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Autore: Cecile Balandier    26/04/2019    15 recensioni
Questa è una storia inaspettata, nata di pancia, che parla del coraggio di affrontare i chiaroscuri della vita affidandosi alla voce del cuore e alla potenza di un gesto di puro amore. 
" Non mi stai ancora stringendo a te, mi stai accudendo... Mi stai respirando...".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un nitido bagliore si espande nel cielo del mattino, ancora freddo e distante, sfumato di verde. Lo vede fremere come una piccola fiamma, incerta se continuare a bruciare oppure cedere all'oscurità.   Tutto è così silenzioso, poco prima che il mondo si risvegli, da darmi l'illusione di essere l'unica persona esistente... Sua nonna l'ha appena trovato sopito su una sedia delle cucine, con il volto nascosto tra le braccia incrociate, appoggiate sul tavolo. 
Non ha mangiato e non ha dormito, non ha fatto altro che provare a darsi delle risposte riguardo a tutto quello che è accaduto... stremato dalla preoccupazione per la donna che vorrebbe ancora e sempre tra le sue braccia. 
Ma tutto sembra essere avvolto da una leggera foschia, un velo inafferrabile... e gli è parso, in quella manciata di minuti di abbandono, di poter udire ancora i rintocchi delle campane di Notre Dame, mentre la pioggia sfumava e la realtà lo riprendeva, tenendolo appeso ad un filo immaginario, sul punto di spezzarsi.
È stato informato che ora può far visita ad Oscar, dato che lei stessa ha chiesto di vederlo, dopo un intero giorno e un'intera notte di febbre alta. La necessità di parlarle e di capire riaffiora tra i pensieri più cupi delle ultime ore trascorse, ma ciò che lo spinge con urgenza fino alla soglia della sua stanza, è il bisogno disperato di rivederla e di sapere che  respira. 
È abituato a muoversi per i corridoi del Palazzo e anche ora, che l'alba solletica le ombre, lui avanza come se fosse una di queste, senza definizione... verso quella scintilla che lo trascina fuori dalle tenebre, che si allarga nel cielo e porta lentamente alla luce tutti i dettagli della casa in cui è cresciuto, dandogli per qualche attimo la sensazione di vacillare sulla linea invisibile, sul margine che separa il bianco dal nero.
Come la sabbia, dove si stacca dall'acqua del mare... e il cielo dalle cime nebbiose degli alberi in lontananza...
La prima cosa che percepisce quando apre la porta, oltre al battito ben scandito del suo cuore, è il cinguettio degli uccelli, che entra dalle finestre lasciate semichiuse. La pioggia è cessata da ore, la luce libera e ramata dell'alba si concentra dapprima sulle tende leggere, che si gonfiano pigramente ai respiri dell'aria, e poi si riversa su di lei, ancora addormentata. Colora di caldo e vapore i suoi capelli e sfuma di perle la sua pelle, rendendola simile a un cigno che scivola su uno specchio d'acqua. Intrappolata in un sogno troppo dolce per essere abbandonato. Si sfrega l'occhio destro, vorrebbe riuscire a guardare meglio il suo viso e ogni cosa che la riguarda, che la circonda, che la tocca... Si avvicina quel tanto che gli consente di udire il suono sottile del suo respiro e si sofferma con lo sguardo sul lenzuolo che copre il suo corpo. È bianco come le sue braccia, velate da una camicia sottile, quasi trasparente. Su una sedia giace la sua uniforme blu, riposta in modo ordinato, insieme al cinturone e alla spada. Teme di svegliarla, improvvisamente l'importanza di accudirla, o anche solo di guardarla dormire, prende il posto al bisogno imperante di parlarle. Si avvicina alla poltrona posta accanto al letto, dove è stata di certo sua nonna a vegliarla come se fosse sua figlia, e si siede silenziosamente, chinandosi un po' in avanti, con i gomiti puntati sulle ginocchia, incrociando le mani davanti alle labbra. Ha lo sguardo basso, quasi chiuso, i muscoli del collo tesi, solleticati dai riccioli scuri, che celano metà del suo volto. Starò qui con te, fino a quando riaprirai gli occhi. Devi sentire che ti sono vicino... che non ti lascerò mai andare... Non prima di me... Pensa a quanto sia stato stupido a non accorgersi di come fosse emaciata negli ultimi tempi... ma anche lui è stanco, lo deve ammettere, come lo sono tutti i suoi compagni. E la sua vista peggiora, sembra sfumare ogni giorno di più. Ha provato a tenerlo nascosto, ma lei si sta già accorgendo della sua fragilità e, in fondo, quanto potrà durare in questo modo? Segue le linee del suo volto, guardandola senza intensità. Nella mente l'eco delle parole del dottor Lassonne, parole mai scordate, che lo torturano ogni volta che il pensiero le fa riaffiorare. Ripensa a quando gli disse che presto avrebbe perso anche l'occhio destro. Eppure sono qui... e sento e vedo... soprattutto dentro di te... La linea grave che hanno assunto le tue labbra in questi anni, i capelli bagnati di sudore... e sul viso i piccoli segni che ti ha lasciato il vento che hai voluto domare... Se chiude gli occhi rivede l'abbraccio che li ha fatti ritrovare, l'altra notte, dopo la notizia della morte del principino. Ne sente il profumo, di quell'abbraccio, dolce e sconosciuto... Ma ricorda bene anche quella tosse improvvisa, quegli spasmi, che sembravano piegarla su se stessa. Pensa a come poi sia fuggita, chiudendosi in camera sua, senza dargli modo di poterla aiutare. Cos'è successo? Sei solo stanca... o c'è dell'altro? Forse sto sbagliando tutto... ancora una volta. Dimmi che posso... Dimmi che posso starti accanto. Improvvisamente si sente smarrito... il suo viso è come se fosse fatto di confini iridati e sospesi, e gli sembra di essere nuovamente appeso ad un filo troppo debole, che potrebbe farlo scivolare a terra da un momento all'altro. Ma nell'istante in cui trattiene il respiro e avverte un rivolo di sudore rigargli la tempia, la sua immagine torna ad essere nitida e con chiarezza ritrova i suoi occhi, spalancati, che nella loro fissità lo scrutano fin dentro l'anima. Le sorride, si sente sollevato e schiude le labbra per tentare di parlarle, per dire qualsiasi cosa, solo per ricevere una risposta e sentire di nuovo il suono della sua voce... ma qualcosa lo ferma, perché lo turba, perché richiede attenzioni e le vuole solo da lui. È quella muta richiesta di aiuto che negli anni ha imparato a riconoscere e a rispettare, attraverso i suoi silenzi, in quello spazio tra loro, quello esiguo di un passo, che non poteva essere riempito di abbracci, ma che era sempre e comunque vero e vibrante. Lascia andare la sensazione di scivolare nel vuoto come acqua piovana e si offre a quello sguardo trasparente, che ora gli sembra diverso, come tutto quanto gli sembra inaspettato. I suoi occhi sono come uno squarcio di cielo in mezzo alle nubi più dense. Incomprensibili e anche nudi. E tutto quello che non riescono a dire, lo esprime il suo lieve sorriso, appena accennato, nato per lui. Sfiora con la punta delle dita il dorso della sua mano, adagiata sul letto. Gli sembra di toccare l'acqua in superficie, quando è profondamente penetrata dal calore del sole. Non osa fare di più... e non può più nemmeno pensare quando la mano di lei copre la sua e se la porta al viso con un gesto lento ma fermo, con la sua stessa urgenza, quasi un bisogno d'aria. Lui racchiude la sua guancia nel palmo e le sorride... non cerca più di dominarsi. Lambisce con il pollice il punto del suo viso che lo potrebbe portare ad annegare nella smania. L'angolo delle sue labbra... schiuse, umide, tremule come quella scintilla di sole. E quella pelle così liscia e bollente, insieme alla consapevolezza di poterla toccare, per un attimo e per sempre, gli toglie il respiro. Lei sposta di poco il capo, serra le labbra, facendogli capire che gli sono ancora precluse... e i suoi occhi schivano lo sguardo confuso di lui, tornando a catturarlo dopo pochi attimi, con il rammarico nell'azzurro velato da lacrime invisibili. Ho creduto di soffocare in un'angoscia senza fine, in ogni ora che mi ha tenuto nell'incertezza. Ma sei tu che respiri... e sono io... E riesco a sentirlo... l'odore del tuo corpo che vive. Non voglio lasciarti neanche un attimo... neanche un attimo.... Le gocce di sudore sulla pelle, le gambe, le braccia, lo sguardo indifeso, il petto che si muove ai colpi del respiro. Quella mano, piccola, che non lascia andare la sua... La vede... e come un'anima che si fonde con la sua, perché desiderata e costruita con la stessa luce e con gli stessi strati di vita, sente che tutto di lei sembra respirargli dentro, fare intimamente parte di lui... Nelle gocce di sudore sulla pelle, nelle gambe, nelle braccia, nello sguardo spezzato e indifeso, dentro il petto che si muove ai colpi del respiro. In quella mano, piccola, che lui non lascerà mai più.
   
 
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