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Autore: Emmastory    23/03/2019    4 recensioni
Come sappiamo, le avventure della fata Kaleia non si sono certo concluse, e come in una sorta di piccolo intermezzo, si nota che le tradizioni natalizie hanno fatto il loro ingresso nel mondo delle fate. Forse ne hanno sempre fatto parte, o forse tale cambiamento è dato dalla loro vicinanza con la comunità umana, ma comunque sia, godetevi la lettura.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Human-traditions-in-the-Fairy-Woods
 
 
Capitolo XVII
 
Finta quiete e altri danni
 
Divertendosi come bambini, i giorni e i mesi si erano rincorsi in lungo e in largo, sparendo ognuno dalla seppur metaforica vita dell'altro in gran fretta, pur senza però dimenticare di salutarsi, come buoni amici prima di una partenza. Già in alto nel cielo, occupato a dar mostra della sua regale e aurea magnificenza, il sole faceva lo stesso con il bosco, svegliando ad una ad una dormienti piantine e sonnolente creature. Lentamente, ciascuna di loro riprendeva la propria vita ridestandosi dal proprio lungo sonno in un letto di terra o stoffa, e così, in quel perfetto connubio forgiato dal tempo, fra semplici umani e creature magiche, si giungeva infine al giorno più importante. 31 Dicembre, ovvero l'ultimo dell'anno. Scritto e cerchiato in ogni calendario, veniva spesso chiamato anche Capodanno, proprio perchè da un certo punto di vista era come se ogni volta, ogni giorno si scostasse solo e soltanto per far posto ad uno nuovo, e quello seguente lo imitasse, dando poi inizio ad un'apparentemente infinita catena che culminava con la giornata che intanto aveva appena avuto il suo inizio. Nella stanza di Kaleia, tutto era calmo. Il suo amato Christopher le riposava accanto, e se una mano era nascosta sotto il cuscino, quella libera restava ferma sulla schiena, come a voler accarezzarla e stringerla, dando prova di quanto tenesse al suo importantissimo lavoro di protettore, e ovviamente, anche quanto l'amasse. Intensa, la luce del sole splendeva appena fuori dalle mura domestiche, e volendo quasi dar loro ancora qualche attimo di tregua, sembrava quasi rifiutarsi di splendere oltre il vetro della loro finestra. Nel silenzio, anche i loro animali dormivano beati. C'era Bucky acciambellato in mezzo a loro, Willow addormentata proprio sul davanzale della finestra, e ultimo, ma non per importanza, Red, che sfuggito al freddo dell'inverno e fuori gioco sul tappeto, aveva trovato in quella casa, comunque vicina alla sua dolce metà e ai quattro cuccioli di cui era diventato padre, il rifugio perfetto. Era soltanto una volpe sapientemente addomesticata, e nonostante non fosse mai veramente lontano dalle sue profonde e ancestrali radici di animale selvatico, se avesse potuto parlare, avrebbe sicuramente ammesso di avere di tutto. Una tana accogliente, più di un posto in cui riposare, due padroni e perfino una compagna. Tale era la vita di quel caro esemplare dal pelo rosso come fuoco, e lo sentiva, tale sarebbe rimasta, poichè trascorsa fra il bosco e il villaggio, al fianco di chi amava davvero. Stabili ma non del tutto maturi, i poteri di Kaleia non le permettevano di parlare con gli animali, o almeno non ancora, e fantasticando su quando sarebbe successo, la fata sorrideva, divertendosi ad immaginare quali bizzarre conversazione avrebbe potuto avere con i suoi amici a quattro zampe. "Ho fame." "Hai visto la mia ghianda? Mi fai un pò di coccole?" solo alcuni ipotetici pensieri del piccolo Bucky, che ormai sveglio, si stiracchiò con la stessa pigrizia che caratterizzava la sua padrona al mattino, e nel farlo, arrivò pericolosamente vicino a graffiarle il viso. "Buongiorno, scoiattolino." Disse infatti la ragazza sorridendo debolmente e sforzandosi di tenere aperti gli occhi azzurri come il cielo appena sopra di lei. Svegliato a sua volta da quello che a lui giunse come un confuso chiacchiericcio, anche Christopher finì per ridestarsi e uscire dal caldo nido fino ad allora offertogli dalle coperte, sbadigliando poco prima di iniziare la giornata con una finta espressione di disappunto stampata in viso. "Prima lo scoiattolo, certo." Sussurrò, parlando con sè stesso e sperando di non essere udito dalla compagna. "Ti ho sentito, sai?" lo riprese questa, tutt'altro che sorda a quel commento. "Non puoi negare che sia vero, signorina." Continuò lui, dando inizio a un'affatto aspra lite che come qualunque altra farsa non avrebbe avuto che vita breve. "Hai ragione." Replicò la ragazza, voltandosi a guardarlo e non spegnendo il luminoso sorriso che aveva in volto. "Così come non posso negare di amarti, tesoro mio." Finì di dire, coronando quel momento con il primo, caldo e tenero bacio di quella giornata. Colto alla sprovvista, Christopher rimase fermo per un istante, salvo poi abituarsi alla dolcezza di quel contatto e renderlo lentamente sempre più profondo, facendo comunque attenzione a non esagerare. Conosceva la sua ragazza, l'amava, e se c'era qualcosa che non voleva fare, quella era superare il limite e rovinare i loro momenti insieme. Era accaduto in passato, ed era vero, ma per fortuna, la colpa non era nè sarebbe mai stata direttamente sua. Degli screzi appartenuti ad un tempo lontano li avevano separati, ma il loro amore poteva essere paragonato ad un boomerang, che se lanciato tornava indietro. Così accadeva a entrambi, che dopo ogni caduta, fosse questa reale o metaforica, si rialzavano e stringevano le mani per riprendere la corsa, più forti di prima. Ad ogni modo, finalmente erano svegli, e appena fuori dalla stanza, furono letteralmente investiti da un odore così buono e invitante da far girar loro la testa. La sveglia sul comodino accanto al letto segnava le undici, ma in piedi di buon mattino, la cara Eliza era già da ore al lavoro davanti ai fornelli per preparare quelli che sarebbero stati prima il pranzo, poi la cena di quell'ormai famoso Capodanno. Pur cresciuta da umana grazie a quella donna che si era spinta oltre il confine del villaggio per prendere lei e sua sorella con sè, Kaleia non capiva ancora molto delle tradizioni di quella gente, così come non capiva perchè il pranzo in quel giorno fosse sempre molto più frugale che negli altri. "È così che funziona, per non rovinarsi l'appetito più tardi." Le aveva spiegato il ragazzo, illuminandola. A quelle parole, la giovane aveva appena accennato un sorriso, poi si era stretta nelle spalle ed era tornata ai propri allenamenti. "Buongiorno." Dissero entrambi, entrando in cucina quasi di soppiatto e cogliendola di sorpresa. "Finalmente! Vi sembra questa l'ora di alzarvi? Sapete che questa casa non è un albergo!" ribattè la donna, tutt'altro che divertita, e anzi, innervosita dal vederli appena svegli e ancora in pigiama mentre l'orologio era sempre più vicino ad indicare il mezzogiorno. "Scusa, mamma. Abbiamo esagerato con i miei allenamenti, poi ci siamo addormentati, e..." provò a dire Kaleia, giustificando sè stessa e il ragazzo per quanto era accaduto. Più veloce di lei, Christopher la fermò con un solo gesto della mano, e zittita, la fata lasciò che la frase le morisse in gola. "Non accadrà più, Eliza, promesso." Disse soltanto, per poi scivolare a sua volta nel silenzio e spostare lo sguardo sulla ragazza che amava. "Sarebbe meglio, tengo molto all'ordine qui in casa." Continuò la donna, rivolgendo a entrambi quelle ultime parole prima di tornare al suo dovere. Quando quell'incresciosa situazione si risolse, i due decisero di dare un taglio alla pigrizia e prepararsi per affrontare la giornata, e così, con indosso qualcosa di più consono al pomeriggio ormai imminente e in tutto dissimile dai loro pigiami, uscirono. Insieme e mano nella mano, si ritrovarono al bosco dopo pochi minuti, e seguiti anche se lentamente dai loro amici animali, che intanto sembravano essersi svegliati e preparati a loro volta, si sdraiarono fra l'erba senza una parola, lasciando che sguardi ed emozioni parlassero per loro. Poco dopo, però, la voce di Christopher ruppe il silenzio. "Dì, tua madre è sempre così "adorabile?" chiese, calcando la voce su quell'aggettivo ora usato fuori da ogni normale contesto. "Solo quando ha molto da fare come oggi, ma cerca di capirla. Si impegna tanto, come te con me." Rispose lei, schermandosi il viso con una mano e parlando apertamente. Voleva bene a sua madre, e negarlo non avrebbe avuto un senso, ragion per cui difenderla le venne naturale come il respiro. Pur ascoltandola, Christopher non disse altro, e puntando un dito verso il cielo terso e azzurro, indicò una nuvola e la sua stranissima forma. "Guarda, quella somiglia a qualcosa, ma cosa?" azzardò, improvvisamente divertito da quella vista. "Una nuvola, genio." Disse una voce alle loro spalle, tanto chiara quanto priva di divertimento. Confusi, i due si guardarono intorno, e fu voltandosi che la videro. Sky, fredda e glaciale come sempre, che sotto quella dura e algida scorza nascondeva in realtà un cuore d'oro. La sciarpa data in dono a Bucky ne era una prova, e ritrovandosi spesso a sorridere a quel solo ricordo, Kaleia era sicura di non dimenticarlo mai. "E tu cosa ci fai qui?" le chiese, stranita dalla sua presenza. "Sono uscita per sgranchirmi, e Noah è con me. Lui e Major sono rimasti al lago, e ora discutono di non so cosa. Una festa umana, o roba simile, non ci ho capito molto. "Intendi Capodanno?" azzardò Christopher, non riuscendo a seguire il suo discorso. "Capo... sì quello." Replicò la fata, così poco abituata a quella parola da non riuscire a pronunciarla. "Mi sono allontanata per dar loro spazio, e pensate, anche Midnight ne aveva le tasche piene. Vero, amico?" spiegò brevemente, per poi passare la parola al suo amico di piuma, che in risposta, le sfiorò la spalla con il becco. Nulla di diverso da un gesto d'affetto, che ogni volta la fata accettava di buon grado. "Dico sul serio. Regali di qua, addobbi di là, quando si torna alla vita di tutti i giorni?" continuò poi, quasi seccata ed esacerbata da tutti quei festeggiamenti. Non intendeva essere acida, ovvio, ma c'era da dire che sin dal suo incontro con Major, rivelatosi suo protettore, ora prendesse allenamenti e studi di magia molto sul serio. Far cessare il vento o la pioggia e cadere le stelle era facile, ma cos'altro poteva imparare? E soprattutto, cosa avrebbe dovuto fare in una situazione di pericolo? Non lo sapeva ancora, e sempre stando alle regole del bosco, Major era lì per insegnarle. Ad ogni modo, la sera era ormai vicina a calare, e con il freddo che già diventava tiranno e iniziava a farsi sentire. "Freddo, amore? Possiamo rientrare se vuoi." Le disse Christopher, tranquillo e premuroso al tempo stesso. Mantenendo il silenzio, Kaleia si limitò ad annuire, e insieme, i due rientrarono. Non muovendo foglia, e ascoltando con ogni passo il rumore delle foglie secche che si spezzavano sotto i loro piedi. Divertente certo, ma anche rilassante. "Aspettate!" li pregò Sky, affrettando il passo per stargli accanto. Allarmati, i due si voltarono, e fermandosi, attesero che la ragazza si unisse a loro. Veloci, anche Noah e Major li seguirono, tornando a casa con loro e formando un gruppo compatto quanto un plotone di soldati. Giunti a destinazione, i due innamorati, salutarono di nuovo Eliza, che nel frattempo aveva finito di preparare la cena, e nell'attenderli, la teneva in caldo nel forno. "Bentornati ragazzi, la cena è in forno, intanto andate pure a sedervi." Li avvisò, sorridente e felice di rivederli. Annuendo, i ragazzi non se lo fecero ripetere, e trovando ognuno un posto a tavola nella sala da pranzo, attesero. Un minuto, due, poi cinque, infine dieci, e il cibo fu posato in tavola. Seppur affamata, Kaleia non mosse foglia, e incuriosita dal delizioso profumo della cucina della cara Eliza, Willow si svegliò dal suo ennesimo pisolino sul divano, e camminando lentamente, si avvicinò al tavolo, per poi alzarsi su due zampe e sfiorare la gamba della padrona, miagolando tristemente. Quello era il suo modo di mendicare, ma sicura di non voler adirare la madre, contraria a quel comportamento, la scacciò con un gesto della mano, e sconfitta, la gatta si ritirò in un angolo del salotto, sedendosi davanti alla propria ciotola e annusandone il contenuto. Davanti a sè non aveva che croccantini, che secchi e sempre uguali, avevano perso tutta l'importanza avuta in precedenza. Willow era una gatta di poche pretese, ed era vero, e pur non potendo parlare, non nascondeva di voler ogni tanto anche solo provare qualcosa di diverso, come quelle delizie che i suoi padroni chiamavano lasagna e zampone. A giudicare dall'odore, uno dei due era a base di carne, e come quella di ogni felino, anche la sua la comprendeva. Non che ne avesse davvero mai mangiato, ma al contrario, a volte riusciva a sentirne il sapore nei suoi stupidi croccantini. Intanto, il buio era ormai sceso, e quasi a comando, le luci sull'albero di Natale del salotto si accesero, splendendo e riempiendolo di colori. Una vista a dir poco ipnotica per la gatta, che distratta, trovò nelle palline appese ai rami più bassi dei perfetti giocattoli per trascorrere il tempo. Tranquilli, Kaleia e i suoi ospiti mangiavano discutendo del più e del meno, e fra un boccone e l'altro, anche la fata teneva gli occhi fissi sull'albero, volendo evitare una replica del disastro a cui aveva dovuto rimediare quando il suo ragazzo l'aveva convinta a mettere in piedi quell'enorme abete. Per pura fortuna, la gatta sembrava aver imparato la lezione, ma la calma attorno a loro era perfino troppa per essere vissuta appieno. A Kaleia sembrava strano, ma anche se ora la gatta stava solo giocando a inseguirsi la coda, ormai lontana dall'albero, a lei sembrava di vedere qualcosa muoversi fra i rami. Incuriosita, aguzzò la vista, ma niente, il nulla più totale. Distraendosi, lasciò cadere un piccolo pezzo del suo zampone, e in un attimo, Willow partì all'attacco. Veloce, quasi divorò quel pezzo di carne, e perfino più lesto di lei, Bucky provò a fermarla, affamato come e forse più dell'amica. Notandoli, Kaleia si fermò a guardarli con disappunto. "Bucky, no! Lasciala stare, tu hai già mangiato!" lo sgridò, arrabbiata. Colpito, lo scoiattolo si ritrasse, tornando al suo piccolo rifugio sotto la coperta ancora stesa sul divano, tirò fuori una ghianda da una delle pieghe in cui l'aveva nascosta, e sgranocchiando in silenzio, sparì dalla loro vista. Dì lì a poco, tutto parve tornare alla normalità, e per qualche istante tutto fu quieto, almeno finchè anche il caro Red, incuriosito dalle strane scorribande degli amici, facesse un tentativo nell'imitarli. Stando ai ricordi dei suoi padroni, anche lui aveva già mangiato, ma conoscendolo, sapevano che se incoraggiato, avrebbe potuto continuare a farlo letteralmente per sempre, e la vista di tutto quel cibo proprio davanti ai suoi occhi e sotto al suo muso era troppo da sopportare, una tentazione troppo grande. Così, ergendosi su due zampe, tentò un piccolo latrato a labbra strette, e scontento di essere ignorato, riempì il silenzio con un uggiolio. Per sua sfortuna, non ottenne risposta, e ignrorato, si accucciò ai loro piedi, sperando ardentemente in qualche sporadico boccone, fosse stato anche solo una briciola. Dopo quelle che gli parvero ore, il suo desiderio divenne realtà, e gelosi, la gatta e lo scoiattolo lo fissarono soffiando e sputando minacciosi. Tutt'altro che spaventata, la volpe prese a ringhiare, e un suo improvviso scatto in avanti verso coloro che ora considerava nemici fece tremare il tavolo. Sorpresa, Eliza si alzò dal proprio posto per avvicinarsi e provare a dividerli, rischiando di rimediare un morso. Grazie al cielo non le accadde nulla, e indietreggiando, sperò che i tre animali riuscissero a risolvere la disputa da sè. Una mossa saggia, specialmente se si volevano evitare incidenti. Da allora in poi, una vera sinfonia di ringhi bassi e soffocati riempì l'aria, e approfittando della loro distrazione, un quarto e piccolo ospite si mosse nell'ombra. Si trattava di Bandit, il fedele procione di Major, anche lui affamato e impaziente di sgranocchiare qualcosa. Come gli altri, non ebbe fortuna, e non leccando che briciole dal pavimento, fu un ennesimo elemento di disturbo per i commensali, che ormai stanchi di ascoltarli, si decisero ad agire. Lento e deciso, Major lasciò la tavola per tentare di prendere in braccio il suo amico, che improvvisamente spaventato, iniziò a scalciare, mordere  e graffiare per liberarsi, fuggendo e lasciando sulle mani del ragazzo ferite visibili e fortunatamente non profonde. Paralizzata, Kaleia non si mosse, e preoccupandosi per il suo ospite, controllò quei segni, avendo il piacere e la fortuna di scoprire che non erano infetti. "Tutto bene?" gli chiese, sperando di non irritarlo ulteriormente. "Sì." Disse il ragazzo a denti stretti, chiudendo il pugno e tentando di ignorare il dolore. "Non è la prima volta che questo piccolo terremoto mi morde, giusto, Bandit?" continuò poi, voltandosi verso l'animale e guardandolo fissamente, con occhi di puro ghiaccio. "Soltanto per questo finirai nella tua gabbia." Gli sussurrò poi, serio. Silenzioso, il procione sostenne quello sguardo, poi scoprì i denti, non mostrando altro che aggressività. Serio, Major non si lasciò intimidire, e afferrando l'animale per la collottola, lo sollevò e scosse leggermente. A quella scena, nessuno disse nulla, ma il silenzio si ruppe poco dopo. Dapprima lievi, gli stridii di Midnight e Ranger si fecero sempre più forti, fino a degenerare in schiamazzi così fastidiosi da rendere sordo ogni ospite. Seduto accanto alla sua ragazza, Christopher era rimasto in silenzio fino ad allora, ma quell'odiosa cacofonia fu l'ultima goccia per lui. "Va bene, basta! Ora basta!" finì per gridare, scattando in piedi come una molla e lasciando andare le proprie posate, che pur non cadendo, incontrarono il tavolo in un tonfo sordido. Sorpresi, gli animali di casa si ridussero al silenzio, fissandolo ad occhi sgranati. Non più pieni d'odio, nè di paura, ma al contrario, di rispetto. Alla sua vista, Kaleia sorrise debolmente, scambiandosi poi con lui una veloce occhiata d'intesa. "Ben fatto." Avrebbe voluto dirgli, orgogliosa. Non avendo improvvisamente occhi che per lei, lui non mancò di notarla, e tornando a sedersi, cercò immediatamente la sua mano, nascosta sotto la tavola. Nel silenzio, i due se la strinsero, e quando le acque furono calme, la cena riprese nella quiete del salotto, e di nuovo felici e non più tesi, gli amici si godettero l'aria di festa, dividendo il caratteristico dolce che entrambe le loro comunità conoscevano come panettone. Forse sofisticata, o forse schizzinosa, Kaleia scartò l'uva passa, mentre Christopher mangiò con gusto ogni sua parte, ridendo nel vedere il viso della fidanzata coperto di bianco zucchero. La stessa sorte toccò a Sky, e senza che lei potesse nè tentasse di evitarlo, Noah approfittò del momento per baciarla e stringerla a sè, assaporando lo zucchero, metaforico e reale, delle sue labbra. Fra un morso di quel dolce e l'altro, l'orologio battè la tanto sospirata mezzanotte, e sedendosi insieme sulla riva del lago, gli amici si godettero uno spettacolo pirotecnico nel cielo sopra di loro, osservando mille e mille cascate di colori. Un modo come un altro di far festa, e salutare l'anno vecchio e ormai concluso, che avrebbe prontamente fatto posto al nuovo. La conclusione perfetta per una serata movimentata come quella, che oltre a sorprenderli, innervosirli, adirarli e poi divertirli, aveva in qualche modo impartito ad ognuno di loro una lezione tanto preziosa quanto divertente. Niente animali a tavola, a meno non si voglia incorrere in incidenti quali finta quiete e altri danni.     
 
 
 
Diciassettesima storia della raccolta. Scritta in appena qualche ora, un breve e spero comico racconto di quello che può succedere durante una cena di Capodanno, o siamo onesti, una qualunque, se si hanno degli animali in casa. Il risultato? Come dice il titolo, finta quiete e altri danni. Spero davvero che vi sia piaciuta, ci rivedremo nella prossima,
 
Emmastory :)
   
 
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