Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    03/05/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una visita inattesa
 
Gladia osservò cupa i corpi che penzolavano dall'albero. Ne contò sette, cinque adulti e due ragazzi a giudicare dalla corporatura. I visi erano stati scorticati dai corvi, lasciando al loro posto delle maschere grottesche.
L'albero sorgeva sulla via che portava a un minuscolo agglomerato di case mezzo miglio più avanti.
Lungo la strada polverosa era solo lei a muoversi e un altro contadino che si trascinava a piedi scalzi e abbigliato con vestiti di fattura grossolana.
"Non guardarli negli occhi" disse l'uomo passandole accanto. "O ti ruberanno l'anima."
Gladia si irrigidì sulla sella. "Che hanno fatto per finire lì?"
L'uomo evitò il suo sguardo. "E che ne so? Non c'ero mica quando sono venute le guardie."
"Ma di qualcosa saranno morti."
"Certo. È stata la corda a ucciderli'" rispose l'uomo.
Gladia fece schioccare le redini e galoppò fino al villaggio.
L'ingresso non era sorvegliato e la palizzata che lo proteggeva era in pessime condizioni. Metà delle case cadeva a pezzi e l'altra metà aveva i muri sventrati o il tetto crollato.
La gente viveva lì dentro riparandosi come poteva, con tende di fortuna o in sacchi stesi sul pavimento.
Qualcuno levò lo sguardo verso di lei. Vide occhi avidi e pieni di rancore seguirla mentre attraversava l'unica strada abbastanza larga del paese.
Se qualcuno aveva pensato di poterla aggredire, la vista del mantello doveva averli scoraggiati.
Ma per quanto? Si domandò. Quanto può sopportare un uomo i morsi della fame? Fino a che punto una madre può osservare i suoi figli morire di stenti prima di fare qualcosa, qualsiasi cosa, per quanto folle?
Strinse più forte le redini e si costrinse a ignorare quegli sguardi. Puntò gli occhi verso l'unico edificio che svettava sopra gli altri.
La locanda del Lupo Sorridente tradiva tutta la sua età. Le finestre erano sgangherate, la porta che chiudeva l'ingresso si reggeva a stento al telaio, le mura incrostate avevano crepe e sembravano sul punto di sgretolarsi da un momento all'altro.
Un paio di uomini vestiti di straccio ciondolavano vicino all'entrata tendendo la mano a quelli che passavano.
Un uomo entrò a passo svelto e la testa bassa, ignorandoli. Uno dei due gli sputò alle spalle inveendogli contro. L'altro rise e si grattò il mento ispido di barba.
"Bella signora" disse con tono allegro.
Gladia tirò le redini e si guardò attorno alla ricerca di uno stalliere. Poi vide la stalla col tetto crollato e sospirò.
"Dico a te, bella signora" ripeté l'uomo.
Gladia smontò con un movimento fluido e si avvicinò alla locanda.
"Bella signora" disse ancora l'uomo.
Gladia cercò di nascondere l'irritazione.
L'uomo le tese una mano scheletrica coperta di sporco. "Ce l'hai una moneta per il buon Inon?"
Gladia gli rivolse un'occhiata severa. "Chi sarebbe questo Inon?"
"Sono io" disse l'uomo sorpreso. "Chi credevi che fosse?"
"Vuoi una moneta?"
Inon annuì.
Gladia notò con la coda dell'occhio l'altro che si spostava a passi piccoli e lenti verso la sua destra.
"È la paga giornaliera di un soldato dell'alleanza" disse Gladia. "Inon potrebbe prendere una lancia e unirsi a quelli che combattono."
"Inon non è un buon soldato" disse l'uomo. "Ha sempre male alle ossa. Da piccolo ha avuto la febbre rossa e da allora non ha più potuto fare lavori pesanti."
"Febbre rossa, dici? Mai visto qualcuno guarire."
Inon scrollò le spalle. "Ho detto febbre rossa? Forse era la tosse spaccapetto, non lo so, non mi ricordo." Si picchiò la fronte con l'indice. "C'è qualcosa di rotto qui dentro, bella signora."
