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Autore: heliodor    18/04/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il Re senza corona
 
Venne svegliato dalla punta di uno stivale nel fianco.
Vyncent sobbalzò e aprì gli occhi. Sopra di lui, Ronnet lo sovrastava.
"In piedi principe senza corona. Un nuovo sole è appena sorto e sono ansioso di raggiungere la nostra destinazione" disse il principe di Malinor con tono gioviale. "Tu non lo sei?"
Vyncent si alzò. Insieme a lui, si mossero i quattro stregoni che lo sorvegliavano. Non erano mai gli stessi, ruotando tra tutti quelli che li accompagnavano e non lo perdevano mai di vista.
Aveva cercato di studiarne il comportamento, ma non aveva ottenuto molto. C'erano venti stregoni nella loro scorta e nessuno di loro aveva scambiato con lui più di una o due parole.
Era stato Persym a insistere per quella scorta.
"È una bestia pericolosa" aveva detto a Ronnet. "Se non lo tieni al guinzaglio ti morderà."
Ronnet aveva ghignato tronfio. "Senza la sua padrona è innocuo come un cucciolo" aveva detto. "Lui vive della luce riflessa dalla strega dorata. Persino l'odiosa strega fantasma gli è di molto superiore."
Persym lo aveva guardato con disgusto. "Terrò conto della tua opinione quando lo riterrò utile. Parti quando sei pronto e non fermarti fino all'arrivo. Queste strade sono pericolose."
"Lo so. Siamo noi il pericolo."
Persym aveva scosso la testa. "In quanto a te, Vyncent di Londolin."
Almeno non ha usato quell'odioso nomignolo, pensò Vyncent.
"Ricordati del nostro accordo."
"E tu ricorda la promessa che hai fatto."
Persym aveva annuito grave. "Eliminato Malag, non avrò più alcun interesse a scontrarmi con l'alleanza. Se lasceranno questa parte del continente, li risparmierò. Saluterò persino la loro partenza. La tua amata principessa sarà salva come desideri. Ma se proveranno a ostacolarmi non avrò pietà per loro."
Vyncent lo aveva fissato con disgusto. "Quindi è tutto qui? Lo fai solo per poterti proclamare sovrano di questa parte di mondo?"
"Per ora mi accontenterò, ma un giorno potrei anche pensare di conquistare l'altra metà del continente" aveva risposto Persym. "E poi chi lo sa? Non ho ancora deciso. Ora vai, non fate attendere la regina Skeli. Tu la conosci meglio di me e sai che ha un carattere difficile."
Un carattere difficile, pensò Vyncent ricordando le ultime parole scambiare con Persym. Skeli è una bastarda traditrice. Mi ero ripromesso di ucciderla se l'avessi incontrata di nuovo e invece eccomi qui, in marcia per raggiungere Orfar e concludere un accordo con quella maledetta.
Ronnet sorrise tronfio. "Pensi alla tua principessina? Quale delle due? Quella morta o quella che sta per morire?"
"Proprio non sai dire la verità, vero, Ronnet?"
"Sono il principe Ronnet per te, inferiore."
"Principe di che cosa, se posso chiedertelo?" fece Vyncent serio. "La tua odiata Malinor non esiste più."
"La ricostruirò quando la guerra sarà finita e io sarò diventato re."
"Re di un cumulo di macerie?" Vyncent sorrise. "Ti accontenti di poco."
"Malinor tornerà grande e potente sotto la mia guida. Persym mi aiuterà in cambio del favore che gli sto facendo."
"A me non sembra che tu gli stia facendo un favore. A me sembra piuttosto che tu stia ubbidendo ai suoi ordini."
"Guardala come ti pare, principe senza corona. Tra poche lune, spazzato via Malag e sistemate le cose con l'alleanza, io sarò re."
Vyncent rise più forte. "Sarà Persym a governare davvero. Tu sarai solo un re senza corona. Visto? In fondo abbiamo qualcosa in comune."
Uno degli stregoni che lo sorvegliava ridacchiò.
Ronnet lo fissò con disprezzo. "Cos'hai da ridere tu?"
Lo stregone divenne serio. "Mi viene da ridere quando vedo un buffone rendersi ridicolo."
"Attento a quello che dici" fece il principe.
Lo stregone gli mostrò un lembo del suo mantello grigio. "Tu non mi dai ordini, re senza corona."
Ronnet grugnì qualcosa e cavalcò verso la testa della colonna.
Vyncent guardò lo stregone. "Ti sei fatto un nemico. Come ti chiami?"
"Sornaut" rispose l'uomo. "E non ho paura di nemici come quello lì. Dicono che sia un totale incapace come stregone."
Vyncent non ricordava di aver mai visto Ronnet usare un solo incantesimo. O era davvero un incapace o non aveva mai avuto bisogno di farlo.
"Ti consiglio comunque di non sottovalutarlo" disse a Sornaut.
Lo stregone ghignò. "Pensa alla tua di pelle, principe senza corona. Il fatto che non sopporti quello sbruffone non mi rende tuo amico."
Vyncent tacque.
Ha ragione, pensò. Ma non è detto che non possa usarlo in futuro.
Orfar divenne più vicina a mano a mano che passava il tempo e in meno di due ore giunsero di fronte alle mura.
Ronnet esibì la lettera consegnatagli da Persym e venne fatto passare insieme a Vyncent e la sua scorta. Gli altri cavalieri, venti in tutto, avrebbero atteso fuori dalle mura.
Orfar era più o meno come la ricordava. Piccola, raccolta e sovraffollata. E dopo l'arrivo dei profughi di Malinor lo era ancora di più.
A ogni angolo di strada penzolavano dei cadaveri.
"Saccheggiatori" spiegò uno dei loro accompagnatori.
Vyncent lo ricordava appena.
"Tu sei Desmodes, vero?" gli chiese.
L'uomo annuì. "Ti ricordi di me. Non so se essere lusingato o spaventato."
"Sei uno di quelli che ha scelto di combattere invece di fuggire con Skeli" disse Vyncent. "Per quanto possa sembrarti poco, hai il mio rispetto."
L'uomo fece un cenno con la testa. "Il tuo rispetto vale abbastanza, Vyncent di Londolin. Ma devo avvertirti di una cosa: mi unii all'attacco perché ho giurato di difendere questa città con la mia stessa vita, ma la mia lealtà va alla regina Skeli."
"Non ne dubitavo."
"Buon per te. Venite, la regina vi sta aspettando."
"Forse non dovrei venire" disse Vyncent.
Ronnet ghignò. "Hai paura della regina? Non preoccuparti, lei sa che non può toccarti o subirà l'ira di Persym."
"Non siamo in buoni rapporti. Potrei far saltare l'accordo."
"Non succederà per gli stessi motivi. La conosco bene quella donna. È una codarda."
Skeli giaceva su di una poltrona color viola, decorata con merletti dorati. Su un tavolo c'era un vassoio pieno di frutti canditi e dolci.
Kymenos sedeva ai suoi piedi su di uno sgabello, il viso inespressivo.
La regina li salutò con un gesto vago della mano. "Guarda chi è tornato da noi strisciando, Kymenos" disse rivolta al figlio.
Kymenos si limitò ad annuire, gli occhi colmi di paura.
Vyncent provò pena per lui. Si chiese cosa pensasse della madre che lo aveva abbandonato nelle mani di Aschan.
Ronnet ghignò. "Le sconfitte subite non ti hanno cambiata affatto, maestà."
"Sconfitte? Io ho vinto la guerra contro l'orda e Malinor è stata rasa al suolo. Orfar adesso è la città più importante di questa parte del continente."
"I tiranni di Berger e i monaci di Azgamoor potrebbero non essere d'accordo, senza contare gli oscuri signori di Nergathel."
Skeli fece un gesto infastidito con la mano, come a spazzare via un insetto che le ronzava attorno. "Non pensare a quelli, principe Ronnet. Il loro potere non si spinge fin qui."
"Vivi di illusioni, regina Skeli" disse Vyncent. "È l'orda di Persym che comanda in questa regione, non la tua città in rovina."
Skeli gli rivolse un'occhiata disgustata. "Ci sei anche tu. Sei davvero resistente, piccolo zotico del grande continente. Sei sopravvissuto ad Aschan, a Malinor e anche alla prigionia di Persym. Non sfidare la sorte."
Ronnet sospirò. "Non starlo a sentire, maestà. Siamo qui per concludere una nuova alleanza."
"Quello stregone da strapazzo mi ha mandato decine di messaggi" disse Skeli con tono annoiato. "Mi chiedo perché mi sono abbassata a concedergli il mio supporto in questa follia."
