Buia non resisteva a lungo al richiamo del satellite e prendeva a fissarla con uno sguardo perso e vagamente malinconico.
<< Perché fa sempre così? >> chiesi sottovoce agli altri due, non senza una certa apprensione dal momento che era ancora vivo nella memoria il ricordo di altre serate passate a chiacchierare  in tre prima della "prova dell'acqua".
<< Lascialo fare! E' il suo modo di elaborare. Ha bisogno del suo tempo >> rispose Orso.
<< Ognuno trova il suo metodo >> aggiunse Musashi porgendomi un sorriso più forzato del solito, come se fosse stanco.
<< Certo che deve proprio piacergli la luna! >> commentai sovrappensiero.
<< Oh no, per niente! >> mi colpì la risposta dell'omone. << Dice che gli permette di sentirsi solo >>.
<< E non gli piace neanche quello >> continuò il Biondo, << anche se devo ammettere che non è molto portato per la compagnia >>.
<< Se non gli piace, perché vuole stare solo? >>
<< Perché è convinto >> disse Orso << che quella sensazione possa ricordargli qualcosa di sé. E visto che la luna è la madre dei nostri sogni ... >>
<< Anche voi cercate di ricordare? >> domandai.
<< Certo! >> rispose Musashi. << Anche noi abbiamo bisogno di sapere chi siamo, ma ci piace andare un po' a rimorchio. Siamo legati legati da un filo sottile e resistente che ancora non riusciamo a comprendere. Perciò, se lui dovesse ricordare qualcosa, getterebbe luce anche sul nostro passato. E' orribile non sapere perché sei a questo mondo, soprattutto se la tua anormalità di fa temere di essere finito nel posto sbagliato! >>
<< Anche avere "troppi ricordi" può lasciarti nella stessa incertezza! >> precisai marcando la differenza della mia condizione.
<< Perché non sai ancora come organizzarli >> affermò Orso. << O, forse, non sono ancora "troppi". Non preoccuparti, un giorno saprai ... e allora potresti aiutare anche noi >>.
<< Intanto, non fare come quel sociopatico che ulula alla luna! >> Musashi tagliò corto con le analisi introspettive. << Cerca di vivere ciò che sei adesso e di assaporare le cose belle che hai intorno >>.
<< A trovarne ... >> risposi arrossendo.
<< Esatto! >> esclamò il Biondo. << Mi riferivo proprio a quello. No, dico, non vorrai pensare alle belle donne solo quando ti stanno pestando ... a meno che non ti piaccia così. In tal caso ... >>.
<< Ma no >> sbottai spingendomi in avanti con il busto. << Non mi piace così! >>
<< E' divertente prenderti in giro, Ragazzo! >> concluse il bestione. Anche lui non aveva più voglia di discussioni impegnate.
 
La notizia della nostra impresa probabilmente già ci precede. I miei fratelli pensano che, dietro quella battuta di caccia, con noi a fare la parte dei fagiani, possa esserci lo zampino di Ronin e dell'ufficiale responsabile dell'esercito della Wille, ma anche stavolta non abbiamo riscontri. Di sicuro c'è solo che il nome della banda ne ha guadagnato in prestigio e in odio. Qualcuno, infatti, deve essere sopravvissuto al casino e starà già meditando vendetta.
 
<< Non potevamo agire diversamente >> mi disse Furia Buia durante l'allestimento dell'ultimo campo per la notte. << Se non altro, adesso i nostri nemici sanno che devono temerci più di quanto non abbiano fatto in passato >>.
<< Perché ne sei convinto? >> chiesi.
<< Perché non abbiamo mai dovuto combattere una battaglia tanto dura e con un rapporto di forze così a nostro sfavore >>.
<< Ma se quel giorno tra gli spettatori ci fossero stati dei cacciatori, per così dire, "neutrali", il numero dei nostri nemici potrebbe essere aumentato >>.
<< Di regola, dovrebbero prendersela con chi li ha invitati per fare numero, ma, visto che ad ammazzarli siamo stati noi, non credo coglieranno la differenza. Non è un bel modo di vedere le cose; però, se non avessimo agito così, a quest'ora saremmo noi sotto due metri di terra >>.
<< Potevamo lasciar perdere >> azzardai, dato che non riuscivo a cogliere il senso di quell'avventura.
<< No >> rispose categorico la Furia. << Prima o poi avremmo dovuto affrontarli, visto che avevano già deciso di schierarsi contro di noi. E una guerra è meglio farla subito. Inoltre, ti serviva sostenere il tuo battesimo del fuoco, anche se a dire il vero non mi aspettavo che sarebbe stato così traumatico >>.
<< Io, però >> balbettai oppresso da un senso di vergogna. << non sono riuscito a fare niente. Voi avete affrontato tutte quelle persone; io, invece, non ricordavo neanche come si impugnasse una pistola e non sono sicuro che, all'occorrenza, sarei stato capace di usarla >>.
<< Quanto corri! >> sorrise Furia Buia strofinando velocemente il pugno sui miei capelli. << Hai fatto tanto, invece! Innanzitutto sei sopravvissuto a quell'incontro, mettendo al tappeto in un colpo solo il tuo avversario, che non era affatto uno stupido, e la tua paura. Inoltre, sebbene non fossi ancora pronto per il casino che ne è seguito, non hai mollato, dimostrandoti davvero più  ... utile di  quanto immagini. E' solo un passo a cui dovranno seguirne altri, ma fino a domani pensa solo che hai superato due prove tremende e che ha diritto ad essere orgoglioso di te >>.
<< Non sono stato io, ma l'altro Shinji. Io ho solo cercato di non rimanere fuori dalla scena >>.
<< ... Cosa te lo fa pensare? >>
<< Insomma >> risposi, << hai visto tu stesso che stavo per perdere. Poi ho ricordato altri spezzoni del mio passato ed è stato come se non fossi più io a comandare le mie azioni. Quando mi sono trovato sopra quel ragazzo l'unica cosa che mi chiedevo era per quale motivo non avrei dovuto ucciderlo. Io non sono così >>.
<< ... Può darsi, ma >> replicò la Furia << sospendi il giudizio ancora per un po', non trarre conclusioni affrettate! Stavi perdendo sì, perché durante il combattimento quel ragazzo ha avuto un'occasione e l'ha sfruttata. Ma questo può sempre accadere perché in ogni scontro devi tener conto anche delle circostanze e di un po' di fortuna. Fino a quel momento te l'eri cavata più che bene, considerato che si trattava della tua prima esperienza. Qualunque cosa ti abbia permesso di reagire dovresti accoglierla come una benedizione e considerare che ... tu c'eri >>.
<< Si, ma dopo lo sai anche tu che mi sono limitato solo a correre, mentre voi avete rischiato la vita per proteggermi >>.
<< Beh sei riuscito a "vedere" quei cacciatori >>.
<< Non so neanche io come ho fatto. Comunque è sicuramente merito dei tuoi insegnamenti >>.
<< Ti sbagli! Se non possiedi questo genere di dono non esiste addestramento che possa aiutarti a svilupparlo >>.
<< ... Tu >> gli chiesi << come fai a creare quei muri di at field? Credevo che gli esseri umani non potessero produrlo >>.
<< ... E forse  così! >> rispose la Furia. << Forse non sono "umano". La verità è che non so come io ci riesca. So solo che possiedo da sempre questa abilità. Col tempo e con il loro aiuto >> indicando Orso e Musashi, << ho trovato il modo di padroneggiarla secondo volontà >>.
<< Avevi dei flash o dei dejà vu quando il tuo ... potere... si manifestava >>.
<< No, mai! ... O almeno così mi pare di ricordare. Invece ho sempre associato  questo ... potere, come lo chiami tu, a emozioni molto intense, sebbene quasi mai accompagnate da immagini. Anche ora che sono in grado di controllarlo a comando, ho bisogno di rievocarle e di lasciare che mi possiedano: paura di essere indifeso o di non potere proteggere le persone che mi sono care; rabbia, una rabbia che non proviene dai miei nemici ma che è sempre presente dentro di me da che ho memoria (e non parliamo di chissà quanti anni), una rabbia che a volte si presenta sotto forma di odio viscerale verso chi ho di fronte o verso me stesso; o tristezza alimentata da un senso di solitudine che non riesco mai a colmare. Non credo che queste emozioni siano la causa diretta di ciò che sono in grado di fare, ma sicuramente mi permettono di esprimere il mio potenziale e  ... mi costringono ad essere Furia Buia >>.
<< Cos'era >> approfittai della sua buona disposizione per insistere e fargli "La" domanda << quella ... cosa che hai fatto? Quella specie di esplosione, intendo >>.
<< Qualcosa ... >> titubante, provò a rispondere mentre il suo viso si trasfigurava come se avesse aperto, al solo ricordo di quell'evento eccezionale e terribile, le porte del suo inferno, << qualcosa che spero tu non sia mai in grado di fare >>.
<< Perché? >> obiettai. << Ci ha salvato la vita >>.
<< Perché tutte quelle emozioni si sommano e si fondono e si concentrano: il risultato è ... un dolore insopportabile. Un dolore che hai bisogno di scacciare via a qualunque costo, prima che ti uccida. E per liberartene devi essere disposto ad uccidere ogni compassione, a oltrepassare ogni limite perché, una volta liberata tutta quella carica, niente potrà sopravvivere. La prima volta ero così arrabbiato, così terrorizzato da questo ... stato d'animo che, pur intuendo che quell'energia sarebbe esplosa, letteralmente, all'esterno, non riuscii a preoccuparmi di niente e nessuno. Ero disposto a distruggere ogni cosa pur di proteggermi da quella disperazione, nonostante mi rendessi conto che avrei potuto perdere la mia anima >>.
<< E dopo che ci sei riuscito? >>
<< Quando fui in grado di apprezzarne gli effetti, mi resi conto che l'avevo persa davvero. Quella ... cosa non distrugge solo ciò che è fuori, ma anche ciò che è dentro di te. La sensazione di vuoto che provi un secondo dopo ti fa rimpiangere di aver scacciato il dolore >>.
<< Per questo non ti riesce sempre? >>
<< Beh, in fondo chi vuole essere un mostro? Tu dovresti capirlo meglio di tutti >>.
<< Quindi pensi di esserlo anche tu? >>
<< Chi non lo è, a suo modo? >>
<< Perché l'hai fatto allora? >>
<< Perché ho preso una decisione. In quel momento mi era chiaro che la vostra vita era più importante ... per me >>.
<< Allora, ti prometto che qualunque sia il mio dono, se ne ho veramente qualcuno, mi allenerò al meglio per svilupparlo. Così potrò essere come voi >>.
<< No! >> Paparino mi afferrò di scatto per la maglia mostrandomi il suo occhio sinistro "acceso". << Devi promettermi che imparerai a cavartela, a pensare e ad agire come se non possedessi alcuna di queste ... qualità, perché se ti affidi troppo ai tuoi ... poteri  potresti essere tradito da te stesso proprio nel momento peggiore - aveva ragione il vecchio. Avrei dovuto ascoltare Musashi, ma ero così orgoglioso, così arrogante che pensavo bastasse essere soltanto il Furia Buia che tutti conoscono per superare indenni ogni ostacolo. Sono stato troppo sicuro di me e ho valutato malissimo i rischi.  Per poco la mia stupidità e il mio nome, non ci hanno fatti ammazzare. Devi promettermi >> stringendo ancora più forte << che sarai ... migliore di me o giuro che non ti allenerò! >>
Non mi diede neanche il tempo di giurare, mi lasciò andare lentamente, mentre la sua iride man mano perdeva la consueta, sinistra, lucentezza. Guardava davanti a sé come se io non ci fossi, con l'aria triste di chi si sente in colpa ... o perduto. << Tocca a te cucinare >> disse, tornato di nuovo sé, muovendo verso l'accampamento. << Ti darò una mano >>.
Montò di guardia da solo quella notte. Sentivo già il profumo del lago.
 

 

*****


 
Sono più "presentabile": riesco ad aprire quasi del tutto l'occhio sinistro che non è più gonfio; i lividi sulla faccia stanno degradando su un viola sbiadito che tende al grigio chiaro; le costole fanno male ma posso muovermi con più scioltezza; il braccio bendato poggia su un anello di stoffa che mi cinge come una collana, non presenta  segni di infezione e il dolore mi sembra sempre più tollerabile.
Oggi finalmente saremo ... a casa.
E tuttavia, invece di abbreviare il tragitto usando il robusto ponte che unisce le due pareti dello stretto canyon che protegge su un lato il villaggio, i miei fratelli hanno scelto di seguire la via più lunga, quella che percorsi la prima volta con Asuka e Ayanami. Non ho domandato la ragione di quella deviazione perché mi sembrava ovvia.
Ciò che ci aspetta all'ombra del Wunder è quanto più si avvicina all'idea, appunto di "casa", di un luogo in cui puoi rilassarti, leccare le ferite e tornare a vivere un'esistenza più ordinaria (certo, in senso molto lato). Siamo consapevoli che si tratta solo di un inganno della mente; per questo ci affatichiamo a percorrere la ripida discesa, a guadare il fiumiciattolo che sfocia nel lago e a risalire lungo le vestigia della vecchia strada: perché, arrivati a destinazione, ci sveglieremo dal sogno di quiete degli ultimi giorni, ricordando che questo luogo non è poi tanto diverso dalla terra che abbiamo lasciato bagnata di sangue  (per fortuna solo in minima parte nostro) e alcuni dei suoi abitanti non sono meno pericolosi.
Mi godo la sensazione di sicurezza che la compagnia dei miei tre incredibili amici alimenta e assaporo il calore dell'illusione che accompagna ogni ritorno dalla guerra, che ti fa esultare perché sei ancora vivo, che ti fa dire: << andrà tutto bene! >>.
Grazie al tempo trascorso a contrattare con la morte ogni volta che salivo a bordo di un Eva, ho imparato a reggere discretamente lo stress post bellico, se non altro a seppellire abbastanza a fondo i traumi da permettermi di non crollare. Si dice che, quando scampi alla morte, tutto risulti più bello: i sapori sono più buoni, la musica è più dolce. In passato, però, non mi è mai accaduto. Appena uscito dall'ospedale, ogni volta, non riscontravo alcuna differenza dentro e fuori di me.
Mi chiudevo in uno spazio mentale privo di fantasie o dedicavo con prudenza e parsimonia l'attenzione ai tanti temi irrisolti della mia anima contorta, seguendo uno strano senso delle priorità, come se le battaglie contro gli Angeli fossero solo spiacevoli interruzioni del filo (il)logico dell'esistenza che mi viveva.
Tuttavia, questa volta è diverso. Sento che ...
 
