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Autore: Civaghina    21/04/2019    0 recensioni
Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia?
Com'è cambiata la sua vita quando si è trovato davanti ad una verità così devastante?
La storia di Leo prima di Braccialetti Rossi, ma anche durante e dopo: gioie, dolori, amori, amicizie, passioni, raccontate per lo più in prima persona, sotto forma di diario.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Domani Leo comincia il primo ciclo di chemio, e come potrete immaginare il suo umore oggi non è dei migliori: è spaventato, arrabbiato, si sente prigioniero di una situazione che non ha scelto, nel bel mezzo di una guerra che non ha mai chiesto di combattere, e pare che proprio niente riesca a distoglierlo dal pensiero della Bestia.


Domenica, 8 luglio 2012

Questa è l'ultima giornata veramente mia prima di entrare ufficialmente in guerra contro la Bestia e affrontare la prima battaglia: sono nervoso, irrequieto, incazzato, e non riesco a restarmene a letto fino a tardi come faccio di solito la domenica mattina. Non sono nemmeno le 6, ed io sono già sveglio da un pezzo, a rimuginare su tutto quello che mi aspetta da domani. Basta! Mi alzo e vado a fare una corsa!

Vado in bagno e mi lavo la faccia con l'acqua fredda, indosso pantaloncini e canotta, metto le scarpe da ginnastica, e vado in cucina per mangiare qualcosa. Non ho molta fame. E questa faccenda di aver perso il mio solito appetito non mi va giù; anzi, a dire la verità mi ha già rotto il cazzo!

Alla fine non mi siedo nemmeno a fare colazione, mangio una banana in piedi, giusto per avere un po' di energia, butto giù un antidolorifico, prendo l'i-pod e le chiavi di casa, ed esco richiudendo piano la porta per non svegliare Asia (papà aveva il turno di notte ed è ancora a lavoro).

L'aria è piacevolmente fresca, ed io corro per le strade silenziose e vuote.

Pace.

Cerco di assaporare questa sensazione, mi illudo quasi di poterla assorbire, cerco quasi di convincermi di poter essere ancora padrone della mia vita, e corro a perdifiato, come se così potessi davvero lasciarmi indietro tutti i brutti pensieri e tutta la schifosa realtà. Per un po' mi sembra quasi di riuscirci, mi concentro solo sulla musica e sul mio respiro, e mi sembra di avere la testa vuota e leggera, ma non dura molto a lungo: non sono nemmeno arrivato al parco che già la gamba mi fa un male dannato, nonostante l'antidolorifico. Mi sforzo di continuare a correre lo stesso, ma a un certo punto non ce la faccio più e sono costretto a sedermi. Che merda!

Mi lascio cadere sdraiato sull'erba, con le mani incrociate dietro la testa, e chiudo gli occhi cercando di calmarmi. Sono incazzato. E mi viene anche da piangere. Mi sembra tutta un'enorme ingiustizia. Un'enorme fottuta ingiustizia.


Mi sono addormentato, e devo aver dormito anche un bel po', perché adesso il sole è alto e molto caldo; mi ha svegliato l'abbaiare di un cane, che sta diventando via via sempre più forte e vicino e, prima che me ne renda conto, me lo ritrovo addosso che mi lecca dove capita e balzo a sedere di scatto, accorgendomi a questo punto che è Zeus.

Zeus! Zeus, torna qui! Non andare a importunare la gente! ZEUS! Oh...”; Giulia si blocca, di colpo, non appena mi vede. Zeus corre da me a lei e da lei a me, scodinzolando felice, mentre noi rimaniamo a guardarci in silenzio, entrambi a disagio. Lei sembra anche parecchio incazzata, a dire il vero: ieri sera dopo la nostra discussione ho pure spento il telefono e non l'ho ancora riacceso; può darsi che abbia provato a chiamarmi o mi abbia scritto, e questo l'ha fatta diventare ancora più nera, perché mi sta guardando in un modo che non lascia dubbi sulla sua incazzatura. Qualche secondo dopo mi raggiunge, con passo deciso, e si siede anche lei sull'erba, abbastanza vicina a me, ma non troppo.

Io non so cosa dire, non so nemmeno se dovrei scusarmi, e a pensarci sono anch'io incazzato con lei: non solo non vuole più andare a Londra, ma me l'ha pure tenuto nascosto! Allo stesso tempo mi dispiace di averci litigato, e vorrei che le cose fossero molto più semplici tra noi, com'erano prima, come sarebbero ancora se questa fottuta Bestia non si fosse messa in mezzo.

Fai così ogni volta che qualcosa non ti va bene?!” mi domanda lei con tono duro. “Prendi e te ne vai?!”

Non avevo più voglia di starmene lì a parlare con te” le dico guardando dritto davanti a me. “Ero stanco di discutere.”

Ma che ci stai a fare con me, allora?! Non hai voglia di parlare con me..., nel momento peggiore per te vuoi che me ne vada via per tre settimane...”

Io sono fatto così. Ero fatto così pure prima, e più che mai sono così adesso.”

Praticamente mi stai tagliando fuori senza possibilità! Tanto vale che ci lasciamo, allora!”.

È come se mi avesse dato un pugno nello stomaco, ma mi sforzo in tutti i modi di non darglielo a vedere e cerco di mantenere un tono di voce normale: “Sì, hai ragione, forse è meglio.”

Perfetto!” esclama lei alzandosi, ma poi non se ne va. Rimane ferma lì, in piedi, e sento che mi sta guardando, anche se io tengo lo sguardo basso sull'erba, sforzandomi di non piangere. “Mi lasci andare così?!” esclama lei alzando la voce. “Non te ne frega proprio niente, allora?!”

Pensala come vuoi!” le rispondo sempre senza guardarla, muovendo una mano all'indietro. “Che io ho ben altri pensieri per la testa!”; ho un groppo che mi chiude la gola e la mia voce ha tremato, ma spero che lei non se ne sia accorta; mi sento ferito, e incazzato, e spaventato, e ho gli occhi pieni di lacrime. Lasciarla è l'ultima cosa che vorrei, ma forse è davvero la soluzione migliore. Cosa le posso offrire da qui in avanti? Vomito e stanchezza cronica?

Quindi ti va bene così?! Ti va bene se ci lasciamo?!”

Sì, mi va bene.”

Guardami in faccia almeno!” dice lei quasi urlando. “Dimmelo guardandomi in faccia!”. Ma io non me la sento di guardarla, e continuo a fissare l'erba. “Guardami!” ripete, ma io non lo faccio, allora è lei a guardarmi, inginocchiandosi sull'erba davanti a me e sollevandomi la testa; la rabbia che le si legge in faccia ci impiega pochissimi secondi a lasciare il posto ad uno sguardo triste, dolce, preoccupato. “Scusa! Scusa, mi dispiace!” mi dice stringendomi a sé. “Non dicevo sul serio, non voglio che ci lasciamo...”; io me ne sto in silenzio con la testa sul suo petto, ascoltando quanto il suo cuore stia battendo forte, e poi mi decido a ricambiare l'abbraccio. “Scusa, scusa...” ripete lei accarezzandomi i capelli.

Scusa anche tu.”

Non vuoi che ci lasciamo, vero?” mi chiede staccandosi dall'abbraccio e guardandomi negli occhi.

No, non voglio” le dico asciugandomi gli occhi con le mani, e noto che anche i suoi sono lucidi. “Però cerca di capirmi...”

Non ci riesco” mormora lei lasciandosi cadere seduta sull'erba. “Non posso accettare che tu mi allontani. E non posso andarmene a Londra con te messo così. Non ci riesco”; io sospiro e distolgo lo sguardo, ma di nuovo lei mi prende il viso e mi guarda. “Tu ci riusciresti?”.

Sto per risponderle di sì, ma oltre che una bugia sarebbe una cattiveria gratuita. “No” le rispondo. “Non ci riuscirei.”

E allora come puoi pretenderlo da me?!”

Ok, non posso pretenderlo. Però vorrei davvero che tu partissi.”

Ma perché?!” mi domanda lei esasperata. “Perché non posso starti vicina?!”

La verità è che...” le rispondo deglutendo. “L'idea che tu... mi possa vedere ridotto come io ho visto ridotta mia madre, non... Tu non sai che schifo sarà, io sì”.

Stavolta è lei ad abbassare lo sguardo, perché non riesce più a trattenere le lacrime, e poi mi abbraccia. “Però so quanto ti amo! E questo sarà abbastanza”.
Io non lo so se sarà abbastanza.

Anzi, non credo proprio che sarà abbastanza.

Non lo sarà.

So solo che non dovrebbe essere così.

So solo che a sedici anni l’amore non dovrebbe essere così, che a sedici anni l'amore non dovrebbe portare con sé tanto dolore.

Tanta angoscia.

Dovrebbe essere gioia e spensieratezza.

Non… questo.

Giulia..., non posso chiederti di sopportare questo...” dico staccandomi dall'abbraccio.
“Non sei tu che me lo chiedi, sono io che voglio! Al solo pensiero di perderti, vado fuori di testa...”.

Io le accarezzo il viso con tutte e due le mani, asciugandole le lacrime. “Non vado da nessuna parte”; la bacio, mentre lei mi stringe a sé, provo a tranquillizzarla, a tranquillizzarmi... Lo so perfettamente che lei non ha proprio idea di ciò che mi aspetta, che ci aspetta, ma almeno in questo momento provo a non pensarci; almeno in questo momento provo a pensare solo a lei che è ancora tra le mie braccia, e al suo profumo che come sempre mi fa perdere la testa.


Ehi!” esclama Asia venendomi incontro quando apro la porta di casa. “Mi hai fatto preoccupare!”

Sono andato a fare un giro, non riuscivo a dormire.”

Potevi lasciare un biglietto! Hai pure il telefono spento!”

Pensavi che mi fossi dato alla fuga?” le chiedo con un sorrisetto sarcastico, andando verso la cucina.

Ma... sei andato a correre?”

Sì” le rispondo versandomi un bicchiere di succo di mela.

Ma Leo... sarebbe meglio non sforzare troppo la gamba, lo sai. E poi c'hai ancora i punti...”

Tranquilla, non l'ho sforzata troppo. Ha cominciato subito a farmi un male cane e ho dovuto fermarmi.”

Mi dispiace...” mi dice lei con tono triste, e anche lo sguardo non è da meno.

Io mi stringo nelle spalle e mi mordo il labbro inferiore per non mettermi di nuovo a piangere; mi sento uno schifo, e vedere lei che sta così non fa che peggiorare la situazione; odio che debba rivivere tutto un'altra volta. “Papà è tornato?” le chiedo cambiando discorso.

Sì, adesso sta dormendo.”

Ok, io vado a farmi una doccia.”

Aspetta, cosa vorresti per pranzo?”

Fai tu.”

Ma dai, ci sarà qualcosa in particolare che ti va!”

No. Non ho molta fame nemmeno oggi”. Ed ecco di nuovo quello sguardo. “Tagliolini al salmone?” le propongo allora.

Perfetto!” esclama lei illuminandosi; mi sforzo di sorriderle, e poi vado a farmi la doccia.


Resto sotto la doccia a lungo, ma proprio non riesco a rilassarmi; il pensiero di domani non mi lascia in pace: non credevo di dover cominciare così presto con la chemio e sono terrorizzato all'idea di come potrò stare dopo. Conoscere la verità, con tutte le conseguenze e tutti i possibili effetti collaterali, averli visti personalmente, non mi sembra più un vantaggio, anzi, in questo momento preferirei essere all'oscuro di tutto e godermi l'ultimo giorno con incoscienza; e invece no. E poi c'ho sempre l'incazzatura che non mi passa.

Mi butto sul letto e mi decido ad accendere il telefono: tre tentativi di chiamata di ieri sera di Giulia, un paio di tentativi di Asia di qualche ora fa, e un messaggio di Mattia: “Alle 3 ci troviamo in spiaggia. Ti passo a prendere?”

No, non ho voglia. Resto a casa”.

Mattia: “Come vuoi . Se cambi idea fammelo sapere”.

Non cambio idea. Non ho voglia di andare in spiaggia e vedere gli altri che si divertono mentre io non posso nemmeno fare il bagno, e poi considerato il mio umore di oggi rischierei solo di rovinare la giornata a tutti. Nemmeno Giulia voglio vedere. Prima di salutarci, poco fa, mi ha chiesto se mi andava di vederci nel pomeriggio, magari per andare al cinema che è da un po' che non ci andiamo, ma io le ho detto chiaramente che preferisco starmene da solo. C'è rimasta male, era evidente, ma ha avuto il buon senso di evitare di discutere di nuovo, e si è limitata a un “Ok...” detto con un sorriso tirato.


Pure papà ha un sorriso tirato quando appare sulla porta della mia stanza, dopo aver bussato.

Ciao papà” gli dico restandomene sdraiato a letto.

Ciao. Tra cinque minuti il pranzo è pronto.”

Sì, adesso vengo ad apparecchiare...” gli rispondo continuando a guardare il cellulare.

Ho già apparecchiato io. Era solo per avvisarti.”

Ah... Essere malato ha i suoi vantaggi, allora!” esclamo con tono sarcastico, dato che oggi sarebbe toccato a me apparecchiare. E pure lui mi guarda con quello stesso fottuto sguardo triste con cui mi ha guardato prima Asia, e la rabbia che ho dentro sale sempre più. “Adesso arrivo”.

Durante il pranzo me ne sto per lo più in silenzio, mentre papà e Asia si impegnano a fare conversazione e fanno di tutto per coinvolgermi, ma io non ne ho proprio voglia. Non posso fare a meno di chiedermi come mi sentirò domani a quest'ora, e se sarò ancora in ospedale. Non posso non pensare a mamma, a tutto il tempo che lei ha passato lì dentro, fino a non uscirne più, fino a morirci. E anche questa mi sembra un'enorme, assurda, ingiustizia. E mi manca, mi manca in modo straziante, e vorrei che fosse accanto a me domani, ma non ci sarà; ci sarà papà, ma non so se sia un bene o un male. Forse sarebbe meglio andarci da solo.


Giulia: “Che fai?

Niente di che, sto ascoltando un po' di musica.”

Giulia: “Gli altri vanno al mare.”

Sì, lo so.”

Giulia: “Tu non hai voglia?”

No. Tu ci vai?”

Giulia: “No.”

Perché?”

Giulia: “Non è lo stesso senza di te .”

Ti ci dovrai abituare. Dubito che per quest'estate potrò venirci ancora.”

Giulia:… Non essere negativo...”

Sono realista.”

Giulia: “I miei tra poco escono. Perché non vieni da me?

Non sono dell'umore.”

Giulia: “Magari te lo faccio migliorare .”

È impossibile.”

Giulia: “Daaai !

Lascia stare.”

Giulia: “Come vuoi... ”.


È passata più di un'ora da quando ho messaggiato con Giulia, e sono ancora sul letto a non fare niente; ho suonato un po' la chitarra e canticchiato, sperando di distrarmi, ma niente. E adesso mi sento un coglione a stare passando così l'ultimo giorno prima della chemio, perché probabilmente passerà un sacco di tempo prima che mi senta bene come oggi (dolore alla gamba a parte).

La tua proposta è ancora valida?” scrivo a Giulia, e lei mi risponde subito.

Giulia: “Quella di venire da me? Certo!

E il miglioramento di umore è incluso ?”

Giulia: “Farò il possibile !”

Sto arrivando!”

Giulia: “Dammi 20 minuti.”

Non c'è bisogno che ti fai bella, lo sei già .”

Giulia: “Dai, per favore è una sorpresa!”

E va bene, aspetto 20 minuti ”.

In realtà di minuti ne aspetto solo dieci, in quattro sono a casa sua, perciò sono in anticipo di sei minuti, e lei mi fa aspettare fuori prima di venirmi ad aprire.

Tutto questo tempo solo per cambiarti?” le chiedo quando vedo che non indossa più la canotta che aveva nel selfie, ma che adesso ha un vestitino blu con le spalline sottili, e direi proprio che non indossa il reggiseno. “Davvero, non ce n'era bisogno...”

Non ti ho fatto aspettare per questo!” mi risponde buttandomi le braccia al collo e baciandomi, e io la stringo e ricambio il bacio che diventa subito intenso e profondo. Non so cos'abbia in mente lei, ma io un'idea niente male ce l'avrei... “Vieni...”; mi prende per mano e andiamo su per le scale, poi quando arriviamo davanti alla sua stanza, spalanca la porta: “Ta-daaan!”; e poi ride: “Dato che non sei voluto andare al cinema, il cinema è venuto da te!”. Io sorrido e mi guardo intorno: la stanza è al buio, a parte la luce che proviene dalla tv appesa al muro, e sul comodino ci sono due bottigliette di Coca Cola e un'enorme ciotola piena di pop corn. “I pop corn li ho fatti io, eh! Sono ancora caldi! E il bello di questo cinema è che ti puoi togliere le scarpe!” esclama lanciando via le ciabatte e sedendosi sul letto. “Dai, che comincia lo spettacolo!”.

È lei il vero spettacolo. Sto per dirglielo, ma ho paura di risultare troppo sdolcinato. “È fantastico, davvero!” le dico togliendomi le scarpe e andandomi a sedere accanto a lei. “E cos'è che guardiamo?”

This Must Be the Place. Una volta mi hai detto che te l'eri perso e che volevi guardarlo”.

Io annuisco sorridendo: “Sì”; le circondo le spalle con un braccio, lei si sistema contro la mia spalla e schiaccia Play sul telecomando.


Il film è molto figo, e ha una gran bella colonna sonora, anche se ogni tanto ci perdiamo qualche spezzone, troppo presi dal baciarci, e ci tocca tornare indietro e riguardare alcune scene.

Non sono buoni?” mi chiede Giulia a un certo punto, indicando i pop corn. “Ci ho messo troppo sale?”

No no, sono buonissimi!”

Ma ne stai mangiando così pochi! Di solito li fai fuori in cinque minuti!”

Ho mangiato troppo a pranzo...” le dico sfregandomi un occhio; non è vero: a pranzo non sono riuscito nemmeno a finire il mio piatto di pasta.

Ok...” sospira lei, e torna ad appoggiarsi alla mia spalla; io le accarezzo i capelli, giocando con la sua treccia, finché senza volere la disfo.

Oh, scusa...”

Fa niente” sorride lei scuotendo la testa e passandosi una mano in mezzo ai capelli, sciogliendoli del tutto; è troppo bella, e non resisto dal prenderle il viso tra le mani e baciarla di nuovo; quando la lascio andare, è lei a baciare e me, e praticamente non riusciamo più a smettere. Ho una voglia matta di toccarla, ma dopo quello che è successo lunedì sono frenato, e mi limito a baciarla e ad accarezzarle i capelli e la schiena; ho paura che lei pensi di nuovo che voglio solo distrarmi e non pensare a tutto quello che mi sta capitando, io invece sono sicuro che se anche non ci fosse di mezzo tutta questa brutta storia la desidererei comunque.

È Giulia a fare la prima mossa, infilando le mani sotto alla mia maglietta, e a quel contatto mi si contraggono gli addominali e rabbrividisco di piacere; mi godo le sue attenzioni, le sue mani che risalgono fino al mio petto, e poi passano alla schiena, per tornare ancora all'addome, che di nuovo si contrae; le sue carezze sono lente e dannatamente eccitanti, e le sue mani sono insolitamente calde: vorrei sentirle ovunque; mi toglie la maglietta, e al tocco delle sue mani si aggiunge quello delle sue labbra: se continua così non rispondo più di me; chiudo gli occhi e appoggio la schiena contro la spalliera del letto, sospirando; lei deve aver stoppato il film perché all'improvviso c'è silenzio; sento di nuovo le sue labbra su di me, sul mio petto, sul mio collo, mentre io infilo le mani tra i suoi capelli, e penso che ho fatto proprio bene a non restarmene a casa a piangermi addosso.

Ti amo” mi sussurra all'orecchio, e lo sto sentendo proprio tutto, il suo amore, in ogni minimo gesto.

La tensione che ho addosso da stamattina, finalmente comincia ad allentare la presa; apro gli occhi e la bacio, con urgenza, senza dirle niente, le mordo piano le labbra, lei geme, ci baciamo ancora, la tiro verso di me, e lei si mette a cavalcioni sulle mie gambe stese; le mie mani scivolano sul suo sedere, lo stringono, mentre con la lingua percorro il suo collo. Io sono eccitatissimo, Giulia ha il respiro affannato e si struscia contro di me, mandandomi ai matti; le abbasso le spalline del vestito, gliele faccio scivolare lungo le braccia, accorgendomi che non mi ero sbagliato: non indossa il reggiseno; sorrido beato davanti al suo seno e lo tocco senza esitazione, mentre cerco di nuovo la sua bocca con la mia, e le sue labbra si schiudono subito; lei infila le mani tra i miei capelli, si preme ancora contro di me, le mie mani avvolgono il suo seno, con i pollici le accarezzo i capezzoli, ci baciamo fino a restare senza fiato; appoggio una mano sulla sua schiena e mi spingo in avanti, facendola sdraiare, mettendomi sopra di lei, mentre ancora non smettiamo di baciarci con frenesia.

Non so fin dove spingermi, non voglio esagerare e rovinare tutto, ma sono troppo eccitato e faccio fatica a ragionare lucidamente. Quando l'altro giorno ne abbiamo parlato, lei ha detto che desidera tanto fare l'amore con me ma che deve avvenire al momento giusto, e non per distrarci da tutto quello che sta succedendo; in parte le do ragione, ma la mia voglia di lei è reale, anche se di sicuro tutto il resto mi condiziona. Forse dovrei decidermi a comprare i preservativi, non si sa mai che questo momento giusto arrivi quando non me lo aspetto... A parte che tra un po' ci penserà la chemio, a scongiurare ogni rischio di possibile incidente.

Ehi, è tutto ok?” mi domanda Giulia; non me n'ero neanche accorto, ma mi ero come bloccato e avevo smesso di baciarla e di toccarla.

Sì sì” le rispondo, e riprendo a baciarla e ad accarezzarle il seno, ma non riesco più ad essere coinvolto come prima.

No, ti sei stranito” mi dice lei staccandosi dal bacio e guardandomi in faccia.

Sì, scusa” sospiro appoggiando la testa sul suo petto.

È per domani?” mi domanda accarezzandomi i capelli.

Sì”; e anche per la prossima settimana, e i prossimi mesi, e i prossimi fottuti anni.

Restiamo in silenzio, lei mi accarezza la testa e la schiena, ma io me ne sto fermo; l'atmosfera è molto diversa da prima, anche le carezze di Giulia sono diverse: sono dolci, tenere, quasi malinconiche direi. Mi torna la rabbia per la Bestia, che si è messa in mezzo un'altra volta; mi torna la paura per ciò che mi aspetta domani; mi torna il male alla gamba, forte; mi torna in mente una frase del film: Ci sono molti modi di morire, il peggiore è rimanendo vivi.

Si vede che il padre di Cheyenne non ha mai visto nessuno morire di cancro.

   
 
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