"Se non lo fai, Persym marcerà sulla tua città" disse Ronnet.
"Che lo faccia pure. Noi siamo pronti a respingerlo come abbiamo fatto con Aschan."
"Persym non ti concederà tregua né una fuga onorevole. Se lo provocherai verrà qui e raderà al suolo Orfar come ha fatto con Malinor."
Skeli si accigliò. "Non osare minacciarmi, Ronnet. Ora non puoi più fare l'arrogante con noi. Orfar è piena di disperati venuti da Malinor per rifugiarsi dietro le sue mura."
"Dovrebbe significare qualcosa per me?"
"Un po' di gratitudine da parte tua sarebbe gradita."
"Vuoi che ti ringrazi per aver risparmiato qualche migliaio di disperati?" chiese Ronnet. "Quando ricostruirò Malinor, lo farò con il meglio del continente, non certo con quella feccia."
"Anche il tuo fratellino è feccia per te?"
Vyncent si accigliò.
Anche Ronnet sembrava sorpreso. "Di chi stai parlando?"
Skeli rise. "Non sai tutti, sciocco malinoriano, vero? Parlo di Bardhian, il protetto di quella nullità che hai al tuo fianco."
Bardhian, pensò Vyncent. Era stato lì.
"Non ne so niente" disse Ronnet. "È ancora qui?"
"È andato via insieme alla strega rossa" disse Skeli.
Sibyl, pensò Vyncent. Era riuscita a salvare Bardhian, dopo tutto. Ma perché l'aveva portato qui a Orfar? Cosa sperava di ottenere?
"Ma non credo sia sopravvissuto" proseguì Skeli. "Era ferito gravemente e a quest'ora sarà già morto."
"Dov'è andato?" chiese Vyncent.
Skeli sogghignò. "Anche se lo sapessi, non te lo direi. In verità, potrei vendere questa informazione a Persym, ma non so dove siano andati. Kallia e Ames li hanno aiutati a fuggire. Ma non è di loro che voglio parlare."
Sono vivi, pensò Vyncent. Kallia e Ames devono aver portato Bardhian da qualcuno che potesse aiutarlo. Ma chi?
"Possiamo contare sul tuo aiuto?" chiese Ronnet.
Skeli annuì. "Ho promesso a Persym di aiutarlo e manterrò la parola. Desmodes, portali da Falcandro. Sa già cosa deve fare."
Desmodes li portò nelle profondità del palazzo di Skeli. Vyncent non era mai stato lì, neanche durante la breve permanenza a Orfar. All'epoca quella parte del palazzo gli era stata vietata.
Ora avrebbe scoperto chi ci vivesse e cosa faceva.
Desmodes li portò a una cella più grande delle altre, chiusa da una porta di legno che si aprì non appena ebbe bussato un paio di volte.
Dall'altra parte emerse il viso affilato di un uomo si mezza età. Sembrava seccato di vederli ma si fece da parte.
"Hai portato a termine il tuo lavoro?" gli chiese Desmodes.
Falcandro annuì. "È tutto pronto."
"Mostralo ai nostri ospiti" disse Desmodes.
Falcandro sparì dietro un'altra porta.
Vyncent si guardò attorno. Lungo le pareti incrostate di umidità c'erano numerosi scaffali pieni di libri. Su un tavolaccio sporco giaceva il cadavere di un animale, forse un cane o un gatto più grosso del normale. Distolse lo sguardo dalle viscere bene in vista.
Desmodes storse la bocca. "Ti posso capire. Nemmeno a me piace questo posto."
"Mi chiedo in quali studi sia impegnato" disse Vyncent.
Desmodes scrollò le spalle. "Falcandro passa tutto il suo tempo qui dentro. In sette anni di servizio al palazzo, l'ho visto uscire di qui solo due volte."
"È un erudito?"
"Lo era, credo. Se devo essere sincero, non mi interessa affatto cosa facesse prima di rinchiudersi tra queste pareti."
Falcandro tornò in quel momento. Tra le mani aveva una boccetta piana di un liquido trasparente che sembrava acqua. La diede a Desmodes.
L'uomo se la rigirò tra le mani. "È tutto qui?"
"Una sola goccia disciolta in una botte di vino può uccidere chiunque la beva" disse Falcandro. "Spero che la regina Skeli sia soddisfatta del mio lavoro."
"Lo sarà se funziona."