"Questo l'avevo capito non appena ti ho visto" disse Gladia. "Di' al tuo amico di abbassare quel coltello o gli taglierò la mano."
"Coltello?" fece Inon stupito. "Di quale coltello parli?"
"Di questo qui." Gladia evocò la lama magica nella mano destra e nello stesso momento si voltò.
Il compare di Inon stava alzando un braccio. Qualcosa luccicava nella sua mano destra. Gladia mosse appena il braccio e ruotando il polso disegnò un arco a mezz'aria.
La mano dell'uomo volò via, rimbalzò sulle assi di legno e rotolò per mezzo metro.
Il compare di Inon rimase per un istante col braccio sollevato a mezz'aria, come a contemplare uno spettacolo terribile e meraviglioso al tempo stesso.
Poi si accorse del braccio che terminava poco oltre il polso e iniziò urlare.
"...Braccio" gridò Inon. "Gli hai tagliato il braccio."
Gladia si voltò e sollevò la lama magica. "Gli ho tagliato la mano" disse. "Il braccio è ancora al suo posto."
"Maledetta" gridò l'uomo alle sue spalle. "Che gli inferi ti inghiottano."
"Per i demoni, che sta succedendo qui?" esclamò un uomo corpulento apparso sulla soglia della locanda. Indossava un grembiule sudicio e la barba ispida e bianca gli arrivava al petto.
"Questa qui" balbettò Inon indicando Gladia con la mano tremante. "Questa qui ha tagliato il braccio a Deul. Gli ha tagliato il maledetto braccio. Senza alcun motivo."
"Gli ho tagliato la mano" disse Gladia senza tradire alcuna emozione. "E il motivo ce l'avevo." Indicò la mano che era rotolata via, il coltello ancora stretto tra le dita.
Dietro di lei Deul si era inginocchiato e si lamentava.
"Sta mentendo, Syb" disse Inon.
Syb si grattò la barba.
"Dovresti aiutare il tuo amico" disse Gladia.
"Sta zitta strega" gridò Inon. "Devi chiamare le guardie, Syb. Le devi chiamare subito."
Syb guardò prima Inon e poi Deul. "Le chiamerò, stanne certo. E saranno ben contente di sbattere in cella te e il tuo compare."
Inon impallidì. "Credi a lei e non a me? Una straniera? Siamo cresciuti insieme, ricordi?"
Syb annuì grave. "Lo ricordo eccome, Inon ricordo che sei sempre stato uno che va in cerca di guai come il tuo compare lì e finalmente li avete trovati. Ora raccogli quell'idiota e andate via se non volete guai peggiori."
"Tu... tu..." fece Inon a denti stretti.
Gladia mise la mano nella tasca e gli lanciò dieci monete. "Trova un buon guaritore e fai curare il tuo amico."
Inon raccolse le monete. "Tu potevi darmele fin dall'inizio. Che bisogno c'era di tagliargli il braccio?"
"La mano" lo corresse Gladia. "Vi avrei dato qualche moneta, se non aveste cercato di pugnalarmi alla schiena. Ora andate via se non vuoi che ti tagli qualcos'altro."
Inon aiutò Deul a rialzarsi e i due si allontanarono.
Syb grugnì qualcosa. "Almeno ora la smetteranno di ciondolare davanti alla mia locanda. Quei due facevano scappare via tutti i clienti. Non che ce ne siano molti di questi tempi. Vuoi entrare o restare lì fino a domani?"
Gladia accettò l'invito e lo seguì all'interno. La locanda aveva un'unica sala larga abbastanza da ospitare una mezza dozzina di tavoli rettangolari. C'erano solo due avventori, entrambi chini sul piatto pieno di verdura che stavano mangiando.
Syb si diresse al bancone in fondo alla sala. "Vuoi mangiare?"
"Sì" rispose Gladia guardandosi attorno.
"Carne non ce n'è. Ho del formaggio, verdura, qualche frutto e delle noci."
"Le noci non mi sono mai piaciute" disse Gladia.
"C'è chi le apprezza molto" disse Syb.