Asuka ci aspetta, seduta sull'ultimo lembo di muretto, là dove terminano la salita e la strada. Indossa la divisa che aveva quando mi strappò dall'entryplug del Mark 13, quando per poco non mi fece lo scalpo. Mette in mostra le stesse lunghe e fastidiose trecce da adolescente che fanno a pugni con la sua benda e la sua aria perennemente incazzata, mentre ci fissa con il mento appoggiato alle ginocchia piegate, cinte dalle braccia.
<< Datti un contegno, Ragazzo! >> mi prende in giro Musashi. << La tua mogliettina è qui per darti il benvenuto >>.
<< Dai ... non sfottere! >> sbotto in preda all'agitazione, passando rapidamente in rassegna le mie condizioni nella speranza di non trovarmi troppo ripugnante.
<< Mi spiace, Paparino >> Orso finge di attaccare un altro obiettivo. << Mi sa che ti ha scartato per  Ragazzo. Che vuoi farci? Stai diventando vecchio >>.
<< Oh no! >> la Furia asseconda l'armadio. << E io che speravo di avere ancora una possibilità con lei Adesso dovrò convivere con il rimpianto di non aver colto un'occasione >>.
<< Non fare così >> Orso continua con la scenetta il cui "soggetto" sono chiaramente io. << Pensa al lato positivo! Ho l'impressione che aspetti da molto. Ragazzo sarà cazziato a sangue >>.
<< Sparito il rimpianto >> commenta il Paparino lanciandomi una veloce occhiata mentre se la ride.
<< Andiamo! Non è qui per me >> rispondo imbarazzato, sperando che, invece, abbiano ragione. << Sarà successo qualcosa o si tratta di un caso >>.
<< Mmmmmmh, non credo proprio >> riflette Musashi. << Comunque, mi raccomando: non concentrarti troppo sul seno o potresti ammazzare qualcuno >>.
<< O lei potrebbe ammazzare te >> chiosa Paparino che alza i decibel della sua risata, seguito dagli altri.
<< Finitela! >> ordino ormai rosso come un pomodoro maturo. Saliva azzerata, battiti del cuore in aumento, mi conforto sapendo di aver fatto un bagno questa mattina e di essermi lavato i denti. Lo sfarfallio nello stomaco e un senso di vertigine aumentano man mano che la distanza si accorcia. E - devo proprio ammetterlo - queste sensazioni non hanno niente a che vedere con un attacco d'amore romantico.
<< Perché ridete come scemi? >> ci "saluta" Asuka, ora in piedi, con la solita aria di sufficienza.
<< Anche noi siamo felici di vederti >> risponde Paparino. << Però, non dovresti dimostrarci tutto questo interesse. Qualcuno potrebbe diventare geloso >>.
<< Simpatico! Le vostre imprese hanno fatto notizia, ero solo curiosa di vedere come foste ... >> il suo occhio indugia su di me <<  ridotti >>.
<< Sicuramente meglio di quegli altri >> sentenzia la Furia iniziando a muoversi in direzione del villaggio.
<< Beh >> continuando a fissarmi con un mix di disappunto e curiosità dipinto sul viso, << mi pare che ... Lui le abbia prese per tutti >>.
<< Chiedilo a ... Lui! >> le fa il verso Musashi che, prima di superarmi, mi strattona velocemente la maglia per ... suggerirmi di non seguirli. << In fondo ... Lui ha vinto >>.
Siamo soli a neanche un metro di distanza e l'unica cosa che riesco a fare è vomitare un banalissimo << sono stato fortunato >>, condito con una risata che nella mia mente doveva essere di finta modestia, ma che ritorna alle mie orecchie come stentata e un po' isterica. Mi sembra quasi naturale associare questo momento alle fasi più critiche dello scontro che ho avuto con quel cacciatore, quando ero indietro di un paio di tempi e non ero neanche in grado di pensare alla mossa successiva.
<< Non dovresti >> risponde col consueto piglio << fare affidamento sulla fortuna! Ci vuole ben altro per sopravvivere e tu non possiedi nessuna qualità utile. Finirai solo per farti ammazzare e tornare ridotto così ne è la prova. Dovresti proprio smetterla di comportarti come un  bam ...boccio >>.
Non l'ho fatto apposta ma, mentre mi parlava, i miei occhi si sono concentrati sul ... simbolo della mia salvezza, portandosi dietro tutta l'attenzione e respingendo ogni interesse per quelle parole che in altre circostanze mi avrebbero ferito.
Anche lei se n'è accorta. Non riesce a credere a ciò che vede, sgrana il suo occhio e piega la bocca, sorpresa, come se di colpo fossi diventato un estraneo. Arrossisce in fretta mentre copre il seno incrociando le braccia e puntando lo sguardo su un punto imprecisato sopra la mia testa.
Tuttavia, non si arrabbia, non si allontana ... non dice di niente.
Forzando più del lecito i muscoli del collo riesco a cambiare focus e a incanalare la visuale lungo un tunnel che sfocia su quel volto che per la prima volta da tanto, tanto, tempo riconosco appartenere ad una ragazza. Non importa quante ne abbia passate, quanto sia coraggiosa, quanto questi anni di battaglia l'abbiano indurita; non riesco a scorgere in quella faccia, che adesso irrazionalmente vorrei riempire di baci, niente di quel guerriero che solo due mesi fa mi aveva trascinato fin qui come una palla al piede ... niente a parte la benda.
Ho addirittura l'impressione che sia più bassa di me.
Indietreggia appena di un passo, serrando le labbra che contribuiscono a modellare un broncio davvero grazioso. Un senso di vergogna per il mio atteggiamento e la paura di un'imminente, violenta, reazione mi consigliano di chiuderla lì e di raggiungere i miei fratelli, che mi attendono a una decina di metri. Mi avrebbero lasciato più spazio, ma evidentemente qualcosa non va.
<< C'e il gruppo di Ronin al villaggio? >> domando dopo aver conquistato un paio di metri.
<< Perché me lo chiedi? >> risponde astiosa, muovendosi agitata sul posto con le spalle leggermente in curvate e le braccia stabilmente conserte a protezione della ... visuale. << Credi davvero che mi interessi ciò che fate? >>
Già perché gliel'ho chiesto? La risposta ce l'ho davanti. Non volevo che la conversazione terminasse così e, soprattutto, volevo guardarla ancora. Anzi, a dire il vero, credo di essermi allontanato non per sfuggire ad una sua ipotetica sfuriata, ma per poterla ammirare a figura intera ... da una distanza di maggior sicurezza, certo.
Ci vuole coraggio a chiamare divisa quella tutina attillata.
La Second è sempre più nervosa, prova a girarsi schiena a me, ma finisce per fare retromarcia, scegliendo di mostrarmi un più neutro fianco sinistro, ed evitando rigorosamente di incrociare i miei occhi.
Deve aver fatto la mia stessa considerazione sul suo plugsuit da combattimento.
Osservandola dalla giusta distanza, nel tentativo di alleggerire il suo (e il mio) imbarazzo, provo a cercare dettagli meno compromettenti. E' così che mi salta agli occhi un vistoso rattoppo all'altezza della sua coscia (due mesi fa non c'era). Probabilmente si sarà ferita scontrandosi con un Mark o con un mostro della serie Infinity di cui mi parlò Kaworu. Del resto, con il nuovo Eva operativo, assemblato in tutta fretta mettendo insieme i rottami dello 02 e dello 08, doveva necessariamente tornare in prima linea.  
Sento un brivido percorrermi la schiena al pensiero che un giorno potrei non rivederla più. Mi sono preoccupato così tanto per la mia incolumità che non ho mai pensato alla sua. La pochezza e i difetti che attribuivo a me stesso mi portavano (anche prima di farla a pezzi con lo 01) a vedere in Asuka un'eroina invincibile, una combattente sicura, abile, in grado di affrontare ogni battaglia e di uscirne sempre illesa.
Ma adesso che la distanza tra me e quel mito si riduce e la cicatrice sotto forma di rammendo fa da specchio alle mie ferite, mi accorgo che anche Asuka condivide con me lo stesso destino: anche lei domani potrebbe morire. Perché quattordici anni fa non riuscivo a capirlo? Perché non mi interessava?
<< Come va la gamba? >> domando.
<< La smetti di fissarmi !? >> mi abbaia contro incassando la testa nelle spalle come una tartaruga che cerca di rientrare nel guscio.
<< Scusami! Non volevo metterti a disagio, ma ho notato quella ricucitura sulla gamba. E visto che prima non c'era ... >>.
<< Preoccupati di te, piuttosto! >> taglia corto con uno scatto sdegnato del viso che mi consente di ammirarne meglio il profilo.
<< Pensavo ... pensavo solo che devi aver corso dei rischi. Insomma chissà contro chi o cosa hai combattuto >>.
<< Le nostre operazioni non ti riguardano! E inoltre ... >> contrattacca rabbiosa neanche l'avessi insultata, << ... non ho bisogno della compassione di uno come te >>.
Mi ricorda qualcosa, ma non mi va di scoprilo adesso. Mi limito a spiegare: << volevo solo dirti >>  stronza, << ... che sono felice che tu sia qui. Solo questo >>.
La mia risposta deve averla colta di sorpresa. E' solo un attimo perché subito si ricompone. << ... Comunque ti conviene fare attenzione! >> mi dice quando, ormai rassegnato e con la bandiera bianca in mano, faccio per girarmi. <<  La vostra impresa ha infastidito più di qualcuno. D'ora in poi sarà tutto diverso per voi >>.
<< Grazie per .... Asuka >> riprendo a fissarla ... esclusivamente negli occhi, << se in un combattimento dovessi avere la peggio ... se dovessi perdere, tu ... come ... cosa penseresti ... di me? >>
Sussultando come se avesse sentito un colpo di pistola, fugge nuovamente i miei occhi dopo averli sostenuti con il suo mentre tentavo di formulare la domanda; contrae i muscoli del viso per recuperare a forza la brevettata espressione da scazzata indifferente. Di nuovo proiettata, almeno in apparenza, nel vuoto preme il tasto "play" della segreteria telefonica per snocciolarmi le solite frasi: << ... Sicuramente non ne sarei sorpresa. Te l'ho già detto, non sei tagliato per fare l'eroe. Dovresti mollare questo ... gioco! Tornare con noi, dopo quello che è successo, potrebbe essere la tua unica possibilità di sopravvivere. L'avrai capito anche tu >>, inquadrandomi con la coda dell'occhio e le sopracciglia alzate << che i tuoi "amici" ti lascerebbero andare se lo volessi >>.
<< E' vero! >> le rispondo vincendo la paura di deluderla. << Ma ... non voglio >>. La mia domanda mirava a ben altro, ma adesso ho capito.
<< Cosa credi di dimostrare? Che sei diventato coraggioso? Non dovresti ... sopravvalutarti. Resti pur sempre ... >>.
<< ... Un bamboccio! >> la interrompo. << Di cosa hai paura: di sbagliarti o che io muoia? >>
<< Io non mi sbaglio! >> mi ringhia liberando le braccia che ora sono stese verso il basso e terminano in due pugni serrati. << E comunque di te non me ne frega niente! >>
Dovrei sentirmi offeso o rifiutato, ma quest'ultima piega del discorso ha congelato le mie emozioni, a parte una rabbia un po' infantile che mi spinge a tenere il punto. << Se non te ne frega niente >> le dico rispecchiando senza volerlo la sua postura, << allora non darmi consigli. Non tornerò da voi! >>
 

Non tornerò da te! Non così, non a queste condizioni.
Non è per questo che sono di nuovo qui.

 
<< Già, sei convinto di aver trovato la tua casa >> mi risponde con una punta di amarezza nella voce dopo aver contrastato un moto di sorpresa suscitato dalla mia reazione. << Come al solito fai sempre la scelta sbagliata >> commenta prima di incamminarsi verso la discesa con la sua inconfondibile andatura fiera. L'unica nota stonata è il capo leggermente chinato in avanti come se guardasse a terra.
<< Abbi cura di te! >> sibilo a bassa voce guardandola allontanarsi. Non so se abbia ragione, non so dire se la mia scelta sia giusta; anzi, ad essere sinceri, non so neanche se ho davvero preso una decisione. Ma due cose le ho capite: primo, ho permesso a tutti di decidere per me e al posto mio cosa fosse giusto e cosa sbagliato, sentendomi poi puntualmente in colpa perché, accettando una visione facevo torto alle altre. Anche quando ho creduto di sceglier per conto mio ho delegato ogni potere alle mie paure o al mio egoismo, provando poi a scaricare sugli altri la responsabilità per gli eventi che io avevo provocato. Questa volta, però, accetto già da ora ciò che sarà di me. Non importa se a spingermi tra i cacciatori sia una chiara consapevolezza o il bisogno di casa ... non tornerò indietro. Non voglio più essere lo Shinji che sono stato.
 

E la seconda?

 
E' un vero peccato che a quel corpo sia attaccata proprio lei!
 

E questa da dove diavolo ti è uscita?

 
Non lo so ... Forse me l'hai suggerita ... una volta; o forse sto davvero cambiando.
 
Raggiungo i miei fratelli che probabilmente si erano preparati a lanciarmi qualche frecciata prima di desistere. Credo che la mia faccia sia troppo trasparente.
Nonostante le sue parole, so che lei non mi getterebbe via come un rifiuto, non si farebbe condizionare dalle mie fortune,  perché lei non è ... l'Asuka dei miei sogni, quel seno, l'ho capito osservandolo (ammirandolo), non era il suo. Ma allora di chi? Possibile che ci sia un'altra Asuka? Shikinami, come me, ha un altro passato? Cosa siamo io e lei?  "Non ho bisogno della compassione di uno come te": quelle parole non sono sue perché non le appartengono e perché ... hanno fatto male all'altro me. Purtroppo, i suoi sentimenti sono anche i miei.
<< Non dovresti pensare troppo al passato >> mi rimprovera la Furia, << o ti perderai il bello del presente >>.
<< Non c'è nessun presente >>, rispondo ancora sovrappensiero.
<< Sarà ... ma è la seconda volta utile, da quando ti ha salvato, che cerca di incontrarti >> replica. << Forse dovresti tenerne conto, sempre che sia quello che vuoi >>.
<< Non c'è mai stato niente di speciale tra noi e dopo quattordici anni non vedo perché dovrebbe esser cambiato qualcosa >>.
<< Beh magari aveva una cotta per te >> prova a teorizzare Orso.
<< Ma smettila! >> risponde Musashi. << Non ho mai sentito di una cotta che dura così a lungo. Ci vuole un sentimento più forte e strutturato >>.
<< O qualcosa di profondamente irrisolto >> commenta la Furia che sembra aver interpretato i miei timori.
<< E appunto non c'è mai stato niente di tutto questo >> provo a uscirne. << Almeno da parte mia ... forse >>.
Perché avrebbe dovuto provare qualcosa per me?
 

Piuttosto, perché proprio ora provi qualcosa?

 
<< Non fa una piega >> mi dice il Paparino. << Peccato che sul tuo passato tu non abbia poi questo gran controllo.... Magari un giorno ci dirai a chi realmente appartenevano le tette che hai visto >>.
<< Si, ma nel frattempo >> consiglia il Biondo con fare ammiccante punzecchiandomi con il gomito, << goditi quelle che hai davanti! Però ... forse è il caso che impari a controllarti. Insomma ti sei comportato un po' da pervertito >>.
<< E' vero! >> le sue parole richiamano immagini che mi ... distraggono dal gusto amaro dei miei pensieri. << E' stato ... più forte di me. Non me l'aspettavo >>.
<< A quanto pare neanche lei >>  commenta sarcastico Orso.
 
Poco prima di uscire dal boschetto che separa il villaggio dal lago, Paparino attiva il suo occhio: <<  riesci a stare senza il tutore al braccio? >> mi chiede.
"Addio pace", penso.
<< Ci riuscirò! >> rispondo liberandomi a fatica dall'anello di stoffa improvvisato.
Giunti all'altezza della locanda, sulla strada principale, vediamo muoversi un ventina di cacciatori in direzione del ponte. Ci fermiamo per lasciarli passare.
Sono i nostri rivali che senza emettere fiato ci sfilano davanti mostrando volti tesi e minacciosi. A parte Ronin e i suo rampollo che alla testa del gruppo ci trafiggono con sguardi carichi di rancore e frustrazione, gli altri ci superano come se non potessero vederci.
Osservo Tasoichi, il ragazzo che un giorno dovrò affrontare. Sarà la sicurezza che mi infondono i miei guardiani, saranno le prove e gli allenamenti di questi due mesi, saranno le botte che ho preso e la consapevolezza che non sono fatto di vetro, ma non mi sembra più così inquietante. Sostengo il suo sguardo di sfida senza troppa emozione, mentre un'ondata di coraggio - che finalmente riesco a sentire come "mio" - mi porta quasi a desiderare che arrivi presto quel giorno. Per fortuna c'è ancora tempo.
Quando la processione finalmente si allontana e con lei il mio nemico, noto che Furia Buia sta guardando alla sua sinistra. Il suo modo inconfondibile di accarezzare il manico del coltello mi fa capire che sta cercando di tenere a freno la "furia" che lo ha reso famigerato .
Seguo la direzione su cui sta puntando e scorgo .... lui: Kuchinawa sull'altro lato della strada a pochi passi dalla zona neutra che separa il villaggio dal territorio di esclusiva pertinenza della Wille; ci studia ostentando sicurezza dietro le sue braccia incrociate e coperto ai lati dai fucili di una manciata di uomini in divisa. Indugia un po', forse per provocarci o per dimostrare che non ha paura di noi, prima di fare un cenno e di guadagnare la via per l'astronave.
Neanche io posso controllare un moto di rabbia al ricordo del pestaggio con cui mi aveva dato il benvenuto; mi piacerebbe restituirgli il favore.
Uno schiaffo dietro la nuca mi distoglie dalle fantasticherie sulla vendetta. << Non ti montare la testa! >> mi fa Orso portando poi la mano sulla mia spalla per consigliarmi di non restare impalato. << Solo perché hai tirato qualche pugno non vuol dire che puoi aspirare al campionato del mondo. Devi essere paziente! >>
<< A quanto pare >> Musashi si rivolge al Paparino, << non si preoccupano più neanche di salvare le apparenze. E' davvero squallido ... persino per Ronin >>.
<< Già! >> risponde il ciclope. << Mi pare una chiara conferma che c'erano loro dietro quella trappola >>.
<< Chissà da quanto la stavano progettando?! >>
<< A questo punto non è importante. Ciò che conta è che li abbiamo fatto andare di traverso il boccone >>.
<< Certo >> interviene Orso, << che le cose stanno precipitando rapidamente >>.
<< Così sembra >> taglia corto la Furia. << ... Dai, raggiungiamo l'infermeria! Tu e il ragazzo dovete farvi visitare >>.
 