"Come facciamo a sapere se funziona?" chiese Ronnet. "Potrebbe esserci sono acqua lì dentro."
"Vuoi provarla tu?" gli chiese Desmodes.
Ronnet lo guardò disgustato. "Dalla a me."
L'altro gliela porse.
"Trattala con cura" disse Falcandro. "Ci vogliono venti Lune per ottenerne abbastanza. La pianta da cui viene estratta cresce dall'altra parte del continente."
Ronnet lo ignorò e nascose la boccetta in una tasca. "Se abbiamo finito qui, torniamo di sopra. Ne ho abbastanza di questo posto."
Desmodes li riportò al livello superiore. Skeli si era ritirata nelle sue stanze e non voleva ricevere nessuno.
"Non c'è motivo di restare qui" disse Ronnet. "Torniamo dalla nostra scorta e riprendiamo il viaggio."
"Io verrò con voi" disse Desmodes. "Insieme a venti mantelli e cinquanta cavalieri."
Ronnet scosse la testa. "Ci muoveremo più veloci in pochi."
"È l'unica condizione che Skeli pone. Vuole che un uomo di sua fiducia sia presente quando userete la sostanza che vi ha messo a disposizione."
Ronnet sospirò. "Sarò io al comando. È chiaro?"
"Non voglio toglierti nessun merito, principe di Malinor" disse Desmodes sulla difensiva. "I miei uomini sono già pronti e ci attendono alle porte della città. Non perdiamo altro tempo."
Fuori dalle mura si ricongiunsero con il gruppo proveniente da sud e si rimisero in marcia. Viaggiarono per tutto il resto del giorno, fermandosi solo quando calò il buio.
I cavalieri di Orfar montarono delle tende per Ronnet e il loro comandante, mentre Vyncent e gli altri si sistemarono sul duro terreno dell'altopiano.
Poco male, pensò Vyncent. Ormai dovrei esserci abituato.
Tutte le volte che aveva bivaccato, lo aveva fatto con Bryce ed Elvana. Il loro ricordo gli rese difficile prendere sonno.
Ronnet fece distribuire del vino tra i soldati e gli stregoni. "La notte qui è fredda ed è meglio scaldarsi un po'" disse con tono gioviale.
Vyncent rifiutò di bere e si limitò a mangiare la zuppa calda che gli venne preparata. Si sistemò una coperta sul corpo e si addormentò dopo qualche minuto.
Al risveglio i cavalieri erano già in piedi e stavano smontando la tenda. Gli altri stavano mangiando qualcosa o bevendo della birra calda che avevano scaldato sul fuoco del bivacco.
Uno degli stregoni si avvicinò a Sornaut, ancora avvolto nelle coperte.
"In piedi, su. Il sole è già alto" disse l'uomo.
L'altro non rispose né si mosse.
"Ho detto in piedi, Sorn. Non ci senti?" Gli diede uno scossone deciso.
Sornaut rimase immobile.
Lo stregone si chinò su di lui e tirò via la coperta. Fece un balzo all'indietro. "Che io sia dannato" esclamò.
Dal punto in cui si trovava, Vyncent vide il viso livido e gonfio di Sornaut. La bava che gli era colata dalla bocca aveva imbrattato il mento e la camicia. Gli occhi erano aperti e la bocca spalancata in un urlo silenzioso.
"Che gli è successo per l'Unico?" domandò uno degli stregoni.
"Speriamo non sia contagioso."
"L'ho già visto succedere una volta, quando ero in oriente" disse un altro.
"Scaviamo un fosso per seppellirlo" suggerì uno degli stregoni che avevano viaggiato con loro dall'inizio.
"Non c'è tempo" disse Desmodes osservando con aria disgustata il cadavere. "Dobbiamo lasciarlo lì dov'è."
Vyncent cercò Ronnet, ma il principe di Malinor si era seduto su una roccia in disparte e osservava la scena senza tradire alcuna espressione.
Vyncent andò verso di lui e gli sedette al fianco.
"Almeno non ci mancano gli stregoni per sorvegliarti" disse. "Dirò a Desmodes di prestarmi uno dei suoi."
"Almeno adesso sappiamo che funziona" disse Vyncent.
Ronnet si limitò a sogghignare.

Prossimo Capitolo Subito! (visto che ieri ho saltato per cause di forza maggiore, recuperiamo oggi ;) )
  
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