"Sei tu il lupo sorridente?"
L'uomo scrollò le spalle. "Era il vecchio proprietario. Io ho solo comprato la locanda quando lui è andato via."
Gladi annuì. "Vada per il formaggio. E pane fresco, se ne avete."
"Quello per ora non manca. Che mi dici della guerra?"
Gladia si fece attenta. "Chi ti dice che ne sappia qualcosa?"
"Sei una strega, no? Tutti i mantelli vanno a nord di questi tempi."
"Io ero diretta a Berger."
"Perché allora non hai preso la strada costiera?"
"Troppi predoni. Non vorrei che tentassero di approfittarsi di una donna indifesa e sola."
Syb sorrise sotto la folta barba candida. "Sei sola, ma non sembri certo indifesa."
"Il villaggio sembra messo male. Anche per una zona di guerra."
"Ci sono stati parecchi saccheggi" spiegò Syb. "E quando sono finiti quelli, i razziatori hanno cominciato a prendere i giovani per farli lavorare."
"Per chi combattevano?"
Syb scroll le spalle. "E chi lo sa? Quando sono arrivati non si sono disturbati a dircelo. Però mi ricordo di un uomo."
"Chi?"
"Un tizio tarchiato che rideva sempre. Sembrava più un latrato che una risata a dire la verità. Uno di quelli che lo accompagnava lo ha chiamato una volta Malgan o qualcosa del genere."
Falgan, pensò Gladia.
"Quanto costa una camera?"
"Cinque monete. Se ce ne metti altre due ti faccio preparare anche un bagno caldo."
Gladia sorrise mesta. "Puzzo così tanto?"
"In confronto al puzzo di morte e letame che si sente nel villaggio, il tuo odore si sente appena" rispose Syb.
"Lo prendo come un complimento" rispose Gladia dirigendosi verso uno dei tavoli vuoti.
Mangiò il formaggio con gusto. Era piccante e salato, ma almeno non era stantio come la carne secca che si era portata dietro.
Syb le portò del pane fresco e lo appoggiò sul tavolo. "Stai cercando qualcuno in particolare? So che non te lo dorrei chiedere, ma da queste parti passa davvero poca gente e vederti arrivare è una bella sorpresa."
"Sto cercando qualcuno, sì" disse Gladia soprapensiero.
"E pensi che sia qui?"
"No, ma potrebbe esserci passata."
"È una donna? Se fosse passata di qui potrei dirtelo."
"È una donna" disse Gladia. "Una ragazza, in verità."
"Strega come te?"
Gladia annuì.
Perché ne sto parlando con quest'uomo che conosco appena? Si chiese. Forse perché domani partirò e non lo rivedrò mai più?
"Non credo che sia passata" disse Syb. "Ma potrei chiedere in giro, se vuoi."
"Meglio di no" disse Gladia. "E non chiedermi il perché" aggiunse subito.
Syb allargò le braccia. "La smetto subito, signora. Ci tengo alle mie mani, mi servono per lavorare qui in locanda."
Gladia accennò un leggero sorriso e gli fu grata per averla lasciata sola.
Più tardi, dopo essersi concessa un veloce bagno caldo, si chiuse a chiave nella sua stanza. C'erano un vero letto e un vero armadio, ma lei non aveva di che riempirli.
Anche a Taloras il suo guardaroba era vuoto.
Si distese sul letto e fissò il soffitto, perdendosi con lo sguardo tra le travi che si incrociavano sopra di lei. L'edificio scricchiolava e sembrava muoversi di vita propria.
Chissà quanto è antico, si chiese. Almeno quanto il villaggio.
Chiuse gli occhi, le palpebre appena appoggiate pronte a scattare se avesse udito un rumore sospetto.
Scivolò in un sonno leggero e senza sogni. Quando aprì gli occhi, era buio e c'era silenzio, a parte il suo respiro.
E quello che proveniva da un angolo della stanza.
Con un alzò saltò giù dal letto, lo scudo magico già pronto e la lama di energia nell'altra mano.
