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Autore: heliodor    11/04/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un nemico in comune
 
La porta della cella si aprì. Erano nove giorni che non accadeva o almeno era quello il tempo che pensava fosse trascorso.
Senza poter vedere il sole era difficile dire se era giorno o notte. I carcerieri gli portavano da mangiare una volta al giorno, ma non era una misura precisa.
Se almeno ci fosse stato uno spiraglio in quelle pietre. Erano stati molto attenti a scegliere una prigione adatta a lui.
Sapevano che poteva abbattere un muro di roccia molto spessa con una palla di fuoco. Quella cella era fatta in modo tale che se ci avesse provato sarebbe morto nel crollo. Senza contare che l'energia della sfera infuocata sarebbe rimbalzata in parte verso di lui, uccidendolo se non ci fossero riuscite le macerie.
La porta era di ferro rinforzato con rivetti grossi come il palmo della sua mano. Servivano tre uomini forti per aprirla e chiuderla.
Forse era per quello che non l'aprivano spesso. Mentre cigolava sui pesanti cardini si chiese cosa li avesse spinti a fare tanti sforzi.
Doveva trattarsi di una visita importante.
Sulla soglia si stagliò una figura dai contorni indefiniti nel fulgore del sole. Colse l'agitarsi di un mantello sospinto dal vento e poco più.
Quando mise a fuoco la scena, vide il viso atteggiato in una smorfia che lo irrideva e le folte sopracciglia sul volto dai lineamenti regolari.
"Ronnet" rantolò nel buio proteggendosi gli occhi.
Si era rannicchiato nell'angolo più distante della cella, cercando il posto più sicuro per difendersi da un attacco. Era convinto che quella visita non fosse un caso.
Chiunque fosse entrato lo avrebbe fatto per eliminarlo ed era deciso a portare più nemici che poteva con sé.
"Io ti saluto, principe senza corona" disse Ronnet con tono ironico. "Ormai sei diventato degno di tale soprannome, Vyncent di Londolin."
Vyncent si rilassò. Ronnet non era lì per ucciderlo o l'avrebbe già fatto. Forse voleva parlare o forse voleva solo irriderlo.
Che importanza ha? Si chiese. Non gli darò la soddisfazione di umiliarmi.
"Prima che tu pensi di fare qualcosa di azzardato" disse Ronnet. "Sappi che se cercherai di aggredirmi ti faranno del male."
"Che cosa ho da perdere?" chiese Vyncent mettendosi a sedere.
Ronnet rimase fermo sulla soglia. "Hai molto da perdere. La tua vita, tanto per dirne una."
"Sto morendo qui dentro. Lentamente. Preferisco morire subito."
"Proprio ora che voglio darti la possibilità di riscattare la tua patetica esistenza facendo l'unica cosa giusta della tua vita?"
"L'unica cosa giusta sarebbe ucciderti qui e ora."
"Così perderesti quell'occasione di cui ti parlavo."
"Quale?"
"Quella di uccidere Malag e mettere fine alla guerra."
Vyncent rise. Era una risata roca che somigliava più al latrato di un animale ferito e stremato.
Per l'Unico, sono conciato così male? Si chiese.
"Uccidere Malag, certo" disse Vyncent. "Farai bene a non farti sentire, visto che sembri in buoni rapporti con la sua armata."
"È qui che ti sbagli, principe senza corona. I rapporti tra me e l'armata di Malag non sono affatto cambiati. È nella sua armata che sono intervenuti dei cambiamenti."
Vyncent si accigliò. "Spiegati meglio."
"Vedi, quando Persym ha preso il controllo dell'armata, ha eliminato e messo in fuga tutti i comandanti fedeli all'arcistregone e li ha sostituiti con i suoi. Adesso è l'armata di Persym, non è più quella di Malag."
"Per Malinor è cambiato poco."
"Malinor è stata più una prova generale. Una dimostrazione di forza che doveva dare ai sottoposti non ancora del tutto convinti."
"Di cosa?"
"Che Persym sia il prescelto, l'eroe che salverà il mondo e lo libererà dal male."
Vyncent rise di nuovo, stavolta con maggiore convinzione. "Questa sciocchezza è una cosa che hai pensato tu o te l'ha detta Persym?"
"Diciamo che mi sono convinto che fosse mio interesse crederci" rispose Ronnet.
"Sei noioso e inopportuno" disse tornando a sedersi. "Vattene e lasciami morire in pace."
"Per te non è ancora giunto il tempo di morire" disse una voce alle spalle di Ronnet.
Una seconda figura emerse dalla luce abbacinante. Vyncent vide un corpo esile che aveva perso il vigore della giovinezza e un viso smagrito dalla sofferenza e dalle privazioni.
L'arcistregone Persym fece il suo ingresso nella cella. "Gli hai già detto del nostro piano?" chiese a Ronnet.
"Stavo giusto per farlo, ma non credo voglia collaborare."
Gli occhi di Persym guardarono Vyncent e lui ebbe l'impressione di venire valutato come si faceva con una bestia al mercato. "Credi che abbia compiuto un viaggio così lungo e affrontato nemici dalla potenza inconcepibile, solo per fermarmi davanti a un tuo rifiuto, principe senza corona?"
"Dovrai accontentarti di un mio no" disse Vyncent. Fu tentato di colpire Persym con un dardo magico. Anche se era stanco e provato, aveva conservato un po' di energia per darsi la morte se si fosse trovato in una situazione disperata.
Uccidere Persym o cercare di farlo gli avrebbe dato la morte e la pace che cercava, ma qualcosa dentro di lui si opponeva e voleva ascoltare le sue parole, anche solo per opporgli un rifiuto ancora più netto.
"So che cerchi la morte ma se ti aspetti che io te la conceda ti sbagli. Ti lascerò marcire in questa cella per intere Lune, forse per anni, finché la follia non ti strapperà l'anima fino all'ultimo brandello. E quando sarai diventato un verme che striscia nella terra, forse non ti lascerò morire, ma ti libererò, in modo che i tuoi vecchi amici vedano cosa sei diventato e provino compassione per te. Oppure..."
Vyncent rimase in attesa.
"Oppure" proseguì Persym. "Ti darò la possibilità di diventare il più grande eroe di tutta la storia, il liberatore che distrusse la più grave minaccia al nostro mondo da millenni a questa parte."
"Lo diventerò se mi darai l'occasione di ucciderti."
Persym allargò le braccia. "Io sono qui, non mi sto nascondendo. Affrontami e compi il tuo destino, se pensi che sia questo. Farai una morte ignobile, da infame e come tale verrai ricordato. Io ti sto offrendo qualcosa di meglio."
"Permettimi di diffidare dei tuoi doni."
"Forse è il caso che tu veda qualcosa." Fece un cenno con la testa a Ronnet.
"Credi che sia davvero il caso?"
"Sì" rispose Persym. Uscì dalla cella seguito da Ronnet.
Vyncent rimase in attesa per qualche minuto a fissare la porta spalancata. Combatté con l'istinto che gli diceva di restare lì dentro, al buio, in un luogo sicuro, ma alla fine si costrinse ad alzarsi e camminare con passo incerto verso la luce abbacinante.
Varcò la soglia della cella e per qualche istante la luce del giorno lo abbagliò. Attorno a lui vedeva delle figure muoversi e parlare.
"Guardate come è conciato."
"Puzza come una capra."
"Chissà se ora la sua principessa lo vorrà."
Qualcuno rise a quella battuta.
"Dategli il tempo di adattarsi" disse Persym.
Stava già mettendo a fuoco qualche figura. Vide i soldati, una marmaglia informe che copriva gran parte del fianco della collina. Vide le tende e i bivacchi che si estendevano alla base di questa per almeno un paio di miglia. Vide il viso dall'espressione tronfia di Ronnet studiarlo con sufficienza.
"Bentornato tra noi, principe senza corona" disse con tono irriverente.
E poi vide, lontano sull'orizzonte, il fumo alzarsi nel cielo coprendone l'azzurro limpido e provo di nubi.
Lì, quasi sullo sfondo dove si intravedeva uno scorcio del mare, vide la città che giaceva come un gigante tramortito.
Vide le mura crollate, le torri spezzate in due e abbattute come da un bambino capriccioso che si disfa del suo giocatolo preferito. Vide i ponti crollati sotto qualche misteriosa forza e le nere cicatrici degli incendi che avevano divorato interi quartieri. Vide ciò che restava della cupola del circolo di Malinor e il cratere nella piazza della Gloria, dove solo qualche Luna prima lui e Bryce avevano sfilato sul carro del trionfo mano nella mano.
Poteva ancora ricordare la sua stretta, delicata ma decisa e l'emozione che aveva provato in quei minuti.
La vista di Malinor distrutta ridusse quei ricordi a frammenti di un passato lontano che stentava a credere che fosse mai esistito.
"Che cosa avete fatto?" esclamò Vyncent. Sentiva le gambe faticare a sostenere il suo peso. "L'avete distrutta. Avete distrutto una delle meraviglie del mondo."
"Non si può costruire qualcosa di nuovo senza distruggere il vecchio" disse una voce alle sue spalle.
Vyncent si voltò di scatto e vide l'uomo col saio marrone affiancarlo. I capelli bianchi e radi incorniciavano un viso affilato dalle guance scavate.
"Ashat Giva, la città più antica del mondo" proseguì l'uomo. "È stata distrutta e ricostruita sei volte e ogni sua rinascita segna l'inizio di una nuova epoca nella storia del mondo conosciuto. La distruzione di Malinor è solo il primo passo."
Vyncent lo guardò disgustato. "Voi monaci dell'Unico vi siete schierati a fianco di Malag fin dall'inizio."
"Ti sbagli Vyncent di Londolin" rispose il monaco. "Noi siamo dalla parte dell'eroe prescelto. Fratello Persym ha dimostrato oltre ogni dubbio che egli è stato scelto per dare inizio a una nuova epoca."
"Grazie fratello Zechaia" disse Persym.
"Possa l'Unico illuminarti la via" disse il monaco.
"Credi davvero di essere l'eroe delle leggende?" fece Vyncent ironico. Si sarebbe messo a ridere se non avesse avuto negli occhi ancora la vista di Malinor ridotta in macerie.
"Tu non credevi alla strega suprema?" rispose Persym. "La profezia forse è falsa, ma il potere che ho al mio servizio è reale. E lo userò, se sarà necessario. Sai perché ho permesso ad alcuni di fuggire da Malinor? Volevo che riferissero al resto del mondo ciò che avevano visto. Che raccontino pure dei prodigi a cui hanno assistito. Non faranno altro che instillare il terrore nei cuori dei nostri nemici. Sarà più facile sopraffarli quando ci muoveremo."
"Ronnet" disse Vyncent guardando il principe. "Tu sei d'accordo con lui? Malinor era la tua casa, il luogo in cui sei nato. Il regno che avresti potuto ereditare."
Ronnet scrollò le spalle. "Il popolo non mi ha mai amato. Non che mi importasse qualcosa dell'amore di quei zotici villani. E in quanto al trono, non ho mai avuto una sola possibilità di ereditarlo. Se non posso averlo io, allora non l'avrà nessuno."
"E la tua famiglia? Nemmeno di loro ti importa?"
"Li considero sacrifici inevitabili. Sono morti per una giusta causa."
"Quanti dovranno ancora morire prima che il vostro mondo possa nascere?"
"Tutti quelli necessari" disse Persym duro. "A meno che tu non faccia la tua parte e accetti di aiutarci a eliminare il peggiore dei nostri nemici, Malag."
"Come intendete fare?"
"Prima dimmi se abbiamo un accordo, Vyncent di Malinor."
Vyncent chiuse gli occhi. Quando li riaprì, disse: "Abbiamo un nemico in comune, dopotutto."

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