Non vedo l'ora di rimettere il braccio a riposo, ma tra me e un controllo decente (altro che lo scanner ambulante di Furia Buia e le mie due Florence Nightingale improvvisate) proprio all'ultimo ci si mette Orso che si rifiuta di entrare quando sente  la voce di Sakura. Ad un passo dalla porta, imbalsamato come un gigantesco trofeo di caccia, l'armadio con la sua mole ci fa da tappo: inutile spingerlo, tirarlo o spostarlo.
<< Ma come fai a paralizzarti quando c'è lei, maledetto bestione? >> Musashi sforza le parole esattamente come i muscoli delle braccia.
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, e a cui non ho partecipato per timore di essere investito da una carica improvvisa del bisonte spaventato (adducendo, però, come scusa le mie pessime condizioni fisiche), finalmente il Paparino decide che si è rotto di ammazzarsi la salute e per giunta davanti al pubblico che si ammassa nei pressi dell'infermeria per gustarsi la scena. E là dove la forza fisica aveva fallito, ci pensa una murata di at field a scaraventare il plantigrado all'interno del locale.
Sakura e Ayanami assistono interdette, ma senza scomporsi, all'entrata spettacolare di Orso, ora riverso a faccia in giù su quel che resta della porta.
<< Accidenti a te! >> sbraita ansimante il Paparino. << Che razza di figura ci fai fare? >>
<< Ma che è successo? >> domanda, serafica, il dottore.
<< Tu che ci fai qui? >> rilancia la Furia.
<< Anch'io sono felice di vederti >> di rimando la dottoressa che con un sorriso smonta immediatamente la ruvidezza del Paparino.
<< Vi stavamo aspettando >> non ci eravamo accorti della gatta che si mostra avanzando di qualche passo verso di noi con la sua andatura dinoccolata e leggera.  << Ci sembrava giusto accogliere ... >>, sorridendo con fare malizioso a Musashi.
<< Shinji! >> esclama Sakura interrompendo il pilota quattrocchi, correndomi incontro dopo avermi inquadrato poco più indietro. << Sei ridotto proprio male. Vieni! >> prendendomi per mano. << Ti visito subito >>.
<< ... Quante storie! >> sibila infastidita Mari. << Insomma, quando siamo ritornati tre giorni fa, abbiamo saputo del vostro ... incidente. Così abbiamo tenuto d'occhio i vostri spostamenti e anche i parametri vitali ... per sicurezza >>.
<< E' un po'inquietante! >> commenta Furia Buia.
<< Nooo, in certi casi la prudenza non è mai troppa >> replica.<< Comunque, quando ci siamo resi conto che stavate arrivando, il colonnello ha ordinato a Suzuhara di unirsi alla piccola Ayanami per fornirvi assistenza. A quanto pare alcuni di voi ... ne avevano proprio bisogno >>.
Devo ammettere di essere contento che la signorina Misato abbia pensato anche a me ... spero; ma sono ancor più felice di rivedere Sakura, l'unica tra le persone che gravitano nell'orbita Angeli-Eva la cui presenza mi trasmette sicurezza e calore. Ho l'impressione che sia stato sempre così. Con quella divisa, i capelli lunghi e lisci e quell'incarnato così pallido non assomiglia molto alla Sakura del mio passato. Mi chiedo se anche lei ricordi qualcosa; e, siccome con Asuka ho preferito trattenermi ...
<< Sakura, ti capita mai >> le domando mentre scioglie le bende che avvolgevano il braccio << di ricordare qualcosa di insolito, qualcosa che di regola non dovresti ricordare perché non ne hai mai fatto esperienza, o di avere come dei dejà vu? >>
<< Perché ti è successo spesso in questi giorni? >>
<< Si, perché? >>
<< Allora dopo controllerò l'entità del trauma cranico >>.
<< No, no! >> mi affretto a spiegare. << Mi è accaduto anche prima di combattere >>.
<< Ma che razza di addestramento gli avete fatto fare? >> urla inferocita contro i cacciatori. << Credete che basti picchiare qualcuno per renderlo più forte? Dovrei analizzare il vostro di cervello >>.
<< No, c'è un equivoco! >> prova a chiarire Musashi, mani in alto come a voler dire: "io non c'entro nulla". << Il fatto è che ... >>.
<< ...Straparla!  Il combattimento è stato più duro del previsto >> Furia Buia scippa la parola al Biondo rispondendo con voce calma. << Per il resto, in precedenza Ragazzo aveva solo fatto qualche brutto sogno, ma è normale data la tensione di quei giorni >>.
<< Già, il combattimento >> riprende Mari anticipando il secondo attacco di Sakura.  << Abbiamo saputo che il ca .... >>.
 

Se mi chiami ancora una volta cagnolino giuro che  ti sparo!

 
<< ... Il ... ragazzo >> recupera forse intuendo l'esatta formulazione del mio pensiero << è riuscito addirittura a vincere, anche se era ridotto male. Se foste arrivati prima avreste trovato la principessa, ma poi si è stancata di aspettare. Sapete com'è fatta, non è un tipo paziente! Deve essere tornata a ... >> fissandomi ancora << casa >>.
<< Abbiamo cambiato strada >> le risponde il Paparino con una punta di fastidio nella voce. << Piuttosto, spero che la notizia non vi abbia fatto esultare troppo >>.
<< A dire il vero >> ribatte Mari, << in molti sono rimasti delusi, anche perché avevano scommesso contro di lui ... e contro di voi >>.
<< Immagino! >> risponde sorridendo sornione il Biondo prima di continuare con un fulmineo e imprevisto: << anche Orso aveva scommesso contro Ragazzo >>.
<< Ma che ca ... >> prova a replicare il cacciatore a due ante prima di essere colto da un attacco di afasia dopo aver incrociato lo sguardo del dottore.
<< Che c'è fratellone >> ne approfitta il Biondo, << vuoi dire qualcosa alla dottoressa? Hai bisogno di cure anche tu? >>
<< Perché cosa ti è successo? >> domanda Sakura.
Il povero scimmione con la sua timidezza cronica rinforza la mia autostima. Altro che "sono stato fortunato!". Scommetto che i fonemi sconnessi che escono da quella faccia visibilmente in preda al panico non potrebbero essere tradotti neanche con una macchina in grado di leggere nel pensiero.
<< Tranquilla, conosco il linguaggio dei sordomuti >> insiste il buon feroce Musashi. << Dice che ha una brutta ferita alla gamba che ha, peraltro, fasciato malamente come il braccio di Ragazzo. Vuole che ti sbrighi perché non ha tempo da perdere >>.
<< Fatelo stendere su uno dei lettini! Appena finisco con Shinji controllerò la sua gamba >> risponde, nuovamente concentrata su di me, Sakura che evidentemente non aveva intenzione di dar troppo peso alla scenetta, perdendosi così la poderosa mazzata che Orso abbatte sulla spalla del Biondo.
<< Che c'è ancora? >> chiede seccata il dottore reagendo al mugolio di Musashi.
<< Nie... niente! >> risponde. << Orso voleva ringraziarmi. Non è vero omone? >>
<< E finiiiitela! >> sbotta il Paparino coprendosi il viso con una mano. << Non è il momento >>.
<< Sei sempre noioso! >> sbuffa la gatta guardando il Paparino. << E adesso che i vostri rivali se ne sono andati  pur di non darvi il benvenuto, so che mi annoierò ancora di più. Ho voglia di passare il mio tempo con persone divertenti >>.
<< Allora, sei nel posto sbagliato >> risponde il Biondo intento a massaggiarsi. <<  Ragazzo e Orso sono feriti e Paparino è sempre stato noioso >>.
<< E tu? >>  domanda  Mari il cui timbro tradisce un malizioso entusiasmo.
<< Io non sono né ferito, né noioso. E visto che non siamo medici ... >>.
<< Hai ragione! >> lo anticipa Mari raggiungendolo con il suo passo leggero per poi superarlo strisciando l'indice sul suo petto. << Non dovremmo restare qui. Così potremo parlare di cose interessanti >>.
<< Arrivo subito! >> di rimando il Biondo che, afferrata per un breve istante la mano della gatta, ne solletica il palmo prima di lasciarla scivolar via.
Dopo aver ammirato tutti e quattro (si, anche io, sebbene con più discrezione data la vicinanza di Sakura), senza ritegno e con molta attenzione  le ondulazioni ... della schiena felina fin quando visibili, Paparino afferra il braccio del Biondo già pronto ai nastri di partenza. << Mi raccomando alla ... "chiacchierata"! >> dice. << Non dimenticare niente, ma ... >>.
<< ... Si, niente ricordi e niente "abilità" >> lo rassicura sotto voce Musashi prima di raggiungere Mari.
 
<< O lui era troppo forte o tu ... devi diventarlo >> sbuffa Sakura dopo aver tagliato in due la maglia per verificare lo stato delle mie costole. Mi squadra il petto e l'addome con l'aria di chi si chiede: << e ora, da dove comincio? >>
<< Ti ha ridotto proprio male! >> sbotta preoccupata. << Mi date una mano a sistemarlo su un letto? >>
<< Posso farcela da solo! >> protesta il mio orgoglio che mi fa scattare in piedi costringendomi, però, ad una forzata apnea. Ho già detto che questo dolore è sopportabile, non che non possa essere in alcuni momenti lancinante.
<< D'accordo, d'accordo >> esclama Sakura che, dopo una breve esitazione, mi sorride allungando una mano per accarezzarmi in viso; ma rinuncia dopo essere arrossita, come se si fosse accorta di aver assecondato un impulso di cui non riusciva a cogliere le ragioni. Sceglie, quindi, di passare leggere le dita affusolate sul mio braccio sano. << Sembri più alto >> commenta guardandomi le labbra.
 
<< Avrò bisogno di portare qui alcune attrezzature >> afferma il dottore dopo aver passato ripidamente in rassegna la strumentazione presente nell'infermeria. << Non credevo fosse necessario >>.
<< Non vuoi portarlo ... a casa? >> domanda serio la Furia caricando sull'ultima parola.
<< Sta cambiando tutto >> risponde con la stessa inflessione Sakura che prende a fissare il monocolo con aria preoccupata.
<< Quindi, sono stati in troppi >> replica il Paparino << a scommettere contro di noi >>.
<< Ciò che conta >> ribatte Suzuhara << è che il signor Kaji, il colonnello e io abbiamo scommesso su di voi e su Shinji.  E, dopo quanto accaduto, altri seguiranno. Spero davvero che il vostro amico abbia qualcosa di interessante da dire a Makinami >>.
<< Mi pare di capire che confermerà solo ciò che sapete già >> conferma Furia Buia.
<< Ad eccezione dei "ricordi" e delle "abilità", vero? ... Per il momento >> torna a guardare me, << non dirò niente anche perché ... tutta questa storia non piace >>.
Lo so che non si parla di sesso o di amabili conversazioni e mi è chiaro anche che dietro la parola "scommessa" si cela qualcosa di oscuro e pericoloso, ma non comprendo il contesto. Muovendomi a tentoni nel buio della mia ignoranza posso solo provare a seguire la scia delle parole. << Asuka >> chiedo, << su chi ha scommesso? >>
<< E' vero >> mi dà man forte il Paparino, << la ragazza vuole farlo rientrare nella balena >>.
<< Il comandante Shikinami ... >> Sakura cerca le parole << credo non abbia ancora deciso se scommettere ... Ayanami, per favore, medica la gamba di Orso e pratica altri impacchi di lcl sulle ecchimosi di Shinji! Io torno presto >>.
<< Abbiamo pochi sintetici >> risponde la violetta che fino ad allora aveva assistito rigorosamente in modalità off .
<< Ti farò avere il necessario! >> risponde Sakura. << Intanto ... con loro puoi usare la formula base. Tanto per quella potete contare >> lanciando un occhiata al ciclope << sulle vostre scorte >>.
 
<< Mi piacerebbe sapere di cosa avete parlato >> dico rivolgendomi al Paparino quando siamo al riparo da orecchi indiscreti - mi dispiace dirlo, ma ancora non riesco a rendermi conto di Ayanami.
<< E' in corso una lotta di potere all'interno della Wille >> mi spiega senza fare, stranamente, troppi complimenti.
<< Questo l'avevo capito, ma noi cosa c'entriamo e soprattutto qual è il mio ruolo? >>
<< Ti prometto >> mi fa la Furia << che le tue domande avranno una risposta, ma non adesso, non sei ancora pronto. Per il momento, cerca di avere fiducia in noi >>.
 

E su chi altro potrei riporla?

 
<< ... Se non altro >> mi sforzo di accontentarmi, << mi pare di capire che il signor Kaji e la signorina Misato sono dalla nostra (mia) parte. E' già qualcosa >>.
<< E' vero! >> risponde Furia Buia senza guardarmi.
<< Per ora >> mi gela Orso di nuovo in sé.
 
 

*****

 
 
A me e a Orso, tutto sommato, è andata bene. Le nostre condizioni non richiedono necessariamente un ricovero "ospedaliero"; possiamo muoverci liberamente per il villaggio, sebbene sia sufficiente affacciarsi dalla finestra dell'infermeria per averlo quasi interamente sott'occhio. Non dobbiamo seguire alcuna dieta (per fortuna di Orso), ma ovviamente niente alcool (per sfortuna di Orso), e, soprattutto niente sforzi (per la gioia di entrambi). Quanto a me, dopo settimane di estenuanti allenamenti, l'ultima prescrizione suona come la campanella di scuola che sancisce l'inizio delle vacanze. Per alcuni giorni, tuttavia, resteremo sotto ... relativa osservazione; quindi dormiremo nei letti dell'infermeria, vigilati prevalentemente da Ayanami, che pare, come l'altra, aver scoperto il piacere della lettura e ora divora testi di medicina, e protetti dal sistema di sicurezza targato Matsuda.
Pertanto, niente conta o turni per stabilire chi dorme per terra e chi su un materasso.
Quando Sakura ha elencato le "ferree" prescrizioni a cui avremmo dovuto attenerci per un attimo ho pensato di aver vinto alla lotteria o di essere finito in paradiso. Non mi chiedo come sia possibile che basti così poco per essere felici; quello che mi chiedo è perché prima niente mi rendesse così felice: le cene con Asuka e la signorina Misato, le prime uscite con i miei compagni di scuola, le pulizie e i bento che preparavo ogni giorno praticamente per tutti, l'acqua calda nella vasca.
Erano tutte perle preziose e io ci passavo davanti perché mi sembravano troppo piccole e inutili perché valesse la pena raccoglierle. Io raccattavo solo biglie senza valore, come i complimenti da rinforzo positivo di mio padre, illudendomi che fosse pezzi di diamante.
Evidentemente non sono l'unico a gioire per così poco, perché anche il bestione ha iniziato a gongolare come un paffuto bambino viziato quando, uscita dai radar la causa della sua afasia, gli ho ri-spiegato i comandamenti.
Persino il villaggio ha tratto vantaggio dalle nostre ferite, perché Sakura ha dotato l'infermeria di strumentazioni e scorte di medicinali adatte a garantire un'assistenza medica decente. Ufficialmente la Wille le ha sistemate lì temporaneamente su disposizione d'urgenza dell'ufficiale medico (cioè Sakura) per provvedere alle nostre cure; ma fino ad allora saranno a disposizione di tutti. E poiché, in mancanza di ordini sempre dell'ufficiale medico, nessuno può rimuoverle o disporne a piacimento, neanche Kuchinawa e la sua squadra di sicurezza, probabilmente la qualità della vita degli abitanti migliorerà sensibilmente.
Mettendo insieme i tasselli a mia disposizione ho capito che non si è trattato solo di un'iniziativa di Suzuhara junior. Chi scommette su di noi ha voluto lanciare un messaggio, dichiarando di essere dalla nostra parte, come già il loro addetto alla milizia aveva fatto con il gruppo rivale. Quello che non capisco è ...
<< ... Perché adesso? >> domando al Paparino seduto alla mia sinistra al suo solito posto sul lato corto del bancone.
<< Perché adesso >> mi spiega << devono schierarsi, anche se ancora non proprio apertamente. Che kuchinawa stia organizzando una sorta di colpo di stato all'interno della Wille è cosa ormai risaputa, proprio come i suoi tentativi di portare i rapporti di forza a suo favore facendo accordi con alcuni signori della guerra, tra cui Ronin. Per questo un mese fa ci siamo recati in quel villaggio, per costringerli ad uscire allo scoperto >>.
<< Quindi >> dico, << in pratica cadere in trappola era il ... nostro ... modo di tenderli una trappola >>.
<< Un po' macchinoso, certo, ma è proprio così. Inoltre, la vittoria che abbiamo riportato ha sensibilmente modificato gli equilibri in gioco, non solo perché i nostri rivali hanno subito perdite pesanti, ma perché abbiamo ulteriormente dimostrato la nostra forza. Molte altre bande, infatti, probabilmente avranno timore di prendere una posizione, proprio per non doverci affrontare o in attesa di capire come si svilupperà la situazione. La percezione delle forza, in guerra, è importante quanto la forza stessa ... Se non di più >>.
<< La Wille non farebbe prima a usare gli Eva o quel che ne è rimasto per spazzarli via? >>
<< Beh, intanto, il "quel che ne è rimasto" è uno dei motivi per cui Kaji non può spingersi a tanto. E poi, una guerra apertamente dichiarata e combattuta renderebbe la Wille ancora più debole, a tutto vantaggio di tuo padre. Neanche Kuchinawa oserebbe attuare il suo piano con la Nerv ancora in vita, anche perché gli mancherebbe l'indispensabile apporto dei due piloti >>.
<< Mi stai dicendo >> chiedo sorpreso << che siamo degli agenti segreti della Wille travestiti da cacciatori? >>
<< Sei fuori strada! >> risponde trattenendo una smorfia di disgusto. << In questo momento abbiamo solo dei nemici in comune e una visione del mondo abbastanza simile da permetterci di collaborare. Cosa credi, che i rifornimenti all'infermeria siano un dono? In questo modo Kaji può puntellare la sua posizione mentre rafforza la nostra facendo sapere a chi sa combattere che è dalla nostra parte e creandoci con i civili un "cuscinetto" di sostenitori. Anche perché gli abitanti del villaggio e delle zone più vicine penseranno di dover ringraziare noi per questa concessione >>.
<< Da come ne parli >> ribatto deluso, << allora sembra che siamo un ... investimento >>, per non dire che ci stanno usando.
<< E il migliore, o forse è meglio dire l'unico, che Kaji & Co. possano curare >>.
<< Non pensavo che Kaji, la signorina Misato, non pensavo che Sakura facessero simili calcoli. Credevo ... >>.
<< Sono convinto >> prova a confortarmi il Paparino << che il dottore ci tenga a te. Forse anche Misato anche se non la conosco bene. Conosco, invece, Kaji perché è con lui che ho sempre avuto a che fare, direttamente e per il tramite di Makinami ... >>.
<< Quindi l'incontro tra Musashi e Mari non era finalizzato ... >>.
<< ... Solo a quello  >> mi anticipa, << esatto! ... Anche se quei due amano unire l'utile al dilettevole. E come darli torto? >> strizzandomi l'occhio. << ... Non invidio Kaji, ha molte responsabilità. Ma per me resta solo il nemico dei miei nemici. E immagino che lui mi veda allo stesso modo >>.
<< Mi dirai un giorno qual è il vostro piano su di me, visto che è evidente che anche Kaji è d'accordo avendo approvato la vostra decisione di prendermi con voi? >>
<< Un giorno, forse, ma potremo parlarti solo del nostro piano, sempre che tu voglia o possa farne parte... Insomma ne hai di prove da affrontare ancora >>.
<< Perché alla Wille hanno un piano diverso per me?>>
<< Non lo so. E comunque i piani cambiano, tutto cambia. Tra un anno chissà cosa accadrà! Tu impegnati a restare vivo, così potrai scoprirlo! >>
<< Posso chiederti una cosa? >> insisto perché ho bisogno di togliermi questo dubbio.
<< Si, ma poi rilassati, per favore! Dobbiamo festeggiare >>.
<< Farmi combattere, allora, era ... >> mi sforzo di formulare la domanda senza lasciar trasparire dalla mia voce o dalla mia espressione il senso di frustrazione che le parole del Paparino mi avevano scatenato << il pretesto per farli uscire allo scoperto e dimostrare la forza di questo gruppo? >>
<< Ancora con la paura di essere usato, vero? >> sospira Furia Buia. << Ti mentirei se ti dicessi di no, ma direi solo parte della verità se ti dicessi soltanto di si. Come ti ho spiegato, quell'esperienza andava fatta. Quali che siano le tue scelte, in futuro dovrai essere preparato a combattere più duramente di quanto tu non abbia fatto finora. Anche contro di noi se sarà necessario >>.
<< Ma io non voglio combattere contro di voi >>.
<< Meglio così! >> sorride il Paparino.
<< Avete finito di confessarvi? >> interviene Orso in fremente attesa che Mami appaia con la cena.
 
In sala non c'è neanche l'ombra del gruppo di Ronin, né dei soldati della Wille. Hanno disertato in massa forse per far capire, con l'interruzione delle relazioni diplomatiche,  che le ostilità stanno per iniziare o forse  perché, ancora sotto shock a causa della nostra capacità di "risposta", hanno bisogno di raccogliere le idee. Personalmente non posso che essere grato a quegli stronzi per la loro assenza, e neanche Mami ha di che lamentarsi. La locanda non è affatto vuota; anzi, ci sono tante facce nuove.
Alcuni sono cacciatori anche non ne riconosco praticamente nessuno. Devono essere nostri "amici" dei paesi vicini, spinti a raggiungerci forse dalla curiosità di ammirare dal vivo gli autori dell'impresa o forse per dichiarare la propria scelta di campo. Non costituiscono, di certo, una minaccia perché Matsuda, il nostro stratega,  è seduto al fianco di Orso di fronte all'imponente specchio e sembra rilassato.
Ci sono anche gli abitanti del villaggio che finalmente hanno avuto la possibilità di trovare posto e si sentono abbastanza sicuri da accomodarsi con le famiglie al seguito. Non avevo mai visto tante donne nel locale di Mami e ci sono anche dei bambini. Persino Furia Buia può concedersi un po' di relax e disattivare la protezione.
Ci ha da poco raggiunti Kosuke che, superando lo scranno preferito, lentamente e claudicante come se avesse una gamba più corta, si accomoda anch'egli sul lato lungo del bancone con l'aria distesa di chi per una volta non deve tenere tutto sotto controllo.
Quando l'oste ci raggiunge fissiamo le pietanze che ci mostra con la venerazione di una comitiva di bambini in un negozio di dolci: okonomiyaki di maiale, sashimi di carne brasata (probabilmente pollo), onigiri assortiti e zuppa di miso e, per i palati meno attenti alla presentazione sperlunghe piene di spiedini di carne mista e altri non meglio identificabili volatili arrosto. Credevo che dietro la porta da cui è sbucata il donnone vigesse la regola "qui si cucina tutto con tutto e dentro tutto!", forse nella stessa pentola.
<< Ma che, siamo morti? >> do voce al brontolio del mio stomaco eccitato dalle immagini ricevute dal cervello.
<< Non è da escludere! >> risponde distratto e con l'acquolina il Paparino, che sembra in procinto di scansionare col suo occhio ogni singolo boccone di quel ben di dio.
<< Da quando sai cucinare in questo modo? >> domanda Orso che per primo allunga le mani.
<< Non ti sei mai lamentato finora! >> di rimando Mami schiaffeggiandola rumorosamente. << E poi oggi, finalmente, ho dei clienti che possono apprezzare le mie doti >>.
<< Noi le abbiamo sempre apprezzate >> ribatte il bestione cercando di acquisire punti - benevolenza.
<< Non mi riferivo a voi >> lo rimprovera l'oste. << Se non cuocessi la carne sareste capaci di mangiarla cruda. Mi riferivo a loro >> indicando i "civili" che, ancora guardinghi, ammirano timidamente l'interno del locale come fosse la prima volta. Sarei davvero felice se un giorno scoprissi che il nostro compito è proprio quello di proteggere persone come loro e far sì che anch'esse possano godere di questi piccoli piaceri. Se me l'avessero detto quattordici anni fa o, meglio, se i miei occhi avessero potuto e saputo e voluto vedere tutto questo, sarei salito più volentieri sullo 01 e chissà, forse ...
<< Devo essere morto! >> esclama raggiante anche Musashi che, appena entrato nel locale ancora alle prese con una specie di paresi che ne aveva immortalato la faccia sorridente, si era precipitato per raggiungere il suo posto dopo aver notato la qualità, la qualità e la densità delle pietanze sui tavoli.
<< Purtroppo no! >> sbuffa Orso che in cuor suo sperava di accaparrarsi la parte del Biondo.
<< Ce ne hai messo di tempo! >> lo pungola Kosuke.
<< Eh si >> risponde, << è stata una luuuunga chiacchierata. Ho dovuto ripetere più volte gli stessi concetti per essere sicuro che fossero stati adeguatamente compresi >>.
<< O forse >> ribatte Orso, << la tua dialettica ha fatto cilecca >>.
<< Lo sai >> sorride Musashi dopo aver costretto il bestione a scartare con lo sgabello per lasciargli spazio << che non ci sarebbe gusto a risponderti su questo punto, caro il mio timido omone .... Comunque ho detto solo il necessario >> assicura rispondendo alla silenziosa domanda di Paparino e  facendo morire nella gola di Orso la replica chiaramente pensata con un secondo di ritardo. 
<< Makinami non viene? >> chiedo con finta noncuranza tacendo la vera domanda.
<< No, aveva altro da fare >> >> mi informa il Biondo che, avvicinandosi continua sussurrando con aria furba: << per esempio, riposare >>.
<< Ah ... ok! >> commento apatico per non mostrare delusione.
<< E' vero! >> interviene Mami poggiando sul bancone vino e sakè e non quegli intrugli disgorganti che ci appioppava di solito. << Credevo che i due piloti sarebbero stati dei nostri >>.
<< No >> risponde il Biondo, << lo sai che la principessa ciclope non si muove senza la sua collega. Il rapporto tra quelle due è piuttosto sospetto. Anche se la rossa probabilmente non sarebbe venuta comunque >>.
<< Come mai? >> Mami mi frega sul tempo.
<< Perché >> fa il Biondo incenerendomi con la coda dell'occhio << ha detto che non sopporta, testuali parole, "gli sguardi lascivi di quei pervertiti" >>.
Che palle, penso, un metro guadagnato e un chilometro perso!
<< Dove avevi tutte queste bottiglie? >> chiede Matsuda. << Non  è possibile che non ne sapessi niente >>.
<< Era la mia scorta segreta >> risponde la donna. << Volevo usarla per occasioni come questa >>.
<< Come ho fatto a non accorgermene!? >> lo stratega si interroga sfiduciato sulle ragioni di quella singolare toppata.
<< Perché non guardavi nella mia borsa >>. Dalla cucina emerge, portando altre bottiglie, il mentore dei miei tre istruttori che saltano sulla sedia alla vista del vecchio come se si fossero imbattuti in uno spettro.
<< Allora sei risorto! >> commenta Orso che rinuncia addirittura ad addentare una fetta di maiale. << Credevo ti fossi seppellito nel tuo appartamento >>.
<< No >> sorride il vecchio. << Evitavo solo di vedere le vostre brutte facce >>.
<< A proposito di brutte facce >> interviene Paparino con un chiaramente falso distacco. << Come mai hai deciso di farci rivedere la tua? >>
<< Dopo tutto il casino che avete combinato >> spiega il vecchio, << a voi mocciosi servirà tutto l'aiuto possibile e, soprattutto, qualcuno che vi tenga d'occhio >>.
<< Avresti dovuto farlo prima! >> finge di rimproverarlo il boss con la benda. << E' sfibrante tenere sotto controllo quei debosciati. Adesso capisco perché ti sei ritirato. Forse otterremmo risultati migliori se ci muovessimo noi tre lasciando che i tuoi allievi si occupino della sicurezza del villaggio. Che ne pensi Matsuda? >>
<< Loro qui al villaggio? Tanto vale >> risponde il professionista della banda << chiedere a quelli della Wille di bombardarlo a tappeto. Di sicuro farebbero meno danni >>.
<< E dì qualcosa Paparino! >> sbotta Musashi toccando col gomito il braccio di Furia Buia. << In fondo sei tu il nostro capo >>.
<< Quando ti conviene fratello bastardo >> ringhia sottovoce il ciclope prima di assecondarne la richiesta. << Ci tengo a sottolineare, però, che questi mocciosi hanno compiuto la più grande impresa nella storia del nostro gruppo >>.
<< Si, ma il culo non conta! >> lo smonta subito Matsuda stappando una bottiglia di vino.
<< Sacrosanta verità! >> gli dà man forte il vecchio che rivolgendosi ai suoi rampolli rincara la dose. << Quando imparerete a cavarvela senza ricorrere ai vostri poteri? Quante volte vi ho detto >>  fissando la Furia << che un giorno i vostri giocattoli potrebbero guastarsi nei momenti peggiori? Con voi ho perso le speranze, ma che cosa insegnerete al piccolo? >>
<< Si si, gliel'ho già detto ... che non deve prendere esempio da noi >> Furia Buia assente portando la mano dietro la nuca e inchinandosi più per scusarsi che per confermare con il corpo la verità delle sue parole.
<< La mela non cade lontano dall'albero! >> sentenzia Orso. << Se siamo ancora dei mocciosi  vuol dire che non hai fatto un gran lavoro >>.
<< Non faccio miracoli! >> rintuzza il vecchio riempiendo il bicchiere di Kosuke. << Con voi era impossibile fare meglio >>.
<< Dovresti occuparti tu di Ragazzo >> lo segue il boss, << prima che cresca storto come quei tre allampanati. Buono questo vino! >>
<< Credo sia troppo tardi >> fa il vecchio sorridendomi.
<< Sono d'accordo! >> dice Matsuda. << Non c'è niente da fare: queste nuove generazioni sono lo specchio della decadenza del genere umano >>.
<< Non dargli retta, Ragazzo! >> mi dice Musashi. << Sono vecchi anche nell'animo. A quest'ora dovrebbero giocare a carte o a shogi con una coperta sulle spalle per non prendere freddo >>.
<< E bere latte caldo >> aggiunge Orso.
<< E invece questa sera >> replica Matsuda << toccherà a te bere il latte caldo e a questi vecchietti  scolarsi questo nettare ... alla faccia tua >>.
<< E quelle persone? >> chiedo notando che l'elisir gira solo tra noi. Non mi sembra giusto lasciarle fuori.
<< Ha ragione! Quante ne hai ancora? >> domanda Kosuke al donnone.
<< ...Ne ho ancora >> risponde incerta . << Però ... >>.
<< Allora, le divideremo con loro. Ti aiuteremo a rifarti la scorta. Intanto queste bottiglie te le pago io >> insiste il boss.
<< Mi sembra giusto >> conviene sornione Matsuda. << Del resto il nostro compito è proprio questo: iniziare quelle brave persone all'alcool per tenerle meglio in pugno >>.
<< Ma prima che diventino tutti alcolizzati >> il Paparino si mette in piedi alzando il suo boccale, << abbiamo molto da festeggiare! Per questo voglio fare un brindisi: innanzitutto alla nostra più grande, epica e ... si, anche fortunata, vittoria; in secondo luogo >> guardandomi con orgoglio << al  battesimo del fuoco di Ragazzo che ha superato alla grande la sua prova senza farsela sotto; ma soprattutto .... soprattutto brindo ai suoi primi turbamenti adolescenziali >>.
<< Ma per favore! >> sbotto colto di sorpresa nel pieno di un boato da stadio.
<< Ci hai fatto davvero preoccupare >> infierisce il Paparino.
<< E' vero! >> incalza Musashi dopo aver tracannato il suo sakè. << Per un attimo abbiamo pensato che fossi una causa persa ... esattamente come Orso >>.
Per tutta risposta il bestione frantuma con un calcio le gambe della sedia su cui era appollaiato il Biondo, che frana rovinosamente col culo a terra.
<< Ma tu guarda che modi! >> si lamenta Musashi. << Non sei capace di rispondere da persona civile? >>
<< Sei tu quello bravo con le chiacchiere. Ma se non ti sta bene posso usare i miei argomenti migliori >> risponde l'omone mostrando orgoglioso la mano chiusa a pugno, prima di aprirla nuovamente e tenderla per offrirgli  aiuto.
<< Te ne approfitti perché sei più grosso di me >> ride il Biondo rimettendosi in piedi dopo aver afferrato la mano dell'amico. << E adesso dove mi siedo? Non c'è neanche uno sgabello libero >>.
<< Peggio per te! >> lo sfotte il vecchio. << ... Te lo sei meritato >>.
 
Finalmente ho compreso!
Anche quattordici anni fa affrontavo la morte, anche allora provavo dolore e finivo spesso per conoscere le stanze d'ospedale. I traumi cadevano lentamente nel fondo della mia anima quasi per inerzia e all'oscuro della mia coscienza. Ero abituato a lasciarli cadere, mi ero abituato sin da piccolo, pur di non soffrire.
Tornavo ogni giorno al quartier generale della Nerv per sostenere l'addestramento come se non fosse mai accaduto niente. La sera mi chiudevo nella mia stanza ad annichilire ogni pensiero pur di non ricordare premendo sul tasto del volume del vecchio lettore cd che mi aveva lasciato mio padre; oppure meditavo su faccende banali e serie, ma sempre importanti: il rapporto con mio padre, con la signorina Misato, con Asuka, con quei soffitti sconosciuti; i compiti per il giorno dopo, le relazioni con i miei compagni di classe. Non approdavo mai a niente, perché spegnevo il cervello tutte le volte che una qualche domanda ragionevolmente sconveniente si apprestava a turbare il ritmo monotono della melanconia. Mi bastava pensare a cose normali, per me già tanto straordinarie, ma solo entro gli stretti confini di una comoda superficialità e a patto che non aprissero porte indesiderate, specialmente quella della morte.
Ero sempre così spaventato all'idea di morire, di essere scartato da un'esistenza che pure non mi piaceva, che avevo imparato a rinunciare ad apprezzare il fatto di essere ancora vivo e di non essere ancora solo. Ogni tanto mi guardavo allo specchio e, osservando la mia immagine, provavo il desiderio di chiederle, apatico: << ah ci sei ancora? >>
Ma adesso no... Adesso posso finalmente dire a me stesso che ho paura di morire, gustare la forza sconvolgente di questa sensazione che, per contrasto, mi spinge con violenza proprio tra le braccia della vita, della carne, del respiro e degli altri.
I pugni di quel bastardo o il proiettile che mi ha centrato non hanno niente a che vedere con gli Angeli, perché ad essere colpito non era lo 01, ma io; perché il dolore che ho provato era solo mio, fisico, vero, feroce e non una simulazione prodotta da una connessione nervosa. Non erano neanche come i pugni di Toji, perché questa volta ho desiderato combattere, ho desiderato sopravvivere.
Finalmente posso accettare la paura di morire e l'ineluttabilità della morte stessa, perché adesso voglio vivere a qualunque costo, voglio assaporare ancora questo cibo, voglio perdermi nel casino di tutte queste voci, risate e imprecazioni che si confondono in una nuova melodia. Non mi infastidisce questo baccano, perché ci sono anch'io. Per una volta non mi sento vissuto, ma parte di un organismo pulsante. Posso vederle queste persone, posso toccarle, parlarci, colpirle se necessario.
Ecco cosa mi mancava! Quando pilotavo il mio Eva portavo sulle spalle la responsabilità di un mondo che non conoscevo e che mi era estraneo; combattevo per comprare un po' di riconoscimento e la speranza di non essere buttato ancora via come un giocattolo difettoso; e poi timbravo il mio cartellino d'uscita come un normale impiegato della Nerv. Andavo a scuola, incontravo i miei amici, sebbene sotto stretta sorveglianza dei servizi segreti, quasi come un ragazzo qualsiasi, dopo aver dismesso una divisa per indossarne un'altra. Ero solo un semplice ingranaggio (uno dei tanti) di un meccanismo ipocrita che cercava di salvare un'apparenza di normalità pur di non lasciare spazio alla consapevolezza dell'assoluta anormalità che informava il corso degli eventi.
Stasera no! Questa sera sono consapevole di essere perduto proprio come tanti anni fa, ancora costretto a combattere. Ma il mondo sta assumendo i volti e i nomi di persone perdute quanto me, che rischiano la morte insieme a me, che mi fanno fisicamente da scudo, che mi accettano, che come me hanno paura, si sforzano di capire chi sono, e ... non smettono di porsi domande e di cercare risposte.
Non devo nascondermi perché oggi non mi sento solo!
Domani potrei essere morto, ma non questa sera perché mi sento ... vivo!
 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Evangelion / Vai alla pagina dell'autore: bUdson281