I suoi occhi vagarono per la stanza incontrando solo il buio e le ombre. E al loro interno, nell'angolo dal quale aveva sentito provenire quel sospiro, vide una sagoma stagliarsi davanti all'unica finestra, in quel momento socchiusa.
"Non muoverti" disse.
"Posso almeno sedermi?" domandò una voce rotta dalla sofferenza.
"Tu? Che cosa ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi?"
La sagoma avanzò verso di lei. D'istinto, Gladia si preparò a lottare.
Prima il viso, poi il corpo di Robern emersero dal buio. Con una mano si premeva la parte sinistra dell'addome, dove una chiazza scura si stava allargando.
"Possiamo rimandare a dopo le spiegazioni?" chiese Robern con espressione sofferente.
Gladia si rilassò, ma non di molto. "Ti ho chiesto che cosa ci fai qui."
"Sono ferito" disse lui.
"Questo lo vedo anche io. Come te la sei fatta quella?"
"Combattendo."
"Con chi?"
"Te lo dirò, ma adesso aiutami. Ho perso parecchio sangue."
Gladia si fece da parte e gli indicò il letto. "Mettiti lì" disse. Andò alla sua sacca e ne trasse un astuccio di legno. Lo aprì facendo scattare la serratura con l'unghia. All'interno c'erano bende ben piegate, un rocchetto di filo, delle pinze e degli aghi.
Lo porse a Robern e lui la guardò stupito. "Che cosa ci dovrei fare con quello?"
"Chiudere la ferita e poi fasciarla, ecco cosa devi fare."
"Non so se sono capace di farlo da solo."
"Io ho sempre fatto così" disse Gladia con aria sufficiente.
Robern ghignò. "Lo sai che non sono mai stato bravo nei rammendi. E la vista del sangue mi impressiona, specie se è il mio."
Gladia sospirò e prese l'ago e il filo. "Stenditi e scopri la ferita."
"Hai ancora la mano leggera?" le chiese Robern stendendosi sul letto.
"Leggerissima" lo rassicurò lei.
Dopo aver ricucito la ferita, la pulì con una benda e usò le altre per fasciarla.
"Dardo magico" disse Gladia. "Hai litigato con qualcuno?"
Robern annuì.
"Chi, se posso saperlo?"
"Le guardie del corpo di Persym."
"Sei andato da lui?"
Robern annuì.
"Perché?"
"Dovevo scoprire delle cose."
"E sei riuscito a scoprirle?"
Robern annuì. "Qualcosa ho scoperto."
"Cosa?" domandò lei impaziente.
Lui ghignò. "Non sai dei colossi, vero? No, come potresti? La notizia non è ancora giunta così a nord, ma lo farà presto."
"Cosa sarebbero i colossi?"
"La nuova arma di Persym. È grazie a loro se ha distrutto l'armata di re Alion e raso al suolo Malinor."
Gladia lo guardò incredula. "Stai mentendo."
Robern si strinse nelle spalle.
Lei lo fissò negli occhi e lui resse quello sguardo.
"Non stai mentendo" disse Gladia sgomenta. "È tutto vero."
Robern annuì. "Ti spiegherò tutto, sta tranquilla. Dimmi una cosa però."
Gladia sospirò.
"Che cosa ci fai così a sud?"
"Sto cercando Bryce di Valonde."
"Le è successo qualcosa?"
"È scomparsa e la sto cercando per riportarla a nord. Credo sia diretta a Malinor."
"Non è importante per il mio piano" disse Robern. "Lasciala al suo destino."
Gladia ghignò. "Forse per te è semplice rinnegare la parola data, ma per me è diverso. Ho promesso di riportarla indietro e manterrò quell'impegno."
Robern annuì grave. "Allora dovrò darti una mano. Ma devo avvertirti che se è già arrivata a Malinor, è praticamente morta."
"Allora riporterò indietro un cadavere."
Robern sorrise. "Non sei cambiata affatto, per fortuna."
"Neanche tu, purtroppo."
Il sorriso di Robern si allargò.

Prossimo Capitolo Lunedì 6 Maggio
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor